sabato 24 maggio 2025

Come si calcolano iSalari™️ (parte terza: l'input di lavoro)

 (...nella prima parte di questo ciclo vi ho spiegato come recuperare il valore del monte salari complessivo, nella seconda vi ho spiegato come esprimerlo in termini di potere d'acquisto, cioè in termini reali, evidenziando alcuni problemi nel calcolo dei deflatori da parte di Eurostat, oggi parleremo di come commisurare il valore dei salari erogati alla quantità di lavoro prestata, e quindi come ottenere una misura dei salari - reali o nominali - pro capite, o come ottenere una misura del costo del lavoro per ora lavorata. Resterò nella misura del possibile all'interno del database Eurostat in modo che sia più facile gestire la gnagna del "in Germania i salari sono più alti" o "m'ha detto micuggino che in Francia laggente stanno meglio". In teoria Eurostat dovrebbe produrre dati confrontabili fra Paesi membri dell'Unione Europea, quindi una volta imparati i calcoli per l'Italia dovreste essere in grado di replicarli a piacere per qualsiasi altro Stato membro. In pratica, nella puntata precedente abbiamo visto che ogni tanto i dati presentano anomalie inesplicabili, ma insomma, se si ripresenteranno le gestiremo e non dipendono da me. Cominciamo...)

Il monte salari lo abbiamo, sia in termini nominali che reali:


In quanto segue farò riferimento al deflatore dei consumi, ponendomi quindi in un'ottica "potere d'acquisto del lavoratore" (il deflatore del Pil lo si usa invece quando ci si pone in un'ottica "costo del lavoro per l'imprenditore": gli inglesi in questo caso parlano di product wage).

Ora procuriamoci i dati sugli occupati, intesi come lavoratori dipendenti (quelli che percepiscono appunto un salario). La localizzazione nel data tree dell'Eurostat è abbastanza intuitiva (come funzioni il data tree l'ho spiegato nella prima puntata):


Il problema qui è che i dati trimestrali iniziano solo dal 2009!


Ai fini politici e giornalistici può essere abbastanza, ma a me interesserebbe avere una serie più lunga.

Cercando nell'albero trovo gli "historical data":


Li estraggo e li confronto con i più recenti:


La dinamica delle serie è molto simile, ma la serie più recente degli occupati (quella in grigio) è inferiore in media dell'1.5% alla serie degli occupati dai 15 ai 64 e dell'1% a quella degli occupati dai 20 ai 64 anni fornite dagli historical data.

In questi casi ci sono due modi di procedere: o ci si rivolge alla fonte nazionale, sperando che riporti serie omogenee su un campione sufficiente, o si ricostruisce all'indietro (si "retropola") la serie più recente utilizzando i tassi di crescita di quella più remota, purché questi tassi siano sufficientemente simili nel periodo in cui sono entrambi reperibili.

La correlazione fra i tassi di variazione della serie recente e  di quella "storica" 20-64 nel periodo in cui sono entrambe disponibili (2009-Q2:2020-Q4) è altissima, pari al 96%, quindi per il momento scelgo la seconda strada e estendo all'indietro la serie "grigia" coi tassi della serie "arancione". Il risultato è questo:

e per il momento ce lo facciamo andare bene: la serie "grigia" sarà la nostra misura degli occupati (poi volendo rifaremo il tutto su fonti nazionali).

Per ottenere il salario (reale o nominale) pro capite dobbiamo dividere il monte salari per gli occupati, ricordando però che il primo è espresso in milioni e il secondo in migliaia. La formula giusta quindi è: UW = W/(N/1000), cioè il salario medio unitario (unit wage) è pari al monte salari in milioni diviso per gli occupati in migliaia divisi per mille (per riportarli a milioni), e il risultato è questo:


in euro per persona per trimestre. Non commento il dato, quello lo facciamo in separata sede, intanto suggerisco a chi ha voglia di rifarsi i conti, così se ho sbagliato mi correggerà.

Le ore lavorate invece non sono riportate fra gli indicatori di contabilità nazionale. Per reperirle nel database faccio la cosa più semplice: chiedo!


Scrivendo "hours worked" nella casella di ricerca in alto a destra compaiono una serie di possibilità: articoli, voci di glossario, basi dati. La base dati più pertinente mi sembra quella evidenziata. Cliccandoci sopra vengo portato qui:


e per capire in che modo questa informazione viene gerarchizzata dal database posso cliccare su "Show in data tree", che mi fornisce questo risultato:


Per qualche motivo, l'informazione che mi serviva sono riuscito a trovarle nel Conti economici regionali (che a loro volta sono una miniera di altre informazioni). Ovviamente come "regione" scelgo l'Italia, come campione tutti gli anni disponibili, come settore l'intera economia, ed ecco fatto! C'è solo un problema, questo:


L'Eurostata recepisce i dati con un certo ritardo (con la scusa di armonizzarli, suppongo), e quindi per ottenere una serie che arrivi almeno fino al 2024 mi tocca ancora una volta integrarla con l'Istat. Poco male, almeno vi faccio vedere come funziona (visto che questa sera funziona). Istat ha adottato un'interfaccia "simil-OCSE" (era tale anche prima, solo che... nel frattempo l'OCSE l'ha cambiata e l'ISTAT si è adeguata). L'indirizzo è cambiato ed è questo: https://esploradati.istat.it/databrowser/#/it, e in apertura si presenta così:


