venerdì 3 gennaio 2025

I want to be a currency. From now on, I want you all to call me 'Leuretto'.

Chiedo scusa, ma ne ho piene le tasche dei cretini che quotidianamente ci importunano nella cloaca nera con i miasmi delle loro flatulenze verbali. Penso sia quindi utile per tutti noi mettere le cose in prospettiva, ribadendo un concetto essenziale e misurabile: l'euro ci era stato annunciato come valuta forte e stabile, ma i dati dicono che non è stata particolarmente stabile e che non si sta rivelando particolarmente forte. Mi è venuto in mente di ribadire questo punto semplice ma incontestabile (se non dai cretini, che qui comunque hanno libertà di espressione del pensiero) intravedendo oggi un tweet del nostro amico involontariamente esilarante:


che lamentava il raggiungimento del livello più basso dell'euro dal 2022 (!) a causa di preoccupazioni sull'economia europea (!).

Ho rimesso doppiamente in prospettiva questo tweet surreale con un breve intervento:


Eh sì! Perché innanzitutto non è il valore più basso dal 2022, ma dal 2008, e poi le preoccupazioni non sono per l'Europa, ma per la Germania.

Non poteva non inserirsi il prototipo del troll drindrino:


un ellissoide di rotazione che adesso bloccherò, perché oltre a essere diversamente intelligente è anche molto, ma molto monotono... Ma questo qui non interessa: ve lo indico solo a titolo didattico come prototipo dei cretini della liretta, il cui nome è Legione.

E allora parliamone, della liretta, ma coi dati!

I dati ci sono: quelli dal 1960 alla fine del 1998 li trovate sulle International Financial Statistics del FMI:


espressi in quantità di lire necessaria per acquistare un dollaro (quotazione incerto per certo), ma volendo anche sui Key Short Term Economic Indicators (accessibili dal Data Explorer dell'OCSE), sempre espressi come unità di valuta nazionale per dollaro, con la differenza però che l'OCSE prende come riferimento per la valuta nazionale l'euro:


In altre parole, questo significa che i dati OCSE e i dati FMI sono esattamente gli stessi, a meno della moltiplicazione per un numero che ben conoscete:


Per ottenere la serie in lire (quella fornita dal FMI) basta moltiplicare la serie in euro (quella fornita dall'OCSE) per 1936.27.

Ovvio, no?

Perché ci occorrono due fonti? Perché il FMI smette di riportare il cambio lira/dollaro da quando la lira non esiste più (cioè dal 1999). Viceversa, l'OCSE riporta il cambio della valuta italiana rispetto al dollaro sia quando questa valuta era la lira che quando questa valuta era l'euro. In effetti, ci basterebbe quindi come fonte l'OCSE, ma ho voluto confrontare le due fonti nel foglio Excel che vedete qua sopra per essere certo che la misurazione retrospettiva dell'OCSE coincidesse con quanto avevo appreso del cambio lira/dollaro nella mia lontana giovinezza.

Ve la faccio breve. I dati sono questi:


Sono dati mensili dal gennaio del 1960 al novembre del 2024.

Chiedo (per un amico): sapreste indicarmi in quale punto del grafico l'Italia entra nell'Unione Economica e Monetaria? L'ingresso nell'euro ci è stato proposto come raggiungimento di una stabilità ormai perduta dall'abbandono di Bretton Woods, come fine di un periodo di volatilità eccessiva e di svalutazioni devastanti (che sul grafico si vedono come impennate, come aumento della quantità di valuta nazionale necessaria per comprare un dollaro), e quindi, se la promessa tanto sbandierata fosse stata almeno un po' mantenuta, non dovrebbe essere difficile individuare il momento in cui essa è venuta a compimento, no? D'altronde, se ci fate caso, l'abbandono della stabilità che il sistema di cambi fissi di Bretton Woods ci garantiva nel grafico si vede piuttosto bene, giusto? Si vede quando il cambio cessa di essere fisso (retta orizzontale) e comincia a muoversi, o no? E quindi, di converso, la ritrovata stabilità conferita dall'euro, di cui tutti gli euroti cianciavano e tuttora cianciano, dovrebbe essere altrettanto facilmente individuabile, o sbaglio?





















































Eh...

















































No, mi sa di no...




























Dai, vi aiuto mettendo le date e un paio di rette verticali...


La serie FMI (in lire) è rappresentata sull'asse di sinistra, quella OCSE (in dollari) sull'asse di destra, le due serie sono, com'è ovvio per i motivi che vi ho detto sopra, perfettamente sovrapponibili, e ho messo due linee verticali per indicarvi i due eventi storici marcanti di cui vi parlavo sopra.

