martedì 21 gennaio 2014

Zingales e la svalutazione strutturale continua

(...tanto nomini, nullum par elogium)

Vi avevo promesso che mi sarei occupato dei giornalisti. Invece, proprio a riprova del fatto che la categoria cui appartengo è migliore di quella alla quale appartengono loro, mi occupo (cosa che loro dovrebbero fare non dico più spesso, ma almeno una volta) di verificare le asserzioni contenute nell'audizione che un mio illustre collega, Luigi Zingales, ha tenuto presso la Commissione Finanze della Camera dei Deputati. Per motivi facilmente intuibili (vedi alla voce: "giornalisti") questa audizione è stata ripresa niente meno che dal Foglio, un quotidiano che "fa opinione" (l'uso del verbo "fare" avendo assunto di recente un noto significato politico).

Analoga sorte non era toccata alla mia, di audizione, ma non sempre si può vincere!

Un passaggio dell'audizione è particolarmente significativo. Ve lo riporto:


"Se l’Inghilterra non avesse potuto svalutare il 30-40 per cento rispetto all’euro, oggi sarebbe in una situazione molto peggiore di quella in cui è. Il vantaggio dell’Inghilterra è però che si è permessa, ha svalutato solo quando ne aveva bisogno, e non come politica strutturale continua, come ha fatto l’Italia negli anni 70 e 80"

Questo passaggio contiene un'affermazione giusta, ma banale: è assolutamente ovvio a qualsiasi economista che poter contare sulla flessibilità del cambio in caso di shock esterni facilita grandemente il processo di aggiustamento di un'economia. Semplicemente, se la domanda mondiale cala, e c'è quindi meno richiesta dei beni prodotti all'interno di un paese, normalmente ci sarà meno richiesta della valuta del paese in questione. Di conseguenza, questa valuta si deprezzerà, ripristinando rapidamente (e senza richiedere tagli dei salari) la competitività dei beni del paese in questione: il loro prezzo in valuta estera diminuirà, a parità di prezzo in valuta nazionale, perché la valuta estera costerà di meno. Se invece il paese è ancorato a un accordo di cambio fisso coi suoi principali partner commerciali, allora il ripristino della competitività, cioè il calo del prezzo in valuta estera dei beni nazionali, deve necessariamente passare per una riduzione dei prezzi in valuta nazionale (visto che il cambio non può scendere), e quindi, nel breve periodo, dei salari (visto che nessuno crede che la produttività possa crescere dall'oggi al domani con un colpo di bacchetta magica).

Ma il passaggio contiene un'altra affermazione, subdolamente errata: quella secondo la quale noi avremmo svalutato la lira "come politica strutturale continua" nel corso degli anni '70 e '80. Insomma, l'idea che noi non ci meritiamo di gestire la nostra valuta perché non sappiamo farlo, idea esposta, ad esempio, ieri, da qualcuno che non nomino durante la presentazione del mio libro (al che mi è venuto spontaneo girarmi verso il prof. Savona e dirgli: "Sta dicendo che tu e Masera non sapevate fare il vostro lavoro". E ci abbiamo riso su).

Se permettete, parlerò degli anni '80, e più esattamente del periodo dello Sme. Quello che segue è il grafico del tasso di cambio incerto per certo della lira rispetto al marco tedesco.



Due parentesi metodologiche, visto che a voi piacciono i post "tecnici".

Primo: i dati sono tratti dalle International Financial Statistics, che riportano i cambi in quotazione incerto per certo rispetto al dollaro o, nel caso dei paesi europei, rispetto all'Ecu. Forniscono cioè il prezzo in valuta nazionale del dollaro o dell'Ecu (cioè quante lire - o marchi - occorrono per comprare un dollaro o un Ecu). Le stucchevoli polemiche alimentate da alcuni dilettanti euronativi sulla presunta astrusità di questo metodo di quotazione urtano contro il fatto che le fonti internazionali lo adottano in modo prevalente, e per un motivo logico ben preciso. In generale, per un paese che non siano gli Stati Uniti, la valuta di riserva (quindi, in primis, il dollaro) è una risorsa scarsa (non te la puoi procurare "stampando" ma solo esportando), oltre a essere una risorsa necessaria per acquisire alcune materie prime. È quindi assolutamente ovvio che quello che interessa è sapere quanto essa costi in valuta nazionale, e questo è quello che ci dicono le fonti internazionali, con buona pace dei dilettanti.

Secondo: "Ma se le IFS riportano i cambi con l'Ecu, perché tu riporti il cambio col marco?". Perché l'ho calcolato come cross rate. Il prezzo in lire del marco (riportato nel grafico) è il rapporto fra il prezzo in lire dell'Ecu e il prezzo in marco dell'Ecu. Insomma: ITL/DEM = (ITL/ECU)/(DEM/ECU). Le serie utilizzate sono le medie di periodo (dati mensili), cioè: 136..EB.ZF... e 134..EB.ZF...

E allora?

"E allora, ecco, vedi, ha ragione Zingales, perché il prezzo in lire del marco è salito costantemente, e questo significa che la lira si è costantemente svalutata, quindi, come al solito, tu manipoli i dati, facciamo bene a non fidarci di te, che ce l'hai con l'euro perché vuoi distrarci dal vero colpevole: i mercati finanziari cattivi!"

(so che non potete crederci: eccovi serviti, ecco chi vi tutela, poveri consumatori!)

Calma!

Calma!

Ricordiamoci di una cosa che ci riporta all'essenza della Goofynomics: ogni svalutazione di qualcuno è la rivalutazione di qualcun altro. Ora, vi ricordate voi come funzionava lo Sme, il sistema di cambi fissi ma aggiustabili in vigore durante il periodo rappresentato nel grafico? Le valute partecipanti, fra le quali la lira e il marco, dichiaravano la propria parità centrale rispetto all'Ecu, una valuta "paniere" il cui cambio era una specie di cambio effettivo, cioè di media ponderata dei cambi di tutte le valute partecipanti (qui qualche dettaglio in più).

Quando vediamo che la lira perde terreno rispetto al marco, questo può dipendere da diversi fattori:

1) la lira si è svalutata rispetto all'Ecu, mentre il marco ha mantenuto la parità;

2) il marco si è rivalutato rispetto all'Ecu, mentre la lira ha mantenuto la parità;

3) una combinazione dei due effetti precedenti.

Come facciamo a sapere cosa è successo? Certo, osservare solo il cambio lira/marco non ci aiuta, eppure la domanda non è banale, perché, appunto, è strano come una svalutazione vista dall'estero somigli a una rivalutazione! Se ci vogliono più lire per acquistare un marco, si è rivalutato il marco, o si è svalutata la lira? Contabilmente i due fenomeni coesistono, sono equivalenti, ma dal punto di vista economico qual è stato il "motore", la causa, dell'aggiustamento osservato nel prezzo della valuta? Si può determinare?

Allora, mettiamola così. Il tasso di cambio è un prezzo, e in quanto tale dovrebbe reagire agli eccessi di domanda, in modo da "pulire" il mercato. Ora, qui di seguito vi riporto i saldi delle partite correnti di Germania e Italia negli anni dello Sme (mi scuso: la pigrizia mi impedisce di darvi dati più "fini", e le serie trimestrali dell'ultimo IFS cominciano dal 2005):


E qui qualche indizio lo otteniamo. Intanto, all'inizio dell'esperienza dello Sme sia Italia che Germania erano in posizione deficitaria (ricorderete che si veniva dallo shock petrolifero del 1979). Poi si riportano in equilibrio, poi la Germania decolla, e poi dal 1986 inizia - con il cosiddetto Sme credibile - lo slittamento verso il basso dell'Italia. La Germania ha un reversal nel 1991, a causa delle massicce importazioni di capitali seguite al crollo del muro, e l'Italia nel 1993, a causa del crollo dello Sme credibile, che credibile non era e esplose nel settembre del 1992 (come sapete).

Ora, in questo periodo, chi è stato più lontano dall'equilibrio? Noi, o loro? (Suggerimento: loro sono quelli in blu).

Loro!

Bravi. E qui qualche scemo dirà: "Ecco gli astrusi sofismi di Bagnai che vuole convincerci che noi italiani non siamo quelle merde che evidentemente siamo - beninteso me escluso - mentre i tedeschi sono tutti Übermenschen - Hartz incluso!"

Eh, caro autorazzista (giornalista, politico, o semplicemente pirla che tu sia), stavolta però non attacca! Perché, vedete, per capire se svalutavamo noi, o rivalutavano loro, basta andare a vedere la cronologia dei riallineamenti del cambio all'interno dello Sme, che trovate qui. Vi riassumo in un quadro sinottico i principali episodi:


Che si vede? Si vede che in effetti, nella storia dello Sme, sono stati più frequenti, e cumulativamente più rilevanti, i riallineamenti del marco, che quelli della lira. Inutile dire a voi (a per altri versi al dr Trezzi) che in questa tabella le svalutazioni hanno segno più (aumento del prezzo della valuta estera in termini di valuta nazionale) e le rivalutazioni segno meno (diminuzioni del prezzo della valuta estera in termini di valuta nazionale). Ora, il dato è e rimane che la lira si è riallineata quattro volte, il marco sei, e l'importo cumulato dei riallineamenti della lira è più o meno lo stesso di quello dei riallineamenti del marco.

Attenzione, c'è un caveat, ed è questo: ricordatevi sempre che la lira (come la sterlina, l'escudo e la peseta) era entrata nello Sme con una banda di oscillazione allargata (del 6% anziché del 2.25%). Questo spiega perché la cumulata dei rispettivi riallineamenti non coincide con il deprezzamento totale del cross rate. Insomma: il riallineamento cumulato cross fra lira e marco è intorno al 40%, il deprezzamento effettivo della lira rispetto al marco è intorno al 60% (per effetto dello sfruttamento degli ulteriori margini di adattamento dell'una e dell'altra valuta, e ovviamente senza contare il "botto finale" fra settembre e ottobre 1992).

Ma il punto rimane: se osserviamo l'andamento di lira e marco rispetto all'Ecu, cioè allo standard di riferimento del sistema, non osserviamo una storia di continuo deprezzamento della lira:


Anzi! È vero che il marco si è costantemente apprezzato (gli Ecu costavano sempre meno in termini di marchi), ma... ci mancherebbe pure! Avete visto qual era lo sbilancio della Germania? Viceversa, la lira non si è costantemente deprezzata rispetto all'ancora nominale del sistema: si è apprezzata, ad esempio, fra l'estate del 1985 e l'autunno del 1986 (nonostante che nel frattempo riuscissimo a portare i conti con l'estero da un lieve deficit a un lieve surplus), e poi ancora fra l'estate del 1988 e quella del 1989.

E questa sarebbe una "politica strutturale continua" di svalutazione?

A me non sembra. A me sembra, viceversa, che questa conclusione somigli molto a un uso ideologicamente distorto di dati statistici. A me sembra che qualcuno voglia imputare a nostre inefficienze quello che era anche l'esito naturale della consueta politica di aggressione mercantilistica da parte tedesca: un apprezzamento del cambio del marco. A me sembra che ci sia qualcuno che disperatamente cerca di non farci capire che l'euro non è stato introdotto perché noi non svalutassimo, ma perché la Germania potesse non rivalutare, cosa che dentro lo Sme faceva, con frequenza maggiore di quanto noi dovessimo svalutare. Ma, naturalmente, questa è solo un'opinione mia (e della cronologia della Bis, e del database dell'Imf).

