lunedì 10 febbraio 2025

Un’altra breve riflessione (articolo 68)

L’ho fatta nella cloaca nera, dove trattandosi di tema “divisivo”, che “non interessa la sciura Maria”, ed espresso con l’inefficacia che mi è propria, senza la mediazione professionale dei iComunicatori™️, è passata del tutto inosservata:


Per essere completamente onesto, visto che posso permettermelo (non essendo un Brandi qualsiasi), aggiungo che non è farina del mio sacco. È stato un giurista che voi conoscete, e che non nomino perché non so se desidera essere nominato e perché se invece lo desidera interverrà qui, visto che è uno di noi, a farmi notare questo dettaglio, che dettaglio non è.

Il tweet lo trovate qui, impreziosito dai commenti dei sinistri troll del PD, con cui, se vorrete voi, non io, potrete divertirvi. I loro commenti mi interessano zero, quindi, necessariamente, i vostri mi interessano di più (da zero virgola in su…)!

Aggiungo solo due sottolineature, al duplice scopo di mettere in prospettiva questo commento e di valorizzare quanto abbiamo fatto qui nei lunghi anni che ci hanno visti crescere insieme.

La prima è che qui, spesso, abbiamo evocato la presenza di nazisti negli apparati della Germania post-bellica, anche per trovare una matrice culturale che in qualche modo spiegasse la natura così apertamente totalitaria del progetto europeo, ne rintracciasse radici storiche concrete in una continuità non solo amministrativa, ma anche per così dire esistenziale, col precedente regime della potenza egemone (il nazismo). Su questo tema c’è letteratura, e, guarda caso, uno dei lavori più rilevanti, i Rosenburg files, riguarda proprio la continuità nel ministero della giustizia tedesco.

La seconda è che quando, più e più volte, vi ho ammonito sul fatto che l’Italia era stata ricostruita con e dai fascisti, e che quindi il piazzaleloretismo e il norimberghismo erano e sono atteggiamenti stupidi, lo facevo sulla base di una mera evidenza logica: era ovviamente impossibile che se il giorno prima praticamente tutti erano fascisti il giorno dopo praticamente tutti fossero diventati antifascisti. La lettura di “Sorvegliata speciale” sta dando a questo mero dato logico una veste concreta: il libro riporta i nomi e i cognomi dei tanti fascisti che si sono trovati in posizioni chiave nei vari ministeri e in altri apparati dell’Italia antifascista. Per questo motivo la riflessione che il giurista per ora anonimo ha condiviso con me, e alla quale ho dato la veste goffa e inefficace che vedete qua sopra, mi ha convinto particolarmente, spingendomi non solo a proporla nella cloaca, dove mentre vi scrivevo è arrivata a 52.500 visualizzazioni (la sciura Maria sta facendo la spesa…), ma anche qui, dove attendo sereno le vostre considerazioni.




34 commenti:

  1. Se deve essere mossa una critica a questa posizione di totale buonsenso, muoverei quella secondo la quale il Paese è stato ricostruito con i fascisti DOPO la fine della guerra (e dopo "simpatici" eventi come quelli di Porzus e dell'omicidio di Luisa Ferida).
    Critica che, attualizzata, potrebbe sottolineare come nelle Regioni di csx anche lo spacciatore paga la "tessera" al PD, mentre in quelle di cdx i dirigenti comunque pagano tutti la "tessera" al PD.
    Non è una critica costruittiva, lo ammetto, ma io sono notoriamente una "bruta perzona" secondo cui la Sua profezia sulla (possibile) evoluzione dell'allineamento del magistratura "is not a bug, but a feature".

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  2. Credono di evitare il “finché non capita a loro” 😏 quindi ora simulano sicurezza che il ripristino dell’Art. 68, ma è una cortina fumogena; e si sa, con l’arrivo della primavera le giornate ventose aumenteranno. 👋🏼

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  3. A mio modesto parere, posto che: questo governo gode ancora di un ottimo consenso popolare, il tema dell'immigrazione è molto sensibile, perché tocca la vita reale delle persone trasversalmente, il continuo attacco della magistratura proprio su questo tema, porta gli italiani a voler "proteggere" i propri rappresentanti, che è proteggere se stessi. Il ripristino dell'articolo 68 è il mezzo per ottenere ciò, oltre che un corretto riequilibrio dei poteri. La sinistra, quindi, fuori dal tempo e dalla storia. Spero di essermi spiegata. Grazie.

