Quando questo blog che non c'era (e quindi non poteva promuovere un certo tipo di dibattito), non muoveva (non esistendo!) i suoi primi passi, altresì non aveva (non esistendo) lettori attenti. Purtuttavia, non leggendo i commenti che non vennero scritti all'epoca dai non lettori, si intuisce che essi avevano l'antiquato costume di leggere approfonditamente e ipertestualmente gli articoli che non venivano scritti. In altre parole: cliccavano sui cazzo di link e approfondivano. (Non) ne scaturivano dibattiti interessanti, e (non) ne germinavano infiniti QED.
Peccato! Ora che quei bei tempi (non) andati si sono dissolti, sta a me strisciare con l'evidenziatore le cose che non riuscite a vedere, verosimilmente perché accecati dal pregiudizio di essere sur blogghe der senatore da 'a Lega. Invece siete, anzi, non siete, in un posto un po' diverso, anche se quanto sto per illustrarvi non vi convincerà, ma solo perché non esistete.
Il patetico siparietto della wannabe attrice di cui tanto si è parlato è in effetti il QED dell'ultimo post, laddove vi riferiva di un interessante contributo di Jonathan Haidt, Thomas Cooley Professor of Business Ethics (tradotto come "leadership etica") a NYU Stern (l'università di Roubini, per quelli che invece credono che questo sia un blog di economia). Questo breve ritratto vale a placare gli imbecilli del "principio di autorità": 104677 citazioni e un h-index di 95 per uno psicologo non sono male, altrimenti, peraltro, non se lo sarebbe caricato un'università che vuole attrarre "clienti" facoltosi.
Premesso che non trovo del tutto convincenti le conclusioni di Haidt (ma non essendo di sinistra sono aperto a discuterle, o almeno non provo il compulsivo bisogno di abrogare articoli della Costituzione per impedire che se ne discuta, e magari potremmo discuterle insieme), salta abbastanza agli occhi che il siparietto della wannabe è una delle tante manifestazioni di un fenomeno che Haidt documenta con una impressionante serie di dati, e che dà il titolo al suo pezzo:
"Per quali motivi la salute mentale delle giovani donne di sinistra è crollata per prima e più in fretta".
(...per i cretini: lo so anch'io qual è la traduzione letterale di to sink, grazie, passate a trovarci...)
Prima di addentrarsi nei motivi, è importante avere un'idea della scala del fenomeno. Basta arrivare alla figura 1 per capire di che si tratta:
Una chiave diagnostica di questi risultati è nei primi due paragrafi del saggio, che descrivono la brusca inversione a U fra l'inizio del secolo, in cui gli studenti dei college americani sembravano ancora interessati a lottare per affermare la propria libertà di espressione, e l'inizio del secondo decennio del secolo, in cui gli studenti chiedevano a gran voce che le voci libere venissero censurate perché non urtassero i loro sentimenti:
Insomma, nei college si stava affermando una sorta di terapia cognitivo-comportamentale (CBT, cognitive behavioral therapy) inversa, dove a quelle che la psicologia riconosce come distorsioni cognitive da affrontare (lateralizzando) veniva data dignità di norma etica: il catastrofismo, il manicheismo, il ragionamento emozionale (cioè il primato dell'emozione, dell'ego, sul ragionamento, sulla capacità di astrazione). Ora, visto che gli ambienti in cui si forma la loro personalità assecondavano o addirittura promuovevano gli abiti mentali che i terapisti ti aiutano a spogliare per uscire dalla depressione, non è strano che più o meno a partire dall'inizio del secondo decennio di questo secolo negli USA esplodesse fra i giovani un'epidemia di depressione.
Non so se sia appropriato, ma non riesco a non vedere in questa idolatria dell'ego una fase acuta del politicamente corretto, dove dal rispetto per i sentimenti di alcune minoranze vocal (che messe insieme fanno una maggioranza che mette in minoranza la maggioranza silenziosa) ci si spinge per disaggregazioni, o meglio per disgregazioni, successive al rispetto e all'idolatria dei sentimenti individuali tout court, in parallelo, se vogliamo, con quel processo di "atomizzazione" della società descritto da filosofi a noi cari come Michéa. Questo ci darebbe (forse) una chiave interpretativa rozza, ma non insensata, del perché la percentuale di sciroccati sia sensibilmente superiore fra i giovani e soprattutto le giovane "de sinistra". Di quest'ultimo fenomeno Haidt fa un'analisi molto più raffinata, che vi invito a leggere.
Trascuro qui l'importanza dei social nell'alimentare queste distorsioni (resterebbe infatti da capire come mai i luoghi del pensiero accademico non intendano alimentare un pensiero critico verso le dinamiche social, ma anzi sembrino assecondarle), e il loro ruolo (secondo Haidt) nello spiegare la distribuzione per sesso del disagio psicologico.
