Oggi sono tutti contenti perché l'euro si sta rafforzando. Significa che è credibile (?), ma significa anche altre due cose: che prima si stava indebolendo, nonostante l'incredibile affermazione di Barisoni secondo cui non noi avremmo svalutato negli ultimi anni (i dati sono questi e vengono da qui, se gli volete bene mandateglieli), e che quelli secondo cui i dazi avrebbero danneggiato irrimediabilmente il nostro commercio ora potrebbero trovarsi a fronteggiare un altro tipo di sfida, come dicevamo a gennaio. Eh, sì: perché una rivalutazione dell'euro sul dollaro è una svalutazione del dollaro rispetto all'euro.
Ci faranno poi sapere se l'orgoglio di avere una monetona fortona è una ricompensa sufficiente rispetto all'inevitabile contenimento della domanda estera (esportazioni verso gli Usa).
(...intendiamoci, il mondo è più complicato di così e la cosa più onesta da dire è che in questo momento nessuno ci sta capendo nulla. Il fatto che esistano squilibri fondamentali non vuol dire che essi vengano corretti, che vengano corretti ora, che vengano corretti così. Ma ignorarne l'esistenza sicuramente non aiuta di più a capire che cosa sta succedendo...)
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EliminaGrazie ad una crescita portentosa la Cina è già una "grande potenza" , tant'è che si trova nel mirino degli attuali "master of universe".
EliminaIn altre parole la Cina di Xi si trova nella stessa "trappola geopolitica" in cui si trovò la Germania gugliermina ed assai probabilmente con la stessa impreparazione ed inesperienza e quindi con lo stesso rischio di venir fatta fuori nello stesso modo.
Si fa la guerra agli Usa (cliente e patron) e alla Russia (energia e prima di guerra commercio e integrazione energetica euroasia)e poi si và da Cina e india... Questi sono fuori
RispondiEliminaieri Trump ha ripetuto più volte ai giornalisti che l'UE è stata smart, e che sostanzialmente ha giocato sporco con gli steitz, probabilmente riferendosi a ciò che Bagnai (unico, si deve riconoscere) aveva dimostrato dati alla mano, cioè "la svalutazione competitiva" dell'euro voluta dalla germania in assenza di una reale motivazione sottostante. Ora sembrano cadere tutti dal pero facendo finta di non capire che la "guerra (mantra dell'anno) commerciale" trumpiana è in realtà un gigantesco assestamento di bilancio globale, visto dal punto di vista americano naturalmente. Sarà probabilmente anche una guerra valutaria, il dollaro salirà sulle montagne russe ed entreranno in gioco dollari virtuali e stable coins come steroidi a difesa della valuta di riserva, rendendo gli scambi e le transazioni in dollari più facili, veloci e sicuri. Speriamo che l'uomo arancione sappia il fatto suo, ma nel frattempo godiamoci lo spettacolo e cerchiamo di approfittarne
RispondiEliminaOnestamente non penso di essere stato l’unico ad aver visto che l’euro si stava svalutando e sicuramente non sono neanche stato l’unico ad averlo detto. Apprezzerete però la difficoltà dei poveri euristi, costretti a fare i conti col fatto che alla principale virtù di una moneta forte sia stata la sua debolezza! Mi fanno un po’ pena, ma il problema è decisamente loro…
EliminaMa ha notato come ora si distruggano le testla, poi magari l auto elettrica cinese del grande industriale che sfrutta gli operai e invade il mercato colpendo anche l automotive tedesco no quello va benissimo
RispondiEliminaPrima o poi con la realtà si devono fare i conti, e neppure serve la matematica complicata dell’ingegngngner Piroetta
RispondiEliminaQuindi, o di riffa o di raffa, è sempre l’€uro a crearci problemi; prima svalutandosi del 26% e contribuendo alla deflazione salariale (e avvantaggiando soprattutto l’export tedesco)e adesso con l’ apprezzamento sul 💲 creando cmq problemi al nostro export indipendentemente dai dazi (che in parte cmq c’erano già).👋🏼
RispondiElimina"o di riffa o di raffa", su entrambe le sponde del "mare eorum" , saranno sempre le classi subalterne a farne le spese .
EliminaTutto il resto è "narrazione".
Finirà con un nuovo accordo del Plaza come il capo dei consiglieri della casa bianca scrisse in tempi non sospetti. (Cfr. pag 28 https://www.hudsonbaycapital.com/documents/FG/hudsonbay/research/638199_A_Users_Guide_to_Restructuring_the_Global_Trading_System.pdf). Qui c'è gran parte della politica commerciale dell'amministrazione Trump.
RispondiEliminaBeh stavolta "al plaza" ci andrà L€uropa; io non credo proprio che ci andrà la cina.
EliminaQuello che a me preoccupa di più è che ci andremo alle "condizioni" tedesche. Non dimentichiamoci che L€urolager è un progetto "angloamericano" e che in ogni "lager" un Kapò serve sempre.
Cioè ,temo che ci beccheremo "tutto il pacco"; non solo "compreremo americano" e " a prezzi americani" ma ci terremo sul gobbo anche "fiscal compact", "green transition", "carbon tax" ect. ect. .Insomma temo proprio che saremo la vittima principale della riorganizzazione " de "l' impero americano".