La linea verticale rossa indica un evento di cui vi accorgereste anche se non ve lo evidenziassi: la fine del sistema di Bretton Woods decretata da Nixon a Ferragosto del 1971. Da lì in avanti (cioè verso destra) si comincia a percepire una certa instabilità di quello che prima era un cambio fisso (cioè una linea perfettamente orizzontale). La linea verticale celeste indica invece l'evento che non riuscivate a collocare, cioè l'ingresso dell'Italia nell'Unione Economica e Monetaria. Come? Non vedete l'immediato raggiungimento di una rinnovata stabilità? No!?

Eh, no.

Non lo vedete perché non c'è.

La valuta italiana è stata volatile rispetto al dollaro sia quando si chiamava lira che quando si chiamava euro, cioè sia quando la gestivano i corrotti e dissoluti banchieri centrali italiani non ancora indipendenti, che quando la gestivano i puri e rigorosi banchieri centrali leuropei indipendenti! Tanto  per darvi un'idea, dall'ingresso nell'euro a gennaio del 1999 all'ottobre del 2000 (in 22 mesi) l'euro si svalutò del 26%! E sapete perché? Perché la Germania era il malato d'Europa (come adesso) e aveva bisogno di un aiutino.

(...sul grafico, dove il cambio è quotato incerto per certo, questa svalutazione figura come un incremento del 35% del costo di un dollaro in valuta nazionale: se ci vuole più valuta nazionale per acquistare un dollaro, vuol dire che la valuta nazionale vale di meno...)

Ma... ma... ma... una svalutazione simile somiglia tanto a quello che accadeva alla liretta nei turbolenti anni '80, quando qui, a sentire i porci imbecilli antitaliani, era tutta svalutazionecompetitiva e carriole per fare la spesa! In effetti, allora occorsero solo 20 mesi (dall'agosto del 1983 al marzo del 1985) per svalutare della stessa entità...

Eh, vedi che forte l'eurone!

Ci ha fatto resistere due mesi in più...

Sossodisfazzioni...

E inoltre, dirà qualcuno, dopo questa infausta partenza l'eurone si è rafforzato: lo si vede bene nel grafico, anzi, nei due grafici, anche in quello mostrato all'amico diversamente italiano e involontariamente comico: lì il rafforzamento dell'eurone si vede come crescita della spezzata rossa (a indicare che un eurone comprava più dollari), mentre nel grafico più esteso si vede come una calo della spezzata rossa (a indicare che ci volevano meno euroni - nel frattempo diventati valuta italiana - per comprare un dollaro).

Giusto! 

A fare i conti, si vede che dall'ottobre del 2000 al luglio del 2008 la quantità di valuta italiana (euro) necessaria per acquistare un dollaro è diminuita del 45.8%, cioè, di converso, che una poderosa erezione rivalutazione ha fatto aumentare l'eurone di ben l'85% (84.6%, ma arrotondiamo)!

Acciderbolina, che performance erotica (se pure in 94 mesi)!

Ma... ma... ma... è più o meno quello che accadeva nei decadenti e dissoluti anni '80, quando la casta, la cricca, la corruzione, erdebbitopubblico, le cavallette, le pallottole in garage (come dimenticare l'immortale Verzelli e il suo sproloquio dadaista? Chissà che fine avrà fatto, quel buon'uomo...), le svalutazzionicompetitive, e via scemenzando, indebolivano il potere di acquisto delle famiglie (che invece aumentava), ma fra il marzo del 1985 e il novembre del 1990 la lira si rivalutò dell'86% sul dollaro, e in soli 69 mesi (sì: si rivalutò più la lira nel 1985 che l'euro nel 2000, e in meno tempo. Li vedete i cazzo di dati? Vi serve un disegnino coi sottotitoli?).

Certo, dirà qualcuno, è chiaro, l'entrata nello "SME credibile" (daje a ride...) aveva contribuito a rafforzare il nostro tasso di cambio, che però poi si dimostrò insostenibile, tant'è che poi dovette cedere (nel grafico, la spezzata riprese a crescere), e nei 99 mesi fra il novembre del '90 e l'entrata nell'euro perse il 33%! 

Eh, già...

Era deboluccia, la liretta...

Mica come l'eurone, che nei 99 mesi successivi al picco raggiunto a luglio 2008 ha perso il 29% (mica il 33%! Solo il 29%...) e da allora un altro 5%, e ci si aspetta che ceda ancora, in un tentativo vano di aiutare l'economia tedesca a proseguire la sua sciocca guerra contro il resto del mondo (che tanto si sa come va a finire: così).

Volete vederla in un altro modo?

