martedì 22 settembre 2015

QED 58: la Francia! (la lezione del giorno)

...e così è successo! Se ne sono accorte anche le volpi di Moody's che in Francia qualcosa non va (come noi ripetiamo da tempo), e l'hanno degradata: da Aa1 a Aa2, cioè dal secondo al terzo posto, nella loro gerarchia (perché da primo a secondo l'avevano degradata già, il 19 novembre del 2012, cioè 198 giorni dopo il downgrade di Goofy, che quindi era arrivato 198 giorni prima - se loro sono arrivati, come di consueto, 198 giorni dopo...).

Oggi spiegherò ai miei studenti in che modo Goofynomics attribuisce i suoi rating. Una cosa che potrà essergli utile se mai dovessero operare in qualche azienda, anche perché, come ho detto loro nella prima lezione, rebus sic stantibus il loro destino sarà o di lavorare all'estero, o, se proprio va bene, di lavorare con l'estero. Questo perché, come sapete, lo scopo delle "riforme" salvifiche è quello di distruggere la domanda interna allo scopo di forzare un aggiustamento al ribasso del costo del lavoro, che renda più convenienti (ovvero più "competitivi") i beni nazionali sui mercati esteri. Peccato che, così facendo, per definizione si tolgano soldi a chi quei beni vorrebbe comprarli sul mercato interno (gli abitanti del paese che li produce, noi, gli italiani - se questa parola non è ancora una parolaccia...). Quindi i miei studenti occorre sappiano che se saranno bravi scapperanno, e resteranno solo se saranno scarsi o fortunati.

Punto.

In ogni caso, per capire quanto potrà durare il paese nel quale si trasferiranno, o col quale commerceranno, dovranno attribuirgli un rating, e questo è appunto quello che insegnerò loro dopo averlo insegnato a voi in tante occasioni.

Lo strumento essenziale per orientarsi è l'analisi del saldo delle partite correnti, che descrive se e quanto un paese dipende dal resto del mondo (cioè dalle merci e dai fattori di produzione - capitale e lavoro - esteri), e l'analisi dei saldi settoriali, che illustra sommariamente perché un paese dipende (se dipende) dal resto del mondo (e in particolare, nel caso il paese importi capitali esteri, illustra quale settore, se quello pubblico o quello privato, è finanziato da questi capitali).

La teoria l'ho discussa a lungo in due vecchi post sulla Grecia, questo e questo. La riprendo qui in sintesi, anche perché questo post non è per voi: è per loro.

Il punto di partenza è la definizione del prodotto nazionale lordo:

Y = C + G + I + X - M + RNE

La somma dei beni e servizi prodotti, e quindi dei redditi corrisposti, in un determinato periodo (la variabile Y), in una economia di mercato deve coincidere, in buona sostanza, con i beni e servizi acquistati da qualcuno, cioè con:

C = consumi (acquisti delle famiglie)
G = consumi collettivi (acquisti del Governo, cioè dello stato, del settore pubblico)
I = investimenti (acquisti di beni durevoli da parte delle imprese)
X= esportazioni (acquisti di beni e servizi da parte del resto del mondo)

A questa somma si sottrae:

M = importazioni (perché sono beni consumati nel paese, ma prodotti altrove, e che per questo motivo hanno prodotto reddito altrove)

e si aggiunge:

RNE = redditi netti dall'estero, ovvero la differenza fra:

a) i redditi percepiti dai fattori residenti (capitale e lavoro) impiegati all'estero, cui si sottraggono:
b) i redditi corrisposti ai fattori esteri impiegati in Italia.

In RNE  magna pars sono i redditi da capitale. Sono quindi redditi attivi interessi e profitti percepiti da residenti in Italia per capitali prestati al resto del mondo, e sono redditi passivi interessi e profitti pagati da residenti italiani a residenti esteri sui capitali avuti in prestito da questi ultimi (che ovviamente per gli italiani, che li hanno presi in prestito, sono un debito).

Notate che:

X - M è il saldo commerciale (beni e servizi), noto anche come esportazioni nette (cioè al netto delle importazioni)

X - M + RNE è il saldo delle partite correnti. Lo chiamiamo CA (current account), e quindi scriviamo:

CA = X - M + RNE

Se CA è positivo il paese esporta più beni di quanti ne importi, e (o) percepisce più redditi di quanti ne paghi: quindi, non dipende in modo cruciale né dalle merci, né dai fattori di produzione altrui (ovviamente bisogna valutare caso per caso).