"Bella la boiserie, bello il lavoro...", ma i dati dove stanno? Cliccando su "Dati" si arriva qui:


dove la fascia evidenziata riporta i temi principali, e spostandosi su ognuno di essi sotto appaiono i vari database. Anche qui tiro dritto e invece di avventurarmi in ricerche gerarchiche uso il motore di ricerca interno:


che mi porta immediatamente a quello che mi serviva:


Devo solo selezionare "Ore lavorate" nella linguetta evidenziata e eccoci qua:


Per motivi affascinanti e misteriosi le due serie coincidono solo a partire dal 2021 (hint: nel database Eurostat la b accanto al valore del 2021 indica che in quella data si è verificato un break nella serie, cioè una modifica del metodo di calcolo. Ovviamente per quanto paghiamo i simpatici eurostatistici ci aspetteremmo che fossero così cortesi da omogeneizzare i dati non solo sincronicamente ma anche diacronicamente, ricostruendo le serie in modo da fornire con criteri omogenei spazialmente e temporalmente. Ma capiamo che è chiedere troppo e ci accontentiamo per il momento di constatare che i dati dell'Istat sono una prosecuzione attendibile di quelli dell'Eurostat:

(in realtà situazioni di questo genere possono essere gestite in un modo più accurato, ma di questo parliamo in un eventuale approfondimento, se richiesto).

Tuttavia, qui il problema è un altro: su Eurostat abbiamo trovato dati annuali (e parziali), ma a noi servono trimestrali. Istat li fornisce (basta cercare nei conti economici trimestrali), e possiamo utilizzarli per calcolare il salario medio per ora lavorata:


Il risultato è questo, e anche qui non commentiamo, riportiamo semplicemente, invitando chi lo desideri a rifarsi i conti. Chiaramente, se i profili delle due coppie di serie, che hanno gli stessi numeratori (il monte salari in termini nominali e reali), sono diversi, questo indica che il denominatore ha un profilo diverso, cioè che la dinamica degli occupati e delle ore lavorate ha avuto dei "disaccoppiamenti", come oggi si usa dire.

Possiamo vederlo riportando i due denominatori nello stesso grafico, dopo averli espressi come indici a base 2015:


Le ore lavorate hanno più varianza degli occupati (e se ne possono intuire i motivi), e dopo la crisi il numero di ore lavorate è aumentato più rapidamente rispetto a quello degli occupati (e anche questo è intuitivo, ma ne parleremo).

Bene: abbiamo molti dati da commentare, ma soprattutto ora sapete dove trovarli, così non dovrete "credere" a nulla. Il piddino "crede" nelle statistiche. Il normodotato le consulta. La differenza è tutta lì, e non è piccola come sembra...

Buona notte!

(...devo dormire perché domani mi aspettano ore di automobile: lascio i refusi alle vostre amorevoli cure...)

39 commenti:

  1. ...il risvegliato prova a interpretarle e immagina soluzioni a problemi che le stesse indicano

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  2. Nella rivalutazione dei salari a me pare che non si faccia alcun riferimento alla distinzione tra salari al lordo delle imposte e salari netti. Questa purtroppo è una grave lacuna. Ad uno stipendio lordo teoricamente rivalutato al 100% dell’inflazione, per effetto delle imposte ha una rivalutazione effettiva di quello netto di circa l’80% per redditi di € 10.000 e € 20.000 e meno del 70% per quelli di € 30.000. Siccome la storia si ripete ogni anno se consideriamo l’inflazione degli ultimi 5 anni abbiamo, anche a fronte di una rivalutazione teorica del 100%, una perdita di quasi il 4% per i redditi molto bassi e del 5,5% circa dei redditi medio – bassi. Oltre a far bene i calcoli e non prendere abbagli la distinzione è anche utile per sanare l’anomalia con dei semplici correttivi: adeguare gli scaglioni e le detrazioni all’inflazione. Altrimenti rischiamo di avere una progressiva tassazione sempre più alta per i redditi medio bassi e con pesanti ripercussioni sui consumi: infatti chi ha redditi più bassi ha una propensione al consumo più alta. Non è solo una questione di etica, ma anche di crescita economica. Tra l’altro il calcolo dell’Istat tende a essere sottostimato per i meno abbienti a causa dell’inflazione tendenzialmente più elevata per i beni di prima necessità, tendenza che si sta accentuando dopo le conseguenza della guerra Ucraina Russia.