A me sembra, insomma, che ci sia qualcuno che vuole in tutti i modi farci capire che noi la nostra libertà non ce la meritiamo, perché non sappiamo usarla se non in modo sleale. E questi nemici della (nostra) libertà si fregiano dell'epiteto di liberali o liberisti!

Libertà, quante fesserie si dicono in tuo nome...

O anche, se volete, passando dalla ghigliottina a Catilina: Quousque tandem, Ludovice...


Addendum del 22/1/2014 alle 13:29: Guardate un po' qui come stavano le cose? Pare che i francesi fossero contrari alla rivalutazione del marco, e che invece chiedessero quello che poi si chiede ancora oggi: una minore repressione della domanda interna tedesca, E guardate anche gli argomenti usati dai tedeschi. Da una parte la grandeur, dall'altra la paura dell'inflazione... L'economia del trauma infantile, insomma... Ma che i tedeschi, dato il loro surplus, fossero loro a dover rivalutare, lo ammettevano perfino loro! Quindi, cari libbberisti, ma de che stamo a parla'?

Chicago, ladrona, er web nun perdona...

(con un ringraziamento a Andrea Mazzalai di icebergfinanza che ha recuperato questo interessante articolo).

96 commenti:

  1. Magistrale! E' incredibile come da una brillante analisi economica scaturiscano sempre nuovi spunti di riflessione: leggere i suoi post è come leggere un buon giallo, anzi ancor meglio, perché qui il colpevole è sempre lo stesso (lo spaghetti-liberista, anti-italiano ed auto-razzista), ma ogni volta si arriva alla fine sorpresi ed ammirati!

    Come facevano a non premiarla per il "Tramonto", sarebbe stato come ignorare Agatha Christie ad un premio per il miglior thriller... Ancora complimenti di cuore per il "Canova"!

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  2. Ho capito, anzi sono ormai due anni che ho capito.
    Mi lascia perplesso però la frase finale di Zingales, perché o non ha capito quello da egli stesso affermato oppure è passato al nemico.
    Divento matto.

    Un saluto.

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  3. Con ordine:1) complimenti per il meritato riconoscimento
    2) E' inutile, questi mentono ancora, ma noi, grazie a lei, conosciamo la realtà e possiamo condividerla.
    3) Ho letto di un nuovo incontro a Roma il 24 gennaio. E' aperto al pubblico? Dopo aver consigliato la lettura del suo blog e del suo libro, molte persone vorrebbero ascoltarla da vicino: Grazie

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Magistrale confutazione.
    Ci hanno preparato già da venti anni ad una progressiva colonizzazione, fondata sulla nostra strutturale inferiorità morale: corruzione, berlusconismo, clientelismo, evasione fiscale. Ma quando penso a quanto e come hanno lavorato i miei genitori e la grandissima parte di italiani, non immagina, caro prof, il friccicore che provo davanti a tanta vile aristocrazia pseudo-intellettuale

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  6. Mi metto da solo nella categoria "persona dalla limitata capacità di comprensione" .. ma non riesco a capire il vantaggio della Germania nel rivalutare il marco. Questo non avrebbe reso meno convenienti le sue esportazioni?

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    1. Infatti la Germania non vorrebbe rivalutare, motivo per cui volle prima lo SME e poi l'euro

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    2. gli euristi ti direbbero che così vanno in vacanza a Parigi o New York e tutto costa una sciocchezza, con il cambio forte..
      peccato che se diventa troppo forte i prodotti delle tue imprese diventano altrettanto cari, ne vendi di meno e si crea disoccupazione..e sempre meno persone possono andare in vacanza a Parigi o New York

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    3. Infatti non vogliono rivalutare! La rivalutazione di una moneta non è una cosa decisa necessariamente a tavolino, ma avviene automaticamente quando si esporta tanto come loro: ecco perché hanno voluto ingabbiarci in un cambio fisso, per continuare a esportare senza dover rivalutare! Chiamali fessi...

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  7. L'euro non è stato introdotto perché noi non svalutassimo ma perché la Germania potesse non rivalutare. Se l'ho capito io con la terza media, quelli che non lo capiscono avranno fatto al massimo le elementari o saranno in malafede?
    Boh.......

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    1. guarda, Paolo mio, gli adepti della religione Euro o sono ignoranti, o sono imbecilli, o sono in malafede. altre opzioni non ce ne sono, e quelli in malafede sono almeno il 70%.
      io, ormai, non ho più dubbi.

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  8. scusi ma se noi svalutavamo e la germania rivalutava perche il saldo delle partite correnti era positivo per loro e negativo per noi? mi sono perso.....non riesco a capire la dinamica

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    1. Se ho ben capito... fino all'85/86 non avevi lo SME credibile e le Partite Correnti non erano molto sbilanciate. Da quel momento nessuno svaluta/rivaluta (o addirittura le parti si invertono.. in termini reali la Germania inizia a svalutare e noi a rivalutare) e iniziano gli squilibri. A quel punto solo un "botto" (riunificazione Germania o Italia che finisce i soldi) riesce a rimettere le cose a posto.
      Mi sembra anche di capire che non ci sono periodi molto lunghi di cambi lasciati fluttuare liberamente: fino al 71 hai Bretton Woods, poi i primi accordi intra-europei e lo SME dal 79. Forse dal 93 al 97 ma e' appunto un periodo breve.

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    2. grazie ora ho le idee un po più chiare

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  9. Tanto di cappello prof, ancora una volta una analisi magistrale, attenta e basata su dati incontrovertibili: c'è una cosa che lascia atterriti, la reiterata retorica di chi ci vuole inculcare che non siamo degni di autogovernarci, che siamo sporchi, brutti, indolenti e cattivi: favoriscono il governo dell'economia teleguidato da Bruxelles per togliersi la responsabilità di elaborare ed attuare una qualsiasi politica economica? Io non riesco a credere neanche per un momento a questa presunta buona fede nel rifuggire dalle responsabilità- C'è una intera classe politica autoreferenziale ed organica alla finanza dca cui è foraggiata che pensa che comunque il governo della BCE agli ordini di Berlino sia il migliore dei governi possibili. In fondo possono stare al loro posto addebitando tutti i problemi ad un vincolo esterno: come fanno a restare ciechi, miopi e soprattutto inerti? IL problema è che dopo la tua audizione in commissione finanza, come fanno a dire che loro non sapevano della insostenibilità dell'euro a trazione tedesca? MI indigna il pensare che sanno quanta gente sta vedendo crollare la propria vita con la perdita del lavoro, mentre loro continuano imperterriti a propugnare i "vantaggi dell'euro". Pur nell'indignazione profonda, rimango ottimista: persone come te, Luciano Barra Caracciolo, Antonio Maria Rinaldi, Claudio Borghi e tutti i vostri collaboratori vedrete premiati la Vs. incredibile opera di divulgazione: questa classe politica conta su una massa di inermi, ma grazie a Voi non è più così, la macchia della consapevolezza si sta allargando sempre di più, a tutti i livelli, ne verranno travolti.

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  10. mah... veda, professore, la domanda cui l'europeista non riesce a darmi risposta è: il vostro (non mio) grande presidente Ciampi ci ha ripetuto come un mantra per sette anni (e meno male che s'è fermato), "l'Italia è un grande Paese!"; bene, se lo siamo allora perché ci ha fece dono del vincolo esterno? tacciono, balbettano... Ma lasciamo andare.
    Mi concentro un attimo sui giornalisti perché certe cose bisogna dirsele, dato anche che sono un pubblicista.
    Sguazzare in certe teorie è più facile e meno faticoso. Non ha bisogno di studio, analisi, approfondimento.
    Report e/o La Casta hanno fatto scuola! Si entra nelle documentazioni delle amministrazioni, oggi spesso on line, si recuperano delle carte (abilità, questa, del cronista), si fanno un po’ di conti e si denuncia uno spreco. Seguono le molteplici interviste a povere pensionate da 500 euro al mese con bollette stese sul tavolo, le si segue anche al mercato per vedere come si districano, e noi finiamo per essere nelle stesse condizioni di voyeurismo dei plastici di Vespa. Alla fin fine, nello schema comunicativo, tra l’efferato delitto e la lotta per l'auto-conservazione della vecchina, non c’è molta differenza.
    Il prodotto funziona: accende la rabbia e fa ascolti!
    E la rabbia, che come la mia cara moka ha bisogno di una valvola di sfogo, convince profonda-mente che questo è il problema: i soldi non è vero che non ci sono, ma sono spesi male e sempre a favore dei soliti privilegiati.
    Le trasmissioni tv costruite su ciò si moltiplicano, e guarda caso uno dei principali frequentatori è proprio il nostro "3figlietti".
    Invece, pe' capì un grafico sulle partite correnti ce vo' un po' di applicazione (io sento che ancora non ci sono riuscito del tutto, perdonerà, ma ce provo!), mentre invece è così facile dire la prima cosa che ti passa per la testa, e che ovviamente è l'ultima che hai sentito, basando tutto su quella mezza verità del mestiere secondo cui il giornalismo lavora sulla "velocità".
    un vecchio amico, giornalista in pensione, ha avuto il merito di inventare la definizione "esodo" per le partenze agostane. una sera d'estate era incavolato - aveva appena sentito un paio di tg - perché si chiedeva: "ma possibile che dopo 18 anni nessuno s'è ancora cercato un altro termine?".
    Questi non studiano, se no conoscerebbero l'aforisma di un grande giornalista e piacevolissimo poeta, Ernesto Ragazzoni: "Non avere fretta, le notizie urgenti non esistono; la cronaca ha i suoi ricorsi, come la Storia. Basta cambiare la data".
    E noi attendiamo fiduciosi il ricorso della Storia, mi pare. ;-)

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  11. Angiola Armellini, maxi evasione per l’ex di Tabacci: aveva 1.243 immobili sconosciuti al Fisco.
    Naturalmente l'ex lo ignorava e andava in tv a fare il politico integerrimo e a dare lezioni di moralismo.
    Mi piace immaginarlo paonazzo con la pressione a 300, come quella sera che ha avuto la sventura di incontrare lei all'Ultima parola.

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    1. ho pensato esattamente la stessa cosa quando ho visto un tweet che segnalava la relazione con l'algido Tabacci ... non se poteva vede' quando pontificava alla tivvu' ed evidentemente un perche' c'era. Dovremmo dare retta piu' spesso al nostro istinto ...

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  12. Perché commentare l'intervento di Zingales? Non vale la pena, chiunque lo legga capisce quanto è contraddittorio, superficiale e ideologicamente orientato. Un cumulo di affermazioni apodittiche, davvero indegno di un professore con lungo cv. Nulla di più lontano da una "dissertazione scientifica", un ennesimo mattone sulla "credibilità" non dell'Italia, ma di certi italiani.

