domenica 5 gennaio 2025

#hastato Lacina! I Kindersoldat e la crisi dell'Eurozona

Su queste pagine ci siamo spesso divertiti osservando i trucchetti da fiera paesana utilizzati dagli economisti "laureati" per mistificare il ruolo dell'economia cinese nelle dinamiche dell'economia mondiale. Ai poveri "Bocconi boys" qui è sempre andata male, perché l'economia cinese, insieme alle dinamiche del debito nei Paesi in via di sviluppo (e quindi nei Paesi europei, per i motivi esposti da De Grauwe qui), è stata uno dei miei campi di specializzazione (ad esempio qui).

Una delle mistificazioni più in voga all'epoca in cui scrivevo i miei papers sulla Cina consisteva nel presentare i saldi delle bilance dei pagamenti di Cina e Stati Uniti in rapporto ai rispettivi prodotti interni lordi. Siccome il Pil cinese era notevolmente inferiore a quello statunitense, adottando questa metrica emergeva un quadro allarmante:


da cui sembrava che la Cina, con il suo surplus mostruoso, fosse il motore primo degli squilibri globali.  "#hastatoLacina!", ragliavano un po' ovunque colleghi a disagio con l'economia quantitativa.

In realtà, come vi spiegai qui tre anni or sono, questa rappresentazione era artatamente distorta. Per analizzare il ruolo dei tre poli dell'economia globale (Usa, Cina, Ue) sugli squilibri globali di bilancia dei pagamenti bisognava usare una metrica comune, e i rispettivi Pil non lo erano per l'ovvia ragione che erano diversi!

Un quadro più veritiero emergeva riportando i dati in miliardi di dollari:


(o, volendo, in percentuale del Pil mondiale). Da questa rappresentazione si vedeva che lo squilibrio maggiore e precedente era il deficit della potenza imperiale (come è anche corretto che sia, visto che essa per definizione e in virtù del suo ruolo importa strutturalmente capitali).

Oggi sta circolando una narrazione fasulla della crisi dell'Eurozona che in parte si basa sullo stesso tipo di artifizio. Prima di esporvela, vi ricordo che la narrazione corretta l'avevamo avuta fin dall'inizio (qui e) da De Grauwe:


(correva l'anno 2012). In De Grauwe c'era quasi tutto, tranne quello che all'epoca vedevamo solo noi, cioè che questa asimmetria dell'Eurozona (tale per cui si imponeva ai Paesi deboli una svalutazione interna - taglio dei salari - anziché praticare una rivalutazione interna - aumento degli investimenti pubblici - nei Paesi forti) non era un gioco a somma nulla, ma a somma negativa. Insomma, quella storia che nel 2011 sul manifesto avevo espresso come "La Germania segherà il ramo su cui è seduta", e che nel 2013 espressi così in quella che ora è la mia Commissione alla Camera.

Nel frattempo, il pezzo che a De Grauwe mancava lo ha aggiunto Draghi (a noi non serve nulla, Presidente, le faremo sapere, chiamiamo noi...):

(correva l'anno 2024).

Ricordo a me stesso che la "domanda interna" è una componente del Pil e che l'offerta (produttività) dipende dalla domanda, ma su questo ci soffermeremo con calma un'altra volta. Quello che voglio evidenziare è che anche i maggiori economisti, sia in termini di capacità scientifica (De Grauwe) che in termini di percorso istituzionale (Draghi) quando non hanno fin dall'inizio sostenuto la tesi di questo blog sono comunque stati costretti a seguirla a danno fatto, perché, lo ricordo, la tesi di questo blog è banalissima ECON102.

Bene.

A fronte di una narrazione così incontrovertibile, come il 28 aprile del 1945 era incontrovertibile che Čujkov si trovasse nei pressi della Belle-Alliance (oggi Mehring) Platz di Berlino, la risposta del regime è, inevitabilmente, la solita:


schierare i Kindersoldat, mandare loro a schiantarsi contro i carri armati russi, dopo che i generalissimi si sono trincerati nel bunker di una verità tanto postuma quanto inoppugnabile.