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    1. Corrado carissimo, hai già sollevato questo tema (strano, perché è un cavallo di battaglia del PD!) in altri commenti. Ti sei posto la domanda del perché le statistiche aggregate non tengano conto di questa che sembra essere oggi l’unica preoccupazione del PD? Il motivo è molto semplice: perché se si esce dalla sterile polemica politica, è semplicemente impossibile tenere conto dell’impatto della fiscalità sui redditi. I piddini, che sanno sempre di sapere, credono che la progressività dell’imposta dipenda prevalentemente dal gioco delle aliquote. Non voglio negare il tema corretto che poni, cioè che il manifestarsi di un processo inflattivo abbastanza sostenuto (ma già rientrato) abbia determinato un problema di scorrimento degli scaglioni, cui si potrà ovviare in vario modo (ad esempio abbassando le aliquote). Il punto però è un altro: l’effettiva incidenza del prelievo fiscale sui singoli soggetti è molto più condizionata dalle deduzioni e detrazioni e quindi da una pluralità di altri fattori che non sono tipizzabili, perché dipendono dalle circostanze esistenziali più variegate e aleatorie: Che professione si fa, quanti figli si hanno, eccetera. Esistono anche statistiche sui redditi medi netti che tengono conto ad esempio della composizione del nucleo familiare. Non possono però ottenere conto del fatto, ad esempio, che tu abbia avuto molte spese mediche da detrarre, o che tu abbia fatto una donazione fiscalmente deducibile a enti del terzo settore, e via dicendo. Quindi questa osservazione così profonda, e che nelle sedi politiche andrà ovviamente gestita, è semplicemente un tentativo di uccidere con un ipotetico meglio il bene, e in questo caso il bene consiste nel fatto che le statistiche aggregate dimostrano che il PD ha voluto quello che draghi gli aveva chiesto, cioè una diminuzione dei salari unitari nominali, perché era l’unico modo per ottenere la svalutazione del cambio reale di cui il paese aveva bisogno per accumulare le risorse finanziarie con cui restituire i prestiti contratti con i creditori esteri di cui draghi era ed è il rappresentante. Poi, se vuoi entriamo negli aneddoti, ma il dato storico è questo.

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    2. Onorevole,
      le devo ribadire nuovamente che il PD con me e nel mio commento non c’entra nulla. Non solo perché non ricordo l’ultima volta che l’ho votato, non solo perché i miei post critici sono spesso rivolti a loro rappresentanti (politici o personaggi di riferimento), ma soprattutto perché nella sostanza il governo attuale non è diverso da quello precedente. E’ diverso solo il livello di ipocrisia, più alta nel PD ma non assente nel vostro partito.
      Veniamo ora al punto: veramente non riesce a cogliere la differenza tra scaglioni e detrazioni da lavoro dipendente con le detrazioni da spese mediche? E’ vero che quest’ultime sono molto ballerine da un individuo all’altro, anche se a livello complessive la differenza tra un anno e l’altro non è così notevole. Ma gli scaglioni e le detrazioni da lavoro dipendente sono un modo per calcolare le imposte che non si modifica nel corso degli anni, se non con modifiche normative. Quindi non solo è fattibile proporre un loro adeguamento all’inflazione, ma è anche stato fatto nel passato, quando l’inflazione era alta ma gli stipendi reali, anche quelli netti, crescevano di più. Siccome il mancato adeguamento colpisce principalmente il ceto medio-basso e solo marginalmente quello elevato (per redditi particolarmente elevati la differenza tra adeguamento salario lordo e netto tende ad annullarsi), se si vuole tutelare i più deboli, che peraltro hanno un consumo marginale più elevato, andrebbe fatto. Non mi dica poi che lo dovrebbe fare il PD perché non posso che darLe ragione, è per questo che i miei commenti critici sono per lo più diretti a loro. Però se vogliamo fare la parte dei difensori dei più deboli facciamola bene, sennò siamo ipocriti. Modificare le aliquote anziché gli scaglioni? Non è la stessa cosa, non solo perché si recupererebbe solo una parte, ma lo faremmo recuperare principalmente ai più ricchi, mentre quelli che ci rimettono sono i più poveri. Siccome io non voto PD perché i più poveri non li tutela nei miei commenti faccio sempre presente quando la sensibilità verso loro viene a mancare.
      Le detrazioni per familiari a carico invece meritano un discorso a parte. Lì bisognerebbe avere il coraggio di passare da una tassazione del singolo ad una tassazione del reddito familiare per evitare le penalizzazioni delle famiglie mono reddito.
      Concludiamo con le difficoltà statistiche di misurazione. Non esiste difficoltà insormontabile (Grok lo ha fatto, a differenza di META). Avremo delle stime, ma la loro attendibilità sarà sicuramente superiore a quella che fa riferimento agli stipendi lordi. Così quella teorica crescita dei salari reali di oltre il 10% che traspare dai suoi grafici diventerà una perdita di circa il 5%, poiché l’effetto dell’inflazione si ripete ogni anno, inesorabilmente e drammaticamente. Poi magari se elaboreremo ancora di più i dati ci accorgeremo che la perdita riguarda più i salari bassi che quelli elevati, che a certi livelli crescono molti di più dell’inflazione (dirigenti). Il dubbio semmai è: siamo sicuri che vogliamo i dati più attendibili o quelli che ci fanno più comodo? Con un PD davvero poco sveglio (o forse in malafede o entrambi) ha gioco facile.

