Per riuscire a vendere di meno un prodotto la cui domanda, almeno potenzialmente, è in crescita, ce ne vuole del bello e del buono!
E così il mercato (che è il nostro pastore) ha presentato il conto, nel più classico dei modi, come ci annunciava un paio di giorni fa il comitato di redazione:
con un comunicato che Malte Laurids Brigge (che ha una marcia in più) riassumeva in questi termini:
In effetti, a prescindere dalle competenze economiche dei suoi estensori, sulle quali ci siamo altre volte diffusamente intrattenuti, va detto che questo comunicato non è esattamente un capolavoro di comunicazione (né, forse, voleva esserlo). Sono gli stessi giornalisti a confessare di non aspettarsi una decisione simile (la disdetta unilaterale di un contratto integrativo) perché "senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali del Sole 24 Ore", e di ritenerlo ingiusto perché essi avevano "denunciato in tutti i modi la gestione dissennata del recente passato".
Ora, c'è da dire che con la fulgida eccezione di quattro di loro (Donatella Stasio, Nicola Borzi, Alessandro Galimberti, Giovanni Negri, come racconta Giorgio Meletti), di quel recente passato i giornalisti che oggi si indignano avevano pur fatto parte. Ma soprattutto, è evidente che a sorprenderli non è quanto è successo, ma il fatto che sia successo a loro. Perché non si può proprio dire che sia una disdetta unilaterale di contratto integrativo sia una assoluta novità: i lavoratori di Carrefour, Europoligrafico, Coop Nordest, Ikea, Telecom, e via dicendo, in vari tempi e con diversi esiti si sono trovati in una situazione simile. Ora, queste aziende cosa hanno in comune? Niente, direi. Grandi, piccole, gestite bene, gestite male... tutte da lì sono dovute passare: da un taglio fra il 15% e il 30% dei salari dei loro dipendenti, che poi corrisponde, indovinate un po' a cosa? A spanne, all'ordine di grandezza della perdita di competitività dell'Italia rispetto alla Germania, nelle stime elaborate da Bootle per il suo saggio sull'uscita dall'euro (lo trovate qui, e le stime sono nell'appendice A7).
Ora, questa, per noi, è accademia.
Noi abbiamo studiato, e soprattutto abbiamo studiato gli autori giusti, per cui sappiamo quanto ci racconta Keynes ne Le conseguenze economiche di Winston Churchill, in un passo che abbiamo letto e commentato molto spesso (il commento più accurato forse è qui): la perdita di competitività determinata da un accordo di cambio fisso insostenibile colpisce prima il manifatturiero orientato all'export, ma poi, inesorabilmente, come una cancrena, risale attraverso tutti gli altri settori, fino a quando le retribuzioni di tutti non hanno internalizzato il divario fra prezzi interni e esteri espressi in valuta comune. Eh, già: perché se questo divario non viene ammortizzato dal tasso di cambio (attraverso le normali leggi della domanda e dell'offerta: minor domanda di beni nazionali è minor domanda di valuta nazionale, il cui valore quindi naturalmente flette), deve essere ammortizzato dai salari, e dai salari di tutti. O vi aspettate, forse, che un cambio insostenibile ridistribuisca il reddito a favore delle categorie protette, per cui, ad esempio, i giornalisti del Sole 24 Ore dovrebbero vedere i propri redditi intatti, mentre gli operai dell'Electrolux (come ci riportava Annichiarico) dovrebbero (guarda un po') vedersi sospesa la contrattazione di secondo livello!? Questo equivarrebbe (lo dico per gli eventuali giornalisti che, colpiti dalla crisi, fossero venuti dove si informa per capire cosa è successo loro) a un aumento del reddito dei giornalisti, in termini relativi. Ma perché mai i giornalisti dovrebbero vedere il loro reddito aumentare? Certo, loro hanno il merito, molto apprezzato dal capitale, di negare oltre ogni evidenza le criticità di un sistema che il capitale ha creato a sua immagine e somiglianza, di quella unione monetaria il cui scopo, ben chiaro agli scienziati politici degli anni '90, era favorire lo sgretolamento dello stato sociale e dei diritti dei lavoratori sotto l'urgenza delle crisi che inevitabilmente si sarebbero prodotte (valgono per tutte le analisi di Kevin Featherstone).
Ma c'è un problema: il processo di distruzione dei redditi è esplosivo e cumulativo, perché c'è una cosa che i giornalisti economici proprio non hanno capito dell'economia di mercato che tanto difendono, anzi: due. La prima è che ogni reddito di qualcuno prima è stata la spesa di qualcun altro (ad esempio dello Stato, come al Corriere si sono accorti, ma al Sole ancora no: che poi è il motivo per il quale meritano quanto sta accadendo...). Naturalmente, a corredo di questa semplice verità (ovvero: del fatto che non puoi guadagnare se nessuno spende), vale un ovvio corollario: ogni prezzo basso per qualcuno è un salario basso per qualcun altro. Questo significa che la prima azienda che taglia i salari taglia subito i redditi di altre aziende, e poi anche i salari delle aziende del medesimo settore (che devono seguirla nella compressione dei salari per non trovarsi fuori mercato), e così, a ricasco, altri redditi dentro e fuori dal settore, e via andare. Il crollo delle vendite si spiega (anche) così: con l'impoverimento del paese determinato da quella moneta unica che Il Sole 24 Ore ha difeso senza sé e senza ma, anche fuori tempo massimo.
L'analisi di Mario quindi è severa ma giusta:
Certo, so benissimo quale canzoncina cantino i giornalisti, anche i migliori, a se stessi. Quelli che rimproverano a voi di dare la colpa all'euro, anziché a voi stessi, quando poi si arriva a commentare i dati sul crollo delle vendite, non potendo dare la colpa all'euro per fedeltà al padrone, e non volendola dare a se stessi per sciocca superbia, si rifugiano in un #hastatoInternet di circostanza. Nessuno nega che Internet sia un problema, ma anche l'impoverimento della popolazione lo è, con in più un'aggravante: che quando si arriva ai redditi dei privilegiati, dei suoi ascari, il capitale sa di aver sostanzialmente già vinto la battaglia, e non vede più l'utilità dei suoi utili idioti, i quali, quindi restano solo degli idioti sacrificabili. Idioti, naturalmente, non in senso dispregiativo: in senso etimologico. Chi, a differenza di loro, ha cercato di non pensare solo a se stesso, e ha cominciato a documentarsi dove gli era possibile farlo, cioè su Internet, sa benissimo cosa sta succedendo: difendendo l'euro per conto dei delocalizzatori à la Squinzi o delle grandi multinazionali esposte in dollari, i compagni giornalisti del Sole 24 Ore hanno segato il ramo sul quale sedevano, e quel ramo si chiama Italia.
Difficile, ora, per chi sa, per chi ha avuto l'umiltà di intraprendere un percorso di formazione, perdonare l'arroganza di certe prese di posizione:
Capisco quindi le dure parole di Cesare:
Tuttavia, non me la sento di prorompere contro queste persone, nonostante spesso abbiano oggettivamente fatto il male, diffondendo una versione dei fatti distorta perché ideologicamente orientata (contro i loro stessi interessi, come la storia ci dimostra), e siano quindi spesso stati un oggettivo pericolo per la democrazia, in un'invettiva come quella che accompagnò la fine di un'altra prestigiosa testata.
Non c'entra molto lo spirito natalizio.
Ci sono due circostanze oggettive che spiegano questa mia relativa mitezza. La prima è che quello che, forse ingenuamente, consideravo come un tradimento sanguinoso da parte dei giornalisti dell'Unità, in quelli del Sole 24 Ore è un comportamento scusabile: cosa dovrebbe fare un giornalista del padrone se non attaccare l'asino dove vuole, appunto, il padrone? Dovrebbe forse morire di fame per fare un piacere a noi? La seconda è che provo solo compassione per chi, messo di fronte all'evidenza del fallimento di un sistema che ha difeso a spada tratta, non riesce proprio a capire cosa stia succedendo:
Ecco, vedete: Flaiano definì l'Italia un paese dove la realtà supera la fantasia. Questo non succede sempre: qualche volta la fantasia prende il vantaggio. In questo caso è successo, e, se permettete, ne vado fiero!
