lunedì 8 dicembre 2025

Un altro sguardo sul suicidio europeo: gli investimenti pubblici netti

(...tutto questo blog è dedicato al suicidio europeo, quello da cui gli Usa ci hanno messo in guardia due giorni fa - poi ne parliamo - e uno dei post più recenti sul tema è questo...)


AC ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Tre discorsi: "La political economy della LSP" (discorso numero due)":


C'è una fonte di dati, o un'analisi, affidabile sugli investimenti pubblici netti che includa paesi extra-UE "significativi"? Si fa un gran parlare (non abbastanza) del fatto che la UE sia "rimasta indietro" su più o meno tutto, e mi era venuta la curiosità di guardare a questo parametro per altri paesi, o magari gruppi di paesi, ma non trovo molto a riguardo, al di fuori dei dati (se non mi sbaglio della commissione europea) che mostra da qualche tempo. Grazie.

Pubblicato da AC su Goofynomics il giorno 7 dic 2025, 12:31


Domanda pertinente e costruttiva, a differenza di altre. Mi sono quindi attrezzato per cercare la risposta. 

Ricordo in via preliminare a chi si trovasse qui per caso che per investimenti in macroeconomia si intende la formazione di capitale fisso (non si intende cioè l'allocazione del risparmio, quella di cui parlate col vostro promotore finanziario). Ricordo quindi che gli investimenti pubblici sono la costruzione di infrastrutture pubbliche, e che in generale gli investimenti netti si ottengono da quelli lordi sottraendo il deperimento (consumo) di capitale, per cui gli investimenti lordi possono solo essere positivi, ma quelli netti possono anche essere negativi, nel qual caso ciò significa che lo stock di capitale fisso sottostante (nel caso degli investimenti pubblici, lo stock di infrastrutture) è diminuito (sono crollati dei ponti, sono state chiuse delle strade, ecc.).

Con questa precisazione, descrivo la mia ricerca.

Sono partito innanzitutto dal database Ameco (quello da cui provengono i dati che vi ho mostrato qui) seguendo questo percorso di selezione:


Tuttavia, questo database non consente di selezionare questa variabile in molti Paesi normali (la parola "normale" è più breve di "extraeuropeo" e descrive meglio i Paesi di cui si tratta, quindi in questo post "Paese normale" sta per "Paese extraeuropeo"). Di fatto, l'unico Paese normale di una certa rilevanza per cui la variabile sia disponibile sono gli Stati Uniti:


(quelli ombreggiati in grigio, fra cui, scorrendo, si trovano i principali Paesi OCSE, non sono disponibili).

Comunque, mi sono preso i dati disponibili, per Eurozona e Stati Uniti, e direi che osservandoli:


si intuisce abbastanza bene perché poi le cose sono andate così:

(la produttività Usa ha cominciato a divergere verso l'alto quando gli investimenti pubblici netti Usa hanno cominciato a divergere verso l'alto).

Sono allora andato sul database dell'OCSE, che dovrebbe fornire i conti pubblici di tutti i Paesi membri. Purtroppo inserendo questa stringa:


si ottiene questo non risultato:


Sono allora tornato sul database AMECO. La definizione di investimento pubblico netto è questa:


Formazione lorda di capitale fisso (investimento lordo), meno consumo di capitale fisso (ammortamento). Allora sono tornato dall'OCSE con una diversa domanda:


e questa volta ho ottenuto una risposta:


Ben trentaquattro database, di cui quello interessante ovviamente è questo qui:


da cui ho estratto quello che mi serviva:


cioè gli investimenti "grossi" (come direbbe l'opinion leader), cioè lordi (come dicono le persone normali), e il consumo di capitale fisso: sottraendo il secondo dai primi si ottengono gli investimenti netti.

L'estrazione l'ho fatta per i Paesi del G8, cui noi ancora apparteniamo, e che mi sembra un insieme sufficientemente significativo, perché è costituito da Stati di una certa rilevanza, ma abbastanza disparati sotto il profilo geopolitico. Questo significa che se tutti questi Paesi fanno in un modo, e solo noi in un altro, vuol dire che contromano ci andiamo noi, tanto per capirci.