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    1. Tutto l'intervento non l'ho ancora letto, non so se un giudizio così reciso sia giustificato, ma questa storia che la "povera Germania" soffriva perché noi "svalutavamo slealmente" è il cavallo di battaglia (un po' bolso) di Prodi, quindi valeva la pena di raccontare i fatti. Non ho nulla di personale verso il prof. Zingales che ha detto molte cose oneste (e non sto a ripetervele).

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    2. Anche Zingales non ha voluto ripeterle (le cose oneste).

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    3. Gli italiani sono incapaci di governarsi da sé = gli ALTRI italiani sono incapaci di governarsi da sé: NOI che siamo legittimati dagli stranieri siamo capacissimi.
      Il vincolo esterno è semplicemente l'ideologia di legittimazione della nuova classe dirigente post Mani Pulite. Ricordo che Lenin un giorno disse che le classi dominanti sono capacissime di negare persino la geometria euclidea, per giustificare il proprio dominio.

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  13. Francia: il nuovo malato d’Europa

    Un contratto sociale piuttosto che il capitalismo rosso con denti e artigli. Tale è la promessa di François Hollande al popolo francese e ai mercati finanziari, come ha illustrato il suo piano per rilanciare la seconda più grande economia della zona euro. Il fondale era familiare a studenti di politica britannica nel 1970: l'aumento della disoccupazione, la crescita debole, una business community di scontenti, bassa produttività e tasse elevate. Hollande non ha usato la frase, ma tutti hanno capito il sottotesto del suo discorso: la Francia è ora visto come il malato d' Europa.

    La soluzione di Hollande è quello di offrire agli affari francese un accordo. La spesa pubblica verrà tagliata da € 50 miliardi e l'uso di risorse statali reso più efficiente. Sarà tagliato il nastro rosso. I costi sociali che devono affrontare le imprese saranno tagliati di € 30 miliardi. Ma in cambio, le imprese dovranno ampliare la propria forza lavoro, garantire di offrire salari dignitosi e fornire una migliore formazione. Già nel 1982, il predecessore socialista di Hollande, François Mitterand aveva eseguito una stridente U-turn quando ha sostituito il keynesianismo in un paese con una forte politica.

    Questo non è uno di quei momenti. Invece, è un avvertimento che la Francia potrebbe affrontare un ristagno economico nel giro di un decennio, insieme con alcune modeste proposte per mettere le cose a posto. C’è poco spazio per placare i timori di coloro che pensano che la Francia, piuttosto che l'Italia o la Spagna, è il paese più vulnerabili della zona euro. …

    Q.E.D

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    1. Buone notizie! Se crolla la Grecia o l'Italia, vabbè si sapeva: sono PIGS... Ma se crolla la Francia, beh... allora forse sarà necessario andare alla causa e non al sintomo della recessione...

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  14. prof, zingales è pure quello per cui l'italia è un paese solo turistico o quasi.. 'sta gente odia il ns PAESE e si vanta(no) che negli USA non ha(nno) fatto il portaborse a nessuno... certo, per essere amministratore in una banca questo ed altro..

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  15. MaZinga ha detto che abbiamo sprecato il dividendo dell'euro pari al 50% del PIL, cioè circa 800.000.000.000 di euro......

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  16. Lo stantio refrain "italiani svalutatori compulsivi" è il "somaro di battaglia" degli euristi teutonicizzati spesso gli stessi che giudicano la contabilità nazionale un obsoleto retaggio di un passato primitivo. Salvo poi accorgersi che i fatti vanno nella direzione opposta. La Germania è sempre stato un paese a foprte vocazione mercantilista e ha sempre fatto tutto quanto era nelle sue possibilità per tutelare il proprio interesse nazionale, cosa che in Italia apparirebbe come un'eresia.
    I riallineamneti di fatto furono sospesi nel 1987 in vista della gloriosa fissazione del cambio preludio alla moneta unica. e infatti di li a poco scoppiò la crisi (1992).
    Le svalutazioni della Lira verso il Marco però sono sempre state inferiori ai differenziali d'inflazione quindi in termini reali vi fu una svalutazione del Marco. Esploso lo SME l'export italiano è decollato fino al definitivo collasso con l'euro che di fatto ha segnato in termini reali una pesante svalutazione del Marco.

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  17. A proposito di autorazzismo, visto che sono un "citazionsta", ne ho trovata una buona di un'oscuro scrittore che credo bazzichi le zone dell'Aprutino:

    "Ma si sa, certi popoli sono disciplinati, e rientra nella disciplina anche una certa difficoltà di capire, e riluttanza ad approfondire, cosa accade fuori da casa propria, oltre la ringhiera del proprio giardino bordato di fucsie, cosa accade laggiù, dietro quella collina verso la quale si avviano tanti treni, o laggiù, in quei Paesi verso i quali si avviano tanti capitali."

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  18. Fra l'85 e '91 la lira si rivalutò paurosamente sul dollaro (cambio 26/02/1985 2167,95, 12/02/91 1094,47, 25/08/92 1072,505.
    Sarebbe interessante un grafico lira / marco che tenese conto del taso reale (come sottolineava il compianto prof. Graziani era il marco che svalutava).

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    1. Certo. Del resto nel 1054 esplose una supernova a circa 6000 anni luce dalla Terra, gli astronomi cinesi e quelli arabi registrarono il fatto, che è rappresentato anche in alcune pitture rupestri degli indiani d'America, e pensa, ancora oggi, se guardi verso zeta Tauri con un buon binocolo, puoi vedere una macchiolina, che con un buon telescopio riconosceresti essere la nebulosa del Granchio. Non ti dico poi della pulsar che c'è al centro della nebulosa: una cosa interessantissima.

      Tu potresti dirmi: "Forse, ma che cazzo c'entra con quello che ho chiesto?".

      E io potrei risponderti: "Appunto: quello che hai chiesto - e di cui ho ampiamente parlato altrove - che c'entra con quello che ho detto in questo post?"

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    2. (ah, visto che sei così preciso saprai che la supernova in realtà esplose nel 5000 a.C., solo che, sai, per via di quei 6000 anni luce, qui il segnale arrivò nel 1054. Spero che il mio segnale arrivi prima...)

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  19. Il fatto che pur esportando molto il cambio si dovesse apprezzare così platealmente mi ha suggerito or ora che un buona parte degli utili delle kartofen-aziende non venissero girate ai lavoranti....altrimenti avrebbero attenuato, comprando alcunchè di estero o rincarando il costo dei prodotti nazionali, le oscillazioni del cambio. Dopo la lettera di Andreatta, riportata da Galloni, che candidamente confessa di aver voluto alzare i tassi sui BOT nell'81 per prosciugare quei quattro milioni di partite iva con bassi profitti; ci voleva insomma trasformare in una piccola germania dove poche mani rigonfie hanno una elevata propensione al risparmio...il segreto del miracolo tedesco...

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  20. IL GAP TRA I SALARI PUBBLICI E PRIVATI: uno studio della Commissione Europea – Direttorato Generale per gli Affari Economici e Finanziari (ottobre 2013)

    Lo scorso ottobre 2013 è stato pubblicato il lavoro da cui abbiamo tratto il titolo: Economic Paper n. 508. Il lavoro si proponeva di valutare le dimensioni del divario salariale tra i settori pubblico e privato all’interno dei paesi dell’Unione Europea per gli anni 2006 e 2010. Da esso, si evince che i dipendenti del settore pubblico si trovano a godere dei salari medi più elevati rispetto ai lavoratori comparabili nel settore privato.

    In un contesto di modesta crescita economica, i governi europei si sono impegnati nello sforzo senza precedenti di consolidamento delle finanze pubbliche. In considerazione dell’entità dei necessari aggiustamenti di bilancio e visto che il contributo al sostentamento dei programmi di consolidamento dal lato delle entrate (il privato) non è aumentabile oltre ed oltretutto è anche meno efficace, un certo numero di Stati membri sta valutando l’ipotesi di un controllo più rigoroso sul lato della spesa.

    Infatti, il raggiungimento di un grande consolidamento fiscale senza ridurre la spesa salariale pubblica sarà difficile dato che rappresenta una quota considerevole del totale spesa pubblica. Inoltre, tagli ai salari pubblici tendono ad essere considerati meno dannosi per la crescita di altre voci di spesa del governo (ad esempio, investimenti pubblici con impatti sulla produttività dell’economia) . La riduzione della massa salariale pubblica può essere raggiunta attraverso tagli ai salari o ridimensionamento della forza lavoro (ovvero licenziamenti e mancato turnover).

    La scelta appropriata, tuttavia, tra i due strumenti dipende da molte considerazioni. Queste considerazioni implicano il salario relativo prevalente nel settore pubblico, la produttività dei lavoratori pubblici, il numero di settori in cui il pubblico è attivo, organizzazione del lavoro e adattabilità alle esigenze del pubblico, la necessità di garantire la qualità di servizi pubblici che richiede lavoratori di alta qualità nel settore pubblico.

    Inoltre , al fine di valutare se i tagli alla spesa per il personale pubblico sono giustificati, si deve valutare se i salari sono sostanzialmente più elevati nel settore pubblico che nel settore privato tenendo conto della produttività.
    Lo scopo di questo lavoro è quello di valutare la dimensione del divario salariale tra pubblico e privato nei paesi dell’Unione europea, cioè uno dei due elementi che permettono una giustificazione della scelta di ridurre i salari nel settore pubblico.

    Chiaramente un elevato divario salariale aumenta la probabilità che una riduzione della massa salariale pubblica possa avvenire principalmente tramite un taglio dei salari. …

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  21. Ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahah

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  22. Ah quella adorabile stella di neutroni. Li si che la materia si rivaluta. Vanno a fare la spesa col cucchiaino mica con la carriola. ma che pure tu ti sei innamorato del cielo leggendo Al di la della luna di Maffei?

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    1. (e anche "I mostri del cielo". Anche come divulgatore ho i miei modelli. Ora lo sto leggendo a Uga).

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    2. Professore, allora questo non può assolutamente mancarlo, se riesce a trovarne una copia: "Cosmo" di Giles Sparrow. E' il più bell'atlante fotografico del cosmo in circolazione, aggiornatissimo e meraviglioso. Un bambino che lo veda non se ne stacca più, davvero spettacolare. Ho rischiato di fare dell'astrofisica una professione, se l'economia (familiare) non mi avesse condotto a più miti consigli, ma ogni volta che trovo chi si interessa al tema sento rinascere il vecchio amore.

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  23. Prof., non capisco verso la fine quando commenta l'andamento ITL/ECU e DEM/ECU.

    Lei scrive: "Anzi! È vero che il marco si è costantemente apprezzato (gli Ecu costavano sempre meno in termini di marchi), ma... ci mancherebbe pure! Avete visto qual era lo sbilancio della Germania? Viceversa, la lira non si è costantemente deprezzata rispetto all'ancora nominale del sistema: si è apprezzata, ad esempio, fra l'estate del 1985 e l'autunno del 1986 (nonostante che nel frattempo riuscissimo a portare i conti con l'estero da un lieve deficit a un lieve surplus), e poi ancora fra l'estate del 1988 e quella del 1989."

