Scusate, due parole di verità su un termine che probabilmente sentirete citare nei prossimi giorni in sede di discussione delle proposte di "pace fiscale": il "magazzino", oggetto dei sogni bagnati degli ortotteri.
Che cos'è il "magazzino"?
Si indica con questo termine l'ammontare dei crediti che l'erario vanta verso i contribuenti, più specificamente di quelli iscritti a ruolo, cioè delle cartelle esattoriali emesse. L'idea semplicistica è più o meno questa: i bottegai (il barista che non fa lo scontrino, Idraulik che non fa la fattura, ecc.) sottraggono all'erario mille miliardi (rectius: mille mijardi, perché la pronuncia elettiva delle cazzate lievi imprecisioni resta per me il romanesco), quindi basterebbe andare a casa dei bottegai a prenderli e come per magia abbatteremmo il debito pubblico di oltre un terzo!
Basta poco, che cce vò?
La realtà, non ne sarete stupiti, è un pochino più nuancée. Vi fornisco qualche dato per orientarvi. I dati che userò non sono recentissimi (quelli recenti li ha il viceministro Leo, più tardi glieli chiedo) ma la situazione è caratterizzata da una certa inerzialità, quindi il quadro che vi fornirò può essere considerato veritiero. Li ho tratti da questa audizione del Direttore dell'Agenzia in Commissione Finanze, svoltasi nel luglio del 2023.
La sintesi all'epoca era questa:
I miliardi complessivi erano 1153, il fenomeno riguardava 22,8 milioni di contribuenti (persone fisiche e aziende). Poco fa l'ottimo Gusmeroli mi ha citato questa fonte:
da cui si desume che negli ultimi due anni siamo passati da 1153 a 1275 (un incremento di 122 miliardi, di cui 68 nel 2024), con un tasso di crescita di poco superiore al 5% l'anno.
Nell'attesa di avere il dettaglio 2024, vi faccio vedere il dettaglio 2022, così vi fate un'idea.
E qui già cominciate a capire che la favoletta dei "mille mijardi" non corrisponde esattamente alla realtà. Al netto dei soggetti falliti, dei soggetti deceduti, dei nullatenenti (anagrafe tributaria negativa) e dei contribuenti già soggetti ad azione cautelare o esecutiva (pignoramenti, ecc.), il magazzino residuo netto si riduce a 114 miliardi, di cui circa 79 di crediti verso l'erario, 24 di crediti verso gli enti previdenziali, e il resto di crediti verso altri enti (enti locali, consorzi di bonifica, ecc.).
Sempre tantissima roba, siamo d'accordo, ma dovremmo poi ragionare sul perché continuiamo a raccontarci che possiamo riscuotere somme che all'atto pratico si sono dimostrate inesigibili...
Un altro spaccato interessante riguarda quando sono sorti questi crediti:
Il 29% dei crediti è sorto nel decennio 2000-2010: diciamo, per avere un ordine di grandezza, che in quel decennio ogni anni ha contribuito al 3% dell'attuale magazzino (ragionamento grossolano, lo ammetto in partenza). Il 59% dei crediti è sorto nel decennio successivo, quello dell'austerità: diciamo che in quel decennio ogni anno ha contribuito al 6% dell'attuale magazzino, cioè a circa il doppio di quanto era accaduto prima. I benefici dell'austerità sono evidenti. Nel biennio 2021-2022 ogni anno ha contribuito a circa il 6% del magazzino (e qui si vedono pandemia, guerra, ecc.).
La tabella che mi affascina di più, però, è questa:
Il 47,6% dei contribuenti inseguiti dall'Agenzia (che fa bene ad inseguirli, sia chiaro!) hanno debiti fino a 1000 euro, cioè relativamente irrisori, che corrispondono allo 0,9% del totale del carico residuo (cioè del "magazzino"). Di converso, il 69,0% del carico residuo, cioè oltre due terzi del magazzino, è in capo ad un 1,3% di grandi debitori, circa 296000 contribuenti che hanno debiti superiori al mezzo milione di euro.