Fatto sta che la sintesi proposta da Greg Lukianoff (un coautore di Haidt) contiene elementi utili per aiutarci a capire quanto sta succedendo (sul perché stia succedendo credo che sia più utile Michéa). Parlando dei ggiovani nel 2013 (quelli che ora sono nei loro trent'anni, e allora erano nei loro vent'anni) Lukianoff ci mostra come essi avessero abbracciato tre grandi non-verità:
Ora, quale idea è più "disempowering" (scoraggiante) del claimeitcieng? Un processo, per come viene raccontato, tale da ottundere doppiamente il senso critico e la capacità di astrazione: da un lato, perché le dimensioni del fenomeno, così come vengono raccontate, sono tali da derubricare a futile qualsiasi risposta che non sia meramente emozionale e isterica (etimologicamente), dall'altro, perché le cause del fenomeno, così come vengono raccontate, sono tali da originare un gigantesco senso di colpa tale da annichilire qualsiasi reazione non sia meramente emozionale e isterica (etimologicamente).
Insomma: Gramsci esortava a studiare (rectius: a istruirsi, perché allora si parlava ancora di istruzione, non di educhescion). L'accoppiata reverse CBT e climate change oblitera il pensiero gramsciano in modo più radicale ed efficace di quanto non abbiano provato, senza molto successo, a fare le carceri fasciste.
Ma nel patetico siparietto della wannabe io vedo in realtà due elementi, uno negativo, e uno positivo, che caratterizzano il nostro dibattito.
Il primo, quello negativo, è il nostro provincialismo, il nostro essere un Paese trainato e non trainante in termini di elaborazione concettuale. Non è una novità: da giovane ricercatore studiavo con divertimento il lag temporale intercorrente fra quando un articolo "pionieristico" (il modo in cui gli idiot savants accademici definiscono un articolo metodologicamente innovativo) veniva pubblicato su rivista internazionale e quando lo stesso articolo veniva scimmiottato su dati italiani dagli ascari di Bankit (che all'epoca non faceva solo propaganda, ma anche ricerca, con un ritardo di fase di circa due-quattro anni sulla letteratura internazionale). L'ego-ansia arriva oggi qui all'attenzione del pubblico con ben sedici anni di ritardo rispetto agli Iuessèi: sedici anni in cui di là se ne sono investigati i motivi e i pretesti, le ragioni e i torti, e se ne è esplorato il contesto generale, in un dibattito di cui qua sopra vi ho fornito un piccolissimo saggio, e che apparentemente è ignoto alle Marie Antoniette di sinistra ("Non possono entrare in centro? Vadano in auto elettrica!"):
tutte intente alla sublime ed appagante arte del complimento a vicenda:Poi però c'è il lato positivo. Il fatto che qui per inscenare il siparietto si sia dovuto coinvolgere un'attivista/attrice ci lascia intendere che qui da noi i giovani hanno (forse) problemi più cogenti e sono (forse) ancora in grado di dare risposte meno emozionali. Lo sono in massima parte i giovani che vedo io, che l'ego-ansia la curano, come me, così:
ribellandosi alla prima delle tre grandi untruth:
e raccogliendosi sotto simboli oscenamente divisivi. Ma lo sono, in generale, tutti i giovani che vedo sempre più desiderosi di istruirsi e di partecipare.
Ricorderete che la mia scelta di militare politicamente a destra coincise con la constatazione che la sinistra aveva ormai smarrito qualsiasi barlume di coscienza di classe. Del resto, nel dibattito ero entrato, prima ancora di fondare il Dibattito, perché mi aveva particolarmente colpito, tredici anni fa, il commento di una giovane virgulta che su sbilanciamoci mi accusava di "complottismo" semplicemente perché avevo espresso l'idea che le istituzioni formali fossero in gran parte determinate dall'esito dei rapporti di forza prevalenti (e quindi, banalmente, che istituzioni come l'UE, volte essenzialmente a promuovere l'indiscriminata circolazione dei capitali, fossero un segno del fatto che la lotta di classe l'aveva vinta, appunto, il capitale). Era già chiaro allora che questi avessero perso la bussola, anche se non era chiaro come ora che oltre alla bussola avrebbero perso la Trebisonda.
Alla giovane wannabe che ci informa dei suoi dubbi circa l'opportunità di procreare in un mondo così ostile e così popolato da brutte perZone (quorum ego) io vorrei solo chiedere una cosa. Le vorrei chiedere se si rende conto che il testo da lei interpretato con così tanta convinzione è uno spot a favore di chi vuole ri-orientare il nostro sistema industriale in un senso imperialistico e neocolonialistico, le vorrei chiedere se oltre alla pietà per il suo bambino che forse non nascerà mai (ma io mi auguro di sì) prova anche un po' di pietà per i bambini del Congo che, appena nati, vengono sepolti nei giacimenti di coltan, vorrei chiedere se ha una qualche idea del perché le popolazioni dell'Africa, che oggi la sinistra ha eletto come "ultimi" e come "oppressi"... dal climate change (!) non riescano a emanciparsi, e di quanto una strategia industriale tutta elettrico e distintivo in realtà li condanni a un ruolo di subalternità per i lunghi decenni a venire.
Ma anche solo per capire queste domande la giovane dovrebbe staccarsi dal telefonino, e leggere magari un paio di libri senza figure. Non chiamateli comunisti. Magari lo fossero! I comunisti studiavano. Poi, in alcune fasi acute, impedivano agli altri di esprimersi. Questi non studiano, e la negazione della libertà di espressione per loro è un fatto cronico.
Ci vorrebbe più ideologia, ma l'ideologia presuppone, nel bene e nel male, il superamento dell'egolatria.
