L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
sabato 28 marzo 2015
Un'Italia sferzata dall'inflazione? Due ricordi di Tarantelli.
In evidenza, con un pallino rosso, l'anno nel quale fu ucciso Tarantelli.
Non si capisce molto bene l'uso del termine "sferzata", a meno che il giornalista non intenda farci capire subliminalmente (e non sarebbe la prima volta) che l'inflazione provoca il terrorismo (o viceversa). Questo modus operandi dell'informazione di regime è in re ipsa terrorismo, perché il suo scopo, ormai palese, è quello di ostacolare un sereno e informato dibattito democratico. Lo si vede ogni volta che se ne confrontino le squinternate esternazioni con i fatti, come qui abbiamo fatto più volte. Nel 1985, quando Tarantelli fu ucciso per motivi che non saranno mai completamente chiari (perché non sarà, credo, mai completamente chiaro cosa siano state le Brigate Rosse) l'inflazione in Italia era in caduta libera, e per di più l'Italia non si stava comportando peggio di altri paesi del Sistema Monetario Europeo:
(e notate che ho tenuto fuori la Grecia per carità di patria...).
Sferzata?
Nel 1974, nel 1981, certo... ma nel 1985 sferzata de che?
Quanto alla figura di Tarantelli, alla quale io, come tutti quelli che hanno studiato lì in quegli anni, sono particolarmente affezionato per motivi emotivi prima che intellettuali (non è esattamente facile accettare che una persona che incontravi quasi quotidianamente, se pure con la distanza che separa un docente da uno studente, venga fatta fuori in quel modo), suggerirei a tutti (tranne a chi non può capirlo perché è pagato per non capirlo, cioè a qualsiasi giornalista) il ricordo che ne ha scritto un altro suo (e mio) amico, Mario Nuti. Entrare nel merito di quel dibattito è importante, ma lo farò con più dettaglio in un'altra sede (e del resto l'ho fatto nel mio ultimo libro). Qui mi limito a chiedere un po' di rispetto per i morti e per la verità, quel minimo rispetto che consiste nel non fare un uso strumentale di tragedie disumane (ad esempio trasformando in "santini" figure di intellettuali la cui eredità merita e necessita di essere interpretata e discussa: trent'anni e molti studi dopo, l'impostazione di Tarantelli appare ancora corretta?), e nel non distorcere la verità fattuale fornendone una visione artefatta ad usum piddini.
È chiedere troppo?
Faccio un esempio. Trent'anni dopo sappiamo che Alesina aveva ragione:
perché ce lo dicono (come lo dicevano ad Alesina, ma non a Tarantelli, che non poteva ancora vederli e che purtroppo non poté vederli) i dati, questi amici dell'uomo, e questi nemici del giornalista:
Eh già... La disinflazione non è stata particolarmente più rapida nello SME, rispetto agli altri paesi industrializzati esterni allo SME e membri dell'OCSE (qui prendo Australia, Canada, Giappone, Nuova Zelanda e Stati Uniti). E allora se la visione di Tarantelli era che bisognasse adeguare i salari a un obiettivo di inflazione, anziché all'inflazione effettiva (come ricorda Nuti), perché questa era una precondizione per domare l'inflazione e aderire alla moneta unica, ci sarebbe da riflettere su due problemini, uno a monte e l'altro a valle. Quello a monte è che lo smantellamento della scala mobile col Decreto di S. Valentino del 1984 interviene in Italia quando metà del processo di disinflazione era già stato compiuto: c'è quindi da chiedersi quanto l'indicizzazione dei salari fosse effettivamente causa del processo inflattivo (e di questo parla Nuti). Quello a valle è che dobbiamo chiederci quanto l'obiettivo di integrazione monetaria fosse meritevole di attenzione: come Alesina ci faceva notare già nel 1997, ad esempio, non ci sono evidenze che l'integrazione monetaria favorisca la stabilizzazione nominale dei paesi (mentre fa correre loro il rischio di deflazione, cioè di instabilità dei prezzi e salari verso il basso, a danno dei salari, e questo lo aveva detto Krugman negli stessi anni). Quindi, se lo scopo del gioco è difendere il proletario dall'inflazione brutta e cattiva che gli erode il potere di acquisto, forse trent'anni dopo capiamo che il mezzo più corretto per raggiungerlo è una sana indicizzazione, piuttosto che una malsana unione monetaria. La malsana unione monetaria conduce fatalmente, come ho spiegato ne L'Italia può farcela, a una crescita guidata dal debito, mentre oggi si comincia a capire che le economie avanzate, se vogliono restare tali in termini sociali ed economici, dovrebbero tornare a un modello di crescita guidata dai salari, cioè da una corretta distribuzione del reddito, come spiego sempre nel mio libro, non citando (perché non l'avevo ancora letto) questo lavoro di Lavoie e Stockhammer che vi consiglio caldamente.
Tarantelli era una persona onesta, ed è una gravissima perdita il fatto che non possa essere con noi, trent'anni dopo, a commentare queste evidenze con la sua competenza e onestà intellettuale, quella che a tanti altri ahimè evidentemente difetta. Nel 1984 certe dinamiche forse non erano chiare: ora lo sono, e sarebbe bello, ad esempio, poter chiedere a lui "professorechennepenZa" di Lavoie e Stockhammer (ma anche di Alesina, 1997).
Ma questo non è possibile, e su questa tragedia c'è chi specula. Basta confrontare il ricordo di Tarantelli da parte di un suo amico con quello che ci rifilano i giornalisti.
Sì, mi rendo conto: dire i giornalisti suona come razzismo.
Ma perché sia possibile condannare questo uso di un nome collettivo, occorrerebbe che all'interno della categoria ci fosse una qualche voce di dissenso. Intendiamoci: non "dissenso" verso l'esterno, verso il sistema, verso le multinazzzzionali cattive, verso la finanzaspeculativabrutto. Questo dissenso generico ed esornativo, questo dissenso funzionale a veicolare una visione favolistica della realtà, una visione dove la "colpa" è di un ipotetico "cattivo" e dove non si riflette mai sui dati o sulle regole, questo dissenso il sistema, ai suoi cagnolini da guardia, lo lascia abbaiare. Serve anzi a far dire ai fessi: "vedete, c'è democrazia: la stampa è libera" (di recitare il copione scritto dal potere, ma questo sfugge)...
Io parlo di dissenso verso l'interno della categoria stessa, e verso la meschinità di certi modus operandi.
Come questo blog o l'articolo di Mario dimostrano, fra gli economisti c'è dialogo e dissenso: non tutti la pensiamo nello stesso modo e ce lo diciamo. Ora, io non ho mai visto un giornalista mordere un giornalista. Fuor di metafor canina, voi trovatemi un giornalista che condanni il modo squallido di insinuare messaggi subliminali distorti, appoggiandosi a informazioni fattualmente errate, proprio dei nostri informatori, e io smetterò di dire "i giornalisti".
Loro, naturalmente, non smetteranno di dire "gli economisti": mostrare una professione economica compatta (nell'errore) è il primo strumento del quale certi personaggi si servono per distorcere la realtà e imporre al dibattito politico del nostro paese una deriva antidemocratica funzionale agli interessi di chi paga. Loro non possono certo permettersi di dire la verità, cioè che la professione economica aveva ampiamente previsto, perché altrimenti gli verrebbe chiesto di rispondere alla domanda alla quale chi paga non vuole che si risponda: chi ci ha guadagnato da questa catastrofe?
E allora la domanda diventa un'altra, più sintetica e classica: quousque tandem?
(grazie a @nastasimarco per la segnalazione...)
Addendum del 29/3/2015: Scusate, alcuni parlano di onestà e di commozione di questo post. Vorrei darvi un paio di spunti per interpretarlo correttamente.