Questi dati in linea di principio suggerirebbero che c'è un problema di grandi "evasori" (metto le virgolette perché l'esistenza di una cartella non presuppone che ci sia stata la volontà di evadere, ma solo l'impossibilità di pagare) da cui non si riesce a riscuotere, perché nel frattempo occorre gestire amministrativamente il restante 98,7% di piccoli e medi debitori. Va però capito che queste tabelle andrebbero lette in modo organico, cioè incrociate fra loro, e questo grado di dettaglio io non ce l'ho e quindi non posso darvelo. Ad esempio: se i soggetti deceduti o falliti si concentrassero tutti, per qualche cinico scherzo del destino, in quell'1,3% di grandi "evasori", è chiaro che i 796 miliardi circa da loro dovuti ce li saremmo fumati tutti. Di converso, partendo invece dalla Tabella 3, non è chiaro quanto dei 114,18 miliardi potenzialmente esigibili siano costituiti da crediti minimi, medi, o massimi. Non mi ricordo se questi dati ci siano mai stati forniti, me ne accerterò.
Infine, un minimo di dettaglio sui precedenti tentativi di "pace fiscale":
(sotto i governi Renzi, Gentiloni e Conte I). Io in particolare gestii in Commissione Finanze del Senato il DL 119/2018 (con l'ottimo Massimo Bitonci), quello cui, come vedete, aderirono un milione e 450.000 contribuenti, cui si poteva aderire entro il 30 aprile 2019 e da cui ci si aspettava di riscuotere 26,3 miliardi (che sarebbero stati circa un quarto dei crediti effettivamente esigibili) secondo questo meccanismo:
due maxirate iniziali pari al 10% del dovuto, e il resto in sedici rate tutte uguali a partire dal 28 febbraio 2020. Giusto per farvi capire che molti contribuenti sono entrati nel lockdown che ha azzerato i loro fatturati dopo essere stati adeguatamente munti della loro liquidità (poi ci saranno stati i furbi, eccetera: anche su questo sarebbe utile avere un maggiore dettaglio). Se si tiene conto di questo dato, e del fatto che la pandemia ha determinato una complicatissima vicenda di sospensioni della riscossione, riammissione in termini di alcuni soggetti decaduti, ecc., il fatto che a fine 2022 questo provvedimento fra riscosso e quota abbonabile (sanzioni e interessi) abbia ridotto il magazzino effettivamente esigibile di 10 miliardi (meno della metà del totale previsto) non può essere considerato un pessimo risultato. Diciamo che la ter non è andata peggio delle due edizioni precedenti, pur essendo entrata a regime nel periodo più disastroso della storia italiana, in particolare per le partite IVA.
Tanto vi dovevo.
Molti di voi queste cose le avranno sapute, altri no, saperle è utile.
Dichiaro aperta la discussione generale (e ci vediamo dopo a L'Aria che tira...).
Porto al dibattito la mia piccola ma dolorosa esperienza familiare.
RispondiEliminaMia moglie gestiva una piccola attività artigianale-commerciale di gastronomia e pasta fresca, aperta nel 2008. Gli investimenti nelle attrezzature del piccolo laboratorio e nella ristrutturazione dei locali hanno pesato per anni sul fatturato. Questo tipo di attività, inoltre, necessitava di dipendenti per le consegne, per la preparazione del prodotto e il suo confezionamento, e per la vendita al banco.
Tralascio i costi per il commercialista e le numerose scadenze e incombenze burocratiche con l'erario.
Io, da lavoratore dipendente impropriamente e pomposamente definito "dirigente" del SSN, ho cominciato a familiarizzare con i tanti problemi e le difficoltà di una attività autonoma in famiglia. Abbiamo attraversato la crisi del 2008 e la stangata di Monti del 2011, fino al 2019. In seguito alla malattia e al decesso di mia moglie, con le mie figlie abbiamo portato l'attività alla chiusura, cercando di risanare i conti con i fornitori, i dipendenti e le banche. Poi, dopo la chiusura del 2019, è arrivato lo stillicidio di pendenze con l'erario: per mesi la sera faticavo a prendere sonno, al pensiero delle cartelle esattoriali e degli F24 che mi vedevo recapitare dal commercialista.
Ho aderito alle varie rottamazioni e dilazioni di pagamento in vigore in quegli anni. Contestazioni di AdE in particolare per IVA (stante la difficoltà di distinguere alimenti al 4% e al 10%, cotti o crudi) e contributi INPS.
L'ultimo F24 di Agenzia delle Entrate è di un anno fa, di alcune migliaia di € per contestazioni su IVA in riferimento al 2016-2017-2018. Il commercialista, ovviamente consiglia di pagare e di non adire al contenzioso.