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    1. Credo anch’io che attaccare su quel fronte sia stato un clamoroso errore, ma non credo che ne usciremo con un miglioramento delle istituzioni: il risultato sarà il trascinare un’altra istituzione nel degrado.

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    2. @odette
      Nessun dubbio che se in questo paese la questione della "immigrazione" ( nella sostanza : "colonizzazione etnica" ) fosse sottoposta direttamente al voto de l' elettorato, la "nostra" sinistra (e la "nostra" magistratura che ne è parente stretta 😀) ne verrebbero pesantemente sconfessati.
      Ed infatti questo problema , come tutti gli altri "irrisolvibili " che gravano su questo paese, sarà sempre tenuto "al riparo del processo elettorale"
      Perché le "colonie" devono restare sempre "divise" ( è l' ABC del "divide et impera" ) ; altrove questo può essere difficile, ma in "Colonia Italia " sarà sempre facilissimo.

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    3. Appunto. L'errore tattico e politico della sinistra resta.

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    4. Mica tanto , "l' errore" piddino funziona perfettamente per i suoi scopi personali :prosperare fregandosene degli " altri" ( es: da manuale "Renzi d'Arabia" )
      Certo è un calcolo di "corta visione" perché così operando "alla lunga" in italia non "prosperirà" più nessuno; ma è altrettanto vero che "alla lunga saremo tutti morti" , quindi meglio "prosperare" oggi, no ?

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  4. Ma è sempre stato così, cambiano i titolari del (vecchio) "regime" ma i "funzionari" restano gli stessi .( le amministrazioni mica si possono improvvisare dal nulla)
    Con la sola differenza che quelli più spregiudicati e opportunisti colgono l' occasione per scalare "l' organigramma" proclamandosi ANTI e fornendo al (nuovo) regime anche il necessario servizio di "epuratori".

    A tale proposito Montanelli scrisse diversi articoli ( poi riportati in un libro molto interessante : professione verità ) sulla fallimentare "defascistizzazione" del Giappone perché al contrario che in Italia e Germania risultò poi che la locale "defascistizzazione" fosse stata concordata tra i sedicenti "anti" e i loro vecchi ( e epurati) superiori che , anche se passati per il carcere e ridotti in condizione umiliante, continuavano a guidare il paese attraverso i nuovi dirigenti .

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  5. A me non era passato inosservato nemmeno nella cloaca nera. Il pensiero che mi e' venuto di getto e' stato che un cialtrone pensa a come usare le istituzioni a suo vantaggio mentre uno statista a come le istituzioni non possano essere usate contro alcuno.

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  6. Concordo sul fatto che l'uso fazioso delle istituzioni finisca col ritorcersi contro chi lo pratica. Aggiungo solo che se la dannosità per chi lo pratica é sempre ritardata nel tempo ( sempre che non arrivi prima un perdono preventivo alla Biden ), per chi invece lo subisce nell'immediato e nel "durante" le ripercussioni arrivano ad essere talvolta tragiche.

