Benedetto Ponti 30 settembre 2019 23:52
(cito) "Ha poi detto [Regling, NdCN] che non c'è deficit democratico e non ci sono vuoti di responsabilità perché "i ministri sono responsabili di fronte ai loro governi nazionali". Bè, questo è parzialmente vero: basta pensare a che cosa è successo qui, dove un governo è caduto anche su certe reticenze a coinvolgere un partito di maggioranza nel negoziato con l'Europa"
Ammesso
e non concesso che i ministri siano responsabili nei confronti dei
governi nazionali (spesso non possono esserlo, perché 'è colpa dell'UE',
aka sono effettivamente deresponsabilizzati), ciò renderebbe
democratici i governi nazionali. Questo significa che, per sineddoche, anche l'UE è democratica? Di contro: potrebbe una "somma di democrazie" essere non democratica? (mi pare che sia questo il ragionamento di Regling).
Certo che potrebbe non esserlo, anzi: è la regola.
Vediamo di capirci.
Certo che potrebbe non esserlo, anzi: è la regola.
Vediamo di capirci.
Nel campo delle istituzioni sovranazionali, ci sono le organizzazioni internazionali (avete presente ONU, WTO, FAO, etc.?). Sono democratiche? Per la verità, in quel contesto il tema non si pone (non nei termini della 'democrazia'): uno Stato, un voto (di solito). Il che, lo capite bene, ha poco a che vedere con la democrazia (il voto di Barbados - 284.200 abitanti - conta formalmente come quello della Repubblica popolare cinese - 1 miliardo e mezzo di abitanti, circa) . Piuttosto, tale sistema è la proiezione dell'assetto (formalmente) equiordinato delle relazioni tra gli stati nel diritto internazionale.
Si noti, quando il sistema uno stato/un voto viene alterato, non è certo nel senso del riconoscimento di maggior "peso" agli stati più "popolosi". Prendete il FMI: lì il peso è in funzione dell'entità del contributo finanziario assicurato (comandano gli Usa, e gli altri a ruota).
Come sappiamo, l'UE è una organizzazione internazionale sui generis, nella quale prevale ancora ampiamente il metodo intergovernativo (che, anzi, dopo la crisi si è rafforzato).
Perché ci poniamo il problema del deficit democratico, allora (e perché Regling sente il bisogno di "negare il problema")?
Perché la quantità e la qualità del potere "ceduto" all'UE da parte degli stati membri è tale che non si può più parlarne in termini di (mera) organizzazione internazionale. Si tratta di un organismo sovranazionale che esercita direttamente nei confronti dei cittadini degli stati membri una serie cospicua e rilevantissima di funzioni (quella legislativa, quella giurisdizionale, quella monetaria, in larga parte anche quella fiscale), tale per cui esso si atteggia a "super stato", rispetto al quale la scriminante della democraticità dell'assetto istituzionale diventa pertinente.
L'UE è democratica? No che non lo è. In parte perché è ancora il residuo di una organizzazione internazionale; in parte perché gli stati che la compongono NON vogliono che lo sia (non a parole, nei fatti); in parte (maggiore) perché mancano una serie di condizioni-base.
Con buona pace di Regling (e non solo).
(...un esempio concreto di quello che non va. Qualche giorno fa l'attuale maggioranza si è trovata divisa sul tema dell'antiriciclaggio. Com'è sufficientemente ovvio, da membri dell'opposizione abbiamo evidenziato questo incidente, e fin qui tutto regolare. Vedremo se questa sarà l'eccezione o la norma, ma intanto è utile contestualizzare l'accaduto. Le Commissioni II e VI riunite dovevano rendere un parere su uno schema di decreto legislativo finalizzato al recepimento di una direttiva europea. Il fascicolo, se interessa, è qui. Quindi: (1) l'Unione Europea emana una direttiva; (2) il Governo nella legge di delegazione europea, disciplinata dalla Legge 234/2012, stabilisce i criteri di delega necessari per il recepimento. Il Parlamento discute e approva questi criteri, dopo un passaggio nella Commissione competente, la XIV; (3) il Governo emette quindi uno schema di decreto legislativo (che non è un decreto legge). Il decreto viene sottoposto al parere delle Commissioni competenti, parere che non passa per l'approvazione dell'aula e può contenere osservazioni o porre condizioni; (4) il Governo quindi legifera, modificando dove necessario l'ordinamento nazionale per tener conto delle richieste de "Leuropa". In questo caso particolarmente intricato lo schema di decreto sul quale occorreva dare un parere recava correzioni e integrazioni a due precedenti decreti legislativi, il decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 90, e il decreto legislativo 25
maggio 2017, n. 92, che attuavano la direttiva 2015/849/UE, come previsto dalla delega conferita al Governo dall’articolo 15 della
legge 12 agosto 2016 n. 170 (legge di delegazione europea 2015).