Questa storia mi ha aiutato a comprendere il mondo a me sconosciuto del lavoro autonomo e ha cancellato in me tutti gli incredibili luoghi comuni e le sciocchezze che per anni ho sentito raccontare su questa tipologia di lavoro da giornali, TV, amici e conoscenti.
Questo è anche il motivo per il quale comprendo e condivido l'esigenza di semplificare e facilitare la risoluzione delle pendenze con il fisco di tutte le attività d'impresa che in questi anni hanno dovuto affrontare crisi profonde e difficoltà incredibili.
Grazie alla Lega e a lei.
Si torna sempre al solito discorso: le cose le capisci meglio quando capitano a te. I tanti giornalisti con pensione retributiva pagata da voi che incontro quando vado (sempre meno) in televisione sono sufficientemente schermati dalla durezza del vivere.
EliminaSarà perché da piccolo ingenuamente vagheggiavo di fare parte della categoria, e poi fortunatamente mi sono ravveduto prima di finire le scuole superiori, ma a me gli operatori della dis-informazione stanno francamente sullo stomaco (quasi tutti, ma ne salvo pochi, ovviamente chi parteggia apertamente per il PD, e non sono pochi, lo osteggio più di altri). Per esempio, il quotidiano salmonato che si pavoneggia di essere "il riferimento" degli operatori economici, e che da oltre un decennio malgrado i cambi di presidenza di Confindustria vedo che continua ad essere ben fornito di elementi totalmente privi di conoscenza diretta delle questioni economiche ma molto pronti a sfruttare "i temi del momento" per propaganda politica, quasi sempre appunto a favore del suddetto partito. Come ti ho già detto Alberto la mia "giornalista preferita" è questa il cui nome comincia per L che di conoscenza diretta dell'economia ne dimostra ben poca, ma in quanto a "luogocomunismo" come si diceva su questo blog nei "tempi eroici" abbonda ogni volta che scrive qualcosa, e che stamattina non si capacita - a fronte dei disastri paventati dei dazi futuri trumpiani incombenti sull'Italia, su cui addirittura azzarda che "saremo la nazione europea più colpita" (!) - come la maggioranza dedichi tante energie invece ad un tema come la rottamazione delle cartelle. Sottinteso: per difendere "i brutti, sporchi e cattivi" che il suo partito di riferimento vorrebbe invece affossare in blocco senza pietà (un grazie sincero alla Lega, che agli altri vedo che trema un po' spesso la mano, incluso il Ministro della Difesa che pure fu tra i primi politici che compresero le tematiche introdotte coraggiosamente da questo blog).
EliminaClaudio, Lei ha tutta la mia solidarietà e comprensione. Non volevo fare polemiche ma mi sembrava doveroso difendere la dignità personale e della categoria. Vedo che in qualche modo ho avuto successo perché i commenti sono stati cancellati
EliminaSolo un semplice commento alla prima tabella:
RispondiEliminaMa quanti dipendenti pubblici, nonostante progresso tecnologico, servono per recuperare almeno la metà di quelle cartelle?
Questo in effetti è uno dei principali problemi: usare bene le poche risorse umane disponibili.
EliminaUno dei problemi, lato contribuente, dovuti alla sospensione dei pagamenti è che al termine della suddetta poi si sarebbe dovuto pagare le rate sospese in una unica soluzione, vanificando in parte la ratio della sospensione stessa.
RispondiEliminaSe ciò fosse vero, sarebbe possibile prevedere fin da subito un comma che regolamenti le rate in caso di sospensione?
Oppure che permetta al contribuente di scegliere il numero di rate (120 venti sono 10 anni, magari uno ritiene la rata sostenibile anche solo con 60 rate) o un rimborso anticipato?
Direi che occupandomi per mestiere di questa materia (non solo di questa in realtà, contrariamente a quanti semplicisticamente pensano della nostra categoria, e sicuramente i mezzi di dis-informazione su questo non aiutano) sono abbastanza titolato per partecipare alla discussione. Poiché pare debba iniziarla io, posso partire dall'esperienza diretta sul campo che possiedo.
