Chiedo scusa, ma ne ho piene le tasche dei cretini che quotidianamente ci importunano nella cloaca nera con i miasmi delle loro flatulenze verbali. Penso sia quindi utile per tutti noi mettere le cose in prospettiva, ribadendo un concetto essenziale e misurabile: l'euro ci era stato annunciato come valuta forte e stabile, ma i dati dicono che non è stata particolarmente stabile e che non si sta rivelando particolarmente forte. Mi è venuto in mente di ribadire questo punto semplice ma incontestabile (se non dai cretini, che qui comunque hanno libertà di espressione del pensiero) intravedendo oggi un tweet del nostro amico involontariamente esilarante:
che lamentava il raggiungimento del livello più basso dell'euro dal 2022 (!) a causa di preoccupazioni sull'economia europea (!).
Ho rimesso doppiamente in prospettiva questo tweet surreale con un breve intervento:
Eh sì! Perché innanzitutto non è il valore più basso dal 2022, ma dal 2008, e poi le preoccupazioni non sono per l'Europa, ma per la Germania.
Non poteva non inserirsi il prototipo del troll drindrino:
un ellissoide di rotazione che adesso bloccherò, perché oltre a essere diversamente intelligente è anche molto, ma molto monotono... Ma questo qui non interessa: ve lo indico solo a titolo didattico come prototipo dei cretini della liretta, il cui nome è Legione.
E allora parliamone, della liretta, ma coi dati!
I dati ci sono: quelli dal 1960 alla fine del 1998 li trovate sulle International Financial Statistics del FMI:
espressi in quantità di lire necessaria per acquistare un dollaro (quotazione incerto per certo), ma volendo anche sui Key Short Term Economic Indicators (accessibili dal Data Explorer dell'OCSE), sempre espressi come unità di valuta nazionale per dollaro, con la differenza però che l'OCSE prende come riferimento per la valuta nazionale l'euro:
In altre parole, questo significa che i dati OCSE e i dati FMI sono esattamente gli stessi, a meno della moltiplicazione per un numero che ben conoscete:
Per ottenere la serie in lire (quella fornita dal FMI) basta moltiplicare la serie in euro (quella fornita dall'OCSE) per 1936.27.
Ovvio, no?
Perché ci occorrono due fonti? Perché il FMI smette di riportare il cambio lira/dollaro da quando la lira non esiste più (cioè dal 1999). Viceversa, l'OCSE riporta il cambio della valuta italiana rispetto al dollaro sia quando questa valuta era la lira che quando questa valuta era l'euro. In effetti, ci basterebbe quindi come fonte l'OCSE, ma ho voluto confrontare le due fonti nel foglio Excel che vedete qua sopra per essere certo che la misurazione retrospettiva dell'OCSE coincidesse con quanto avevo appreso del cambio lira/dollaro nella mia lontana giovinezza.
Ve la faccio breve. I dati sono questi:
Sono dati mensili dal gennaio del 1960 al novembre del 2024.
Chiedo (per un amico): sapreste indicarmi in quale punto del grafico l'Italia entra nell'Unione Economica e Monetaria? L'ingresso nell'euro ci è stato proposto come raggiungimento di una stabilità ormai perduta dall'abbandono di Bretton Woods, come fine di un periodo di volatilità eccessiva e di svalutazioni devastanti (che sul grafico si vedono come impennate, come aumento della quantità di valuta nazionale necessaria per comprare un dollaro), e quindi, se la promessa tanto sbandierata fosse stata almeno un po' mantenuta, non dovrebbe essere difficile individuare il momento in cui essa è venuta a compimento, no? D'altronde, se ci fate caso, l'abbandono della stabilità che il sistema di cambi fissi di Bretton Woods ci garantiva nel grafico si vede piuttosto bene, giusto? Si vede quando il cambio cessa di essere fisso (retta orizzontale) e comincia a muoversi, o no? E quindi, di converso, la ritrovata stabilità conferita dall'euro, di cui tutti gli euroti cianciavano e tuttora cianciano, dovrebbe essere altrettanto facilmente individuabile, o sbaglio?
Eh...
No, mi sa di no...
Dai, vi aiuto mettendo le date e un paio di rette verticali...
La serie FMI (in lire) è rappresentata sull'asse di sinistra, quella OCSE (in euro) sull'asse di destra, le due serie sono, com'è ovvio per i motivi che vi ho detto sopra, perfettamente sovrapponibili, e ho messo due linee verticali per indicarvi i due eventi storici marcanti di cui vi parlavo sopra.
La linea verticale rossa indica un evento di cui vi accorgereste anche se non ve lo evidenziassi: la fine del sistema di Bretton Woods decretata da Nixon a Ferragosto del 1971. Da lì in avanti (cioè verso destra) si comincia a percepire una certa instabilità di quello che prima era un cambio fisso (cioè una linea perfettamente orizzontale). La linea verticale celeste indica invece l'evento che non riuscivate a collocare, cioè l'ingresso dell'Italia nell'Unione Economica e Monetaria. Come? Non vedete l'immediato raggiungimento di una rinnovata stabilità? No!?
Eh, no.
Non lo vedete perché non c'è.
La valuta italiana è stata volatile rispetto al dollaro sia quando si chiamava lira che quando si chiamava euro, cioè sia quando la gestivano i corrotti e dissoluti banchieri centrali italiani non ancora indipendenti, che quando la gestivano i puri e rigorosi banchieri centrali leuropei indipendenti! Tanto per darvi un'idea, dall'ingresso nell'euro a gennaio del 1999 all'ottobre del 2000 (in 22 mesi) l'euro si svalutò del 26%! E sapete perché? Perché la Germania era il malato d'Europa (come adesso) e aveva bisogno di un aiutino.
(...sul grafico, dove il cambio è quotato incerto per certo, questa svalutazione figura come un incremento del 35% del costo di un dollaro in valuta nazionale: se ci vuole più valuta nazionale per acquistare un dollaro, vuol dire che la valuta nazionale vale di meno...)
Ma... ma... ma... una svalutazione simile somiglia tanto a quello che accadeva alla liretta nei turbolenti anni '80, quando qui, a sentire i porci imbecilli antitaliani, era tutta svalutazionecompetitiva e carriole per fare la spesa! In effetti, allora occorsero solo 20 mesi (dall'agosto del 1983 al marzo del 1985) per svalutare della stessa entità...
Eh, vedi che forte l'eurone!
Ci ha fatto resistere due mesi in più...
Sossodisfazzioni...
E inoltre, dirà qualcuno, dopo questa infausta partenza l'eurone si è rafforzato: lo si vede bene nel grafico, anzi, nei due grafici, anche in quello mostrato all'amico diversamente italiano e involontariamente comico: lì il rafforzamento dell'eurone si vede come crescita della spezzata rossa (a indicare che un eurone comprava più dollari), mentre nel grafico più esteso si vede come una calo della spezzata rossa (a indicare che ci volevano meno euroni - nel frattempo diventati valuta italiana - per comprare un dollaro).