Ricordate come iniziava il mio libro del 2014? Col racconto, un po' romanzato, di uno dei miei pochi (ma inutili) incontri col Berlu:
Vedere una persona colta (ci sarebbe da definire il concetto)... diciamo: una persona istruita, che scrive sui giornali, prorompere seriamente in un'analisi assurda, come quella che io attribuivo caricaturalmente al tassista del 3570, uomo del popolo (nella mia esperienza molto più sveglio di tanti Soloni, ma non entriamo in questo), non ha prezzo!
A testimonianza del fatto che l'involontaria citazione del mio tassista da parte di Annichiarico non è antifrastica, cioè che lui è ben convinto di quanto dice, e non ha assolutamente capito in quale meccanismo è preso, quale sia l'ingranaggio che lo schiaccia (nel meritato dileggio generale), vale questa osservazione di Silvia di Livorno:
Il buon Annichiarico, quello che l'Electrolux doveva tagliare gli stipendi perché #avevastatolaCina e loro invece sono in crisi perché #sesòmagnatitutto, continua imperterrito a difendere le politiche di tagli dei redditi, senza proprio che gli passi per la testa che in un paese il cui Pil è tornato indietro di 20 anni l'euretto per il giornale dei padroni (che tanto oggi ti canta la stessa canzoncina del giornale dei lavoratori) non potrà spenderlo chi non ce l'ha, e non ce l'avranno soprattutto quelli ai quali le politiche che Annichiarico esalta lo avranno tolto. E gnente! Tanto sprezzo per i diritti degli altri lavoratori (quelli a monte della catena), tanta iattanza:
per poi trovarsi così, da un momento all'altro, senza sapere perché, investito da una valanga di pernacchie dopo aver fatto annunci che in tanti altri casi avevano promosso una accorata solidarietà:
La colpa, ci dice, non è sua. La colpa è della direzione, e, si sa, le testate giornalistiche sono aziende un po' particolari: mentre in tutte le altre aziende, se il management sbaglia linea, è giusto che paghino i dipendenti, in un giornale, par di capire, no. Parola di giornalista!
Ah, bè, certo, la direzione scelte sbagliate ne ha fatte, come quella di riservare indebito spazio, presentandoli come Vangelo, a economisti applicati, esperti e competenti nel loro campo, ma privi di specifica esperienza di ricerca, lasciandoli propalare scenari improbabili, che non passerebbero una peer review in classe A:
(non ho nulla contro Codogno e Galli, mi limito a constatare che le loro poche pubblicazioni Scopus - in due ne hanno un sesto delle mie - di tutto si occupano tranne che di crisi valutarie, il che significa che saranno sicuramente bravissimi nel loro lavoro, ma questo non è, in tutta evidenza, tratteggiare scenari macroeconomici), mentre dai microfoni delle sue radio affidava al trio Monnezza il compito di dileggiare le voci realmente scientifiche presenti nel dibattito, cui non si dava uguale risalto.
Tuttavia, l'argomento "linea editoriale" fa un po' sorridere, per diversi motivi. Intanto, vale la giusta obiezione di Benedetto sulla clausola di coscienza:
Non è esattissimamente vero che i giornalisti debbano essere completamente proni ai voleri degli editori. Diciamo che esiste un sospetto fondato di vis grata puellae. La risposta del nostro nuovo amico
Quindi l'argomento secondo cui per sgravare la coscienza dal peso di una linea editoriale che non si condivide (a chiacchiere, perché nei fatti la si sostiene e diffonde su Twitter) sia rimedio efficace far lavorare gratis (sfruttandoli) un manipolo di esperti raccogliticci (fra cui alcuni nostri fuoriusciti), al vero scopo di far concorrenza (fallendo) a questo blog e di intorbidare le acque, simulando una falsa apertura di vedute, questo argomento, ecco... vabbé: è stato elegante Benedetto: no comment!
Del resto, Silvia ci ha fatto vedere che mentre tagliano il suo, di salario, lui continua a esortare Cottarelli a tagliare quello degli altri! Troppo facile, quindi, scantonare sull'argomento che laggente signora mia è tanta tanta cattiva:
Ci vorrebbe, in effetti, un po' più di dignità, o almeno di coerenza. Meglio: ci vorrebbe una vera solidarietà di classe, quella che forse riuscirebbe a far capire anche a questa gente, che nel 2017 ancora ragiona in un modo che a noi sembrava caricaturale già tre anni or sono, che in un paese in recessione nessun taglio di redditi è giustificato, e che a fronte di un attacco indiscriminato e massiccio ai diritti dei lavoratori ogni sciopero tutela tutti gli altri.
Ma possiamo aspettarci una simile "riforma strutturale" da chi si è costituito volenteroso carnefice al grido di FATE PRESTO!?
A chiacchiere sì.
Com'è anche prevedibile, al "laggente sono tanta cattiva signora mia", il nostro amico accompagna, in elegante simmetria, una appassionata perorazione in favore della libertà di pensiero:
Ci sarebbe uno spirito di rifondazione (parole che porta un po' sfiga), che prima o poi (quando?) potrebbe farsi strada (come?), e le battaglie sono lunghe e faticose (soprattutto se le combatti sparando addosso oggi a quelli che vuoi alleati domani!), e non si può semplificare sempre (ma se sono decenni che lo fate in continuazione, propalando la favola dell'eurone che avrebbe risolto tutti i nostri problemi?).
Insomma: siamo ancora molto lontani sia da un'analisi corretta, che da qualche minimo segno di possibile composizione del divario che questa classe giornalistica ha voluto scavare fra sé e il paese, pensando che quanto più ampio e pronunciato fosse il fossato che la separava da noi, tanto meno la crisi l'avrebbe attinta.
E invece...
Al nostro nuovo amico
Alla fine, sarete stati i migliori alleati di chi proponeva un visione alternativa del mondo (a proposito: grazie!), e quindi i peggiori nemici di voi stessi. Esattamente come il sistema che difendete, avreste in voi i mezzi per riformarvi, ma non ne avete la volontà e non ci sono i tempi. La stampa (di qualsiasi tipo: su carta, online) ormai è completamente screditata et pour cause. I migliori di voi si sono già fatti la loro neswletter e informano "porta a porta", forti della loro autorevolezza. Per i peones la vedo molto, molto male.
Come i miei lettori sanno, non mi rallegro particolarmente di questo esito. Mi fa ovviamente piacere avere una ulteriore dimostrazione della bontà del mio modello e delle mie previsioni. Ma la vostra scomparsa non risolve di per sé il problema della democrazia in questo paese, esattamente come, del resto, la scomparsa dell'euro, pur essendo condizione necessaria per il ripristino di un minimo di vivere civile, è largamente e sempre più insufficiente. D'altra parte, è anche vero che il peso della soluzione non può essere lasciato tutto sulle vostre spalle, nonostante voi siate stati, per ignavia, un gran pezzo del problema.
Bisogna che Confindustria scompaia, e che al suo posto nasca (o rinasca) una associazione "datoriale" (cioè padronale) consapevole del fatto che l'interesse del paese coincide largamente anche con l'interesse delle aziende che ci operano, e che l'integrazione europea (in primis quella monetaria, ma anche quella politica) confligge con questi interessi. Tuttavia... il mondo dei padroni, come quello dei politici, è quello che voi gli raccontate! Finché nessuno di voi avrà non dico la schiena dritta (non chiedo tanto), ma la schiena curva sui libri per poche ore, la rappresentazione che la classe imprenditoriale e quella politica italiana avranno del paese sarà irrimediabilmente distorta, per opera vostra. Non potremo avere un'"altra Confindustria": avremo solo "più Confindustria"!