RispondiEliminaPer mia esperienza personale, moltissime cartelle non vengono pagate non tanto per cattiva volontà dei contribuenti, ma per oggettiva difficoltà finanziaria ed allora giocoforza si fanno delle scelte. Qui parliamo, tanto per sgombrare il terreno da equivoci, di persone che più o meno vorrebbero "mettersi a posto" con Il Fisco e gli altri enti impositori, ma che per loro carenze gestionali non sanno programmare i loro flussi di cassa oppure sono colpiti da una crisi profonda della loro attività, che come nell'esempio giustamente riportato da Alberto della pandemia poteva assolutamente non essere prevedibile. Di norma, questi soggetti vedono "la rottamazione" come un'ancora di salvezza, in quanto vengono sgravati delle pesantissime sanzioni che ricadono su chi non paga (malgrado il mito contrario, mediamente negli altri Paesi europei sono molto inferiori, a questo il viceministro Leo ha parzialmente posto rimedio con la riforma delle sanzioni in vigore dal 1. settembre scorso che abbassa un po' i livelli oggettivamente molto alti delle medesime...ma non sono ancora "lievi", anzi). Di conseguenza, questi soggetti hanno di solito buona volontà nel "rimettersi in pari" e cercano di rimediare agli "errori" del passato rispettando le rateazioni (agevolate) e pagando quanto ci si aspetta che paghino aderendo alla rottamazione.
Viceversa, sui "grandi debitori" occorre dire che figurano effettivamente non solo le grandi imprese "cattive" (anche se quelle che "fanno er botto" è chiaro lo fanno poi molto più grande in media delle piccole e piccolissime, quindi gli importi possono essere molto rilevanti) ma anche soggetti piccoli o piccolissimi che hanno sviluppato nel tempo una vera e propria avversione a qualsiasi versamento, e che sono la disperazione di noi professionisti che li assistiamo per primi.
Una cosa divertente del fuori onda a l'Aria che tira di questa mattina è stato che Parenzo mi ha chiesto quale fosse il mio giornale preferito, e io gli ho risposto: "nessuno!". Dopo di che lui insisteva: "Ma dove ti informi? Ma avrai pure un riferimento?" e io ho sommessamente detto che sui giornali la pensavo come il generale Sheridan. Non so se il riferimento fosse trasparente per lui. E per voi?
EliminaPenso ti riferisca a questo: https://www.farwest.it/?p=273
EliminaIo sono rimasto molto più modestamente al tenente Sheridan.
EliminaProbabilmente anche lui. Questo mi ha salvato la vita!
EliminaCommento un po' a caldo, il carico ruoli dal 2000 al 2010 sarebbe interessante secondo me scomporlo (se possibile) con gli insoluti del pre-Euro, giusto per capire quanto si stava "benissimo" prima. Sicuramente fino al 2010 c'è stata una prima grande estinzione di aziende col meteorite euro.
RispondiEliminaNon credo che statistiche così remote siano online, ma effettivamente sarebbe interessante dargli un’occhiata
EliminaPur essendo un giurista (nessuno è perfetto) non conosco abbastanza la materia del tributario (per molti versi quasi esoterica, sotto il profilo accademico, anche ma non solo per ragioni di compartimento disciplinare) per sapere quanto sia perseguibile (cioè: legale, coerente con i principi che reggono il sistema) una strategia che dia priorità alle cartelle più "sostanziose", sulla base cioè di un ragionamento in cui il buon andamento (nel senso di efficienza ed efficacia: concentramoci sui casi che promettono di avere un ritono più alto, a parità di risorse impiegate per recuperarli) prevale sull'imparzialità (trattiamo tutte le cartelle allo stesso modo, dedicando loro pari impegno).
RispondiEliminaSo per certo che ci sono montagne di ragioni che si oppongono all'uso del buon senso nella gestione amministrativa di una partita consimile, ma da qualche parte occorrerebbe iniziare, nel provare a rimuovere o quantomeno ad aggirare, queste ragioni (dalla paura della firma, alla prevalenza della prassi dell'ufficio su ogni e qualsisasi gerarchia delle fonti; dalla irresponabilità fattuale degli imboscati, alla scarsità degli organici; e via a scendere)
Il problema strutturale credo sia che, come accenna Ruffini se non in questa in altre audizioni che potrei reperire, il rapporto fra l’agenzia delle entrate e l’erario è regolato come quando i gabellieri erano agenti privati. C’è una diffidenza fra amministrazioni dello Stato che si traduce nel fatto che l’agenzia delle entrate deve trattare fattispecie oggettivamente diverse in modo uguale, altrimenti arriva la Corte Dei Conti.
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EliminaLa mia esperienza e quella di amici alle prese con problemi simili confermano ciò che scrivi.