Giusto!
A fare i conti, si vede che dall'ottobre del 2000 al luglio del 2008 la quantità di valuta italiana (euro) necessaria per acquistare un dollaro è diminuita del 45.8%, cioè, di converso, che una poderosa erezione rivalutazione ha fatto aumentare l'eurone di ben l'85% (84.6%, ma arrotondiamo)!
Acciderbolina, che performance erotica (se pure in 94 mesi)!
Ma... ma... ma... è più o meno quello che accadeva nei decadenti e dissoluti anni '80, quando la casta, la cricca, la corruzione, erdebbitopubblico, le cavallette, le pallottole in garage (come dimenticare l'immortale Verzelli e il suo sproloquio dadaista? Chissà che fine avrà fatto, quel buon'uomo...), le svalutazzionicompetitive, e via scemenzando, indebolivano il potere di acquisto delle famiglie (che invece aumentava), ma fra il marzo del 1985 e il novembre del 1990 la lira si rivalutò dell'86% sul dollaro, e in soli 69 mesi (sì: si rivalutò più la lira nel 1985 che l'euro nel 2000, e in meno tempo. Li vedete i cazzo di dati? Vi serve un disegnino coi sottotitoli?).
Certo, dirà qualcuno, è chiaro, l'entrata nello "SME credibile" (daje a ride...) aveva contribuito a rafforzare il nostro tasso di cambio, che però poi si dimostrò insostenibile, tant'è che poi dovette cedere (nel grafico, la spezzata riprese a crescere), e nei 99 mesi fra il novembre del '90 e l'entrata nell'euro perse il 33%!
Eh, già...
Era deboluccia, la liretta...
Mica come l'eurone, che nei 99 mesi successivi al picco raggiunto a luglio 2008 ha perso il 29% (mica il 33%! Solo il 29%...) e da allora un altro 5%, e ci si aspetta che ceda ancora, in un tentativo vano di aiutare l'economia tedesca a proseguire la sua sciocca guerra contro il resto del mondo (che tanto si sa come va a finire: così).
Volete vederla in un altro modo?
Vi faccio vedere, sovrapponendoli, l'andamento del tasso di cambio dai "minimi relativi" di marzo 1985 e di ottobre 2000 (che nel grafico incerto per certo sono massimi relativi) per i 12 anni successivi. Per facilitare la vostra intuizione, esprimo i tassi di cambio in quotazione certo per incerto, quella che si usa oggi (per cui un aumento indica una rivalutazione) e li presento come indici con base 100 nel primo periodo osservato (così potete confrontare direttamente gli ordini di grandezza):
Ma voi, la radicale diversità, la profonda stabilità, del mondo dell'eurone rispetto a quello della liretta la vedete? Se non avessi etichettato con le date le due serie, sapreste scegliere a colpo sicuro quali dati vengono dal turbolento mondo della liretta e quali dallo stabile mondo dell'eurone?
Non credo.
E sapete perché?
Ma, direi per un motivo uguale e contrario a quello che spingerebbe un eurota, se si buttasse dalla finestra (Dio non voglia!), a pensare di essere lui ad attrarre la Terra con la propria massa.
Chiaro?
Beh, se non è chiaro, io mi arrendo: più chiaro di così non posso essere.
Con questo che cosa voglio dire?
Che è colpa degli altri, che è un complotto satanista di Soros e di Schwab, che se tornassimo al sesterzio nel Tevere scorrerebbe latte e miele, [puttanata a piacere inventata dai porci antitaliani]?
No.
Non voglio dire questo, né l'ho mai detto. Voglio dire quello che ho detto: che la promessa di stabilità sui mercati finanziari internazionali fatta da chi ci ha proposto l'euro non è stata mantenuta, e (per definizione) non per colpa nostra, visto che la possibilità di gestire la valuta ci è stata sottratta, quindi non possiamo essere noi i responsabili di una instabilità che abbiamo subito come tutti gli altri Stati membri ma che non dipende dalle nostre scelte (ma dalla salute dell'economia tedesca)!
Tutto qua.
Un vantaggio, un beneficio, che ci è stato chiesto di considerare perché essenziale, perché strategico, non si riscontra nei dati. Solo questo volevo dire: mi sembra abbastanza per aiutarvi a riconoscere un imbecille quando lo incontrate (operazione che può comunque essere utile, se non altro per non perdere tempo), e per riflettere su quali vantaggi non stiamo avendo dall'unione monetaria, la cui valutazione complessiva non si esaurisce, ovviamente, qui.
L'imbecille, naturalmente, dirà il contrario e ripeterà "liretta, liretta...". Ora voi avete visto la performance di leuretto, quindi sapete che cosa pensare.
Tanto vi dovevo, e ora vado a bloccare un po' di stolti...
Era da tempo che non la vedevo così battagliero: ha forse a che fare con la rottamazione del partito nazionale iniziata con il discorso di Romeo alla Lega Lombarda?
RispondiEliminaSinceramente non so se Massimiliano voglia rottamare il partito nazionale. L’esperienza di Draghi spero che abbia fatto maturare qualche riflessione in chi a suo tempo l’ha voluta fare (io no). Se invece non è servita neanche a questo, la gente alle copie preferisce sempre l’originale. C’è poi anche qual dettagliuccio che gli imprenditori del Nord (mitologici) hanno fornito un contributo altrettanto mitologico al partito, mentre molti di voi si sono impegnati concretamente. Quindi, quali temi interessino (dai tempi di Bossi) alla base leghista è piuttosto chiaro e misurabile. Ma tutto questo non c’entra assolutamente nulla con il mio post. Semplicemente, come credo di avervi detto, l’euro tornerà di moda nel dibattito dei cialtroni. Quindi tanto vale spazzare preventivamente via le puttanate più enormi!
Elimina***quali temi interessino (dai tempi di Bossi)***
EliminaSe le fa piacere le ricordo che Bossi ( quello "originale" ) parlò di "€URSS già nel 1998 ( probabilmente scottato dal fatto che le "sirene ultramontane" che lo avevano spinto a l' "indipendentismo" poi non lo avevano minimamente appoggiato)
E comunque ricordo ancora il funereo discorso anti€U che Bossi tenne, oltre ventanni fa, al castello Sforzesco poco prima de l' ( accidentale ? )ictus.
Quindi non so di quella di oggi , ma quella "base" lì è ancora in grado di capire da dove viene il problema, anche se (come me ) ha smesso da un pezzo di credere che si possa ottenere una "cura" a quella "malattia" di cui il "leghismo" era ( e purtroppo resta) solo una "reazione cutanea".
Si, avrei dovuto precisare fosse un OT: non ho le competenze per commentate con metodo in economia, non avendo un social (perché la ascolto e ubbidisco) ho colto l'occasione per farle la domanda.