Se CA è negativo, il paese ha un problema: dipende dal resto del mondo o per l'acquisto di merci, o per l'uso di fattori di produzione (ad esempio, perché è indebitato), e questa situazione conduce prima o poi al downgrade (perché non è sostenibile).

Possiamo quindi scrivere (sostituendo la definizione di saldo delle partite correnti in quella di reddito nazionale):

Y = C + G + I + CA

e quindi, portando tutto a sinistra:

Y - C - G - I = CA

ovvero

S - I = CA

dove

S = Y - C - G

è il risparmio nazionale, che si ottiene sottraendo al reddito nazionale i consumi nazionali (privati e pubblici). Lo capite che quello che risparmiate è la differenza fra quello che guadagnate e quello che spendete, no?

Bene.

S - I = CA significa che se i risparmi nazionali (S) sono maggiori del fabbisogno finanziario delle imprese per l'acquisto di beni capitali (I), allora resterà una differenza positiva (CA>0) che verrà reinvestita sui mercati finanziari internazionali.

Nota: S è grande se i consumi sono contenuti. Consumi contenuti significa importazioni contenute (verifica: andate al supermercato e leggete le etichette). Quindi se C è piccolo, M è piccolo, S è alto e CA è alto, sia che lo leggi come CA = S-I, sia che lo leggi come CA = X - M + RNE (anche qui, ci sarebbero molte considerazioni da fare, ma ci accontentiamo).


La relazione CA = S - I ci permette di arrivare ai saldi settoriali. Per questo passaggio introduciamo una variabile: T, le imposte dirette nette (quanto diamo allo Stato via IRPEF, IRES, ecc., meno quanto lo Stato dà a noi via prestazioni previdenziali, assistenziali, sanitarie...).

Questa variabile ci permette di "spacchettare" il risparmio in due componenti: privata e pubblica.

Per farlo, procediamo aggiungendo e sottraendo T alla definizione di risparmio nazionale:

S = Y - T - C + T - G

e introducendo due nuove definizioni:

Sp = Y - T - C
Sg = T - G

dove Sp è il risparmio privato (reddito nazionale, meno imposte, meno consumi) e Sg è il risparmio pubblico (quanto entra allo stato via imposte nette, meno quanto esce via consumi).

Di conseguenza, possiamo aggiornare la definizione di saldo delle partite correnti considerando il risparmio "spacchettato":

CA = Sp + Sg - I

oppure, riordinando i termini:

Sp - I + Sg - CA = 0

dove:

  1. Sp - I è il saldo finanziario del settore privato (quanto ha risparmiato, meno quanto ha speso per investimenti);
  2. Sg è il saldo finanziario del settore pubblico (quanto è entrato via imposte meno quanto è uscito via consumi);
  3. -CA (occhio al segno!) è il saldo finanziario del settore estero (quanto ha guadagnato vendendoci beni - le sue esportazioni sono le nostre importazioni, cioè M - meno quanto ha speso comprando i nostri beni - le sue importazioni sono le nostre esportazioni, cioè X).
Il punto relativamente difficile da capire è il 3. Se passate quello scoglio, siete a posto, e per aiutarvi vi faccio notare che:

-CA = M - X - RNE

quindi -CA cresce se al netto (delle esportazioni) importiamo molte merci, il che significa, tendenzialmente, che stiamo anche importando capitali, appunto per pagare le sullodate merci (il ragionamento sui redditi lo lascio a voi per esercizio e lo chiedo all'esame: per i 20000 lettori abituali l'esame è ogni giorno, per i 20 studenti sarà un numero limitato di giorni, auspicabilmente pari a uno).

Se vogliamo vedere questi numeri nel caso della Francia, dobbiamo andare sul sito del Fondo monetario internazionale e scaricarci il foglio Excel con il database dell'ultimo World Economic Outlook, che ad oggi è quello di aprile 2015 e si trova qui. Il foglio Excel che ci interessa si trova cliccando su "by country":


Il foglio ha una struttura molto semplice: le righe sono variabili, le colonne date (anni). Se ci interessa la Francia, dovremo selezionare i dati che qui vedete evidenziati in giallo:


Il "General government net lending/borrowing" è T-G: è "lending" (soldi dati a prestito) se positivo, è "borrowing" (soldi presi in prestito) se negativo, e a questo proposito vi ricordo una vecchia storia...

Il "Current account balance" è CA, ovviamente, e cosa significa lo sapete.

Notate: i dati sono sia in miliardi (di valuta nazionale o di dollari) sia in percentuale del Pil.

Direte: ma i saldi non sono tre? E quello privato?