Vi faccio vedere, sovrapponendoli, l'andamento del tasso di cambio dai "minimi relativi" di marzo 1985 e di ottobre 2000 (che nel grafico incerto per certo sono massimi relativi) per i 12 anni successivi. Per facilitare la vostra intuizione, esprimo i tassi di cambio in quotazione certo per incerto, quella che si usa oggi (per cui un aumento indica una rivalutazione) e li presento come indici con base 100 nel primo periodo osservato (così potete confrontare direttamente gli ordini di grandezza):


Ma voi, la radicale diversità, la profonda stabilità, del mondo dell'eurone rispetto a quello della liretta la vedete? Se non avessi etichettato con le date le due serie, sapreste scegliere a colpo sicuro quali dati vengono dal turbolento mondo della liretta e quali dallo stabile mondo dell'eurone?

Non credo.

E sapete perché?

Ma, direi per un motivo uguale e contrario a quello che spingerebbe un eurota, se si buttasse dalla finestra (Dio non voglia!), a pensare di essere lui ad attrarre la Terra con la propria massa.

Chiaro?

Beh, se non è chiaro, io mi arrendo: più chiaro di così non posso essere.

Con questo che cosa voglio dire?

Che è colpa degli altri, che è un complotto satanista di Soros e di Schwab, che se tornassimo al sesterzio nel Tevere scorrerebbe latte e miele, [puttanata a piacere inventata dai porci antitaliani]?

No.

Non voglio dire questo, né l'ho mai detto. Voglio dire quello che ho detto: che la promessa di stabilità sui mercati finanziari internazionali fatta da chi ci ha proposto l'euro non è stata mantenuta, e (per definizione) non per colpa nostra, visto che la possibilità di gestire la valuta ci è stata sottratta, quindi non possiamo essere noi i responsabili di una instabilità che abbiamo subito come tutti gli altri Stati membri ma che non dipende dalle nostre scelte (ma dalla salute dell'economia tedesca)!

Tutto qua.

Un vantaggio, un beneficio, che ci è stato chiesto di considerare perché essenziale, perché strategico, non si riscontra nei dati. Solo questo volevo dire: mi sembra abbastanza per aiutarvi a riconoscere un imbecille quando lo incontrate (operazione che può comunque essere utile, se non altro per non perdere tempo), e per riflettere su quali vantaggi non stiamo avendo dall'unione monetaria, la cui valutazione complessiva non si esaurisce, ovviamente, qui.

L'imbecille, naturalmente, dirà il contrario e ripeterà "liretta, liretta...". Ora voi avete visto la performance di leuretto, quindi sapete che cosa pensare.

Tanto vi dovevo, e ora vado a bloccare un po' di stolti...

41 commenti:

  1. Era da tempo che non la vedevo così battagliero: ha forse a che fare con la rottamazione del partito nazionale iniziata con il discorso di Romeo alla Lega Lombarda?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sinceramente non so se Massimiliano voglia rottamare il partito nazionale. L’esperienza di Draghi spero che abbia fatto maturare qualche riflessione in chi a suo tempo l’ha voluta fare (io no). Se invece non è servita neanche a questo, la gente alle copie preferisce sempre l’originale. C’è poi anche qual dettagliuccio che gli imprenditori del Nord (mitologici) hanno fornito un contributo altrettanto mitologico al partito, mentre molti di voi si sono impegnati concretamente. Quindi, quali temi interessino (dai tempi di Bossi) alla base leghista è piuttosto chiaro e misurabile. Ma tutto questo non c’entra assolutamente nulla con il mio post. Semplicemente, come credo di avervi detto, l’euro tornerà di moda nel dibattito dei cialtroni. Quindi tanto vale spazzare preventivamente via le puttanate più enormi!

      Elimina
    2. ***quali temi interessino (dai tempi di Bossi)***
      Se le fa piacere le ricordo che Bossi ( quello "originale" ) parlò di "€URSS già nel 1998 ( probabilmente scottato dal fatto che le "sirene ultramontane" che lo avevano spinto a l' "indipendentismo" poi non lo avevano minimamente appoggiato)
      E comunque ricordo ancora il funereo discorso anti€U che Bossi tenne, oltre ventanni fa, al castello Sforzesco poco prima de l' ( accidentale ? )ictus.
      Quindi non so di quella di oggi , ma quella "base" lì è ancora in grado di capire da dove viene il problema, anche se (come me ) ha smesso da un pezzo di credere che si possa ottenere una "cura" a quella "malattia" di cui il "leghismo" era ( e purtroppo resta) solo una "reazione cutanea".

      Elimina
    3. Si, avrei dovuto precisare fosse un OT: non ho le competenze per commentate con metodo in economia, non avendo un social (perché la ascolto e ubbidisco) ho colto l'occasione per farle la domanda.