Elimina@passavo duqui: non mi fa particolarmente piacere che mi vengano dette cose che so solo perché essendo curioso preferisco apprendere cose che non so. Inoltre, essendo vanitoso, mi infastidisce scoprire che chi "mi segue" non mi segue (e quindi si attarda su cose che preferirei venissero date per acquisite, altrimenti il lavoro che facciamo qui che senso ha, se ogni volta si deve ricominciarlo da capo?). Però va bene, ti assolvo...
EliminaNon so se ci ha fatto caso, ma anche Robin Brooks su X è da tempo che chiede che la BCE riduca i tassi di interesse per far ulteriormente deprezzare l'euro. Giusto oggi ha scritto (riporto testuale e tradotto) "il miglior antidoto contro la stagnazione è un euro più debole, il che richiede che la BCE tagli i tassi in maniera aggressiva", il tutto corredato da un grafico sulla Germania e sui suoi problemi.
RispondiEliminaUlteriore prova del passaggio dall'"Italietta della liretta" che "drogava l'economia con le svalutazioni competitive" alla Germanietta dell'euretto che cerca di sopravvivere con le svalutazioni competitive.
Quando la valuta di un Paese in deficit estero si deprezza è all’opera un normale meccanismo di mercato. Quando si svaluta la valuta di un Paese in surplus c’è evidente manipolazione di mercato: perché mai dovrebbe scendere il prezzo di un bene che è in eccesso di domanda? Le svalutazioni competitive sono sempre state quelle tedesche, mai le nostre.
EliminaEsatto Bagnai; che la Germania da sempre ne approfitti per farsi gli affari suoi con e nell’euro a scapito degli altri paesi è una verità sacrosanta che andrebbe sbattuta sul muso tre volte al giorno prima dei pasti a molti di più europah.
EliminaNel 2002 lavoravo comprando prodotti dall’estero venduti in dollari, mi ricordo perfettamente che col nostro eurone a 0,86 contro dollaro ci smenammo un bel po’. O come diceva il mio amico Giorgio, ci attaccammo al cazzo. Però eravamo tanto felici e rassicurati dal fatto che Schroeder ,all’epoca cancelliere , aveva proclamato e ribadito sui giornali che il cambio di 1,16 euro contro dollaro all’ "unione europea" andava benissimo.
è andata benissimo fino a quando la germania ha avuto un canale privilegiato con la russia e la cina per le forniture a basso costo, contando sul solido brand del made in germany; poi gli inglesi e gli americani hanno deciso che i tedeschi si erano arricchiti abbastanza e avevano defecato fuori dal vasino con il loro doppiogiochismo
EliminaAppunto.
EliminaIl vantaggio di avere qualche anno mi consente di capire che la rovina iniziò con lo SME. Confermando l'incompetenza di Ciampi nel bruciare riserve valutarie per tentare di rientrare.
RispondiEliminaRicordo che i comunisti, quelli veri, ne erano perfettamente consapevoli (ricordo anche che questo articolo di Palombi fu motivato dalla lettura del paragrafo intitolato "Sapevano" a p. 238 del Tramonto dell'euro: un operatore informativo può anche essere simpatico, e essere una brava persona, ma sicuramente non può insegnarci nulla). Sul perché i loro nipotini abbiano dimenticato certe analisi ci siamo dilungati in altre sedi.
Eliminae questa è classe, tutta la vulgata eurista distrutta con un solo grafico... mi viene quasi da affermare, parafrasando gli ammericani, che possiamo passare da "Houston abbiamo un problema" a "signori, abbiamo un'opzione"
RispondiEliminaMa è vero che nell'incontro di Pescara, anni fa, il drindrino ti spiegò che non era necessariamente vero che se non svaluti il cambio svaluti i salari? E che tu non volevi capire? E' la stessa cosa che dice fabio colasanti, (un macroeconomista che è stato presso la commissione europea, laureato a roma insieme a draghi con F.Caffè) dice che ora i tempi sono cambiati dai tempi di Mundell, ora gli scambi di capitali sono più grossi e i tassi di cambio non vanno autonomamente verso il livello che riequilibra la bilancia dei pagamenti correnti ???????
RispondiEliminaSto leggendo il libro "The Peter principle" di Laurence J. Peter.
RispondiEliminaDentro le grandi organizzazioni si salva solo chi non cerca di risolvere in prima persona i problemi organizzativi.
Che è poi ovvio. È sufficiente guardare alla fine che ha fatto Gesù cercando di risolvere in prima persona "i problemi organizzativi" dell'umanità.
Elimina👏 👏 👏 👏 👏
RispondiEliminaComplimenti vivissimi , Lei ha un caratteraccio ma ogni tanto ci illumina la giornata.
Perché si "lavare la testa agli asini" è faticoso ( e purtroppo anche inutile) ma lo spettacolo con cui Lei lo fa è grandioso e nessuno più di Lei sa mettere così efficacemente in chiaro cose che CHIUNQUE con un minimo di onesta intellettuale " non poteva non sentire" nella propria esperienza di vita.
Tornando invece alla "malattia" di cui Lei ha fatto questa efficacissima "anamnesi", sarebbe abbastanza normale anche chiedersi quale ne sia "la causa" e "la prognosi" . Ad esempio domandarsi di chi e perché ci abbia sottratto " la possibilità di gestire la valuta" ,no ?
Ma qui, in base alla " prima legge della termodidattica " ,io questo non glielo chiederò mai, perché sarebbe non solo inutile ma anche dannoso.
Ma scusa, vedo che sei recidivo quindi una domanda devo portela: da quanto sei qui e che pensi che abbiamo fatto per quattordici anni?
EliminaL'ideologia liberista che sorregge i luoghi comuni dei commentatori alla Oscaretto e degli economisti in ...in (quella della liretta e dell'eurone che ci protegge dalla svalutazione) è fondamentalmente una patologia dell'anima.
RispondiEliminaDopo decenni di martellante propaganda su tutti i canali d'informazione, nelle aule delle università, in Parlamento, fino alla Corte Costituzionale, i luoghi comuni della propaganda liberista hanno permeato la coscienza di moltissimi italiani. Lei lo ha evidenziato un po' di anni fa, parlandoci del "luogocomunismo" sul blog del FQ.
Bene, da allora sono passati anni, governi di cdx e sinistra, tecnici e di unità nazionale, ma il luogocomunista rimane il pensiero dominante nei media e nell'animo di molte persone che non hanno altra fonte di approfondimento al di fuori dei media dominanti.
La conferma oggi mi viene dalla notizia che il Presidente USA Biden (non il puzzone sovranista Trump) ha bloccato la vendita ai giapponesi del colosso dell'acciaio americano US Steel, invocando l'interesse nazionale. E si capisce bene il motivo, ossia che non può esistere una manifattura nazionale senza la produzione di acciaio.