I dati si presentano così:


e già si capisce come stanno le cose: solo noi europei siamo stati così folli da fare investimenti pubblici negativi. Il grafico consente però di affermare solo questo, cioè se i dati siano positivi o negativi, perché le variabili sono in valuta nazionale, che per i Paesi suicidi è l'euro, ma per i Paesi normali è la propria valuta (quindi il dollaro canadese, il dollaro statunitense, la sterlina britannica e lo yen giapponese), e quindi non sono direttamente confrontabili. Rimediamo a tutto, esprimendoli in percentuale del Pil nazionale (a sua volta misurato in valuta nazionale, che per i Paesi suicidi è l'euro, ma per i Paesi normali è la propria valuta, quindi il dollaro canadese, il dollaro statunitense, la sterlina britannica e lo yen giapponese), ma prima facciamo un confronto al volo fra gli investimenti pubblici netti dei Paesi euro calcolati così e quelli forniti da AMECO, in modo da essere sicuri che stiamo parlando più o meno della stessa cosa.




e direi due cose: la prima, che i dati ricostruiti con le fonti OCSE coincidono con quelli forniti da AMECO, e la seconda che questa coincidenza è assolutamente perfetta nel caso dell'Italia almeno fino al 2019, a indicare che la qualità delle statistiche fornite dall'ISTAT è superiore rispetto a quella delle statistiche fornite dai paraculi di Berlino e dai loro accoliti (ma su questo ci siamo già diffusi in altre sedi).

A questo punto scarichiamo dal WEO i Pil nazionali in valuta nazionale (che per i Paesi suicidi è l'euro, ma per i Paesi normali è la propria valuta, quindi il dollaro canadese, il dollaro statunitense, la sterlina britannica e lo yen giapponese), in modo da avere serie confrontabili anche come ordine di grandezza (non solo come segno), facciamo i rapporti e godiamoci lo spettacolo:


Sintesi: il rapporto fra investimenti pubblici netti e Pil oscilla in una banda fra il +2% e il -1%; nel periodo dal 1995 a oggi (il grafico arriva al 2024) solo l'Italia (e la Russia per un singolo anno) hanno avuto valori negativi di una certa rilevanza (al disotto di -0.5%); l'Italia ha avuto undici anni consecutivi di investimenti pubblici netti negativi (dal 2011 al 2021), mentre l'unico altro Paese con investimenti pubblici negativi è stato la Germania (l'altro Paese a bassa crescita nell'Eurozona), ma il periodo più lungo è stato di quattro anni, dal 2004 al 2007, in corrispondenza delle riforme Hartz del mercato del lavoro che portarono a una diminuzione del 6% dei salari tedeschi. Si conferma così quanto per noi è ovvio:

ovvero che il taglio degli investimenti pubblici è funzionale a creare disoccupazione per forzare una deflazione salariale che renda competitive le esportazioni.

Abbiamo spiegato diffusamente qui perché questa politica ha condotto all'accumulazione di squilibri interni all'Eurozona e alla loro successiva esportazione verso gli Usa (con conseguenti dazi ritorsivi trumpiani), e il video, se interessa, è sempre qui:


Il problema di questa strategia è ormai evidente: il gioco al ribasso determina un contagio. Se un Paese rilevante taglia i salari, poi gli altri devono seguirlo, e quando lo seguono la domanda interna dell'area diminuisce, e il surplus produttivo dell'area si deve scaricare sui Paesi normali, che possono essere più o meno lieti di assorbirlo. Impoverire i lavoratori per arricchire alcuni imprenditori a spese dei lavoratori dei Paesi normali è una strategia che può sembrare normale solo a dei pazzi, o a dei tedeschi. La cultura, l'antropologia, la storia, esistono. Loro sono così, e nessuno potrà cambiarli. Dato che il loro modo di essere li conduce sistematicamente a urtarsi col mondo, è di vitale importanza che fra noi e loro ci siano degli ammortizzatori, e naturalmente l'ammortizzatore più essenziale, se si parla di macroeconomia, è il cambio nominale.

Il suicidio europeo è tutto qui: il passaggio da un sistema in cui in caso di squilibri commerciali si rivalutava la valuta del Paese più forte, quello esportatore, a un sistema in cui nelle stesse circostanze bisogna tagliare i salari nel Paese più debole, quello importatore. Capite bene che soprattutto se gli squilibri si sono prodotti perché il Paese più forte è stato il primo a tagliare i salari (potendoselo permettere, visto che i suoi lavoratori stavano meglio):

il risultato complessivo non può che essere un impoverimento dell'intera area, quello che fa preoccupare Trump:


del fatto che l'Europa si indebolisca a tal punto da non essere più un alleato affidabile (sia per il potenziale rischio politico interno determinato dall'impoverimento della popolazione - il famoso costo politico dell'austerità di cui parlavamo qui, sia per la scarsità di risorse che potrebbe mettere a protezione da eventuali rischi politici esterni, o per riequilibrare la bilancia dei pagamenti cronicamente deficitaria della potenza imperiale - i poveri non sono un allettante mercato di sbocco!).