Invece, come questo post invece ha cercato di chiarirvi, l'egolatria è stata accortamente incentivata colà dove si puote (a Ovest), costruendo a tavolino una generazione di utili idioti, affinché l'ideologia non fosse da ostacolo a quelli che vogliono orientare il mondo a immagine e somiglianza dei propri conti economici.
E le Marie Antoniette applaudono, ignare delle lezioni della storia...
(...con l'occasione, vi ricordo queste parole definitive sull'eco-anxiety e sul suo legame strutturale con la woke culture:
e che, per inciso, ci illustrano come la lotta di classe sia ormai appannaggio della destra...)
Vero, la lotta di classe è appannaggio della dx, la minaccia tra il serio e il faceto che rivolgo alla mia famiglia è che quando la rivoluzione proletaria arriverà si andranno a prendere i sinistri casa per casa ma loro possono stare tranquilli perché io mi occuperò di tenerli in salvo. Avevo cliccato sul link e letto (rectius, cercato di leggere) l'articolo che comunque a grandi linee avevo capito. Vorrei solo portare un piccolissimo contributo: sui social ci sono due noti e seguitissimi divulgatori di fisica che a tempo perso sono dipendenti del Ministero della Pubblica Istruzione; ora ieri o ieri l'altro quello che pare essere il più preparato tra i due ha pubblicato un post contro i "negazionisti" del claimatceing ma ormai anche spiegare che negazionista vuol dire tutta un'altra cosa ti fa etichettare come "strano", "diverso".
RispondiEliminaSiamo circondati, si è spostata la linea del fronte, si combatte un'altra battaglia ma continuiamo ad essere apache, scozzesi in terra inglese, aquilani in terra abruzzese, complottisti in famiglie nelle quali ci sono più lauree che componenti. Ma comunque resistiamo. PS
Ho cliccato anche sul link della ragazza eco-ansiosa della quale si parla da un po' e che ancora non vedevo: la prima cosa che ho pensato è stata: "sta male...". E non riesco a farmi una ragione di come sia stato possibile tutto questo in soli stramaledetti 50 anni.
Non so se stia male, ma è abbastanza brava nel far credere di stare male, il che è di buon augurio per la professione che vuole intraprendere (la segretaria del PD).
EliminaMa c'è rimasto qualcuno, oltre me, che non ha ancora visto (e mai lo guarderò, è inutile insistere) il siparietto dell'eco-ansiosa?
Elimina"Poi però c'è il lato positivo. Il fatto che qui per inscenare il siparietto si sia dovuto coinvolgere un'attivista/attrice ci lascia intendere che qui da noi i giovani hanno (forse) problemi più cogenti e sono (forse) ancora in grado di dare risposte meno emozionali."
RispondiEliminaCondividendo ogni parola di questa approfondita analisi, nutro la speranza che ci sia ancora qualcosa da salvare
Dal mio piccolo osservatorio d'una scuola di provincia, anch'io vedo ragazzi investiti ma non necessariamente convinti dalla propaganda ego-ansiogena. Molto possono fare gli insegnanti: anche di fronte a questa sfacciata propaganda, che ormai inquina anche i libri di testo (Agenda 2030, "inclusione", "teorie" gender, "cultura" woke ed altre amenità), possono provare a risvegliare quel minimo di spirito critico ancora presente. Non tutto è perduto.
RispondiEliminaDirò di più: questa fiammella di speranza l'abbiamo vista nel recente, penoso episodio di Alain Elkann. Dove quelli più umani erano senza dubbio i ragazzi, chiamati con disprezzo "lanzichenecchi", che se ne fregavano giustamente di tutto e di tutti, e con la leggerezza dei loro pochi anni ascoltavano musica e pensavano solo a come rimorchiare ragazze. Impermeabili a Proust, certo: ma anche alla propaganda ego-ansiogena. Sì, c'è speranza.
EliminaIn breve, come diceva quello (mutatis mutandis) ... 'non ho niente contro Dio, è il suo fan club che mi fa paura...'
RispondiEliminaSuggerirei inoltre alla suddetta wannabe e in generale a tutti quelli che parlano di comunisti e di Africa, di andarsi ad ascoltare questo comunista africano, così magari mettiamo un po' più in prospettiva il concetto di "lotta di classe" e (forse) capiamo un po' meglio chi sia (ogni giorno sempre di più e sempre più chiaramente) il vero nemico di chi si guadagna da vivere col proprio lavoro.
RispondiEliminaNota: Il comunista africano che parla nel video linkato qui sopra si è preso una revolverata in faccia per aver detto ciò che ha detto...
Non puoi chiedergli tanto!
EliminaGrazie del link
Eliminadifficile capire quanto ci sia di emulazione, opportunismo, fenomeno di costume, manipolazione mediatica, voglia di protagonismo... in tutto questo. I giovani si entusiasmano o si deprimono con poco, ma col passare del tempo il loro vissuto li porta a riflettere e a maturare. Ho conosciuto giovani "perduti", radicati figli dei movimenti degli anni 70 che sono diventate ottime persone perfino soprendentemente sagge per la loro età. Capisco parlarne da una prospettiva sociologica, o meglio antropologica, ma la mia mente semplice mi porta a pensare che c'è stato, c'è e ci sara sempre il vil denaro dietro il controllo delle masse (o lo sciame neuronale di haidt) e che disquisiamo spesso di argomenti capziosi nondimeno interessanti. Anche le ideologie rientrano in questo mio becero ragionamento, la destra, la sinistra..sono temi che ho imparato a negligere per la loro ampollosa ridondanza
RispondiEliminaPraticamente gli hai riservato lo stesso triste destino cui hai condannato la punteggiatura.