    Quello che io vedo, a parte l'andamento più "disturbato" del cambio ITL/ECU rispetto a DEM/ECU, è una svalutazione della Lira di circa il 30% nel periodo, ed una rivalutazione del DEM del 20%. Per cui non sarei d'accordo quando scrive appunto: ""Anzi! È vero che il marco si è costantemente apprezzato (gli Ecu costavano sempre meno in termini di marchi), ma... ci mancherebbe pure! Avete visto qual era lo sbilancio della Germania? Viceversa, la lira non si è costantemente deprezzata rispetto all'ancora nominale del sistema".

    Perché alla fine della fiera la svalutazione italiana è stata comunque similare alla rivalutazione tedesca. ma magari ho capito male il senso io di quello che ha scritto.

    Comunque grazie del lavoro che svela come DA SEMPRE la Germania è fattore d'instabilità in regime di cambi fissi e che mai ha attuato politiche per favorire la convergenza (che per ovvi motivi non vorrà mai).

    cordialità

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    1. Prova a inserire il concetto di "rispetto a" nel ragionamento precedente.

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  24. Gli eventi di inizio 2014 evidenziano i primi sintomi di un’Europa all’attacco del patrimonio italiano?

    E’ opinione di chi scrive che ci siano stati tre eventi importanti nelle prime tre settimane del nuovo anno. Il primo è una nota di stampa, ripresa da alcune importanti testate nazionali, in cui viene evidenziato come secondo Barroso l’Italia sia indietro nelle riforme con l’obiettivo della riduzione del debito pubblico, al contrario di quanto fatto dalla Spagna.

    Il secondo evento è stato descritto dagli organi di stampa nazionali come una visita informale di Olli Rehn in Italia, un pranzo ‘informale’, in visita a Roma al ministro Saccomanni : in tale incontro sembra sia stato stato reiterato il solito messaggio da parte del fido guardiano dei conti europei in salsa finno-tedesca, appunto il commissario Olli, messaggio in cui vengono chieste con reiterazione le privatizzazioni – oltre ad altre misure – come condizione necessaria ad un allentamento dell’austerità euro tedesca. Il terzo evento è chiaramente l’accordo, o presunto tale, tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale.

    E, mi si permetta, non voglio entrare nel merito delle colpe italiche, che innegabilmente esistono: quello che mi preme come sempre sottolineare è che non ritengo ammissibile che un supposto partner di un’ Europa che ha sempre meno significato e scopo se non quello di fare arricchire la Germania ed i paesi satelliti approfitti – potrei dire anche condizioni – dello stato di crisi dei periferici per propri interessi prettamente economici, visto che da questa Europa sta traendo profitto solo il gigante teutonico attraverso una moneta artificialmente svalutata per via della sola presenza nel paniere dei tanto biasimati – e dunque direi anche tanto preziosi - periferici.

    Un breve commento: i primi due eventi sembrano assolutamente convergenti, ossia dimostrano se ce ne fosse ancora bisogno l’interesse europeo affinché l’Italia alieni le uniche due vere multinazionali di Stato che ancora possiede, ENEL ed ENI, considerando Telecom Italia tecnicamente già finita. …

    La verità è un’altra: l’Europa sembra avere interesse affinché i periferici siano stritolati dagli interessi da pagare ai detentori dei titoli del debito pubblico [che guarda caso sono in gran parte gli stessi che oggi impongono l'austerity] al fine di poter ordinare riforme che inevitabilmente andranno ad incidere sul benessere della popolazione, potendo successivamente attingere a quel grande serbatoio di ricchezza che per l’Italia da un lato è il risparmio delle famiglie e dall’altro le aziende di Stato da privatizzare.

    Diciamo che ormai le prove si sprecano, tutte le ricette di austerity sono state vaticinate da fior di economisti nella migliore dei casi come inutili con il fine di innescare la crescita e di ridurre il debito pubblico, per cui qualcuno dovrebbe iniziare a chiedersi se dietro alle richieste europee possano celarsi interessi divergenti rispetto a quelli dei paesi che devono applicare tali rigorosissime misure. …

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  25. Peró professore, a me piacerebbe che facesse una bella critica a tutto l'intervento di Zingales. É necessario! Si sforzi! Capisco molto bene quanto le costi, ma finisca di leggere l'articolo. L' ''onestá" di Zingales mi sembra schizofrenica. Cioé una parte di lui, quella onesta, sa come stanno le cose, ma c'é un'altra parte, quella non onesta, che non lo puó ammettere. E le due parti convivono, ma separatamente. Schizofrenicamente. Deve essere dura, peró! Mi fa quasi pena.

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    1. La critica all'intervento di Zingales che non sta in questo post è già stata scritta: è il Tramonto dell'euro.
      Ho letto con una certa rapidità, e magari (anzi, quasi sicuramente) son beato. Ma i luogocomunismi ci sono tutti.
      Insomma, un intervento più di effetti speciali (e fortemente ideologico) che di sostanza.

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  26. Era incredibile, ma lui conosceva bene quale svalutazione strutturale avesse colpito l’Europa, anche se molti suoi detrattori lo accusavano di un servilismo neoliberista maniacale.

    Era conosciuto come il Chicago boy del Nord Est. Lei però non sapeva nuotare. Allora lui le disse:"Ti insegnerò io" . Durante le lezioni ella rischiò di perdere la parte superiore del suo bikini, la cuffia.

    Ma imparò a nuotare, e bene anche. Il giorno in cui si fidanzarono, lui le donò un anello con diamante (l’aveva pagato 15000,00 euro, ricavati dalle notti trascorse a studiare la macroeconomia della triveneta) e andarono a celebrare l'avvenimento con una nuotata a Venezia!

    "Ora" – si raccomandò lui arrancando dietro al favoloso crawl della compagna – "perdi pure il costume, la cuffia, tutto quello che vuoi! ma non il tuo diamante!"

    Un diamante riflette l'amore … un diamante è per sempre ...

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  27. Finale del post trionfale, in cui i dati con vorticoso movimento si trasformano in affermazioni politiche fondamentali. E si chiarisce al lettore un po' sprovveduto che le sue manie di persecuzione, le sue inclinazioni complottiste sono solo un folcloristico giudizio sintetico e raccorciato vagamente dilettantesco, seppur non del tutto ingiustificato. Si chiarisce ancor più che la classe dirigente italiana è una tipica élite coloniale sprovvista di visione propria. Mi chiedo anche, se ora non possa capire meglio ciò che mi disse un amico di storia economica: l''Italia ha fatto l'Italia dagli anni '30 agli anni '70 (rimasi parecchio sorpreso, quando me lo disse). Naturalmente se frugo tra gli antichi ricordi, non posso che concordare amaramente sulle conseguenze politiche: sarebbe questo il loro liberalismo?

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    1. Potrebbe essere interessante ricordare come i servizi anglosassoni promossero la delegittimazione internazionale dell'Italia del boom economico, ormai esasperati dall'impossibilità di gestire questa colonia che dimostrava di possedere doti culturali e carattere a sufficienza da infastidire l'Impero.

      Un Paese capace di politiche industriali ambiziosissime, con una classe dirigente furba, colta e in grado, tramite un illuminato interventismo statale, di approvvigionare di energia la grande impresa e di sostenere lo sviluppo dell'incredibile, unico al mondo, "fatto in Italia": il tessuto economico e sociale delle PMI.

      Piani industriali di una super potenza, non di un paese di povera gente... meglio stabilizzare queste teste matte con un po' di piombo...

      Nonostante il controllo capillare della nostra stampa (sì, non è una novità...) questa piattaforma sul Mediterraneo voleva alzare la testa...

      I collaborazionisti non sono mai mancati: e venne promosso l'infame pubblicazione di Luigi Barzini: The Italians.

      Questo giusto per chi si sia chiesto da dove abbia avuto origine l'autorazzismo e la vergognosa maschera internazionale appiccicata ai popoli più brillanti del mondo occidentale.

      Sì, carissimi, è stato voluto: il discredito internazionale, la distruzione della coscienza sociale di un'intera nazione, l'attacco all'autostima e alla propria identità culturale: nero su bianco negli archivi desecretati del foreign office.

      Ma sarà il caso che dal 1998 il "concittadino" Beppe Severgnini, anche collaboratore del Goethe Institut, gestisce il forum italians?
      o che nel 2009 esce nelle saleil film di Giovanni Veronesi definito d'interesse culturale nazionale dalla Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali italiano?

      Ricordo ai vili collaborazionisti che gli Italiani si riconoscono in imprenditori come Olivetti e non in quelli che fanno gli amerikani a Detroit o Chicago...

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  28. "A me sembra che ci sia qualcuno che disperatamente cerca di non farci capire che l'euro non è stato introdotto perché noi non svalutassimo, ma perché la Germania potesse non rivalutare".
    Decisamente DISPERATAMENTE, tanto da trascurare i nessi logici per cui da premesse fondate tipo, in Inghilterra "la flessibilità del cambio ha aiutato mostruosamente durante la crisi", "avere la flessibilità di usare il cambio solo in alcuni momenti, è un grande vantaggio; è un grande vantaggio che noi abbiamo dato via", discende una conseguenza che non è una conseguenza (sembrerebbe più una "coincidenza" ideologica): "perciò la soluzione non è in questo momento l’uscita dall’euro".
    Tanto DISPERATAMENTE da tirar fuori l’esempio di Ulisse per scorgervi affinità con "una politica di legarsi le mani in anticipo per un fine strategico. La nostra entrata nell’euro ha avuto esattamente questa funzione", ovvero "contro un rischio di inflazione e di eccesso di spesa." Quindi la politica dissennata ci ha reso non credibili (per sempre verosimilmente) ma è stata abbastanza lungimirante e generosa da individuare il proprio peccato e da mettersi nella condizione di non nuocere più.
    Peccato che "oggi però ci troviamo in una situazione molto diversa, dove i rischi maggiori sono i rischi di fallimento dello stato e di deflazione", quindi sembrerebbe stavamo meglio prima del suicidio di quella politica spendacciona, ma neanche no se conclude con la bomba:"Che cosa sarebbe successo se noi non fossimo entrati nell’euro? Probabilmente l’Italia sarebbe fallita prima".
    Ma cos'ha Zingales da esser TALMENTE DISPERATO da risultare imbarazzante anche ad un profano? Che sia un buon segno?

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    1. L'esempio di Ulisse è un espediente retorico patetico anche solo per un paio di dettagli che lo rendono del tutto inappropriato al confronto analogico con la nostra scelta di entrare nell'euro.
      Primo, Ulisse si è fatto legare lui, per fare un'esperienza di conoscenza personale.
      Secondo, ai suoi compagni (che erano liberi e non legati e quindi potevano governare la nave) ha tappato le orecchie (così non correvano il rischio di farsi incantare dalle sirene). Come dire, sapeva quale fosse la cosa giusta da fare per il bene comune e l'ha fatta (navigare liberi con le orecchie tappate, non legarsi le mani...), salvo voler sperimentare l'effetto della tentazione (con le dovute precauzioni, e infatti si è fatto legare perché pirla non era e probabilmente sapeva anche prima che fosse scritto nei sacri testi che lo spirito è pronto, ma la carne è debole).
      Insomma, mi sa che Zingales forse è meglio se si rilegge l'Odissea o se studia un po' di tecnica argomentativa. E' un ottimo economista, sarebbe un pessimo avvocato.
      Aggiungo, visto che arrivo tardi, i miei complimenti sinceri al prof. per il premio. Ho il solo rammarico di non aver potuto registrare per primo un'altra perla da conservare nella raccolta di aforismi (è arrivato prima Carlo DiVargas): "una testimonianza non deve essere difesa dal suo autore: una testimonianza deve essere difesa dal tempo".
      Il Tramonto, in più, non è solo una testimonianza, è anche un bel libro.