Che così ci saremmo condannati all'irrilevanza che lo eravamo detti da subito, e questo è il più amaro dei QED.

Comunque: dalle domande intelligenti di chi si accosta per sapere, nasce sempre un approfondimento. Dalle querimonie delle amanti tradite nasce solo uno sbadiglio.

Ora sapete in che condizioni siamo e perché. Possiamo solo sperare in uno shock esterno, ma di questo parliamo con più calma dopo aver ponderato il documento dei nostri alleati (e per nostri, intendo di Goofynomics).

37 commenti:

  1. Mi fermo per sottolineare, anche se è superfluo, come il paese più taccagno nel grafico degli investimenti pubblici netti espresso in percentuale del PIL è la mirabolante, fin dal 1995, dobbiamo fare come fanno loro, Germania.
    Mamma mia, ma quanto devi odiare i tuoi compatrioti per attuare certe politiche e certe scelte.

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    1. Questo ve lo avevo lasciato per esercizio! Bravo!

      Del resto, cosa ti aspettavi da un Paese che NON è la locomotiva dell’Eurozona, come qui unici e inascoltati abbiamo sempre detto?

      https://goofynomics.blogspot.com/2025/05/la-locomotiva-tedesca-repetita-juvant.html

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    2. Me lo ricordo benissimo quel post.
      Pazienza, si vede che faremo come la Spagna.

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    3. La quale Spagna ha avuto l'accortezza di non accettare il PNRR, anche se era graduidamende.

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  2. Grazie, grazie e grazie!

    (Che, per inciso, significa anche che contribuisco da tempo ad asimmetrie, nei limiti del possibile, perché penso che i "grazie" lascino il tempo che trovano soprattutto nel contesto attuale)

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    1. asimmetrie ha bisogno di fare un salto di qualità potenziandosi. Ci sono i margini e c’è la volontà di farlo: è indispensabile tenere in vita una voce indipendente e libera.

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  3. Possiede stime attuali riguardanti il tasso di crescita vincolato dei paesi dell'Eurozona?
    Adesso che siamo in surplus anche noi starebbe ad Italia e Germania spingere sulla crescita aumentando il deficit di bilancio rimettendo soldi in tasca ai cittadini attraverso investimenti e spesa corrente oculatamente scelta.
    Ed invece sono Spagna e Francia che per la classica asimmetria dei rapporti di forza faranno il botto, o almeno un bel minicicciolo.

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  4. Caro prof.,
    io avrei una domanda OT per questo post, ma non troppo.
    Domanda: la Corea del Sud, è spesso considerata (e giustamente) un esempio di nazione "piccola" (51 milioni di persone, non distante dall'Italia), che ha avuto un successo notevole per sviluppo tecnologico ed industriale, esattamente perché mantiene la propria autonomia, in particolare autonomia monetaria. Benissimo. Ma considerando che ha una "fertility rate" dello 0,75, quando tutti sappiamo che il tasso minimo di rimpiazzo è 2,1, non è che in Corea stanno facendo dumping salariale? Cioè è possibile che per i giovani sud coreani sia molto difficile metter su famiglia a causa di salari non adeguati al costo della vita (in particolare a Seul), mentre il successo delle aziende coreane sia in parte da attribuire ad un dumping salariale? Si potrebbe fare un ragionamento simile per il Giappone. O no? (Fermo restando che avere una propria moneta sia essenziale)

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    1. Si potrebbero guardare le statistiche demografiche della Corea del Sud. Spiegare Samsung col dumping salariale di un Paese in cui dal 1999 il reddito pro capite è raddoppiato mi sembra però un gesto intellettuale ambiFFioFo.

      Eggnente: proprio non vi si riesce a far capire che il mondo in cui ci siamo cacciati è assurdo, e che altrove le cose continuano a svilupparsi, fra le inevitabili difficoltà, in modo normale! Quella del dumping salariale “beggar-thy-neighbour” è, fino a prova contraria, una patologia psichiatrica tedesca e solo tedesca.

