Questa mattina è uscito sul Fatto Quotidiano un mio articolo legato alla discussione sorta in seguito a questo post. Come vi dicevo nel post, la metodologia usata per calcolare il grafico della disoccupazione corretta per scoraggiati e sottoccupati nello studio citato dal FT non mi era del tutto chiara (e tuttora non lo è, per me). In particolare, trovavo corretta l'osservazione fatta da Andrea. A me era chiaro che nel grafico non veniva usata la variabile indicata in didascalia (%working age population, percentuale della popolazione in età attiva), altrimenti tutti i valori sarebbero stati molto più bassi. D'altra parte, non aveva nemmeno senso utilizzare, come ho fatto io, le forze di lavoro (occupati più disoccupati), per il semplice motivo che nel momento in cui metto al numeratore del tasso (sopra) gli scoraggiati, devo considerarli almeno virtualmente come parte delle forze di lavoro e quindi contarli anche al denominatore del tasso (sotto).
Devo dirvi che ancora non sono riuscito a capire da dove saltino fuori quei numeri, ma questo non mi appassiona moltissimo. Preparando l'articolo, mi sono andato a rileggere le definizioni di disoccupazione del Bureau of Labor Statistics, i famigerati U1, U2,..., fino a U6, che sono familiari ai lettori di Mazzalai (diciamo che ne parla da almeno tre anni prima che questo blog aprisse) e di Orizzonte48, ma magari non a tutti gli altri. La logica di questi tassi è quella di considerare definizioni via via meno restrittive di labour market slack (lo slack sarebbe il lasco: le strane dislessie della glottologia!), cioè del "gioco", dello "scarto" fra domanda e offerta di lavoro: insomma: della disoccupazione. Il tasso "ufficiale" corrisponde a U3, e fino a U3 il denominatore sono le forze di lavoro. Poi in U4 si aggiungono gli scoraggiati, e il denominatore diventano forze di lavoro più scoraggiati. Poi in U6 si aggiungono i sottoccupati, di cui magna pars sono quelli in part-time "per motivi economici" (cioè perché il datore di lavoro non gli vuole pagare uno stipendio intero), e il denominatore diventano forze di lavoro, più scoraggiati, più sottoccupati. Insomma: da U3 in poi ogni tasso di disoccupazione è espresso in percentuale di una diversa (e progressivamente più ampia) popolazione di riferimento.
Per capirci, nel grafico che è stato pubblicato oggi dal FQ (che non è il FT, perché arriva prima), il denominatore è dato da forze di lavoro, più scoraggiati, più sottoccupati. Questo implica che la percentuale di disoccupati sia inferiore a quella data dal tasso di disoccupazione ufficiale (sotto 10 anzichè sopra 11), dato che il numero per il quale i disoccupati vengono divisi è più grande (non solo forze di lavoro ma anche le altre categorie ricordate):
Nel grafico del FT, invece, il tasso di disoccupazione coincide a occhio col dato ufficiale, il che mi fa pensare che i ricercatori abbiano sommato tre tassi calcolati con tre denominatori diversi. Questo significa che nel loro caso il tasso complessivo non corrisponde a U6, mentre nel nostro caso la percentuale di disoccupati non corrisponde a U3 (cioè alla disoccupazione ufficiale).
Se avete il mal di testa, mi spiace, anche perché non ne vale la pena: un terzo degli italiani non ha un lavoro o non ha un lavoro decente, il dato è questo, e non entro nelle classi di età e nelle suddivisioni territoriali altrimenti ci mettiamo paura. Uno o due punti in più o in meno non ci cambiano molto, anche se, come sempre, è importante essere rigorosi.
Sarebbe più facile se gli uffici di statistica ci aiutassero: il rigore (e farsi due palle sui dati) è il loro mestiere, non il nostro! Questa roba qui negli Usa si fa da anni, come ricordavo sul Fatto di questa mattina, specificando anche perché da noi invece non si fa: perché l'Eurozona ha un piccolo segreto: l'aggiustamento agli shock macroeconomici, qui da noi, si basa sulla disoccupazione competitiva (quella che i sapienti chiamano "svalutazione interna"). Che è così si sa e si dice (lo ha ammesso perfino De Grauwe), ma laggente certe cose è meglio che non le sanno, e quindi si preferisce utilizzare una misura sottostimata della disoccupazione, corrispondente più o meno a U3, in modo da glissare sul resto.
L'esigenza di offuscare quale sia il vero meccanismo di riequilibrio macroeconomico qui da noi (il taglio dei salari, e quindi, per forza di cose, l'incremento di disoccupazione), deve però contemperarsi con l'esigenza della Bce di scaricare su altri la responsabilità del suo fallimento nel rianimare l'inflazione. Non si tratta, attenzione, di un dato banale. Ammettere di non riuscire a far alzare l'inflazione perché la moneta non causa i prezzi significherebbe ammettere che viene meno la stessa ragion d'essere del principio di indipendenza della Banca centrale (cioè dell'attribuzione alla finanza privata di un potere di ricatto sui governi, privati della possibilità di finanziarsi con moneta laddove necessario). Questa indipendenza, infatti, veniva e viene motivata in base al presupposto che se si lasciasse ai politici "dipendenti" dagli elettori la possibilità di creare moneta, questi ne abuserebbero per farsi rieleggere, creando inflazione.
In realtà le cose non stanno esattamente così. Ho spiegato ne L'Italia può farcela che è altrettanto plausibile che siano i prezzi a causare la moneta. Immaginatevi, ad esempio, il caso di un imprenditore che, come negli anni '70, si trovi a fronteggiare un aumento improvviso del costo delle materie prime. L'imprenditore si reca quindi in banca a chiedere un prestito non volto a fare investimenti, ma semplicemente a pagare stipendi e materie prime a un costo superiore. La banca ha due possibilità: o non glielo concede, così l'imprenditore fallisce e non ripaga nemmeno i mutui già contratti, o glielo concede, e così facendo fa aumentare la massa monetaria (la moneta che circola è, come sapete, per solo un decimo moneta "stampata": gli altri nove decimi sono moneta bancaria, attestazioni di credito di varia natura).