Non serve!

Infatti i tre saldi devono bilanciare a zero: semplicemente perché non puoi prendere soldi in prestito (e quindi avere un saldo negativo) se nessuno te li presta (avendo quindi lui un saldo positivo) - precisazione: questo ragionamento vale in termini netti.

La morale della favola è che siccome:

Sp - I + Sg - CA = 0

ne consegue che il saldo finanziario privato è:

Sp - I = CA - Sg

Se fate questa operazione in Excel, o come volete voi, viene fuori una cosa simile:


e se volete vedere il disegnino, viene fuori questo:


dove la cosa che preoccupava me a inizio 2012 e Moody's a fine 2012 era l'andamento della linea verde, cioè dei soldi che il settore estero prendeva in prestito dalla Francia (se negativa) o prestava alla Francia (se positiva). Vedete che questa parte sottozero (il settore estero era in deficit con la Francia, cioè la Francia gli prestava soldi, era - lei - in surplus) e poi cresce inesorabilmente (il settore estero passa in surplus con la Francia, cioè presta lui soldi a lei). Con la crisi vediamo quanto accade di solito: la linea rossa (deficit pubblico) piomba a picco, fino a un deficit del 7% del Pil (saldo pubblico del -7% del Pil), perché il governo si indebita per i soliti motivi (salvare le banche, sostenere i redditi di cittadini e imprese). Ma in Francia, contrariamente a quanto accade di solito nelle crisi finanziarie di questo tipo, non c'è reversal del saldo con l'estero (la linea verde resta positiva, la Francia continua a importare capitali). Ovviamente dopo un po' i mercati finanziari si spazientiscono ("perché continui a prendere in prestito? Quando restituirai? Ce la farai?") e arriva il downgrade.

E questo è un pezzo di storia, che abbiamo raccontato in dettaglio ad esempio qui (mostrando come illustri premi Nobel nel 2012 non avessero capito una fava, fra l'altro: ma quando un postkeynesiano incontra un neokeynesiano, il neokeynesiano scava...).

E se vogliamo saperne di più? In particolare, se vogliamo vedere chi nel settore privato si è indebitato (famiglie o imprese)?

In questo caso ci occorre il database AMECO, che potete consultare qui.

Per ogni settore, dovete andare a selezionare il suo "Net lending (+)/net borrowing (-)", e quindi fare una cosa di questo tipo:



Il "Net lending/borrowing" della "Total economy" (la prima variabile selezionata) è CA, poi seguono i saldi delle imprese (Corporations), famiglie (Households) e settore pubblico (General government).

Nel database queste variabili si chiamano rispettivamente UBLA, UBLC, UBLH e UBLG ("A" penso stia per "All sectors"), e quindi accadrà che, a meno di discrepanze contabili (che ci sono!):

UBLC + UBLH + UBLG - UBLA = 0

(e dovreste capire da voi perché).

Cliccando sul pulsante "Next" AMECO vi consente di scaricare i dati, e anche in questo caso potete fare un simpatico disegnino, che nel caso della Francia dovrebbe venir fuori così:


Notate: AMECO non vi dà il rapporto al Pil per tutti i saldi (solo per quello pubblico, nel caso della Francia). Quindi io ho preso il dato in miliardi di euro (ricostruito all'indietro per il periodo nel quale l'euro non c'era). Si vede ugualmente la progressione del saldo estero (l'estero parte debitore e arriva creditore della Francia, linea violetta), e si vede anche il progressivo deterioramento del saldo finanziario delle imprese (la linea rossa), che prima dell'euro erano risparmiatrici nette, e dopo la crisi invece non lo sono più.

E Moody's si preoccupa...

E ora scappo in classe (se ci sono errori, commentateli, non scrivetemi in privato, thx).














50 commenti:

  1. C'è un refuso?

    "dove:

    Sp - I è il saldo finanziario del settore privato (quanto ha risparmiato, meno quanto ha speso per investimenti);
    Sg è il saldo finanziario del settore estero (quanto è entrato via imposte meno quanto è uscito via consumi);
    -CA (occhio al segno!) è il saldo finanziario del settore estero (quanto ha guadagnato vendendoci beni - le sue esportazioni sono le nostre importazioni, cioè M - meno quanto a speso comprando i nostri beni - le sue importazioni sono le nostre esportazioni, cioè X)."

    " Sg è il saldo finanziario del settore PUBBLICO"

    O no?...

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    1. Sì. Quando faccio le cose di corsa ho la testa avanti. Se mi distraggo un attimo è un casino.