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    2. Guardi professore, non ho ragione di credere che lei ignori il fatto che la conoscenza della storia, dell'antropologia e della cultura in generale non si applichino soltanto (e prendo come riferimento SOLO il mondo occidentale) alla realtà tedesca. Dunque voglio supporre che lei sia al corrente di certi "sommovimenti" nel mondo anglosassone che in prospettiva potrebbero fare impallidire quelli tedeschi. Quindi ribadisco che prendere ad esempio principalmente la Germania come presente e futuro elemento destabilizzante potrebbe rivelarsi cosa riduttiva ed ingenua. Se non le è chiaro o se le è chiaro ma pensa non possa essere sufficientemente chiaro ai partecipanti al Dibattito, sarò più esplicito. Saluti.

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    3. Sarebbe una cosa da approfondire analizzando i dati, ma è una possibilità che nei paesi dell'Estremo Oriente (Giappone e Corea del Sud in primis) il crollo della natalità sia più prevalentemente legato a dinamiche socioculturali, paragonato all'Europa.

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  5. Grazie mille onorevole!
    Anch’io avrei una domanda OT di carattere più generale per la quale non ho le conoscenze necessarie a trovare una risposta. Da quello che credo di aver capito di come funziona la macroeconomia la Cina, un po’ come la Germania ha un modello di crescita fortemente basato sulle esportazioni. Su X da tempo leggo post di economisti come Pettis che evidenziano come la Cina non faccia nulla per ribilanciare il proprio modello, dovendo di conseguenza fronteggiare ad esempio una crisi immobiliare dovuta alla bassa domanda interna. Adesso che gli USA hanno alzato barriere protezionistiche, la Cina sta riversando il suo enorme surplus commerciale su di noi con la complicità delle commissione Europea, burattino dei produttori di auto tedesche che stanno delocalizzando definitivamente in Cina. In questo quadro, con le dovute differenze, la Cina nel lungo periodo non sta segando l’albero su cui è seduta? É paragonabile a una grande e un po’ più pragmatica Germania? O i vantaggi comparati in termini di tecnologie e controllo delle materie prime le consentono di avere tantissimo tempo per ribilanciare la propria economia?

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    1. Mi occupo di Cina da circa vent’anni (https://d1wqtxts1xzle7.cloudfront.net/80437823/llwp47-libre.pdf?1644262848=&response-content-disposition=inline%3B+filename%3DStructural_changes_and_the_transition_pr.pdf&Expires=1765273115&Signature=RFTAo2O0bPQCNLLp3DTWhqBNCm-e~wgVcHaCJ2arCsTRWCMY0uPLB2g2EnKS6x0iPa-3fsFCYurYTmlkldukyxeYb8QSdn4sCZGp2-wzTEI5KuImksoTdLII-MFFM7RUWM7fegz2GgwneMHDvtzpH4TcB5j~wK6u1SmDvINgCP29BotE2KFBE6GNqTPKPCH~B7ERQuO4L07tuYHIAjBG-uTQ8GfASWjSl-G7dXhehIomEIGqcsYtLLCBskm8JoOXSNdxwH-aG7uf6Haa5-Q0Eh5rYuZoN~Q71wS248E8z0IZmmtX-UNHerolVKsDHoiPnd34ao8yKwzn22JptDdz~Q__&Key-Pair-Id=APKAJLOHF5GGSLRBV4ZA) con pubblicazioni di un certo livello (https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1043951X08000941).

      Sono quindi vent’anni che sento dire che la Cina è sull’orlo del collasso. Lo sentirò dire per altri quarant’anni, poi smetterò di ascoltare.

      Nel merito: non mi farei spiegare la Cina dai dilettanti, e partirei invece da dove arrivi tu. La leadership cinese è intelligente, non è stupidamente suprematista come quella tedesca, quindi si è portata avanti in termini di posizionamento strategico e non sono troppo preoccupata per lei.

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    2. Scusa il link ingestibile, sto rispondendo da mobile.

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    3. La ringrazio per il link, inizio subito a leggerlo!

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  6. Buongiorno Onorevole, questa volta ci ha spiegato la definizione di investimenti netti. Tuttavia, se volessi conoscere l'esatta definizione di tutti gli aggregati di contabilità nazionale, per utilizzare più agevolmente i database che ci mostra, per fare delle analisi in autonomia, che manuale mi suggerirebbe?