Succedono quindi cose come questa, dove alcuni imberbi vogliono convincerci che la colpa della crisi dell'Eurozona sarebbe stata, udite udite!, del costo dell'energia (inutile dire che la produzione industriale tedesca era in caduta libera dal 2017, cioè da quattro anni prima della crisi dell'energia: che vuoi che ne sappiano dei bambini che all'epoca avevano otto anni!), ma soprattutto della Cina! Quello che si vuole insinuare è la solita balla smentita qui in tempi risalenti, occupandoci di una collega tanto affascinante quanto distratta: quella secondo cui i Paesi virtuosi (la Germania) sarebbero stati esportatori netti nei riguardi della Cina, che quindi avrebbe sostenuto la loro crescita, ma ultimamente la Cina sarebbe riuscita a rovesciare la situazione, mandando in deficit la Germania e causando il rallentamento della  sua e della nostra nostra economia.

Per dimostrare questa scemenza asserzione eroica, i soldatini, invece che con Panzerfaust, vengono equipaggiati con grafici tipo questo:

da cui il lettore dovrebbe trarre una suggestione: siccome le importazioni tedesche (o europee) dalla Cina sono aumentate, e le importazioni cinesi dalla Germania, cioè le esportazioni tedesche verso la Cina, diminuite, la Germania sarebbe passata da una situazione di surplus commerciale nei riguardi della Cina a una situazione di deficit commerciale, perdendo lo stimolo derivante dalla domanda estera cinese. Mi riferisco ovviamente ai due grafici inferiori: nei due grafici superiori si suggerisce la stessa cosa, con riferimento all'intera Eurozona: anche questa, si vuole suggerire, starebbe soffrendo avendo perso il "traino" del surplus verso la Cina (cioè delle importazioni cinesi di nostri prodotti).

Bene.

Le cose però non stanno così, e il trucchetto è sempre il solito: quello di utilizzare due metriche diverse (i rispettivi Pil nazionali), aggravato da quello di utilizzare due scale verticali diverse. Mi soffermerò, da qui in giù, sul caso tedesco, per semplicità, perché a stare male è la Germania, e perché le dinamiche dell'Eurozona sono largamente determinate da quelle tedesche.

E quindi, dico io: se interessa veramente capire qual è stato l'andamento dell'interscambio commerciale fra Germania e Cina, perché non fare quello che feci (o fecqui?) io nel 2012 rispondendo alla gentile collega Reichlin, e non prendere sic et simpliciter il saldo commerciale bilaterale fra i due Paesi? Non è una cosa difficilissima, i dati sono qui! Tanto per fissare le idee, all'epoca la situazione era questa:

(come ricorderete dal già citato post). Quello che gli eroici combattenti vogliono farvi capire è che dopo questo evidente deficit la situazione si sarebbe rovesciata due volte: una prima per portare la Germania in surplus per decine di miliardi di dollari (o di euro) di esportazioni nette verso la Cina, e una seconda per riportarla in deficit, causando il raffreddamento della sua economia.

Ma è andata così?

Intanto, replichiamo il grafico del 2012 coi dati disponibili nel 2025:

giusto per essere sicuri che stiamo parlando della stessa cosa (e la risposta è sì, con l'unica differenza che questi dati sono misurati in milioni di euro anziché in miliardi di dollari), e poi estendiamo il grafico per vedere come si è sviluppata la situazione negli ultimi anni:

Dunque...

Da quando l'avevamo osservata noi, la situazione del saldo bilaterale merci Germania-Cina è in effetti migliorata, avvicinandosi al pareggio e addirittura andando in moderato surplus (2 miliardi di euro nel 2014). Questo risultato era stato ottenuto in parte con una accelerazione delle esportazioni per 19 miliardi (il balzo verso l'alto della spezzata blu), ma soprattutto con una frenata delle importazioni per circa due miliardi (la diminuzione della spezzata arancione). Nonostante queste due correzioni, un marcato surplus della Germania nei confronti della Cina non c'è stato mai, e con la pandemia le cose sono bruscamente tornate sulla loro tendenza storica (che era di scambi commerciali deficitari).