Vi siete persi?
Capita anche a me.
Rifacciamo la strada al contrario. Il 20 maggio 2015 Leuropa emette la direttiva 2015/849/UE (quarta direttiva antiriciclaggio); il 12 agosto 2016 il Parlamento approva la legge di delegazione europea 2015 che all'articolo 15 recepisce questa direttiva; in attuazione di questa legge, nella primavera del 2017 vengono emanati i due decreti legislativi 90/2017 e 92/2017; nel frattempo ci si accorge che qualcosa in questi decreti è migliorabile (la materia è complessa) e quindi conformemente alle previsioni dell'articolo 31, comma 5, della legge 24
dicembre 2012 n. 234, che stabilisce che entro ventiquattro mesi dalla
data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi adottati
per il recepimento di direttive europee, il Governo può adottare,
nell’esercizio della medesima delega legislativa, disposizioni
integrative e correttive dei predetti decreti legislativi, il 4 luglio 2019 il governo Conte-I presenta uno schema di decreto legislativo per correggere i decreti precedenti,con un termine di legge di tre mesi (in scadenza il 4 ottobre).
Due dettagli: (1) la materia interseca le competenze di due Commissioni a va quindi analizzata in congiunta, con difficoltà logistiche non indifferenti, dato che ogni Commissione nel frattempo deve anche occuparsi delle materie di sua esclusiva competenza; (2) nel frattempo veniamo distratti da una crisi di governo che ha, fra le varie motivazioni, anche quella di una certa insofferenza verso un MEF che ci trattava come funghi. Per sensibilità istituzionale, i relatori Lega si dimettono. Risultato: una materia così complessa deve essere gestita in tempi strettissimi. Dove voglio arrivare? Semplice! Mi sembra abbastanza normale e scusabile che una maggioranza composta da persone vissute fino a pochi istanti prima nel più viscerale - e motivato - degli odi reciproci non sia riuscita a trovare una sintesi politica in tempi così stretti. Quello che non mi sembra per nulla normale è che i tempi dell'analisi di provvedimenti così complessi e carichi di conseguenze per la vita pratica dei cittadini siano scanditi da un'agenda largamente esogena, cioè siano fuori dal controllo del Parlamento. In altri termini, quello che non mi sembra normale è che l'agenda dei Parlamenti nazionali sia quasi interamente determinata da quella della Commissione e del Consiglio, col risultato che i Parlamenti nazionali non possono occuparsi in modo sufficientemente approfondito dei provvedimenti che ritengano utili per il loro Paese in un determinato momento, perché sono costretti ad occuparsi in modo superficiale dei provvedimenti che qualcun altro ritiene importanti per loro in quel momento.
A questo tipo di deficit democratico ci avete mai pensato? Personalmente, è quello che mi ha colpito di più da quando sono entrato nella macchina. La farraginosità di queste procedure rende impossibile sia reagire rapidamente a problemi di breve periodo, sia prendersi il tempo necessario per concepire riforme di ampio respiro. Quando, all'inizio degli anni '70, il sistema fiscale italiano venne riformato, con provvedimenti che a mezzo secolo di distanza ovviamente necessiterebbero di un serio intervento di riforma, ma che tutto sommato hanno tenuto per parecchi decenni, tutto questo complesso intersecarsi di agende e competenze non esisteva. I parlamentari italiani, coi loro pregi e i loro difetti, potevano fare i parlamentari italiani, anziché i notai di provvedimenti decisi altrove. Ecco, per questo motivo penso con una certa invidia ai colleghi inglesi. E se mi guardo intorno, in questo bella ed efficiente sala congressi, ho come la sensazione di non essere esattamente l'unico - anche se, ovviamente, in pubblico tutti rabbrividiscono nel menzionari gli inglesi cattivi, e il commissario del commissario ha appena detto che l'Inghilterra è tanto cattiva signora mia, perché se non facciamo tanti investimenti la colpa è della Brexit...)