Quindi, lo scopo del gioco dell'indipendenza della Banca centrale è e resta uno solo: condizionare la politica di bilancio del governo (non quella monetaria: quella di bilancio), subordinando al parere dei mercati (cioè ai grandi banchieri internazionali) la scelta di quali governi e quali politiche finanziare. L'idea che il problema sia la stabilità dei prezzi è del tutto fasulla e infondata, tant'è che, come vedete, nemmeno stampando decine di miliardi di euro al mese Draghi può fare molto (e lo sa).
Si torna così al punto dal quale siamo partiti: Draghi è impotente, il suo big bazooka non valeva un gran che (gli anni passano per tutti, anche per la teoria quantitativa della moneta), il suo flop era previsto (solo da me, ma comunque previsto), ma questo apre un problema politico. Bisogna mantenere viva l'idea che la moneta sia esogena e agisca comunque sui prezzi, e che se non ce la fa è perché ci sono forze ulteriori che cospirano a deprimere i prezzi. Sì, sto parlando di questa dichiarazione, il cui senso è chiaro: "La moneta sui prezzi agirebbe, quindi io (Draghi) sono utile e comunque sarebbe pericoloso mettere il mio potere monetario in mano altrui, ma purtroppissimo i governi non riescono a fare la loro parte e quindi anche se io ho uno strumento efficace e lo sto usando, se però le cose non funzionano la colpa non è mia".
In questa linea si iscrive uno studio che aveva attirato la nostra attenzione in primavera, ma del quale poi ci eravamo dimenticati un po' tutti: il Bollettino economico della Bce di maggio 2017. La notizia dirompente secondo cui la disoccupazione nell'Eurozona sarebbe il doppio di quella ufficiale in effetti veniva da lì (p. 33):
e in nota si fa esplicito riferimento (ma in caratteri piccolissimi, da contratto assicurativo) alla misura U6 e al fatto che Usa e Ocse la calcolano:
Caratteri piccoli, perché altrimenti tutti si chiederebbero: ma allora perché noi no? E così il fine apologetico di questa scoperta dell'acqua calda (scaricare sui governi incapaci di "creare buona occupazione" il fallimento delle politiche monetarie nel rianimare i prezzi) diventerebbe un boomerang, perché costringerebbe gli elettori a riflettere sul piccolo, sporco segreto che vi ho confidato sopra, cioè sul fatto che molta disoccupazione, possibilmente nascosta, è essenziale a un sistema che basa la propria ripresa sul ribasso dei salari. Peraltro, con buona pace di chi pensa il contrario, è proprio la Bce a essere responsabile della mancata creazione di "buona occupazione", perché è lei che, arrogandosi una funzione di indirizzo politico che non dovrebbe competere a chi pretende di essere legibus solutus, ha consigliato a tutti i governi di cui la Germania è nemica, fra cui il nostro, politiche di riforma del mercato del lavoro che hanno reso precari e sottopagati milioni di europei (il nostro caso è stato analizzato qui).
Insomma: Draghi quel poco di buono che pretendeva di poter fare non è riuscito a farlo, in parte anche perché ha fatto quel molto di cattivo che non avrebbe dovuto fare!
Povero Draghi...
Cammina su una fune, sospeso fra due grattacieli. Mi dà le vertigini, quell'uomo. Fra due anni gli taglieranno il cavo, come sapete, e questo è triste (anche perché magari ce lo ritroveremo al Quirinale o a Palazzo Chigi), ma soprattutto, e questo è ancora più triste, potrebbe arrivare una ventata! Un banale esempio: negli Stati Uniti le università "buone" costano così tanto che per andarci ci si indebita. Peccato che però oggi i lavori "buoni" non siano poi tantissimi nemmeno lì, e quindi... c'è chi si indebita per ripagare il debito che aveva contratto per diventare un "protagonista dell'economia della conoscenza"! Se vi ricorda i subprime non preoccupatevi: non è la stessa cosa: è la stessissima cosa. E non vi parlo dei mutui sugli immobili commerciali (i subprime erano sugli immobili residenziali), ecc. Anche lì hanno stampato tanta moneta, per farci cosa? Lo scopriremo alla prossima esplosione di bolla, quando, per sistemare le cose, Uj (j=1, 2, ...,6) dovrà aumentare di nuovo.
E voi, volevate essere gli U6?
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
Non so perché ma sono sicuro che Draghi legge questo blog.
RispondiEliminaMario, voglio dirti che ti schifo e che non sono l'unico
Guarda che lui lo sa. Viceversa, quello che non sappiamo è che cosa faresti tu al posto suo...
EliminaQuelli che danno del porco a Giuda (me compreso) non hanno capito perché Giuda ha tradito. Diversamente sapremmo perché abbiamo tradito noi
EliminaAl suo posto io metterei in liquidazione la BCE e mi ritirerei in un monastero ortodosso a dipingere icone. Ma a me di solito dicono che sono un essere umano.
Eliminaprof, mi scusi, ma la dati sulla GB? Io non trovo più niente coi miei limitatissimi mezzi. Ho letto del boom del turismo leagto alla svalutazione ma poco altro. Grazie per la sua onestà intellettuale cmq. 6 un grande compagno, se posso permettermi.
RispondiEliminaVista la natura rivoluzionaria del blog direi che un altro termine sarebbe più appropriato di compagno.
EliminaProprio 100 anni fa si iniziò infatti ad usare il termine "Tovarishch", che vuol dire molte più cose.
"Tovarishch or tovarisch (Russian: Товарищ) is a Russian word meaning comrade, friend, colleague, or ally."
Per esempio nella Chiesa degli albori ci si chiamava fratelli, che sottolinea anche una certa indissolubilità del legame :)
Eliminadal latino medievale companio che deriva da cum cioè "insieme con" e da panis ovvero "pane",significa quindi "colui che mangia il pane con un altro"
EliminaCitazione
Collabora a Wikiquote
«Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timoteo al nostro caro collaboratore Filemone, alla sorella Appia, ad Archippo nostro compagno d'armi e alla comunità che si raduna nella tua casa: grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo. »
(Lettera a Filemone,1,1-3)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/20/istruzione-come-investimento-la-laurea-rende-almeno-il-30-dei-costi-sostenuti-per-ottenerla-ma-in-italia-si-spende-poco/2911832/amp/
RispondiEliminaLa vendita degli imbonitori continua...