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    2. Il Prof. Non ha sbagliato vai a rileggere

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    3. @Unknown 22 settembre 2015 21:59

      Non ho detto che il prof. ha sbagliato, vai a rileggere ;-)

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  2. Anzi, nello stesso periodo (più sotto) c'è anche un "a speso"...

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  3. Letto e stampato. Ci voleva questa rispolverata di concetti.
    A proposito, manca la scritta "QED" dietro i grafici, che rappresenta il Brand di questo blog.

    Grazie e buona lezione.

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  4. Neither a borrower nor a lender be;
    For loan oft loses both itself and friend,
    And borrowing dulls the edge of husbandry.

    Giusto?

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  5. Un bel post tecnico, evviva !!!
    In sintesi, X-M = S-I
    quindi, se le importazioni superano le esportazioni (la prima parte dell'equazione/identità è negativa) allora gli investimenti (ciò che spendo) è superiore al risparmio. Di conseguenza, proprio perché spendo più di quanto risparmio, devo ricorrere all'indebitamento.
    Dico bene ? :-)

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  6. due chicche del giorno:

    http://www.nextquotidiano.it/luciano-gallino-vi-spiega-come-uscire-dalleuro/

    http://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/2015/09/20/merkel-berater-mindestlohn-absenken-um-fluechtlinge-in-arbeit-zu-bringen/

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  7. Nel punto in cui scrive "dove:" e poi i punti 1.2.3. al punto numero 2 credo intendesse il saldo pubblico (non quello estero). Se non è così, vuol dire che non ci ho capito niente.

    Un'altra cosa, ho apprezzato molto che in questo post abbia scritto:

    Y=C+G+I+X-M+RNE

    perchè in quello sulla Grecia, se ricordo bene, nell'identità del PIL mancava RNE, e io ho brancolato nel buio fin da allora. Grazie mille (ancora una volta)

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    1. Però cazzate no, per favore. Se leggi una riga sì e una no non è colpa mia.

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    2. Rifacendo i grafici come esercizio, la linea della total economy mi è venuta al contrario. Poi ho riletto senza saltare le righe e ho cambiato il segno.
      Però lei poteva mettere -ROW esattamente come ha scritto -CA sopra.

      Non se la prenda. Esiste anche gente che legge solo i titoli :)

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    3. Ma tu sei l'ortottero rasta di Padova che ho bloccato su Twitter?

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    4. Non credo proprio. Non sono rasta ma ortottero sì.
      Non sono di Padova però l'ultima volta che ci sono stato, un annetto e mezzo fa, le ho inviato una segnalazione su una scoperta che avevo fatto visitando la collezione numismatica di Palazzo Zuckermann. Ma non credo che sia per questo motivo che mi ha bloccato su Twitter.

      http://lumiebarlumi.blogspot.it/2014/07/la-grande-svalutazione-italiana-sec-ix.html

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  8. In primis grazie perché nei post sulla Grecia si finiva col perdere un po' la concentrazione.

    C'è un refuso (ha senza h) nella parte cruciale del -CA.

    E poi una domanda: perché si contano solo le imposte dirette nette nei saldi settoriali, e non quelle indirette? Posso rispondermi che sono già incluse in C e in G, con segni opposti, ma ho l'impressione che sbaglierei e non capisco perché.

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    1. Perché queste valutazioni si basano sul Pil ai prezzi di mercato, cioè in buona sostanza "ivati" (vedi qui).

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    2. Ma quando per es. Tsipras aumenta l'Iva, c'è un trasferimento dal settore privato a quello pubblico? Viene rilevato successivamente?
      Mi interessa pensando anche al recente tira e molla fra governo, imprese, commissione Ue e grande distribuzione per il reverse charge e lo split payment iva.
      Già dai nomi si intuisce qualche porcata subdola, e chi lavora col settore pubblico sa che ci sono molti meno soldi in cassa per le spese correnti.

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  9. Ammetto di aver dovuto cercare la differenza tra economia Post-Keynesiana e
    Neo-Keynesiana

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  10. "Questo perché, come sapete, lo scopo delle "riforme" salvifiche è quello di distruggere la domanda interna allo scopo di forzare un aggiustamento al ribasso del costo del lavoro, che renda più convenienti (ovvero più "competitivi") i beni nazionali sui mercati esteri."

    Segnalo anche altri tipi di riforme, di tipo molto piu' subdolo...

