Ho un'oretta per raccogliere le idee prima di andare a sentire lo slovacco Maroš Šefčovič, che forte della legittimazione conferitagli dall'essere espresso da un Paese che ha meno abitanti della Campania è incaricato di seguire in Commissione Europea il dossier del commercio internazionale. Potrebbe essere l'occasione per chiarire qualche equivoco. Un'altra occasione ce l'ho immediatamente a ridosso, perché alle 16:15 intervengo in questo convegno... da cui il titolo di questo post!
Qui abbiamo commemorato tante persone: di alcune non avete mai nemmeno sospettato l'esistenza, di altre, come Tony Thirlwall, o Alberto Alesina, o, per altri versi, Gustav Leonhardt, ci era capitato di parlare e avevano comunque una loro notorietà, quando non un ruolo centrale nell'elaborazione del nostro pensiero. Ma la cara memoria che celebrerò oggi, portando la mia solidarietà alle afflitte prefiche, è quella del green, perché, ove mai non fosse chiaro, che lu grìn s'ha mort ora l'ha detto anche il capo dei capi, in un post scritto un paio di giorni fa, da cui emerge un desiderio evidente di smarcarsi dal suicidio dell'occidente, con un minimo investimento di comunicazione volto essenzialmente a salvare la faccia.
Il vostro amico ci dice che la narrazione catastrofistica sul green è infondata:
raggiungendoci sulle nostre posizioni storiche. Quindi basta con idiozie come "il Pianeta in ebollizione" e simili. Ora, è purtroppo un dato che la narrazione sulla transizione o è catastrofistica o non è, per il semplice motivo che l'insieme di soluzioni che vengono proposte sono talmente irrazionali che solo la minaccia di uno stato di eccezione può costringere gli elettorati ad accettarle.
Sull'irrazionalità c'è poco da discutere, ma vorrei documentarvela con due elementi sufficientemente noti a tutti, non senza fare una premessa: l'attuale paradigma della climatologia, sostanzialmente articolato sull'effetto serra come unica spiegazione di quanto sta (forse) accadendo, farà la fine di tutti i paradigmi, quella di cui abbiamo parlato qui, ma a noi non serve contestarlo, per il semplice motivo che le soluzioni che vengono prospettate per abbattere la CO2 passano per una maggiore produzione di CO2. Il dato sulle emissioni dal 1990 (la data di riferimento) è questo:
Unione Europea e Stati Uniti sono già su un trend discendente, e sul trend di Cina e India le nostre fisime possono agire solo in senso peggiorativo, per il semplice motivo che rivolgersi a prodotti cinesi (i pannelli solari, le auto elettriche, ecc.) significa far girare a pieno regime una macchina in cui la produzione di energia ha un'intensità di emissioni doppia della nostra (se pure declinante):
Ai tanti imbecilli che ci parlano di una Cina "campione delle rinnovabili" va ricordato che per quanto le rinnovabili possano espandersi rapidamente in termini assoluti in un Paese la cui superficie è quasi 32 volte quella dell'Italia e la cui popolazione è circa 24 volte quella dell'Italia, in termini relativi il mix energetico cinese resta dominato da un caro, vecchio amico:
quindi averci spinto verso l'elettrificazione senza aver preventivamente fatto un ragionamento sulle filiere e sulle tecnologie significa averci spinto verso la carbonizzazione, non la decarbonizzazione.
Ma i due elementi che volevo offrirvi erano altri.
Primo, mentre un chilo di benzina contiene oggi, come un secolo fa, 43 MJ di energia chimica, corrispondenti a 12kWh, che con una macchina normale ti fanno fare 15 Km, un chilo di batterie al litio contiene 0.3 kWh di energia. Vi lascio trarre le vostre conclusioni. Tenuto conto della superiore efficienza del motore elettrico, ecc. ecc., alla fine la minore densità energetica delle batterie si traduce nella necessità di caricarsi un peso oltre dieci volte superiore per percorrere lo stesso tratto di strada. La densità energetica resta un elemento chiave, che poi è quello che spiega perché per certe esigenze (aerei di linea, veicoli off road, rimorchiatori, ecc.) la semplice idea della conversione all'elettrico fa sorridere, e quindi il dogma della decarbonizzazione deve necessariamente essere ossequiato in altro modo che mettendosi in mano alla Cina.