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    3. Quindi gli scaglioni non sono definiti dalle aliquote! Fantastico! E pretendi anche una risposta tecnica? Dai, su, preferivo le cazzate su cose più complicate, come l’economia monetaria internazionale. Su queste cose qui in teoria dovresti saperne voi più di me, ma in pratica vedo che è una lotta impari…

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    4. Quando sento una risposta del genere potrei non essermi spiegato, potresti avere letto troppo velocemente la mia replica, potresti non voler entrare nel merito e buttarla in caciara. Nel dubbio mi spiego meglio: possiamo modificare sia gli scaglioni, sia le detrazioni, sia le aliquote. Se vogliamo evitare l'aumento di tasse per effetto dell'inflazione (fiscal drag se ci piacciono i termini tecnici), concentrato soprattutto sugli stipendi medio bassi, dobbiamo garantire il contribuente con adeguamenti all'inflazione degli scaglioni e delle detrazioni. Cioè se l'inflazione del periodo è dell'11,5%, come è stato nel 2022, l'adeguamento degli scaglioni e delle detrazioni avrebbero dovuto essere nella stessa percentuale. Così quantomeno non lo freghiamo aumentando le tasse, dopo la beffa di avere avuto rivalutazioni inferiori a quelle dell'inflazione. Cornuto e mazziato!
      Se invece vogliamo percularlo evitiamo gli adeguamenti all'inflazione di scaglioni e detrazioni (da lavoro dipendente ovviamente, c'è bisogno di specificarlo?) e facciamo un mix di riduzioni aliquote di cui beneficiano principalmente i più ricchi.
      Se ne accorgerà? Veramente difficile. Dovrebbe rifare tutti i conteggi, scoprire magari di avere avuto una riduzione di imposte, ma poi questa è comunque inferiore a quella che avrebbe dovuto avere per effetto del fiscal drag.
      Adesso mi sembra di essere stato chiaro, ma se il tuo intento era di buttarla in caciara è davvero una lotta impari.

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    5. Qualche considerazione finale però devo farla:
      1) Non abbiamo il migliore sistema impositivo e il Bonus Renzi era più una formula acchiappavoti che una riduzione di imposte;
      2) Aumentare l’aliquota media (fiscal drag) ad uno stipendio che in termini reali vale quanto prima o perfino di meno non può che peggiorare la situazione dei salari, tanto più che questo effetto si accentua sui redditi più bassi;
      3) L’effetto non si ha solo in anni con inflazione particolarmente elevata, ma nel lungo periodo si ha anche con l’inflazione bassa;
      4) Sappiamo entrambi quanto questa ulteriore penalizzazione possa amplificare gli effetti negativi sull’economia, con riduzioni consumi, diminuzione natalità e conseguente squilibrio del rapporto contributi / pensioni;
      5) La recente revisione delle aliquote ha aumentato molto meno la soglia di esenzione (ora pari a € 8.500,00) rispetto a quanto si doveva fare per recuperare l’inflazione, dimostrando quindi la volontà di colpire i ceti meno abbienti (raccogliere più possibile dai poveri che sono molti);
      6) Il fatto che vi siano dei territori peculiari dove il potere di acquisto è migliore rispetto ad altri non significa che dobbiamo peggiorare la situazione di tutti (al riguardo si potrebbe temperare lo squilibrio con bonus e incentivi vari per le zone sfavorite, erogati sia dallo Stato che dalle imprese).

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    6. E chi sono io per impedirti di considerare?

      L'inflazione, peraltro, c'è da sempre: dal 2011 al 2017, cioè in sette anni di governi a trazione sinistra, l'inflazione cumulata (misurata con l'HICP) è stata pari a 8.9%, cioè lo 0.2% in più della sorpresa (per alcuni) inflazionistica del 2022, e questo nonostante che il 2016 sia stato un anno di deflazione (con variazione annuale dello HICP pari al -0.1%).

      Non impedirò nemmeno agli altri di considerare anomalo il fatto che questo lodevole interesse per il drenaggio fiscale sorga proprio ora che al governo ci sono "le destre fasheeste". Qui c'è libertà (e simmetria) di considerazione!

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  3. OT ma mi interesserebbe capire la qualità delle ore lavorate, se è pesantemente intervenuta la tecnologia, se l'andamento dei salari reali è legato o meno all'aumento di manodopera non specializzata etc.. insomma dove stiamo andando e che paese stiamo diventando

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  4. Dai grafici sul salario reale si deduce che stiamo circa come nel 1996. È grave perchè non siamo cresciuti come l'andamento tendenziale avrebbe lasciato supporre. Tuttavia nel 1996 non si stava affatto male, le nostre città erano vive e vitali, i soldi "giravano".

    Come mai la sensazione è di stare in realtà molto molto peggio?

    Premesso che personalmente non mi lamento, se la generalità delle persone stesse come nel 1996 ci metterei la firma.

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    1. ***Come mai la sensazione è di stare in realtà molto molto peggio?***
      Perché il "potere d'acquisto nominale " non è tutto, e ci sono fattori non considerati.
      0) forse le " statistiche" oggi sono affidabili come i "sondaggi" ?
      1) l' età media: noi " italiani vecchi " siamo mediamente più vecchi e l' età non è ne un fattore di sviluppo ne di ottimismo
      2) come è organizzato oggi "il paniere" ? TUTTE le voci di spesa fondamentali ( istruzione, sanità , casa, mobilità) costano di più
      3) Ma soprattutto quanto siamo "spensierati" oggi ?

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    2. Credo che parte della risposta sia che per qualsiasi paese la condizione "naturale" (anche nel senso di attesa) dovrebbe essere quella di crescita economica e non di stasi.