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  29. Ho letto avidamente "il tramonto dell'Euro" e ringrazio il prof Bagnai per avermi dato una chiave di lettura dei fenomeni che vedevo attorno a me ma che non sapevo interpretare. Davvero una lettura entusiasmante ma non riesco a comprendere alcuni aspetti tra cui, il più importante è la riduzione del tasso di disoccupazione in Italia dal 1999 al 2008, cioè in concomitanza alla nascita dell'Euro ( da un grafico disponibile in un altro post di Goofynomics, si vede che in questi 9 anni la disoccupazione in Italia cala da oltre 11% al 6%, cioè virtualmente pieno impiego ). Come si spiega? Grazie professore di un suo commento.

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    1. Provo a dare una risposta, piccola piccola. Vediamo se ho studiato abbastanza: Economia poverella del Sud drogata dall'economia ricca del Nord, poi shock esterno e tracollo?
      (mo' me becco la reprimenda... :-) )

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    2. Io concordo e rilancio con le riforme del mercato del lavoro: la disoccupazione cala, ma i nuovi posti sono per lo piu' precari, flessibili oltre ogni decenza e mal pagati. Anche in Germania oggi la disiccupazione e' bassa, ma i lavoratori non stanno certo poi cosi' bene.

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    3. Sperando di non dire una sciocchezza, penso che incidano molto anche le riforme del lavoro fatte in Italia, a partire dal "pacchetto Treu" e successivamente la Legge Biagi, con l'abbattimento a vari gradi del lavoro a tempo indeterminato (e di tutte le garanzie connesse, salariali e non) sostituito da soluzioni di precariato più o meno accentuate. Immagino che sicuramente abbia influito anche l'afflusso di capitali dall'estero, in sinergia con le riforme sopra.
      La differenza che a me sembra più evidente è che negli anni 80, inizi '90 con uno stipendio si poteva mantenere una famiglia, mentre oggi con due stipendi (nel migliore dei casi con contratti a tempo determinato) a malapena ci vivi.
      Poi quando il rubinetto si è chiuso, e per effetto dei limiti imposti dal sistema euro e ovviamente dallo shock del 2008, e le aziende hanno cominciato a chiudere, ci siamo ritrovati con una disoccupazione crescente e stipendi non più in grado di compensare i problemi dei nuclei familiari monoreddito (chi perde il lavoro difficilmente lo trova oggi) o assistiti. La soluzione che ci vogliono propinare ora è quella di rendere ancora più precario il lavoro e ridurre ulteriormente i salari con le modalità che ormai abbiamo imparato a conoscere.
      Guardando i dati relativi alla povertà in Italia emergono dati drammatici, come drammatica è la progressione degli ultimi 2-3 anni.

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  30. Mi piacerebbe portare alla vostra attenzione sulle lievi incongruenze logiche contenute nell'ultima intervista di niente di meno che il papa' dell'euro, Romano Prodi.
    Oggi mentre leggevo l'articolo non credevo ai miei occhi... ma ci è o ci fa? Il beneficio del dubbio sta svanendo verso un ci è, ma procediamo con ordine.
    Vari elementi tipo:
    - Battere i pugni sul tavolo... sappiamo che il tavolo non c'è
    - Alleanza con la Francia... abbiamo capito che non succederà mai

    Ma adesso arriva il pezzo forte.. lo virgoletto perché merita: "Per il fondatore del Pd un altro problema è oggi l’«euro fortemente sopravvalutato: la sua quotazione corretta sarebbe 1,1 o 1,2 sul dollaro, mentre oggi siamo a 1,4»."
    Oppla'!
    Come come come? Ma...
    1) L'euro non era solo una moneta?
    2) Se svalutare è male, rivalutare è bene... o no?
    3) Con una moneta forte compriamo meglio le materie prime... o no?
    4) L'euro è una moneta forte per chi? Per la Germania? Sembra proprio di no, tanto che loro continuano ad esportare (per adesso)... quindi? Per l'Italia e la Spagna? Questo equivale a dire che questi paesi non dovevano entrare nell'euro a rigor di logica.
    5) Perché l'euro è troppo forte? Forse perché la Germania fa una politica mercantilistica ed esporta troppo? E non era possibile prevedere questo 20 anni fa? Che c'avevi in quella mortadella???? Chi glielo dice alla Merkel... tu? Letta? Renzi?

    Anche la successiva frase è una chicca: "Per Prodi la disoccupazione «è un problema tremendo e non è detto che la ripresa possa essere risolutiva perché le nuove tecnologie riducono la forza lavoro»"
    Quindi:
    1) Come avrebbero fatto gli USA a ridurre la disoccupazione negli ultimi anni da circa il 10% al 7%? Hanno per caso rinunciato alla meccanizzazione ed alla tecnologia? Cchiu' zappe pe' tutti?!
    2) Quindi la Spagna che ha il 26% di disoccupazione e' super avanzata tecnologicamente? Ben più degli USA?
    3) Come si può dire di puntare sull'innovazione quando si pensa che la tecnologia uccida i posti di lavoro? O l'una o l'altra! Si dovrebbe dire: tutti a lavorare nei campi!

    Infine: "Nessuna dichiarazione sulla politica interna se non un paio di battute dedicate alla Lega Nord. Sull’alleanza con il Front Nationale di Marine Le Pen Prodi ha detto che «l’unico collante è l’antieuropeismo,"
    Invece dire che la Germania è brutta&cattiva è europeista?! Dire che la Spagna, l'Italia e la Francia dovrebbero allearsi per fare fronte comune contro la Germania è europeista? E la Grecia? La Grecia fa parte dell'Europa o no?

    Sgrunt...

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  31. Qualche anno fa in casa Volkswagen c'è stato lo scandalo del signor Hartz, all'epoca membro del consiglio di amministrazione e capo del personale, ora salta fuori la storia dei premi truccati al concorso “Gelber Engel” (Angelo Giallo), che incorona l'auto più amata dai tedeschi.

    Con buona pace degli autorazzisti, possiamo dire che in Germania alcune grandi imprese stanno adottando l'immoralità e la corruzione (per usare due categorie molto in voga in questo periodo) come metodo di gestione aziendale per battere la concorrenza.
    Con la narrazione ideologica degli Stati improduttivi e corrotti del sud (è sempre bene chiedersi “corrotti da chi?”) al nord si sono rifatti una nuova verginità, e temo che ormai stiano perdendo ogni pudore. Sarà bene ricordare a loro e ai cittadini ignavi che banalmente li sostengono con teutonica disciplina ed efficienza, ma anche a quella parte dei nostri concittadini che gradiscono la loro “bravura”, dove li ha e ci ha condotti questo tipo di approccio 80 anni fa.

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  32. Buongiorno,
    Una domanda da un nuovo lettore (premetto che ho letto decine di post in ordine sparso prima di intervenire). Quando si dice che l'Italia nel 1992 ha svalutato si intende che lo ha fatto in modo programmato ( stampando, monetizzando debito o cose simili), oppure semplicemente è stato "il mercato" ha svalutare la lira (o a rivalutare il marco) ? perché se cosi fosse l'accusa di Zingales all'Italia sarebbe ancora meno fondata.

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    1. La cronaca degli eventi è nota e ne ho già parlato: c'è stato un riallineamento simmetrico a settembre, ma le tensioni erano tali che lira e sterlina uscirono e cominciarono a fluttuare liberamente. Le date sono nella cronologia della Bis linkata nel post. Non esiste qualcosa di simile a una "svalutazione" programmata. Esiste viceversa il non riuscir più a difendere una parità programmata...

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  33. Dr. Bagnai, questo post e' davvero un capolavoro. Chi tra i suoi detrattori dubitasse se fosse la malizia o, come dire, l' altra plausibile possibilita' a motivare la sua divulgazione, non avra' certo dubbi ora, dopo una tale gagliarda esibizione di disprezzo per l'aritmetica piu' elementare. Sarcasmo a parte, spero davvero vi sia qualcuno tra i commentatori che per amicizia le faccia notare quanto assurda e' la tesi che presenta oggi, in contraddizione evidente con gli stessi grafici e tabelle presentati!

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    1. Caro Spennacchiotto, basta che ti leggi l'articolo di Repubblica che ho linkato nell'addendum per capire quanto sei sprovveduto. Erano gli stessi tedeschi a voler rivalutare e ad ammettere tranquillamente che per sopravvivere il sistema aveva bisogno della loro rivalutazione. E chi si metteva di traverso non eravamo noi. Quanto siete pateticamente ignoranti voi euristi. Ah, be', certo, se sapeste l'economia non difendereste un sistema monetario assurdo... Ecco: mi sfugge sempre questo dettaglio...

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    2. (ah, se ti riferisci al calcolo della svalutazione cumulata, vediamo se capisci da te perché in questo caso non ha senso linearizzare facendo una semplice somma... E se la fai, fra l'altro, rafforzi il mio argomento...)

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    3. Dr. Bagani, l' articolo di Repubblica dice quello che e' stato sotto gli occhi di tutti da 50 anni,e non e' assolutamente in contraddizione con cio' che io ho affermato. Lei non si rende nemmeno conto, troppo impegnato a sfornare slogan ammicanti su salite che sembrano discese, che rivalutazione e svalutazione non sono simmetriche (se non nell' aspetto piu' aritmetico, contabile). Comunque per quanto mi riguarda io i dubbi che avevo me li sono tolti, e comunque le faccio i miei piu' sinceri auguri per il proseguimento della sua opera divulgativa e chissa', politico-economica.
      PS: non mi riferivo assolutamente al calcolo della svalutazione cumulata, ho superato con un certo successo le elementari...)

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    4. Caro Morco, alle elementari dovevi essere baravo in matematica, ma in italaliano ti vedo un po' zoppicante, non solo per motivi ortografici, ma anche e soprattutto perché quello che tu cerchi in modo incerto e approssimativo di spiegarmi è esattamente quello che spiego nel post per facta concludentia. La Germania aveva lo squilibrio più forte, era quindi ovvio che dovesse rivalutare lei, lo ammettevano perfino i suoi economisti, ma la Francia, la Francia che ci ha regalato l'euro (secondo la nota favoletta) si metteva di traverso, pensando di essere "brava". Poi nel 1993 finì lei nel tritacarne e passammo a un sistema di target zones, nel quale il prezzo della benzina non decuplicò, come pensano gli scemi. Guardi, ha ragione lei: alcuni italiani sono proprio scemi...