EliminaUn capolavoro - o forse una incredibile eterogenesi dei fini – la trasformazione del postmodernismo da strumento di liberazione individuale a strumento di governo delle masse.
RispondiEliminaIl tutto non è uscito da una scatola di Rice Krispes. E’ invece seguito a una lunga e complessa gestione del concetto di sé in America, terra dove la psicologia è religione. Per farsi una idea di quel percorso culturale e “scientifico” suggerisco la visione di The Century of the Self di Adam Curtis: https://www.youtube.com/watch?v=eJ3RzGoQC4s . Tutta roba che ci condiziona pesantemente ma che al tempo stesso è praticamente sconosciuta da noi.
Grazie per il suggerimento, dopo mi ci metto. Non sono così addentro, ma basta un po' di orecchio musicale per sentire le stonature. Approfondire, poi, aiuta a razionalizzare e forse a contrastare.
EliminaMonte amaro ha scelto propio il monte col nome giusto per il suo articolo così "depresso" 😅
RispondiEliminaSaranno tutti quegli omicidi, sarà il Medioevo, sarà che sono più di seicento fottute pagine, sarà che non ho ancora capito qual è il nome di quella cazzo di rosa, ma quando mi avvicino a quel maledetto libro mi sento morire: palpitazioni, tachicardia, ipersudorazione, tremori, vertigini, pure nausea! Non esco più, non trombo…Vabbè, questo anche prima, non ho più una vita sociale, ho perso il lavoro, non ho più nulla, i miei genitori hanno preso a chiamarmi Umberto!
RispondiEliminaInsomma: io sono affetto da una grave forma di Eco-ansia! Aiuto!
La cosa che mi colpisce sempre, e probabilmente mi colpisce in quanto "banale mozzo (auto)arruolato da poco sul Pattugliatore d'Altura "Dibattito" che solca i mari marroni della nostra società", è che oltre ad aver previsto il futuro, qua si solletica (dovrebbe farlo e purtroppo a molti non lo fa) sempre anche un buon sano "senno di poi".
RispondiEliminaQuanti parallelismi sulla questione immigrazionista, le cooperatrici indernazzionali (che abbiamo profumatamente pagato per cavare fuori dalla loro stessa merda), oppure quante questioni di natura "etica" che vengono sempre immancabilmente poste dalla Sinistra per solleticare il loro ego più che per proporre davvero qualcosa di concreto come soluzione ai problemi.
Volevo soltato capire meglio una cosa che mi è poco chiara. Nel passaggio in cui si dice:
"Ci vorrebbe più ideologia, ma l'ideologia presuppone, nel bene e nel male, il superamento dell'egolatria. "
Non capisco se cozzi un po' con il concetto di "Liberale". So benissimo che "egolatra" non è sinonimo di "liberale", ma mi spiego meglio:
Io detesto la "Statolatria" (termine coniato da Olivetti e che io scimmiotto per necessario parallelismo in Eurolatria), che è un po' la Religione dei Babà e dei ppdm, cioè invocare lo Stato (?, i Diriddi Gostiduzionali vs il Greenpass?) perchè ci salvi...sempre dallo Stato (??) e in questi sproloqui si ricorre sempre "al popolo", "il bene comune", "i diritti di tutti i cittadini",...dimenticandosi che alle volte, quelli che vengono chiamati diritti, sono spesso interessi personali che spesso, anzi immancabilmente cozzano contro interessi personali altrui e da qui dovvrebbe nascere appunto la Politica.
Come inquadriamo in questo i concetti di Egolatra e di Ideologo? Ci sono dei parallelismi/similitudini tra l'egolatra (che affettuosamente chiamiamo in vari modi in base al contesto e alle sfaccettature: eco-comunisti, grillini,...) e i VeriLibberali europeisti (ma l'europeismo non è una ideologia?)?
Non mi è chiaro questo passaggio. Sono forse io che sbaglio il piano del ragionamento o sto' male compartimentarizzando il ragionamento?
Grazie
La stai facendo un po' troppo complicata, probabilmente perché non hai letto l'articolo di Haidt. Il punto invece è molto più semplice: quello che certi interessi vogliono affermare, per scardinare la possibilità che sorga una riflessione autonoma organizzata, è l'idea che l'unica norma etica dei propri comportamenti siano le proprie sensazioni. Questa è l'egolatria: l'adorazione delle proprie emozioni, che prescinde, peraltro, da un dato fondamentale: ognuno ha le sue, e nessuno dovrebbe poter affermare con violenza la supremazia delle proprie (come fanno di fatto gli ego-ansiosi). In questo senso l'ideologia, intesa come adesione a un sistema di pensiero "esterno" al proprio circuito emozionale, è chiaramente la negazione dell'egolatria e la prova dell'adesione a un sistema di riferimento teso alla realizzazione di un ideale condiviso (giusto o sbagliato che sia) di organizzazione sociale.
EliminaMi sono spiegato meglio?
Alla fine poi è sempre la stessa solfa: Sì alle emozioni, no alle mozioni!