Purtroppo (anzi purtroppissimo) non mi sono assolutamente perso nel Suo discorso, perché io sono uno di quelli che dal 1/1/2020 dovrà adottare e rispettare le regole tecniche approvate dal CNDCEC che qui (per i "non addetti ai lavori") brevemente riassumo:
RispondiElimina- autovalutazione antiriciclaggio del rischio residuo delle studio professionale
- valutazione del rischio effettivo cliente
- check-list ai fini della formazione del fascicolo del cliente
- istruttoria cliente
- dichiarazione del cliente
- dichiarazione del professionista attestante ex art. 26 d.lgs.231/2007
- dichiarazione di astensione del professionista
- procedura di controllo costante.
Ora, io sono un Professionista e in questa veste non devo discutere le norme, ma applicarle.
Ma quali norme?
Quelle che equiparano una Banca a un miserabile Dottore Commercialista di campagna (manco di Bari...) che tiene la contabilità del gommista (che tanto chiude, perché dice che "le gomme le comprano su internet che costano poco")?
Io non discuto della evidente necessità di contrastare e combattere il crimine in tutte le sue possibili ramificazioni (riciclaggio, evasione...), ci mancherebbe altro: ma in questo mondo Orwelliano pare che se obietti qualcosa stai dalla parte dei criminali o degli evasori (vedi obbligo di pagamenti con strumenti tracciabili, e parla uno che per necessità o normalità usa carte e bonifici per il 95% delle transazioni).
Un piccolo professionista non ha la struttura di una Banca per mettere in piedi queste procedure.
Dovremo chiudere.
Sei fuori tema. Qui l'argomento attiene al deficit democratico sulle tempistiche di approfondimento
EliminaTrovo il commento di LeonardoPG sinergico e pertinente, le conseguenze del deficit democratico, oggetto del post, si scaricano a valle sui lavoratori... e sugli studenti.
EliminaMatteo Salvini, in piazza a Bologna, invitato dalla Coldiretti (l' associazione di categoria nata dal quel complesso processo di organizzazione politica del movimento cattolico nel secondo dopoguerra, propugnatrice della riforma agraria che trasformò il latifondo delle ataviche élite - "di oggi", in migliaia di piccoli imprenditori, che hanno fatto dell' Italia un marchio), ha dichiarato (Matteo Salvini) di patrocinare l' allargamento del suffragio universale ai sedicenni "hanno più consapevolezza di quanta ne avessi io alla loro età", queste le parole del segretario politico del partito che ha fatto eleggere Alberto (che non è nostro, è suo-di Alberto).
Comprendo l' esigenza di far emergere gli effetti distorsivi di certe strumentalizzazioni, non vorrei però cadessimo nella trappola...
Le invettive di alcuni di noi che leggo su twitter,seguono la stessa logica di quelle di coloro che vorrebbero limitare il suffragio - mi ricordano le invettive sugli anziani dopo i risultati del referendum sulla Brexit:
l' ideologia liberale del "governo dei migliori", che ovviamente non esiste storicamente, quindi si tratta della stessa logica che nutriva gli argomenti di coloro che nell' Ottocento temevano un maggior coinvolgimento delle "masse" nella vita politica del Regno.
Il punto è avviare un confronto sulla disarticolazione e l' impoverimento del sistema scolastico. Gli studenti devono aver la possibilità di essere coinvolti in questo confronto: "né blandire, né insultare" è il mio motto, "rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana".
Max Weber, Il lavoro intellettuale come professione, Torino, Einaudi, 1966, p.38.
Citato in Paolo Pombeni Il gruppo dossettiano e la fondazione della democrazioa italiana (1938-1948),Bologna, Il Mulino, 1979, p.5.
"Quale degli déi in lotta dobbiamo servire? o forse qualcun altro, e chi mai?" [Tolstoj NdR], bisogna dire che la risposta spetta a un profeta o a un redentore. Se questi non è tra noi o se il suo annuncio non è stato più creduto, non varrà certo a farlo scendere su questa terra il fatto che migliaia di professori tentino di rubargli il mestiere nelle loro aule, come piccoli profeti privilegiati o pagati dallo stato.
La radice del problema è probabile sia altrove, non nel contrastare un maggior coinvolgimento.
