Oggi intervengo all'assemblea delle due Confindustria di Lecco-Sondrio e di Como, con le conclusioni del presidente della Confindustria nazionale, Orsini.
In quattordici anni di dibattiti pubblici sono stato guidato da due principi ispiratori: divertirmi (e quindi, in particolare, non ripetere mai lo stesso discorso, e non leggere da un foglio di carta, con alcune notabili eccezioni), e essere utile agli altri. Si pone quindi la domanda di come sia possibile essere utili con delicatezza a una platea di 800 PMI del Nord, di come avvicinare queste imprese, senza strappi e senza forzature, a quel "Folagra moment":
da cui non potrebbero che trarre beneficio. L'unica certezza riguarda cosa non fare: esattamente quello che farebbe un Trombetta o un altro consimile zerovirgolista: rimproverare all'eletto consesso le evidenti cantonate prese nel corso degli ultimi quindici anni! Bisognerà pur tirare una linea e cominciare ad accompagnare, anziché continuare a recriminare, ora che la rapida evoluzione delle posizioni del mainstream ci suggerisce che certe lezioni sono state apprese, almeno da chi era in condizioni di apprenderle. Vale infatti sempre il principio secondo cui:
Il successo del nostro Paese, successo, s'intende, in termini relativi (tanto per chiarire subito un equivoco: non recupereremo mai lo sfregio fatto alla nostra crescita dalle politiche di Monti-Letta-Renzi), ha del miracoloso non solo per quelli che, imbesuiti dalla propaganda anti-italiana, hanno interiorizzato la solfa del "sistema Paese" inefficiente e improduttivo per colpa delle PMI che non vogliono crescere (fra questi, duole dirlo, molti imprenditori...), ma anche e soprattutto per chi, come noi, sa in quale quadro informativo sistematicamente distorto migliaia di imprenditori abbiano dovuto quotidianamente decidere come posizionarsi, quali scelte strategiche fare. Come siano riusciti a sopravvivere e a crescere tanti imprenditori sopraffatti da mitologemi privi di fondamento e significato resta per me un mistero! Le spiegazioni possono essere svariate, e quella vera forse è una loro combinazione convessa: forse alcuni imprenditori credono più ai loro occhi che ai loro giornali; forse, da macroeconomista, sopravvaluto l'effettiva rilevanza per le decisioni aziendali dell'avere un quadro macroeconomico corretto; o forse, se oltre ad avere istinto, la nostra classe imprenditoriale avesse avuto una visione equilibrata degli scenari macroeconomici, i risultati del Paese sarebbero migliori di quelli dei partiti "sovranisti quelli veri", cioè migliori dello zero virgola (abbiamo comunque visto che ex post l'ISTAT, il migliore amico dell'uomo che vuole informarsi sull'economia, ci ha confermato che nel 2023 eravamo arrivati all'uno virgola, e confido che ci torneremo).
Certo, esattamente come io da macroeconomista corro il rischio di enfatizzare la rilevanza dell'analisi macroeconomica, va da sé che chi produce (cioè offre) beni tenderà a focalizzarsi esclusivamente sul lato dell'offerta. Aggiungo che se io, da macroeconomista, posso avere (e ho dal 2011) un quadro equilibrato del contributo della Germania alla crescita europea e italiana (un rimorchio, non una locomotiva, e un capitalismo che avrebbe segato il ramo su cui era seduto, come oggi ognuno vede), è assolutamente ovvio che nell'ottica microeconomica della singola impresa del Nord che finora ha prosperato perché inserita nell'indotto di una azienda tedesca che ancora non si fosse suicidata le mie considerazioni sul ruolo complessivo della Germania sono, prima ancora che incomprensibili, eversive.
Come vi ho ricordato più volte, sopra la macchina da cucire di mia nonna Quartina era appesa una targa in legno su cui erano scolpite queste parole della principessa Maria: "Tutto comprendere è tutto perdonare!" Le rilessi con piacevole sorpresa parecchi decenni dopo, avendo deciso di tuffarmi nel flusso potente del Romanzo. Sta di fatto che la comprensione è soggetta a una singolare, sgradevole asimmetria: il cervello, o meglio il tempo per farlo funzionare, può mettercelo chi ce l'ha, il che costringe chi più sa a mangiare più spesso degli altri il metaforico cucchiaino di cioccolata. Vero è che non si può sempre abbozzare pro bono pacis, e che ogni tanto qualche sberla bisogna anche darla...