    Da anni tutte le multinazionali fanno a gara per ottenere certificazioni di qualita’ sempre piu’ ‘frocioniche’, per dotarsi di un proprio codice etico, per pubblicare gli standard che si obbligano a rispettare nella conduzione degli affari (e le procedure interne per il controllo di “compliance”).

    Le certificazioni di qualita’ piu’ inutilmente e palesemente ‘frocioniche’ (tipo le Euro XX per le emissioni dei veicoli) costituiscono una efficiente barriera d’accesso per i concorrenti dei Paesi piu’ arretrati mentre i codici etici si adottano perche’ in caso di violazioni di legge gravi il giudice sia eventualmente “aiutato” ad assolvere la multinazionale (di modo che non paghi pegno) ed a far ricadere tutta la colpa solo sugli “impiegati infedeli”.

    Tipicamente il codice etico di una multinazionale e’ infarcito di principi di integrita’/o-ne-sta’ (non e’ un caso che gli ortotteri….) e lo svolgimento del tema generale (integrita’/onesta’) contiene dettagliate prescrizioni (IMHO supercazzole ignobili) su : Focusing on People, Encouraging Open Dialogue, Ensuring Workplace Health and Safety, Protecting Personal Data, Respecting and Protecting Assets and Information, Maintaining Accurate Records, Protecting Third-Party Information, Managing Internal and External Communication, Engaging in Proper Business Practices, Zero Tolerance of Corruption, Identifying and Managing Conflicts of Interest, Competing Fairly, Complying with Export Laws, Cooperating with Authorities, Treating Suppliers Fairly, Product Safety and Quality, Supporting Our Communities, Striving for Eco-Efficiency, etc. etc..

    OVVIAMENTE NELLA LISTA NON C’E’ MAI NEANCHE UN ACCENNO A PAGARE IL GIUSTO GLI ‘OPERAI DELLA VIGNA’.

    Anzi, da qualche tempo nei contratti fioriscono clausole mandatorie di COMPETITIVENESS tipo:
    “The Supplier shall make his best efforts to reduce the costs and production cycle of the Work whilst keeping the same quality. The Supplier shall equally make his best efforts to improve the way he works for the Buyer. The Supplier shall inform the Buyer of his prospects of improvement and their impact on the execution of the Work.”

    Clausole di questo tipo implicano l’istituzionalizzazione della deflazione salariale, perche’ per continuare a rimanere tale, il Supplier deve obbligatoriamente trasferire in una corrispondente riduzione di prezzo tutti gli eventuali suoi aumenti di produttivita’.
    Nel caso del lavoratore per esempio, piu’ diventa bravo/produttivo e piu’ dovra’ accettare di farsi pagare di meno, altrimenti e’ fuori.
    Semplificando molto, etica, standard industriali e certificazioni di qualita’ sono IMHO utilizzati per imporre la deflazione salariale automatica.

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    1. [....]Nel caso del lavoratore per esempio, piu’ diventa bravo/produttivo e piu’ dovra’ accettare di farsi pagare di meno, altrimenti e’ fuori.[...]

      Per inciso, tutta la fuffa ammorbante attorno al termine "MERITOCRAZIA", non è altro che uno stimolo a farsi concorrenza tra salariati. Cioè a lavorare di più costando di meno.

      Non ti azzardare a dirlo fuori da questo blog però, perchè ti azzannano.

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    2. A mio avviso, questo modo di operare implica anche lo scopo di delegittimazione dell'etica, e in via del tutto subdola: anzitutto abbassandola al livello di clausole e formulette d'ordine morale ed utilitaristico (se consideriamo l'etica come un atto riflessivo e coscientemente compartecipativo, la morale può limitarsi invece a un insieme di regole convenzionalmente ritenute valide: sicché la prima tende ad escludere il secondo fine, la seconda no) e successivamente dopo impiegandola con due pesi e due misure. Per fare un esempio, l'autista di autobus che qualche tempo fa ha denunciato i maneggi dell'azienda per cui lavora ha compiuto una scelta etica (e coraggiosa), ma in virtù dei principi "etici" della stessa azienda è stato sospeso (a proposito, che fine ha fatto?); tutto ciò induce in via subliminale a scoraggiare la riflessione etico-comportamentale, e propriamente in virtù d'una presunta etica aziendale! Val dunque la pena porsi il problema della correttezza delle proprie azioni in maniera autonoma, ponderata e responsabile? No, almeno finché non rientrino nell'etica addomesticata predigerita dell'azienda o del sistema, la quale, come abbiamo premesso, è assai più vicina a un modello d'ordine morale, o peggio moralistico (il che spesso cela l'utilitarismo più sfrenato): ma a quel punto non è più un porsi la domanda...