Dovete quindi capire che chi in questo momento esulta per la vostra scomparsa (che poi non ci sarà, per ora), con i toni da stadio che voi avete se non direttamente introdotto (in radio) quanto meno provocato (ovunque) nel dibattito, non lo fa per fatto personale, ma perché percepisce in modo confuso quanto qui dico in modo esplicito: a meno di un radicale quanto impossibile cambiamento di rotta, la vostra sopravvivenza professionale è un ostacolo insormontabile sul cammino della nostra democrazia, tale da rendere improbabile, o forse impossibile, un esito civile e pacifico del conflitto nel quale i vostri "editori" ci hanno cacciato. Non so come dirvelo: mi dispiace dirvelo così, mi dispiace dirvelo oggi, mi dispiace dirvelo da un blog che nasce come atto di amore per un popolo che non merita di essere consegnato agli orrori di quella guerra fra poveri che voi continuamente fomentate (vedi il tweet contro gli statali). Mi dispiace. Il lavoro fatto qui, a differenza del vostro, è un lavoro di verità e di pace: è tutto scritto, chiunque potrà giudicare. Questo mi autorizza a dire che, purtroppo, nonostante personalmente ritenga che la via migliore sarebbe quella di tentare la costruzione di una difficile solidarietà fra due categorie di oppressi (una delle quali è stata megafono degli oppressori), oggi, data l'urgenza della crisi, e data la necessità, se non di affermare una visione alternativa, quanto meno di indebolire quella prevalente, non riesco a vedere come fatto negativo che voi paghiate per le scelte che avete fatto o cui vi siete prestati.
Voi sapete che io la penso così, ed è per questo che avreste preferito che io non mi esprimessi sul vostro giornale. Lo capisco. Non vi porto rancore e comunque non dobbiamo essere amici. Non lo pensate voi che non potete permettervelo, e figuratevi se lo penso io che posso permettermelo! Io forse non sarò più forte che a maggio, quando grazie a Zingales pubblicai il mio pezzo sull'euro nonostante voi. Voi, però, siete a tutti i livelli più deboli, perché nonostante vi sforziate di raccontare il contrario, è più debole il mondo che ancora vi ostinate a difendere. Quindi, finora ho vinto io, e sarà così fino alla vostra estinzione. Tuttavia io capisco una cosa che voi non volete capire: anche se non dobbiamo essere amici, siamo tutti italiani. E, tanto per essere chiari: io sono un italiano che in due settimane un lavoro all'estero lo trova (consideriamo tutti gli scenari...). Ma nonostante io sappia di potermela cavare meglio di uno qualsiasi di voi, e tanto meglio quanto più grave sarà lo scenario cui il vostro rifiuto di fornire una rappresentazione equilibrata della realtà ci avrà condotto, sono io, qui, a dirvi che forse sarebbe il caso di pensare a soluzioni pacifiche, a una composizione del conflitto.
Il discorso è molto semplice, e si salda in poche parole: chi vuole bene a questo paese passa da qui. Gli altri fanno finta. Voi avete bisogno della solidarietà del paese. Per questi due punti passa un'unica retta. Ma ci passa oggi. Domani uno dei due punti non ci sarà più: voi. Ne resterà uno solo, per il quale di rette, com'è noto, ne passano infinite.
Grande è la confusione sotto al cielo, la situazione è eccellente.
Per me un bel regalo questo suo post.
RispondiEliminaE allora approfitto per augurare a lei e alla sua famiglia un felice Natale.
Walter
Grazie di esistere @albertoBagnai
EliminaGrazie di esistere professore 😉
Elimina"Bisogna che Confindustria scompaia"
RispondiEliminaPerché rinasca Intersind....
Altro non chiedo.
Buon Natale a tutti gli amic8 del blog.
Trilemma del Gila: Non puoi essere contemporaneamente: i) intelligente ii) informato iii) Piddino. Buon Natale a tutti. Bye. Gila
RispondiEliminaLo dico alla pescarese "NGUL SCI, MA NGOC NO!
RispondiEliminaBuon Natale a tutti.
in questa parte di redazione c'è (a suo dire) "uno spirito di rifondazione" che prima o poi POTREBBE farsi strada"...
RispondiEliminaquindi la parola d'ordine è cambiare il sola24ore da dentro?!
#laltrasola24conFrignolo!
Post spettacolare. Buon Natale e buon anno a tutti.
RispondiEliminaPrima di tutto buon Natale.Questo post mi ha confortato perchè mi ha fatto sentire meno solo.Infatti ora sto scrivendo dal lavoro e il mio turno finirà alle 3.Rispetto a prima guadagno un 30% in meno ,prendo lo stipendio posticipato di 2 mesi ed essendo rimasti in ditta quattro gatti non riesco da 2 anni ad andare in ferie pur facendo sempre questo turno "serale" .Devo ammettere che sono compiaciuto che chi "ha solo eseguito gli ordini"sia stato vittima del "fuoco amico"ma devo anche ricordarmi del mio interesse di classe che m' impone l' impresa difficile di superare un motivato quanto inutile rancore.Sono consapevole che un altra guerra tra poveri(beh loro,del sola 24, con il 30% in meno guadagnano 3 volte di più di quanto guadagnavo io prima quindi in questo confronto sono io il povero)non può che peggiorare la mia condizione già pessima.Per farcela tutti noi dobbiamo pensare ad un nuovo blocco sociale,una "coalizione redistributiva"lasciarci indietro la visione ristretta del proprio interesse e rancore individuale ,non essere "idioti"e tornare ad essere "uomini pubblici",appartenenti alla propria comunità (POLIS)-Di nuovo buon Natale a tutti!
RispondiEliminaUn post impeccabile. Vado un po' fuori tema, ma il passo sull'inerzia della Storia mi ricorda molto Tolstoj. Inoltre, a proposito di "Idioti", su consiglio di un altro frequentatore del blog ora sto leggendo "I Demoni": grazie!
RispondiEliminaGrazie e auguri con affetto.
RispondiEliminaGrazie e buon Natale
RispondiEliminaGrazie, grazie di cuore, di stomaco, di testa e di carne. I miei più sinceri auguri di felicità, sì: felicità, per lei e la sua cara famiglia. Mi perdoni la confidenza: ti voglio bene. Un abbraccio, che in questa strana notte natalizia solitaria di lettura ha un calore ed una sincerità inarrivabile. Inesprimibile oltre.
RispondiEliminaThen shall the eyes of the blind be open'd.
RispondiElimina(Alessandra/Cassandra da Firenze. Buon Natale Prof. e così ai suoi amori. Anche a voi, che passate di qua, Buon Natale. Preferisco il puntale. Vi lovvo)
«da un blog che nasce come atto di amore per un popolo che non merita di essere consegnato agli orrori di quella guerra fra poveri che voi continuamente fomentate (vedi il tweet contro gli statali)»
RispondiEliminaed è sottolineando questo passo che con riconoscenza La ringrazio e Le auguro Buon Natale.
Le SS toten kopf, prima dell'arrivo dell'armata rossa, uccisero gran parte dei kapò, ebrei prestati al nemico per convenienza.Il capitale si muove nello stesso solco. Amen.
RispondiEliminaMa la vostra scomparsa non risolve di per sé il problema della democrazia in questo paese...
RispondiEliminaDa incorniciare.
E poi vennero a prendere Frignolo
RispondiEliminaMa non c'era più nessuno a scioperare .
Buon Natale a tutti gli amici del blog e al nostro Professore .
Stavolta, Bagnai, debbo farLe le mie congratulazioni.
RispondiEliminaMi associo a Kit Kot. Auguri a tutti, godiamoci le nostre piccole grandi felicità.