Per ingannare il tempo, e anche per fare un minimo lavoro di aggiornamento del blog, vorrei passare in rapida rassegna almeno alcuni dei tanti mitologemi che ci siamo dovuti sciroppare, e tuttora dobbiamo sciropparci, utilizzando il database dell'ultimo World Economic Outlook. Chissà, magari qualcuno di questi aggiornamenti di verità per noi ormai banali e ritrite mi tornerà utile più tardi...
Quelli che la Germania è la locomotiva d'Europa
Le cose in effetti stanno così:
Dall'ingresso nella moneta unica la Germania è terz'ultima per crescita, con una crescita media sostanzialmente indistinguibile da quella di un Paese assassinato come la Grecia. Vero è che noi abbiamo fatto peggio, per motivi su cui ci siamo spesso intrattenuti, ed è altresì vero che il contributo di un Paese alla crescita di un'area dipende non solo dalla velocità della crescita, ma anche dalla dimensione del Paese (con calma possiamo fare i calcoli), ma converrete con me che nell'immaginario collettivo la Germania tiene il posto che nei dati è dell'Irlanda! Questo valeva prima della grande crisi finanziaria:
quando la Germania era addirittura penultima (noi sempre ultimi), come era stato all'epoca notato dal saggio De Nardis, e vale ancor più ora che la Germania ha segato il ramo:
(e i terzultimi siamo diventati noi).
Quelli che la Germania cresce perché è competitiva grazie a elevati investimenti
Questa invece è la nonna (cioè la madre della madre) di tutte le puttanate lievi imprecisioni. In realtà, come qui ben sapete (ne parlammo fin dall'inizio), per tutto il periodo antecedente alla Grande crisi finanziaria la Germania è stata il fanalino di coda degli investimenti europei:
Vero è che dopo la scoppola della pandemia, grazie al cospicuo ricorso a fondi extra-bilancio e altre alchimie (o scorrettezze) contabili la Germania si è rimessa in carreggiata:
(noi però siamo sempre sopra), per cui nell'intera era dell'euro il risultato è questo:
Il punto è che nel periodo in cui si sono andati costruendo gli squilibri interni all'Eurozona (1999-2008) la Germania ha costruito il proprio vantaggio competitivo con una politica di repressione, non di promozione, degli investimenti. Si tratta di mera contabilità nazionale, a voi spiegata a suo tempo:
S - I = X - M
per cui se X supera M (esportazioni superiori alle importazioni, bilancia dei pagamenti in attivo) necessariamente I sarà inferiore a S, il che si può ottenere o con tassi di risparmio da società contadina, o con una repressione degli investimenti di cui ancora oggi la Germania paga il fio, come ci ha spiegato il più autorevole dei commentatori economici tedeschi al nostro convegno annuale del 2023:
D'altra parte, è difficile che un eccesso di esportazioni (sulle importazioni) possa essere spiegato da un eccesso di risparmio (sugli investimenti) in un Paese in cui una politica di deliberata repressione salariale da noi più volte illustrata (a partire da qui) ha lasciato in tasca ai lavoratori poco reddito da destinare al risparmio, no? Oggi arriva Draghi lellero lellero a spiegarci che questa race to the bottom salariale è un fenomeno generalizzato dell'Eurozona, è il modo in cui "noi" abbiamo cercato di recuperare competitività (sarebbe la famosa "scossa" di Draghi, per noi che ne parliamo da quindici anni più soporifera che elettrizzante):
Dimentica però di spiegare perché qui da noi l'idea, invero non originale, di fare maggiori profitti pagando meno i lavoratori sia diventata un percorso obbligato: perché da quando l'unione monetaria ha precluso la rivalutazione della valuta dei Paesi in surplus (in particolare, del marco tedesco), l'unica strada percorribile per sopravvivere alle aggressive politiche dei redditi tedesche (le riforme Hartz) era svalutare i salari nei Paesi in deficit (in particolare, in Italia).
Eh già! L'euro lo fa...
Quelli che l'euro ci ha dato stabilità valutaria...