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    5. La formazione dei New Trolls si allarga...

      Guarda, se l'ho capito io ce la puoi fare anche tu: il rispetto della fascia di oscillazione rispetto alla parità valeva per tutti, anche per la Germania, che l'aveva sottoscritta. Se poi, a causa della propria politica NON COOPERATIVA, basata sulla prevalenza delle PROPRIE esportazioni in area SME, si trovava con uno squilibrio eccessivo che causava l'apprezzamento del marco, aveva due strade:

      - vendere marchi (= "stampare" moneta), per ridurne l'apprezzamento, cosa assolutamente inaccettabile a causa del dogma che LA MONETA CAUSA L'INFLAZIONE, come una casalinga di Voghera ci ricordava pochi giorni fa (e lasciamo perdere chi è avvantaggiato da una bassa inflazione)

      oppure

      - modificare la parità, rivalutando il marco (anche se questa operazione non beneficiava direttamente le esportazioni)

      Indovina un po' come hanno risolto, A PROPRIO VANTAGGIO, il problema? Su, ce la puoi fare...

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  34. Non sarebbe più corretto un "Quo usque tandem, Ludovice..."?
    Comunque niente da fare, la storia delle svalutazioni competitive della lira non si sradica, non c'e' verso. Mentre USA, Giappone, Svizzera e in passato la Svezia usano lo strumento cambio, nel caso della Svizzera rivendicandone apertamente la natura difensiva, in molte sedi lamentarsi dell'euro forte è come bestemmiare in chiesa. Ora, che si scandalizzino i materieprimisti da salotto è un conto, ma che l'idea permei tutt'ora i vertici di certe associazioni di categoria che raggruppano molta PMI manufatturiera è assurdo. Non è possibile che i terzisti della metalmeccanica non si siano accorti che alla base del pesante spostamento verso oriente della loro filiera ci sia anche e soprattutto il tasso di cambio col dollaro. Gli esportatori lo hanno capito benissimo che cambio fisso e moneta sopravvalutata sono un problema, ma per ragioni che non so spiegarmi, perlopiù tacciono.... (lasciamo perdere quando c'e' gente che attacca con la storia che "non è più tempo di affidarsi alla svalutazione per riuscire a vendere scarpe camice e maglie nel mondo.... oramai ribatto automaticamente "no, meccanica, raffinati del petrolio e farmaci" e niente da fare, non ci vogliono credere, vedono i dati e poi ammutoliscono)

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    1. Certo che sì, scusami, ho usato l'ablativo al posto del vocativo. La colpa è der Palla, non mi fa mai ripassare con lui...

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  35. Prof, io l'intervento di Zingales me lo sono letto tutto. A parte la similitudine omerica (?), descritta sopra da chiara ped, la sua visione dell'Italia è quella di un progressivo ed inevitabile (perché nell'euro) mezzoggiornificazione (parola orrenda) del sud-Europa, i cui stati dovrebbero guarda caso arretrare e lasciare al mercato detassato l'aggiustamento verso politiche industriali ICT e non intervenire direttamente nell'economia perché sono troppo corrotti.

    Inoltre Zingales ci dice che nel breve termine, al posto di uscire dall'euro, dovremmo chiedere all'Europa di pagarci i sussidi di disoccupazione nazionali, mentre il problema dei debiti verso il Nord rimarrebbe intaccato.

    Io l'ho sempre pensato che "something is rotten in the state of Illinois".

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  36. Zingales è, molto probabilmente, da ascrivere alla categoria in cui purtroppo la maggior parte degli intellettuali e fini esteti italiani si esercita con successo da 70 anni a questa parte... Quella dei neo Flagellanti. Per questa categoria di italiani quasi tutto di quel che ha prodotto il paese, tranne una breve parentesi che va dal '45 al '48 e dal '67 al '77 in poi è cacca, siamo un popolo di albertoni o bruno cortona che la sfanga... sempre senza meriti e, sopratutto, vergogna...
    E' il risultato del lavoro di "psicoanalisi di massa" a cui si son sottoposti per non aver avuto il coraggio di fare i conti con la loro storia, accettare i loro fantasmi... di pavidità e - in alcuni illustri casi - opportunismo.
    Contribuire a cristallizzare tutto un paese nello stereotipo goldoniano dell'Italia da "commedia dell'arte" è più comodo che fare i conti con la propria coscienza ed i propri limiti, certamente. Prosegue quindi la loro cronica inadeguatezza a capire il paese vero, quello che poi alla fine ti ha sempre bastonato, sorpreso e sempre ti sorprenderà, dal Benito, al Berlusca, al ce l'ho-non ce l'ho duro, all' homo novus della "Leopolda" ( che filmone ne avrebbero fatto Montagnani e Carotenuto :D ) ...chissà.
    A questo punto di sicuro li sta sorprendendo ( e non poco ) l'uomo di Pescara :D

    Io spero che li sorprendiamo tutti ancora di più, Corsaro Nero o Y. de Gomera non mene voglia... XD

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  37. Gli Italiani hanno avuto storicamente una bassissima predisposizione all'indebitamento (cosa peraltro non logicamente giustificabile perchè in presenza di alta inflazione il debito per così dire .... evapora...)

    Il credito al consumo in Italia , fino agli anni '90 era quasi inesistente ed aveva tassi scoraggianti.

    A partire dalla metà degli anni '90 i tassi di prestiti e mutui sono calati e anche grazie ad una pubblicità, a 360° martellante gli Italiani hanno dato vita ad un vero e proprio boom di consumi e investimenti immobiliari.

    Questo aumento di domanda interna ha sostenuto un'inflazione elevata (rispetto ad altri paesi del nord europa) e creato una base occupazionale sospesa su un livello di indebitamento pubblico e privato crescente, a cui non è corrisposto un aumento di produttività reale.

    La fine dell'accesso al credito ha riportato la disoccupazione ai lievllli dei primi anni '90 (o un po' peggio per effetto di trascinamento)

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  38. Mah!

    In termini generali rimane il fatto che l'italia è meno efficente della Germania. Anche quando eravamo la quinta economia al mondo la lira valeva assai meno di un fico secco. E perdeva colpi ogni anno.
    Quando Agnelli andava in giro lo prendevano per i fondelli: "Oh, un miliardario in lire, sai che risate!". Alla fine mi sa che si è offeso. Le conseguenze le possiamo osservare dal balcone...

    Comunque la vera questione è: posto che abbiamo capito (almeno io ho capito) credo che invece di ribadire più o meno le medesime cose solo modificando un po' il punto di vista oramai si dovrebbe allargare il dibattito e affrontare argomenti con vedute più ampie, non tanto per interesse personale quanto per interesse altrui(se ognuno si fa solo gli interessi propri, non c'è dialogo).

    Voglio dire, il sociologo Gallino continua a proclamare che la crisi è causa della finanziarizzazione dell'economia (forse scambia causa ed effetto...)

    Il giornalista politologo Travaglio continua a proclamare che la crisi è causa della criminalità organizzata e della corruzione (per come la vedo la corruzione endemica è il fattore che rende l'italia un'insanabile repubblica delle banane e ne determina un'effettiva debolezza valutaria strutturale, e se hai il verme solitario per quanto mangi non sarai tu a prendere peso, ma il verme...
    Però non è certo con il cambio fisso che si elimina la corruzione e si sconfigge la mafia!)

    E che dire dei meccanismi di stampa del denaro e delle Banche Centrali?
    (diciamo che i problemi fanno una gran cipolla, e dobbiamo iniziare a risolverli da quello più esterno?)

    Tutto questo per dire: cambiamo un po' musica (lo so che a un musicista suona male)! Gallino e Travaglio, e per loro molti altri, pur capendo d'economia quello che capiscono, sono in fondo ottime persone. Anche ferrate, nei propri campi. Proviamo una volta a parlar loro con un linguaggio che gli sia proprio?

    Saluti

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    1. Il Tramonto è scritto in un linguaggio comprensibile a tutti. Basta volerlo leggere. Se uno non ci arriva, è meglio che lasci perdere.

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    2. Mi spiace insistere, però in italia e nel resto della periferia c'è una situazione di sofferenza crescente che pesa assai. Per cui mi piacerebbe che vi caricaste qualche chiletto in più sulle spalle.

      Favola

      C'era un villaggio dove tutti avevano intelligenza 7. Arrivò uno che aveva 7 e mezzo e tutti dissero "Caspita, che mente!"

      Poi arrivò un altro che aveva addirittura 9.
      Gli abitanti del villaggio si dissero l'un l'altro "non si capisce nulla di quel che dice, dev'essere pazzo."

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    3. Controfavola

      C'era un villaggio in cui "tutti" non contavano un cazzo. Contava "qualcuno" che era capaca di raccontare favole e di diffonderle attraverso la televisione. "Qualcuno", caso strano, comandava perché era ricco e potente, ed era ricco e potente perché era stato abbastanza intelligente da mantenere una posizione di privilegio.

      "Qualcun altro" fece notare che il sistema creato da "Qualcuno" era instabile, e sarebbe stato meglio pensare a come gestirlo. "Qualcuno", ovviamente, non se ne dette per inteso, e "tutti" risero.

      Poi arrivo zio Weddy e disse: "Si cambia musica". "Qualcuno" andò da "Qualcun altro", lo mandò in televisione, e il giorno dopo "Tutti", i quali, beati loro, non contavano un cazzo né prima né dopo, improvvisamente dissero che l'avevano sempre saputo.

      Punto.

      Se non sai chi è lo zio Weddy sei tutti. Come hai perfettamente intuito, in tal caso questo non è il tuo blog. Mi spiace. La larghezza di visuali che invochi è l'essenza stessa, la quidditas del piddino. Qui non abbiamo visuali larghe: ci accontentiamo di averle giuste. Qui non ci interessa convincere nessuno. Abbiamo portato un bel plaid e facciamo il nostro petit déjeuner sur l'herbe vicino al fiume.

      Passeranno uno dopo l'altro, e chi non ha ancora capito, scusami tanto, ma si merita quel che gli succederà. So sad...

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    4. "Qui non abbiamo visuali larghe: ci accontentiamo di averle giuste".

      Segnata per la raccolta.

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    5. Mo vè Janez e Pepino sono come Zorro e Don Diego De La Vega ... ma il prof non è mica il sergente Garcia, busoni!

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  39. Una premessa e a seguire una domanda.

    Premessa: uno dei luoghi comuni per eccellenza, legato alle “svalutazioni competitive”, è che l’Italia le avrebbe eseguite su mandato politico della castacriccacorruzzzzzzione, “drogando” in questo modo il sistema economico per poter perpetrare le politiche clientelari legate alla spesapubblicaimproduttiva, facendo esplodere il debitopubblicobrutto ecc. ecc.
    Da quanto ho capito, poiché il meccanismo dello SME fissava dei limiti di oscillazione dei tassi di cambio, le banche centrali nazionali avevano il mandato di muoversi più o meno autonomamente per rimanere nell’ambito dei limiti fissati, immettendo o ritirando (vendendo riserve in valuta estera) la valuta nazionale sul mercato. Finché non si rischiava di uscire dalle bande di oscillazione, non c’era necessità di alcuna decisione “politica”, una volta presa quella di accettare l’ERM e le relative bande di oscillazione, a meno che la banca centrale non fosse più in grado di mantenere la valuta entro i limiti concordati, come avvenne nel ’92 per l’Italia. Le svalutazioni (o rivalutazioni) avvenivano nel momento in cui si rinegoziavano (e quindi venivano concordate con le altre nazioni) le parità, successivamente vigeva l’impegno a mantenere la valuta entro la banda di oscillazione, intervenendo sui mercati. Non era possibile che il presidente del consiglio di turno si svegliasse e decidesse di svalutare del 6% dall’oggi al domani, per dire.

