Solo due ulteriori chiose all'annosa vicenda del grafico della vergogna, quello che documenta lo scostamento del Pil italiano dal suo tendenziale.
La prima è che, in effetti, qualcuno si ricordava (io no) che lo avevo pubblicato anche sul Fatto Quotidiano, quando collaboravo con quel giornale (il 17 agosto 2016):
(inutile dire che io gli avevo fornito i dati corretti, ma loro non erano riusciti a disegnare una tendenza rettilinea: quindi non lamentatevi degli epigoni, in giro c'è di molto peggio!).
Segnalo pertanto che qualcuno si è trovato sotto l'ombrellone questo bel grafico, ma a quanto pare nessuno ci ha riflettuto sopra: una cosa che vi invito a considerare, ove mai voleste iscrivervi al PUV (il Partito Unico della Verità, quello delle persone giuste che fanno la cosa giusta, e che va a finire invariabilmente nel modo che vi ho raccontato).
La seconda chiosa riguarda il sito dell'ISTAT. Siccome invecchio (quest'anno saranno 62, se ci arrivo) tendo a diffidare della mia memoria, ma, come la querelle col sor Fiorenzo dimostrerà, mi aiuto con gli archivi. Ora mi raccomando: non abbandonatevi al complotto! Vi ho detto in un post precedente che il sito dell'ISTAT per lungo tempo ha riportato (con mio enorme stupore, a dire il vero...) la serie storica secolare del Pil. Sono andato a verificare sulla wayback machine se fosse vero, perché in effetti mi pareva strano (ma purtroppo non lo è) che un fatto stilizzato così catastrofico, esposto nella homepage dell'Istituto Nazionale di Statistica, non avesse attirato l'attenzione di nessuno!
Magari me l'ero sognato io, che sono un po' ossessionato dalla crescita e dall'austerità...
Invece no!
Questo è uno snapshot del primo luglio 2019:
questo del primo marzo 2022:
e quindi, come vedete, il grafico è stato lì per almeno tre anni!
Poi da aprile 2022 ci si è spostati su un registro forse più rassicurante e forse più informativo, nel senso che non lasciava intuire (se non agli esperti) la gravità della situazione, ma forniva però una serie di utili dettagli congiunturali (che poi è forse quello che un istituto di statistica deve fare, ma non sta a me valutarlo - io so solo che negli anni zero mi misi a studiare l'economia cinese perché prima dell'arrivo di Giovannini mi era più facile trovare i dati della Cina che quelli dell'Italia: poi la situazione migliorò...):
Per completezza, oggi ci trovate questo:
che è comunque un colpo d'occhio rassicurante (credo che Cimaglia o Barelli ve ne parleranno più tardi al Tg).
E così abbiamo confermato una virtù del Cavaliere nero: non perdona, ma dimentica.
Qualche volta.
Fate i bravi!
Ho perso un po' di tempo anch'io sulla wayback machine.
RispondiEliminaIn homepage del sito istat.it, il trend storico del PIL dal 1861 ai giorni nostri è stato pubblicato dal 23.04.2018 al 28.03.2022, quindi per quasi 4 anni.
Sarebbe interessante capire perché è stato inserito e - ancora di più - perché è stato tolto... 😉
Probabilmente quel grafico é stato inserito perché all' Istat sono statistici e non economisti, quindi come dice il Professore non avevano capito la gravità della situazione.
EliminaQualche giorno fa ho postato un tweet dove chiedevo all' Istat di reinserirlo.
Mi hanno risposto molto cortesemente, ignorando la richiesta, ma dicendomi " fattelo tu il grafico"
https://twitter.com/FaviaFrancesco/status/1741994360709795864?s=19
Il peccato mortale sta nell'aver affrontato la crisi del debito con l'austerità (folle e criminale in quel momento storico). A mio modesto parere, qualora l'Europa avesse affrontato quella crisi come con la pandemia, avremmo superato indenne quello scossone e non staremmo parlando di una perdita di Pil così clamorosa.
RispondiEliminaEh niente proporzionando , come per l'avvelenata sta a Guccini , lei sta a quel grafico 📊 😅
RispondiEliminamagari invece di dire sciocchezze, sarebbe meglio se argomentasse in maniera seria, sempre se ha qualche argomento da esporre.
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