Mauro Scardovelli ha molto da dirci sull' argomento (che riguarda prima di tutto la nostra consapevolezza interiore).
E sarò pure "fuori tema" come dice il Signor Guglielmo, e mi scuso. Stavo solo seguendo "l'esempio concreto" del post, avvalorando esattamente (e fattualmente) le conseguenze aberranti del deficit democratico, che ricadono come sempre sui più "deboli" (e ulteriori conseguenze sul resto delle persone).
EliminaPerò qui il problema sollevato da Bagnai non mi sembra tanto inerente al conflitto 'oi aristoi' vs. 'oi polloi'.
EliminaPuoi far votare anche un dodicenne (il quale, probabilmente, ha una visione della realtà più chiara di un bocconiano), ma rimane il problema che l'interazione tra leggi nazionali e regolamenti UE rende farraginoso (se non inerte) il meccanismo di trasmissione della volontà democratica che va dall'urna elettorale alla Gazzetta Ufficiale. Cioè limita l'esercizio della sovranità costituzionalmente garantita che statuisce un continuum che origina dalla volontà popolare, esercitata nel voto, e si compie nel momento in cui quella volontà, mediata nell'attività legislativa autonoma del Parlamento, diventa norma dello Stato.
... cerco di risponderti
Eliminahttp://goofynomics.blogspot.com/2019/09/otto-anni-dopo-bagnai-e-monti-ad-assisi.html?showComment=1569698308917&m=1#c101959937073031383
Vado fuori tema io adesso in riferimento ad una delle risposte del sig. Erik Babini... Davvero Salvini ha dichiarato di patrocinare l'allargamento del voto ai sedicenni? Se si e' la prima cosa che dice su cui dissento completamente. I ragazzini sono, restano e sempre rimarranno tali. Ma di quale consapevolezza parlava il capitano? Il super potere di saper usare twitter? Francamente ritengo che per quanto non avrebbe comunque avuto senso, se mai erano i sedicenni di una volta, quelli che andavano a lavorare, pagavano le tasse e davano il loro piccolo contributo alla vita del paese quelli che avrebbero dovuto avere accesso al voto, di certo piu' dei bamboccioni di oggi, ma in generale ribadisco che personalmente non approverei mai una stupidaggine come questa. Sono i sinistri quelli che puntano sistematicamente a pescare consensi tra i giovanissimi, ingenui, idealisti ed ignoranti, i piu' manipolabili in circolazione. No capitano, questa davvero te la potevi risparmiare, lasciamo i sedicenni alla loro vita di sedicenni, la politica da che mondo e mondo non e' roba che fa per le loro anime innocenti
EliminaQuindi Sig. Giacomo lei supporta le considerazioni di Lady Fornero e Mr. Padoa-Schioppa?.
EliminaIn questo blog c'è gente che pensa, quindi è inutile parlare alla pancia. L'età di accesso al voto, casomai, dovrebbe essere innalzata. In un mondo perfetto si dovrebbe entrare in cabina elettorale avendo la capacità di leggere il contesto ed effettuare una scelta consapevole. Un politico intellettualmente onesto dovrebbe battersi per favorire un alto livello di qualità dell'informazione e della formazione culturale di tutti. Il resto progredisce con l'esperienza e l'empatia a cui è maggiormente predisposto l'essere umano pienamente sviluppato secondo costituzione. Oggi il pieno sviluppo della persona umana è reso impossibile dalla costante manipolazione delle coscienze dei più, tanto da sovvertire ogni logica di funzionamento economico e sottrarre significato al concetto stesso di democrazia. Il voto ai sedicenni è un ulteriore passo verso il baratro.
EliminaÈ provocatorio e francamente questo sì fuori tema, loro non parlavano di sedicenni. La domanda da porsi è che senso avrebbe dargli il voto, oltre a quello di dare respiro dal punto di vista del consenso elettorale a una sinistra devastata, come ben comprende chi a qualunque titolo, anche da semplice genitore, maneggi testi scolastici. Provoco anch'io, diamogli la patente.
EliminaLeonardo è intervenuto nel merito, esemplificando per chi non sapesse di che cosa stiamo parlando quali fossero le conseguenze pratiche del provvedimento in esame. Io, certo, ponevo un problema di metodo, ma se non cominciamo a entrare nell'ordine di idee che i problemi di metodo hanno esiti terribilmente concreti, poi finiremo sempre per sottovalutarne l'importanza.