Alla luce del post di due giorni fa, non stupisce, ovviamente, che il saldo con la Cina sia migliorato dalla crisi dell'Eurozona in poi: questo perché a quella crisi la Bce ha risposto con una colossale svalutazione competitiva! Lo si vede un po' qui:

(quando l'euro si apprezza - il cambio sale - i conti con l'estero peggiorano - il saldo scende, e viceversa), e un po' meglio qui, usando una misura più accurata della competitività di prezzo tedesca, cioè il tasso di cambio reale (fonte Eurostat):

Quindi il miglioramento del saldo bilaterale con la Cina è in buona parte spiegabile con una svalutazione reale di circa il 10%, a sua volta guidata dalla svalutazione nominale dell'euro, che però non riesce a portare la Germania in surplus.

Quindi: questi vi fanno vedere dei grafici da cui sembra che la Germania sia passata da un surplus con la Cina a un deficit, e la realtà è che è stata in minimo surplus solo nel 2014 e nel 2018, in virtù di una svalutazione di cui abbiamo beneficiato anche noi, ma che non riesce, ora, a contrastare le due scelte suicide dell'establishment tedesco: quella di distruggere il mercato interno con l'austerità, e quella di distruggere l'industria europea col green.

Insisterei soprattutto sul primo punto. Rispetto alle dinamiche degli scambi con la Cina, mi sembra più plausibile che la differenza l'abbia fatta l'appiattimento delle esportazioni verso l'Eurozona, che vedete qui, e che è appunto il risultato della distruzione del mercato interno:


Insomma: quello che è mancato all'Eurozona non è la domanda estera cinese, che non c'è mai stata (se non in forma sottrattiva, come importazioni nette), ma la domanda interna dell'Eurozona, che per un lungo periodo è stata distrutta da politiche dissennate di deflazione salariale. Ve lo diceva Bagnai nel 2011 e ci sta che non lo ascoltaste: Bagnai poi non è rancoroso, è paziente... Ma ora ve lo dice Draghi, brutti fessi stimati colleghi, e ancora volete convincerci che l'Eurozona è morta per il raffreddamento della domanda cinese!?

Tanto vi dovevo per oggi.

Domani è un altro giorno, e se Dio vuole lo passerò al freddo.

Se incontro il lupo ve lo saluto.

23 commenti:

  1. E lo ribadisce anche UVA ( che da oggi potremmo chiamare anche Unicorno, visto come definisce le aziende che patrimonializzano sopra il miliardo ), sostenendo che l' UE vive di esportazione per il 53% del proprio mercato contro USA al 24% e Cina al 33% ( se non ricordo male le percentuali citate ) e che quindi la nostra economia e' piu' fragile e in balia degli eventi esterni in quanto dipende dagli altri ( ovviamente non ha sottolineato il perche' della scarsita' della domanda interna in UE, anche se l' aveva gia' fatto in precedenza, come gia' detto nel Dibattito ). Dove lo ha detto ? Ma ovviamente in occasione dell' assegnazione dell' ennesimo premio, al convegno ISPI. Simpaticissimo siparietto con la giornalista di turno. Gli manca il baffo e il respiro ansimante e sarebbe piu' chiaro che le gira a proprio favore per vendercele al meglio ( non mi sarei sorpreso se alla fine avesse provato a piazzare agli astanti un aspirapolvere ).
    La Svezia e' da prendere ad es ( tranne durante le pandemie ). 5 cose che non costano niente in termini di spesa pubblica ( quindi costeranno in termini di spesa privata, ad es. via equity, come ha accennato qualche post addietro il Prof ). Crisi economica in Germania e politica in Francia ( come se la Francia non avesse problemi economici e la Germania non ne avesse di politici, che peraltro sono correlati ). E tante altre ( anche sulla produttivita' ). Ma il fuoco d' artificio arriva alla fine, quando la giornalista afferma : " c' ha vaccinato tutti " ( che tra l' altro fa un riferimento errato al cigno nero come evento negativo, quando in realta' e' da intendersi come evento raro, non per forza negativo ). Suggerimento : non leggete i commenti altrimenti sale la tristezza. Se di interesse di seguito il link : https://www.youtube.com/watch?v=WBUo-nbLzwo