...e anche su questo ci sarebbe molto da dire, ma la cosa più semplice resta sempre accompagnare il vostro interlocutore in questo semplice esperimento concettuale: preso il grafico del cambio della valuta italiana (lira fino al 1999, poi euro) con il dollaro statunitense:
(come si costruisce ve l'ho spiegato qui), individui il candidato il momento in cui il Paese entra nella stabilità conferita dall'euro. Se non siete molto, ma molto del mestiere, individuare quel punto è praticamente impossibile, perché l'euro non è stato particolarmente più stabile della lira rispetto al dollaro. L'unica differenza è che da quando siamo insieme alla Germania, la nostra politica valutaria è soggetta alla necessità dell'industria tedesca di indebolire l'euro per promuovere le esportazioni tedesche (essendosi prima assicurata una fornitura di energia a basso costo dalla Russia). Quindi la volatilità è a spanne la medesima, ma non riflette le caratteristiche o gli interessi della nostra economia, bensì di un'altra...
Quelli che l'euro ha contribuito alla nostra crescita integrandoci nelle catene del valore tedesche
E anche qui qualcosa da dire ce l'avremmo, tant'è che abbiamo perfino creato la categoria del PISL (definita in questo post): il Piccolo Imprenditore Spaventato Lombardo, spaventato ovviamente da Borghi (l'uomo che sussurra allo spread, il volto becero del sovranismo), non dal mellifluo Bagnai (il mediocre clavicembalista, il volto presentabile del sovranismo). Ora, i dati raccontano un'altra storia: l'integrazione, è indubbio, c'è stata in re ipsa. Apro e chiudo una parentesi per evidenziare che i nostri imprenditori continuano a commerciare con Paesi rispetto ai quali il cambio della loro e nostra valuta continua a fluttuare a piacimento della Germania, e quindi non sono dei deficienti incapaci di utilizzare una calcolatrice o di coprirsi dal rischio di cambio! Fatto sta che mentre l'interscambio totale fra Lombardia e Germania è rimasto più o meno quello che era prima:
l'orientamento dei flussi commerciali è cambiato bruscamente:
con un drammatico sprofondamento del saldo commerciale fra Lombardia e Germania verso una posizione di deficit strutturale che sottrae, non aggiunge, alla crescita, non solo per il banale fatto contabile che:
Y = C + I + G + X - M
(per cui se la somma algebrica dei due ultimi addendi è negativa, il Pil Y è più basso di quanto potrebbe essere se fosse bilanciata), ma anche per il fatto economico che un deficit commerciale è domanda che si rivolge al mercato estero anziché a quello interno, e che quindi in quello, anziché in questo, genera crescita.
Segare il ramo
D'altra parte, che lo scopo del gioco non fosse l'integrazione lo si capisce anche da un altro grafico, che non credo di avervi mai fatto vedere: quello della composizione percentuale dell'export tedesco per destinazione:
Come ognuno vede, tranne chi non vuole vederlo, l'ingresso nella moneta unica non ha aumentato la percentuale di esportazioni verso l'Unione a 27. Viceversa, le politiche di austerità l'hanno fatta drasticamente diminuire. E per forza! La "strategia deliberata volta a ridurre i costi salariali gli uni rispetto agli altri, combinando ciò con una politica fiscale prociclica" ha distrutto la domanda interna del mercato unico, il che ha costretto la Germania a rivolgersi ad altri mercati, con una riduzione strutturale della quote europea nel suo export che dal 57% del 2007 scende rapidamente al 48% del 2013 e rimbalza poi lentamente per attestarsi attorno al 51% attuale. Il metaforico ramo su cui la Germania era seduta, per capirci, era l'area azzurra. L'area arancione comprende il Paese che sta reagendo coi dazi alla svalutazione competitiva dell'euro.
Concludendo
Vorrei sperare che questo sia patrimonio acquisito per la nostra bella d'elettori famiglia e di lettori, ma ci credo poco. Quelli che quando mi incontrano non sanno dirmi nemmeno come si chiamano difficilmente sapranno dire all'average Joe piddino come stanno le cose. L'importante, ricordate, è desistere. Non ha senso rovinare una cena in famiglia, più di quanto ne avrebbe rovinare un importante convegno. La pietà umana, e l'intelligenza tattica, comandano di lasciare che certe verità trovino da sole la propria strada e i propri evangelisti! Oggi Uva è uno di noi, e questo deve allietarci (oltre a esilararci). E ora rispondo ai messaggi che non saranno mancati, mentre mi concedevo questo breve momento di approfondimento e condivisione con voi...