" costringerebbe gli elettori a riflettere", ho il presentimento che siamo gia troppo oltre, chi avesse voluto avrebbe gia riflettuto,spero di sbagliarmi
RispondiEliminaE continuano a menarcelo col modello americano di università!
RispondiEliminaSorge spontanea la domanda, qual e' la soglia? Da Wikipedia: "quel che è certo è che a causa del taglio drastico della spesa effettuato in uno stato già in crisi, il livello di disoccupazione in soli 3 anni peggiorò incredibilmente, arrivando a sfiorare il 40%, giustificando il tutto con la promessa di una ripresa economica che mai ci fu. Il disastro sociale così causato può considerarsi uno dei motivi principali che crearono l'humus adatto all'ascesa successiva del partito nazional-socialista di Hitler." Conoscendo la curva di crescita, immagino si possa stimare la data...
RispondiEliminaRefuso importante
RispondiElimina"Per capirci, nel grafico che è stato pubblicato oggi dal FQ (che non è il FT, perché arriva prima), il denominatore è dato da forze di lavoro, più scoraggiati, più disoccupati"
Volevi scrivere sottoccupati giusto?
Un post politico, tecnicamente rigoroso e documentato, di una profondità unica. Questo è il far politica come la concepisco e come dovrebbe essere fatta, soprattutto da forze che dovrebbero rappresentare il lavoro o anche solo difendere l' ordinamento costituzionale. Ma anche solo aver rispetto della dignità umana.
Grazie. Vorrei poter far di più per A/simmetrie. Per altri 2 anni più di 1 caffè e mezzo a settimana pagati verso ottobre novembre non riesco (veramente). Il 5permille è garantito ma non è sufficiente.
Tra 2 anni dovrebbe cambiare la musica.
Siamo in debito con te.
Certo: sottoccupati. E perché quello che avevo scritto non aveva senso?
EliminaI disoccupati al denominatore rientrano nelle forze di lavoro (popolazione attiva).
EliminaMa anche i sottoccupati! Vedi sotto Giuseppe: sono sì "sotto", ma pur sempre "occupati" e quindi forze di lavoro. Io non sono un economista del lavoro, quindi domani rifaccio il grafico.
EliminaSi, l' avevo letto lo scambio sull' attenta osservazione di Giuseppe. Cosiderando che a occhio i sottocupati in Italia saranno circa solo 2 punti in meno rispetto ai disoccupati mi aspetto che riscorporandoli dal denominatore il tasso di disoccupazione schizzi ulteriormente. Comunque non sono i 2 punti di differenza che cambiano il dato di fondo.
EliminaUna tragedia sociale di dimensione epocale. Nascosta dai media e ignorata da sindacati e partiti politici (ben vengano le smentite).
È solo per questa ragione che le persone non protestano?
Sono convinto che se solo fossero loro chiare le dinamiche di questa crisi, convincendosi che la radice del male è una banca centrale indipendente dal processo democratico che "condiziona la politica di bilancio del governo" e il colpo di grazia di un regime di cambio fisso in un area monetaria non ottimale, e non l' inferiorità morale degli italiani, ideologia funzionale appunto a mantenere a lungo questo equilibrio di sottoccupazione (fu Flassbeck a parlarcene a Montesilvano se non sbaglio), e in <a href="http://goofynomics.blogspot.it/2016/05/autorazzismo-e-lotta-di-classe.html?m=1>questo post di mikez73</a> l' argomento è ben documentato, la democrazia in questo paese rinascerebbe, con l' aiuto di una classe dirigente di spessore.
È il lavoro che fai quotidianamente almeno dal 2011. Denudare il pensiero prekeynesiano nei dispositivi psichici dell' elettorato, se le élite hanno impiegato decenni, coi loro mezzi, per fare l' inverso e propagandando menzogne, è un compito che richiederà lo sforzo di diverse generazioni. A questo tu hai già pensato da tempo e non passi giorno (e qualche notte così a occhio) a riflettere e scegliere quale sia l' azione politica più efficace. Ma forse in pochi qui lo hanno capito.
Grazie
RispondiEliminaDa quello che ho capito leggendo le definizioni di bls, al denominatore di u6 non ci sono i sottoccupati ma solo forza lavoro+scoraggiati.
RispondiEliminaTra l'altro sono andato a leggerli proprio perché mi sembrava strano, i sottoccupati non dovrebbero essere già contati nella forza lavoro come parte degli occupati totali?
Grazie. Hai perfettamente ragione (fa caldo anche per me!) e questo significa che i dati sono sottostimati, perché al denominatore c'è una parziale duplicazione. Domani vi do il foglio Excel e mi ricontrollate i conti.
EliminaUomini soli a comando.
RispondiEliminaIl "principio di indipendenza della Banca Centrale" è il male assoluto. Le sue conseguenze, che grazie a Te noi tutti ora ben riconosciamo (e subiamo in quanto Italiani) sono tutte contro la Costituzione, a partire dal suo primo articolo, divenuto una vuota enunciazione e non il suo fondamento.
RispondiEliminaCome ha potuto un tale pricipio eversivo trovare la strada spianata nel 1981?
1. Rimuovendo chi remava contro, specie in Banca d'Italia,
Elimina2. facendosi dare una mano da nuovi e fino ad allora inediti amici,
3. dando il timone a qualcuno con tutt'altri interessi e formazione.
Il tutto nel contesto degli interessanti anni '70 (golpe Borghese, strategia della tensione, stragi di stato, shock petroliferi, allontanamento di chi pensava ad un altro modo di dare peso politico agli amici del punto 2., scomparsa di voci critiche, presenza di poteri esterni in gruppi ombra, ...).
Se dopo questo (e ben di piu') siamo ancora messi cosi' bene, ci basterebbe avere meno vincoli esterni per tornare non a crescere, ma a volare
Se mi e' concesso ricordare allora il problema era l'opposto e si era usata male la possibilita' di stampare denaro per sostenere posti di lavoro pubblici che ne cancellavano di privati .