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    1. È già da qualche tempo che il Migliore ci sta dicendo che dovremmo uscire dall’euro, come la Svezia, appunto! 😉

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  2. …come sempre una grande ed istruttiva lettura!
    Grazie!
    Le segnalo solo un minuscolo refuso alla prima riga :
    "Su queste pagine ⓢⓘ siamo spesso divertiti osservando i trucchetti…"
    credo che sia : ""Su queste pagine ci siamo spesso divertiti osservando i trucchetti…"
    LGG

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  3. Aggiungo un dettaglio: il calo delle importazioni della Cina penso sia anche esso legato al calo della domanda interna degli altri paesi europei, atteso che la Germania importava dalla Cina paccottiglia che poi etichettava come Made in Germany per rivenderla a noi, che non l’abbiamo più comprata quando non abbiamo più avuto soldi per farlo.

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    1. ***la Germania importava dalla Cina paccottiglia che poi etichettava come Made in Germania***
      Si , ma la ditta tedesca forniva il progetto e controllava la qualità del prodotto che poi rivendeva a noi a "prezzo equo" . Io per esempio ho comprato così una quantità enorme di "aggeggi" al Lidl tutti utili e ancora funzionanti.
      E questa era una cosa diversa dai nostri "importatori di cianfrusaglie", anche se alcuni imprenditori -importatori veneti hanno seguito questa "linea tedesca"altrettanto efficacemente.

      Naturalmente questa era una " festa" che non poteva durare, migliorando la qualità cinese, sia in manod'opera che in progettualità ( 5ML di nuovi STEM a l' anno !) e l'affidabilità delle sue diretta catene di vendita.

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  4. a me sembra che l'accordo (scellerato?! ai posteri l'ardua sentenza) "tu dai una cosa a me e io dò una cosa a te" tra germania e cina abbia funzionato abbastanza fino al 2021, allorquando, da un lato i fantastiliardi incassati dalle aziende farmaceutiche e chimiche tedesche, e dall'altro l'attentato al nord stream del 22, hanno indotto la germania a cambiare rotta ed allinearsi ai desiderata occidentali, interrompendo anche lo storico rapporto di odio/amore con la Russia. Quanto questa decisione sia stata nefasta ce ne accorgiamo sempre di più col passare del tempo; in fondo il meccanismo architettato dalla germania, con la UE a strascico, nei riguardi del mercato extra UE funzionicchiava bene; come correttamente rilevato le scelte nefaste di contrarre il mercato interno invece, anche grazie alle scelte di politica economica e monetaria della BCE di Draghi, ci hanno lasciato in braghe di tela. Senza una Germania leader la UE è terra di conquista, rassegnamoci

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    1. Ma anche con una Germania leader, visto la connaturata deficienza di visione strategica dei suoi leader, che tu in parte intravedi. O no?

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    2. Quante industrie italiane ci sono in Romania e nell'est europeo ?
      Chiedo perché vedo che si parla molto poco dell'enorme trasferimento di fabbriche (e di conoscenza produttiva) che è una delle cause principali di impoverimento sia produttivo che economico ? Almeno i tedeschi le hanno trasferite dalla Germania ovest a quella dell'est...