Questa decisione, presa da un Presidente di sinistra in scadenza di mandato, dovrebbe aprire gli occhi ai troppi gonzi liberisti che ci fecero vendere ai franco-indiani le Acciaierie di Taranto, perché ce lo chiedeva il mercato.
Peccato, perché questa notizia non esiste di fatto: cancellata dai notiziari TV, presente solo sulla stampa specializzata. Ovviamente non ne parlano i politici di sinistra e di centro, ma neppure quelli di destra.
L'asimmetria è questa: l'informazione è dominio dei liberisti all'amatriciana, dei nemici dell'Italia e dell'interesse nazionale.
Fino a che non avremo accesso all'informazione pubblica (quella privata è forse peggio) e non riusciremo a cambiare la narrazione luogocomunista e liberista noi resteremo minoranza nel Paese.
Questa è la battaglia più difficile.
Ma di preciso, il liberismo al potere in Italia, dove lo vedi? Ti ricordo che il governo Conte I è del 2018.
EliminaMarco, grazie! Così sappiamo che sai scrivere. Sappiamo anche che non sai leggere, però…
EliminaLa invito a rileggere ciò che ho scritto, perché penso che o non sono stato sufficientemente chiaro, oppure lei non ha colto il senso delle mie parole. Il luogocomunismo di natura liberista è il cardine di tutta l'informazione pubblica e privata, permea il corpo docente delle università, dei Ministeri, della magistratura ordinaria, amministrativa e contabile, di ampie porzioni dei partiti che siedono in Parlamento, e da anni ha metastatizzato, come un cancro, anche la Costituzione e il suo scheletro portante di impostazione pluriclasse e lavoristico.
EliminaChi governa importa poco.
Il vincolo esterno e il pilota automatico UE svolgono il loro compito, as usual.
Ho letto quello che hai scritto.
EliminaHai fatto tutta una serie di affermazioni a mio avviso campate in aria, ovvero che c’è una martellante ideologia liberista propagandata praticamente in ogni più recondito angolo del Paese, e che alla lunga si è insediata nella coscienza di moltissimi italiani tanto da “rendervi” minoranza nel Paese, nell’opinione pubblica e/o in parlamento immagino.
Ora, a meno che non mi voglia classificare 5 Stelle, Lega e FdI come liberisti, direi che hai prima di tutto fattualmente torto nel definirvi ad oggi minoranza, e in secondo luogo mi verrebbe da chiederti se non è il caso di riconsiderare la pervicacia e l’estensione di questa iper-propaganda liberista, perché guardando i risultati o non esiste o non è stata molto efficacie.
Esattamente, in cosa si sarebbe concretizzata? Ci sono dei fatti concreti che dimostrano questa totale cattura dell’intero sistema informativo italiano da parte di una fantomatica entità che ha l’interesse a diffondere una non ben precisata ideologia liberista? Da quello che dici intendo anche che secondo te la RAI e Mediaset sono dominate dai liberisti all'amatriciana, così come X magari. Sarà che non so leggere, ma mi sembrano tutte affermazioni fattualmente false e pure vittimiste.
Nonostante l’onere della prova del dimostrare che esiste suddetta iper-propaganda sia tuo, ti offro comunque alcuni controesempi a quello che stai affermando. Nel dipartimento di economia dell’università di Trento c‘è una setta fedele alla modern monetary theory che viene addirittura insegnata ai poveri malcapitati studenti, Bagnai stesso faceva il professore universitario, al Politecnico di Milano insegna un tal Fabio Sdogati che non è proprio pro-euro. Nell’informazione la RAI e Mediaset sono filo-governative. X è di Elon Musk. Che la Corte Costituzionale sia liberista non lo commento neanche che fa già abbastanza ridere così. Il parlamento italiano è guidato da una maggioranza che è forse l'esatto opposto del liberismo, e probabilmente di partiti liberisti non ne esiste neanche uno. In generale, non so se te ne sei reso conto, ma l’opinione pubblica in tutto il mondo occidentale è sempre più affine alla destra populista, soprattutto a mio avviso a causa degli eccessi del politicamente corretto e del folle verdismo europeo.
Ma che poi, i liberisti alla Milei non sono mica vostri amici?
PS per Bagnai: bella battuta.
I frutti del liberismo fanno così schifo che, se lo realizzi come fatto da Monti e Draghi in Italia, i liberisti all'amatriciana non si rendono conto perché , invece della terra promessa, ti trovi il deserto economico.
EliminaMarco, mi è già capitato di dirtelo: purtroppo non hai gli strumenti culturali (e fino a qui transeat) né la predisposizione umana per partecipare a questo dibattito, visto che ti poni con arroganza e che ci spiattelli qui i tuoi quattro imparaticci dagli editoriali di Giannino/ini. Sono "liberisti", nel senso di veicolare attraverso il loro dettato normativo, niente meno che i Trattati europei, col loro richiamo all'"economia sociale di mercato fortemente competitiva" e con tutto il resto che tu non sai ma dovresti sapere, e da lì in giù questa contraddizione si ripercuote per tutto l'ordinamento e per tutto l'edificio sociale. Sulle contraddizioni fra l'impostazione dei Trattati ordoliberisti europei e la Costituzione laburista italiana si sono espressi ad esempio Luciano Barra Caracciolo e Vladimiro Giacché in due testi che non sono meno importanti perché tu non capisci che cosa ci sia scritto.
EliminaChe la Corte Costituzionale sia infetta di gianninismo è un dato ben noto: basta pensare alla giurisprudenza in merito alla cosiddetta "equità intergenerazionale", su cui non mi pronuncio se non per notare che il suo fondamento economico è analogo a quello dell'orologio del debito dell'Istituto Bruno Leoni (cioè zero). Sulle presstitutes, se gli anglosassoni hanno coniato questa espressione, un motivo ci sarà stato, o no?
Trattati, giurisprudenza, informazione, tutte riflettono, come è ovvio e naturale che sia, i rapporti di forza che si sono creati dalla fine degli anni '70 con la sconfitta del lavoro da parte del capitale finanziario. Una vittoria di Pirro, visto che il valore viene creato dal lavoro, ma per una cinquantina d'anni siamo potuti andare avanti così, illudendoci che bastasse aggiungere carta a una piramide di carta. Puoi anche negare questi processi storici, ma qui ti farai solo ridere dietro. Poi potrai tornare a bar dello Sport dove ti faranno i complimenti.
Marco afferma che io praticamente ho descritto un quadro fantasioso e inesistente e mi chiede di portare esempi concreti di come la dottrina liberista avrebbe permeato la cultura, la politica e l'informazione.
EliminaLa risposta dell'Onorevole Bagnai mi sembra possa chiudere senza possibilità di appello la contestazione di Marco.
Mi permetto di aggiungere altri due esempi concreti dell'ideologia liberista e luogocomunista dominante.