      Elimina
    4. @passavo duqui: non mi fa particolarmente piacere che mi vengano dette cose che so solo perché essendo curioso preferisco apprendere cose che non so. Inoltre, essendo vanitoso, mi infastidisce scoprire che chi "mi segue" non mi segue (e quindi si attarda su cose che preferirei venissero date per acquisite, altrimenti il lavoro che facciamo qui che senso ha, se ogni volta si deve ricominciarlo da capo?). Però va bene, ti assolvo...

      Elimina
  2. Non so se ci ha fatto caso, ma anche Robin Brooks su X è da tempo che chiede che la BCE riduca i tassi di interesse per far ulteriormente deprezzare l'euro. Giusto oggi ha scritto (riporto testuale e tradotto) "il miglior antidoto contro la stagnazione è un euro più debole, il che richiede che la BCE tagli i tassi in maniera aggressiva", il tutto corredato da un grafico sulla Germania e sui suoi problemi.
    Ulteriore prova del passaggio dall'"Italietta della liretta" che "drogava l'economia con le svalutazioni competitive" alla Germanietta dell'euretto che cerca di sopravvivere con le svalutazioni competitive.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quando la valuta di un Paese in deficit estero si deprezza è all’opera un normale meccanismo di mercato. Quando si svaluta la valuta di un Paese in surplus c’è evidente manipolazione di mercato: perché mai dovrebbe scendere il prezzo di un bene che è in eccesso di domanda? Le svalutazioni competitive sono sempre state quelle tedesche, mai le nostre.

      Elimina
    2. Esatto Bagnai; che la Germania da sempre ne approfitti per farsi gli affari suoi con e nell’euro a scapito degli altri paesi è una verità sacrosanta che andrebbe sbattuta sul muso tre volte al giorno prima dei pasti a molti di più europah.
      Nel 2002 lavoravo comprando prodotti dall’estero venduti in dollari, mi ricordo perfettamente che col nostro eurone a 0,86 contro dollaro ci smenammo un bel po’. O come diceva il mio amico Giorgio, ci attaccammo al cazzo. Però eravamo tanto felici e rassicurati dal fatto che Schroeder ,all’epoca cancelliere , aveva proclamato e ribadito sui giornali che il cambio di 1,16 euro contro dollaro all’ "unione europea" andava benissimo.

      Elimina
    3. è andata benissimo fino a quando la germania ha avuto un canale privilegiato con la russia e la cina per le forniture a basso costo, contando sul solido brand del made in germany; poi gli inglesi e gli americani hanno deciso che i tedeschi si erano arricchiti abbastanza e avevano defecato fuori dal vasino con il loro doppiogiochismo

      Elimina
  3. Il vantaggio di avere qualche anno mi consente di capire che la rovina iniziò con lo SME. Confermando l'incompetenza di Ciampi nel bruciare riserve valutarie per tentare di rientrare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ricordo che i comunisti, quelli veri, ne erano perfettamente consapevoli (ricordo anche che questo articolo di Palombi fu motivato dalla lettura del paragrafo intitolato "Sapevano" a p. 238 del Tramonto dell'euro: un operatore informativo può anche essere simpatico, e essere una brava persona, ma sicuramente non può insegnarci nulla). Sul perché i loro nipotini abbiano dimenticato certe analisi ci siamo dilungati in altre sedi.

      Elimina
  4. e questa è classe, tutta la vulgata eurista distrutta con un solo grafico... mi viene quasi da affermare, parafrasando gli ammericani, che possiamo passare da "Houston abbiamo un problema" a "signori, abbiamo un'opzione"

    RispondiElimina
  5. Sto leggendo il libro "The Peter principle" di Laurence J. Peter.
    Dentro le grandi organizzazioni si salva solo chi non cerca di risolvere in prima persona i problemi organizzativi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che è poi ovvio. È sufficiente guardare alla fine che ha fatto Gesù cercando di risolvere in prima persona "i problemi organizzativi" dell'umanità.

      Elimina
  6. 👏 👏 👏 👏 👏
    Complimenti vivissimi , Lei ha un caratteraccio ma ogni tanto ci illumina la giornata.
    Perché si "lavare la testa agli asini" è faticoso ( e purtroppo anche inutile) ma lo spettacolo con cui Lei lo fa è grandioso e nessuno più di Lei sa mettere così efficacemente in chiaro cose che CHIUNQUE con un minimo di onesta intellettuale " non poteva non sentire" nella propria esperienza di vita.
    Tornando invece alla "malattia" di cui Lei ha fatto questa efficacissima "anamnesi", sarebbe abbastanza normale anche chiedersi quale ne sia "la causa" e "la prognosi" . Ad esempio domandarsi di chi e perché ci abbia sottratto " la possibilità di gestire la valuta" ,no ?
    Ma qui, in base alla " prima legge della termodidattica " ,io questo non glielo chiederò mai, perché sarebbe non solo inutile ma anche dannoso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma scusa, vedo che sei recidivo quindi una domanda devo portela: da quanto sei qui e che pensi che abbiamo fatto per quattordici anni?