Spunto numero uno: Tarantelli non è stato il mio insegnante di macro, anche se ho assistito a qualche sua lezione (l'ultima pochi giorni del fattaccio). Macro l'ho studiata per conto mio sul testo di Gordon, e ho dato l'esame con Saltari (mitico il dialogo al momento del voto: "Ventisei". Io: "Perché?" Lui: "Perché vedo che ha preso questo voto con Tenebaum, un collega del cui giudizio mi fido". Io: "Certo. Tenebaum mi ha messo 26 a micro, che non ho studiato perché non me ne importa nulla, mentre la macroeconomia l'ho studiata, mi interessa, e gradirei un'altra domanda". "Ventotto").
Allo stesso modo, non sono stato allievo diretto di Caffè, ma ho studiato sul suo libro e dato l'esame con lui.
Caffè e Tarantelli, che non la pensavano allo stesso modo, come credo sappiate, erano però persone che incontravo sia pure di sfuggita tutti i giorni. Chiarisco allora il concetto: se si schiantano per colpa di un pazzo 150 persone che non hai mai visto in faccia è una cosa terribile, ma un po' diversa da quando due pazzi imbottiscono di piombo una persona che vedi spesso in faccia. Il terribile ha le sue sfumature. Questo lo dedico ai piazzaleloretisti, ricordando loro che io sparo meglio di loro, ma solo ai dischi di terracotta.
Spunto numero due: che la lotta all'inflazzzzzzzzzzzzzzione fosse il presupposto per una svolta in senso antidemocratico (via indipendenza della banca centrale) e sostanzialmente classista (via vincolo esterno e quindi necessità di un abbattimento dei salari) oggi, col senno di poi, ci è chiaro. Che oggi un giornalista dica che l'Italia nel 1985 era "sferzata" dall'inflazione è semplicemente ridicolo. Altrettanto ridicolo sarebbe dipingere Tarantelli come un servo sciocco del capitale finanziario. Non abbiamo (o per lo meno: non ho) elementi per valutare se lui fosse un artefice consapevole del progetto di deflazione salariale e annesso restringimento delle libertà democratiche che ci ha condotto dove siamo. Sappiamo che quel progetto era consapevolo (ne erano consapevoli di comunisti, come ci ha spiegato Palombi, e poi l'analisi di autori come Featherstone o Castaldi, ampiamente citati qui e in IPF - googlate e vi sarà dato - lascia pochi margini di dubbio rispetto alle motivazioni di tutte le forze politiche di tutti gli altri paesi nel sostenere il progetto di integrazione monetaria cum indipendenza della banca centrale). Quanto fosse consapevole lui, Tarantelli, di queste implicazioni, non lo so, e credo che nessuno lo saprà mai (anche se molto si potrebbe ricavare da uno studio attento dei suoi scritti, che non ho mai avuto modo né tempo di fare). Dobbiamo però riflettere sul fatto che la prospettiva che abbiamo nel 2015 è diversa da quella che si poteva avere nel 1985. Nel 1985 la flessione dei salari reali (che si vedeva, se la si voleva vedere), forse poteva anche essere concepita come un necessario aggiustamento transitorio, un costo di ingresso verso un sistema "più stabile", "che ci avrebbe protetto", ecc.
Vedete quanto è stupido parlare di "buona fede"? Vedete perché considero un cretino chi ragiona in termini di "buona fede"?
Ad esempio, Tarantelli lo era quasi certamente (in senso probabilistico), ed altrettanto quasi certamente, però, oggi sarebbe dalla parte di chi ci vuol tener dentro a un progetto che trent'anni dopo ha fallito, per il semplice motivo che è stato costruito per risolvere problemi di trent'anni or sono. Questo, lo chiarisco ai piazzaleloretisti, non rende meno tragico ed esecrando il modo in cui degli squinternati pagati non si sa da chi hanno posto fine ai suoi giorni.
Spero che adesso il significato del mio post sia più chiaro.
Ribadisco infine che il problema con il "giornalismo" non è un problema "di prodotto", ma "di processo". Quello che stigmatizzo, e che finirà per distruggere questa professione (cosa salutare nella misura in cui diventa in cancro per la democrazia) non è il fatto che non dica "la verità" (che andrebbe comunque definita in qualche modo), quanto il fatto che non isoli i personaggi che platealmente "processano" (nel senso di "trattano", "confezionano") i fatti in modo da influenzare subliminalmente le dinamiche democratiche. Può sembrare una distinzione futile, o difficile da stabilire, o irrilevante.
Non è così.
Chi non lo ha capito, lo capirà.
A un livello più elevato di generalità, mi sono strarotto il cazzo delle persone che mi fanno tanti complimenti (possibilmente in privato), salvo poi liquefarsi al momento del bisogno. Io ho bisogno che chi è dalla mia parte mi aiuti, e mi aiuti come dico io, quando lo dico io, e se lo dico io.
Non si può avere?
Pace.
Sto tanto bene da solo.
Sono stato un personaggio "privato" per 49 anni, posso esserlo per altri 60. Non sono io ad aver bisogno di voi, cari "amici" politici e informatori. Cacciatevelo in testa (prima che essa finisca in cima a una picca, cosa che non auspico, come tutto questo post ribadisce e dimostra, ma che la vostra ottusità rende inevitabile). La priorità, oggi, è diffondere un messaggio di solidarietà e di riscossa nazionale. Questo messaggio esiste. Se voi vi aspettate che io mi chieda perché lo diffonde chi lo diffonde, vuol dire che non avete capito quali dovrebbero essere lo vostre priorità, e vuol dire quindi che fra due anni verrete con voce querula a dirci che "sì, effettivamente è stato un errore politico...".
Se semo capiti, o faccio il disegnino?
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Questo post mi ha commosso, ad un certo punto. Aveva (e mi pare di capire l'abbia ancora) molta stima di questo suo direi maestro, vero? Io avevo un anno all'epoca e non conosco né l'uomo né i fatti. Cercherò di documentarmi in merito.
RispondiEliminaBuona giornata, prof. Io evito di essere "appiccicoso" per evitare di finire col rompere non premeditatamente i coglioni. Però ogni tanto faccio un'apparizione, tipo la Madonna.
Baciamo le mani!
Mi permetto di evidenziare un piccolo dettaglio, ovvero il sottotitolo della pagina in screenshot: "Una perdita per l'Italia delle idee". Tolto il fatto che somiglia molto ad altri slogan tipici degli esponenti del renzismo, vorrei condividere due considerazioni:
RispondiElimina1) parlare di uno stimato professore universitario come di uno "dell'Italia delle idee" fa molto figo: si descrive il professore universitario e l'uomo di studi, mestieri che richiedono umiltà, pazienza, ascolto, attenzione, come tutto sommato simili a "progettisti" o "creatori": tutti chiusi in una stanza ad inventare davanti ad una lavagna bianca, o a una presentazione di Power Point, facendo sgorbiati senza senso, che vanno poi a parlare davanti a gente seduta che pensa di risolvere problemi in un gran clima da entusiasmo tipo TEDx o sviluppatori Apple (che a me sembra più da corso motivazionale).
"Ho in mente un progetto che rivoluzionerà la teoria economica: lasciamo che i lavoratori siano senza diritti e in balia degli sbalzi d'umore del mercato! Lo chiameremo... 'liberismo'. Le nostre ricerche dicono che sarà il futuro." Che cazzo voglia dire poi 'inventare il futuro', 'sarà il futuro'... @GraziaArcazzo se sarà è ovvio che sarà futuro!!!!
2) non tutti gli esponenti del renzismo sono tali consapevolmente, secondo me; è capitato che alcuni ragazzi intraprendenti mi chiedessero di collaborare con loro ad alcuni progetti di informatica e robotica (che non conosco, e loro lo sanno che io non conosco; ma si sa, il fascino della ruggente Silicon Valley è arrivato fino a Tivoli...). Il linguaggio che usano è drammaticamente uguale, non conforme, UGUALE a quello aziendalistico e Appleiano-EasyJetiano-Éilfuturiano-Enstusiasmiano di Renzi!
L'Italia si sta uniformando nella neolingua degli aggettivi e degli appellativi senza senso! Mi turba maggiormente che potrebbe essere Renzi un prodotto di questo calderone linguistico...