      Penso che nessuno nel 1996 si aspettasse salari reali fermi per 30 anni.

      Considera anche che nel lungo termine i consumi e le spese reali tendono ad aumentare un po' più rapidamente dell'inflazione: con un salario di 1.000.000 di Lire nel 1996 probabilmente si riusciva a fare una vita più "agiata" che con un salario di 900 Eur nel 2025.

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    3. E anche con il “potere d’acquisto nominale“ abbiamo raggiunto un’altra vetta che pensavamo fosse inattingibile. Il concetto di potere d’acquisto fa necessariamente riferimento a quantità fisiche di beni acquistati, quindi è in re ipsa un concetto reale. Qui i casi sono due: o studiate, o parlate come mangiate.in entrambi i casi avrete ascolto e rispetto. Però spararle così, secondo me, non crea un buon clima.

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    4. E sul lavoro che non c' è un buon clima. Lei si lamenta del pessimo modo con cui deve fare il suo, ma la situazione è peggiorata ovunque
      E pure sulle "statistiche" ho qualche dubbio ; sento dire in giro che ora ci sono parecchie ore di straordinario non pagate ( cosa che ai miei tempi non accadeva) e ovviamente sono ore sottratte alla qualità della vita.

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    5. Diciamo che la necessità di effettuare una svalutazione interna passava anche per la riduzione dei diritti dei lavoratori, come abbiamo sempre chiarito (in anticipo) su questo blog. L’orrendo e inconfessabile segreto, che al tempo di Monti era questo:



      https://goofynomics.blogspot.com/2012/04/lo-scopo-inconfessato-della-riforma-del.html



      oggi è un altro, simmetrico: così come Monti aveva bisogno di far crescere rapidamente la disoccupazione perché i salari si abbassassero (e la riforma del mercato del lavoro serviva a quello), al tempo stesso oggi un governo che vuole fare il contrario di quello che ha fatto Monti non può farlo troppo in fretta per evitare di perdere competitività. Spiace, ma l’alternativa è farsi attaccare con lo spread e la turbolenza sui mercati, restando cornuti e mazziati. Quello che dà fastidio al PD, che ovviamente non è preso da un attacco acuto di empatia, catafratto com’è dalla coscienza della propria superiorità morale nel chiuso dei salotti della ZTL, non è che i lavoratori soffrano, ma che questo governo stia riuscendo a fare qualcosa per loro, senza per questo perdere la fiducia dei mercati che, in attesa di cambiamenti istituzionali che tutti auspichiamo, e per il momento necessaria. So che anche voi non siete contenti di questo, ma se riusciamo a scontentare sia voi che il PD forse vuol dire che stiamo facendo effettivamente la cosa giusta, o almeno questa sarebbe stata la riflessione di Andreotti.

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    6. Penso di avere trovato cosa non mi torna:
      https://www.istat.it/notizia/faq-domande-frequenti-sui-prezzi-al-consumo/
      al punto 16 e 17.

      Il prezzo dell'assicurazione auto pesa per l'1.2% sul paniere ISTAT , gli affitti per il 3%, l'acquisto della casa non è compreso.

      Spiegano anche il perchè:
      - l'assicurazione auto pesa poco perchè è computata al netto dei rimborsi
      - l'affitto perchè solo il 25% degli italiani vive in affitto
      - la casa perchè è considerata investimento e non acquisto.

      Secondo me, ma non sono un esperto, tra il punto 2 ed il 3 c'è un'incongruenza: se consideri la casa un investimento, lo è perchè chi la compra non deve pagare l'affitto. Ma se gli affitti pesano poco perchè la gran parte degli italiani la casa l'ha comprata, di fatto la casa la escludi proprio.


      Sta di fatto che su uno stipendio normale 1800E al mese, una normale assicurazione auto (600E) pesa 600E/(1800E*13)=2.5% (il doppio). E quasi tutti i lavoratori hanno l'auto.

      L'affitto pesa (600E/1800E)=33% (nelle città molto economiche). Considerando che solo il 25% della popolazione vive in affitto, anche facendo 33%/4=8.25%, cioè quasi il triplo della stima ISTAT.

      Il debito per la casa pesa almeno il 15 % del reddito (https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/indagine-famiglie/bil-fam2022/Fascicolo_IBF_2022.pdf pag.6).

      Quindi queste 3 voci per esempio (ma non saranno le uniche) insistono poco sull'indice dei prezzi ma insistono moltissimo sull'agiatezza di una famiglia.

      Ecco il salario reale italiano risulta pari a quello del 1996 ma la gente si sente molto più povera del 1996.

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    7. Suggerirei quindi, per avere un grafico che renda idea dell'effettivo benessere materiale, di aggiungere all'indice dei prezzi, l'andamento delle più importanti voci mancanti o sottovalutate: affitti, prezzo case, tassi mutui, etc.

      Un grafico fatto così, per esempio, dovrebbe avere una discontinuità verso l'alto nel 2008 (Berlusconi ha tolto l'ICI) ed una verso il basso nel 2011 (Monti ha messo l'IMU sulla seconda casa: 28% degli italiani ce l'hanno).

      Mi rendo conto che diventerebbe molto più complicato, ma quello di adesso non coincide con la situazione della maggior parte delle persone.