EliminaEs.: Italsider che fece fallire alcune aziende private di tubi (Indutria Tubi Acciaio di Racconigi) e tondino (il saldo occupazionale non fu mai preso in considerazione in quanto il politico si fa bello con quelli pubblici ma nulla dice di quelli messi in strada a Torino) .
La Nuovo Pignone che produceva testate e pompe elettromeccaniche di qualita' "sovietica" che dovevano obbligatoriamente essere montate da Agip ed IP in luogo delle moderne e perfettamente funzionanti testate elettroniche di una ditta di Firenze (non la nomino perche' c'e' ancora oggi), potrei continuare , ovunque l'IRI di Petrilli o Prodi toccavano distruggevano aziende italiane tecnologicamente avanzate e investimenti privati per supportare aziende mantenute col debito pubblico.
Questo era ed e' male .
A questo si riferiva Andreatta (vedi post precedente) .
Posso continuare (se lo volete) con gli esempi .
La domanda e' come ci si tutela a che i politici non usino il denaro per fare consenso a danno delle aziende sane ?
Se il denaro fosse stampato e regalato essi farebbero meno danni, il problema e' che politici, burocrati ed anche professori universitari che insegnano economia (solo quelli che divengono presidenti dell'IRI naturalmente) si improvvisano imprenditori senza nemmeno aver mai visto un tornio.
Diciano che accaddero molti fatti che a certi livelli suonano come intimidazioni.
EliminaTra le (molte) altre vi fu un inedito e repentino cambio ai vertici di Bankitalia.
Sarebbe interessante sapere come la pensasse il predecessore del "miracolato" Ciampi a Bakitalia.
@a.masotti il rischio c'è e va tenuto in considerazione: un'azienda pubblica fa concorrenza ad una privata, oltretutto con spalle molto più coperte, quindi non competerebbe con pari mezzi.
EliminaNon è ovviamente un motivo per privarsi del diritto di avere uno dei pochi mezzi di difesa e autonomia di un paese, la possibilità di "stampare".
Con tutti i controlli del caso, sia di quantità necessaria che di qualità di utilizzo.
Bisogna dare ovviamente grande importanza ad organi di controllo, della concorrenza, delle competenze, dei bilanci ecc.
Dici che non siamo in grado?
Secondo me sì.
@a.masotti
EliminaL'IRI fu creato per una decisione politica e fu smantellato in nome del liberismo più selvaggio (ideologia che trasuda dal suo post).
Quando fu creato da Mussolini non esistevano alternative perché si verificò un fallimento generalizzato del mercato (aziende e banche insolventi); siccome sarà necessariamente ricostruito quando sarà il momento (insieme a banche nazionalizzate e scala mobile) conviene che si studi meglio la sua storia, tanto per non buttare di nuovo il bambino per un po' di acqua sporca.
Nella sua lunga storia l'IRI ha guidato il miracolo italiano e non ci vedo nulla di male nel fatto che operasse anche in logica "consenso" elettorale.
Il consenso della finanza transnazionale lo vediamo bene dove ci ha condotto.
https://en.m.wikipedia.org/wiki/Istituto_per_la_Ricostruzione_Industriale
@masotti bisognerebbe rispolverare i dati, comunque difficilmente il saldo occupazionale sarebbe statonegativo, considerando la grande mole di lavoratori impiegati nelle imprese pubbliche.
EliminaIl punto è la costituzione tutela ilavoro non il profitto dell'imprenditore,l'iniziativa privata mi pare sia tollerata solo se concorre al progresso materiale e spirituale della nazione, con questo non dico che dovremmo statalizzare tutto però tra garantire la piena occupazione danneggiando qualche impresa e tutelare l'impresa danneggiando i lavoratori io scelgo la prima.
Si certo al tempo poi le cose potevano essere gestite meglio non lo metto in dubbio ma da qui a dire che andreatta si mosse per tutelare le imprese dai politici che mal utilizavano la spesa publica c'è differenza.
@a.masotti Hai scritto cose interessanti che andrebbero certamente approfondite. Attenzione al frame però: ciò che è necessario ribadire è che l' esito di un processo democratico può portare a scelte sbagliate (per chi?). Ma solo nell' ambito di tale processo queste scelte possono essere corrette. I fallimenti dello Stato esistono e s' insegnano. Quelli del mercato pure, ed hanno un ordine di grandezza lievemente diverso.
EliminaIl rimedio migliore del male. Oppure no.
Signor a.masotti:
EliminaCi e' o ci fa ?
@ a.masotti
EliminaLe tue osservazioni mi sembrano utili e pertinenti, e le criticità che esemplificano dovrebbero essere tenute ben presenti da parte di chi, più o meno velatamente, considera spesa e investimenti pubblici una panacea, a prescindere dal problema di una loro corretta allocazione.
Tuttavia, a prescindere dalla solita (ma sempre sacrosanta) obiezione di fondo per cui il fatto che con un accendino possa incendiarmi casa non è un motivo sufficiente per autoimpormi di mangiare solo cibi precotti, il problema da te sollevato credo si presti bene a mostrare come determinati risvolti tanto non scontati quanto cruciali di questioni di per sé oggettive siano evidenziabili solo con un inquadramento più ‘strutturale‘ (ovvero, direi, ‘macro’) delle stesse.
Mi riferisco nello specifico al fatto che, se è vero che determinati investimenti pubblici possono più o meno colposamente (o anche colpevolmente) ‘spiazzare’ quelli privati (per di più, nella fattispecie, già pienamente ed efficacemente operativi), è anche vero che, se la politica generale alla base di tali investimenti è comunque indirizzata verso settori con output gap positivo (insufficienza di capacità produttiva rispetto alla domanda in primo luogo effettiva), e se questo output gap comporta, come del resto è prevedibile che accada, un aumento dei prezzi ovvero un eccesso di importazioni per i prodotti di quel settore, al sacrificio certamente deprecabile (tanto più se evitabile) di aziende valide e altrimenti competitive potrebbe in ogni caso corrispondere, nel complesso, un effetto positivo per quel settore dell’economia nazionale, in particolare per quanto concerne le esigenze di rispetto del vincolo esterno contemperate al sostegno all’occupazione e alla domanda interna.