Il primo riguarda la narrazione pluriennale, condivisa dalla totalità degli organi di informazione mondiali, dalla totalità delle classi dirigenti politiche, finanziarie e intellettuali, nonché da larga parte della popolazione: mi riferisco all'idea che la lunga crisi economico-finanziaria degli anni 2009-2015 fosse originata dalla crescita dei debiti pubblici degli Stati coinvolti, denominati con disprezzo PIIGS. Grazie a questo blog e al suo ideatore noi da tempo abbiamo imparato che le cose in realtà non erano come ci stavano raccontando. Ce lo hanno confermato persino il vice di Draghi alla BCE, il socialista Vitor Constancio, in una relazione ad Atene il 23 maggio 2013 e Giavazzi e Baldwin sull'autorevolez VoxEU del CEPR, il 7 settembre 2016: non è stata una crisi di debito pubblico, ma una classica crisi finanziaria da "sudden stop", determinata dagli eccessivi debiti privati ed esteri tra gli Stati dell'eurozona.
Nonostante queste evidenze siano confermate da robusti dati dei flussi finanziari negli anni precedenti lo scoppio della crisi, il luogo comune generalmente diffuso e "narrato" di una crisi dei "debiti pubblici sovrani" rimane dominante.
Il secondo esempio riguarda la confessione di Draghi a La Hulpe in Belgio il 16 aprile 2024, circa la competitività nell'UE: "abbiamo perseguito una strategia deliberata volta a ridurre i costi salariali gli uni rispetto agli altri e, combinando ciò con una politica fiscale prociclica, l'effetto netto è stato solo quello di indebolire la nostra domanda interna e minare il nostro modello sociale".
Draghi ammette quali fossero gli scopi veri della politica europea: abbattere i salari per mantenere la competitività perduta con la moneta unica e con l'austerità prociclica (recessiva). Cioè, hanno realizzato un travaso di ricchezza dai ceti popolari alle oligarchie finanziarie europee, ma il giocattolo ora è in pezzi.
Questo non è forse 'liberismo"?
Reductio ad Gianninorum a parte, prendiamo per buono il modello “vittoria ordoliberista” di cui parli. Ok, il lavoro ha perso, il capitale finanziario ha vinto, viviamo in un mondo ordoliberista dal 1970. Sono passati una cinquantina d’anni quindi mi aspetto di vedere un’Italia completamente ordoliberista. Cosa dice la prova empirica del modello?
EliminaLe tasse sono altissime; lo stato tra amministrazione centrale, enti regionali vari, partecipate, aziende finto private e chi ne ha più ne metta intermedia una quota del PIL da socialismo reale; la proprietà privata non è tutelata per via di una giustizia civile letteralmente da terzo mondo; la concorrenza e le leggi anti-trust non sappiamo neanche cosa sono; le lobbies controllano la politica e la spesa pubblica in maniera totale, tra taxi, balneari, farmacisti, notai, confindustria e conf-qualcosa varie; pletora di aziendine decotte tenute in piedi a botte di sussidi, cassa integrazione, fondi perduti e presti agevolati; dipendenti pubblici che offrono servizi da terzo mondo protetti dalla politica perché so voti; partite iva che evadono l’inverosimile nonostante la tassazione già favorevole con la connivenza della politica perché so voti pure quelli ecc ecc. Si può andare avanti all’infinito con il solito elenco. Ah sì, dimenticavo il superbonus, manovra fiscale che potrebbe essere l’esatto opposto dell’ordoliberalismo. Aliquote IRPEF che se guadagni 60 mila euro all’anno ti ammazzano di tasse come se fossero 600 mila negli Stati Uniti, un condono fiscale all’anno per gli evasori, differenze nel trattamento amministrativo per le grandi imprese ecc ecc.
E poi la mentalità delle persone: i concetti di concorrenza, basso livello di intromissione dello stato nella vita economica ecc sono completamente alieni alla visione del mondo della maggioranza degli italiani, che preferiscono piuttosto un modello corporativo, di stato assistenzialista, generoso con la spesa pubblica perché tanto le tasse le paga Pantalone. Molto più vicino ad un mondo rossobruno che ordoliberista. Sì, è vero, abbiamo il pareggio di bilancio in costituzione (che non è la più bella del mondo), ma tanto non lo rispettiamo, quindi…
Se fosse vero quello che dici dovremmo vedere una realtà completamente diversa, e quindi probabilmente la tua lettura è sbagliata.
Per quanto riguarda il discorso di Draghi a La Hulpe, io personalmente ci vedo un messaggio politico. La parte di analisi economica in cui ammette le sue colpe è guarda caso funzionale al nuovo indirizzo politico che ritiene corretto vada intrapreso per quanto riguarda la difesa e gli investimenti in tecnologia strategica, quindi non prenderei per oro colato quello che dice. Se si cerca la voce di un economista oggettivo (per quanto sia umanamente possibile), Draghi è forse l'ultimo da prendere in considerazione, soprattutto in un contesto come quello citato.
Marco, insisto: non è il tuo campo, non hai le basi, alla fine non fa nemmeno ridere. Ti mancano proprio le categorie, parli di "liberismo" come io potrei parlare di LHC, così, impressionisticamente, e continui a mettere in bocca a me cose che non ho detto, a partire dalle date: la terza globalizzazione è molto facilmente databile all'inizio degli anni '80, non '70, quindi già qui sei fuori di un decennio!
EliminaSei in un'Italia completamente ordiliberista se sai che cosa significa ordoliberismo. Se non lo sai studialo, ma non venire qui a spiattellarci i luoghi comuni alla Giannino su spesapubblicaimproduttiva e pagaPantalone perché semplicemente qui siamo su un altro livello analitico. Quanto a Draghi, sono d'accordo sul fatto che se si decide a fare un certo discorso tecnico è perché ha un obiettivo politico. Resta il fatto che quel discorso tecnico è corretto e riconosciuto come tale sostanzialmente da sempre da chiunque avesse una preparazione in economia internazionale e fosse intellettualmente onesto (vedi De Grauwe), quindi il tuo tentativo di ritagliarti un Draghi à la carte che ti dà ragione fallisce miseramente. Draghi dà ragione a me perché ce l'ho, ed è questo che gli drindrini devono gestire (e non sanno come...).
Buongiorno Onoré, pongo una domanda da ignorante in materia. Avrebbe senso fare gli stessi grafici sostituendo la Lira con, per esempio, il FF? Grazie!
RispondiEliminaDal 1999 ovviamente sarebbero identici, e prima non molto diversi.
EliminaGrazie. Buona giornata ☕️☕️
EliminaA me sembra che tra la linea verticale rossa e quella celeste il grafico passi da circa 600 a circa 1700 e che dalla linea verticale celeste alla fine il livello sia lo stesso.