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    8. Però vedo che questa cosa viene fatta:
      https://www.oecd.org/en/data/indicators/household-disposable-income.html

      Viene chiamata "Household disposable income"
      [code] It is less taxes on income, wealth, social security contributions paid by employees, the self-employed and the unemployed, interest on financial liabilities, and the change in net equity of households in pension funds.[/code]

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    9. Certo che viene fatto, e l’ho detto anch’io sopra (ma sono abituato al fatto che si preferisca scrivere a leggere). Questo però è il reddito disponibile delle famiglie, che è una cosa diversa dai salari. Siccome il dibattito oggi verte sui salari, e su questi salari vengono dette tante scemenze, a partire dal fatto che non si sa come vengano calcolati, e siccome invece ai salari sta succedendo quello che qui abbiamo detto prima che sarebbe successo poi, io mi sto concentrando sui salari. Chi calcia la palla in tribuna fa naturalmente il gioco del PD. Ci sta! Faccio peraltro notare che il calcolo del reddito disponibile delle famiglie viene fatto nell’aggregato, e quindi non tiene conto dell’altro falso problema che il Pd usa per calciare la palla in tribuna: lo scorrimento degli scaglioni derivante dal drenaggio fiscale. Semplicemente, viene sottratto dal totale dei redditi (non solo da lavoro dipendente, quindi non solo i salari) il totale del gettito fiscale e contributivo che incombe alle famiglie. Quindi stiamo parlando di due cose molto distanti sotto il profilo concettuale, di cui una (i redditi da lavoro dipendente) non risolve nessuno dei problemi che avete sollevato: non risolve il problema del drenaggio fiscale (specifico: non risolve il problema della misura dell’impatto del drenaggio fiscale), e non risolve il problema della adeguatezza dei indici aggregati di prezzo. Ci siamo fin qui? Mi date il permesso di proseguire il mio discorso? Potrei proseguirlo, attenendomi a principio cui sono molto affezionato: ognuno ha diritto alle proprie opinioni (anche quando sono quelle del cubi), nessuno ha diritto ai propri dati. I dati vengono da ISTAT e da Eurostat. Preciso anche, senza scadere nel burionismo, che un conto sono le opinioni, un conto sono le lezioncine di contabilità nazionale a chi ha trent’anni di insegnamento di macro sulle spalle. Io non voglio rendermi ridicolo come il mio coetaneo, ma voi dovreste provare a non rendervi ridicoli come un 5stelle, cioè come uno degli appartenenti alla meravigliosa tribù del “ascolto tutte le opinioni e poi decido con la mia testa“.

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    10. Non volevo fare la lezioncina, ho sempre odiato i maestrini. Tentavo solo di spiegarmi perchè se il salario reale è pari a quello del 1996, la sensazione diffusa è di stare molto peggio del 1996.

      Ad ogni modo non provengo dal suo ambito di studi, ragion per cui commenti di carattere professionale/universitario nella sua materia non sono in grado di produrne.

      Meglio che mi dedichi a ciò per cui sono portato e per cui ho studiato.

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    11. Detto in altri termini: è abbastanza ovvio che la percezione costruita in un periodo di crescita (seppure contenuta) è diversa da quella costruita in un periodo di calo drastico non ancora totalmente recuperato. Spero che la sintesi aiuti!

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    12. Ok, la ringrazio molto.

      OT: Ho notato ieri che la Lega ha messo online i nomitavi dei partecipanti al Finday, non si potrebbero togliere ? Preferirei non divulgare le mie posizioni politiche. Ho scritto a tal proposito una mail a Borghi ma penso che tra le tante non possa leggerle tutte.

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    13. Purtroppo non è possibile. In Italia il voto è segreto, ma #latrasparenza grillina ci obbliga a inserire in una sezione del sito i nominativi di chi fa donazioni. Generalmente quando qualcuno desidera contribuire lo avverto di questo problema, perché, oggettivamente, è un problema. Credo che si dovrebbe tornare al finanziamento pubblico dei partiti. Chi ha voluto abolirlo aveva evidentemente due obiettivi in mente:

      1) ricattare i partiti avversari della sinistra creando un sistema in cui anche donazioni perfettamente tracciate possono essere utilizzate per far presumere un traffico di influenze;

      2) ricattare gli elettori dei partiti avversari della sinistra creando un sistema in cui fossero costretti a dichiarare le loro intenzioni di voto.

      Sono mortificato per questo inconveniente che spero non ti danneggi e sto riflettendo su come ovviare (l'unica strada che vedo è tornare ai finanziamenti pubblici).

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    14. Ho cercato ingenuamente su Google "Lega Salvini finday" per vedere se mi dava il link diretto all'elenco dei donatori (poi l'ho trovato facilmente sul sito della Lega), la cosa buffa è che l'AI di Google mi ha scritto questo:

      "La "finday" è un riferimento all'eventuale fondazione di un nuovo partito politico da parte di Matteo Salvini, in alternativa alla Lega, se questa dovesse essere divisa o perdere di rilevanza. Alcune fonti suggeriscono che la Lega potrebbe essere in difficoltà, soprattutto in seguito alla recente situazione politica. L'idea di un nuovo partito, con un nome come "Finday", potrebbe essere un modo per Salvini di mantenere il proprio seguito e la sua influenza politica, anche se la Lega dovesse essere costretta a cambiare direzione."