RispondiElimina“Il lavoro fatto qui, a differenza del vostro, è un lavoro di verità e di pace: è tutto scritto, chiunque potrà giudicare.”
RispondiEliminaGrazie e Buon Natale a tutti.
"La sofferenza riporta a se stessi" ma il piddino giornalista non lo capirà.
RispondiEliminaGrazie Prof. Bagnai per tutto quello che fa. Buone Feste.
Off topic, ma forse no.
RispondiEliminaStasera a cena discutevo con mia moglie che è finlandese, e mi stupivo dell'enorme produzione culturale e del livello sociale raggiunto dalla società finlandese (prima di entrare nell'euro), considerato che si tratta di un paese con una piccola popolazione, meno abitanti della Sicilia. Mi ha risposto che secondo lei, e io non posso che concordare, ciò è dovuto al fatto che la Finlandia ha avuto politici lungimiranti che volevano portare benessere PER TUTTI, non per pochi. Lavoro PER TUTTI, istruzione PER TUTTI, sanità PER TUTTI, ecc. Con l'occhio alle soluzioni pratiche: nonostante la distruzione della guerra fu deciso di dare pasti caldi a scuola PER TUTTI gli scolari/studenti. Questo incentivava la gente a mandare i figli a scuola, sopratutto le famiglie povere, che altrimenti avrebbero avuto alto rischio di abbandono scolastico. Questo ha fatto della Finlandia un paese in cima a tutte le graduatorie mondiali per istruzione, democrazia, qualità della vita.
Tale approccio veniva probabilmente da una società che messa a dura prova dalla guerra contro un nemico molto più forte, ha saputo vincerla grazie al contributo DI TUTTI. E il modello vincente di società in cui tutti partecipano al bene comune è continuato anche dopo la guerra ed ha fatto della Finlandia un paese ai massimi livelli mondiali per standard di civiltà.
Secondo me per far risorgere l'Italia ci vuole un approccio simile, affrontare la crisi con politiche che puntino alla crescita economica e morale PER TUTTI, coinvolgendo tutti con politiche di piena occupazione, facendo modo che ognuno capisca di poter dare un contributo alla società.
Schiacciare i lavoratori alla lunga impoverisce pure i datori di lavoro perché alla lunga scompare il mercato per i loro prodotti.
Non dimentichiamo che la Finlandia fu uno Stato cuscinetto tra i due blocchi e ne ricavò notevoli risorse.
EliminaAdesso la loro istruzione non vale più molto.
EliminaCi si potrebbe fare un adattamento di Canto di Natale di Dickens con questi personaggi...Ebenezer Annichiarico ecc.
RispondiEliminaGrazie per il post di Natale.
RispondiEliminaAuguri a tutta questa grande comunità.
Viva l'Italia.
Viva gli Italiani.
Grazie.
RispondiEliminaBuon Natale professore, se il tuo cervello emigrerà all'estero scriverai sempre dall'esilio, questo pensiero mi conforta.
Buon Natale a tutti.
Grazie Alberto, un bellissimo regalo di Natale.
RispondiEliminaConsiglio al comitato di redazione di andare a sbattere i pugni sul tavolo del CdA.
RispondiElimina
RispondiEliminaIl discorso è molto semplice, e si salda in poche parole: chi vuole bene a questo paese passa da qui... bellissima questa conclusione... grazie
Ho iniziato ieri sera ma ero troppo 'cotto' e finito ora, modo inconsueto di iniziare il Natale, ma particolarmente gradevole! Sì, grande regalo, tra i migliori perché gradito e inaspettato, anche se per andare sul sito alla vigilia...
RispondiEliminaBuon Natale a tutti. Al prof., ai commentatori, a me, ai giornalisti sui quali più volte ho vomitato astio e disapprovazione spesso opportunamente non pubblicato e che ora vedo passare inermi seduto sulla riva del fiume ed il cui 30% dello stipendio è di gran lunga più alto del 100% dello stipendio di molti, agli italiani tutti compresi i nemici. Che in fondo domani è un altro giorno. Saremo ancora in guerra. Una guerra che abbiamo già tutti perso. E alla fine credo che come nel calcio è una questione di atteggiamento. Non importa chi vince. Ciò che conta è combattere.
Grazie per questo e TUTTI i 1.897 post precedenti!
RispondiEliminaAuguri a lei, alle persone che le sono care e a tutta questa comunità!
Auguri a tutti !!! Prima l'italia!!
RispondiEliminaBuon Natale Prof. a Lei e famiglia. Grazie di tutto. Ho la vaga sensazione che al Sole24Ore questo post lo leggeranno in molti !
RispondiEliminasarebbe bello che avessero l'umiltà e la curiosità di leggere anche altre parti del blog, perché siamo tutti nella stessa barca e se lo capissero loro (finché hanno la possibilità di scrivere) sarebbe meglio per tutti. Sono convinto che (almeno in molti) non abbiano la consapevolezza di quello che è successo e sta succedendo: bisogna ammettere che tra i sistemi di bollire la rana quello della moneta unica è ingegnioso, e sicuramente molti di noi non ci erano arrivati finché non abbiamo per un momento sospeso il giudizio e abbiamo messo un po' di buona volontà per ascoltare e imparare.
EliminaBellissimo post. Da incorniciare e da diffondere a tutte le persone di buona volontà
RispondiEliminaMi unisco ai ringraziamenti, sia per questo post (illuminante, forse un po' crudele, sicuramente impeccabile) sia per il Treccani #3. Buon Natale.
RispondiEliminaNei confronti di Annichiarico, e visti i dati (brutto vizio), mi resta una domanda: chi è che s'è magnato li lettori? Hannibal Lechter? Su' coggnato?
RispondiEliminaBuon natale Prof e ancora grazie.
In una giornata, come questa, da dedicare ai propri cari, pensare alla pace, all'amore per il prossimo, parlare della guerra mi sembra un po' fuori luogo. Riuscire a pensare alla pace senza pensare al suo contrario mi è quasi impossibile.
RispondiEliminaOggi la gran parte dei cristiani festeggia il compleanno del figlio di Dio che si sacrificò per salvare l'umanità da sé stessa. Questi sono convinti che la data sia esatta, mentre l'altra parte dei cristiani l'ha già festeggiato quest'anno il 07/01/17 e lo farà nel prossimo tra pochi giorni.
A ognuno le proprie convinzioni pur di vivere in pace.
La storia della mancata salvezza la conoscono tutti. Non ci è dato di sapere perché la creatura preferita del Signore (si pansa che sia tale, lasciamo a parte la presunta somiglianza) abbia abbracciato il potere e rinunciato alla salvezza, ma non ho intenzione, visto la crisi, di rubare lavoro (non saprei nemmeno farlo) ai filosofi.
Come sarebbe andata a finire lo sapeva e lo doveva sapere essendo figlio di Dio, ci mancherebbe altro. Sapeva anche che dove c'è l'uomo c'è il tradimento.
Personalmente mi colpisce molto il rinnegamento da parte di uno degli apostoli (per non dire collaboratori o seguaci), che poi ha fatto più carriera di tutti diventando il primo papa.
Probabilmente, essendo un semplice umano che si era pentito subito dopo, gli sarà perdonata la vigliaccheria che facendosi prendere dalla paura avrebbe dato l'anima e il cuore per salvarsi il culo.
Ecco, siamo arrivati al punto che per molti è la parte più importane del corpo, il centro del proprio essere.
Ora possiamo tornare e parlare della guerra e dei giornalisti.
(continua)
https://youtu.be/OIn6ncdjWgY?list=RDU9xhXZIUfas
EliminaDopo aver letto questo post volevo rinfrescarmi la memoria e vedere cosa scrivevano loro della guerra jugoslava che, anche se fa parte del secolo scorso la vivo come se fosse successa ieri. Per molti qui è solo una di tante guerre che si susseguono come partite di calcio giocate in trasferta.