    Domanda: se ho capito come funzionava il meccanismo ERM, le esigenze di svalutazioni/rivalutazioni in sede ERM dipendevano dall’andamento dei CA (per questo l’Italia doveva svalutare e la Germania rivalutare), e la necessità di riallineamento era un’esigenza prevalentemente “tecnica” per consentire il rispetto delle bande di oscillazione concordate. E’ corretto?

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    1. Certo, come in ogni meccanismo di cambio sensato il riallineamento serviva a gestire squilibri "strutturali" (cioè persistenti). Guardati nell'addendum l'interessante contributo su Repubblica, che aiuta a capire le dinamiche politiche del riallineamento.

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    2. L'articolo di repubblica è impressionante: era già tutto scritto. E infatti, nel 1992...
      Nota a margine: mi sembra che la qualità dell'articolo (parlo proprio di stile e chiarezza espositiva) sia incomparabilmente superiore alla media degli articoli economici che si leggono oggi. Questione d'ignoranza o di mala fede?

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    3. Sapete, il vincolo esterno disciplina tutti, tranne che i giornalisti, perché loro hanno la loro bella velina, che traducono maccheronicamente, e via andare... Quindi è ovvio che la qualità si deteriori!

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  40. @Stefano Pepino
    noooo
    un altro Yanez!
    cmq sia, un miliardario in lire vedeva il proprio patrimonio crescere del 10% e passa (sa, l'inflazione lo fa aumentare dal punto di vista nominale e poi con la crescita del PIL cresce la componente reale).
    quindi caro il nostro/vostro/loro Pepino, se i redditi crescono del 20% e l'inflazione è stata del 15% allora realmente sono cresciuti del 5%.
    svalutando del 15% (grosso modo si vede poi questo) indovini di quanto si è più ricchi?
    Ops, Agnelli non si offendeva allora!
    si offendono invece i milioni di italiani che stanno per avere finalmente inflazione negativa e quindi si sentiranno molto più ricchi (senza lavoro e risparmi).


    PS: per la corruzione.. ovvio che lei non conosce la relazione tra questa e i sistemi di governance dei vari paesi.
    altrimenti dovrebbe sapere che nei cari esempi di Travaglio (Germania e USA) ce n'è di più e spesso legalizzata.
    ecco, dopo la legalizzazione delle canne abbiamo quella della corruzione.

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  41. @Lara C
    analisi che condivido
    con la rivalutazione violenta per entrare nell'euro e con le forti privatizzazioni in pratica la buona occupazione è calata e sono rimasti sono i posti di lavoro da commessa alla lidl oppure da promotori porta a porta.
    per carità, lavori nobilissimi quando eseguiti bene (come tutti!) ma di certo non da far aumentare la tanta produttività del paese (che perdeva evidentemente nel manifatturiero e molto di questo retto dall'indebitamento).

    come sempre il ciclo di Frenkel ci viene a supporto..

    PS: quanto fu l'inflazione del 2002? non certo il 2%!
    e quanto successivamente? non certo il 2%.
    Paese martoriato dall'euro.. poco da dire

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  42. Cerco di parlare con mio padre dei meccanismi economici che sottendono i temi trattati in questo e altri blog; meccanismi semplici nella formulazione ma che applicati alla realtà producono riflessioni lunghissime costellate purtroppo, nel mio caso, di paradossi, di contraddizioni, di distrazioni che non mi permettono di impadronirmi non dico della materia, ma nemmeno dei concetti basilari e necessari per una lettura coerente. Voglio aprofittare della dimestichezza matematica, esperienza storica e professionale, e concretezza di giudizio del settantenne genitore per arrivare ad una qualche sintesi che sia consistente.
    E invece non si riesce nemmeno ad avvicinarsi.
    Le cause della crisi del Paese sono la corruzione e le mafie.
    Ribatto che queste gravi cose non ci hanno comunque impedito di diventare ed essere fino ai '90 una potenza economica di rilievo mondiale, e che comunque queste tare sono presenti in tutte le nazioni.
    Sì ma non ad un livello sistemico esiziale come in Italia.
    Rispondo che non si possono fare valutazioni di questo tipo basandosi solo sulle esperienze personali o gli strilli dei quotidiani, ma si richiede quantomeno una analisi dei dati, se disponibili, sia in termini di confronto con gli altri paesi, sia per valutare il peso sul PIL.
    (Intanto la madre ha finito il suo mandarino e mi guarda con occhio sbarrato.)
    E io rimango a chiedermi cose tipo: davvero e in che senso l'Italia è la principale concorrente della Germania?
    Ci confrontiamo davvero sugli stessi settori di mercato? E con quali differenze di prezzi? Il boom economico era dovuto anche alla disponibilità di manodopera a basso costo dal meridione? E allora che male ci sarebbe in una "politica strutturale continua" di svalutazione, visto che ci permetterebbe di competere mantenendo il potere d'acquisto dei salari sul mercato interno? E poi, in che senso una moneta forte favorisce le importazioni? Forse nel senso che in presenza di una moneta estera svalutata c'è convenienza ad acquistare i prodotti di quella nazione proprio perchè i prezzi di quei prodotti non si adeguano istantaneamente (aumentando con la percentuale della svalutazione)? Ma quindi i paladini de " svalutazione=inflazione" si contraddicono anche in termini logici oltrechè storici? E tantissimo altro.
    Probabile che queste risposte siano in questo blog, in posti che, da quando fruisco ( 7\12 ), evidentemente ho trascurato; se qualcuno potesse indirizzarmi avrebbe la mia gratitudine. Intanto, continuo a rompermi la testa per conto mio (ché comunque è divertente).


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  43. Nella prefazione all’articolo su “Il Foglio” del prof. Zingales si legge che fa parte dei 100 più influenti pensatori secondo il Foreign Policy. Il suo CV e mooolto lungo, quindi meriterebbe moolta attenzione.

    Il long CV parte col dire che non è colpa dell’€ se il GDP è andato male per noi. Poi sconfessa il popolo italiano che non esprime vivissimi consensi per l’UE. C’è lo illustra con una storiella delle Russie un po’ paternalista e disprezzante (forse, secondo lui, con il suo CV si può, anzi si deve fare).
    Dopo ci spiega usando la tabellina dei differenziali di produttività che gli italiani (non sanno lavorare e che) sono scarsi perché peggiorato il “gap produttivo” e che, confrontando i dati della bilancia dei pagamenti di vari settori viene fuori una nuvola confusa (per lui) e che “non è vero che i settori particolarmente colpiti da competizione cinese o europea sono stati i settori che hanno visto rallentare maggiormente la competitività italiana” ma e stato che ”il problema della crescita in Italia sia un problema principalmente dovuto alle difficoltà dell’Italia di adattare i vantaggi della rivoluzione tecnologica – quella che si chiama Information and Communication Technology. E questo secondo me è il vero nostro problema, non l’euro”.



    A questo punto il suo “very long CV shield” e la sua credibilità per me è andata persa per sempre ed il mio conta numeri antiscoppio di rabbia comincia a fare qualche milioncino di giri.
    Come fa l’illustre prof. Zingales a trascurare il fatto che il suo paese d’origine nel periodo precedente all’€ era diventato la 5° potenza economica mondiale con l’altissimo risparmio privato nonostante l’inflazione, corruzione, la spesa pubblica, mafia? E tutto ciò nonostante il divorzio BCI/tesoro, le partecipazioni allo SME e subendo le privatizzazioni spesso dissennate? Il mistero della fede.

    Se prendiamo come esempio il caso NOKIA e il rispettivo paese, la Finlandia, cosa deduciamo? Che non hanno sfruttato l’innovazione tecnologica o che l’€ comunque non c’entra? Non oso rispondere (i cuscinetti del mio conta numeri da sostituire).

    Mi (gli) faccio un'altra domanda: come è stata finanziata la ricerca negli USA che ha prodotto le innovazioni sulle quali si basa lo sviluppo dei colossi dell’IT&Communication? E’ stato lo stato o i privati e in che misura? Forse l’illustre non oserà a rispondere. Già, perché lo stato è sempre cattivo, corrotto e sprecone, specie quello italiano, il mistero della fede.
    (Continua)

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  44. (continua)
    Ecco, adesso rischierò di esprimere la mia posizione ed alcune deduzioni che riguardano un campo specialistico, non mio, cioè la macroeconomia (già detta così il campo è molto vasto). Su questo blog si è dibattuto sulle opinioni formulate da non esperti o non professionisti della materia di cui si parla. Ci sono coloro che si erogano il diritto di aver opinione e giudizio su qualsiasi argomento. Per colmare la distanza tra il pericoloso dilettantismo e buona conoscenza della materia bisogna studiare seriamente ed essere consapevoli della complessità della stessa.

    Abbiamo visto qui su questo blog che il cosiddetto “approccio standard” spiega bene la natura dell’euro-sistema e distorsioni del capitalismo e finaza in generale. Vi sono i post tecnici preziosi, corredati coi dati che sbriciolano i luoghi comuni e danno lo spunto per chi vuole approfondire ed imparare usando i libri di testo ed altro. Deduco che il problema non è la scienza economica in se ma il suo uso ideologico e il gigantesco conflitto d’interesse degli addetti ai lavori.
    Ho notato che al netto delle ideologie e conflitti d’interesse gli addetti ai lavori spesso non comprendono come funziona la moneta fiat e di conseguenza il ruolo delle banche e della spesa pubblica in economia. Questo è evidente (dico per me) nel discorso del prof. Zingales.

    Il nostro illustre prosegue riferendosi all’entrata nell’euro con la metafora di Ulisse e le sirene sostenendo che con esso, pur sacrificando tutte le leve di cui dispone uno stato per gestire la propria economia, abbiamo fatto una mossa strategica di sopravvivenza. Io chiedo la sopravvivenza di chi? Di Ulisse che in questo caso rappresenta l’élite, non certo dei marinai sacrificati per la strategia di sopravvivenza. Del resto, con il culo degli altri è facile fare la strategia, le riforme strutturali, la competitività, ecc.
    Salto il dividendo dell’€ per pietà.
    E’ per salvare l’euro non pestando gli interessi tedeschi e le necessità dei PIIGSF propone 3 ricette:

    1) l’unione bancaria con il pronto soccorso per il salvataggio delle banche secondo l’esperto, suo collega Harvadiano (chi guida l’ambulanza, chi organizza il servizio, Louigi, te droghi?)
    2) la redistribuzione fiscale ossia paghe per i disoccupati direttamente dall’Europa che così cominciano ad amare la UE che non li lascia morire di fame ma disoccupati si. Siccome l’illustre, essendo un addetto ai lavori con il very long CV dentro di se sa che così come è impostato l’euro-sistema i disoccupati saranno sempre di più e per salvare la baracca bisogna tappare le loro bocche con una pagnotta. Così non possono protestare e forese cominciano ad amare la UE, no further comment.
    3) regolamentazione: qui concordo (ecco finalmente dice le cose giuste) se si riferisce alle assurde regole che complicano la vita ai cittadini e alle piccole e medie imprese

    Sulla svalutazione strutturale ha avuto la risposta del professionista vero.