Che poi è come dire che le wannabe gretine oltre a essere patetiche sono anche noiose: tutto quello che dicono e rappresentano è già stato detto e ha già fatto danno.
Un post encomiabile, denso di argomentazioni sulle quali riflettere a fondo.
EliminaSul rapporto egolatria (adorazione e imposizione delle proprie emozioni) e ideologie, concepite come contraltare, mi sorge una considerazione.
Da un lato una ideologia condivisa agevola una risonanza emotiva (l' inverso di una imposizione) ma dall' altro allontana questa risonanza tra seguaci di ideologie differenti, e quando ci si sente capiti il coltello affonda nel burro.
Come abituare menti in formazione alla risonanza emotiva (il presupposto è che le emozioni fanno da guida alle azioni, ma occorre una certa condivisione, una vibrazione tra esseri senzienti, senza dimenticarsi, kantianamente, di porsi sempre col pensiero al posto degli altri)?
Possiamo discutere fin quanto vogliamo sul ruolo dei Centri Salute Mentale e il loro potenziamento (in base alla mia esperienza la terapia cognitiva comportamentale è appannaggio di istituti privati, e al di là di colloqui, fuorvianti nella maggior parte dei casi , e superficiali, oltre a massicce dosi di psicofarmaci deleteri un CSM non va) ma il problema qui sta a monte "i comunisti studiavano".
Altri tempi. Ora cosa si studia?
Egolatricamente noto che se leggo un testo in goofynomics vengo coinvolto da una serie di emozioni anche intense, tale è la densità degli argomenti, ma mi capita anche con un filosofo. E qui, su questo blog trovo una risonanza emotiva.
Gli stessi testi letti al di fuori di un' "aula universitaria" causano freddezza, indifferenza.
Qui abbiamo una seria difficoltà nella comprensione di un testo scritto, il retropensiero di un autore, cioè il rapporto tra ciò che scrive e la sua biografia, ciò che può permettersi di dire e ciò che farebbe intendere tra le righe e via discorrendo.
Concludendo, qui abbiamo un enorme problema di scuola pubblica e il suo ruolo nell' allenare la risonanza emotiva, che è alla base dell' umanità. In sua assenza, citando Umberto Galimberti, alleniamo dei killer, freddi.
Leggevo, a proposito, della recente abolizione dell' insegnamento della filosofia nella scuola secondaria spagnola, sostituita con l' insegnamento di 《Valori civici ed etici》, l' assolutizzazione del modello di verità insomma.
Nel post precedente discutevamo di Bohr, Einstein e Kant.
Anch' io sono catastrofista e depresso.
Ma qui in goofynomics entro in risonanza emotiva, e ciò per me funziona come un antidepressivo, anche se abbiamo sensibilità e interessi spesso divergenti.
Come succede questo?
Erik.
EliminaCon mezzi e metodo: "Invece, come questo post invece ha cercato di chiarirvi, l'egolatria è stata accortamente incentivata colà dove si puote (a Ovest), costruendo a tavolino una generazione di utili idioti, affinché l'ideologia non fosse da ostacolo a quelli che vogliono orientare il mondo a immagine e somiglianza dei propri conti economici".
Non essendo in grado di darti una risposta più elaborata (non sono femmina liberal, nel senso di propensione a self-derogation, sono solo conscio dei miei limiti 😊) opto per per un'efficace sintesi.
P.s.: bella risposta (la tua).
Io sono molto catastrofista di natura ma rilevo che nei secoli, molte volte l'uomo tentò di modificare il clima senza quasi mai riuscirci.
RispondiEliminaSe questi ragazzi si rendessero conto di ciò che li attende nei prossimi 20/30 anni in termini di conflitti tra popoli e tra categorie sociali, adottando le misure che si vanno profilando, probabilmente sarebbero molto più ansiosi e preoccupati delle conseguenze da queste provocate di quanto siano preoccupati per lo pseudoriscaldamento pseudoantropico.
Ma noi o almeno, io non ci sarò, quindi saranno "CASI" loro e purtroppo anche di chi ragiona con la sua testa (sempre ammesso che non si arrivi al reato di negazionismo climatico con perdita di libertà di espressione, la qual cosa sarebbe anche peggio delle conseguenze provocate dalle succitate azioni antropiche) e non con la testa di questi imbecilli appecoronati.
Grazie per gli spunti. Più ci penso e più mi convinco che i ricconi ci stiano ripropinando la buona (per loro) vecchia Globalizzazione in Green Edition. Apparentemente fallita aveva in realtà esaurito il suo scopo, quello di tenere bassi i salari, e ne serve una riedizione per trasferire le poche filiere rimaste in buona parte in occidente (l'automotive ad esempio). Purtroppo la nuova confezione sembra essere particolarmente appetibile per le e nuove generazioni, questo blog che non esiste è forse l'unico (non) posto dove il giochetto non attacca.