      Elimina
  7. L'ideologia liberista che sorregge i luoghi comuni dei commentatori alla Oscaretto e degli economisti in ...in (quella della liretta e dell'eurone che ci protegge dalla svalutazione) è fondamentalmente una patologia dell'anima.
    Dopo decenni di martellante propaganda su tutti i canali d'informazione, nelle aule delle università, in Parlamento, fino alla Corte Costituzionale, i luoghi comuni della propaganda liberista hanno permeato la coscienza di moltissimi italiani. Lei lo ha evidenziato un po' di anni fa, parlandoci del "luogocomunismo" sul blog del FQ.
    Bene, da allora sono passati anni, governi di cdx e sinistra, tecnici e di unità nazionale, ma il luogocomunista rimane il pensiero dominante nei media e nell'animo di molte persone che non hanno altra fonte di approfondimento al di fuori dei media dominanti.
    La conferma oggi mi viene dalla notizia che il Presidente USA Biden (non il puzzone sovranista Trump) ha bloccato la vendita ai giapponesi del colosso dell'acciaio americano US Steel, invocando l'interesse nazionale. E si capisce bene il motivo, ossia che non può esistere una manifattura nazionale senza la produzione di acciaio.
    Questa decisione, presa da un Presidente di sinistra in scadenza di mandato, dovrebbe aprire gli occhi ai troppi gonzi liberisti che ci fecero vendere ai franco-indiani le Acciaierie di Taranto, perché ce lo chiedeva il mercato.
    Peccato, perché questa notizia non esiste di fatto: cancellata dai notiziari TV, presente solo sulla stampa specializzata. Ovviamente non ne parlano i politici di sinistra e di centro, ma neppure quelli di destra.
    L'asimmetria è questa: l'informazione è dominio dei liberisti all'amatriciana, dei nemici dell'Italia e dell'interesse nazionale.
    Fino a che non avremo accesso all'informazione pubblica (quella privata è forse peggio) e non riusciremo a cambiare la narrazione luogocomunista e liberista noi resteremo minoranza nel Paese.
    Questa è la battaglia più difficile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma di preciso, il liberismo al potere in Italia, dove lo vedi? Ti ricordo che il governo Conte I è del 2018.

      Elimina
    2. Marco, grazie! Così sappiamo che sai scrivere. Sappiamo anche che non sai leggere, però…

      Elimina
    3. La invito a rileggere ciò che ho scritto, perché penso che o non sono stato sufficientemente chiaro, oppure lei non ha colto il senso delle mie parole. Il luogocomunismo di natura liberista è il cardine di tutta l'informazione pubblica e privata, permea il corpo docente delle università, dei Ministeri, della magistratura ordinaria, amministrativa e contabile, di ampie porzioni dei partiti che siedono in Parlamento, e da anni ha metastatizzato, come un cancro, anche la Costituzione e il suo scheletro portante di impostazione pluriclasse e lavoristico.
      Chi governa importa poco.
      Il vincolo esterno e il pilota automatico UE svolgono il loro compito, as usual.

      Elimina
    4. Ho letto quello che hai scritto.

      Hai fatto tutta una serie di affermazioni a mio avviso campate in aria, ovvero che c’è una martellante ideologia liberista propagandata praticamente in ogni più recondito angolo del Paese, e che alla lunga si è insediata nella coscienza di moltissimi italiani tanto da “rendervi” minoranza nel Paese, nell’opinione pubblica e/o in parlamento immagino.

      Ora, a meno che non mi voglia classificare 5 Stelle, Lega e FdI come liberisti, direi che hai prima di tutto fattualmente torto nel definirvi ad oggi minoranza, e in secondo luogo mi verrebbe da chiederti se non è il caso di riconsiderare la pervicacia e l’estensione di questa iper-propaganda liberista, perché guardando i risultati o non esiste o non è stata molto efficacie.

      Esattamente, in cosa si sarebbe concretizzata? Ci sono dei fatti concreti che dimostrano questa totale cattura dell’intero sistema informativo italiano da parte di una fantomatica entità che ha l’interesse a diffondere una non ben precisata ideologia liberista? Da quello che dici intendo anche che secondo te la RAI e Mediaset sono dominate dai liberisti all'amatriciana, così come X magari. Sarà che non so leggere, ma mi sembrano tutte affermazioni fattualmente false e pure vittimiste.