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  7. Trovo interessante leggere sulle fonti come si arrivò alla redazione dell’art. 68 (cioè i verbali della sottocommissione competente e poi dell’Assemblea).
    Sul fatto che i parlamentari non potessero essere sottoposti a procedimento penale senza autorizzazione della Camera di appartenenza non ci fu discussione. Quella previsione è contenuta sin dalla prima bozza dell’articolo redatta dalla sottocommissione e approda al testo finale migrando solo dal primo al secondo comma.
    Tutti d’accordo quindi sul punto, con significative consonanze tra alcuni esponenti di PCI e della DC addirittura sull’estensione dell’immunità anche oltre a quello che poi fu il testo finale.
    Seduta 19 settembre 1946, seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione.
    “La Rocca [PCI n.d.r.] ritiene che il principio della immunità parlamentare sia ispirato non già al criterio di creare una posizione di privilegio al deputato nei confronti delle supreme esigenze della giustizia, bensì a quello di garantirlo da una eventuale sopraffazione di carattere politico.
    Dichiara quindi di essere favorevole alla concessione della immunità più piena: ciò non significa però che, qualora un deputato diventi un criminale, la giustizia nei suoi confronti non debba avere il suo corso. Ciò che a suo avviso occorre evitare è che in un periodo di lotte sociali, quali quelle che si svolgono presentemente, un deputato possa essere vittima di una provocazione. Infatti, se si adottasse il principio che in flagranza di reato il deputato possa essere arrestato, ogni deputato potrebbe diventare preda di un agente provocatore […] Per tali ragioni, a suo avviso, il giudizio dovrebbe essere sempre riservato all'organo competente della Camera, cioè alla Commissione per l'autorizzazione a procedere. In altre parole, l'arresto del deputato non dovrebbe essere possibile se non quando si avesse l'apposita autorizzazione dell'organo competente”.
    “Mannironi [DC n.d.r.] è d'accordo sul concetto che debba essere assicurata l'immunità parlamentare nella forma più larga. Ritiene quindi che sia da escludersi la possibilità di arresto del deputato anche in flagranza di reato. […]
    Può essere che queste consonanze dipendessero dal fatto che nel 1946 non essendosi ancora tenute le elezioni del 1948, entrambe le parti si nutrissero timori su come sarebbe andata a finire. Certo è che, più che il tema teorico dell’equilibrio dei poteri, sembrava rilevare il fatto alquanto prosaico che nessuno sembrava fidarsi granché della magistratura. E visto quel che poi è accaduto, tutti i torti non li avevano.
    In quel verbale del 1946 c’è anche un intervento di Mortati che andrebbe fatto conoscere a quelli di Open qualcosa e che mi pare utile condividere qui perché appartiene anche a questo nostro dibattito.
    “Mortati, Relatore, avverte che nell'articolo da lui proposto ha omesso di proposito l'espressione: «durante la sessione», contenuta nello Statuto Albertino, considerando che il redattore di tale statuto evidentemente stimava che l'attività del deputato consistesse soltanto in quella che di solito egli esplica nel momento in cui i lavori parlamentari sono in corso. La sua opinione personale è, invece, che l'attività del deputato abbia una sfera più ampia e non si esaurisca in quella svolta nell'ambito dell'aula della Camera”.

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    1. È incredibile come La Rocca, parlando di sopraffazione politica, stesse in fondo prevedendo cosa avrebbero fatto i suoi eredi politici (più di nome che di fatto) mezzo secolo dopo.

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    2. Beh, ma a sinistra mica sono scemi! Se trovano un intellettuale che prevede quello che potrebbe succedere, lo ascoltano e si regolano di conseguenza.a destra conosco almeno un caso del contrario.

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    3. Lo conosciamo in tanti Onoré❗️

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  8. Professore, secondo me ha sintetizzato già lei in passato, perfettamente questa dinamica. Ricordo una diretta in cui disse: "in Italia qualsiasi cosa è fascista sinchè non la fa il Pd".
    Questo vale praticamente su tutti i campi (economia, costituzione, magistratura, scienza....). Sono pessimista sul fatto che si possa mai superare questo doppiopesismo, motivo per cui loro devono restare tanti anni lontano dal governo per poter riequilibrare e contrappesare questa situazione nei limiti del possibile.

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  9. Sulla genesi del progetto europeo nella Germania nazista, nella Francia di Vichy e nell'Italia fascista sarebbe utile la lettura del libro "EUROPA! Les projets européens de l'Allemagne nazie er de l'Italie fasciste" di Georges-Henri Soutou, edizioni Tallandier, 2021 disponibile su Amazon. Dubito che sarà mai tradotto in italiano.