Secondo, l'energia elettrica va trasportata. Il rame per allacciare alla rete (e anche per costruire) una miriade di impianti di generazione "rinnovabile", nonché per disseminare di colonnine la rete stradale, ecc., pare non esiste in tutta la crosta terrestre, e in ogni caso la sua estrazione non è a costo zero.Sono le cose che abbiamo appreso da Sergio Giraldo e da Gianclaudio Torlizzi: la cosiddetta transizione energetica non è necessariamente decarbonizzazione (quando consideri tutta la filiera) e non è semplicemente affrancamento dai "fossili", ma più correttamente transizione dai "fossili" a una diversa classe di materie prime: i minerali critici, la cui estrazione, raffinazione, ecc., è ampiamente inquinante (anche in termini di emissioni: e quindi non comporta necessariamente decarbonizzazione).
Sulla base di queste premesse fattuali possiamo rapidamente goderci insieme i tre chiodi che Gates pianta sulla bara de lu grìn.
L'umanità ha altri problemi rispetto a quelli di non morire di caldo domani, e il non morire di fame oggi, come umilmente sottolineato da chi vi scrive:
rientra a pieno titolo e con maggiore priorità fra essi. Se c'ero arrivato io un mese fa, un genio come Bill Gates poteva arrivarci anni fa, giusto?
La temperatura non è tutto, perché non ci informa sulla qualità della vita, che dipende dal progresso tecnologico e dalle misure prese per mitigare gli effetti del "cambiamento". Concentrarsi solo sul "raffreddamento" anziché sulla mitigazione è un tragico, grottesco errore (altra cosa che potreste averci sentito dire).
Come corollario, dopo aver finanziato il coro di Erinni bercianti che al grido di "bolliremo tutti!" ci hanno costretto a suicidare il nostro modello di sviluppo (l'unico al mondo che si stesse muovendo nella direzione giusta), ora il vostro amico viene a dirci che in effetti dovremmo avere a cuore la nostra prosperità, che, in ogni caso, è nodale, dato che per raffreddare o mitigare ci vogliono tanti dindi, e non è suicidando la nostra economia, come abbiamo fatto, che li metteremo da parte.
Peraltro, l'amico ci spiega che anche se continuassimo a suicidarci, dovremmo comunque fronteggiare un certo grado di riscaldamento. Per questo motivo le politiche che insistono solo sulla decarbonizzazione, assistita da una narrazione terroristica, sono fuorvianti.
Pensate un po'!
Lo dice lui ora, ma, come mi faceva notare l'amico Sergio, lo hanno sempre saputo persone come Warren Buffet, che "ha progressivamente aumentato la sua quota in Occidental Petroleum fino a oltre il 28% del capitale mettendoci 15 miliardi. In più mantiene una quota robusta in Chevron (25 miliardi), che i fondi ESG avevano scaricato. Infine, non ha fatto nessun investimento significativo in green tech né ne ha mai parlato", e lo hanno appreso da poco altri personaggi "de passaggio" come Larry Fink, quello di Blackrock, che "dopo aver gonfiato la bolla ESG, nella sua lettera annuale 2025 non ha usato le parole “net zero”, “sostenibilità”, “ESG”. Ha parlato piuttosto di «energy pragmatism», dicendo persino a marzo scorso che “il pendolo era oscillato troppo a sinistra”. «Fermiamoci un attimo. Chiariamo subito che il gas giocherà un ruolo importante negli Stati Uniti per decine di anni. Forse 50 anni»".
Pensa che a me lo aveva detto tre anni fa un amico che verrà al #goofy14...
Perché tanta simultanea resipiscenza?