      Insomma, al momento l'AI è affidabile quanto un fact checker!

      (P.S.: Ripetendo la ricerca, le risposte dell'AI cambiano un po' a caso).

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    15. @Tommaso

      I commenti del blog non sono la posta del cuore. Non pubblico il tuo ultimo perché in tutta questa storia, che è partita senza che io venissi avvertito (altrimenti avrei messo avanti questo problema e non si sarebbe partiti, con relativi vantaggi e svantaggi), la mia preoccupazione era appunto quella che esterni tu, dal momento che non eravate stati informati. Scrivimi però in privato in modo da poter Limitare i danni.

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  5. Buon giorno Bagnai... Nella mia realtà da impresa Fantozziana dopo anni e anni finalmente si sperimenterà l orario per i mesi estivi 7/16... Ho imparato da lei che per trattare serve pacatezza e non "andiamo a muso duro" come piace ai fate qualcosisti... Comunque sarebbe bello che il mit sponsorizzi e sensibilizzi su questo cambio di orario anche solo in via sperimentale... Perché il mit? Perché se si riesce a creare un flusso di traffico spalmato non solo dalle 8 ma dalle 7 si crea competitività maggiore dei territori, meno flusso di consumo di carburanti e quindi importo, meno stress e quindi salute, meno traffico e minor sensazione di inadeguatezza infrastrutturale... Sarebbe una proposta a costo zero e attraverso metodo per sensibilizzare le aziende o spot.. sempre parlando di trasporti fate un ordinanza che impone il taglio della vegetazione in prossimità di incroci e rotatorie, ne va della sicurezza..
    Grazie

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  6. Sarà l'età avanzata ma il dato che mi colpisce di più è quello dei salari reali superiori ai salari nominali costantemente dal 1996. Se ricordo bene questo dovrebbe essere spiegato dalla deflazione. Deflazione che c'è stata in alcuni anni. Sbaglio certamente qualcosa. In attesa spasmodica del suo commento. Cmq grazie veramente per la sua fantastica opera divulgativa.

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  7. Preciso meglio salario reale maggiore del nominale dal 1996 al 2019. Poi inversione dal 2019, mancato recupero dell'inflazione degli anni post Covid?

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    1. Attenzione, Linda, perché stai prendendo un abbaglio. In effetti, il fenomeno che ti colpisce dipende dalla scelta della base dei prezzi. Forse è il caso che faccia una spiegazione un pochino più approfondita di questo aspetto, per evitare che vi soffermiate su meri epifenomeni statistici, privi di reale significato economico. Dato che la base dei prezzi adottata è il 2020, è assolutamente normale che in quell’anno le due spezzate si intersechino. La serie a prezzi costanti del 2020 nel 2020 è per definizione identica alla serie a prezzi correnti. Se questo è chiaro, allora immagina che la serie a prezzi correnti (i salari nominali) per definizione cresce di più, perché cresce per effetto del volume reale della della retribuzione (quanti beni compro con lo stipendio) e dell’aumento dei prezzi. naturalmente, se cresce più rapidamente andando avanti nel tempo, cioè verso destra nel grafico, significa anche che cala più rapidamente andando indietro nel tempo, cioè verso sinistra nel grafico, ed è per questo mero effetto statistico che la serie a prezzi correnti (i salari nominali) sono sistematicamente inferiori alla serie a prezzi costanti (i salari reali). lo stesso andamento lo riscontrerai rappresentando praticamente qualsiasi serie reale e nominale sullo stesso grafico. Riscontrerai sempre che si incrociano nell’anno base dei prezzi, con la serie nominale che prima è inferiore e poi superiore a quella reale. Questo però non implica necessariamente valutazioni come quelli che fai tu, ma è solo una conseguenza del concetto di serie a prezzi costanti o in termini reali.

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  8. ..."una diminuzione dei salari unitari nominali, perché era l’unico modo per ottenere la svalutazione del cambio reale di cui il paese aveva bisogno per accumulare le risorse finanziarie con cui restituire i prestiti contratti con i creditori esteri"...è una spiegazione molto illuminante; forse per i più, come me, che la leggono per imparare e capire, andrebbe approfondita in un futuro post; il concetto espone bene l'indizio di prova della strategia economica perseguita e magari merita di essere ulteriormente dettagliato negli aspetti finanziari: come il contenimento dei salari è servito a generare flussi finanziari per il bilancio dello Stato.

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    1. Mauro carissimo, ti ringrazio per l’apprezzamento, ma in realtà da approfondire temo ci sia poco. Su questo tema ho scritto due libri e infiniti post di questo blog. Il tuo commento favorevole dimostra che in effetti forse più che l’analisi, in questi tempi in cui andiamo tutti di corsa, è la sintesi a premiare chi vuole trasmettere un messaggio. Suggerisco quindi di leggere il primo post di questo blog (quello del 16 novembre 2011), per capire che i “flussi finanziari per il bilancio dello Stato“ non c’entrano nulla. Il problema non è mai stato il debito pubblico, altrimenti la cura non sarebbe stata il taglio dei salari, che, riducendo il gettito fiscale, ovviamente danneggia i saldi finanziari del bilancio dello Stato. Ti torna il discorso?