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  10. Lo Stato è ancora, specie per noi meridionali, una potenza straniera occupante. Continuiamo ad imputargli la coscrizione obbligatoria e la tassa sul macinato, benchè soppresse (la prima, a mio parere, improvvidamente). Il giudice esercita una funzione sovrana dello Stato (come tale, non può sospendere l'esercizio del suo potere; contro il c.d. sciopero dei magistrati espresse la sua contrarietà, per motivi dogmatici e non politici, un costituzionalista, Enrico Spagna Musso, la cui tesi fu condivisa da Francesco Cossiga quando, Presidente della Repubblica, insorse contro l'astensione proclamata dall'A.N.M., alla quale non aderì Antonio Di Pietro); il Parlamento è titolare della funzione legislativa. Queste sono nozioni istituzionali. Da quando i parlamentari sono incondizionatamente soggetti alla giurisdizione (essendo stata soppressa l'autorizzazione a procedere; l'autorizzazione è la rimozione di un ostacolo all'esercizio di un potere altrui, nella specie quello di azione penale; scusate la pedanteria, ma il linguaggio deve essere appropriato, altrimenti diventiamo operatori dell'informazione, per citare l'espressione coniata da Alberto), un potere, quello giurisdizionale, prevale su un altro, quello legislativo. L'equilibrio è stato alterato, ma non in danno del potere esecutivo: i ministri continuano a godere, per i reati funzionali, della garanzia loro prestata dall'art. 96 Cost. Ho difeso un parlamentare (assolto) sottoposto a procedimento penale e quindi conosco il problema. Però sono contrario alla reintroduzione del testo originario dell'art. 68 Cost. L'immunità venne soppressa perchè era divenuta odiosum privilegium. Se un amministratore viene corrotto e successivamente eletto parlamentare (o se commette il reato in costanza di mandato), perchè l'azione penale deve essere subordinata all'autorizzazione della camera di appartenenza? Questo era l'argomento suggestivamente addotto contro l'art. 68. Lega, MSI, Rete Quattro, Libero cavalcarono l'onda. Abbiamo dimenticato il cappio agitato in aula? Le dirette di Paolo Brosio dal palazzo di giustizia di Milano? Gli articoli di Vittorio Feltri? Per i costituenti l'immunità doveva proteggere dai reati di opinione o lato sensu politici. I comunisti non si fidavano dei giudici, di formazione fascista (ma il guardasigilli Palmiro Togliatti, ricordato per l'amnistia concessa ai fascisti, nominò capo dell'ufficio legislativo Gaetano Azzariti, un magistrato che aveva presieduto il tribunale della razza, ed immise in ruolo, senza concorso, 462 magistrati, non sottoposti a previa verifica di provata fede repubblicana e non repubblichina). Era inimmaginabile che un parlamentare fosse chiamato a rispondere di reati contro la pubblica amministrazione: doveva essere protetto contro l'accusa di vilipendio alle forze armate o di diffamazione a mezzo stampa (incidentalmente, ritengo che tutti i reati di vilipendio dovrebbero essere depenalizzati). Le statistiche dimostrano che l'autorizzazione a procedere veniva prevalentemente negata o, non essendo previsto un termine entro il quale l'assemblea dovesse deliberare, restava indefinitamente quiescente. Ne seguì, durante Tangentopoli, un moto di indignazione popolare. Va ripristinata l'immunità, non l'impunità: si può prevedere un termine decorso il quale l'autorizzazione s'intende concessa, se non motivatamente negata.