RispondiEliminaAnche la satira, laggiù, ci è arrivata anni fa:
RispondiEliminahttps://youtube.com/watch?v=X9-5fYFjrbs&feature=share
però il siparietto è stato gustosissimo: al posto delle treccine si è sfoggiata la frangetta... iconico piglio di purezza adolescenziale ed il pianto egolatrico soffocato solo da un goffo tentativo ministeriale di immedesimazione ed amore nipotale (chiedo scusa per il neologismo) ha fatto per un momento dimenticare un po a tutti....compresi i giornaloni d'inchiesta che fino a qualche anno prima strombazzavano di maphia, che il neocarcerato Matthew Messina Money aveva costituito ben 43 società totalmente dedite al green eolico/fotovoltaico....oooops ma chissà come mai la sua terra brucia? )la sua, quella con la frangetta in odor di candidatura PD insieme all'egiziano di turno che non ha fatto semplicemente mai un cazzo se non andare a scassare i maroni a chi non doveva).
RispondiEliminaE poi c'è lo zio Peppe...quello che lo intervistano al telegiornale e commenta:"io non l'ho mai vista una roba del genere!"...cioè stiamo parlando dello ziopeppe, quello che la sua data di nascita equivale all'anno zero e valuta i mutamenti terraquei e climatici attraverso i suoi compleanni. E' tutto bellissimo! E chi ha progettato questa cosa è un genio del male: far pagare tutti una riconversione voluta da pochi instillando un religioso senso di colpa sostituendo DIO con clima! Chapeau!
Sì, avevo sentito che sul grìn, in particolare eolico, la mafia ci si era buttata a pesce. Ma a quanto pare è uscita santificata dal contatto coi totem di Saint Gretha of Climate Change. Tutt'altra storia le infiltrazioni mafiose nei lavori del Ponte, che anche se non ci sono (perché non ci sono i lavori, tra l'altro) si danno per scontate e suscitano un moto di raccapriccio ne iBuoni... Eh, quanta pazienza ci vuole, amici miei...
EliminaGrazie come sempre per i molti e interessanti spunti, quante cose da leggere e studiare, mamma mia!
RispondiEliminaBuongiorno. L'articolo di Haidt linkato l'ho letto e avendo notato questo libro - a cui si fa riferimento nell'introduzione - me lo sono comprato. Recapitato ieri, ho fatto in tempo a leggermi un capitolo e mezzo (su un totale di 12) quindi questo mio commento va preso con tutto il grano di sale che ignorare cosa ci sia negli altri 10 capitoli in mezzo consiglierebbe. Nel primo capitolo Haidt documenta come culture diverse sviluppino sistemi morali molto differenti. La principale linea di demarcazione a suo avviso va tracciata fra culure individualistiche (l'Occidente) e sociocentriche (il resto del mondo - Asia, Africa e financo America Latina) Sarebbe interessante aprire un dibattito su come - volendo creare una societá multiculturale - si potrebbe/dovrebbe conciliare visioni morali cosí diverse. Interessante il caso degli Ilongot (Haidt, pp.13-14) che considerano morale e perfettamente accettabile tagliare la testa di gente che non conoscono e non hanno mai incontrato prima in vita loro. Perché? Perché sembrerebbe che quello sia un modo per risolvere contrasti e dispute createsi all'interno della loro comunitá: le due parti avverse se la prendono con un malcapitato che passava di lí, in questo modo "esternalizzando" l'astio reciproco e "liberando la pressione" prima che questi danneggi la loro comunitá. Chiaramente questo é un esempio estremo e non so quanti Ilongot emigrino (probabilmente un numero vicino a zero)... ma spero aiuti a riflettere che chi arriva da culture altre puó avere concetti morali molto diversi. Come si riconciliano con i nostri? E soprattutto, come li riconcilierebbero sli egolatri con i loro?
RispondiEliminaMi scuso... ho notato che andando di corsa no ho aggiunto un link al libro a cui mi riferisco. Eccolo qui - The Righteous Mind: https://amzn.eu/d/i5ZeL5W
EliminaSe non è una scocciatura per nessuno, ti chiederei gentilmente di tenerci aggiornati sulla lettura del testo, magari in questo post, giusto per avere un riferimento unico.
EliminaNon rimproveratemi per il mio problema con le lingue, ho già abbastanza sensi di colpa per la mia pigrizia. Me ne scuso.
Gli Ilongot mi pare siano rimasti in 25.000, in effetti non credo che qui ne arriveranno molti. Il problema che Haidt si pone, invece, credo sia molto più pressante: come faremo noi a riconciliarci con noi stessi.
EliminaA sensanzione la cosa ha la stessa radice del fenomeno della transizione di genere. La sensazione è che si voglia trattare uno stato emotivo assecondandolo senza capire la causa reale di tale stato. Le analogie che vedo sono:
RispondiElimina1. lag temporale: mentre stati più "avanti" con la sperimentazione ora stanno facendo passi indietro, noi apriamo nuove cliniche
2. stesso orientamento politico
3. stesso approccio
Ho letto con interesse tutto l'articolo di Jonathan Haidt. Se ho capito bene i giovani individui, negativamente influenzati da false verità che fanno leva sulle loro emozioni più che sulla razionalità, sono indotti al conformismo o alla depressione. Su questo terreno fertile hanno avuto grande effetto i social media con la loro capacità di amplificare i messaggi. È una ricerca interessante che potrebbe ricollegarsi al tema dell'odio in rete, ma con cause lievemente diverse da quelle normalmente individuate.
RispondiElimina...da quelle normalmente individuate da chi ha prodotto il fenomeno (cioè la sinistra woke).