RispondiEliminaPrima di arrivare all'archivio mi sono imbattuto in
un articolo dell'anno scorso che mi ha confermato per l'ennesima volta il sospetto che la verità a certi giornaristi non interessa per niente.
Diciamo che la persona comune non riesca sempre capire e decifrare certi avvenimenti al momento quando accadono, anche per mancanza dell'interesse sopratutto se si tratta di qualcosa che non la riguarda direttamente.
Una persona dotata di buon senso, pur sapendo che le motivazioni dichiarate di una guerra non corrispondono quasi mai a quelle reali, molto spesso si lascia convincere dai mass media che “questa volta sia diverso”.
I giornalisti non dovrebbero farsi ingannare.
Col passar del tempo la verità, che ha un grosso vizio di esibirsi in tutta la sua nudità, pian piano si fa vedere anche a chi si è lasciato bendare gli occhi dalla vergognosa propaganda.
Nonostante siano usciti allo scoperto molti fatti allora nascosti che riguardano la guerra in Jugoslavia e i bombardamenti della Serbia da parte della NATO nel 1999, il giornalista continua con le stesse minchiate, tanto per citare un paio:
“Inoltre l’ambizione coltivata dai serbi, a inizio 900, di creare una “Grande Serbia”, sottraendo parte degli slavi al dominio dell’Impero asburgico e a quello dell’Impero ottomano, era stata una delle cause che avevano provocato la prima guerra mondiale.” “il ritorno di scena del nazionalismo serbo”.
Poi grazie alla NATO, UE e USA si risolve il problema.
Per l'autore di quell'articolo la colpa è sempre dei soliti serbi, una razza infame, che a causa del proprio egoismo e il desiderio di conquistare il mondo (per chissà quale motivo, forse per esportare antidemocrazia) mettono a rischio la pace mondiale.
Cari giornalisti, potete fare quello che vi pare finché scrivete quello che vi viene ordinato di scrivere, ma non per sempre, e sarebbe il momento giusto di ricordarselo.
Buon Natale!
«Али видиш, има нешто што би људи из Босне, бар људи твоје врсте, морали да увиде, да не губе никад из вида: Босна је земља мржње и страха.»
EliminaИво Андрић, Писмо из 1920.године (1946)
Spero d'aver riportato correttamente in lingua serba il passo di Andric.
Per qualsiasi coscienza sensibile, al di là dei proclami delle parti belligeranti e/o di quelli riportati, all'epoca, dai giornali e dalla televisione, quella jugoslava non è stata di certo "una di tante guerre". Credo si sia imposta piuttosto come qualcosa di drammaticamente incomprensibile ed irrazionale ad osservatori esterni.
Le sue vere ragioni, credo, siano state economiche.
Ma più in là non desiderò spingermi, essendo tristi e laceranti ricordi anche per chi ne è stato solamente spettatore.
"Ma vedi, c'è qualcosa che la gente della Bosnia, almeno della tua specie, dovrebbe vedere, non perdere di vista: la Bosnia è un paese di odio e paura".
EliminaHai riportato correttamente in lingua serba il passo di Andrić.
C'è molta verità in questa frase.
Sono serbo, nato è cresciuto in Bosnia e ho vista la guerra da vicino.
Vorrei sottolineare che la guerra non è iniziata spontaneamente e che il ruolo delle grandi potenze è stato determinante.
Attribuire soltanto ragioni economiche alla guerra mi sembra troppo riduttivo.
Chi sostiene che la colpa è solo del nazionalismo serbo e dei serbi per me è un criminale.
"Chi sostiene che la colpa è solo del nazionalismo serbo e dei serbi per me è un criminale."
EliminaLo è, davvero. Sono stato in Bosnia. A Visoko e poi a Kakanj, con la Tavola della Pace di Bergamo, nel 1983 e 1984. Un abbraccio e un grazie.
Ciao Dragan. Io quella guerra non riesco ancora ad interiorizzarla. Forse perché non mi è mai riuscito ad avvicinare un serbo (tranne una volta) senza avere un minimo timore, perché se conosci qualcuno devi dirgli chi sei e da dove vieni, di non potere infine instaurare un buon rapporto. A dire il vero con nessuna delle due vittime di quella guerra sono riuscito perfettamente a riconciliarsi.
EliminaLe altre vittime di quella guerra, oggi devono andare a Valona per lavorare, dove vengono trattati come un calabrese a Torino ai tempi della freccia del sud... oppure vivere in un non-stato nel quale non si augurerebbe al peggior nemico di doverci vivere.
Però qualche parola di quei giorni la ricordo ancora: tutti esperti di campi dei merli, di sciovinismo serbo e le foibeeeeeeee. Il sottolineare fino alla nausea che Tito era Croato, forse mi dava ancora più fastidio.
Nell' augurarti buon Natale mi viene di aggiungere, il ringraziamento alla NATO a Leuropa alla Germania e al Vaticano di aver reso nemici per sempre i due gruppi etnici che più si erano battute contro il turco, che ricordiamolo era la potenza occupante... e come occupava lo ha scritto benissimo Andric.
Saluti da piazza Skanderberg.
"Attribuire soltanto ragioni economiche alla guerra mi sembra troppo riduttivo."
Elimina@Dragan Garić
Quando ho parlato di "ragioni economiche" in realtà stavo unendo varie considerazioni sparse nella mia mente.
Quelle riguardanti la Jugoslavia, per lo più suscitate dalla lettura di "L'europeo (2011): Europeo 5 - Ex Jugoslavia, la guerra" e raffrontate con quanto ho appreso - in qualità di mediocre studente - su goofynomics in materia di macroeconomia.
Stasera, andando in cerca di studi sulle cause economiche della guerra jugoslava, mi son imbattuto in questo articolo che rimetto al tuo giudizio: Economic War Crimes: Dismantling Former Yugoslavia, Recolonizing Bosnia-Herzegovina
Esso, a mio avviso, sviluppa in modo organico quegli aspetti economici della guerra jugoslava che solo in modo vago e confuso si erano presentati nella mia mente.
@Kit Kot26 dicembre 2017 02:28
EliminaGrazie.
Ottimo articolo! Un'analisi profonda e completa. Consiglio vivamente la lettura a chiunque voglia capire le cause della guerra jugoslava. Ci sono delle analogie con la situazione attuale italiana e europea.
Ai diversamente europei suggerisco di usare Google Traduttore che in questo caso si merita i migliori complimenti.
Attenzione (europeisti della TINA) al ruolo della Germania amica! Il lupo cambia…
@Dino97725 dicembre 2017 20:55
La prossima volta porto questa, anche se l'etichetta vale più del contenuto (stiamo ancora imparando a fare il vino di qualità), e tu questa.
Il racconto delle guerre degli anni '90 ha avuto una ricaduta non da poco, vale a dire il far divenire i concetti di "nazione" e "nazionale" un pericoloso focolaio di infezione letale, in un circuito di semplificazione che sovrapponeva questi termini a "nazionalismo". Una sinistra (di base) smarrita, pacifista, in cerca di un'autorità sovranazionale che intervenisse in nome della "pace", finì in maniera assurdamente tragica con l'introiettare l'idea che ogni sovranazionalismo non potesse che essere un freno positivo.
EliminaI risultati li abbiamo visti negli ultimi dieci anni: dieci anni non di guerra di bocche da fuoco, ma devastanti un continente come e forse più una guerra, perché ne hanno distrutto e non al limite momentaneamente sospeso, il patto sociale, nella mancanza di coscienza delle vittime.
Buon Natale da una non cristiana che lo festeggia lo stesso perché le feste si festeggiano in nome della vita, Dragan.