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  11. Getto un sasso nello stagno. Un'altra riforma costituzionale potrebbe essere il ripristino dell'originaria composizione del Parlamento (630 deputati e 315 senatori eletti; il piano di rinascita democratica ne prevedeva rispettivamente 450 e 250; gli eredi di Licio Gelli - ammesso che fosse l'autore del piano - potrebbero chiedere il riconoscimento dei diritti d'autore, almeno di quello c.d. morale, che è imprescrittibile; questo - lo riconosco - sarebbe uno stupido argomento ad hominem; anche la separazione delle carriere, ad es., era prevista da quel piano, ma ciò non è un marchio d'infamia). La riduzione non ha giovato nè alla rappresentanza, nè ai bilanci. Se a sostanziale invarianza di parlamentari vogliamo semplificare il procedimento legislativo sopprimiamo il Senato, aumentando a 630 il numero dei deputati. Tanto il bicameralismo è una finzione. De facto la funzione legislativa è stata permanentemente trasferita al Governo, che emana decreti legge sui quali, in sede di conversione, pone la questione di fiducia. L'art. 72 Cost., che impone la votazione articolo per articolo di ogni disegno di legge, è sistematicamente violato con l'approvazione di un articolo unico comprendente mille commi.

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    1. … Per gli amici il “maxi“, cioè il maxiemendamento (alla legge di conversione). Sì, anche di questo bisognerebbe parlare. A me, e credo anche a te, non scandalizza il fatto che l’iniziativa legislativa sia esercitata in modo prevalente dal governo. In qualche modo, questa è la conseguenza necessaria del fatto che viviamo in un mondo molto complicato, dove solo gli uffici delle alte amministrazioni sono in grado di scrivere testi con piena cognizione di causa. La riduzione del numero dei parlamentari viceversa è veramente una iattura, e influenza molto il controllo che il parlamento può ragionevolmente esercitare sulla formazione di iniziativa governativa, ma anche su quella di iniziativa eurounitaria. Io, per dirtela tutta, essendo in quattro commissioni, non riesco a leggere più in modo approfondito i testi come quando ero al Senato. Molto spesso dovrei essere ubiquo, molto spesso rinuncio a ruoli dove potrei essere più incisivo perché temo che conflitti di agenda mi impediscano di essere però presente. È effettivamente un problema molto serio.

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  12. Ed anche in Leuropa le cose andarono allo stesso modo:
    Dal blog vocidallestero "VERSO UNA UNIONE SEMPRE PIÙ STRETTA? PRIMA PARTE- LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA"

    ..."Grazie al lavoro pionieristico di una giovane storica lussemburghese, Vera Fritz, abbiamo ora uno studio accademico dettagliato sulla composizione della Corte nei primi vent'anni della sua esistenza. Le sue scoperte sono illuminanti. C'erano sette giudici fondatori e due avvocati generali. Chi erano? Il presidente del tribunale, l’italiano Massimo Pilotti, era stato vice segretario generale della Società delle Nazioni negli anni '30. Lì aveva operato come longa manus del regime fascista di Roma, consigliando a Mussolini quali contromisure adottare per proteggere l'Italia dalla condanna della Società delle Nazioni per i suoi interventi in Etiopia. Dimessosi dal suo incarico nel 1937, Pilotti prese parte ai festeggiamenti a Genova per la conquista dell'Etiopia; e durante la seconda guerra mondiale diresse l'Alta corte di Lubiana occupata dopo l'annessione della Slovenia all'Italia, dove la resistenza fu debellata con deportazioni di massa, campi di concentramento e repressione militare e poliziesca. Il giudice tedesco della corte, Otto Riese, era un nazista così devoto che senza alcuna costrizione - trascorse la guerra come accademico in Svizzera - mantenne la sua appartenenza al Partito nazionalsocialista fino al 1945. Il suo connazionale Karl Roemer, avvocato generale della corte, trascorse la guerra nella Parigi occupata gestendo società e banche francesi per il Terzo Reich; dopo la guerra, sposò la nipote di Adenauer, e agì come avvocato difensore delle Waffen SS imputate del massacro degli occupanti del villaggio francese di Oradour. L'altro avvocato generale, Maurice Lagrange, era stato un alto funzionario del governo di Vichy, pienamente impegnato nell'ideologia di una "rivoluzione nazionale" al fine di spazzare via l'eredità della Terza Repubblica. Agendo come uomo di collegamento tra l'apparato giudiziario del Conseil d'Etat e l'apparato politico del Consiglio dei ministri, Lagrange fu incaricato di coordinare la prima ondata di persecuzioni degli ebrei francesi. Quando Laval prese le redini di Vichy nel 1942, trasferendo Lagrange al Conseil d'État, Pétain lo ringraziò per la sua "rara abnegazione'' verso la funzione legislativa e amministrativa del regime, e Lagrange rispose "per me è stato un grande privilegio essere così strettamente coinvolto nell’opera di rinnovamento nazionale da lei intrapresa per la salvezza del nostro paese. Sono convinto che ogni francese possa e debba prendere parte a quest’opera." Dopo la guerra fu scelto dagli americani per aiutare a democratizzare la pubblica amministrazione in Germania e da Monnet per contribuire alla stesura del trattato che istituisce la Comunità del carbone e dell'acciaio.