EliminaAggiungo che a volte risulta complicato pure il pagamento con F24 in banca. È successo pure questo. La banca non mi accettava il pagamento, in quanto erede senza P.IVA di attività commerciale intestata alla moglie. Ho dovuto cambiare filiale e trovare un'amica che ha commentato il comportamento dei colleghi con un sorriso caustico e ha dato esecuzione al pagamento.
Cose da pazzi, direte voi, ma è la pura verità. A volte è un'impresa persino saldare i conti con AdE.
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Elimina"i commercialisti"... Tanto per cominciare cercherei di capire chi effettivamente fa parte della categoria visto che siamo pieni di millantatori nani e ballerine. Consiglierei ai fascisti erbivori un filino di cautela... Ci siamo rotti i coglioni di questi spari sopra!
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EliminaPurtroppo il dialogo vedo che è stato totalmente cancellato...capisco quindi che non si intuisca a cosa ho risposto. Mi dia risposta poi cancello anche io le mie risposte
EliminaSono sorpreso che nessun operatore informativo lo abbia ancora chiamato "fiscal magazine".
RispondiEliminaNon diamogli idee, come dice sempre il nostro operatore preferito: Daniele Capezzone!
EliminaNon insegno diritto tributario, ma diritto processuale civile (mi piace ricordare che i primi Maestri del nostro diritto tributario furono due processualcivilisti: Enrico Allorio e Gian Antonio Micheli) ed ho scritto sull'esecuzione forzata tributaria. Come ogni studioso di media diligenza, ho compiuto un'indagine storica. Ho scoperto che nel 1870 quello che viene correntemente definito "magazzino" (rectius: "discarica") ammontava, con riferimento all’esercizio d’imposta 1869, a £ 195.093.120,34 (che emozione ridigitare il tasto della mai abbastanza rimpianta Lira!); i crediti non riscossi a £ 51.685.896,05. La percentuale degli insoluti rispetto ai carichi iscritti a ruolo era compresa tra il 4,79% del Veneto e l'86,66% della Sardegna (il Piemonte esibiva un deprecabile 60,15%). Nel Regno di Sardegna la riscossione era riservata allo Stato, mentre il Lombardo-Veneto l'aveva delegata a privati esattori. Nel 1871, per iniziativa di Quintino Sella, questo modello virtuoso (fondato sul criterio del non riscosso per riscosso e prevedente la remunerazione dell'esattore mediante aggio) venne esteso allo Stato unitario (legge 20 aprile 1871, n. 192). Dopo appena tre anni l'arretrato fu sostanzialmente azzerato. Nel 1998 l'esattore fu sostituito dal concessionario e nel 2006 dall'agente della riscossione Equitalia. Quando nel mio paese esisteva l'esattore (figura temutissima) pagavano tutti. Ora al bar sotto casa il principale argomento di discussione è diventata la rottamazione: che può essere deplorata solo da chi non ha mai pagato un modello F24 in vita sua, perchè è un lavoratore dipendente, e non ha mai conosciuto l'angoscia di dover talora scegliere se pagare le imposte oppure i fornitori o le tasse universitarie del figlio. Anch'io sono un dipendente, come tutti i professori universitari, e riscuoto lo stipendio al netto delle ritenute. Per lavoratori e pensionati pagare le imposte non è un esercizio di virtù civica: il tributo viene trattenuto alla fonte dal soggetto erogante, il c.d. sostituto d'imposta. La retorica dei lavoratori e pensionati che sono gli unici a non evadere è davvero urticante. Quanti di costoro pagherebbero se riscuotessero le loro spettanze al lordo, anzichè al netto, delle imposte? Una provocazione: applichiamo questo sistema in una piccola provincia italiana e verifichiamo dopo un anno il tasso di crediti erariali insoluti.
RispondiEliminaQuesto è il senso autentico del mio intervento poco sopra e mi spiace che possa aver generato un' inutile diatriba sul ruolo del commercialista. Penso che si possa convenire che le esperienze personali siano indelebili, ma non generalizzabili. Lo dico con consapevolezza, da medico con parecchi anni di esperienza: sarei francamente imbarazzato nel dover difendere la categoria alla quale appartengo, dopo l'esperienza del COVID-19.
EliminaLo stesso criterio penso di possa applicare alle altre professioni, dai giornalisti agli economisti, dagli ingegneri ai commercialisti.