(...il dato controintuitivo della settimana è che sono guarito in modo assolutamente inatteso dalla brutta contusione che mi ero fatto. Mi ero messo d'accordo con un pastore di Pizzoferrato per salire al Monte Lucino dal Culo dell'asino - toponimo che le carte pudicamente non riportano - scendendo dalla Cuccagna. Visto da giù sembrava abbastanza tranquillo. Fatto sta che abbiamo dovuto arrampicare per un centinaio di metri di dislivello, tant'è che all'imbocco del primo canalino a me era già passata la fantasia, ma avendo disturbato una persona non potevo dirgli: "Scusa, torniamo a casa perché ho le vertigini!" Mi sono quindi attenuto a due sagge massime: non guardare indietro, cioè giù, e arrampicare con le gambe, cioè privilegiando la spinta alla trazione. La cresta, poi, sottile e tutta sbreccata, mi ha regalato altre emozioni, sicché fino al momento di rimettere piede su qualcosa di simile a un sentiero a tutt'altro avevo da pensare che al mio costato. Che ero guarito me ne sono accorto poi, mettendomi a letto. Nessun dolore. Chissà se Lascienza ha una spiegazione per questo strano fenomeno? In ogni caso, come ho detto su FB: non andateci da soli!...)
Spero che il suo intervento venga registrato e reso disponibile. Già lo pregusto...
RispondiEliminaNon c’è streaming ma c’è una regia molto accurata, forse trasmetteranno in differita sul loro sito.
EliminaIo ho imparato a desistere, in particolare con i familiari, sapendo che un giorno saranno loro a dirmi le cose che gli avrei voluto direi con misericordia anni prima.
RispondiEliminaPia illusione che qualcuno ti dica "avevi ragione".
EliminaPotrà invece capitarti che verranno a spiegarti l' ovvio con l' aria che eri tu a non aver capito.
Io lo dissi alla mia famiglia tipo 10 anni fa: il problema dell'Italia è l'euro. Alle rimostranze risposi "un giorno capirete" e non ne ho parlato più.
RispondiEliminaD’altra parte se le persone credono ai mezzi di stampa…
EliminaAnche io sto guarendo dai postumi di un infortunio al costato. Due costole incrinate, dalla parte destra. Molto debilitante.
RispondiElimina(p.s. a quando il Gran Sasso? 🤔 😇)
Anch'io ho litigato in famiglia quando mi sentivo rimbalzare addosso le solite osservazioni, tipo "senza l'euro chissà che fine avremmo fatto", ecc ecc. Poi ho applicato la prima legge della termodidattica e, in buon ordine, mi sono ritirato. Leggere le dichiarazioni di Draghi a La Hulpe mi ha messo addosso rabbia mista a tristezza perchè ho capito che mi tocca condividere le scelte palesemente dannose operate dai progressisti con chi se le merita. Mio malgrado. Ho riletto il mito della caverna di Platone ed ho trovato chi, 2400 anni fa, deve aver provato qualcosa di simile. Ci vediamo a Montesilvano.
RispondiEliminaPerò è interessante che la frase abbia una variabile x adatta per qualunque cosa venga da lì: "senza X chissà che fine avremmo fatto".
EliminaIo continuo a parlare a mia moglie, al mio amico piddino, al mio amico avs, gli strumenti mancano (a loro!) e l'impresa è ardua. Per fortuna, mi accontento, mia moglie ascolta incuriosita.
RispondiEliminaBella atmosfera, belle sensazioni.
RispondiEliminaI vicini (a me sconosciuti) che annuivano alle diverse critiche molto esplicite dei presidenti di Confindustria (e non solo) sull'operato dell'UE sono un piccolo segnale che stanno cominciando ad avere un inizio di Folagra moment.
Ottimo ripassone. Grazie!