La mia pirreviù (necessary for the authoritativeness of the blog):
RispondiEliminaNei grafici, andrebbe cambiato il colore delle linee in rosso, perchè così sembrano suggerire (subliminalmente) all' "effetto BR"
Un giornalista c'è: FOA.
RispondiEliminaE ne vale cento (contro mille...).
In effetti, la maggioranza delle persone sembrerebbe avere una memoria (storica) molto breve il che, nell’era di Internet che tutto registra, è sempre più difficile da spiegare.
RispondiEliminaVero anche che occorre un minimo di iniziativa e di voglia per fare qualche ricerca documentale e informarsi ma, come dicono gli inglesi: «you can lead a horse to water but you can’t make it drink».
Evidentemente è molto più comodo usare il telecomando del televisore invece che la tastiera di un computer.
Ma le cose stanno, molto lentamente, cambiando..
A propos, già che siamo nel merito, come è finita questa questione?
C’è stata, non dico una rettifica, ma almeno una ammissione di imprecisione o un qualche riscontro da parte del Presidente Cardani oppure dallo stesso Giannini?
Giusto una curiosità..
Se ne avete già parlato qui o su Twitter la cosa mi è sfuggita e me ne scuso fin d'ora.
mah questi li ha scritti un giornalista contro gli articoli del gruppo editoriale che lo paga.
RispondiEliminaIl Contropelo di Radio Capital
15 marzo alle ore 14.21 ·
Ma se la Gazzetta facesse un titolo "Milan un annata tra scudetto e retrocessione" che diremmo?
http://www.repubblica.it/…/dalla_cautela_di_bankitalia_all…/
Il Contropelo di Radio Capital
13 marzo alle ore 9.00 ·
Il contenuto è a pagamento, ma già dal titolo potete capire che le cose le sanno. Le sanno tutti, ma vanno a pagina 15
"Prezzi e salari tedeschi troppo bassi così la ripresa della Ue resta a rischio”
Il Contropelo di Radio Capital
24 febbraio ·
Il Contropelo di Radio Capital
24 febbraio ·
Sempre con la lentezza che ha consentito alla sinistra italiana di rimanere travolta dal muro di Berlino, 21 anni dopo la primavera di Praga
http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/…/o-la-de…/
Il Contropelo di Radio Capital
18 febbraio ·
ma si'nato in Italy!
Come sapete la Grecia mi interessa. Quindi quando mi sono alzato dal pisolino pomeridiano, che mi consente di arrivare vivo per voi alla mattina successiva, e ho visto la notizia dell’ultimatum americano alla Grecia sulle gravi conseguenze di un mancato accordo mi è preso un colpo. Ansa.it, Repubblica,Corriere, La Stampa. Titoli unanimi. Con il morale sotto i tacchi ho aperto, Financial Times, New York Times, Wall street Journal, Telegraph, Times, Washington Post, Guardian. Non una riga, al massimo analisi pensose sulla situazione. Ho poi visto un tweet di Varoufakis che confermava la telefonata in cui il responsabile del tesoro Lew gli ha detto che senza un accordo ci saranno pesanti conseguenze per la Grecia “e” per l’Europa. Ma guarda. Allora la notizia è questa. Cioè che Washington non condivide l’idea che si è affermata in Germania che si possa mettere fuori dai giochi Atene senza pagare un pegno tutti quanti. Certo farlo condannerà la Grecia a un paio d’anni di ulteriore miseria, ma innescherà una crisi continentale e forse mondiale. Gli americani, con l’esperienza Lehman, lo sanno che ci vuole poco. Voi ad ascoltare i miei colleghi, invece no......
ecc ecc
Vedo che è difficile farsi capire.
EliminaIl giorno in cui un giornalista scriverà un articolo per dire che con una diffamazione di questo tipo la professione giornalistica si scredita, quel giorno potrai venire qui a vantare i tuoi meriti. Questo tipo di operazione sarebbe isomorfo a quello che sto facendo io nel mio campo, chiamando in causa l'integrità di certi miei colleghi, e rivelando come le loro prese di posizione siano contrarie a una elementare deontologia professionale (che, nel nostro caso, vorrebbe che non ci si discostasse per motivi ideologici da quanto risulta dalle ricerche pubblicate sulle riviste scientifiche di migliore reputazione, e nel caso di un giornalista suppogo richieda di attenersi ai fatti e di non diffamare).
I tuoi lavori che tu citi, e che, per carità, vanno benissimo e ti fanno onore, equivalgono a uggiolare nel recinto del gruppo editoriale, perché non ne infrangono le logiche.
Mi spiego con un esempio: tu ce le hai avute le palle per scrivere un articolo nel quale si dicesse a Malagutti, dal quale non dipende la tua carriera: "Hai sbagliato, come cazzo ti viene in mente, chi ti paga?", come io ho fatto con Zingales, Giavazzi, Tabellini, e innumerevoli altri dai quali la mia carriera dipende?
Alla prova dei fatti no.
E allora, siccome "amicus Plato, sed magis amica veritas", cosa vuoi che ti dica, se vieni a farmi queste amene difese corporative, se non che dovresti acquistare due ellissoidi da qualche parte (anche usati).
Scusa, sai, il disegnino suona un po' personalistico, e me ne rendo conto (ma non è colpa mia, bensì dei miei colleghi se il dibattito in Italia si è polarizzato attorno alla mia persona), probabilmente è un po' urticante (ma sei venuto a cercarmi tu), eppure credo che molti abbiano capito (tranne chi non voleva). Che ci siano giornalisti che si pronunciano in modo documentato sull'economia (che non è la loro professione) può anche capitare. Ma che ci siano giornalisti che stigmatizzino certe pratiche del giornalismo (che è la loro professione) non l'ho visto mai capitare.
È più chiaro così?
Guarda che le cose possono andare bene o male. Io, come sai, auspico che vadano bene. Per chi? Eh, questo non posso dirtelo, ma una cosa è certa: in un paese dove l'informazione è come quella che ho citato, bene per tutti non possono andare.
Bene intendenti pauca e a rivederci con argomenti on topic.
Ovviamente io a te voglio bene e ti stimo per quello che fai, ma, concludendo, qualora non si fosse capito, ti segnalo che a mio avviso quanto fai, pur essendo utilissimo e meritevole, non è quello che occorre alla professione giornalistica per ritrovare un briciolo di dignità eil rispetto altrui (o almeno il mio).
Già che ci siamo, chiarisco anche un altro concetto.
Molti giornalisti muoiono in giro per il mondo, uccisi dalla guerra, dalla criminalità organizzata, dalle malattie, da quello che è, per documentare i fatti. A loro va il nostro rispetto e il nostro ricordo commosso.
Ma anche questo non c'entra un beneamato cazzo con il discorso che sto facendo qui, che è quello di chiedermi non perché nessun giornalista "muoia per la verità" (fra l'altro, ce ne sono), ma perché nessun giornalista attacchi mai con nomi e cognomi i giornalisti che distorcono la verità, lasciando in Italia solo a me questo ingrato compito.
Io non vorrei che foste eroi. Io vorrei che faceste un minimo di finger ponting alle fetecchie. Mi sembra chiedere molto meno, e invece è chiedere molto di più, e sappiamo benissimo perché, no?
Albè come non convenire con te. Da oggi non sei più er cavajere nero ma l' Hombre vertical.
EliminaNon ho mai sentito un medico, un avvocato, un commercialista o ... parlare male pubblicamente di un collega.
EliminaOhhh in privato quante volte l'ho sentito!
P.S.: Mi scusi mi rendo conto di essere stato un pochino settario, ho nominato solo categorie provviste di albo e ritenute meritevoli di protezione dalla legge..., ma a garanzia del cittadino non della categoria stessa.
Le balle dell' informazione ufficiale.