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    3. Da questo e altri commenti sta emergendo l’importanza di osservare con attenzione i flussi di investimenti diretti esteri, cioè dei soldi che si spostano per controllare o impiantare aziende all’estero. Non credo che i tedeschi si siano rivolti solo ai loro “fratelli“ orientali. Da quello che ricordo Delle mie letture (il libro di Giacchè, lettura necessaria), li hanno senz’altro depredati. Il tema del trasferimento tecnologico connesso ai flussi di investimenti diretti è molto importante. La Cina ha costruito su questo il suo rapido recupero rispetto alle potenze occidentali: “copiando“.

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    4. è ovvio che i tedeschi non si aspettavano un atteggiamento così indisponente da parte degli usa..in questo intravedo lo zampino degli inglesi e la loro intenzione di spodestare Putin una volta per tutte; per convincere la germania a schierarsi, la GB ha mosso il partner d'oltreoceano. Il dato di fatto è che abbiamo perso la motrice del treno. La UE sta diversificando, abbandonando il traino della produzione di massa, ma, in attesa della guerra e di Trump, stenta a capire quello che farà da grande

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  5. Si però ha un po' dell'incredibile. Stampano paper al posto di stampare soldi (mi conceda la sviolinata dello "stampare moneta", ma ci stava nell'allegorica esternazione), nel frattempo attuano politiche che hanno l'evidente scopo di avvantaggiare la Cina e ci rendono pericolosamente vulnerabili dal punto di vista geopolitico e strategico (li troveremo prima o poi i borsoni di yuan, lo so) e poi...si lamentano della Cina?

    Bene, mi aspetterei una minima coerenza nell'attuazione di correzioni strategiche...mi aspetto male evidentemente. Io davvero, non capisco. Forse perché non sono laureato alla Bocconi. Ne da nessun'altra parte.

    Riguardo al nostro approccio che emerge nella Legge di Bilancio, mi fido di Giorgetti e della sua impostazione "prudente" che avrà evidentemente lo scopo di mettere a nudo gli imbroglioni (Francia e Germania), ma mi auguro che, soprattutto gli amici fratellini, siano pronti a fare mosse più aggressive quando sarà il momento di farle.

    Grazie dell'articolo Prof!

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    1. Parto dalla fine: mi fido e mi auguro anch’io! Certo che una strategia prudente ha senso soprattutto se la concepisci su almeno due legislature, per il semplice fatto che prima che 100 punti di spread in meno si trasferiscano sul tasso di interesse medio sui titoli di Stato quattro o cinque anni passano.

      Di fatto, le contraddizioni del sistema, e il fatto che sia il PD a non potere non intestarsele, sono una bella polizza assicurativa.

      Quella secondo cui chi ci ha messo in mano alla Cina ora raglia #hastatolaCina è effettivamente una delle più divertenti, ma come ben saprai la sciura Maria ecc. 😱

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  6. Leggendo, con impegno e fatica, questo post, mi sento un pò "eterno studente, perchè la materia di studio sarebbe infinita" (cit. Guccini, quando ancora faceva canzoni e non solo stucchevoli dichiarazioni antifasciste).
    Ringrazio sempre il prof. per avere fatto in questi anni lo sforzo di spiegare le dinamiche della macroeconomia anche ai profani, magari come me formatisi sui codici e sul diritto e quindi abituati ad una logica piuttosto lontana da quella che governa il mondo dei saldi commerciali e dei tassi di cambio.

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  7. Una delle policy che sembra verrà seguita dalla nuova amministrazione US, prevederebbe la costruzione/trasformazione delle supply chain globali esistenti degli US per fondarle solo su US e i suoi alleati. Escludendo paesi ostili e regimi non controllabili.

    Da questo punto di vista, accoppiando questo obiettivo con anche la volontà di fare del reshoring, rimpatriando lavori e industrie, mi pare che la Cina sarà il primo obiettivo di questo nuovo corso.

    Posso immaginare un impatto molto consistente sull’economia cinese, che potrebbe mettere a rischio la tenuta del paese.