Beh, per due fattori concomitanti: l'ondata di fallimenti delle aziende grìn, che ha fatto decine di migliaia di disoccupati diretti (cioè escluso l'indotto) negli ultimi due anni, e la fine del reddito di transumanza, cioè dell'illusione di poter gonfiare per sempre di sussidi la bolla grìn, come del resto si è dovuto dismettere l'illusione di poter gonfiare di sussidi la panza degli indivanados. La seconda cosa spiega la prima e la prima la seconda: se l'inefficienza è troppa, il sussidio diventa suicidio, e se il suicidio scompare, l'inefficienza chiede il conto.
Alla fine il conto è arrivato, e ora andiamo a divertirci con chi non vuole prenderne atto...
Grazie Professore, sempre ottimi spunti. Vi racconto questo piccolo aneddoto: mia moglie lavora nel dipartimento informatico di una società (abbastanza grande) attiva nel settore delle rinnovabili a seguito di una “transizione” del modello di business.
RispondiEliminaNegli ultimi due anni hanno bucato la previsione di ricavi pianificati in maniera abbastanza importante e quindi la proprietà (un fondo che ha rilevato qualche anno fa la società) ha imposto corrispondenti tagli sui “costi”, cioè sul lavoro in buona sostanza.
Tutte cose note a livello Macro sulla base di quello che ci racconta da anni, ma magari declinati sul caso “micro” completano il quadro di quello che sta accadendo.
Un caro saluto
Per una volta sono in anticipo anche rispetto ai goofy! :-D
RispondiEliminaCose simili a quelle che dicono oggi Gates & co. (il claimeitceing non è l'apocalisse; sarà fondamentale l'adattamento; gli idrocarburi resteranno necessari per molto tempo; ma soprattutto quei soldi sarebbero stati meglio spesi per aumentare la crescita economica) le diceva 25 anni fa Bjorn Lomborg. Il quale ovviamente fu accusato di essere negazionista de LaScienza dai precursori dei fact-checker.
Ma se alcune cose erano evidenti nei numeri, come mai persone che dovrebbero essere tra le più intelligenti del pianeta non ci arrivavano? Appiattimento sulla narrazione mainstream unita all'incapacità di valutare acriticamente i limiti della comunità scientifica? Semplice bias ideologico? Convinzione di poter cavalcare la cosa a proprio favore nella eterna battaglia per la distribuzione del reddito?
La risposta del blog credo sia la terza, ma personalmente penso che in certi casi (quali appunto lo stesso Bill Gates) anche le altre 2 ragioni abbiano contribuito in larga misura.
La fine di tante cose... Diceva un massone, che la guerra è nella natura dell'uomo e che senza guerra non esiste progresso. Vedi l'Italia nel dopoguerra che cose meravigliose ha fatto. Speriamo che questo passaggio non sia traumatico. Io lo spero. Almeno l austerità e pacifismo hanno creato un Europa debole e disarmata e forse è stato un bene...chissà che uscire dall'Eu e tante altre cose siano così facili, con un click dalla propria stanzetta efebica, come crede una Sabri social qualunque.
RispondiEliminaCambiare paradigmi non è così immediato e indolore. Servono uomini nelle istituzioni con una forte carica morale e ideologica, anche perché c'è da rimuovere un inquilino che rappresenta un potere diciamo così antiquato...
Forse ora il PD non è più funzionale come braccio del potere mondialista, cioè ora c'è Trump, fine del green, fine del woke ecc ecc
Bisogna sfruttare bene il ruolo del cdx senza cadere nella tranquillità stile Cav e senza allearsi troppo con il sistema vecchio, ma capendolo e farsi promotori positivi di un mondo in cambiamento, non più visibile nel PD, partito oramai adolescenziale nei contenuti.
il mondo elettrificato è impossibile perché non abbiamo le materie prime troppo costosa soprattutto la conversione è dannosa perché se pensiamo che le auto bisogna ricaricaricare ogni tot minuti l'aereo sarebbe pericoloso non riuscirebbe a fare mezzo metro #lugreensamort 😇
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