Elimina"... non ci sono vuoti di responsabilità perché "i ministri sono responsabili di fronte ai loro governi nazionali."
RispondiEliminaSarà, ma i ministri in Italia non sono eletti per cui viene a mancare una responsabilità politica essenziale verso il popolo sovrano. Bestemmio?
Be' sì, perché tramite l'istituto della fiducia i governi rispondono ai Parlamenti eletti.
EliminaConfermo.
EliminaInfatti un governo è appena caduto, ma questo esercizio della prerogativa costituzionale del parlamento non semplifica per niente quella farragine procedurale che lei, Senatore, lamentava, e che per sé crea di fatto una rarefazione democratica.
EliminaPer chiunque avesse avuto, negli anni d'oro dell'euforia preparatoria europeista, gli anni 80-90 per intenderci, una qualsiasi esperienza degli esperimenti in vitro di collaborazione intereuropea all'interno di aziende, strutture statali o parastatali, perché ci si preparava con slancio alla mitica epifania che ci attendeva, leggere di tutto questo inestricabile guazzabuglio, SENZA SPERANZA, è un rivivere, angosciosamente, lontane, inutili, fallimentari, deprimenti, deliranti frustrazioni.
RispondiEliminaL'unione europea è la morte stessa, lo zombie che s'aggira, perché l'Europa non esiste come entità politica e culturale che non siano i soliti luoghi comuni della fantomatica provenienza storica condivisa; castronerie generiche che frullavano per i cervelli sfaccendati, e altamente ambigui, per essere lievi, dei confinati a Ventotene. Ma se si leggesse qualche libro in più, ci si scoprirebbe facilmente più affini ai russi e ai cinesi che ai tedeschi, per dirne una, per tralasciar del sud, del centro, e del nord'America.
La compatisco, caro Senatore; il calice della inutilità di qualsiasi cosa si faccia per porre ragionevolezza dove non ce ne può essere per definizione, andrà bevuto fino alla feccia.
OT: ho appena sentito Salvini, in diretta su La7, dire queste testuali parole: "non voglio uscire dall'euro e dall'Europa, voglio solo cambiare le regole". A suo tempo ho mandato a quel paese i 5 stelle, mi sa che la Lega farà presto la stessa fine. Spero di sbagliarmi.
RispondiEliminaSaluti.
Io la vedo così. Proporre regole che non impongano politiche procicliche in stagnazione, implica proporre regole incompatibili con gli interessi miopi di certe élite tedesche, in una fase nella quale il resto del mondo chiede un continente europeo che contribuisca a trainare la domanda mondiale.
EliminaSe consideriamo l' insofferenza sociale che registriamo nei paesi dell' UE, e i costi politici sul breve periodo che sarà necessario assorbire in caso di dissoluzione dell' area monetaria, la propaganda si concentrerà sulla paura disinformata: garante dell' operazione è il binomio Borghi/Bagnai, che hanno aperto il dibattito nel 2011.
Ma noi vogliamo che si spieghino i meccanismi di questa grande sventura, si dirà.
Non si sottovaluti l' azione pedagogica del governo che nascerà dopo le prossime elezioni politiche.
Egregio admin, mi punge vaghezza che lei sia un tuttosubitista e perciò stesso fascista.
EliminaGiustissima analisi, come sempre, e come sempre la ringrazio.
RispondiEliminaIo sono ancora più pessimista. Il deficit democratico c'è sempre stato, anche ai tempi della prima Repubblica. Lo dimostra il fatto, che era già pronto il "piano B" casomai avessimo vinto noi (quelli della mia parte politica).
Quel piano B che è stato applicato nel paese in cui vivo ora, quando c'era un "sovranista" al governo.
E qui sono riusciti a fare tutto d'un colpo quello che in Italia stanno facendo poco a poco. E che "due repubbliche fa" non potevano fare, non certo a causa del parlamento.
Cordiali saluti
Come tutti ricordiamo,il Presidente Conte(1) ha impartito in Parlamento a Salvini una solenne lezione di catechismo sull'uso proprio o improprio dei simboli religiosi. Ora, il medesimo Presidente Conte(2) si ritrova di fronte al Ministro della Pubblica Istruzione, Fioramonti,che propone la rimozione del Crocifisso dalle scuole. Non dovrebbe allora il colto Presidente Conte invitare il Ministro Grillino alla lettura della celebre opera di un certo Benedetto Croce " Perché non possiamo non dirci'cristiani' " ?