    Il fatto che personaggi come questi diventassero figure di spicco della prima Corte di giustizia europea rifletteva, naturalmente, la serrata dei ranghi della politica dopo l'inizio della Guerra Fredda, quando ciò che contava non erano i misfatti del passato fascista quanto la minaccia del presente comunista."

    Versione originale qui > https://www.lrb.co.uk/the-paper/v43/n01/perry-anderson/ever-closer-union

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    1. Grazie mille! Mi ricordavo di questo articolo, e credo che lo avessimo anche citato nel nostro blog, ma non riuscivo a ritrovarlo. È molto eloquente. Il problema è sempre il solito: si fa il pane con la farina che si ha e la farina è una derrata altamente deperibile.

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    2. Che bisogna fare il pane con la farina che si ha è indubbio, l'importante è non dimenticare che tipo di farina è stata usata e da quale sacco proveniva. Invece i piddini e i leuropeisti hanno grossi problemi a ricordare e confrontarsi con la Storia.

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  13. Io, con poca originalità, facevo il ragionamento inverso. Se oggi si giustificano azioni antidemocratiche (dal green pass all'uso della magistratura, dall'egemonia delle istituzioni all'uso di istituzioni sovranazionali) cosa impedirà a chi sta nuovamente ottenendo la legittimità democratica di utilizzare gli stessi strumenti per mantenerla in modo illegittimo contro di loro?
    Anche solo se ragionassero così, capirebbero che forse conviene anche a loro tornare a delle regole corrette.

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    1. Ma veramente questo è lo stesso ragionamento che faccio io, e che avevo già fatto quando nel 2017 la sinistra istituì i tribunali della verità. Ora, a parte invertite, il controllo dei social media è passato largamente alla destra (tranne che nel bunker di Bruxelles) e la sinistra frigna. Dal che scaturisce la mia domanda pregiudiziale: ma che ce ne viene da lavare la testa agli asini? Non ci conviene aspettare che gli stessi asini costruiscano un bel bastone con cui poi legnarli? Sì, lo so, da legislatore dovrei ragionare in altri termini, e in effetti ho provato a farlo per tanti anni, anche prima di essere legislatore, anche quando ero di sinistra. Ma ho capito che per quanto possa essere capiente la testa di una persona, altri organi lo sono di più.

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  14. Egregio Onorevole,

    in merito alla difficile defasticizzazione dell'apparato burocratico, segnalo il seguente capitolo:
    https://www.taylorfrancis.com/chapters/edit/10.4324/9780203366134-8/controversial-legacies-post-fascist-italy-chiara-fonio-stefano-agnoletto

    Di seguito, due passaggi interessanti.

    "The final picture of the anti-Fascist purge is given by the following data. Of all the proceedings against members of the state apparatus, almost all sentences of expulsion were overturned, as demonstrated by the work of the special section of the Council of State, which until 1950 upheld 4665 appeals, abolished 5525 positions, and rejected only 724 requests by purged members of the public sector (Consiglio di Stato 1952). To summarize: more than 90 percent of the sentences against supporters of the old regime were overturned (Palombaro 2003)."