Il fatto che la NATO abbia inghiottito i paesi dell’ex Patto di Varsavia, l’attacco alla Serbia con lo smembramento della Jugoslavia e ora la rivoluzione di Piazza Maidan, rientrano nel piano di accerchiamento della Russia, piano che l’anglo sionismo ha perseguito fin da quando è teorizzata, con Halford Mackinder, la necessità di neutralizzare la nazione che più di tutte poteva opporsi al consolidamento del potere talassocratico dell’impero britannico. Gli USA sono solo il braccio armato di quel potere finanziario che si nasconde nelle consorterie massoniche già dalla loro nascita nel diciottesimo secolo e da allora muove le pedine dello scacchiere internazionale per gestire il destino geopolitico del mondo.
EliminaIl dato che è stato e continua ad essere omesso sulla guerra in Jugoslavia è che il punto di rottura è stato raggiunto dopo che anni di politiche FMI (identiche a quelle applicate in Grecia e proposte per tutti noi; tra cui privatizzazioni selvaggie e divieto di stampare moneta) avevano portato la disoccupazione a livelli stellari (mi piacerebbe poter ritrovare l'articolo in cui avevo letto addirittura 70%).
EliminaSe la gente non ha occupazione, fa la fame e girano armi, è ovvio che se non è la religione o l'etnia sarà il colore dei vestiti o la squadra di calcio, ma qualcosa di brutto succederà. Soprattutto poi se ci sono interessi a rendere instabile una nazione tradizionalmente vicina alla Russia.
http://it.cultura.storia.narkive.com/0imwkEJJ/jugoslavia-fmi-e-ante-markovic
Eliminanon era questo l'articolo che ricordavo, ma è un punto di partenza che evidenzia bene il bullismo della UE, di cui personalmente io mi sono reso conto solo recentemente nei casi Grecia (pretesto "cattivi, fannulloni") e UK (cattivi secessionisti e basta).
Copio un pezzetto "La guerra in corso forniva il pretesto per determinate decisioni davanti alle opinioni pubbliche dei paesi ricchi: esse potevano essere giustificate nel nome della presunta "cattiveria" dei Serbi, mentre fino al 1991 l'unico argomento era stato quello delle pretese dei creditori, poco spendibile presso le opinioni pubbliche. È significativo notare che rispetto al territorio della ex-Jugoslavia è stata solo la nuova federazione fra Serbia e Montenegro ad essere sottomessa a drastiche misure punitive, insieme per un breve periodo anche alla parte serba della Bosnia-Erzegovina.
Le prime sanzioni furono stabilite dai ministri della CEE, riuniti a Roma l'8 novembre del 1991, a soli quattro mesi e mezzo dallo sfascio della Federazione. Per avere una misura delle sanzioni, si pensi che il commercio con la Comunità aveva rappresentato fino ad allora i due terzi degli scambi della Jugoslavia. Appena un mese dopo averle promulgate, l'Unione Europea ritenne di dover precisare che le sanzioni, proclamate genericamente "contro la Jugoslavia," dovevano intendersi applicabili nei confronti soltanto delle "repubbliche cattive", cioè la Serbia e il Montenegro. Una simile posizione è incredibile se si pensa che l'indipendenza di Slovenia, Croazia e Macedonia non era stata ancora riconosciuta (ma lo sarebbe stata dopo poche settimane), mentre quella della Bosnia-Erzegovina non era neppure stata proclamata."
Grazie Prof. Bagnai un bellissimo regalo.
RispondiEliminaNel giorno di Natale sarebbe un omelia perfetta per quello che siede ora a S. Pietro !
Buon Natale a tutti
Buon Natale a tutti.
RispondiEliminaBuon Natale a tutti,
RispondiEliminaapprofitto di questo spazio per segnalare un video nel quale mi sono imbattuto casualmente, è del 2013 e, a parte qualche errore, come ad es. nel tradurre 6000 miliardi di vecchie lire in 6 miliardi di €, dà la più semplice ed efficace definizione di neoliberismo: www.youtube.com/watch?v=aa1fwMfxGuc è dello sconosciuto (almeno per me) Nando Ioppolo, morto poco dopo la registrazione di questa intervista.
“Il lavoro fatto qui, a differenza del vostro, è un lavoro di verità e di pace: è tutto scritto, chiunque potrà giudicare.”
RispondiEliminaE la differenza è ben evidenziata dalle parole di Fabio Masini pubblicate oggi, 25 dicembre 2017 su "Formiche" (Formiche): "Se l’Europa intende essere una confederazione, ha ragione Kurz, e fa benissimo a tutelare gli interessi dei propri cittadini/elettori. Se invece intende essere una comunità di persone che si fanno carico collettivamente di problemi comuni, allora deve mettere in atto (e deve poterlo fare in maniera istituzionalmente credibile) procedure drastiche e rigorose per costringere uno Stato recalcitrante ad accettare la volontà collettiva, anche con l’uso della forza o, nel migliore dei casi, con l’espulsione dello Stato e dei suoi cittadini dall’Unione Europea.
Buona vita
Guglielmo
Un affettuoso augurio di Buon Natale a Lei Professore e a tutti coloro che per amore leggono e commentano questo luogo pieno di speranza!
RispondiEliminaIl discorso che fa l' Alberto sul fatto che la direzione comanda e loro eseguono è un po' forzato, e soprattutto una certa capacità di autonomia si è persa e credo poteva essere mantenuta; d'altronde organizzazioni interne ed esterne ce le hanno. Ricordo che negli anni '90, al Corsera, realtà che conosco bene, non era proprio così e credo nemmeno da loro; oggi forse è così ed anche al Corsera si sono messi i carri davanti ai buoi e sono consapevoli dei problemi dell' euro. Certo è una situazione davvero schizofrenica.
RispondiEliminaComunque abbiamo sofferto noi anche a causa loro, quindi soffrano anche loro, gli fa bene e comunque non sono sul punto di suicidarsi; ancora.
Comunque, dato che oggi mi sento buono come è d' uopo, gli dedico, parlo dei redattori e non dei poligrafici, per Natale, questa "IN THE AIR TONIGHT" per riflettere!
Mamma mia che bel post!!!!
RispondiEliminaGrazie Prof. Ancora auguri a LEI famiglia e a tutti noi!
Grazie.
Buon Natale al prof ed ai patrioti italiani che seguono il blog!
RispondiEliminaChi auspicava la selezione della mano invisibile liberista, mentre segava il ramo sul quale stava sopra, oggi è divinamente e giustamente punito.
Il post è uno splendido regalo di Natale da far concorrenza a Dickens.
Grazie
Nel mio piccolo vorrei fare anche io un regalo al blog: un articolo che illustra il pensiero di Richard Rorty e la sua analisi (per me non banale) della crisi della Sinistra.
RispondiEliminaL'articolo (in Italiano, sul sito http://www.iltascabile.com/) insiste sul fatto che Rorty aveva in un certo qual modo prefigurato il successo di Trump e in generale del populismo, ma le cose più interessanti per me sono altre.
Straordinario post, un bel gran regalo.
RispondiEliminaGrazie e Auguri per un sereno Natale.
https://ibb.co/fRL90R
RispondiEliminaRegali natalizi divulgativi quest'anno! Buone feste!
Grandissimo! Complimenti davvero, anche Babbo Natale è dei nostri. Spero che una di quelle copie sia per Marattin!
EliminaBuone feste e buon 2018 (senza euro si spera)
Stefano Crugnola
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaGrazie Stefano! No le copie sono solo per amici e parenti! Buone feste
EliminaGrazie Prof. per questo post bellissimo, da incorniciare. Una lezione di equilibrio e saggezza.
RispondiEliminaWow. Da incorniciare... in redazione.
RispondiEliminaStrano davvero come un post di Natale per qualcuno possa essere bel regalo e per qualcun altro un modo per fargli andare di traverso il panettone.
RispondiEliminaFelice di essere tra quelli che hanno trovato l’articolo un bel regalo (doppio, pensando alla faccia dei secondi mentre lo leggevano…).