RispondiEliminaIn ogni caso sarebbe interessante vedere lo stesso ragionamento applicato ai differenziali dei tassi d'interesse sui titoli del debito pubblico Italia-Germania o Italia-Stati Uniti. Lì mi sa che qualcosina si vedrebbe.
La Banca Centrale Italiana non decide più né il tasso di cambio della nuova valuta né tanto meno i tassi e gli importi di acquisto dei Titoli di Stato. Non pensi sia una enorme privazione di potere per la gestione valutaria, finanziaria e monetaria di un paese ?
EliminaIl differenziale di tassi di interesse con gli altri paesi non è poi cosi importante se hai il controllo sul movimento dei capitali.
Il differenziale serve per capire quanti interessi paghi in più. Lo scambio è stato stabilità monetaria e risparmio sugli interessi a fronte di minore indipendenza nella politica monetaria. È stato vantaggioso? Sinceramente non lo so, però che la banca centrale di un paese possa telecomandare il tasso di cambio della valuta a piacimento, soprattutto per un paese relativamente piccolo come l'Italia, è parecchio dubbio e infatti si è visto come lo abbiamo controllato nel 92, sui tassi dei titoli di stato ci abbiamo guadagnato enormemente con l'entrata nell'euro, e sull'acquisto dei titoli di stato da parte della banca centrale ti direi che sarebbe meglio non esagerare. Il differenziale di inflazione italiano negli anni 70 rispetto agli altri paesi avanzati si spiega anche con la monetizzazione del debito. Se fosse così semplice avremmo trovato il moto perpetuo. Sulla repressione finanziaria, non so a quanti converrebbe. Immagina di essere in una situazione stile anni 70 con inflazione elevata e titoli del debito pubblico che pagano interessi reali negativi, potendo investire solo nella borsa italiana. A me non sembra molto conveniente.
EliminaPerdonami Marco, delle due l'una: o pagavamo (stato italiano) tassi di interesse reali negativi sul debito pubblico, cosa che dici alla fine del commento oppure ci abbiamo guadagnato con l'eurone (stato italiano) perchè pagavamo dei differenziali più alti e quindi dei tassi di interesse reali troppo alti. Tertium non datur. Ecco l'autorazzismo metastatizzato di cui si parlava sopra; non interessano i dati e la realtà dei fatti, ma il voler rimarcare che noi non si possa decidere per noi stessi. Quindi una volta con il nostro modus operandi paghiamo alti tassi di interesse reali sui debiti, l'altra volta li paghiamo negativi e quindi il risparmiatore sarebbe fregato. Insomma ci perdono sia il debitore che il creditore...rivoluzioniamo la contabilità del nostro compatriota Zappa pur di auto infangarci. Nello stesso commento hai praticamente detto che senza l'euro i tassi di interesse sono negativi ma troppo alti.
EliminaBeppe, mi sa che non ci siamo. Sei partito per la tangente! Io sarò autorazzista, ma tu i dati sulla finanza pubblica non li hai mai visti. Tra l’altro, dimmi tu dove ho mai scritto che abbiamo SEMPRE pagato interessi negativi. Io ho parlato di anni 70. A-N-N-I—7-0. 7-0.
EliminaPer quasi tutti gli anni 70 abbiamo pagato interessi negativi sul debito per effetto dell’elevata inflazione combinata alla repressione finanziaria, poi l’inflazione è iniziata a scendere da circa l’81 per effetto del Volcher Shock fino all’86, rimanendo “stabile” fino al 1995 tra il 4 e il 6% annuo. Dal 1981/2 in poi i tassi d’interesse sono diventati positivi, e fino al 95 sono stati elevatissimi, con spread sul Bund nell’ordine di 4-6%, ovvero quanto al picco della crisi del 2011. Immagina un picco della crisi del 2011 che dura 10 anni. Mica male, o no? Dal 1995 i tassi hanno iniziato a scendere per effetto del processo di entrata nell’euro che è stato ritenuto credibile dai mercati, fino ad azzerare lo spread nel 1998 circa, il quale è rimasto lì per circa 10 anni, durante i quali abbiamo risparmiato centinaia di migliaia di miliardi di euro di interessi sul debito pubblico.
The end
Non rifaccio la storia economica italiana (che ti consiglio di approfondire), ma il concetto è che il mondo cambia, noi con esso, e di conseguenza pure le variabili macroeconomiche non stanno ferme. Negli anni ’70 abbiamo pagato interessi negativi, dagli anni 80 in poi gli interessi sono diventati positivi. Quindi, come vedi, introducendo la variabile TEMPO il tertium di cui (s)parlavi sembrerebbe datur. L’autorazzismo metastatizzato non c’entra una fava.
Correzione: non abbiamo risparmiato centinaia di migliaia di miliardi ma solo alcune centinaia di miliardi. Mi sono sfuggiti tre zeri 😬
EliminaMarco caro, si scrive Volker. Non voglio fare il "grammar nazi", ma è da questi piccoli "dettagli" che si capisce che non sei del mestiere, ma vuoi terribilmente sembrarlo. Qual è il punto che sollevi? Non si capisce. Mi pare che ti sfuggano alcuni elementi essenziali, come la differenza fra essere o non essere in un'unione monetaria. Che canzoncina vuoi cantare, di quelle del juke box del bar dello Sport? Quella che i tassi reali negativi distruggevano il risparmio? E allora perché ricchezza in quegli anni cresceva? E poi perché quando sono diventati negativi i tassi nominali non vi siete stracciati le vesti?
EliminaOppure vuoi cantare la canzoncina dell'onere per le generazzzioni future?
In generale, mi sembra di capire che per te sia giusto e normale che Paesi diversi abbiano lo stesso tasso di interesse. Questo ti hanno insegnato al bar dello Sport e questo ripeti. Ma è ovviamente una gigantesca stupidaggine, ed è proprio perché ha "forzato" tassi di interesse uguali in Paesi diversi, cioè proprio perché ha distorto (anche) il mercato dei capitali, che l'Unione economica e monetaria ha mandato in crisi l'Unione europea! Ma qui per noi queste cose sono accademia. Possiamo anche rispiegartele, se ritieni, ci fa piacere farlo, ma sarebbe molto meglio se tu avessi la bontà di leggere (e eventualmente di confutare) i lavori in cui le abbiamo spiegate, come questo, che pur essendo scientifico ha una parte di review abbastanza divulgativa e accessibile.
I tre zeri che ti sono sfuggiti sono il meno.