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    3. Interessante spunto di riflessione.

      Pensavo ad una cosa del genere ieri, mentre parlavano alla radio dei 'risparmi' (tagli) alla sanità.
      Parlavano appunto dei centri unici di acquisto che permettono, accorpando grandi ordini, di spuntare prezzi molto più bassi sulle forniture.

      Ovviamente solo grandi multinazionali possono soddisfare ordini così grandi a tali prezzi. Le stesse aziende che sono troppo grandi per fallire e che possono delocalizzare con poche difficoltà.
      (Ovviamente1: l'argomento è più complesso, era sono un collegamento pindarico).
      (Ovviamente2: nessuno dei partecipanti al programma si è chiesto che fine fanno i dipendenti delle aziende che non venderenno più niente alla PA dopo i 'risparmi').
      (Ovviamente3: devo smetterla di ascoltare certi programma, ma ci sono poce alternative...)

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    4. http://orizzonte48.blogspot.it/2015/01/i-misteri-degli-appalti-e-le-politiche.html?m=1 un bel post di Orizzonte48 di parecchi mesi fa precisamente su questo tema.

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  11. Grazie Prof. Appena ho tempo provo a fare il rating del Regno Unito, visto che è il paese che mi sono scelto...
    Speriamo in bene, se no non so più dove andare...

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    1. in quel caso conta molto avere una own currency per lo loro foruna...

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  12. Come ogni post tecnico, che il Prof. dice di fare perché ci fanno sentire intelligenti, ma che con me ottengono in genere il risultato opposto, anche questo mi ha lasciato alcuni dubbi (vedi alla voce "vasca di carpe").
    Però siccome in questo ci sono solo addizioni e sottrazioni, mi sembra alla portata e vorrei provare a capirlo davvero, e quindi chiedo aiuto.

    Parto da quello che mi sembra di aver capito: il primo grafico (quarta figura) esprime dati annuali non cumulati, giusto? Cioè, se -CA resta, poniamo, a -2 per tre anni consecutivi significa che in ciascuno di quegli anni il paese ha avuto un surplus estero di 2 e quindi, in totale, un surplus di 6.

    Se in questo c'è qualche errore segnalatemelo e penso che potremmo fermarci qui.

    Se invece non ce ne sono, la cosa che non capisco è: perché le agenzie di rating si preoccupano dell'andamento della linea verde più che del valore complessivo?
    Un -CA costantemente positivo non potrebbe, se del caso, essere letto come un modo per rientrare dei propri crediti, un normale meccanismo di riequilibrio dei conti?

    La risposta che mi do è: "perché in economia quello che più conta sono le dinamiche", ma in questo caso non capisco bene il perché.

    Grazie in anticipo per l'eventuale aiuto.


    P.S.
    Magari le risposte sono già state date in qualche altro post. In questo caso basterà il link.

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  13. Il saldo della Francia come debitore sembra che sia in miglioramento dal grafico dopo più o meno il 2012, oggi credo sia in peggioramento di nuovo e stia risalendo. Avevo fatto qualche giorno fa una raccolta di situazione relative ad alcuni paesi intra ed extra UEM e il debito estero sembra salire quasi ovunque in UEM. I dati li ho presi da qui.

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  14. Professore, dato che sono un inguaribile fan di LibreOffice Calc (la versione open source di Excel) mi son divertito a rifare i grafici, ma per curiosità le serie le ho prese dal primo anno disponibile, che per l'AMECO è il 1960, per il WEO è il 1980.

    Non capisco solo una cosa (mi riferisco al dato delle UBLC): le imprese francesi hanno avuto un saldo finanziario che, stando alle serie AMECO, le stesse che lei ha usato, riferendomi al periodo 1960-2015, poche volte era in positivo. Certo, adesso con la crisi il fenomeno si è accentuato di più. Da quel che vedo nella serie, principalmente nei periodi: 1986, 1988, 1992 fino a metà 1999, dopodiché basta guardare il suo ultimo grafico ed è uguale a quello che m'è uscito.

    Ora la mia domanda è: ma come hanno fatto e fanno i francesi a finanziare le loro imprese?
    Spero che la mia domanda non sia troppo capziosa o impertinente, è solo una mia curiosità "storica".

    P.S. Post fantastico, appena posso me lo stampo e lo incornicio!