EliminaDa ciò che ho compreso dello studio di J. Haidt (l' ho letto con translate), il punto non è tanto il far leva sulle emozioni, è scontato, la comunicazione politica si è degradata, in Italia da tangentopoli mi pare, ma paventare minacce (non realistiche) alle proprie fragili identità.
EliminaNon guido io la nave, l' esito dei miei movimenti dipende dai cattivi. E queste fragili identità vengono rafforzate dalle community di riferimento, mentre le minacce vengono enfatizzate da community avverse.
Senza voler banalizzare, ma lo scontro tra sub-culture lo abbiamo vissuto anche noi prima dei social, penso alla guerra tra paninari e metallari. Non è una battuta. Il paninaro era inserito, il metallaro era un "drogato" satanista emarginato, spesso depresso.
Nelle giovani donne liberal oggetto dello studio l' identità si costituisce sul genere e sulle strategie per salvare l' umanità intuisco (il capitale col grembiulino rosso è avveduto nel tracciare il solco della continuità tra autoritarismi e totalitarismi, facendo leva sull' attivismo giovanile, alimentandone le paure e le fragilità, e stuzzicandone l' esaltazione per buoni propositi).
Il movimento antifa è un altro esempio: chi è contro il clima? Chi è antiparlamentare? La Meloni?
In assenza di pensieri strutturati, e allenamento all' autocritica, come ricorda Alberto, ci si rifugia nell' appartenenza acritica, anche di genere, seppur in assenza di abnormi discriminazioni.
Le mode giocano un loro ruolo. E se sei metallaro ti vergogni ad andare in discoteca a rimorchiare, e ti deprimi ascoltando i tuoi assoli preferiti. Ripeto, non sono battute. Intanto si procede all' atomizzazione sociale perdendo di vista l' orizzonte condiviso di una comunità di destino: ragione e passione, il nucleo costitutivo del partito politico di massa.
Generalizzare su questioni psichiche e identitarie così delicate è sempre un rischio, e lo farei con molta delicatezza. Del resto, Napoleone Bonaparte, scrisse in un aforisma che gli uomini sono infanti travestiti da adulti. Il concetto di "piddinitas" (o di narcisismo) ci aiuta a razionalizzare la "malvagità del banale" ma, che fare?
Io rimasi affascinato dal libro Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf (amica del giovane Keynes), ma non lo ricordo e mi riprometto di rileggerlo, e da ciò che immaginavo fossero le riunioni di autocoscienza femministe (cosa che faccio abitualmente con i rari amici rimasti).
I problemi identitari sono connaturati soprattutto in società con sistemi di istruzione fragili (e non mi si venga a raccontare che l' importante è lavorare, ecco, hai risolto il tuo problema identitario: è un grosso tema anche questo) ma i social network sono deleteri, il tempo per stare insieme a discutere di noi, senza giudizio, senza competizione, senza cellulari, io ricordo che lo avevamo. Ora mi pare che non manchi neanche il tempo, manca la prassi, ci sono i cellulari. Del resto, di euro non puoi parlare, di strategie energetiche non puoi parlare, delle tue fragilità non puoi parlare, perché le giovani donne liberal si sentono minacciate da una società o gruppi machisti, ma il loro modello di donna, in base alle mie esperienze, è machista mi par di intuire. Se non emergi sei una fallita, e il depresso è il narcisista fallito.
Come si fa?
I social network sono un problema.
Certo, senza di essi noi non saremmo entrati in contatto.
Non vorrei essere nei panni di un politico.
Però desidererei gli stati generali dell' istruzione umanistica.
Non credo che il conformismo, l'esclusione sociale e tutte le emozioni negative siano il segno di un'epoca in particolare. È vero che i social amplificano certi messaggi, ma non vorrei commettere lo stesso errori degli amici della commissione amore. Il punto non è capire se i messaggi siano o no "performativi" (era questo il termine utilizzato?) ma se il clima generale della società favorisca un certo malessere, e perché. Mi ricordo quando l'On., allora solo Prof, ci raccontava del mercato che alzava l'asticella o delle disuguaglianze che provocavano odio sociale. Alla fine l'ho buttata sul materialismo storico. Sempre che abbia ben capito cosa significhi. Sto leggendo il manuale di storia del pensiero economico del Prof Roncaglia ma sono solo all'inizio.
EliminaNon sono uno psicologo ma... :)
RispondiEliminaDevo dire che la tesi di Hadt, dal mio punto di vista é abbastanza convincente nonostante io credo che in molti ambiti - e soprattutto in psicologia - sia molto difficile distinguere le cause con gli effetti, dato che in molte circostanze il nostro cervello tende ad entrare in "circoli viziosi".
É proprio per questo che un meccanismo amplificatore assume una rilevanza non da poco, secondo me (le curve dello studio sono impressionanti). Io credo che dibbbase tutti abbiamo qualche piccolo conto da risolvere con noi stessi, é parte della vita e della natura; ma se li ingigantiamo... rischiano di diventare patologici.
E poi c'é la questione dell'alienazione, del tempo sottratto ai giochi ed alla socialità (quella vera). La nostra attuale struttura sociale é già abbastanza alienante di per sé anche senza "aiutini" - mi riferisco sorpattutto alla tendenza dei meccanismi sociali a premiare l'individualismo.