Naturalmente tutto questo, nel bene e nel male, cessa di esistere nel momento stesso in cui, per timore di compiere ‘gesti inconsulti’, mi lascio ‘prudentemente’ convincere a privarmi della possibilità di portare avanti QUALSIASI politica industriale e di investimento pubblico degna di questo nome.
Non voglio naturalmente dire che il mio controfattuale teorico sia applicabile agli esempi concreti da te citati. Dico solo che per una valutazione equilibrata di una stagione importante della storia economica del nostro paese come quella ante divorzio BdI-Tesoro, i riferimenti aneddotici sono sicuramente utili come spunti per riflessioni e analisi più approfondite, ma di per sé poco probanti, sia in positivo che in negativo.
Da qui:
Eliminahttps://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Baffi#La_politica_monetaria_e_la_difesa_della_moneta
Relazione Baffi del 1976:
"Negli ultimi anni, il disavanzo pubblico e la spinta delle retribuzioni, insieme presi, hanno assunto […] un ruolo dominante, relegando l'Istituto di emissione in una situazione che si caratterizza sia per una quasi estraneità operativa ai flussi di alimentazione della massa monetaria sia per lo scarso inserimento nel processo decisionale che mette capo alla definizione del disavanzo e della dinamica salariale. […] Il primo passo in un processo che restituisca all'istituto di emissione un maggiore spazio di manovra deve essere compiuto nella direzione del contenimento del disavanzo dello Stato."
Dalla frase non mi risulta contrario alla separazione o quantomeno espresse le stesse preoccupazioni che poi portarono Andreatta ad agire nel 1981 .
https://it.wikipedia.org/wiki/Nuovo_Pignone#Situazione_attuale
EliminaTanto "sovietiche" le turbine della Pignone da essere acquistate di corsa dalla General Electric...
Le PP.SS., al netto di fisiologiche aziende cotte, erano l'avanguardia dell'industria italiana, e avevano il non secondario ruolo (a mezzo dell'Intersind) di costringere il Capitale privato italiano ad adeguarsi in merito alle relazioni sindacali e alle conquiste operaie.
Fra la Trabant ed il Porsche Cayenne ci sara' una czz di via di mezzo?
Elimina@a.masotti Quindi? Continua, sono interessato.
EliminaSegnalo (per chi voglia approfondire) questo scritto celebrativo su Luigi Spaventa, in cui viene riassunto il dibattito economico e monetario in Italia negli anni a cavallo del divorzio (quando i temi caldi, per via dei ripetuti shock petroliferi, erano inflazione, scala mobile ed adesione allo SME).
Eliminahttps://www.bancaditalia.it/media/notizie/2013/Testo_spaventa.pdf
La tendenza auto assolutoria (oggi come allora e' sempre colpa di altri) della BdI in merito ai nefasti effetti del divorzio risulta evidente a pag. 8:
"...alla domanda che fa da titolo del quarto paragrafo del saggio di Giavazzi e Spaventa – «È il debito il prezzo della disinflazione?» – va quindi data una risposta positiva.
Questo non vuol dire, ovviamente, che ne furono responsabili il divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia o la politica di rientro dall’inflazione. La crescita del debito pubblico fu il risultato
dell’incapacità di rimuovere i gravi e crescenti squilibri fiscali determinatisi negli anni ’70 e ’80."
Baffi fu probabilmente costretto a dimettersi per la sua posizione critica sull'entrata affrettata nello SME (cambio fisso senza aver prima assicurato la convergenza economica).
Verosimilmente non ebbe nulla in contrario al divorzio perche', con forse la sola eccezione di Spaventa e Caffe', tutti i protagonisti piu' importanti del dibattito dell'epoca erano di orientamento einaudiano (cioe' liberisti e monetaristi).
Mi sembra inoltre che questo scritto porti molta acqua al mulino delle analisi di IPF (cioe' che 'se sapeva').
@Antonio: non turbine , elettromeccanica per pompe di benzina / gasolio , anni 83 - 85 , stabilimento di produzione Taranto .
Elimina@Eric: Quindi nulla. I giovani se non ascoltano i vecchi raccontare le cazzate di quando erano giovani rifanno le stesse cazzate.
Le aziende si fanno con i soldi per fare i soldi diverso non funziona (salvo l'economia di piano , chiusa agli scambi con l'estero o quasi) .
Qui ci sono economisti piu' bravi di me e giuristi piu' fini di me , io ho fatto l'amministratore di societa' da sempre e mi permetto solo di attirare l'attenzione su cose che non si leggono da nessuna parte, perche' non le diceva nessuno , ma si vedevano .
#iolasolunga del giorno. Bene così, l'intento è chiaro...
EliminaLUsa e LUe: il peggiore #facciamocome della storia.
RispondiEliminaE visto che l'economia è una scienza, ci rimane sempre il solito (ed unico) problema da risolvere: quello politico.
Non so se esserne più sollevata o spaventata poiché la storia insegna (recentemente giusto in un paio di occasioni) come è andata a finire....
Quegli scricchiolii sinistri che mettono i brividi...
RispondiEliminaRIFORME STRUTTURALI: STATE OF ART e STATO DELL'ARTE
RispondiElimina(“l'euro è solo una moneta” 1/2)
Si sa, son aulico (curiale, di corte) e giocondando tra le locuzione “state of art” (il punto più alto raggiunto in campo tecnico o scientifico in un determinato periodo) e l' italiota “stato dell'arte” (il livello generale delle conoscenze raggiunte in ambito scientifico o professionale, la “regola d'arte” d'origine civilistica, l'insieme di prassi e norme specifiche) son rotolato in un “intrigante” working paper pubblicato da BCE: “When do countries implement structural reforms?” (A. Dias Da Silva, A. Givone, D. Sondermann, n° 2078, giugno 2017).