RispondiEliminaA corredo del post, suggerisco la lettura di questo bellissimo articolo che spiega come mai, le statistiche ufficiali sulla disoccupazione americana sono assolutamente falsate.
http://theeconomiccollapseblog.com/archives/nearly-full-employment-10-reasons-unemployment-numbers-massive-lie
Le statistiche sono falsate per due ragioni principali:
1. I calcoli sul tasso di disoccupazione lasciano volutamente fuori coloro che non cercano lavoro, che sono aumentati di circa 12 milioni a partire dall’insediamento di Obama.
2. La qualità del lavoro continua a peggiorare, visto che meno della metà degli adulti americani con impiego riescono a lavorare per più di trenta ore a settimana.
In totale ci sono 110 milioni di americani in età di lavoro che non lavorano e quelli che lavorano spesso fanno due mestieri per sbarcare il lunario. Una sola persona viene contata per due come numero di impieghi creati.
Riporto un estratto, a commento dei dati:
Se è così facile trovare lavoro, quelli che sono disoccupati cronici devono per forza di cose essere "sbagliati". Questo è il messaggio che ci viene trasmesso. Se l'informazione ufficiale ci dice che la disoccupazione è calata, allora chi è ancora disoccupato è per forza di cose un "pigrone", giusto?
Quando sei disoccupato da un sacco di tempo, la vita ti viene portata via. Si rafforza l’ idea di essere visto come un fallito dai familiari e dagli amici. E mentire in questo modo da parte del governo non fa altro che peggiorare le cose.
Se sei disoccupato e non riesci a trovare un lavoro in questo preciso istante, voglio che tu capisca che sei nel mezzo di una spirale economica recessiva di lungo termine, che non farà altro che peggiorare.
Quando il governo ti dice che siamo in ripresa, ti stanno mentendo.
Quando il governo ti dice che le cose andranno molto meglio, ti stanno mentendo.
Un messaggio più chiaro di così...
Alla luce di queste verità, che sono certamente note a Mrs. Yellen, scommetto che non solo la FED non rialzerà i tassi di interesse, ma ricomincerà una nuova fase di espansione del credito.
Non solo in Usa vieni etichettato, ma anche in Italia; sarei felice di sapere se anche la disoccupazione italiana, pur altissima, non sia sottostimata...mi sembra che anche da noi vengano considerati solo i disoccupati alla ricerca attiva di lavoro. Sul fatto di sentirsi giudicati sbagliati ne so qualcosa io stesso; non conta che mi sia laureato con 108/110, abbia fatto corsi di formazione, stage, tirocini, abbia preso certificazioni, abbia esperienza lavorativa pluriennale, no, non conta un fico secco, perché sono ITALIANO e DISOCCUPATO! Gli amici piano piano si sono dileguati; mio padre mi ha tolto l'eredità, si è sposato con una donna peruviana e non vuole più avere a che fare con me (non sto scherzando); mia madre, che mi aveva sempre dato del debole e fallito, non perdeva tempo per umiliarmi con giudizi sprezzanti, fino a che non ho deciso di tagliare i ponti con lei; d'altronde questa è la morale degli italiani autorazzisti: una guerra civile che penetra anche all'interno della famiglia e distrugge il tessuto sociale, dove ognuno crede di essere MENO italiano degli altri, magari perché si crede ancora protetto da un lavoro. Molto dipende anche dalla propaganda giornalistica dei servi cani da guardia del potere citati da Bagnai; se tutti i giorni o quasi il TG ti dice che, nonostante la crisi, ci sono migliaia di aziende che vorrebbero assumere ma non trovano personale, e dall'altra quello che ascolta è un pensionato 75enne che lavorava quando questo paese era nel boom economico, quello che capisce questo pensionato, che poi è tuo padre, è che sei tu che sei uno sfaticato, perché lui il lavoro lo aveva trovato, e adesso la TV dice che il lavoro c'è, che la crescita riparte, il pil aumenta, ma tu non lo vuoi fare, perché sei choosy e bamboccione; sono riusciti a mettere anche padri contro figli.
EliminaGià, direi che ci sono riusciti perfettamente. Ma cerchiamo di non confondere genitori meschini e narcisisti (esistono, e quanti ce ne stanno che schiacciano i figli per non vedere la propria miserabilità interiore) con la propaganda governativa. Quello che mi sento di dire è molto semplice, al limite del banale: non darsi mai per vinti e non lasciare agli altri il volante della nostra vita utilizzando complessi di inferiorità indotti e sensi di colpa, competizioni esasperate e umiliazioni.
EliminaGli uomini hanno bisogno di modelli di riferimento, pure se celebrano l'acume di generali che hanno commesso genocidi. La conquista della geografia di un paese, il conto in banca, il numero di figli, il numero di macchine sportive etc. sono sempre qualcosa di misurabile, che oggettivamente fornisce l'idea del successo di un uomo nella società. Non dicono nulla su come si è arrivati a quel successo.
Ho iniziato a studiare l'economia quando mi è balenata la domanda seguente, mentre andavo al lavoro in scooter: "perchè lavoro più di mio padre, ho meno sicurezza sul posto di lavoro e ho meno potere d'acquisto di quando lui aveva la mia età, nonostante progresso tecnologico, e una laurea in ingegneria col massimo dei voti mentre lui era perito tecnico?"
La risposta indotta familiare sarebbe stata :"perchè non vali un cazzo, vedi altri tuoi coetanei che hanno una situazione migliore della tua?".
E invece con un po' di raziocinio e leggendo in giro scopro che mi trovo a vivere in Italia, che lavoro in una industria manifatturiera, quindi nel privato, e che quindi sono stato massimamente mazzato dall'euro e dalle infauste scelte dei miei politicanti.
Dopo la rabbia, non deve subentrare la rassegnazione: io continuo a studiare di tutto, dalla finanza, alla macroeconomia, alla scienza comportamentale. Ho mollato l'Italia -tanto coraggio mi è occorso, e non ti dico le notti insonni e gli attacchi di ansia- ma ho mandato al diavolo tutti. Ognuno poi fa le sue scelte, ma che siano le prediche di un genitore frustrato a decidere quanto vali, beh, cazzo, non c'entra l'euro: ogni giovane ha DIRITTO a commettere tutti i suoi errori e ad imparare sbagliando e riprovando.
Quindi, ad un padre che ti rinnega, e per estensione una generazione di genitori che definisce bamboccioni i propri figli, beh, non credo possa esistere una dichiarazione di fallimento peggiore per un genitore (NON PER IL FIGLIO).
A me fa rodere il culo una cosa: ci hanno insegnato a cercare il lavoro sicuro, a studiare per trovare un impiego, ad andare bene a scuola senza mettere troppo in discussione le materie insegnate. Bene, il lavoro sicuro non esiste, l'impiego spesso non c'entra una mazza col percorso formativo, e le idee che ti hanno inculcato cozzano pesantemente con la realtà.
A mio figlio insegnerò a cavarsela da solo usando il suo di cervello, e me ne fregherò della laurea se non vuole fare l'università. Hanno creato milioni di uomini e donne "impiegati" come mentalità, passivi e spaventati del cambiamento e delle difficoltà.
E si permettono pure di fare le prediche? ma andassero affanculo.