Il tweet di Malte Laurids Brigge è perfetto ed io che non ho mai provato piacere per le disgrazie altrui, nemmeno quando queste corrispondevano ad un mio beneficio, ho provato un senso di rivalsa, perchè l'empatia che sembra scarseggiare in quella redazione si è trasformata in una dura lezione.
RispondiEliminaMa ho una certezza, non hanno imparato nulla, altrimenti si sarebbero vergognati di scioperare, o almeno avrebbero chiesto scusa per quanto scritto in passato.
Auguri di Buon Natale a questa meravigliosa oasi di cultura, approfondimento e confronto. E...buona lettura dell'editoriale di Socci su Libero...ideologicamente sono agli antipodi rispetto a Socci e ai CL boys, ma nel merito, sui punti sollevati nell'editoriale, sui riferimenti difficile affermare qualcosa di diverso. E qui veniamo ad un commento che mi frulla per la testa dall'ultimo goofy. Ho ascoltato l'appassionante discorso di un politico della cd. Prima Repubblica, un uomo di grandissima cultura, erede di una tradizione politica cha ha fatto la storia del nostro Paese. Sentire la sua analisi limpida è stato come fare un tuffo nel passato, quando ventenne ascoltavo le tribune politiche, mi accalcavo nelle piazze a sentire i comizi di quelle persone, poi spregiativamente etichettate come "professionisti della politica", che oltre a saper parlare in un italiano elevato ma comprensibile anche per il più distante e distratto dai banchi elementari, sapevano tracciare orizzonti, disegnare indirizzi, offrire visioni. Poi vennero i tecnici, con i loro numeri apparentemente asettici, e invece terribilmente politici anche quelli, ma incomprensibili alle masse, per le quali tutti quei numeri divennero l'equivalente del "sesomagnatutto". Ma quei tecnici non avrebbero potuto imporsi se quei politici e quella stagione non fossero stati spazzati via. Se fossero rimasti in piedi, avrebbero avuto la capacità di leggere quei numeri e di ribaltarli. Così non fu. Ora l'ultimo degli Jedi ha proposto al goofy di tradurre la sua forza culturale in progetto politico. Personalmente credo che questa oasi deve la sua forza oltre alla credibilità scientifica ed alla fierezza intellettuale del suo fondatore anche al fatto di essersi caratterizzata per la sua funzione di terreno di confronto. Sono sempre stato di sinistra e difficilmente mi convincero' a votare Salvini o Meloni. Mi risolvero' a dare credito a a quel leninista di Rizzo, e sarà un voto di testimonianza minoritaria. Ma so anche che se Salvini, Meloni e compagnia hanno messo in agenda un impegno a uscire dall'Euro, questa oasi è una delle pochissime realtà dove le sensibilità differenti dei Salvini, Meloni, Rizzo, Casapound e Porcaro possono dialogare alla ricerca di un punto di vista strategicamente funzionale agli interessi di ciascuno. Un dialogo che sarebbe altrimenti impossibile con contesti e strumenti tradizionali. Questa credo che sia la forza di questa bellissima comunità e dell'intuizione felice di chi l'ha con pazienza e iniziale solitudine edificata. Che la forza sia con lei Professore! Che la forza sia con tutti noi!
RispondiEliminaGrazie per aver contribuito a un bel Natale. Lei, Prof, con un post tra i più belli e dolorosi (ed è una gara dura). La nostra comunità con un ulteriore prova di affetto, coesione e collaborazione (interessante l'articolo di Socci ma, soprattutto, quello su Rorty). Temo che non ce la faremo a salvarci (io, che vivo all'estero da alcuni anni e ero riuscito a sfuggire a Monti, me lo ritrovo ora sotto mentite spoglie qui in Brasile, con tutto il corredo di stampa vergognosa, lotta alla corruzzzzione e autorazzismo, come da manuale) ma, anche se sembra un incubo, è un'avventura che vale la pena vivere. Vi voglio bene.
RispondiEliminaDa operaio che ascolta il Sole spesso e ne conosce il pensiero non riesco ad essere solidale con questo tipo di "lavoratori", non ci riesco proprio, anzi penso (con tanto di rancore) che un po' di giustizia è fatta e che la frase profetica che spesso lei professore pronunciava ("tanto la crisi arriverà pure da voi che vi pensate immuni") non potesse avere migliore applicazione pratica. Sinceramente godo nel sapere che tanta cattiveria verso il prossimo in difficoltà (come sono i lavoratori che scioperano) venga rispedita al mittente. È anche stupendo prenderli per il culo sui loro profili social e vedere le arrampicate sugli specchi che fanno.
RispondiEliminaDuro ma giusto.
EliminaSplendido post,di altissimo profilo,di un geniale Bagnai,in forma davvero strepitosa! Non mi va di infierire contro chi si trova i difficoltà o in disgrazia e,quindi,non ne parlo.
RispondiEliminaSicuramente,però,faremo una brutta fine, se ci mettiamo ad avversare l'assurdo ed iniquo sistema eurista solo quando avvertiamo di venire danneggiati personalmente e gravemente da esso.Dovremmo essere uniti per difendere la nostra democrazia,i nostri interessi nazionali legittimi e la nostra dignità,che non è certo quella di chi ritiene normale prendere ordini da paesi stranieri,quando lo ritiene stoltamene conveniente per sé.
Presto o tardi,prima o poi pagheremo quasi tutti,tranne pochi
miserabili o pochi fortunati,l'amarissimo prezzo della nostra
ignavia,grettezza,egoismo ed individualismo esasperato.Se c'è infatti una questione,su cui la stragrande maggioranza del popolo italiano e dei politici dovrebbero essere compatti
e d'accordo,è proprio quella dell'uscita dall'euro e del recupero della sovranità monetaria.
Su tutto il resto,poi,si potrebbe litigare,dividersi e contrapporsi,anche duramente.Ma non dovrebbe assolutamente essere oggetto di contrasto ideologico e politico il fatto che un paese,che voglia mantenere la propria libertà,democrazia e dignità,possa o meno essere diretto e guidato dalle autorità di popoli esterni,per di più
nostri concorrenti,come i francesi,i tedeschi,gli olandesi,gli austriaci...
Una cosa è collaborare e cooperare su problemi di comune interesse,un'altra cosa,ben diversa,è farsi asservire,depredare,colonizzare.
Purtroppo,se gran parte dei giornali,delle TV e degli altri media occultano le verità scomode e non tollerano un confronto ed una dialettica accettabili,come si può poi prendersela con la gente comune e,oserei dire,anche con alcuni governanti e politici(non certo tutti!)fuorviati
da una propaganda continua,ossessiva ed a senso unico,che
fra l'altro,alla lunga, diventa anche noiosa ed umiliante
per gli stessi lettori,ascoltatori o spettatori più o
meno avveduti?
Perchè il vero dramma non è solo la conversione al neoliberismo economico del pd e dell'intera sinistra(quasi),
ma la consistente ignoranza culturale sulle questioni economiche anche apparentemente semplici e basilari, nonostante gli encomiabili e nobili sforzi di Bagnai,Borghi,Galloni ed altri bravi,ma pur sempre pochi,economisti non assoldati dal grande capitale finanziario o da quello più tradizionale.
Concludo con un doveroso e sobrio grazie finale al nostro
grandissimo professore!
Voglio ringraziare il professore Bagnai perché è la luce in fondo al tunnel .Ci dà la speranza di ritornare ad una vita ed una economia Normale .
RispondiEliminaGrazie e Buon natale
Schadenfreude
RispondiEliminaCaro Frignolo,
Eliminaquesta lettura è un po' banalotta, come lo sono le varie letture della crisi a base di debbitopubblicobbrutto, castacriccacoruzzzzione, italianiuntermenschenfamilistiamorali con le quale vi avete allietato (!) per anni: sociologia di quart'ordine, spacciata per analisi economica, e spazzata via dall'analisi economica non appena essa, tramite questo blog, si è affacciata al dibattito.