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    1. Sono un po’ indietro con l’editoria scolastica. I manuali di macro che conosco io erano tutti abbastanza sciatti sull’argomento (e i risultati si vedono: non si incontra un cristiano che sappia cos’è il Pil, tema su cui ci siamo esercitati più volte). Le definizioni degli aggregati però sono nei database (come vi ho mostrato), nei manuali del SEC (https://ec.europa.eu/eurostat/web/esa-2010/manuals-guidelines) o più semplicemente nel glossario dell’ISTAT (https://www.istat.it/classificazioni-e-strumenti/glossario/).

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  7. un pò mi sfugge il motivo per cui si fa una comparazione tra questi paesi basandosi sugli investimenti netti e non (anche) lordi; intuitivamente il fattore qualitativo può incidere significativamente sull'andamento delle spezzate; io avrei messo a confronto i due grafici (lordi vs netti) per avere una visione d'insieme più esaustiva, anche se non più esplicitamente incisiva e/o funzionale al discorso. Inoltre, da come l'avevo capita io, taglio salariale + calo investimenti pubblici in Germania è stata una decisione di politica economica atta a favorire il settore privato e contrastare l'ascesa del mercato asiatico. Mi scuso per la fastidiosa pertinacia e la profana ignoranza

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    1. Guarda, il problema non è mai l’ignoranza, ci mancherebbe! Io sono un insegnante, l’ignoranza è la mia materia prima! Il problema è la presunzione di aver capito.

      Ci concentriamo sugli investimenti netti semplicemente perché ci danno l’esatta misura della creazione o distruzione di capitale infrastrutturale. Solo l’Italia lo ha distrutto. L’idea che il taglio degli investimenti pubblici favorisca quelli privati poi non la commento. Se vuoi ti porto da un paio di imprenditori della Val Vomano, che aspettano da decenni una bretella per l’A25, e la spieghi a loro. Ci stai?

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    2. chiaro, ma forse si dovrebbe verificare l'incremento (o meno) di investimenti privati, in modalità PPP, nel settore trasporti e logistica, telecomunicazioni, digitale, energia etc in Germania nei due periodi 2003-10 e 2011-20. Quanto a " il taglio degli investimenti pubblici è funzionale a creare disoccupazione per forzare una deflazione salariale che renda competitive le esportazioni..", l'avrei infatti intesa così: il taglio degli investimenti pubblici e la contemporanea politica attuata dal governo per favorire la deflazione salariale (leggi Hartz), è funzionale a rendere competitive le esportazioni e favorire investimenti privati nel settore delle infrastrutture..

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    3. L'idea che il taglio degli investimenti pubblici favorisca quelli privati la commentò efficacemente, a suo tempo, De Grauwe, citando il FMI.
      https://st.ilsole24ore.com/art/economia/2015-04-26/il-paradosso-parsimonia-141633.shtml?uuid=ABQXUBWD

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    4. Con le giuste agevolazioni creditizie e fiscali, in un contesto normativo favorevole, etc come imprenditore un investimento in partnership su porti commerciali per me strategici lo farei, senza pensarci molto. Gli investimenti sulle infrastrutture possono essere molto allettanti per i privati

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  8. Sorpresina UK (linea verde): gli investimenti pubblici netti cambiano tendenza in positivo attorno al 2016, anno del famigerato referendum sulla Brexit e della famigerata svalutazione della sterlina che all'epoca venne strombazzata come disastro.

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    1. Ecco, anche questo ve lo avevo lasciato per esercizio. Dicono che la Brexit sarà un disastro. Vedremo.

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  9. Proverò a far comprendere ad un mio caro amico, esponente di Fratelli d'talia in una città di non irrilevante importanza, di quanto sia necessario aprire gli occhi sulla realtà, che lei ha
    delineato.
    Il problema è che parlando con certi esponenti di FD'I di politica economica si ha l'impressione di parlare con un piddino, che anziché cercare di capire cosa abbia scritto l'amministrazione del nostro più importante alleato, si limita a ripetere "Trump cacca pupù". E questo è un enorme problema. Forse il più grande.