    "First of all, during the debate at the Constitutional Assembly (1946-1948) there emerged the hegemony of ideologies which theorized the “neutrality of the bureaucracy” (Pavone 1974: 168). They maintained that it was not considered politically significant to have a discussion on bureaucracy and a dispute over special jurisdiction. These approaches were functional to the continuity not only of the Fascist State apparatus protected by the failure of the defascistization process, but also of mechanisms of social control which implied the loyalty of the state bureaucracy (Ferrara 2011) and the use of the public sector as a tool of political exchange (Melis 1996: 420)."

    Nel secondo dopo-guerra, si era quindi deciso di "non toccare" l'apparato burocratico. Per tutelare il Parlamento, si era introdotta l'immunità.
    Ora, invece, il Parlamento a "tutele ridotte", ha deciso di mettere mano all'apparato burocratico (magistratura).
    Le chiedo se, per ristabilire la parità, non basterebbe ripristinare l'immunità parlamentare nella sua forma originale, senza attuare la riforma della giustizia.

    Un saluto,
    Fabio

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  15. ***Le chiedo se, per ristabilire la parità, non basterebbe ripristinare l'immunità parlamentare nella sua forma originale, senza attuare la riforma della giustizia.***
    Il "riequilibrio" verrà comunque; quando le cose NON funzionano la REALTA' provvede sempre comunque a "sistemarle" ( di solito dolorosamente) e l'idea che una entità autoreferenziale possa indirizzare politicamente il paese NON funziona ( e lo sperimenteremo sempre di più ).
    Per ridurre questo "dolore" occorrerebbe una ONESTA riflessione su l' ERRORE di aver dato ad un potere dello stato NON sottoposto al vaglio elettorale la preminenza ( nei fatti la PREPOTENZA) sul massimo potere dello Stato ( il parlamento) che è l' UNICO potere dello stato sottoposto al vaglio elettorale .
    E qui purtroppo non credo che basti un semplice "chi avuto avuto ha avuto ect ..) perché i FATTI ( in questo caso l' ERRORE) hanno sempre conseguenze ( generalmente spiacevoli).

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    1. Diciamo che in qualche modo mi sento in consonanza con questo commento, se l’ho capito. Come vi ho detto spesso, qui il problema è uno e uno solo: il riprendere coscienza, da parte degli elettori, dell’importanza della democrazia. La minaccia esistenziale caratterizzata dalla pandemia e dalla sua gestione non è stata sufficiente. Sapete bene che cosa credo sia necessario per restituire agli elettori il senso della profonda necessità di ristabilire un ordinamento democratico equilibrato. E in effetti c’è un’altra sottolineatura del commento qua sopra che condivido. L’individuo è importante, nel mio piccolo un po’ di differenza l’ho fatta anch’io convocandovi qui, ma le cose si aggiustano comunque a prescindere. Il “ci vogliono più armi“ di Ursula e Mario vanno, ahimè e per fortuna, nella direzione dello shock che solo può restituirci la nostra libertà.

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  16. Si dovrebbe ricordare che la magistratura è stata pressocché l'unica istituzione italiana non defascistizzata, per espressa volontà dei liberatori. Una magistratura di destra (o centrodestra) sarebbe meglio? Chiedo per un amico banchiere centrale negli anni '70.

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    1. Guarda, io questo non lo so, e non ho idea di quali siano state di converso le istituzioni defascistizzate, e con quale materiale le si sia defascistizzate. Occupandomi un po’ di nomine posso dirti che è estremamente complesso trovare persone anche in tempi normali. Non voglio neanche immaginare quanto sia stato complesso trovarle in tempi eccezionali come quelli. Credo che abbia regnato sovrana l’inerzia. Nel libro che sto leggendo adesso ci sono molti casi di altre istituzioni che hanno conservato nei loro vertici esponenti del regime precedente, a partire dalle forze di polizia, passando per i servizi e per gli apparati ministeriali. Semplicemente, quello era il materiale umano. Esattamente come per noi è difficile, anzi, per essere onesti, in molti contesti impossibile depiddinizzare il Paese (e voi non mi siete di enorme aiuto, perché quelli che mi sembrano dotati di competenze e che vorrei coinvolgere con precisione cronometrica impazziscono un secondo prima che io alzi il telefono per chiamarli, e quindi non li chiamo), anche la prima depiddinizzazione, cioè la defascistizzazione, non deve essere stata a agevolissima esattamente per gli stessi motivi.