RispondiEliminaAncora oggi in un bar una "ragazza" di circa trent'anni si lamentava che lei in pensione non ci andrà mai e le toccherà lavorare fino alla tomba; lo diceva con aria tra il rassegnato e l'accusatorio verso un "anziano" evidentemente neopensionato. Troppo lungo spiegare ad entrambi che tale ingiustizia é anche frutto di decenni trascorsi a venerare il feticcio dell'austerità. Troppo distante dalla più pratica visione del "se so' magnati tutto" accettata da entrambi; ho quindi applicato il protocollo della desistenza.
RispondiEliminaComplimenti per esserci riuscito.
EliminaCome hanno fatto a far credere al piccolo Pisl Nemecek che nel diventare sub fornitore della Germania e mantere la bilancia commerciale in parità fosse possibile, è un mistero. Stai dando semilavorati per prodotti finiti, quindi il surplus rimane oltralpe.
RispondiEliminaSono stati astuti, ma se avessero usato le forze per creare un'economia migliore, non ci sarebbe stato questo gioco a somma zero. O forse sono sempre e solo eredi di Goebbels?
Quelli che...le sono grati per aver creato il dibattito e per non aver applicato (anche a noi) la prima legge della termodidattica.
RispondiElimina"Intanto, la bussola che ci ha condotto fino a qui, cioè fino al punto in cui la Germania ha segato il ramo su cui è seduta (come prefigurato nel 2011 sul manifesto), può essere usata per guardare oltre l'orizzonte. Ma vogliamo veramente farlo?"
[quote]forse, da macroeconomista, sopravvaluto l'effettiva rilevanza per le decisioni aziendali dell'avere un quadro macroeconomico corretto; [/quote]
RispondiEliminaSicuramente lei ha conosciuto e conosce più imprenditori di me; quelli che ho conosciuto io però non erano spinti dalla volontà di massimizzare il profitto quanto, essendo già ricchi, dalla volontà di costruire qualcosa che gli desse soddisfazione.
Ripropongo il documento già citato in un altro mio commento( https://www.fondazionenazionalecommercialisti.it/filemanager/active/01545/2021_25_10_Osservatorio_Bilanci_Srl_.pdf?fid=1545 ) da cui si evince come un'alta percentuale di imprese italiane abbia un ROE negativo. Tanto varrebbe comprare BTP e godersi la vita.
Peccato che alcune persone interpretino il "godersi la vita" con il fare impresa e costruire qualcosa, andando i Ferrari soltanto la domenica.
Non so quanti siano in percentuale questi imprenditori sul totale, non è facile trovare statistiche di questo tipo, ma un'idea ci si può fare dal documento sopra.
Si impara col tempo a desistere. Quando hai il momento Folagra (il mio è stato la Grecia 2015 dopo i primi dubbi avuti da Monti in poi) c'è sempre molta rabbia e soprattutto l'illusione che tutti i tuoi affetti siano in fase con te. Ma apparentemente diventare pian piano consapevoli in quel periodo era da geni o da anticonformisti "in direzione ostinata e contraria" senza particolari problemi a sottrarsi all'esperimento di Asch. Desistere per me è stato piuttosto difficile perché non potevo tollerare che uno dei miei genitori con pensione piuttosto bassa e costretto a lavorare anche a 70 anni per arrotondare e fare una vita un minimo dignitosa fosse il primo a difendere il sistema cadendo nella trappola dei diritti cosmetici a costo zero con cui continua a "comprare" voti la sinistra (sempre meno per fortuna) ma col tempo sono diventato zen ed ormai me ne sto zitto, anche se fa male non si possono salvare le persone da se stesse. Dispiace invece che il vostro lavoro non venga riconosciuto abbastanza a livello di voti e francamente ancora non mi spiego il fatto che non si sia recuperato qualcosa su FdI (le uscite di Tremonti e Crosetto a noi avrebbero dimezzato il consenso). Mi viene da pensare che i cittadini siano convinti di averle provate tutte e si appoggiano a Meloni come ultima spiaggia (permane forse l'illusione che Salvini abbia governato da posizione di maggioranza a causa dell'inversione tra voti di Lega e M5S durante il governo gialloverde). Immagino che in questo momento sia comunque più importante il lavoro fatto con la "gente che conta" come sottolineato in questo post e comunque essere là per quando le cose andranno male.