Un pretenzioso lavoro che, con il supposto/ supporto metodologico, si pone l'obiettivo di una definizione univoca di RIFORME STRUTTURALI e come possa essere misurabile e comparabile nei cambiamenti macroeconomici, istituzionali e politici nel corso del tempo.
Pochi i dubbi sull'autorevolezza di una banca centrale “indipendente”, sulla metodologia, sulla base dati (40 Stati Ocse nel periodo 1975 - 2013) e sui “rigorosi” controlli econometrici.
La misurazione “oggettiva” si stringe attorno a temi economici del mercato (lavoro, capitale, impresa, commercio) scegliendo indicatori comparabili nei luoghi e nel tempo.
Per il lavoro, scelto l'indice OCSE di misurazione della protezione dell'occupazione e le norme che disciplinano assunzioni e licenziamenti dei lavoratori nel settore privato (EPL): 21 fattori distinti in tre sotto-indicatori
EPRC, lavoro a tempo indeterminato
EPT, lavoro a termine e ionterinale
licenziamenti collettivi
L'articolo “Gli indici di Employment Protection Legislation e alcune fallacie sul mercato del lavoro italiano”, (E Romano, EticaEconomia, 2014) considera l'andamento dell'indicatore EPL nel periodo 1990 – 2013 nel perimetro OCSE e “svela”, smentendo “luoghi comuni”, i significati del “pacchetto Treu” (1997) e della “riforma Biagi” (2003), gli effetti delle “riforme Harzt” in Germania (grafici 1 e 2 del articolo).
V'è poi l'indicatore OCSE energia, trasporto e comunicazioni (ETCR) al quale si riferisce un lavoro del MEF “World Bank Doing Business Project and the statistical method based on reank; the paradox of the time indicator” (Rivista italiana di economia demografia e statistica, 2014, Volume LXVIII, Issue 1, ideas.repec.org. Retrieved 2014-07-13) dimostra l'inattendibilità dell'indicatore che ha un grande impatto sui media, sui responsabili politici e sul settore privato oltre avere una significativa influenza sulle decisioni politiche.
RIFORME STRUTTURALI: STATE OF ART e STATO DELL'ARTE
RispondiElimina(“l'euro è solo una moneta” 2/2)
E ancora l'indicatore Foreign Direct Investment (FDI) che misura le acquisizioni di proprietà o controllo di attività produttive, commercia e servizi da parte di soggetti esteri anche attraverso incentivazioni statali (fiscalità ridotta, tariffe agevolate, ecc.):
vantaggi di costo, di differenziazione di prodotto, di sviluppo di economie di scala, di migliore remunerazione del capitale svolgendo funzione di controllo e di influenza del “mercato” nei Paesi ospitanti.
Con qualche sforzo “muscolare si potrebbero correlare i Chart 1 ( Number of large reforms in labour and product markets iin euro area countries over time) e Chart 2 (Number of large reforms across all four areas in euro area countries
gli aspetti quantitativi (numero di riforme nel periodo considerato) e qualitativi (tipo riforma su totale riforme) per i diversi Paesi EUM e, limitatamente al Bel Paese, all'influenza delle politiche monetarie del serpente monetario del 1972, dello SME del 1978, dell'unione monetaria del Trattato di Maastrich del 1992 con l'introduzione della moneta unica europea del 2000 con il progressivo smantellamento della “scala mobile” (indicizzazione automatica dei salari e gli interconnesi “cacciata di Lama” dalla Sapienza del ' 77, i succesivi “anni di piombo” nel continente europeo e, senza dimenticare geopoliticamente interconnesse, le reazione alla dissoluzione del “gold standard” con le “operazioni Condor”), con il “pacchetto Treu” (1997) e della “riforma Biagi” (2003).
Esilaranti come il Ziklon B le conclusioni “politiche” che sono linee strategiche operative da applicare con il supporto delle politiche monetarie della BCE:
insoddisfacente nei Paesi dell'area euro da anni, nonostante la consapevolezza prevalente che potrebbero generare vantaggi di crescita a lungo termine (ndr, quello cui qualcono ricordava: saremmo tutti morti);
poiché l'attuazione delle riforme strutturali, in particolare sui mercati del lavoro, sembra accadere più frequentemente in periodi di recessione economica con tassi di disoccupazione elevati, i governi devono intraprendere in questi momenti favorevoli (ndr, creati artatamente da politiche monetarie “indipendenti”) le necessarie riforme;
la pianificazione delle riforme strutturali nei governi nazionali deve intervenire anche con programmi di assistenza finanziaria rispetto a pressioni finanziarie;
contrariamente a quanto affermato frequentemente, i bassi tassi d'interesse, determinati dalle politiche monetarie delle banche centrali “indipendenti”, incentivano le riforme strutturali compensando i costi relativi alla momentanea ridistrubuzione dei profitti;
recessioni economiche troppo rapide allentano le pressioni dell'impegno di ulteriori riforme;
vaste maggioranze parlamentari favoriscono le attuazioni delle riforme mentre i processi elettorali e gli orientamenti politico governativi hanno influenza marginale sull'attuazione delle riforme;
nei Paesi dell'area dell'euro, i risultati suggeriscono che gli attuatori delle riforme sono ampiamente assimilabili a quelli ottenuti per tutti i paesi OCSE e UE
Guarda quante “croci” nella tabella riassuntiva (table 5 – Summary table) .. eh si “l'€uro è solo una moneta”,
That's all, folks!!
Domanda: il tasso elevato di scoraggiati in Italia (che a prima vista sembra anomalo in Europa) potrebbe essere spinto dai risparmi che non sono ancora riusciti a fumarsi?
RispondiEliminaChe l’Istat fosse un organo di propaganda io l’avevo verificato qualche mese fa, per una banalità.
RispondiEliminaVolevo arginare la boria di un mio amico industriale esportatore (sì, perché gli italiani sono tutti poveracci !) della zona qui di Prato facendogli capire che lui quando parla, come esportatore, rappresenta una parte minoritaria degli Italiani e mi ero messo a cercare, invano, sul sito dell’Istat quanto valeva l’export in percentuale sul Pil, perché glielo volevo sbattere in faccia questo dato. Ero convinto che ci fosse da qualche parte per forza vista l’importanza data all’export da tutti gli organi di propaganda appunto e dato che mettere una percentuale in più (export/Pil) all’Istat cosa costava ?