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  17. Ho letto tutti i commenti a questo post del professore, che in primis ringrazio per il suo lavoro. Sia divulgativo che legislativo. Una cosa però non mi torna: l'altra settimana l'ufficio previsione di bilancio ha ratificato la crescita da prefisso telefonico, e fin qui nulla di nuovo sotto il sole. Ma la parte interessante è la previsione vera e propria sul 2025. Ovvero, testuale, che la riduzione prevista anche per quest'anno sarà dovuta all'aumento del prezzo del gas. Dopo quasi ottocento giorni di calo della produzione industriale, possiamo dire che nonostante tutto ci siamo segati noi il ramo su cui eravamo seduti o lo possiamo dire solo della teutonica nazione? Buon lavoro a tutti

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    1. Non capisco benissimo. Innanzitutto penso che ti riferisca all’Ufficio Parlamentare di Bilancio, giusto? Uno dei tanti enti che abbiamo ereditato dall’Europa che ci vuole riformare (aggiungendo enti). Dopodiché, per quel che riguarda la produzione industriale, di cui oggi ISTAT ha certificato un tonfo (magari dopo ce lo andiamo a vedere insieme), è abbastanza ovvio che siccome la Germania è in derapata dal 2017 negli ultimi tre anni anche noi non siamo troppo bene, ed è evidente che sta peggio chi più è legato a questo vicino scomodo, che non è mai stato un reale motore di crescita, ma che ora si è finalmente palesato come reale zavorra. Avevamo alternative? Sì, naturalmente. Evitare l’unione monetaria avrebbe senz’altro consentito una crescita più armonica e meno vincolata a disavventure altrui. Di converso, l’integrazione monetaria non è stato uno dei principali motori dell’integrazione commerciale. Questo ve l’ho fatto vedere a Montesilvano, ve lo farò rivedere presto, l’idea che l’euro realizza “ L’Europa delle regioni” sostanzialmente non tiene, l’interscambio fra regioni del Nord e Germania non aumenta con l’ingresso nell’unione monetaria.

      Non mi è chiaro cosa hai in mente, puoi spiegarcelo meglio?

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  18. Ancora grazie per la segnalazione di “SORVEGLIATA SPECIALE”, corposo e denso libro che se non erro fu consigliato in primis dal nostro Giacché.
    Io figlio dei primissimi anni ‘60, attraversai quei periodi inconsapevole, e trovo questa lettura straordinaria perchè in maniera filologicamente impeccabile, ma allo stesso tempo avvincente e godibile, mi permette di riallineare tutti i sassolini. Consiglio vivamente anche Io.

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    1. Eh sì! È la stessa sensazione che ho provato anzi, che sto provando (perché non l’ho ancora finito) io. Rivedo una serie di episodi scollegati della mia giovinezza inserirsi in un quadro coerente, ma non complottista, dove la differenza fra coerenza e complotto è il non supporre l’esistenza di una unica Intelligenza malvagia e di un processo decisionale centralizzato. Sono molto curioso di leggere l’intervista di Scotti che chiude il volume, forse ci arrivo stasera.

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  19. Con il fatto che nel secondo dopoguerra la magistratura fosse, per i motivi detti, ancora sotto l' influsso fascista, probabilmente si puo' ,almeno in parte, spiegare perche' nel nostro paese si sono bruciati libri fino agli anni 60 ( magari non proprio per sentenza, ma se cio ' avviene in un cortile di una questura, poco ci manca ) : https://www.neldeliriononeromaisola.it/2017/11/220946/

    Peraltro de Sade credo sia una lettura a lei cara, e nel cercarlo nel blog mi e' sovvenuta questa reminiscenza quanto mai lirica, divertente e sempre attuale: https://goofynomics.blogspot.com/2014/06/non-parlarmi-di-te-l.html#comment-form

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