Ciao. Grazie per la risposta. Per quanto mi riguarda io ho cercato di studiare, nel mio caso Scienze Biologiche (specializzato in biologia molecolare) non tanto per il fine ultimo di fare una barcata di soldi, ma per la passione per lo studio e la ricerca; una passione, e la ricerca di autentici valori; quindi tutto il contrario di coloro che vorrebbero competere o altro; il mio impegno e la mia voglia sono derivati da questo; mi sarebbe bastato mettere a frutto ciò che avevo studiato e avere un lavoro che potesse basarsi su quello che avevo imparato in anni di studio e rinunce. Il problema è che non ho avuto questa possibilità e ho dovuto reinventarmi, buttare nel cesso la biologia molecolare, e iniziare a studiare informatica, perchè il mercato richiedeva questo; quindi, dopo corsi di informatica (che avevo ottenuto gratuitamente tramite bandi del centro per l'impiego) ho trovato lavoro nel settore sistemistico a 1000 euro al mese. Poi è arrivata la crisi e sono arrivato a fare l'assistenza disabili notturna per 30 euro a notte (10 ore a notte). Il problema per me non è tanto sentirmi fallito (perché non mi considero tale, ma non è stato facile riuscire a convincermene, con dei genitori così); il mio problema è la sopravvivenza, la paura del futuro; paura estrema quando sai di non poter contare nemmeno in una famiglia, quando non trovi solidarietà da nessuna parte; quando tutti ti giudicano, ti fanno paternali o ti danno i soliti consigli da "amiconi" con pacca sulla spalla; un problema di sopravvivenza quando sai che qui non puoi nemmeno contare su un welfare adeguato, in quanto per i disoccupati di lunga durata il welfare non esiste in Italia, così come non esistono gli alloggi popolari, esiste solo la discarica se vuoi mangiare e dormire. Questa è la mia paura, capisci? I complessi di inferiorità sono il mio ultimo problema! Mi sarebbe piaciuto semplicemente fare un lavoro dignitoso per il quale avevo sacrificato anni di studio, perché adesso tutto il mio studio mi sembra tempo perso, inutile.
EliminaLorenzo un'altra cosa volevo puntualizzare: naturalmente chi ama la ricerca e la scienza sa benissimo che fa parte del proprio mestiere il "mettere in discussione le materie insegnate" altrimenti la scienza non avanza; ma anche l'etica è molto importante; dal mio lavoro (agratis) all'interno dei centri di ricerca ti posso assicurare che di cose ne ho imparate molte, soprattutto sulla disonestà degli scienziati; ma questo non vuol dire che non si debba e non si possa fare il proprio lavoro onestamente, altrimenti Bagnai non esisterebbe. Per quanto riguarda la mia scelta di andare all'estero, ci ho pensato, ci sto pensando tutti i giorni, ma quando non hai nemmeno una famiglia o degli amici alle spalle, quando non c'è nessuno in caso tu possa avere problemi o altro, capisci che la scelta è diffcile; io lascio la casa che ho in affitto, vado in un altro paese, poi magari anche li arriva disoccupazione e crisi, poi devo tornare in Italia, ma qui non c'è una famiglia che mi può dare un letto, nè amici che si interessano di me, né un welfare che mi possa venire incontro. Per quanto riguarda il tuo consiglio "A mio figlio insegnerò a cavarsela da solo", scusa se te lo dico, magari mi sbaglio e ho inteso male il tuo pensiero, ma questo mi sembra in linea con l'ideologia del pornoliberismo, cioè l'idea estremista che ognuno deve solo contare su se stesso e se chiede aiuto ad un altro (oppure chiede un welfare che lo protegga in caso di bisogno) allora è un debole e un fallito; naturalmente questa ideologia pornoliberista vale solo per i poveri, i disgraziati e i disoccupati, accusati di essere l'origine della loro rovina; i grossi gruppi di potere, le banche ecc. hanno sempre lo stato balia che li fa vivere nella bambagia e gli asciuga le lacrime in caso perdite e fallimenti. Io, semplicemente, se avessi un figlio, cercherei di amarlo, e non lasciarlo solo in caso di bisogno; perché l'amore è un sentimento dal quale scaturisce tutto il resto.
Eliminaa Federico T.
EliminaCoraggio, e in bocca al lupo. Ti ricordo en passant che tuo padre non può "toglierti l'eredità": per la legge italiana, sei un legittimario (insieme alla moglie peruviana, va be'). Pensa al figlio che avrai, non buttarti giù e fa' meglio di tuo padre. Ciao.
@Lorenzo: se non sbaglio lo stesso computo vale per i minijobs tedeschi, calcolati ciascuno come un posto di lavoro mentre per avere uno stipendio che permetta di sopravvivere bisogna cumularne due o tre.
Elimina@Federico: dalla situazione che descrivi converrebbe veramente provare ad andarsene. Tentare di mandare cv all'estero, almeno. Non c'è molto da perdere. Paghi davvero l'affitto con le notti di assistenza? Non farti macellare dalla paura, prima ancora che dal resto.
Roberto, mio padre ha studiato per non lasciarmi nulla, ha investito i suoi risparmi comprando la casa in cui vive con la compagna peruviana e poi a ceduto in nuda proprietà la casa alla sua compagna peruviana per poche migliaia di euro che naturalmente non farà trovare in banca alla sua morte, pertanto quello che mi hanno detto gli avvocati è che io non posso rivendicare alcun diritto essendo la casa sfuggita dall'asse ereditario. Pellegrina io vivo per il momento ancora coi risparmi dei vecchi lavori, perché il mio stile di vita è molto "austero" e non mi sono mai concesso alcun lusso, i tuoi consigli io li ho già pensati, ma un conto è dare il solito consiglio e la pacca sulla spalla, altro è trovarsi a vivere in prima persona questa vita nella più totale mancanza di tempo un punto di riferimento, ti assicuro che è molto diverso quando vivi certe cose in prima persona
EliminaCerto che è diverso, Federico. Altro che il solito consiglio e la solita pacca sulla spalla non ti potevo dare e te li ho dati, perchè dal tono del tuo racconto si capisce bene che sei in una situazione davvero difficile. Se ti ho infastidito, scusa.
EliminaNon preoccuparti Roberto, capisco che è difficile, e mi costa fatica, anche trasmettere la mia esperienza personale in un blog e non pretendo certo che tutti capiscano al volo; volevo solo lasciare una testimonianza, perché si parlava proprio di come sia difficile convivere con tutte le etichette che ti appiccicato addosso quando ti ritrovi ad essere disoccupato, non solo negli USA; ed è per questo che molti si ritirano, non appaiono, non hanno il coraggio di uscire allo scoperto; questo accade soprattutto nella vita reale; anche con le donne; non immagini quante donne che mi hanno detto: "Ti vuoi approfittare di me; tu vieni con me solo perché non hai una casa e mi stai usando perché i miei genitori a me l'hanno lasciata!"; come è possibile costruire qualcosa sulla base di continui sospetti. Oppure altre donne con lavori fissi, magari nel pubblico impiego, che non sono ancora state sfiorate (bontà loro) dalle tagliole e dalle sforbiciate, che ti giudicano se il tuo datore di lavoro ti lascia a casa e ti dicono:"ma io non voglio vivere con un disoccupato"! e ti raccontano la storia di quel tizio, loro amico, che non era scemo come te e ha fatto il corso di fisioterapia che gli ha permesso di trovare lavoro fisso a 2000 euro al mese; mentre io che mi sono laureato in scienze biologiche, ho lavorato come ricercatore all'Istituto Tumori, ho fatto decine di altri lavori, corsi, certificazioni, MA NON IN FISIOTERAPIA, faccio parte della categoria dei subumani indegni di stare al mondo. Non immagini quante umiliazioni.
EliminaCaro Federico,
Eliminarispondere alle tue osservazioni così complesse nello spazio di un post in un blog è difficile, ma ci provo lo stesso, per punti.
1. Separare la situazione oggettiva lavorativa dalla situazione familiare.
Hai una laurea che è votata alla ricerca e in Italia ricerca come la intendi tu non la fa nessuno. Se passi all'informatica, passi ad un settore dove c'è una quantità enorme di ingegneri e informatici disposti a tutto per 800 euro al mese, con lavori in cui ti sbattono da una parte all'altra d'Italia.
Risultato? beh, è uno solo. Devi emigrare. Sei colto, istruito, e all'estero hai migliori possibilità che in Patria. Io sono emigrato in Olanda.
2. Mi "accusi" di pornoliberismo...non conosco il significato che gli attribuisci, ma ti faccio la domanda seguente: se non sei in grado di provvedere a te stesso in questo momento, ha senso filosofeggiare su di chi è la colpa, su governi incapaci, sui economisti prezzolati spacciati per tecnici competenti, sulla turbofinanza cattiva? no, non ha senso. Risparmia le energie intellettuali per perfezionarti in inglese e inviare CV all'estero. Dove? in paesi con forte crescita. Australia in primis.