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  10. Porrei per l'ennesima volta l'attenzione sulla qualità degli investimenti. Infatti i tanti osannati USA come benessere (ISU, aspettativa vita, indice Gini e quant'altro) sono messi male anche di fronte a noi. In particolare per l'aspettativa di vita per un periodo sono stati sorpassati perfino dalla Cina. La tanto osannata crescita della produttività potrebbe essere taroccata da un valore aggiunto molto più concentrato nei dirigenti che nella manovalanza e da un più basso potere reale di acquisto. La crescita del PIL potrebbe essere taroccata per un consumo di beni che potrebbero essere evitati (i farmaci e la spesa sanitaria per gli USA). Quindi ripeto il mantra: investire si ma investire bene. Il nostro Governo lo sta facendo (qualche dubbio al riguardo ce l'ho)?

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    1. Abbiamo capito che “qualità” è un marker piddini. Quando il PD distruggeva lavoro, di qualità del lavoro non si parlava. Ora che il non-PD crea lavoro, improvvisamente il tema diventa la qualità. Quando quelle facce di m… onti distruggevano infrastrutture, il tema della qualità dell’investimento non si poneva. Ora che si sta rimediando a quel disastro, inprovvisamente la qualità dell’investimento riprende centralità.

      Ma perché non ve ne andate un po’ eccetera?

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    2. Eh no, caro Alberto (il tu che finora mi hai dato non mi dispiace, noi marchigiani detestiamo le formalità), non mi puoi definire un Piddino, se non altro perché non ricordo nemmeno l'ultima volta che l'ho votato. Sono un cittadino che oramai rappresenta la maggioranza, schifato di un certo modo di fare politica. Tornando al punto è pur vero che l'Euro e l'asimmetria dei tassi di interesse reali ci ha danneggiato, così come le spese allegre degli anni 80. I tagli successivi, l'austerità di cui si parla, sono stati fatti dove non andavano fatti e non sono stati tagliati gli sprechi. Ignorare la differenza tra la qualità della vita in Europa e gli USA poi ritengo sia frutto di malafede. Credo che il modello USA specializzato nel tutelare più i produttori senza scrupoli che i consumatori non dispiaccia affatto a certi dirigenti leghisti, sulla cui competenza è lecito dubitare (Salvini incluso). Gli "investimenti di qualità!" non è un marker, né un marketing, ma è qualcosa che può essere misurato: ISU, aspettativa di vita, indice GINI, tasso di natalità, oltre che crescita del PIL (peraltro assai modesta nonostante gli investimenti a riprova che investiamo più in ponti inutili che in ricerca). L'Italia può farcela ma ha bisogno di dirigenti preparati, oltre che da euroscettici, che vedano la nostra situazione a 360 gradi e non solo quella che ci fa più comodo.

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  11. I dati che mi paiono particolarmente rilevanti per noi, da questa sua esposizione, sono due. Il primo è che l'Italia, per undici anni dal 2011 al 2021, ha registrato investimenti pubblici netti negativi.
    Grazie ai macellai con il grembiulino rosso del governo Monti e dei governi piddini.
    Lei ci ricorda che nel 2023 è arrivato addirittura un documento OCSE a segnalare che le misure di consolidamento fiscale, soprattutto nei Paesi sviluppati, mediamente comportano un peggioramento del rapporto debito/PIL.
    Nonostante le evidenze scientifiche e storiche (basterebbe ricordare la Grecia), riscontriamo una sostanziale "resilienza" del pensiero rigorista, sia a livello istituzionale che negli organi di informazione.
    Il secondo dato che mi colpisce, ma non mi stupisce, è che la Germania è l'altro Paese europeo a registrare un andamento negativo degli investimenti netti. La stagnazione tedesca di questi anni rappresenta in maniera esemplificativa il fallimento di queste politiche.
    Ora non resta che le classi dirigenti nazionali traggano le loro conseguenti considerazioni; seguendo la Germania e l'UE noi andremo a sbattere.

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  12. Comunque è allucinante il fatto che ci siamo suicidati e ci sono ancora cretini che parlano dell’Europa come di un successo perché “ha resistito alla crisi ed è ancora in piedi”. È quello che ho letto poco prima sui social. Io ho risposto che, se per avere successo è sufficiente continuare ad esistere, allora anche la Corea del Nord, non essendo ancora caduta, è un successone(il problema è come ne esci dalla crisi, non quanto tempo rimani a galla). Non so, siamo al delirio, un delirio derivato dal fatto che taluni, al posto di ammettere di aver fatto un passo falso, preferiscono giustificare il peggior suicidio della storia europea a suon di banalità. Io mi chiedo quanti di questi idioti siano pagati o lo facciano gratis: se sono pagati, almeno dimostrano un pò di intelligenza(anzi, furbizia), altrimenti sono proprio indifendibili.