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    1. Probabilmente con la spesapubblicaimproduttiva che ai tempi del franco si poteva. Mica come oggi che c'è la monetona forte che difende le imprese italiane dalla svendita e che ci fa guadagnare di più lavorando di meno. Probabilmente esiste da qualche parte anche un video dove romanone nostro promette che legheremo le viti con la salsiccia , nei fiumi scorreranno latte e miele , e che basterà piantare uno zecchino in terra perché ne cresca una pianta con manate di zecchini nuovi solo da raccogliere, e che lui ne è sicuro perché babbo natale in persona glielo ha annunciato.

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    2. Adesso sinceramente non ricordo perché non ho salvato il grafico del saldo delle partite correnti della Francia basato sui dati AMECO 1960-2015.

      Però sono propenso a darle ragione: sarà stata la spesapubblicaimproduttiva. Magari quando rifarò il grafico vedrò se converge con la sua intuizione.

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  15. Anch'io, e allora tocca anche a me farlo!

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  16. Prof. comunque credo sia molto interessante approfondire il discorso sui RNE. Mi ricordo questo post http://goofynomics.blogspot.it/2014/08/renzi-valls-rajoy-riassunto-delle.htmlI in cui disse che quello che bisognava monitorare molto attentamente per la Francia era il saldo dei redditi esteri, in particolare quelli da IDE. I problemi per la Francia cominceranno proprio quando inizierà ad indebitarsi non solo per pagare merci, ma per pagare interessi sul debito e si avviterà nella spirale del debito estero.

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  17. Io son rimasto qui ma nn son fortunato o cmq fortunato a metà, con una precarietà' latente che potrebbe manifestarsi da un momento all'altro. Che faccio? Aspetto che le esportazioni superino le importazioni ( campa cavallo) o iniziò a scappare??
    Grazie prof. per l'opera di divulgazione che fa.

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  18. 1) Grazie!
    2) (shameless question) Dove potrebbe andare un'anima (forse) pia, (tanto) assetata di conoscenza, per cercare UBLC, UBLH, UBLG o UBLA per nazioni e settori non nell'eurozona/AMECO? Che so, Egitto, Cina, ex blocco russo?
    BIS?

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  19. "Una cosa che potrà essergli utile se mai dovessero operare in qualche azienda, anche perché, come ho detto loro nella prima lezione, rebus sic stantibus il loro destino sarà o di lavorare all'estero, o, se proprio va bene, di lavorare con l'estero. " Queste parole sono emblematiche, perchè senza un cambio di politica economica questo paese non ha futuro per noi quindi. Comincerò a vedere come sono i dati di Austria, Germania e Svizzera al riguardo.

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  20. Il titolo dell'ultimo report dell'agenzia di rating Standard&Poor's si intitola "Ripresa superficiale dell'Italia" ,
    titolo su tgcom 24 "S&P: "L'Italia è fuori dalla recessione"
    andiamo bene madama la marchesa

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  21. "Ma in Francia, contrariamente a quanto accade di solito nelle crisi finanziarie di questo tipo, non c'è reversal del saldo con l'estero (la linea verde resta positiva, la Francia continua a importare capitali). Ovviamente dopo un po' i mercati finanziari si spazientiscono" :

    mi viene da commentare che Hollande, a differenza di Monti e Renzi che hanno fatto diligentemente i compiti per casa a loro ordinati, non sta distruggendo abbastanza domanda interna.
    Infatti la Francia sfora ancora nel 2014 con un deficit del 4%.

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  22. Come mi disse il mio AD, tanti anni fa,
    "in our organization people comes first, just after money".
    Credo di non dover aggiungere altro.

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    1. Jörg der Krampus

      Lo stesso concetto viene esplicato attraverso la pubblicità televisiva di una società cooperativa italiana, con sede credo a Bologna: "Persone, oltre le cose". Se la logica non fa difetto, se non è stata mandata definitivamente per rane, il suddetto slogan che dovrebbe sostenere gli animi sugli intenti etici ed umanistici della società in questione, nonché sull'assoluto primato assegnato al consorzio umano entro il suo mandato, intende in realtà esplicare che al primo posto restino comunque le cose, ed oltre a quelle vengano poi le persone (chissà, forse l'estendersi di una nobile, acuta e magnanima concessione a cui dover rendere rispettoso omaggio). Comunque c'è sempre chi è disposto a sostenere che l'avere già una medaglia d'argento al collo è sempre un bel risultato... Qui siamo ben oltre l'autorazzismo. I nostri avi sceglievano spesso di non considerarsi tanto importanti in se stessi, in virtù d'un'idea esperienziale che trasfigurasse l'essere umano, o della quale il medesimo beneficiasse in altro e ben più ampio modo. Che ora un essere umano metta invece gli esseri umani subito dopo le cose, è un gioco da dementi.