3. Visto che in Italia non hai assets, non hai liquidità, tanto vale mettere a frutto le tue competenze e rinnovarti altrove, cambiando però atteggiamento. Il cambio di atteggiamento è la parte in assoluto più difficile nella vita. Lasciati alle spalle l'Italia. In questa fase non ti sta dando nulla, solo frustrazione e rabbia. Non hai figli, non hai un mutuo, non hai persone che dipendono da te che pagherebbero salato ogni tuo errore. Quindi sei più libero di tanti 40enni precari. E questa libertà va sfruttata, perché è un asset fondamentale nella tua vita adesso. Pensa se tu fossi un 40enne con famiglia monoreddito cui hanno consegnato una raccomandata con su scritto "cassa integrazione" da 800 euro al mese quando paghi un mutuo che ne costa 700.
Fortunatamente non sei in quella situazione. Sfrutta quello che hai: il tuo cervello, i tuoi studi, e la tua gioventù.
@Pellegrina: ci sono molti modi di taroccare le statistiche, e i più indegni in assoluto sono quelli per il calcolo del tasso di inflazione. Sì, siccome per campare fai due mansioni, ecco che il tuo lavoro vale per due. Se invece non lavori perché sei rassegnato, non vieni contato.
EliminaOrmai siamo a balle così stridenti con la realtà quotidiana che i vecchi filmati dell'istituto Luce ai tempi del fascismo fanno solo sorridere, mentre siamo portati a ragionare tutti nella stessa maniera, con università che impartiscono le stesse nozioni di economia in tutto il mondo e giornalisti, come spiega Foa, semplicemente riamplificano tutti le stesse notizie e le stesse opinioni.
Qualche domanda per stuzzicare la curiosità visto che parliamo di inflazione:
1. perchè non ci domandiamo mai come è possibile che semplicemente stampando moneta improvvisamente l'economia dovrebbe riprendersi?
2. perchè i Quantitative Easing, ovunque siano stati portati avanti, non hanno risolto un bel nulla, a partire dal Giappone degli anni 90?
2. Ragionamento opposto: Repubblica di Weimar. Tutti sanno della terribile inflazione di quegli anni, qualcosa come 9 zeri in pochi anni. Molti meno delle cause dietro. E quasi nessuno che si domanda: ma come ne sono usciti?
...sì, sono riusciti anche a mettere padri (e madri) contro figli...
EliminaOk, li hai pensati. Se non l'hai fatto, avrai i tuoi motivi, per cui ti potrai anche pagare l'affitto. Ma cosa ti fa pensare che tutti partano sempre e solo con un punto di riferimento? O che ignorino cosa sia sentirsi etichettato come fuori dal giro? O che la solitudine sarebbe diversa e peggiore fuori da quella profonda che descrivi qui? O che nel pubblico impiego stiano tutti pagando tranquillamente l'affitto e i lussi? Chiudo, perché non penso che tu abbia voglia di sentire altro. Un saluto (senza altro: non do' pacche agli amici, figuriamoci agli sconosciuti).
EliminaScusa Lorenzo ma vedo che non ci siamo capiti ancora una volta.
EliminaNon ho descritto la mia esperienza per sentirmi dire per l'ennesima volta da uno che VORREBBE SAPERNE PIÙ DI ME QUELLO CHE DEVO FARE. Perché quello che devo fare lo penso, e con disperazione, e in solitudine, già da me. Ci siamo capiti? Perché, come vedi, non sono stato almeno un cazzone da mettere su famiglia per poi fare soffrire anche dei figli. Ho detto quello che ho detto solo per portare una testimonianza. PUNTO! TI E' CHIARO, OPPURE DEVO ANCORA ASCOLTARE LE TUE PERLE DI SAGGEZZA ALLE QUALI NON AVEVO ASSOLUTAMENTE PENSATO, PRIMA CHE ARRIVASSI TU???
Pellegrina, non ho descritto la mentalità di TUTTI gli impiegati pubblici, ho descritto l'indifferenza di quelli con cui ho avuto io a che fare; è chiaro che ci sono molte altre persone che si sentono minacciate da questa situazione economica dominata da criminali; Ti ho semplicemente detto come vengono trattati i disoccupati! E anche LE PERLE DI SAGGEZZA che ricevono NON RICHIESTE, alle quali LO STOLTO DISOCCUPATO NON AVEVA CERTO PENSATO; adesso vanno di moda i COACH; non sai quanti ne ho conosciuti; quei guru pieni di saggezza che ti cambiano la vita, che dicono cosa fare ai disoccupati che SBAGLIANO SEMPRE e hanno bisogno di essere guidati dai sapienti
Eliminadavide forse hai capito quello che volevo dire; stanno disgregando il nostro tessuto sociale, LE NOSTRE FAMIGLIE, coltivano rabbia, autorazzismo, odio tra padri e figli, odio tra fratelli; il tuo vicino non è un amico, è uno con cui devi solo competere e le eventuali alleanze sono solo ed esclusivamente finalizzate ad un tornaconto Futuro; vogliono distruggere gli unici punti di riferimento che ci erano rimasti, facendoci diventare massa amorfa, infinitamente flessibile, mobile, malleabile, riformabile e reimpiegatile secondo le esigenze del capitale. Ma quando perdi TUTTO, quando non c'è neppure un sentimento di amore e solidarietà tra familiari, quando non senti di avere legami forti, di amicizia, di amore, di affetto, per cosa vivi a fare? Cosa è che ti spinge a restare in vita? Vivi per sopravvivere alla continua ricerca di lavori per l'EUROPA senza nessuna base di appoggio e senza legami? in perenne nomadismo, sradicato da tutti, con rapporti effimeri, nell'anonimato? Senza che ci sia nessuno che ti chiede:"Come stai?", "Va tutto bene?" magari a qualcuno piace vivere così, a me no! E' il sogno del capitale avere individui perfettamente atomizzati, senza legami, reimpiegatili, riformabili e reinseritili all'infinito e se non servono più, smaltibili in men che non si dica
EliminaCaro Federico, raccontare con sincerità la tua situazione è segno di coraggio, cioè un buon segno. In bocca al lupo e ciao.
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Elimina@Lorenzo Marchetti: domande retoriche, ahimé, il che non significa inappropriate. Soprattutto Weimar.La cosa sconcertante è la credulità rassegnata della massa. Prima di leggere ITdE ero piuttosto indifferente alla moneta, non comprendendone le implicazioni, ma che ci fosse qualcosa che non quadrava, che tagliare i salari e introdurre il parasubordinato non potesse essere una soluzione a lungo termine perché uccideva appunto la domanda interna, l'ho sempre pensato, e ho cercato di capire, di ribellarmi alla precarietà, di partire. Come si possa essere tanto acquiscenti, peggio indifferenti, accontentarsi della parola menzognera "la crisi", rimane per me un mistero. Anche con tutti i giornali a blaterare dell'inesistente. Be', prima di divenire molesta chiudo con questo ot, piuttosto sconsolato, a dire il vero.
EliminaChissà perché io considero il combattere la precarietà decidendo di fuggire dal proprio paese una forma di autoinganno, per non parlare di codardia! Allora i macellati italiani che non hanno le skill + lingue straniere che avete voi emigrati, cosa ne traggono dalla vostra fuga solitaria alla ricerca di lidi migliori? E' questo il vostro spirito patriottico, la vostra smisurata voglia di aiutare i propri simili?? Cosa ne sapete di chi resta qui e cerca di combattere tutti i giorni all'interno di una precarietà che non si è scelto ma gli è stata imposta?? Ah, ma certo cazzo, è questa la soluzione!!! porca vacca, dobbiamo emigrare in 60 milioni, vedrai che poi non ci sarà più precarietà!!!
EliminaE poi che ne dire del fatto che quando vai in un altro paese là sei straniero, e, come avviene spesso in Italia, gli stranieri sono un utile grimaldello di dumping salariale verso i lavoratori locali?