Il significato complesso del rischio d'impresa è difficile da spiegare, se non lo hai vissuto. Questo è il messaggio che ho appreso da questa esperienza.
Sempre molto illuminanti e stimolanti i commenti di chi sa le cose. Questo mi promuove due considerazioni. La prima è che vorrei ricalcolarmi il valore del Pil in lire al tempo di Quintino Sella per capire quale fosse l’entità del magazzino che ha dovuto gestire. A spanne, quello che dobbiamo gestire noi è in teoria un po’ più del 50% e in pratica attorno al 5% del Pil. La seconda curiosità riguarda l’evasione del reddito in Francia. I miei colleghi a Rouen ricevevano la retribuzione lorda, come qualsiasi altro dipendente francese, fino al 2018. La ritenuta alla fonte è stata introdotta nel 2019:
Eliminahttps://www.economie.gouv.fr/cedef/prelevement-source-impot
Tuttavia, in Francia la dichiarazione dei redditi era precompilata, grazie alla nostra amica Thierry Breton, fin dal 2006:
https://www.lemonde.fr/a-la-une/article/2005/12/07/en-2006-la-declaration-de-revenus-sera-pre-remplie_718673_3208.html
(da notare lo zelo con cui il giornalista specifica che la dichiarazione per compilata non coincide con la ritenuta alla fonte, che evidentemente i contribuenti francesi vedevano come il fumo negli occhi).
La mia semplice riflessione è che se lo hanno fatto avevano motivi per farlo, cioè che ci sarà stata una evasione abbastanza significativa dei redditi da lavoro dipendente. La mia attuale infelice condizione di uomo pratico mi impedisce però di approfondire questo punto, e magari di estenderlo in chiave, comparatistica ad altri paesi.
Vi butto la mia idea: lo stato dà 1.000 € ad ogni contribuente (~42.000.000); vengono d'ufficio usati per chiudere i debiti con fisco, l'eccedenza viene bonificata al contribuente.
RispondiEliminaCosì aiutiamo chi è in difficoltà
e sgraviamo gli uffici pubblici, senza scontentare gli altri cittadini.
La mia esperienza personale è che le sanzioni sono lo scoglio peggiore da superare per chi è in difficoltà. Anche se si tratta di un altro "magazzino", i miei debiti con la previdenza, per esempio, una volta composti interessi e sanzioni he ho pagati con un tasso da usurai (25% e ante 2020). L'altro problema (per i piccoli contribuenti) sono gli errori, dovuti al fatto che si dedica poco tempo all'amministrazione quando si gestisce un'attività. Il commercialista non può surrogare questa funzione se no dovrebbe chiederti uno sproposito.
RispondiEliminaIn generale, è opportuno trovare delle soluzioni realistiche ma anche prendere di petto il sistema fiscale che è concepito per scoraggiare la piccola impresa (in tutte le sue forme). Il fisco non è l'unico problema ma è sicuramente tra i maggiori.
Speriamo che il bestiario non legga questa pagine, altrimenti prepariamoci ad un "L' austerita' e' buona perche' crea crediti che l'erario vanta verso i contribuenti"
RispondiEliminasalve, la rottamazione, non è il solo istituto, chiamiamolo deflattivo, per ridurre il magazzino fiscale. Attualmente è in vigore un'altra procedura, che non necessita delle "coperture", ma che avviene quotidianamente nelle Direzioni Regionali della Agenzia delle Entrate di tutta Italia. Si tratta dell'articolo 63 del codice della crisi, come novellato dal D.Lgs.del 13/9/2024 n.136. Il quale consente , attraverso un accordo con l'Agenzia , una riduzione dei propri debiti fiscali e contributivi. E' un istituto poco conosciuto e poco pubblicizzato. Anzi il codice della crisi ( che ha riformato la vecchia legge fallimentare) contiene diversi istituti e procedure che consentono l'esdebitazione. Sono procedure di cui anche l'attuale legge di Bilancio al comma 893 dell’articolo 1, si è interessata con l' istituzione di un Fondo per l’esdebitazione del debitore incapiente, in quanto, il professionista che dovrebbe accompagnare il debitore, non vedrà il proprio compenso prededucibile, rispetto agli altri debiti e quindi non c'è grande convenienza, da parte dei professionisti, ad accompagnare il debitore. Questo è un aspetto che dovrebbe essere migliorato nella norma (specificatamente articolo 6 comma 1 lettera d).
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