No l’ho trovato ed ho scritto per email all’Istat se mi poteva indicare dove era il dato. Loro mi hanno risposto che l’export è indicato solo in valori assoluti. E se vuoi il dato la divisione fattela da solo !
Volevo segnalare che un rapporto dell'"inutile" CNEL (sì, quello che il PD avrebbe abolito con la deforma costituzionale poi bocciata) aveva segnalato la discoccupazione U6 al 30% già nel 2014 come riportato da un articolo di scenarieconomici.it nel dicembre scorso.
RispondiEliminahttps://scenarieconomici.it/il-cnel-ente-scomodo-era-da-eliminare-poiche-voce-contro-il-sistema-il-rapporto-2014-sul-lavoro/
Francesco Forte, mito di noi ex 68ini, all'epoca, non ti sopporta; alla fine del video, dopo che entrambi, con analisi diverse sul dato crescita, esponevate le stesse conclusioni sulla debolezza della ripresa, lo fa capire.
RispondiEliminaCerto fa impressione la sua mitizzazione della politica industriale di Marchionne!
Politica monetaria politica fiscale.
RispondiEliminaCome guidare una canoa/due con, se i due canoisti non si coordinano?
Io rientro nella categoria U7: lavoro il doppio delle ore, vengo pagato come un part-time al 50% e ovviamente faccio una settimana di ferie contro le tre dei colleghi.
RispondiElimina"nessuno aveva interesse a contrastare la crescita del disavanzo il cui finanziamento appariva tranquillamente affidato alla Banca D'Italia e i cui costi in termini di interessi da pagare erano assai contenuti. Era proprio questo il nesso tra assetto della politica monetaria-finanziaria da un lato e generazione del disavanzo pubblico dall'altro il tema su cui avevo avuto occasioni di discutere con Nino Andreatta nella seconda metà degli anni ’70. E credo che sia per questa impostazione che un po' per volta, anche per il suo eclettismo, trovò forse meritevole di attenzione, che mi chiese di partecipare a quel lavoro di riforma sul sistema creditizio.
RispondiEliminaNel dialogo con Andreatta esposi in quei tempi la mia convinzione: la politica monetaria e finanziaria, in quanto determina le modalità di finanziamento del disavanzo, influenza i costi politici a essa collegati e perciò a lungo termine influisce sulla dimensione stessa della spesa e del disavanzo, anche del disavanzo primario cioè al netto degli interessi sul debito pubblico, se la politica finanziaria come avvenuto in Italia negli anni ‘70 si caratterizza per l'accondiscendenza finanziaria verso lo Stato e per l'imposizione di vincoli sulla banca centrale, sulle banche e sul pubblico, essa favorisce il formarsi e il persistere di un disavanzo pubblico elevato."
http://telegra.ph/Mario-Monti-35-anni-di-piani-eversivi-08-17
Si torna sempre al nodo fondamentale: l'indipendenza della banca centrale, quel "quarto potere" dello Stato che- stranamente!- è stato privatizzato a mezzo di melliflue cortine fumogene di menzogne. Peccato che il Capitale, nella sua sfrenata ingordigia, condivida la stessa sorte di Paolo II...
I miracoli del giobs act ( e della statistica )
RispondiEliminaFacciamo un esempio del tutto ipotetico:
PRIMA RILEVAZIONE:
Occupati: 40 di cui:
Sottoccupati 4
Disoccupati: 5
Forza lavoro: 40 +5 = 45
Non forza lavoro: 55 di cui:
Scoraggiati 6
Popolazione 100
Tasso di disoccupazione: 5/45 x 100 = 11,1%
Tasso di disoccupazione U6: (5+4+6)/(45+6) = 29,4%
SECONDA RILEVAZIONE – E’ entrato in vigore il giobs act da qualche mese e 2 lavoratori sono stati licenziati ma sono passati tra i sottoccupati:
Occupati: 40 di cui:
Sottoccupati 6
Disoccupati: 5
Forza lavoro: 40 +5 = 45
Non forza lavoro: 55 di cui:
Scoraggiati 6
Popolazione 100
Tasso di disoccupazione: 5/45 x 100 = 11,1%
Tasso di disoccupazione U6: (5+6+6)/(45+6) = 33,3%
Per le statistiche ufficiali il tasso di disoccupazione è rimasto invariato, non ci segnala la precarizzazione. Ma U6 ci dice che c’è il lepre.
TERZA RILEVAZIONE – E’ passato qualche altro mese e 2 lavoratori da scoraggiati sono passati tra i sottoccupati:
Occupati: 42 di cui:
Sottoccupati 8
Disoccupati: 5
Forza lavoro: 42 +5 = 47
Non forza lavoro: 53 di cui:
Scoraggiati 6
Popolazione 100
Tasso di disoccupazione: 5/47 x 100 = 10,6%
Tasso di disoccupazione U6: (5+8+6)/(47+6) = 35,8%
Per le statistiche ufficiali sono aumentati gli occupati ed è diminuito il tasso di disoccupazione. Viva il giobs act! Ma U6 ci dice che in realtà la disoccupazione corretta è aumentata perché è aumentata la precarietà
QUARTA RILEVAZIONE – E’ passato un altro po' di tempo ed è arrivata una crisi esogena, dagli USA. E’ ripartita l’austerità ed altri 4 lavoratori si sono austerizzati e sono passati tra i sottoccupati:
Occupati: 42 di cui:
Sottoccupati 12
Disoccupati: 5
Forza lavoro: 42 +5 = 47
Non forza lavoro: 53 di cui:
Scoraggiati 6
Popolazione 100
Tasso di disoccupazione: 5/47 x 100 = 10,6%
Tasso di disoccupazione U6: (5+12+6)/(47+6) = 43,4%
Per le statistiche ufficiali il tasso di disoccupazione “tiene”. Anche gli scoraggiati non aumentano. Ma U6 ci dice che la precarizzazione spinta continua. Si sta formando l’esercito industriale di riserva ma nessuno lo vede arrivare. A Waterloo anche Napoleone non vide arrivare l’esercito di von Blucker!