E "meno male" che questo "passaggio" lo dovrà gestire un "governo di destra"; pensiamo a cosa ci aspettava se al posto di una "Meloni " ci fosse stato un "Renzi"😁
Molto interessante il paper di Miran, e in qualche modo anche consolante: il lavoro fatto dal “Tramonto dell’euro” in qua per spiegare il dilemma di Triffin si rivela utile. L’impianto analitico della politica di Trump si basa sostanzialmente su quel dilemma, sulla cui attualità abbiamo insistito tante volte, ad esempio qui: https://goofynomics.blogspot.com/2022/07/i-conti-in-rosso.html.
EliminaCerto, naturalmente non siamo né negli anni 60 (quelli in cui il dilemma venne formulato) né negli anni 80 (quelli degli accordi del Plaza e del Louvre), e sono molto interessanti le considerazioni che Miran fa, perché rivelano una sostanziale consapevolezza del mutamento del quadro, ma ammettono anche in evidenza l’obiettivo strategico. Una salutare lezione di umiltà è nel fatto che l’Unione Europea sostanzialmente non viene citata, mentre si mette in chiaro che l’avversario è la Cina. Questo chiarisce che ad esempio gli spagnoli, che come al solito vogliono essere più furbi degli altri e stanno andando a mettersi in mano ai cinesi, rischiano di riprendere una musata come quella che presero con Zapatero, che si sentiva più furbo degli altri crescendo a spese dei soldi altrui. La sintesi del lavoro di Miran, che poi mi leggo con calma, mi sembra essere questa: gli Stati Uniti offrono due servizi essenziali che sono gli unici a poter offrire credibilmente: un ombrello di difesa militare e una fornitura di valuta di riserva. Per fornire questi servizi sopportano dei costi, uno dei quali è l’apprezzamento del dollaro. Chi vuole continuare a usufruire di questi servizi deve contribuire a sostenere i costi. Altrimenti, accomodatevi nel mondo cinese, dove forse avete un po’ meno garanzie sui diritti umani e sulla convertibilità della valuta di riserva. Brutale, ma assolutamente razionale.
Annovero anche loro nello schieramento dei “finché non capita a loro”. E adesso scusami, ma mi devo preparare alla “narrazione” di Cimaglia in 📺 👋🏼
EliminaE qui secondo me sta il punto politico a livello nazionale, giacché l'avvicinamento alla Cina - oltre ad essere appannaggio di M5S, di una parte del PD e della sinistra-sinistra - rischia di essere (non so quanto consciamente) avallato indirettamente da qualunque forza europeista, anche di centro-destra, se l'UE deciderà di aprire alla Cina in chiave anti-Trump. In pratica: se l'UE strizzerà troppo l'occhio a Pechino, si potrebbe arrivare, anche per i partiti di CDX, ad un aut aut tra essere europeisti e restare a pieno titolo parte del blocco occidentale. Il che, tutto sommato, sarebbe già un risultato, perché l'equidistanza è la scusa che viene sempre usata da chi vuole continuare a far tutto come prima.
EliminaEra esattamente questo il paper di Miran a cui mi riferivo quando qualche giorno fa parlavo dell'intenzione dell'amministrazione Trump di creare una specie di "nuova Bretton Woods".
Elimina@ mark bosshard che scrisse
Elimina***se l'UE deciderà di aprire alla Cina***
La vedrei "improbabile"( chi apre ad un "concorrente" ? ) , ma dato il livello di presuntuoso delittantismo geopolitico de l' elite tedesca la TEMO "probabile".
anche qui un punto di forza (la valuta di riserva) può rivelarsi la sua debolezza intrinseca, che si manifesta al momento del redde rationem, in questo caso simboleggiato dai dazi; il do ut des può andare bene a molti ma non a tutti, ed implicherà un incremento esponenziale degli investimenti lato US per mantenere il "vantaggio competititvo" acclarato
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RispondiEliminaÈ straordinario pensare che un sistema di cambio irreversibile possa essere sottoposto a una tale pressione, sia dall’Ovest che dall’Est. È qualcosa che sembra quasi impossibile da realizzarsi, al punto che diventa difficile anche solo immaginare la dinamica necessaria per innescare un effetto completamente opposto, capace di rompere un sistema di tale natura.🤔
Egregio Onorevole,
RispondiEliminami permetto alcune valutazioni in merito alla bilancia commerciale USA.
Senza andare troppo indietro nel tempo, a partire dalla GFC si può vedere che il rapporto X/M (entrambi a prezzi correnti) si è mantenuto pressoché costante e pari a 0.8.
Questo significa che entrambe le quantità sono cresciute mediamente di una pari entità.
E' chiaro che, a parità di rapporto X/M, al crescere delle due quantità X ed M, il differenziale X - M è aumentato.
Siccome, nel medesimo periodo, il PIL USA è cresciuto meno di quello del resto del mondo, se ne conclude (basta anche un semplice modello BoPCG) che l'elasticità delle esportazioni, rispetto al PIL del resto del mondo, è stata inferiore all'elasticità delle importazioni, rispetto al PIL USA.
Voglio dire che non è solo una questione di REER, ovvero di tasso di cambio nominale e prezzi relativi.
Un apprezzamento dell'Euro rispetto al Dollaro o l'imposizione di tariffe, potrebbe quindi non garantire il pareggio della bilancia commerciale USA.
Un saluto,
Fabio