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    2. Egregio Onorevole Bagnai,
      certo, i "salvataggi" che non ci salveranno, post d'inizio del blog con le "manovre" e "salvataggi" che intervengono sulla finanza pubblica, a valle di uno squilibrio reale privato (causato dal sistema EUR), lasciando inalterato quest'ultimo. La Germania però continuerà a provocare squilibri ed il dilemma è come impedire che lo Stato Italiano debba chiedere alle aziende e ai lavoratori italiani di "conformarsi" al modello mercantilista tedesco.

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    3. Mauro carissimo, lo scorpione tedesco morirà solo quando avrà ucciso la rana italiana. È molto difficile che lo scorpione tedesco perda il pungiglione della creazione di squilibri esterni con politiche beggar-thy-neighbour. La percezione della superiorità della razza germanica, e quindi della distinzione del mondo in superuomini venditori e sottouomini compratori, è qualcosa di costruito nel corso dei lunghi secoli e non ci possiamo fare nulla: è una specie di costante storico-antropologica, rispetto alla quale nulla si può fare se non considerarla come un dato e non dimenticarla mai. Dobbiamo anche dirci che la svalutazione interna ha avuto anche gli effetti che una parte della dottrina economica le attribuisce. Lo scrollone ha senz’altro fatto cadere anche (insisto: anche) delle mele marce e quindi noi adesso abbiamo un albero relativamente più sano. Questo rende un pochino più complesso ammazzarci, e anche se il pungiglione non cade, è sempre meno velenoso, e lascia aperti spazi di manovra che governi nemici del paese non avevano perché non volevano avere (all’epoca ci soffermammo tanto su questi aspetti). Resta però il punto di fondo, su cui qui abbiamo riflettuto tanto spesso con studiosi come Fantacci, per citarne uno: l’evoluzione verso un sistema monetario internazionale che scoraggi l’accumulazione di squilibri non dipende da un singolo governo, indipendentemente dal fatto che sia o si creda forte o debole. Una evoluzione simile richiede un contesto come quello degli accordi di Bretton Woods, che continuano a essere invocati da una serie di studiosi pregevoli ma irrilevanti, come Arcelli o Tria o La Malfa, senza riflettere sul perché il loro archetipo, cioè, appunto, gli accordi di Bretton Woods, non riuscirono a risolvere il problema (hint: perché agli Stati Uniti non conveniva disincentivare l’accumulazione di saldi esteri positivi, dal momento che loro si aspettavano di farlo essendo rimasti l’unica grande potenza col potenziale produttivo intatto), e soprattutto senza ricordare il presupposto essenziale di un accordo di questa ampiezza (hint: un conflitto mondiale).

      Per quanto la risposta possa essere insoddisfacente, visto che la prospettiva rivoluzionaria non ha portato da nessuna parte, mi sembra abbastanza chiaro che un prudente muddling through sia l’unica prospettiva razionale. Quella europea è diventata una guerra di trincea, e in un conflitto simile la prima cosa da fare e non sporgersi. Dopodiché, se guardi la serie storica dei salari, vedrai che sono in recupero. Una situazione un po’ diversa rispetto a quella sperimentata dal 2011 in avanti. Questo dovrebbe rassicurarti su quanto ti ho detto sotto il profilo del metodo.

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    4. Certo, l'atteggiamento di superiorità tedesco alias nessun rispetto per nessuno lo conosco da vicino e si manifesta in ogni loro azione/decisione, anche la più banale e quotidiana; pensi che per tale motivo attualmente sono in contenzioso civile col vicino di proprietà, tedesco di Muenchen, consulente di McKinsey, sicuramente grande promotore dell'auto green & Co. che ha ben dimostrato in ogni modo la postura psicologica da Lei descritta, anche nei confronti del Comune, ente pubblico competente ad accertare e reprimere gli abusi edilizi.

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  9. Buon giorno Bagnai, guardi qui
    https://www.bergamonews.it/2025/05/25/clusone-dramma-della-poverta-per-due-anziani-coniugi-rilevato-da-una-contravvenzione/805573/
    Non è off topic perché con i salari è legato... Siccome le case popolari però vengono date solo ai "nuovi italiani" soprattutto a discrezione dei comuni piddini... Facciamo il dl case popolari, nel quale si afferma che la cittadinanza italiana o l età funge da punteggio, sarebbe un tassello in più per sistemare questo paese in questa legislatura, basta discrezione di regioni piddine, caliamo una bella scure su o'sistema

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    1. Il criterio della cittadinanza salta dopo due secondi che viene proposto: se non ci pensa il PdR, ci pensano tutte quelle associazioni sinistre pronte a sguinzagliare decine di avvocati a raccogliere gratis ricorsi da consegnare a giudici di Magistratura Democratica pronti a sollevare LA questione pregiudizievole della cittadinanza alla Corte Costituzionale. Il tutto accompagnato dalla gran cassa dei giornalai che ben conosciamo. Insomma un assist perfetto…

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    2. Allora si faccia con punteggio gli anni di residenza in Italia... Potrebbe essere un escamotage...

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