RispondiElimina***le uscite di Tremonti e Crosetto a noi avrebbero dimezzato il consenso***
EliminaBeh anche Salvini che inneggia a israele bene non ci ha fatto.
In ogni caso tutto dipende da come ti inquadrano i "me(r)dia". Sono i me(r)dia a formare quello che la gggente crede sia la realtà.
Ti stufi del Pd ? Basta con "l'asinistra" e si va a "destra" ?
Nessun problema ti danno un "PD deddestra"...
In altre parole se un politico che non è una nullità non è membro de l' Aspen , per citare NON a caso uno dei tanti appositi clubs , c'è una notizia buona e una cattiva .
La prima è che sei un indipendente , la seconda è che però non avrai mai parte dirigente nel sistema di potere.
Ed è appunto a questo che provvedono i me(r)dia.
OT: professore, aveva visto questo doc. di Stephen Miran? https://manhattan.institute/article/reform-the-federal-reserves-governance-to-deliver-better-monetary-outcomes
RispondiEliminanon rovinerò MAI una cena in famiglia per parlare di argomenti che non possono essere nominati a tavola...l'introduzione di termini come "PD" ad esempio è una di quelle cose vietatissime in qualsiasi desco. Di una cosa però sono assolutamente certo: gli esponenti di quella cosa innominabile a tavola sanno maneggiare benissimo le posate riconoscendole tra le molteplici e classificandole in base all'uso e non commetterebbero mai gaffes utilizzando posate da pesce sulla carne e viceversa e non confondono posate da burro con quelle da frutta o da dolce. Non si frequenta la ZTL senza un minimo di consuetudine su questi tools.
RispondiEliminaNon c'entra nulla con l'argomento del post, ma mi piace condividere la seguente riflessione di Giorgio Aganben:
RispondiEliminaMoneta e memoria
Moneta, il termine latino dal quale il nostro deriva, viene da moneo, «ricordare, pensare» ed era in origine la traduzione del greco Mnemosyne, che significa «memoria». Moneta divenne così a Roma il nome del tempio in cui si celebrava la dea memoria e si coniava la moneta. È a partire da questo nesso etimologico fra la moneta e la memoria che si dovrebbe guardare al riaccendersi oggi delle discussioni sull’abolizione della moneta unica europea e del recupero di ogni paese della propria moneta tradizionale. Sotto l’urgente questione «monetaria» agisce una non meno urgente questione di memoria, cioè nulla di meno che la riscoperta della memoria propria di ciascuno dei paesi europei che, abdicando alla sovranità sulla propria moneta, hanno senza accorgersene in qualche modo abrogato anche il proprio patrimonio di ricordi. Se la moneta è innanzitutto il luogo della memoria, se nella moneta, in quanto può pagare per tutto e stare al posto di tutto, ne va per il singolo e per la collettività del ricordo del passato e dei morti, non sorprende allora che nella rottura del rapporto fra passato e presente che definisce il nostro tempo emerga con inaggirabile urgenza il problema monetario. Quando un illustre economista dichiara che il solo modo che la Francia (come forse ogni paese europeo) ha di uscire dalla sua crisi è di riacquistare l’autorità sulla propria moneta, egli sta in realtà suggerendo a quel paese di ritrovare il rapporto con la propria memoria. La crisi della comunità europea e della sua moneta che è ormai alle porte è una crisi della memoria e la memoria – è bene non dimenticarlo – è per ogni paese un luogo eminentemente politico. Non c’è politica senza memoria, ma una memoria europea è altrettanto inconsistente della sua moneta unica.
23 settembre 2025
O.T. Sulla proposta anti Islam appoggiata (pare) anche dalla Lega.
RispondiEliminaLo scrivo qui perché mi sembra importante e so che l'ambiente è quello giusto.
ATTENZIONE: può essere un boomerang se la Corte Costituzionale ne impugna un articolo e lo cassa va a far saltare la tutela dell'art. 8 cost. che è il baluardo contro la Sharia .
La via giusta è aggiungere una riga all'art. 3 Cost. :
"Ai fini del presente articolo e dei successivi l'Islam non è considerato religione" .