    Soprattutto se, come credo, gli Stati Uniti stanno entrando in una nuova fase di guerra fredda: con la Cina questa volta. Penso dunque che potrebbero applicare una tattica che prevederebbe da un lato la volontà di far diminuire la ricchezza della Cina, indirizzando da altre parti il loro import e dall’altro spingere sulla corsa agli armamenti per obbligare il Dragone, comunque, a spendere. Come provarono a fare con la Russia, ai tempi di Regan, con evidenti risultati.

    Al contempo, proveranno a trovare una efficace attrattiva culturale per le nuove generazioni cinesi (al momento non paiono avere presa), per farle idealmente avvicinare all’american way of life, come il fascino che esercitò il rock (e altri aspetti della cultura USA) sui giovani dell’est europeo.

    In modo da frantumare il regime e farlo collassare al suo interno.

    Si può prevedere che anche la domanda di beni cinesi dall’Europa verrà, in qualche modo, orientata diversamente.

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    1. Sono considerazioni razionali. Quello che mi manca è la quantità di investimenti reciproci (degli Usa in Cina e viceversa). Non ho proprio l’ordine di grandezza, ho perso il polso della situazione ma credo sia utile recuperarlo per capire che cosa comporterebbe in pratica, anche come tempi, questo eventuale “decoupling” delle due economie o “unwinding” delle rispettive posizioni. Quando ero giovane (nel 2009!) la vulgata era che il Pacifico non avrebbe soppiantato l’Atlantico perché i legami fra Usa e Ue in termini di investimenti erano molto più consistenti di quelli con la Cina, il che dava al blocco NATO (per capirci) una superiore coesione e un maggiore fondamento economico. Mi sembra plausibile che sia ancora così, anzi, ancora di più. Tuttavia, la Cina credo sia molto presente nelle catene del valore Usa, e farne a meno da un giorno all’altro non sarà così facile.

      Sotto il profilo culturale, solo un aneddoto: quando sono stato in Cina (due sole volte) mi ha molto colpito non sentire praticamente mai la simpatica musica pentatonica (quella dei tasti neri del pianoforte, per capirci).

      Altra variabile da sorvegliare in Cina: la demografia.

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  8. C'è sempre da imparare su questo blog.
    Grazie a lei per la chiarezza e i dettagli.
    Mi sa che anche il Migliore legge i suoi post! 😁

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    1. Il migliore sa che esisto, e credo di avervi anche raccontato come faccio a saperlo…

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    2. da qualche giorno abbiamo un altro Migliore, al MEF..qualifica che, come nel caso del Gran Drag Mann, non depone a suo favore; tra l'altro sembra che abbiano affinità elettive, come il gatto e la volpe; sarei curioso di sapere l'opinione di Giorgetti su Draghi e il suo operato, magari non si sparano per la polvere chissà

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    3. Mah… In Italia abbiamo una lunga tradizione di “migliori”, da Togliatti in giù, ma mentre Draghi è stato proclamato migliore dagli operatori informativi italiani, eredi morali del primo migliore, per il semplice motivo che ne aveva salvato le costosissime pensioni retributive mettendole in capo all’INPS, cioè a voi, Giorgetti è stato dichiarato ministro dell’anno dalla stampa specializzata estera, il che, ne sono certo, a molti di voi suonerà come un’aggravante, ma intanto è senz’altro una cosa diversa, e poi bisognerà pure che decidiamo: vogliamo schiantarci come moscerini sul parabrezza, o vogliamo farci furbi?

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  9. Nota a margine : credo ci sia un link non riuscito in "l'avevamo avuta fin dall'inizio (qui e) da De Grauwe"

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    1. No, semplicemente “qui” indica qui, cioè su Goofynomics. Chi era qui sa dove ne abbiamo parlato (a partire dal primo post), gli altri tanto non crederebbero che ci sia qualcuno che ha visto quattordici anni prima quello che sarebbe successo.

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