    Ma quante omissioni mancano nel discorso del nostro illustre? (fiscal compact, pareggio di bilancio, austerità, MES…) Tutto va bene purché lo stato sprecone sprofondi nelle viscere del dio mercato libero, libero, aggiungo io, dal lavoro e democrazia.

    Mi si è rotto definitivamente il mio conta numeri antiscoppio. Visto che nel suo discorso il prof. Zingales usa gli aneddoti della mitologia greca (è di cattivo gusto dato il contesto euro si euro no) e le storielle simpatiche delle Russie mi è venuta in mente la possibile analogia tra la lunghezza ed il peso del suo CV con l’arnese di un certo John Holmes che si, era impressionate ma spesso e volentieri faceva male al bene altrui.

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  45. Comunque per chi lo volesse, sul sito della Banca d'Italia ci sono le serie storiche dei cambi giornalieri:

    http://www.bancaditalia.it/banca_centrale/cambi/cambi

    Lo dico giusto per quelli che come me sono dei San Tommaso. E come Marchionne: "non voglio che mi si dica grazie".

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  46. Che poi negli ultimi tempi si fa un gran parlare di UK su giornali e web mainstream, tutti a parlare delle riforme che hanno fatto ecc., tralasciando però i grossi problemi sottolineati dalla Bank of England, il piccolo problema dei redditi da lavoro che non tengono il passo grazie ai contratti "a zero ore", il piccolissimo problema, come in Italia, del credit crunch che l'oligopolio finanziario mette in atto sfavorendo le PMI e quindi l'occupazione... Ma, si sa, lo UK ha tagliato la spesa pubblica e licenziato dipendenti e funzionari pubblici (come latrava ieri Luttwak), quindi va tutto bene...

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  47. domanda da ignorante ( come al solito).
    Ma se l'Italia ha più inflazione della Germania per quale motivo il cambio lira-marco non doveva riallinearsi? Oppure il dogma sarebbe che imponendo il cambio fisso i governi italiani diventeranno virtuosi e con essi tutta l'economia italiana? Intendendo per economia "virtuosa" un'economia identica a quella tedesca... che produce un tasso di inflazione praticamente identico al tedesco!?...
    Forse si possono fare alcune leggerissime obiezioni a questo dogma.
    Innanzi tutto che il male sia l'inflazione e che il bene consista nel lottare sempre e comunque contro di essa è appunto un "dogma"...un po' interessato diciamo. Si è stabilito infatti una sorta di classismo su cosa sia il "male". Ci sono tanti mali nel mondo: la povertà, la disoccupazione, le dittature,l'ignoranza, la violenza, la prevaricazione e mettiamoci pure l'inflazione... tuttavia io, da liberale, sarei per l'uguaglianza in partenza dei mali...e se poi qualcuno sostiene che vi è un male più uguale degli altri me lo deve argomentare in maniera razionale.
    Finora nessuno è riuscito a convincermi che l'inflazione sia un male più meritevole di considerazione di altri, ma ammesso che un giorno qualcuno riesca a convincermi cio' non toglie che alcune soluzioni propinate negli ultimi 35 anni per combattere questo male sono alquanto "bizzarre".
    Se la moneta A del paese X con poca inflazione è agganciata dalla moneta B del paese Y con più inflazione il risultato è che X sarà uguale a Y ma non c'è nessuna garanzia che l'inflazione di B si mantenga uguale a quella di A...e dunque l'aggancio valutario rischia di trasformarsi in un grosso problema per il paese B.
    A maggior ragione se A e B si mettono d'accordo per trovare una moneta unica in comune di nome Z: in questo caso Z sarà sul serio la moneta comune di A e B ma è evidente che se da un lato non abbiamo nessuna garanzia che l'inflazione di B sarà identica a quella di A ( anzi...) dall'altro possiamo essere certi che il tasso di cambio di Z sarà una manna per A e un disastro per B...se poi A e B sono due paesi concorrenti nell'industria e nelle esportazioni quello di B si configura come una specie di suicidio.

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  48. Lezione degna di una Scuola di Perfezionamento (o del secondo volume del LIBRO ;-) ).
    Ma la cosa più straordinaria (per chi frequenta questo blog, non sorprendente) è che tutto il ragionamento del Professore è si basa su:
    (1) definizioni canoniche della macroeconomia;
    (2) pura logica;
    (3) serie storiche di dati ufficiali, coerentemente confrontati;
    (4) grafici in piani cartesiani;
    (5) la ricerca delle cause di ciò che accade. (Chi è l'assassino? L'avemo capito pure noi duaa!).

    Ora, se io fossi un neoeletto deputato dell'M8P (Movimento Otto Pianeti) [Plutone è "nano"], e avessi il dovere di fare gli interessi di chi mi ha votato e, più in generale, del mio Paese, avrei capito che:
    1) date due funzioni f(t) e g(t), in un intervallo [t1,t2], se il rapporto f(t)/g(t) diminuisce, il rapporto g(t)/f(t) aumenta (qualcuno, più sopra, non l'ha capito);
    2) dietro un concetto come flessibilità del tasso di cambio della valuta nazionale, c'è un enorme spazio di sovranità e governabilità di cui non ho diritto di privare i miei concittadini (cioè coloro che mi hanno affidato un mandato parlamentare, o in particolare governativo); in altri termini, poter girare o meno l'interruttore del cambio (il vecchio articolo di Repubblica testimonia l'eco di dibattiti politici in Italia che oggi non esistono più) rende utile o inutile il mio ruolo, cioè mi fa onesto o disonesto verso chi crede in me col suo voto;
    3) su questioni di tale importanza, prima deve venire una congruenza scientifica dell'argomentazione (cioè lo stile "falsificabile" del ragionamento, che mette a disposizione gli strumenti per la sua eventuale invalidazione in contraddittorio), e solo dopo la "scelta politica" della decisione da prendere, in carico al rappresentante politico e non all'economista.

    Avendo visto e letto gli interventi di Bagnai e Zingales alla Camera dei Deputati, non avrei dubbi da chi andare a imparare qualcosa, da deputato M8P volenteroso e cosciente: intelligo ad intelligenda.

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  49. Io non ho capito una cosa: gli aggiustamenti che si sono realizzati nello SME credibile hanno incluso completamente lo scarto d'inflazione rispetto al paese con cui è avvenuta la svalutazione/rivalutazione? Oppure c'è stato qualche aggiustamento "interno"? Ee se sì, sarebbe utile capire in che misure è avvenuto ciò.

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  50. Professore come rispondere ai soliti autorazzisti che sostengono che il mercato del lavoro italiano è stato precarizzato sotto ricatto degli imprenditori italiani che non potendo più utilizzare le svalutazioni per mantenere in piedi le loro aziende inefficienti in modo drogato potevano resistere e mantenere occupazione rispetto alle virtuose ed efficienti aziende tedesche solo precarizzando e flessibilizzando i contratti e abbassando gli stipendi ??? e che la colpa della nostra arretatezza infrastrutturale è dei politici incompetenti e corrotti che non hanno usato i tassi agevolati dei primi anni dell'euro per rimettere a nuovo le infrastrutture del paese ???

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  51. Vorrei far notare che, tra le altre cose, per l' esimio rag. Puglisi i pensionati italiani NON pagano le tasse. Stando alla sua relazione al convegno de a/simmetrie.
    E questo e', oggettivamente, uno dei piu' credibili sostenitori dell' euro...

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  52. Mi spiace ma secondo me questo articolo non sta in piedi.. Ha chiaramente ragione zingales.. A parte che sono stati considerati soltanto gli anni 80 e non gli anni 70 e per confutare e negare totalmente l'affermazione di zingales doveva occuparsi anche degli anni 70.

    Poi mi scusi ma nel grafico con i cambi nominali con l'ECU è banale si vede chiaramente che la lira si è costantemente svalutata! Neanche un cieco potrebbe negarlo! E' vero che ci sono state delle rivalutazioni di qualche mese che hanno sùbito subìto un rimbalzo più alto di una seguente svalutazione più forte, NON DICEVA LEI STESSO spiegando il ciclo di frenkel che il motivo per il quale i titoli di stato ad esempio argentini non venivano comprati ad esempio di americani con cambio non fissato perchè sul lungo termine ci sarebbe stata una continua svalutazione(stesso rapporto tra paesi periferici e core?)? Scusi perchè SE NON è uno NON è anche l'altro perchè è proprio lo stesso concetto che voleva lasciare passare il prof Zingales! La lira sul lungo termine si è sempre deprezzata PUNTO! Basta tracciare una retta di regressione lineare e il risultato viene palesemente fuori! il trend è quello!

    Rispetto ai suoi altri articoli questo mi ha proprio deluso a meno che io non abbia capito proprio nulla... nel caso sarei molto lieto di ricevere una risposta.

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    1. Alessandro carissimo, sei l'ultimo troll che ci è rimasto, figurati se voglio deluderti. Dimmi, cos'è che non capisci? La cronologia dei riallineamenti in seno allo Sme, riportata dalla Banca dei regolamenti internazionali? Il fatto che se da una parte c'è un eccesso di domanda di 50 e dall'altra un eccesso di offerta di 10 forse il riallineamento del prezzo sarà da imputare più al primo che al secondo? O hai un problema oculistico e non vedi che dal 1985 fino a circa il 1991 l'indice del cambio nominale lira/ECU sta stabile intorno a 1.3? Parliamone. Io non sono un oculista, e nemmeno uno psichiatra. Il punto è un altro: tu non capisci non per difetto di strumenti intellettuali, che certamente hai. Il tuo è un problema etico. Non vuoi rassegnarti a capire che i tuoi compatrioti non sono tutte delle merde. Tu pensi di essere l'unico bravo, e che gli altri siano dei cialtroni che sono sopravvissuti truccando le carte, e lo penso, fra l'altro, in patetico ritardo, quando ormai perfino la Bocconi ammette che i tedeschi di carte ne hanno truccate un bel po', anzi, hanno truccato proprio il mazzo, violando i patti europei per portare avanti un modello sociale che non sta in piedi.

      Ma tu non vuoi prenderne atto.

      Non sai quanto mi dispiace...

      Elimina
  53. "Di conseguenza, questa valuta si deprezzerà, ripristinando rapidamente (e senza richiedere tagli dei salari) la competitività dei beni del paese in questione: il loro prezzo in valuta estera diminuirà, a parità di prezzo in valuta nazionale, perché la valuta estera costerà di meno." Piccolo refuso? Non sarà la moneta nazionale a costare meno?

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