Incapaci di uscire dalla trappola del moralismo peloso, razzista verso il vostro popolo, non riuscite a vedere il dato, quello che Keynes esplicita in modo così cristallino: siamo in guerra, in una guerra che VOI avete dichiarato al paese, e in guerra la categoria di Schadenfreude è sospesa per definizione. Certo che la catastrofe del nemico ti allieta: si chiama vittoria, per te, anche se per lui si chiama sconfitta. Propalando una visione ottusamente asimmetrica del mondo (quella in cui un debito non è mai anche un credito, una svalutazione non è mai anche una rivalutazione, ecc.), avete, volenti o nolenti, coscienti o incoscienti, condotto alla più lacerante delle asimmetrie. La guerra, appunto: quella guerra fra poveri che i vostri "esperti" (con o senza master) ci hanno dichiarato, e alle cui dichiarazioni voi compiacenti prestavate il vostro megafono, perché non avevate capito di essere anche voi fra i poveri, che anche voi sareste stati chiamati a combattere questa guerra dove tutti perdono, anche voi eravate sul menù del capitale (che infatti ora vi mangia e vi defeca).
Non è con questi atteggiamenti di superiorità morale che potrai accostarti al piatto della solidarietà di classe nel quale finora hai sputato. Fatene una ragione: sei inutile per chi stava dalla parte tua, e continui ad atteggiarti in modo nocivo per chi sta dall'altra parte. Io non ho niente di personale nei tuoi riguardi: non ti ho mai visto, né mai ti vedrò, ho incontrato persone più dure di comprendonio e meno umili di te, che a mio avviso sei una persona senz'altro brillante e probabilmente cosciente di certi processi. Ma devi cambiare atteggiamento, e non per fare un favore a me: per farlo a te. Io sono un liberale, quindi so che facendo il tuo interesse, faresti quello della collettività, e che aggredendo la collettività non fai il tuo interesse. Quando avrai interiorizzato queste parole, e ben compreso che esse non procedono da una preconcetta ostilità, torna qui, e ti insegnerò come si fa a scrivere di economia riuscendo a farsi leggere (con un capitale investito di zero euro).
Yours.
P.s.: la sintesi è: #stacce. Se avete proposte costruttive, le ascolterò.
Da una lacrima sul cricchio
EliminaHo capito molte cose
Che assurdità!
EliminaDovremmo rattristarci perché un lavoro socialmente dannoso sarà retribuito meno o impiegherà meno personale?
Le strade sono due, la prima è che si incarognisca ancor di più e vedremo quindi sparare cazzate ancor più sesquipedali, sperando di vendicarsi sulla società, la seconda, è che capisca l'approccio schizofrenico (d'altronde è lui che dice che il padrone non è lui e non può scrivere ciò che vorrebbe) alla analisi economica e venga a lezione da chi ha capito prima di tutti, cosa che gli eviterà guai peggiori. Ovviamente il discorso è valido in generale e non è personale.
EliminaIncredibile come ancora nel 2017 applichino categorie paternalistiche e moralistiche alla questione (siete svogliati, siete corrotti...) ad una situzione cristallina dal punto di vista scientifico, basterebbe leggere: mi sembra di essere tornato al Medioevo (se sei malato e' perche' hai peccato).
RispondiEliminaSe mai un giorno avrò un figlio utilizzerò questo comunicato del CdR IlSole24Ore per un’importante lezione di vita: barattare la propria coscienza e la propria dignità per avanzare nella scala sociale non paga mai. Prima o poi arriva il calcio che ti riporta al punto di partenza, servire alla mensa del padrone non significa farne parte.
RispondiEliminaUna proposta costruttiva ? Non ne ho . Ma una curiosità mi piacerebbe levarmela visto che Cricchio vira dal tragico al comico con il suo Schadenfreude . Oh Cricchio sei parente del comico Walter Chiari tuo omonimo ?
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaAnche i giornalisti del Sòla24ore faranno un video pietoso come quelli dell'Unità in cui diranno che non sono numeri (loro, mentre noantri sì...) ?
RispondiEliminaMi ha incuriosito il tweet in cui il giornalista dice che l'editore offre welfare aziendale in cambio di tagli allo stipendio, pratica che mi pare stia diventando di moda di questi tempi. Credo (ma potrei sbagliarmi e sarei contento se qualcuno mi spiegasse meglio la cosa) che la ragione per condurre questo tipo di operazioni risieda nel risparmio che l'azienda ottiene nel comprare "grandi quantità" di servizi, che al singolo costerebbero di più. Mi piacerebbe però sapere se ci sono studi sugli effetti macroeconomici di questi processi, che così a pancia mi sembrano essere piuttosto "deflattivi".
RispondiEliminaBuongiorno professore.
RispondiEliminaBellissimo articolo.
Due note:
- sono contento per i giornalisti "esperti" di economia :) di Radio24 che ci hanno inondato (da tempo non li ascolto più) ogni giorno per anni con un mare di affermazioni (ormai luoghi comuni senza fondamento) a cui potevano prestar attenzione persone come me digiune di economia (però sono sempre stato pragmatico: se una cosa non funziona, si cambia, si tentano altre strade; e che le loro ricette non funzionassero mi era risultato evidente e mi ha spinto ad informarmi; il web è stato di enorme aiuto, ho perso un po' di tempo a trovare le fonti giuste quali il suo blog, ma alla fine ci sono riuscito)
- i tassisti di Roma di una volta erano più preparati in economia (vedere Alberto Sordi su https://www.youtube.com/watch?v=rKQYTn40mHk&sns=em)
Complimenti, buon lavoro e buone feste!
Non ho nulla da aggiungere a questo articolo grandioso.
RispondiEliminaSolo grazie.
Provo a dare un' interpretazione: in legge di stabilità 2016 sono stati introdotti dei welfare benefit, attraverso i quali le aziende possono "gratificare" i dipendenti con dei crediti ( asili,palestre,buoni alimentari..etc) che verranno elargiti da società apposite , spesso multinazionali e assicurazioni, con tanto di totale deducibilità sia per l' impresa sia per il dipendente, che vedrà detassato il credito ricevuto.
RispondiEliminaE' il welfare aziendale...la mancetta per i lavoratori privi ormai di diritti sulla via del liberismo.
Colpisce il fatto che Annichiarico arrrivi a definirsi "operaio"!
RispondiEliminaAdesso, ma solo adesso,anche lui è un operaio!
Comunque, sarà anche certamente istruito, ma poco informato (a parte le questioni economiche, su ui ha già detto il Prof).
Il fantastico tweet di Cottarelli sul numero di insegnanti italiani fa il paragone con il G7 (e quindi anche con Russia e Cina).
In europa, il numero di insegnanti italiani è pari a quello degli altri paesi.
In realtà, di meno, dato che noi abbiamo anche gli insegnanti di sostegno, che negli altri paesi non ci sono.
Ma Cottarelli ha uno scopo ben preciso nello scrivere quel post.
E Annichiarico lo ha capito o non se ne è nemmeno accorto?
"Chi scava una fossa vi cadrà dentro,
RispondiEliminae chi rotola una pietra gli ricadrà addosso" (Proverbi 26). E' il contrappasso, come nell'Inferno di Dante, e la vendetta, come Ulisse alla fine dell'Odissea. Bagnai, uno a uno, fa strage dei Proci.
dovete leggere su FB come attacca Fubini ( lotta tra titani )tacciandolo di essere un cortigiano di napoletano del suo ex.direttore. Patetico
RispondiEliminaSe non ricordo male il sole 24 non è quel giornale dove si afferma che il problema in Italia è la scarsa produttività? Che la domanda è creata dall offerta? E allora che ci vuole, si diano da fare, facciano più articoli, un giornale da un centinaio di pagine, ne inviino in edicola il triplo delle copie e il problema l è risolto. STRADAR.
RispondiElimina