Sono diventato papà relativamente da poco e tra qualche anno dovrò scegliere se consentire o meno l'accesso alle reti sociali alla mia bimba - ma in effetti avevo già scelto, anche grazie ad una precedente discussione nei commenti di questo blog (a proposito: non mi stancherò mai di dire grazie di tutto!). Anche se ci vogliono un bel po' di anni, e chi lo sa quali "diavolerie" saranno in circolazione in quel momento!
Tornando all'argomento principale, credo sia relevante notare che l'impatto di Instagram é stato diverso rispetto a quello di Facebook ed anche il discorso del mezzo per usato accedervi (telefonino vs PC o portatile) ha senso; altro che libri senza figure, la tendenza va verso il consumo di figure senza libri! Perché il mercato premia le immagini a scapito delle parole? Credo (oltre al fattore tempo) sia per un maggiore e piú diretto impatto a livello istintivo. Ipotizzando che neanche in psicologia ci siano pasti gratis, possiamo immaginare che a maggiore impatto corrispondano maggiori controindicazioni, e quindi danni.
Come ultima nota semischerzosa, io aborrrrro la "cancel culture" ma non mi dispiacerebbe affatto che i "gringos" cioè gli Statunitensi smettessero di chiamare sé stessi "Americani"... del resto li capisco, brutto essere di un paese il cui nome é una sigla. I'm USAer o USAan sarebbe qualcosa di veramente cacofonico :)
Saluti cordiali
Chiedo scusa a tutti perché è da più di 10 anni ormai che seguo questo Dibattito e non commento mai (del resto questo Dibattito non esiste e non vedo come potrei commentarlo).
RispondiEliminaMa leggere questi post che non esistono per me è acqua di sorgente purissima e non posso farne a meno. Quindi perdonate il mio silenzio e la mia presenza passiva.
Io ci sono, anche ai goofy quando posso!
Danilo
Ecco, mi sono letto l'articolo completo. Adoro gli articoli di psicologia, specie quando sono così lucidi nell'analisi.
RispondiEliminaIo evidenzierei anche 2 altre cose nel riassunto qui sopra:
1. si parla di 12 mila soggetti "bianchi", le minoranze non bianche non hanno dato risultati significativi.
2. si pone l'accento sul problema della tecnologia (cioè l'accesso a instagram e facebook dal 2012 in poi).
Già si era posto l'accento sul fatto che, in fondo, internet ci era stato concesso e che questi social erano un esperimento.
Gli utilizzatori in massa sono riusciti a distruggere quello che l'istruzione aveva faticosamente creato, e qualcuno ci si è buttato a pesce come i "McNamara's Folly" 2.0, e si parla soltanto della maggioranza USA (guarda caso le minoranze non sono significative).
Per quanto riguarda il nostro triste siparietto, io spero vivamente che la maggioranza dei nostri sia ormai immune al pianto (che serve al bambino per ottenere quello di cui ha bisogno...) come sistema per abbassare le difese.
Mi scuso in anticipo se abuso della pazienza del Prof/On. e del resto dei lettori, ma vorrei chiarire tre relativi al mio commento precedente, anche perché mi sono espresso in modo un po' sgrammaticato e molto contorto, come spesso mi capita :(.
RispondiEliminaPrima, però, due premesse:
a. Non credo affatto che il webbe sia un "amplificatore d'odio", questa é una cazzata sesquipedale e male intenzionata come hanno spiegato molto bene il Prof., oltre ad autorevoli commentatori e studiosi.
b. Non sono per nulla un luddista, anzi da informatico se "chiudessero llnternet" ci andrei abbastanza a perdere. Conflitti di interessi a parte, da semplice utente credo che un mondo senza internet (o senza elettricità, o perfino senza catene di montaggio) sarebbe peggiore.
I punti:
1. Il tempo utilizzato sulle reti sociali é sottratto ad altro, per esempio per un bambino al gioco ed alle relazioni sociali "presenziali" (come va di moda dire ora. Credo altresì che questa sia una delle tesi di fondo dello stesso Haidt nel suo articolo. Ciò é alienante, perchè le interazioni telematiche sono una rappresentazione, molto realistica, delle interazioni umane ma "vere" interazioni non sono.
2. Le reti sociali, ma in generale gli strumenti per accedervi cioè computer e (soprattutto) telefonini, generano dipendenza. Ricevere molti "mipiace" o condivisioni genera in molti soggetti e/o in molte circostanze una certa adrenalina; come succede in tutte le dipendenze, ció puó spingere a dedicare un tempo eccessivo a "postare" o a controllare compulsivamente le "reazioni". Inoltre, questo meccanismo puó spingere molti a semplificare eccessivamente, auto-censurare o addirittura distorcere totalmente il proprio stesso pensiero anche considerando il punto
3) Le reti sociali sono un gigantesco, perenne concorso di bellezza keynesiano in cui non viene "premiato" il "contenuto" piú bello, bensì quello che probabilmente riceverà più "apprezzamenti".
In sintesi, esistono almeno 3 meccanismi alienanti ed omologanti, i quali si potenziano tra di loro. La classica ricetta di amplificazione di un circolo vizioso. Del resto - insisto - le "impennate" nelle curve mostrate da Haidt sono impressionanti.
A proposito, avete notato come in molti dei grafici i boys seguano le girls? La nota legge statistica "tira più..." non tramonterá mai :).
Cordiali saluti e grazie di tutto.