RispondiEliminaPassi che un Grillino non abbia letto don Benedetto Croce. Ma un sommo giurista-intellettuale-avvocato, non dovrebbe Egli essere anche avvocato della civiltà occidentale ?
Conte si rilegga allora il seguente passo crociano :
"E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni, in quanto non furono particolari e limitate al modo delle loro, ma investirono tutto l'uomo, l'anima stessa dell'uomo, non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana... perché l'impulso originario fu e perdura il suo... la ri-voluzione cristiana operò nel centro dell'anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all'umanità.»
Dalla Gruber dicesti:"Siamo organismi viventi, ci adattiamo all' ambiente, io spero di sopravvivere".
RispondiEliminaPoi tutti giù a studiare i cicli "il dossier Cimaglia".
Questo documento sul quale i nostri figli e nipoti avranno modo di cercare di comprendere questa "strana" situazione. Quindi offro un sacrificio a questo dossier:"i nostri migliori alleati sono la provvidenza divina e l' eterogenesi dei fini".
🐴prof. @AlbertoBagnai, Alberto Burgio (Storia della filosofia moderna) ci ha detto che ha invitato Adelino Zanini a lezione. Ti ho fatto un paio di foto. Tra i maggiori conoscitori di Adam Smith e il suo contesto storico e culturale. Il triangolo scaleno Shaftsbury/Mandeville/Hutcheson. È più pesante di te, ma tu devi fare altro.
🐒Ovviamente tu fai "il maniaco" che segue lo stesso prof. ogni anno... "
🐴Almeno lì si interloquisce, tira di quelle mazzate, mentre parla di "altro" ... Le slide su #Kant e #Rousseau dell' anno scorso le avete. Quest' anno... sta improvvisando, gliele ho già chieste.
Conte, ovverosia l’ Avvocato del Popolo, che però capisce il Popolo !
RispondiEliminaDa PETROLINI :
“NERONE – Lo vedi all’urtimo com’è il popolo? Quando si abitua a dire che sei bravo, pure che nun fai gnente, sei sempre bravo! Guarda (ripete il gesto senza dire la parola)
VOCE DEL POPOLO – (da dentro) Brrrrrrrrr…..
NERONE – Domani …. Domani …. Domani …. Quanti ne abbiamo …. Domani ne abbiamo …. Saranno fatte grandi distribuzioni di vino, di olio, di pane e di sesterzi… Panem et circentibus…
VOCE DEL POPOLO – (da dentro) Panem et circenses!
NERONE – Cacchibus… C’è uno che parla bergamasco… Eccomi a voi tutto d’un pezzo… Io vi darò tutto, basta che non domandate nulla! Il momento è difficile, l’ora è suprema, l’affare si ingrossa e… e chi la fa l’aspetta! Ed ora, ed ora vattene diletta ciurmaglia!
VOCE DEL POPOLO – (da dentro) A morte! A morte! (tutti rientrano disponendosi a quadro)
NERONE – A morte!
“Scrivi, Alberto, quivi è perfetta…ASIMMETRIA “ !
Allego l'intervista del collega A. Mangia come parere pro veritate.
RispondiElimina"D: Cosa pensa di quanto ha detto qualche giorno fa nella sua audizione un economista tutt’altro che anti-euro, come Giampaolo Galli?
R: Merita attenzione per la chiarezza nell’esposizione dei problemi. Ci sono, in quel testo, alcune osservazioni francamente curiose, come ad esempio l’idea che il Mes avrebbe una sua “legittimità democratica” “dal momento che i suoi azionisti sono i governi degli Stati membri, la cui legittimità è garantita dalle leggi nazionali”. Il che equivale a parlare di legittimazione democratica del diritto internazionale e di legittimazione democratica di una banca sovrana, solo perché un qualche trattato concluso da Stati democratici si occupa di attività bancaria. Capirà che siamo un poco fuori tema. Ma la sostanza dei problemi in gioco lì viene inquadrata molto bene. E si manifestano preoccupazioni che orami sono proprie dello stesso sistema bancario nazionale.
Agli atti anche il prof. Alessandro Barbero.
RispondiEliminahttps://m.youtube.com/watch?v=g_vjfRYFGvE