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    2. Già, è un gioco da dementi, ma sta avendo un successo planetario.

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    1. quei fantastici 49...Godo...Ma il divario per il miglior articolo? Un plebiscito!

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    2. Impressionante il fatto che il SOLE abbia raccolto solo 17.937 voti nel 2015 contro i 23.965 del 2014; Goofy ha praticamente quadruplicato le preferenze passando da 4.394 a 17.986. L' aumento dei votanti per l' economia pari a circa 10.500 voti sono andati a Goofy che ha "rosicchiato" anche voti al SOLE con enorme stupore dei grandi roditori!

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  24. Leggevo diverso tempo fa che l'uscita dalla gabbia euro porrebbe non pochi crucci alle attivitá correnti di cartolarizzazione dei crediti.
    http://www.iflr.com/Article/3097680/Euro-exit-and-redomination-risk-a-UK-perspective.html

    In assenza di politiche comuni, (in EU siamo abituati a fare come cazzo ci pare), i contratti convertiti in nuova valuta corrente subirebbero un impatto dalle proporzioni non trascurabili. IL rischio di 'currency mismatch' sul nozionale produrrebbe un effetto jump- to-default sulla quota interessi e principale.
    Inevitabile, nel medio termine. Assisteremo al defaut sistemico di CDO, MBS e ABS.
    E qui non si tratta di volatilitá FX ma di un cambio sostanziale nella struttura dei contratti giá cartolarizzati. Non dimentichiamo che Lehman Bro(thel) fallí per le protezioni non corrisposte dalle assicurazioni monoline a copertura dei contratti di cartolarizzazione.
    Uno scenario ripetibile e poco auspicabile per le pensioni private, yet, probabile.

    NB
    Consiglio di controllare la vostra esposizione ai 'securitised assets' con provenienza geografica Eurozona.

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  25. Salve,

    Scrivo per la prima volta. Vorrei fare una domanda:
    come interpretiamo il segno positivo costante fino al 2009, e succesivamente in crescita, delle households?

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    1. Il tasso di risparmio delle famiglie è calcolato dividendo il risparmio delle famiglie per il reddito disponibile delle stesse. Un tasso di risparmio negativo indica che una famiglia spende più di quanto riceve come reddito e finanzia una parte delle spese attraverso il credito (aumento del debito), attraverso gli utili derivanti dalla vendita di attività (finanziaria o non finanziaria), o con una diminuzione delle somme in deposito.

      Le famiglie con redditi più elevati tendono ad avere tassi di risparmio più elevati. Allo stesso tempo, le famiglie con maggiore "ricchezza percepita" tendono a spendere più del loro reddito disponibile causando la contrazione del tasso di risparmio.
      Questo fenomeno é noto come 'wealth effect'.

      Prima della crisi finanziaria, la ricchezza percepita delle famiglie francesi è aumentata a causa di gonfiati valori immobiliari, azionari (+commodities).

      Ci si aspetterebbe il crollo del tasso di risparmio per correlazione positiva ai risultati della crisi. Ma in seguito ad essa il tasso di risparmio é invece aumentato in modo sostanziale.
      Ciò è in parte dovuto al modo in cui la recessione ha colpito il valore del settore immobiliare e al 'wealth effect'. Molte famiglie sono magicamente diventate meno ricche favorendo cosí il risparmio. L'aumento della disoccupazione sta avendo lo stesso effetto.
      L'effetto psicologico della crisi sulle famiglie é quello di ridurre la spesa per beni di consumo ritenuti superflui, riducendo peró anche i PIL perché i consumi interni sono parte contribuente del PIL.

      and off on a tangent:
      nella logica bancaria, l'eccessiva quota risparmi non é necessariamente un indicatore di benessere per l'istituto. Accumulare risparmi (liabilities) senza concedere prestiti (assets) per favorire l'investimento privato, crea squilibri nella ALM (Asset Liability Management) perché la banca fa soldi sulle attivitá creditizie se vende credito (assets). Questo accade sempre meno.
      Se esistono soggetti risparmiatori, devono esistere anche soggetti consumatori. E se gli ultimi sono tagliati fuori dall'equazione commerciale perché ritenuti non affidabili per le tante ragioni macroeconomiche, che c@zzo risparmi a fare quando i tassi su deposito sono prossimi allo 0% e l'IVA sugli acquisti aumenta?
      Un incubo.

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