In modo da disinnescare la potenziale presunta superiore tutela "religiosa" contro il "civile" divieto di Sharia e altri comportamenti di "civiltà" islamica surrettiziamente fatti passare come libertà religiosa .
ma siamo sicuri sicuri che gli italici problemi siano l'euro e la germania, o non piuttosto l'essere ingabbiati in un sistema di tipo feudale di cui noi rappresentiamo il gradino più basso nella gerarchia di comando? Infatti l'euro ha i suoi pro e i suoi contro (e gli imprenditori di successo lo sanno bene e ne approfittano) e anche la germania nei confronti del bel paese non si è sempre comportato come una matrigna cattiva (al contrario dei francesi ed inglesi, ad esempio). La vera debolezza italiana è nel non trovare una leadership capace di decidere e di incidere, perchè o poco lucida o molto ipocrita. Il donchisciottismo che combatte falsi nemici fa il gioco di quelli veri, che ci prenderanno sempre per il...naso. "Italiani, brava gente"
RispondiEliminaL'unico sistema feudale che riconosco, è quello definito da Graeber come quello sadomasochistico delle corporazioni, che ha frenato l'aumento degli stipendi in favore di élite che devono mantenere la propria "corte".
EliminaDel resto, in "le origini della civiltà" di James C. Scott si analizza una tesi singolare sul fatto che l'agricoltura abbia favorito la comparsa degli stati e di conseguenza la tassazione delle coltivazioni "fuori terra", permettendo lo spostamento di grandi surplus verso le élite.
Ma stiamo divagando, bisognerebbe che Barbero intervenisse in questo blog.
Spero che riesca a farsi ascoltare e che riescano a comprendere appieno. Il fatto che sia stato invitato in questo importante evento fa ben sperare. Grazie per tutto quello che continua a fare.
RispondiEliminaDimenticavo di aggiungere: infinito dispiacere per il risultato della lega in Toscana. Non so neppure spiegarmelo. Mi dispiace tanto
RispondiEliminaScettico nei confronti dell'Euro tanto quanto la consistenza dei nostri politici. Azzardo una previsione che mi auguro che non si avveri, ma temo che non sia improbile: la Germania e la Francia risolveranno i loro problemi vendendoci carri armati e altre armi per contrastare l'invasione russa. Armi ovviamente del tutto inutili perché il problema con la Russia non è l'invasione quanto piuttosto che arrivi qualche missile ipersonico, evento che stiamo rendendo sempre più probabile con le scellerate politiche di Bruxelles. Loro forse avranno una boccata di ossigeno e noi crolleremo del tutto. Il carisma dei nostri politici, Destra o Sinistra che sia, rende la cosa tutt'altro che improbabile. Dopo il disastro potrebbe seguire l'"uomo forte" che abbiamo già vissuto in altri tempi. Cari giovani pensate a farvi un partito tutto vostro e schiaritevi le idee, perché certe vostre manifestazioni mi fanno pensare che non le avete molto chiare.
RispondiEliminaI ggiovani dovrebbero avere energie nuove e sono quindi naturalmente orientati a comportamenti di rottura ... MA non hanno idee politiche perché sono stati educati a non averle.
EliminaCosì quando si trovano a doverle avere le prendono già confezionate dal sistema.
Una di queste è appunto essere "propal" esattamente di come si sentono "green".
Ciao Alberto, scusa ma come funziona la tassazione agevolata per i rinnovi? Ho sentito che sarà fino ai 28000 euro.
RispondiEliminaQuindi interessa magari nella stessa azienda solo alcuni lavoratori? O funziona come gli scaglioni Irpef?
Grazie dell attenzione
“Relazione annuale sul 2024 in sintesi” di Banca d’Italia. Sezione 6 (l’economia italiana, le imprese):
RispondiElimina"Gli andamenti settoriali e la struttura del sistema produttivo
Il valore aggiunto e la produzione. – Nel 2024 il valore aggiunto dell’economia italiana è aumentato dello 0,5 per cento (0,7 nel 2023)1. L’attività si è incrementata dell’1,2 per cento nelle costruzioni (6,9 nell’anno precedente) e, in misura più contenuta, nei servizi; ha sostanzialmente ristagnato nell’industria in senso stretto, diminuendo nella manifattura.
