(… titolo ripreso dal noto saggio di Pino Aprile…)
Un amico “che io ci ho molto rispetto” mi segnala questo pregiato articolo del Völkischer Beobachter salmonato ‘ndernescional, dal titolo “A time for truth and reconciliation”. Mi sento anch’io di caldeggiarne la lettura. Confesso però che nonostante ne condivida il contenuto (e posso dimostrarlo, e lo dimostrerò) la mia prima reazione, fin dalla lettura del titolo, non è stata di assoluto e totale entusiasmo.
Intendiamoci: alcuni aspetti analitici dell’articolo, e in particolare la lettura del 2016 come anno di svolta in senso repressivo nella gestione di Internet, sono da me totalmente condivisi, sono cose che mi sentite dire da tempo, ma proprio per questo il vederle adesso spiattellate come ponzose e profonde analisi da un outlet così “autorevole“ più che inorgoglirmi mi fa incazzare. Come pure dovrebbe inorgoglirmi, ma invece mi fa incazzare, il richiamo alla Commissione per la verità e per la riconciliazione. Alzi la mano chi si ricorda questo (scritto mentre la Grecia veniva macellata, cosa di cui non abbiamo evidenza che l’intellettuale di turno si crucciasse)!
Si riconferma che nihil est in intellectuals quod prius non fuerit in Goofynomics, ma non vorrei che questa venisse presa per vanagloria. Sicuramente un po’ lo è, non mi attardo ad escluderlo, ma il motivo per cui il fatto che venga condivisa un’esigenza di metodo che avevo espresso 10 anni fa mi innervosisce, anziché sollevarmi o inorgoglirmi, non ha nulla a che vedere con la rivendicazione di un primato intellettuale, di una particolare originalità o tempestività. Io sono stato scolarizzato nel XX secolo e in Italia, quindi io so che dopo Omero chiunque pretenda di dire una cosa originale è sostanzialmente un illetterato.
In altre parole, quello che mi infastidisce di questo richiamo all’esperienza sudafricana (quella della Commissione sulla verità e sulla riconciliazione, dei cui risultati, a dire il vero, non vi saprei tracciare un bilancio storico), non è che venga dopo il mio (e chi sono io per pretendere di essere ascoltato?), ma sono i motivi che sottendono ad esso, e questi motivi mi infastidiscono non perché siano di per sé non condivisibili (ricordo che faccio parte di una commissione di inchiesta sul fenomeno del COVID-19, quindi ovviamente mi interessa vederci chiaro su questo fenomeno!), ma perché preludono a un inevitabile fallimento.
Che dal 2016 fosse all’opera un DISC (Distributed Idea Suppression Complex) ce ne eravamo un pochino accorti anche noi, e ne avevamo anche parlato, mettendo in guardia, pensa tu!, proprio quella sinistra che oggi piange sul latte da lei versato!
Tuttavia, invece di apprendere le lezioni della storia, la sinistra (perché il Völkischer Beobachter salmonato ‘ndernescional è un outlet di sinistra) continua a non fare i conti con alcuni caposaldi della cultura occidentale, quali la logica aristotelica e la geografia astronomica. Da quest’ultima ci deriva, in particolare, quello strumento che tendiamo a considerare banale, a dare per scontato (nonostante che la sua storia dimostri che non lo è affatto), ma che è tutt’oggi essenziale per dirimere controversie di vario tipo, e anche per attribuire ad analisi della più svariata natura il corretto valore: il calendario.
Eh sì!
Perché a leggere il contributo dell’illustre e autorevole autore non si può sfuggire alla sensazione che secondo lui “la strage e il grande scempio che fece i social colorati in rosso“ sia stata quella che qui, per non farci tirare giù dagli amici suoi (perché l’autore si propone come un pezzo della soluzione, ma il suo curriculum ce lo segnala come pezzo del problema), abbiamo deciso di chiamare metaforicamente la “punturina”, cioè la gestione ideologicamente orientata, e quindi inefficiente, della pandemia.
Ma allora come si spiega che il DISC sia attivo dal 2016, cioè da quattro anni prima che il noto fenomeno epidemiologico si manifestasse? In altre parole, una chiamata alla verità come strada maestra verso quella riconciliazione di cui tutti avvertiamo l’urgente bisogno, per essere o almeno sembrare non dico efficace (perché pur aderendo intellettualmente a questa istanza mi rendo conto del fatto che politicamente sia impraticabile), ma credibile, dovrebbe dimostrare di avere colto quali siano le contraddizioni fondamentali che hanno portato all’egemonia della menzogna, quelle che preesistevano all’eruzione del fenomeno sanitario, e che, non dobbiamo nascondercelo (pensate allo Pfizergate), ne hanno condizionato le modalità di gestione. Ma sotto questo profilo, il pregiato contributo del pezzo del problema è abbastanza deficitario: il problema è il debito pubblico (leggere per credere!) e le bolle immobiliari, con una tanto elegante quanto eloquente saldatura dei punturini ‘ndernescional ai Giannini (intesi come plurale di Giannino) ‘ndernescional.
Quello su cui abbiamo bisogno non di sapere, perché la sappiamo, ma di dirci apertamente la verità non è se nel XXI secolo da qualche parte si stiano studiando o producendo armi batteriologiche (quando ho fatto il militare nel 1989 la difesa anti-NBC era nel programma dei corsi AUC! Nel frattempo, la sigla è diventata CBRN, ma sempre di quella roba si tratta). No, di questo credo che ci interessi il giusto, anche perché non è un argomento così sorprendentemente nuovo. Sarebbe, sarà, più utile fare un’operazione di verità sulla terza globalizzazione e sulle sue dinamiche.
Questo non possiamo aspettarcelo, ovviamente, da chi su queste dinamiche prospera, il che però non rende inutile il suo contributo, tutt’altro! Vi esorto continuamente a utilizzare la forza dell’avversario, e quindi un contributo come questo può esserci molto utile dialetticamente, se però ci ricordiamo che il suo autore non è uno di noi, non è un nostro amico, anche se, per motivi in fondo estemporanei, sembra desiderare quello che tutti noi desideriamo: è e resta un nostro avversario. Questo suo (secondo) coming out quindi è utile, anzi utilissimo, ma dobbiamo ricordarci di inserire il nostro desiderio di avere una parola di verità sulla gestione della pandemia (da lui condiviso), nel contesto di una aspirazione più ampia (da lui non condivisa): quella di avere una parola di verità sulla organizzazione dei nostri rapporti sociali di produzione, e dobbiamo essere consapevoli del fatto che in questo compito il Völkischer Beobachter salmonato ‘ndernescional non può aiutarci, se non nella limitata misura in cui, come avevamo pronosticato, le politiche che ha sempre sostenuto allo scopo di ridurre la nostra fetta di torta alla fine abbiano ridotto anche la sua fetta di torta (quella destinata alla rendita finanziaria, cioè ai suoi azionisti di riferimento) perché hanno fatto collassare la torta.
Non leggete quindi questo intervento come un’esortazione alla schizzinosità, come la versione di destra di quelli che volevano “l’uscita da sinistra“, anzi! È una cosa profondamente di destra: un richiamo al senso critico, quella cosa che la sinistra ha deciso di mettere in soffitta, crimine contro l’umanità per il quale merita di scomparire, e scomparirà.
Statemi bene e ovviamente long 🍿!
Un’altra conferma che né LVI né gli altri, che ora si prostrano penitenti, sono la soluzione dei problemi; perché loro ne sono le cause originarie. Buona, eventuale, ciaspolata. 💪🏼👋🏼
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