Brevemente:
Elimina1) il mio commento era riferito a quanto da te il logicamente sostenuto, non alla nostra storia economica; preso dalla foga di esaltare l'euro e le sue doti salvifiche hai fatto un minestrone senza riferimento alcuno alla cronologia degli eventi;
2) a proposito di storia economica italiana, è singolare citare il 1981, mentre si parla di interessi sul debito, senza citare il Divorzio tra tesoro e banca d'Italia. Capisco la tua esterofilia galoppante, ma ometti un evento di quell'anno piuttosto importante; oltre agli zeri, hai operato altre omissioni dunque;
3) sul tema di differenziali di inflazione, evoluzione della bilancia dei pagamenti, squilbri causati da quello che tu citi come un vantaggio inequivocabile (risparmio interessi) si è già ampiamente scritto e dibattuto e troverai tantissimo materiale qui sul blog, ma non c'azzecca nulla con l'argomento degli ultimi due articoli;
4) si sta semplicemente dicendo che si sono sempre additati quali vantaggi enormi la stabilità monetaria e le materie prime a buon mercato. La storia ha già dimostrato come ben evidenziato dal Professore nelle ultime analisi, che questi due postulati della narrazione eurista sono stati palesemente smentiti.
Ti saluto,
Beppe
Il punto che sollevo è che contesto la tua tesi. Leuretto non è come la Liretta.
EliminaLa tesi di questo tuo post è sostanzialmente che l’euro è una valuta debole come la liretta. Della serie, Leuretto come la Liretta, che ce lo siamo presi a fare che pure questa è una moneta debole. Ci tenevamo la Liretta e andavamo avanti a svalutare e fare spesa pubblica in deficit monetizzato e vedi come eravamo ricchi adesso.
Io ho commentato inizialmente dicendo “a me sembra che tra la linea verticale rossa e quella celeste il grafico passi da circa 600 a circa 1700 e che dalla linea verticale celeste alla fine il livello sia lo stesso” e poi ho aggiunto un pezzo per dire che il problema della valuta debole, ovvero una valuta sulla quale si ha un’aspettativa di continua svalutazione, è quello degli elevati tassi d’interesse che deve pagare chi si indebita in quella valuta, tra cui lo Stato quando emette debito pubblico, per far sì che i rendimenti reali richiesti dal creditore vengano preservati.
Una moneta è buona quando è relativamente stabile, è molto richiesta sui mercati internazionali e permette di indebitarsi a bassi tassi d’interesse. L’euro batte la lira su tutti i fronti.
Non ci ha più permesso di svalutare per guadagnare competitività? Bene, perché tanto le svalutazioni monetarie non hanno impatto sulla crescita di lungo periodo (almeno questo è quello che ti direbbe un buon economista medio), e avvengono sostanzialmente attraverso la riduzione del salario reale dei lavoratori. Quella ricetta l’abbiamo già provata e ha fallito.
La ricchezza negli anni 70 cresceva perché le condizioni di rapida crescita economica del tempo permettevano di accumulare più di quanto veniva distrutto, questo NONOSTANTE le condizioni macroeconomiche oggettivamente sfavorevoli di allora. O vuoi sostenere che se ci fosse stata inflazione stabile e bassa non sarebbe stato meglio? L’inflazione e i tassi reali negativi in condizioni di repressione finanziaria ovviamente distruggevano il risparmio, come potrebbe essere altrimenti?
Il fatto di dimostrare, parlo del tuo paper, che ci sono stati dei costi nell’appiattimento dei tassi d’interesse non dimostra che non sia stato un vantaggio netto per l’Italia. Sarebbe tra l’altro strano che non ci fossero dei costi a fronte di un beneficio gigantesco come il risparmio di interessi di cui ha goduto l’Italia per un decennio e di cui continua ancora e godere tuttora, perché senza il Leuretto molto probabilmente pagheremmo tassi d’interesse ancora più elevati, che già adesso ci stanno praticamente strangolando.
Dopo ho risposto ai commenti che mi hanno fatto, a mio avviso abbastanza sgangherati. Sul divorzio della Banca centrale ci sono tesi alternative, a mio avviso molto più convincenti, anche perché la sospensione di acquisto del debito pubblico non è avvenuta dal giorno alla notte. Sicuramente non sarà una mia replica ora a fare cambiare idea a qualcuno, quindi mi risparmio la fatica di argomentare.
Marco, ti prego, ripigliati (e non mettermi in bocca cose che non ho detto, altrimenti per quanto esilarante tu sia ti tronco e ciao)! Non ho mai visto una serie di cazzate così sfavillanti proposte come verità assolute, a partire dalle tue valutazioni secondo cui "una moneta è buona quando è relativamente stabile, è molto richiesta sui mercati internazionali e permette di indebitarsi a bassi tassi d’interesse. L’euro batte la lira su tutti i fronti", che hanno il duplice svantaggio di essere solo una tua opinione (nessuno di questi tre criteri, ad esempio, si interseca con nessuna definizione delle funzioni della moneta, salvo forse il primo), e di essere delle tue pie illusioni.
EliminaL'euro non è stabile. In questo momento è in caduta libera e non si fermerà molto presto, l'idea che potesse proteggerci da shock di offerta è una cretinata, ti ho dimostrato qui che con il passaggio dalla lira all'euro il pass-through fra gli shock internazionali di offerta e l'inflazione nazionale è rimasto sostanzialmente identico.
L'euro non è "molto richiesto dai mercati internazionali". Anzi! Come gli addetti ai lavori (quindi non tu) sanno, siamo in piena deuroizzazione! E la weaponization del dollaro via sanzioni non ci ha aiutato, contrariamente all'intuizione, perché la nostra subalternità alle indicazioni atlantiche, che non discuto, ci rende di fatto un'alternativa inferiore per diversificare il rischio Paese (tradotto: fra l'originale - il dollaro - e la copia - l'euro - la gente preferisce l'originale, perché a parità di rischio di sequestro degli asset l'originale è garantito dal plutonio, l'euro dal delirio onanistico della von der Leyen).
Indebitarsi a bassi tassi di interesse non è di per sé una virtù e rischia facilmente di rivelarsi il contrario, alimentando bolle. L'euro è andato in crisi proprio per quel motivo lì (ma l'hai letto il mio paper?) e finirà per quel motivo lì.
Marco: tu non sei un economista e non segui dei veri economisti, ma degli imbonitori da fiera paesana. Non venire qui a ripetere le loro cazzate, ti scongiuro. Non ne esci bene, non ci aiuti e non ti aiuti. Meglio se vai a fare la loro cheerleader, così rafforzate le vostre autostime che io mi guardo bene dallo scalfire: saranno i fatti a sbriciolarle.
Stammi bene!
☹️
EliminaMarco mi sembra che abbia sottovalutato (inconsapevolmente?) due elementi fondamentali che sono stati sacrificati sull'altare dello SME prima e dell'euro dopo, il divorzio Tesoro-Bankitalia, con la conseguente fine del finanziamento monetario del deficit, e l'abolizione della scala mobile, che proteggeva i salari dall'inflazione.