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    1. Ma abbiamo visto al #goofy14 quanti soldi vengono investiti per suggestionare e condizionare i cittadini!

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  13. Però c'è da dire che si assiste a un cambio epocale. A livello globale e non solo di "squinternati" si stanno muovendo critiche all'Eu... È un bel mondo per portare nel dibattito comune certi temi. Ovviamente bisogna essere nel timing giusto, cioè inserirsi bel solco, senza fughe un avanti ma senza nemmeno "vedemo che succede". Resta il fatto che appunto si stanno muovendo forze che prima non avrebbero mai criticato il colosso di Bruxelles.

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  14. 👏 👏👏 👏
    Aggiungo solo un " purché non sia bellico" al suo
    ***Possiamo solo sperare in uno shock esterno***...
    🙏

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  15. Con l'eurone ci siamo messi fra l'incudine cinese e il martello ammerigano:

    "L'euro forte rappresenta un rischio di deflazione mentre le esportazioni cinesi inondano l'Europa.

    La recente forza dell'euro sta amplificando le pressioni deflazionistiche derivanti dalle esportazioni cinesi, sollevando preoccupazioni sul fatto che la Banca Centrale Europea potrebbe dover riconsiderare la sua posizione restrittiva e implementare ulteriori tagli ai tassi di interesse nonostante l'insistenza dei politici secondo cui i tassi rimarranno invariati.

    Scambiato a circa $1,164 il 9 dicembre 2025, l'euro ha guadagnato quasi il 13% quest'anno—il maggiore aumento annuale dal 2017—dopo aver raggiunto un massimo quadriennale di $1,1918 a settembre. Il tasso di cambio effettivo reale della valuta, che si aggiusta per l'inflazione tra i partner commerciali, ha toccato 98,68 a settembre, il livello più alto da maggio 2014.
    FONTE: https://www.perplexity.ai/page/strong-euro-poses-deflation-ri-umM1AASpR1qM1QDExgyW8A

    E Macron è preoccupato...
    "Macron minaccia Pechino con dazi sulle importazioni: "Il surplus commerciale cinese è insostenibile"

    Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato di aver minacciato Pechino con l'imposizione di dazi durante la sua visita di Stato in Cina, qualora non venissero adottate misure per ridurre il crescente deficit commerciale tra l'Unione Europea e il gigante asiatico.

    Durante la visita di Macron all'inizio di dicembre, il capo dell'Eliseo ha sollecitato la Cina a rafforzare la cooperazione su squilibri commerciali globali giudicati “insostenibili”, oltre che su questioni geopolitiche e ambientali.

    «Ho cercato di spiegare ai cinesi che il loro surplus commerciale è insostenibile, perché stanno uccidendo i loro stessi clienti, in particolare smettendo di importare molto da noi», ha affermato Macron in un'intervista pubblicata domenica dal quotidiano francese Les Echos.

    «Ho detto loro che, se non reagiranno, noi europei saremo costretti, nei prossimi mesi, a prendere misure forti seguendo l'esempio degli Stati Uniti, come l'imposizione di dazi sui prodotti cinesi», ha aggiunto il presidente francese.

    Il deficit commerciale dell'UE con la Cina è aumentato di quasi il 60% dal 2019, mentre il saldo commerciale della Francia con l'economia cinese da 19.000 miliardi di dollari continua ad allargarsi.

    Macron, in passato, ha cercato di presentare un fronte europeo compatto nei confronti della Cina, spingendo Bruxelles a mettere in campo contromisure protezionistiche per rallentare l'arrivo di prodotti cinesi che mettono in difficoltà l'industria europea.

    Il presidente francese ha dichiarato a Les Echos che l'industria europea si trova in una posizione difficile, stretta tra il protezionismo del presidente statunitense Donald Trump e la Cina, che «colpisce il cuore del modello industriale e innovativo europeo».
    FONTE: https://it.marketscreener.com/notizie/macron-minaccia-pechino-con-dazi-sulle-importazioni-il-surplus-commerciale-cinese-e-insostenibile-ce7d51ddda8af526?utm_source=perplexity

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