      Nonostante l’onere della prova del dimostrare che esiste suddetta iper-propaganda sia tuo, ti offro comunque alcuni controesempi a quello che stai affermando. Nel dipartimento di economia dell’università di Trento c‘è una setta fedele alla modern monetary theory che viene addirittura insegnata ai poveri malcapitati studenti, Bagnai stesso faceva il professore universitario, al Politecnico di Milano insegna un tal Fabio Sdogati che non è proprio pro-euro. Nell’informazione la RAI e Mediaset sono filo-governative. X è di Elon Musk. Che la Corte Costituzionale sia liberista non lo commento neanche che fa già abbastanza ridere così. Il parlamento italiano è guidato da una maggioranza che è forse l'esatto opposto del liberismo, e probabilmente di partiti liberisti non ne esiste neanche uno. In generale, non so se te ne sei reso conto, ma l’opinione pubblica in tutto il mondo occidentale è sempre più affine alla destra populista, soprattutto a mio avviso a causa degli eccessi del politicamente corretto e del folle verdismo europeo.

      Ma che poi, i liberisti alla Milei non sono mica vostri amici?

      PS per Bagnai: bella battuta.

      Elimina
    5. I frutti del liberismo fanno così schifo che, se lo realizzi come fatto da Monti e Draghi in Italia, i liberisti all'amatriciana non si rendono conto perché , invece della terra promessa, ti trovi il deserto economico.

      Elimina
    6. Marco, mi è già capitato di dirtelo: purtroppo non hai gli strumenti culturali (e fino a qui transeat) né la predisposizione umana per partecipare a questo dibattito, visto che ti poni con arroganza e che ci spiattelli qui i tuoi quattro imparaticci dagli editoriali di Giannino/ini. Sono "liberisti", nel senso di veicolare attraverso il loro dettato normativo, niente meno che i Trattati europei, col loro richiamo all'"economia sociale di mercato fortemente competitiva" e con tutto il resto che tu non sai ma dovresti sapere, e da lì in giù questa contraddizione si ripercuote per tutto l'ordinamento e per tutto l'edificio sociale. Sulle contraddizioni fra l'impostazione dei Trattati ordoliberisti europei e la Costituzione laburista italiana si sono espressi ad esempio Luciano Barra Caracciolo e Vladimiro Giacché in due testi che non sono meno importanti perché tu non capisci che cosa ci sia scritto.

      Che la Corte Costituzionale sia infetta di gianninismo è un dato ben noto: basta pensare alla giurisprudenza in merito alla cosiddetta "equità intergenerazionale", su cui non mi pronuncio se non per notare che il suo fondamento economico è analogo a quello dell'orologio del debito dell'Istituto Bruno Leoni (cioè zero). Sulle presstitutes, se gli anglosassoni hanno coniato questa espressione, un motivo ci sarà stato, o no?

      Trattati, giurisprudenza, informazione, tutte riflettono, come è ovvio e naturale che sia, i rapporti di forza che si sono creati dalla fine degli anni '70 con la sconfitta del lavoro da parte del capitale finanziario. Una vittoria di Pirro, visto che il valore viene creato dal lavoro, ma per una cinquantina d'anni siamo potuti andare avanti così, illudendoci che bastasse aggiungere carta a una piramide di carta. Puoi anche negare questi processi storici, ma qui ti farai solo ridere dietro. Poi potrai tornare a bar dello Sport dove ti faranno i complimenti.

      Elimina
  8. Buongiorno Onoré, pongo una domanda da ignorante in materia. Avrebbe senso fare gli stessi grafici sostituendo la Lira con, per esempio, il FF? Grazie!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dal 1999 ovviamente sarebbero identici, e prima non molto diversi.

      Elimina
    2. Grazie. Buona giornata ☕️☕️

      Elimina
  9. A me sembra che tra la linea verticale rossa e quella celeste il grafico passi da circa 600 a circa 1700 e che dalla linea verticale celeste alla fine il livello sia lo stesso.
    In ogni caso sarebbe interessante vedere lo stesso ragionamento applicato ai differenziali dei tassi d'interesse sui titoli del debito pubblico Italia-Germania o Italia-Stati Uniti. Lì mi sa che qualcosina si vedrebbe.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La Banca Centrale Italiana non decide più né il tasso di cambio della nuova valuta né tanto meno i tassi e gli importi di acquisto dei Titoli di Stato. Non pensi sia una enorme privazione di potere per la gestione valutaria, finanziaria e monetaria di un paese ?
      Il differenziale di tassi di interesse con gli altri paesi non è poi cosi importante se hai il controllo sul movimento dei capitali.