L’indice della produzione industriale si è ridotto del 3,0 per cento (-2,4 nel 2023), proseguendo con intensità crescente il calo in atto dal 2022. Secondo le indagini dell’Istat, il principale ostacolo alla produzione deriva dall’insufficienza della domanda che rispecchia, tra l’altro, la debolezza del ciclo manifatturiero nell’area dell’euro. Si è confermato il diverso andamento del valore aggiunto nell’industria in senso stretto e dell’indice della produzione industriale: dal 2010 al 2024 il primo è complessivamente salito del 3 per cento, mentre il secondo è diminuito del 9 (fig. 6.1).A parte le differenze metodologiche, la divergenza, comune ai maggiori paesi europei, è determinata anche da cambiamenti strutturali di lungo periodo nella qualità delle produzioni. Il valore aggiunto esprime in modo più appropriato tali cambiamenti rispetto all’indice della produzione, che invece riflette principalmente variazioni nelle quantità prodotte
In termini di valore aggiunto, nel 2024 sono maggiormente cresciuti il settore chimico e quello farmaceutico. Le contrazioni più ampie si sono registrate nella fabbricazione di autoveicoli – comparto che sta affrontando le trasformazioni tecnologiche e produttive legate ai processi di transizione ambientale e digitale – e nel tessile, la cui flessione è in atto dall’inizio degli anni duemila."
L' acqua sale, ma troppo lentamente per sperare in un risveglio tempestivo del PISL.
Quo semel est imbuta recens servabit odorem testa diu (Orazio) : l'orcio, una volta che da nuovo è stato impregnato [di Uva rancida], ne conserverà a lungo l’odore.
Siccome la manovra ancora non è approdata al parlamento... Credo che in futuro la soglia dei 28 000 vada spostata verso l'alto... Con i rinnovi e altro oramai è obsoleta.. e portandola verso alto aiuterebbe anche ceto medio in parte.
RispondiEliminaPoi ho sentito che soglia per tassazione agevolata su rinnovi ha sempre soglia 28000... Spero che non sia come bonus Renzi che se superi soglia poi devi restituire... Sarebbe una "cavolata"...
Duole dirlo, ma i PISL si credono dalla parte del capitale, così come i quadri della famosa sfilata silenziosa dei 40 mila di antica memoria, si credevano non più operai specializzati. E non è accidentale che tutti costoro vengano triturati dalla storia. Mentre dei 40 mila, come noto, non c'è più traccia alcuna neanche negli ossari e Torino è tornata nel 600 provincia tra le provincie, analogamente accadrà, e senza pietà, per gli imprenditori e il loro nord continuando ad abbandonarsi a vecchie fascinazioni d'altri tempi, che, a mio modesto parere, condividono troppe illusioni simili a quelle dell' “intelligente” Renzi.
RispondiEliminaE, anche a rischio di passare per uccellaccio, mi pare che poco tempo rimane loro per ravvedersi, perché anche alla verità è concesso un tempo limitato nell'arena mentre la vista inevitabilmente cala con gli anni.
Secondo principio della Termodinamica, diciamo semplificato: L'entropia aumenta sempre e con essa la cosapevolezza. L'Universo, il sasso nello stagno, l'onda del mare, tutto finirà quando ritornerà l'equilibrio, quando le inscrespature dello stagno si saranno tutte disintegrate al bordo, quando le onde del mare non avranno più il vento che le genera, quando tutti i punti dell'Universo avranno la stessa tempteratura, quando tutti sapremo di essere stati ingannati e non lo potremo mai più essere!
RispondiEliminaPerché l'imprenditore medio-piccolo italiano ha tenuto botta in tutti questi anni nonostante che il sistema non abbia fatto che dargli pedate negli stinchi? Perché non le stesso se ne strabatte i coglioni delle congiunture economico-politico-finanziarie del mondo, sia che esse siano buone oppure cattive. L'imprenditore, che spesso è rappresentato da famiglie, amici, compagni di avventura, si basa solo su quello che sa fare, vuole fare e fa, sapendo con certezza che lo sa ben fare!!! Poi si ncazza un po' con la banca quando tira la corda glki da pochi soldi e a caro prezzo, ma va avanti a capo basso ma a testa alta a lavorare, anche di Sabato e di Domenica fino a che non ha consegnato il lavoro cos' ben fatto che nessuno possa puuntagli niente. Naturalmente con le dovute eccezioni che come sappiamo la regola la confermano.
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