EliminaEcco gli emigrati italiani "rivoluzionari" che lottano contro la precarietà:
EliminaIl dumping salariale è un’azione condotta dal padronato, un processo attraverso il quale viene esercitata una pressione verso il basso del livello generale dei salari.
Breve panoramica del tema del dumping salariale in Ticino sui media e fra alcuni politici.
La Stampa.it, 9.2.2013 : “Gli italiani accettano salari più bassi pur di essere assunti, firmano contratti svantaggiati, accettando di essere sottopagati rispetto a quanto percepiscono gli svizzeri. Creano squilibri di mercato.”
http://www.ticinolive.ch/2014/01/09/benefici-della-libera-circolazione-il-dumping-salariale-ticino/
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EliminaCercate per lo meno di descrivere la vostra scelta di lasciare l'Italia come una scelta personale dettata dalle vostre personalissime considerazioni; non ammantatela quindi di un "altruistico" spirito patriottico di lotta rivoluzionaria contro la precarietà
EliminaCiao davide, sono felice che ci siano persone come te, non so nemmeno io come comunicare con te, potrei lasciarti l'email in un commento, ma poi non vorrei ricevere dello spam, tu hai qualche idea?
EliminaDavide, magari fosse cosi' semplice. In Grecia han fatto bolliti e arrosti, e dove stanno? All' esangue Tsipras, mentre nemmeno comprano i farmaci ospedalieri. Siceramente ogni volta che sento qualcuno augurare più fame senza sapere di cosa parla, in una sorta di rabbioso nichilismo, mi vengono i brividi. Si lotta peggio a pancia vuota, non meglio. Ricordiamoci Germinale.
EliminaSull'augurarsi la fame, almeno per una volta, concordo con Pellegrina, perché si augura la fame e il dolore di altre persone, che, la maggior parte delle volte, sono semplicemente vittime, e non è una loro colpa non aver capito certe dinamiche economiche, perché vivono in una dittatura che si basa sulla propaganda e la menzogna e non fornisce, a partire dalla scuola, gli strumenti per capire; auspicare un olocausto affinché le cose cambino anche a me mi mette i brividi. Comunque è difficile per me stabilire anche quale livello di consapevolezza hanno raggiunto le nazioni che sono ancora "sviluppate". Tutto forse dipenderà dalle azioni che faranno le persone che hanno capito; cercheranno "soluzioni biografiche a contraddizioni generate a livello sistemico"? Cioè, penseranno alla salvezza degli eletti con skill e curriculm? O lotteranno per cambiare le cose?
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Eliminadavide, sul fatto che ci sia troppo benessere, naturalmente per me sembra una visione un po ottimista; che poi la completa mancanza di benessere, come in Africa o in altre regioni sottosviluppate, ma anche in Grecia, porti automaticamente alla presa di consapevolezza dei meccanismi sottostanti e alla elaborazione di risposte costruttive, anche qui ho i miei dubbi; perché in Grecia abbiamo la TRIPPAS e in Africa si succedono dittature a rivolte che portano solo caos e disordini. Io mi auguro, sulla linea di Bagnai, che possiamo uscirne in modo pacifico, prima che sia troppo tardi, cioè prima di raggiungere lo stesso indice GINI della Namibia . Adesso riposo un po, scusate se ho offeso qualcuno; vi saluto tutti quanti, grazie per la chiacchierata
Elimina“Chiunque si sia impelagato nel giornalismo, o ci sia tuttora impelagato, si trova nella crudele necessità di salutare gli uomini che disprezza, di sorridere al suo miglior nemico, di venire a patti con le più nauseanti bassezze, di sporcarsi le dita nell'intento di pagare i suoi aggressori con la loro stessa moneta. Ci si abitua a veder fare il male, a tollerarlo: poi si comincia con l'approvarlo e si finisce col commetterlo. Alla lunga, l'anima, continuamente avvilita da vergognose e continue transazioni, s'impoverisce, la molla dei nobili pensieri si arrugginisce, i cardini della banalità si logorano, e funzionano senza sollecitazione. Gli Alcesti divengono dei Filinti, i caratteri si snervano, i talenti s'imbastardiscono, la fede nelle opere belle sparisce. Colui che voleva essere orgoglioso delle proprie opere si spreca in pessimi articoli che la sua coscienza, prima o poi, gli rivela come altrettante cattive azioni.”
RispondiEliminaBalzac, Splendori e miserie delle cortigiane
Seguendo il suo invito le segnalo non un giornalista ma addirittura un giornale che, a mio avviso, non segue la corrente e parla del potere in maniera critica ed oggettiva.
RispondiEliminaSi chiama "Il Fatto Quotidiano" e credo che lo conosca abbastanza bene, per cui sarei curioso di sapere perché lo accomuna a quanto scrivono tutti i "giornalisti", oppure se è stata una dimenticanza.
In questo caso, per sua stessa ammissione, potrei accusarla di razzismo, ma non mi sento proprio di farlo per la stima che le porto e per il piacere che ho nel leggere il suo blog.
Forse, però, questa volta è stato un po' troppo impulsivo anche se la componente emotiva in questo post è evidente per l'affetto dichiarato per il suo ex-professore.
Carissimo, io ringrazio il Fatto Quotidiano per lo spazio che mi dà quando ho tempo per prenderlo, ma mentre ricordo molte campagne del FQ contro l'immoralità dei politici, sinceramente non ne ricordo alcuna contro quella dei giornalisti. Hai esempi? Mi ripeto: non ricordo un singolo articolo del FQ o di altri giornali dove il giornalista X dicesse al giornalista Y: "Hai detto una balla, l'inflazione del 1992 non è schizzata verso l'alto, se fai così sputtani la nostra professione" (quello dell'inflazione è solo uno dei tanti esempi, ovviamente). Me lo sono perso, o non è stato scritto? Sai, dati che ogni porco giorno che Dio mette in terra un giornalista mente su un fatto economico, dovrei veramente essere molto distratto per essermi perso una rettifica del tenore di quella che ti ho esemplificato...
EliminaEccone n'artro che ce prova...
EliminaNon so tu, ma in tre anni e passa non ho memoria di un solo episodio nel quale Alberto si sia dimostrato impulsivo o avventato. In compenso ricordo innumerevoli articoli del Fatto (che ho seguito dal primo giorno e fin quando lo stomaco me lo ha permesso) pieni di mezze verità, autentiche falsità, bile e livore a fiotti.
Tu, come spessissimo il (buon?) Travaglio, hai perso un'eccellente occasione per fermarti a riflettere, prima di sputare la tua sentenza.
Alberto non è certamente esente da difetti, ma impulsivo, cazzo, proprio no!
@Francesco Razzauti
EliminaTanto per intendersi: Il Fatto Quotidiano, Il Foglio, La Repubblica, Il Corriere della Sera sono al fondo la STESSA COSA: sono i cani da guardia dell'€ e di questa Europa. Si disputano soltanto il controllo degli ossi.
Un'ultima cosa.... Per non essere scambiato per "un antro che ce prova" come cordialmente mi chiama Nicola Strada, appena trovato almeno un articolo in cui il FQ denuncia un comportamento non corretto di uno o più giornalisti, posterò qui la data in cui è stato pubblicato, per poterle fornire un aiuto a ricordare visto che dice "sinceramente non ne ricordo alcuna contro quella dei giornalisti".
Elimina@Celso
Elimina... e un giorno dipinto di drammatica luce FQ strappò l'osso della corruzione a Rep, che più non aveva denti buoni per meritarselo.
Il FQ è quel giornale che ha fatto diventare una grossa fetta d'italiani esperti di giurisprudenza e bilanci aziendali: "La Cirami! ", " La Cirielli", "La separazione delle carriere" "le società offscior!". Ma non è riuscito a farli diventare economisti. Come se l'economia fosse più difficile della giurisprudenza. Senza contare che i difensori della democrazia hanno scritto per anni sulle ingroppate del premier (quanta invidia! ) e hanno ignorato le dichiarazioni di un ex segretario del tesoro americano e un ex premier spagnolo sui fatti del 2011. I motivi per cui lo fanno non mi interessano, so soltanto che non perdo tempo a
Eliminaleggere la versione presentabile del blog di Grillo.