      Elimina
    2. Il differenziale serve per capire quanti interessi paghi in più. Lo scambio è stato stabilità monetaria e risparmio sugli interessi a fronte di minore indipendenza nella politica monetaria. È stato vantaggioso? Sinceramente non lo so, però che la banca centrale di un paese possa telecomandare il tasso di cambio della valuta a piacimento, soprattutto per un paese relativamente piccolo come l'Italia, è parecchio dubbio e infatti si è visto come lo abbiamo controllato nel 92, sui tassi dei titoli di stato ci abbiamo guadagnato enormemente con l'entrata nell'euro, e sull'acquisto dei titoli di stato da parte della banca centrale ti direi che sarebbe meglio non esagerare. Il differenziale di inflazione italiano negli anni 70 rispetto agli altri paesi avanzati si spiega anche con la monetizzazione del debito. Se fosse così semplice avremmo trovato il moto perpetuo. Sulla repressione finanziaria, non so a quanti converrebbe. Immagina di essere in una situazione stile anni 70 con inflazione elevata e titoli del debito pubblico che pagano interessi reali negativi, potendo investire solo nella borsa italiana. A me non sembra molto conveniente.

      Elimina
    3. Perdonami Marco, delle due l'una: o pagavamo (stato italiano) tassi di interesse reali negativi sul debito pubblico, cosa che dici alla fine del commento oppure ci abbiamo guadagnato con l'eurone (stato italiano) perchè pagavamo dei differenziali più alti e quindi dei tassi di interesse reali troppo alti. Tertium non datur. Ecco l'autorazzismo metastatizzato di cui si parlava sopra; non interessano i dati e la realtà dei fatti, ma il voler rimarcare che noi non si possa decidere per noi stessi. Quindi una volta con il nostro modus operandi paghiamo alti tassi di interesse reali sui debiti, l'altra volta li paghiamo negativi e quindi il risparmiatore sarebbe fregato. Insomma ci perdono sia il debitore che il creditore...rivoluzioniamo la contabilità del nostro compatriota Zappa pur di auto infangarci. Nello stesso commento hai praticamente detto che senza l'euro i tassi di interesse sono negativi ma troppo alti.

      Elimina
    4. Beppe, mi sa che non ci siamo. Sei partito per la tangente! Io sarò autorazzista, ma tu i dati sulla finanza pubblica non li hai mai visti. Tra l’altro, dimmi tu dove ho mai scritto che abbiamo SEMPRE pagato interessi negativi. Io ho parlato di anni 70. A-N-N-I—7-0. 7-0.

      Per quasi tutti gli anni 70 abbiamo pagato interessi negativi sul debito per effetto dell’elevata inflazione combinata alla repressione finanziaria, poi l’inflazione è iniziata a scendere da circa l’81 per effetto del Volcher Shock fino all’86, rimanendo “stabile” fino al 1995 tra il 4 e il 6% annuo. Dal 1981/2 in poi i tassi d’interesse sono diventati positivi, e fino al 95 sono stati elevatissimi, con spread sul Bund nell’ordine di 4-6%, ovvero quanto al picco della crisi del 2011. Immagina un picco della crisi del 2011 che dura 10 anni. Mica male, o no? Dal 1995 i tassi hanno iniziato a scendere per effetto del processo di entrata nell’euro che è stato ritenuto credibile dai mercati, fino ad azzerare lo spread nel 1998 circa, il quale è rimasto lì per circa 10 anni, durante i quali abbiamo risparmiato centinaia di migliaia di miliardi di euro di interessi sul debito pubblico.

      The end

      Non rifaccio la storia economica italiana (che ti consiglio di approfondire), ma il concetto è che il mondo cambia, noi con esso, e di conseguenza pure le variabili macroeconomiche non stanno ferme. Negli anni ’70 abbiamo pagato interessi negativi, dagli anni 80 in poi gli interessi sono diventati positivi. Quindi, come vedi, introducendo la variabile TEMPO il tertium di cui (s)parlavi sembrerebbe datur. L’autorazzismo metastatizzato non c’entra una fava.

      Elimina
    5. Correzione: non abbiamo risparmiato centinaia di migliaia di miliardi ma solo alcune centinaia di miliardi. Mi sono sfuggiti tre zeri 😬

      Elimina
    6. Marco caro, si scrive Volker. Non voglio fare il "grammar nazi", ma è da questi piccoli "dettagli" che si capisce che non sei del mestiere, ma vuoi terribilmente sembrarlo. Qual è il punto che sollevi? Non si capisce. Mi pare che ti sfuggano alcuni elementi essenziali, come la differenza fra essere o non essere in un'unione monetaria. Che canzoncina vuoi cantare, di quelle del juke box del bar dello Sport? Quella che i tassi reali negativi distruggevano il risparmio? E allora perché ricchezza in quegli anni cresceva? E poi perché quando sono diventati negativi i tassi nominali non vi siete stracciati le vesti?