Finalmente ho trovato la mia sigla di riferimento (lavoro in un call center con orario part time).
RispondiEliminaConsiderando che vado per i 50 il mio futuro pensionistico è roseo.
Grazie per la spiegazione,io nel mio piccolo cerco di fare opera di proselitismo portando a conoscenza di questo blog più persone possibile.
Il panorama politico offre solo il meraviglioso spettacolo di un Berlusconi novello kapo' Merkeliano 'contro i populismi',cioe contro la lega unico partito antieuro in Italia;gli scientologisti a 5 stelle non sono populisti al massimo qualunquisti al servizio dei vari re di Prussia.B. posto di fronte a una scelta tra uscire dall' Euro con la lega o restarci con il PD e la benedizione tedesca non avrà dubbi : dirà avanti con l euro
RispondiEliminaBerlusconi dopo tanti calci nei denti da parte dell'establishment vede all orizzonte l'agognato riconoscimento da parte delle varie 'logge' formali e informali,statuali e bilderberghiane.Ai tedeschi del resto serve un utile idiota che tenga l Italia dentro l euro e la Germania fuori dai guai di un nuovo Marco supervalutato.Nel nuovo ruolo di utilissimo idiota il Cav ci si trova già a meraviglia.Alla lega dico : non accontentatevi di niente di meno della uscita dall' euro,piuttosto state fuori e lavorate per il lungo periodo
RispondiElimina"subordinando al parere dei mercati (cioè ai grandi banchieri internazionali) la scelta di quali governi e quali politiche finanziare"
RispondiEliminaNocciolo importantissimo: decidono loro cosa e come si fa, altrimenti si stacca la spina (non la devono nemmeno staccare, si stacca da sola!). L'Euro si pone in questo contesto come 'una moneta per domarli tutti' per rendere le cose ancora più facili.
Se è vero che la moneta, NEL SISTEMA ATTUALE, è endogena (anche se, non essendo nè io nè il mio Stato un banchiere, faccio fatica ad interpretare la cosa dal lato dell'offerta), significa che abbiamo una manopola in meno per regolare l'economia. Immagino che la quantità di moneta possa essere calcolata in funzione delle variabili esogene ad esempio con un'equazione, o un pricipio di minimo, ma per minimizzare cosa? [Il salario dei lavoratori?]
E se si cambiasse il sistema completamente? Insisto su questo argomento in quanto non è più lo schiribizzo di un ingegnere impazzito, ma importanti istituzioni ci stanno riflettendo:
BC UK
BC Canada
BC Ueropea
(non ho trovato niente dagli USA)
In UK stanno facendo entrare a forza l'idea nel dibattito con un petulante spin
Per quanto l'idea di fondo sia abbastanza semplice e, a mio avviso, ottima, come implementarla non lo è in quanto ci sono mille variabili in gioco. La sensazione che ho è che, se non gestito democraticamente e scientificamente, il passaggio sarà dalla padella nella brace.
"Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome" (Ap 13, 16-17)
Eliminanoto che il FQ non ha reso pubblico l'articolo né sul sito né sulla bacheca facebook (suppongo quindi che non sia stato disponibile nemmeno tramite Instant Articles ma non ho verificato).
RispondiEliminaLettori/abbonati del fatto: 30k
contatti unici sito: 800k ( http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/24/audiweb-e-i-numeri-di-instant-articles-dove-vanno-a-finire-i-lettori-dei-quotidiani-su-mobile/2489617/ )
chissà cosa disse Mario a Stefano quel dì in cui cambiò la linea editoriale del fatto http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/03/uscire-dalleuro-non-e-solo-difficile-e-un-salto-indietro-di-sessantanni/3365631/
" C’è in corso una battaglia per i cuori e le menti degli europei. Mario Draghi ha scelto di non arrendersi. Per il bene della nostra generazione e di tutte quelle che seguiranno, c’è da sperare che qualcuno trovi il coraggio di seguirlo e di affrontare una sfida che oggi sembra disperata perché i difensori dei valori europei negli ultimi anni hanno abbandonato il campo, spaventati dalle urla feroci di predicatori di paure e miracoli interessati soltanto a conquistarsi un po’ di visibilità e magari un seggio in qualche Parlamento. "
Alcune osservazioni: la moneta m3 dal 2015 ha rallentato, mentre i tassi a lunga sono diminuiti (forse anche grazie a draghi)che la politica monetaria funzioni controllando la moneta è una rappresentazione falsa della realtà, sono i tassi che contano e quelli son diminuiti. Su tutto il resto concordo.
RispondiEliminahttps://fred.stlouisfed.org/series/MYAGM3EZM196N#0
Prof. sono un po' arrugginito lo ammetto, ma le vorrei comunque chiedere questo, senza però farla arrabbiare.
RispondiEliminaIl QE di Draghi non ostacola la deflazione perchè i soldi non vanno a finire ai disoccupati ma rimangono nel circuito finanziario (e in Europa le bolle, anche immobiliari, presto si vedranno). Se con quei soldi si creassero posti di lavoro per tutti questi disoccupati europei, magari un minimo di inflazione ci sarebbe... Sbaglio? Saluti e grazie.
La ringrazio enormemente per il suo lavoro e per la segnalazione dell'articolo di De Grauve e Le fornisco nel mio piccolo un dato operativo. Il crollo dei salari in Spagna più elevato rispetto a quello avvenuto in Italia si riscontra nelle dinamiche retributive dei grandi gruppi aziendali.A titolo esemplificativo il gruppo di abbigliamento Inditex (che detiene diversi marchi quali Zara), pratica retribuzioni diverse ai commessi nei negozi per le sedi italiane e quelli spagnoli. Pertanto chi dall'Italia viene mandato a lavorare presso la sede centrale in Spagna non riesce a ottenere la medesima retribuzione che aveva in Italia. Come può immaginare non stiamo parlando di somme altissime, ma di compensi intorno ai 1.000 euro mensili (altro che le 2 euro al giorno del corriere)..
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