EliminaE per dirla con le parole di Federico Caffè (dal libro LA DIGNITÀ DEL LAVORO):
"Nota inoltre che nemmeno la decisione di partecipare allo SME - avvenuta secondo Caffè con la stessa incoscienza con la quale a suo tempo dichiarammo guerra agli USA - ha sollevato una qualche discussione, nonostante comportasse in prospettiva la perdita di sovranità monetaria e dell'autonomia di contrattazione sindacale. La scarsa attenzione dimostrata da tutte le parti sociali, dalla politica e dall'opinione pubblica nel suo complesso, stride con le conseguenze che ne sono derivate in termini prima di "vassallaggio verso l'imperialismo statunitense" e poi di "germanizzazione economica" del nostro paese."
Utilissimo ripasso. Grazie.
RispondiEliminaLa "liretta" è l'ultimo baluardo dei cretini per celare la reale conseguenza dell'euro: il controllo politico e sociale al riparo dai processi elettorali.
RispondiEliminaWhen you refer to me, please note that my inclusive pronouns are "sieg" and "heil".
RispondiEliminaMolto interessante, grazie come sempre per questo prezioso lavoro di mediazione.
RispondiEliminaUna considerazione laterale ma in qualche modo attinente: con questo andamento del rapporto valutario eur/usd oltre ai drindrini fanno sorridere anche i piddini che si agitano con " trump = dazi = male per noi"...mi pare che da quando Trump ha vinyo le elezioni, l'andamento del tasso di cambio coprirebbe ampiamente l'impatto dei dazi aggiuntivi di cui abbiamo sentito parlare. Un'altra contraddizione della loro fallace narrazione.
Un saluto
Giuseppe
Ma infatti l’inarrestabile tendenza dell’euro a svalutarsi potrebbe anche essere una risposta all’imposizione dei dazi da parte di Trump e Biden. Dico “anche”, perché sono ragionevolmente certo che oltre a essere una risposta sia stata anche una causa (e di questo abbiamo parlato più volte). Si potrebbe studiare con attenzione la scansione temporale dei relativi provvedimenti, è una buona idea.
EliminaSì, esatto. Del resto avrebbe anche senso da parte degli americani: hai un forte surplus commerciale con me e continui a svalutare, rispondo con i dazi. Mentre la cloaca mediatica nostrana perpetua due omissioni non proprio secondarie: 1) non citano mai l'atteggiamento mercantilistico tedesco almeno come potenziale causa del protezionismo americano; è abbastanza singolare ritenere immorale la svalutazione anti-ciclica e tacere su quella pro-ciclica, che tende ad esacerbare gli squilibri piuttosto che attenuarli. 2) Associano i dazi al solo Trump, come lei ricordava in realtà li ha ampiamente praticati anche Biden. Ad ogni modo "nihil sub sole novum"; sappiamo cosa aspettarci dall'informazione nostrana. Convengo che l'analisi di sequenzialità sarebbe molto interessante.
EliminaBuon lavoro,
Giuseppe
Prof., quando – descrivendo il grafico (che va dal 1960 al 2024) in cui rappresenti le spezzate (FMI e OCSE), fin quando possibile, sovrapposte – scrivi “La serie FMI (in lire) è rappresentata sull'asse di sinistra, quella OCSE (in dollari) sull'asse di destra, […]”, al posto di “(in dollari)” non dovrebbe esserci scritto “(in euro)”? In breve, l’asse di destra non indica il valore espresso in euro necessario ad acquistare un dollaro? Oppure non sto capendo bene io?
RispondiEliminaGrazie.
Hai capito bene tu e ho scritto male io. Grazie!
EliminaGrazie a te.
EliminaPiccolo excursus storico.
RispondiEliminaLa vulgata giornalistica che ha inventato di sana pianta il concetto di "svalutazioni competitive", politiche che l'Italia avrebbe largamente adottato in passato senza risolvere i suoi annosi problemi di competitività (poi per fortuna è arrivato l'Euro!), nasce ai tempi dello SME.
I paesi aderenti allo SME si impegnavano a mantenere il valore delle loro monete all'interno di una ristretta banda di oscillazione rispetto alle altre divise.
C'era però il problema dei diversi tassi di inflazione dei paesi aderenti. Chi aveva un'inflazione più alta, come l'Italia, si sarebbe trovata ad avere una moneta apprezzata, con conseguente perdita di competitività.
Per ovviare a questo inconveniente, si era convenuto di procedere a periodici RIALLINEAMENTI in modo da riportare il cambio nominale al cambio reale.
Questi riallineamenti sono stati scambiati per molti commentatori per delle svalutazioni, ma sono qualcosa di completamente diverso: una svalutazione "competitiva" ha come scopo impattare sul cambio reale, mentre invece invece l'obiettivo dei riallineamenti è fare in modo che i due valori non si discostino.
Purtroppo da allora si è creato l'equivoco, la leggenda metropolitana che l'Italia negli anni '80 avrebbe effettuato una dietro l'altra una serie di svalutazioni competitive (Feltri, l'ex direttore di Domani, in uno dei suoi libri lo scrive a chiare verrete. Afferma che l'Italia svalutava la lira del 7% ogni anno. Ma non si è domandato come mai i paesi partner glielo permettevano se le regole dello SME imponevano di contenere le oscillazioni entro due, tre punti percentuali? Quesa semplice domanda non gli è passata per il cervello?)
La storia potrebbe finire qui, purtroppo è andata avanti.
Nell'ultima fase dello SME, detta anche "SME credibile", l'Italia non effettuò più i riallineamenti e quindi la lira si RIVALUTO' pesantemente rispetto al Marco tedesco e alle altre divise.
Un comportamento in apparenza folle ma che fu perseguito consapevolmente allo scopo di combattere l'inflazione (se cercate in rete trovate un resoconto della storia sul sito del Sole-24 Ore).
Questo inquadra nella giusta prospettiva anche la susseguente uscita dell'Italia dallo SME nel 1992-3, con un consistente deprezzamento (è il termine tecnicamente corretto, la svalutazione è una decisione delle autorità monetarie in un regime di cambio fisso) della Lira verso il Marco.
Quella ch la vulgata giornalistica fece passare per una perdita di valore della lira fu in realtà il semplice ritorno al suo valore reale. (A volte bisogna complimentarsi con i mercati...).
Morale della favola: quando un giornalista vi spiattella un grafico che illustra dei rapporti di cambio, cercate di capire se vi sta mostrando una svalutazione (o una rivalutazione), un deprezzamento (cosa oggi più probabile visto che viviamo in un regime di cambio flessibili) o un riallineamento.
Può darsi che non conosca la differenza tra le tre cose. Se è un grafico del passato, è quasi certo.
io la semplificherei così: la svalutazione competitiva è una decisione presa dalla BC di un paese, in regime di cambi poco fluttuanti o fissi; la svalutazione monetaria è invece decisa a livello di più banche centrali che, in regime di cambi variabili, effettuano un deprezzamento di una valuta. Il riallineamento si può definire un deprezzamento competitivo? Agli scienziati piacciono le sfumature di grigio, le menti semplici notano solo il bianco e il nero
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