      Oppure vuoi cantare la canzoncina dell'onere per le generazzzioni future?

      In generale, mi sembra di capire che per te sia giusto e normale che Paesi diversi abbiano lo stesso tasso di interesse. Questo ti hanno insegnato al bar dello Sport e questo ripeti. Ma è ovviamente una gigantesca stupidaggine, ed è proprio perché ha "forzato" tassi di interesse uguali in Paesi diversi, cioè proprio perché ha distorto (anche) il mercato dei capitali, che l'Unione economica e monetaria ha mandato in crisi l'Unione europea! Ma qui per noi queste cose sono accademia. Possiamo anche rispiegartele, se ritieni, ci fa piacere farlo, ma sarebbe molto meglio se tu avessi la bontà di leggere (e eventualmente di confutare) i lavori in cui le abbiamo spiegate, come questo, che pur essendo scientifico ha una parte di review abbastanza divulgativa e accessibile.

      I tre zeri che ti sono sfuggiti sono il meno.

      Elimina
    7. Brevemente:
      1) il mio commento era riferito a quanto da te il logicamente sostenuto, non alla nostra storia economica; preso dalla foga di esaltare l'euro e le sue doti salvifiche hai fatto un minestrone senza riferimento alcuno alla cronologia degli eventi;
      2) a proposito di storia economica italiana, è singolare citare il 1981, mentre si parla di interessi sul debito, senza citare il Divorzio tra tesoro e banca d'Italia. Capisco la tua esterofilia galoppante, ma ometti un evento di quell'anno piuttosto importante; oltre agli zeri, hai operato altre omissioni dunque;
      3) sul tema di differenziali di inflazione, evoluzione della bilancia dei pagamenti, squilbri causati da quello che tu citi come un vantaggio inequivocabile (risparmio interessi) si è già ampiamente scritto e dibattuto e troverai tantissimo materiale qui sul blog, ma non c'azzecca nulla con l'argomento degli ultimi due articoli;
      4) si sta semplicemente dicendo che si sono sempre additati quali vantaggi enormi la stabilità monetaria e le materie prime a buon mercato. La storia ha già dimostrato come ben evidenziato dal Professore nelle ultime analisi, che questi due postulati della narrazione eurista sono stati palesemente smentiti.
      Ti saluto,
      Beppe

      Elimina
  10. La "liretta" è l'ultimo baluardo dei cretini per celare la reale conseguenza dell'euro: il controllo politico e sociale al riparo dai processi elettorali.

    RispondiElimina
  11. When you refer to me, please note that my inclusive pronouns are "sieg" and "heil".

    RispondiElimina
  12. Molto interessante, grazie come sempre per questo prezioso lavoro di mediazione.
    Una considerazione laterale ma in qualche modo attinente: con questo andamento del rapporto valutario eur/usd oltre ai drindrini fanno sorridere anche i piddini che si agitano con " trump = dazi = male per noi"...mi pare che da quando Trump ha vinyo le elezioni, l'andamento del tasso di cambio coprirebbe ampiamente l'impatto dei dazi aggiuntivi di cui abbiamo sentito parlare. Un'altra contraddizione della loro fallace narrazione.
    Un saluto
    Giuseppe

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma infatti l’inarrestabile tendenza dell’euro a svalutarsi potrebbe anche essere una risposta all’imposizione dei dazi da parte di Trump e Biden. Dico “anche”, perché sono ragionevolmente certo che oltre a essere una risposta sia stata anche una causa (e di questo abbiamo parlato più volte). Si potrebbe studiare con attenzione la scansione temporale dei relativi provvedimenti, è una buona idea.

      Elimina
    2. Sì, esatto. Del resto avrebbe anche senso da parte degli americani: hai un forte surplus commerciale con me e continui a svalutare, rispondo con i dazi. Mentre la cloaca mediatica nostrana perpetua due omissioni non proprio secondarie: 1) non citano mai l'atteggiamento mercantilistico tedesco almeno come potenziale causa del protezionismo americano; è abbastanza singolare ritenere immorale la svalutazione anti-ciclica e tacere su quella pro-ciclica, che tende ad esacerbare gli squilibri piuttosto che attenuarli. 2) Associano i dazi al solo Trump, come lei ricordava in realtà li ha ampiamente praticati anche Biden. Ad ogni modo "nihil sub sole novum"; sappiamo cosa aspettarci dall'informazione nostrana. Convengo che l'analisi di sequenzialità sarebbe molto interessante.
      Buon lavoro,
      Giuseppe

      Elimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.