A parte il tuo blog, Prof. 'nzia mai tradire il guru .
Cerca pure, ma non troverai nulla.
EliminaDel resto, quando Sallusti fu meritatamente condannato, il giustizialista Travaglio (mi pare lavori al FQ), che chiede, inflessibile, l'ergastolo per il bimbo che compra le caramelle senza pretendere lo scontrino, confessò che ritiene inadatto condannare un giornalista per le scemenze che scrive.
L'unico giornalista che conosco (tra l'altro, grazie a questo blog) che rispecchi quanto descritto è l'eccellente Marcello Foa.
RispondiEliminaE' un'eccezione, a quanto mi risulta.
Aggiungo ancora una piccola nota al mio,post precedente perché ho potuto leggere la sua risposta al commento di massimo rocca solo dopo aver inviato il mio precedente commento.
RispondiEliminaA maggior ragione le segnalo Il Fatto Quotidiano come eccezione al suo post, perché stigmatizza molto spesso i comportamenti scorretti e deontologicamente inaccettabili di altri giornalisti (vedi gli editoriali di Travaglio, la rubrica "lecca lecca" ecc.)
Aah beh.... allora con Travaglio siamo a posto.
EliminaSa, qualche mattina fa una giornalista di La 7 ha risparato la storia del '77 e della disoccupazione... A volte penso che non sia nemmeno più malafede, ma solo manifesta incapacità.
RispondiEliminaSì, capisco anche questo, noi dobbiamo essere pazienti con queste creaturine ammalate di conformismo e vittime (come i politici) delle menzogne che hanno diffuso. Però c'è un problema: hanno ucciso la democrazia. Il maggioritario e le balle dei giornalisti hanno creato un regime. Non se ne scappa. Con un'informazione corretta e un sistema proporzionale noi saremmo già abbastanza per dare fastidio. Le due cose, del resto, vanno insieme. La mancanza di pluralismo dell'informazione, il conformismo patologico, è correlato (essendo, secondo me, al tempo stesso causa ed effetto) al regime di partito unico nel quale siamo.
EliminaQuousque tandem?
RispondiEliminaFino a quando la mano che nutre i cani da guardia o da grembo non cambierà.
@Prof
RispondiEliminail fatto quotidiano è giornale di regime per quanto riguarda queste vicende.
poi nello specifico, Travaglio (sì sì, quello per cui senza l'euro avremmo fatto la fine dell'Argentina..) ha sempre sputtanato i suoi colleghi per le notizie infondate.
Ci ha costruito una carriera (e penso fatto un bel po' di soldi anche con spettacoli ma non ho il suo Unico per queste cose).
Ma ovviamente riferendosi alle vicende legate a Berlusconi
Carissimo, mi rendo conto che è un momento difficile, nonostante la calma apparente, ma vorrei proprio che almeno tu capissi che (visto che solo di questo vi interessa parlare) il mio appello all'integrità della professione si colloca a valle della corretta percezione di quale sia la contraddizione principale. Travaglio forse non lo sa, ma per quanto mi riguarda sta dalla stessa parte di Berlusconi. Quello che fanno dalla loro parte della contraddizione principale non mi interessa.
EliminaInfatti Travaglio, Zucconi, Scalfari o Gruber uguali sono.
EliminaHanno solo modi di esprimersi differenti, ma la sostanza rimane la stessa.
Per loro noi siamo e rimaniamo un popolo di m., un qualcosa di cui vergognarsi.
Francamente quando li sento parlare è il mio animo, dal profondo, a vergognarsi della loro profonda ignoranza umana.
Sanno solo scrivere bene e rigirare i significati delle parole a solo uso e consumo del loro opportunismo.
Scusate lo sfogo.
Il livello di competenza, correttezza e adeguatezza dell' informazione di tipo economico sui media è ben rappresentata dallo spazio del quale ha goduto in passato e, cosa che mi lascia esterrefatto, ancora oggi gode un personaggio come Giannino. Ospitate nei talk show di molte reti, pubbliche e private, spesso in prima serata, al fianco di politici di prima fila, sia di destra che di sinistra, sono la regola tutt' oggi, dopo lo scandalo delle menzogne sul curriculum vitae nel corso della sua esperienza politica con FARE PER FERMARE IL DECLINO, la formazione politica che vedeva tra i suoi leader Luigi Zingales. Insomma, per dirla in breve: quale affidabilità e professionalità possiamo riconoscere a conduttori, giornalisti, opinionisti e politici che accettano di confrontarsi in pubblico sui temi economici con mentitori seriali dichiarati? Perchè tra i giornalisti vige la regola dell' omertoso silenzio sui colleghi indegni, ripeto indegni di un tale titolo professionale ? Perchè tanto spazio concesso sui media ? Datevi la risposta e forse capirete perchè siamo un paese nel guano fino al mento.
RispondiElimina"La stampa più libera del mondo intero è la stampa italiana"
RispondiEliminaBenito Mussolini, 10 ottobre 1928
Fantastica citazione, Chinacat. Pugliese Carratelli, grande antichista, qualche anno prima di morire raccontò, quando aveva smesso di leggere i giornali: nel 1925. Era nato nel 1911 ed è morto nel 2010.
EliminaChe gran signore che era Pugliese Carratelli! Voglio qui ricordare un suo lavoro per me molto importante: A Bilingual Graeco-Aramaic Edict by Aśoka curato da lui per la parte greca e con prefazione dell'immenso Giuseppe Tucci, pubblicato dall'IsMEO.
EliminaA me sembra un post talmente onesto da diventare commovente. Purtroppo non mi ricordo molto di questa vicenda, frequentavo le scuole superiori ed ero in tutt'altre faccende affaccendata. Però, intorno alla metà degli anni '70, ascoltavo i discorsi di mio padre, di come lo Stato, stampando moneta, causasse un aumento dei prezzi incontrollato e mi chiedevo sempre che fine facesse tutto questo denaro "gratis"..
RispondiElimina@ Claudio Luppi (28 marzo 2015 21:15)
RispondiEliminaLo scorso 19 febbraio a Virus (Rai 2) in studio c'era Renzi che parlava del futuro dell'Italia con Sallusti e collegato in video da Milano c'era Oscar Giannino. Tra i due c'è stato un fitto scambio di luoghi comuni e frasi fatte che ha visto Giannino in grande spolvero, anche in virtù della presenza scenica dovuta alla giacca confezionata con quelle stoffe che un tempo caratterizzavano i plaid che addobbavano il sedile posteriore della “600” Fiat.
E così, ad un Giannino che esordisce con una bordata di dati campati per aria:
“... nel 2014 a far peggio dell'Italia c'è stato solo Cipro. Nel 2016 la Commissione europea dice che nel 2016 Cipro farà meglio dell'Italia”.
Renzi risponde con una raffica di frasi fatte, del genere:
“negli anni si sono perse molte occasioni e che se la riforma del lavoro, come in Germania, si fosse fatta 10 anni fa ne avrebbe raccolto i frutti”.
Il tutto attraversato da sventagliate di tweet uno più insulso dell'altro inviati dagli spettatori a casa. Uno spettacolo surreale che spiega molte cose.
La trasmissione non l'ho seguita, però ne ho letto il sunto su Polisblog, sito molto utile per chi vuole risparmiarsi la fatica di vedere una trasmissione superflua.
Grandioso, complimenti. Pubblici, per quel che vale.
RispondiEliminaMa poveri giornalai, se lo dice Visco che l'inflazione era alta che bisogno c'è di controllare ?
RispondiEliminahttp://www.adnkronos.com/soldi/economia/2015/03/27/scarsa-produttivita-bassa-concorrenza-visco-problemi-oggi-hanno-stesse-cause-del-passato_iglHZKlmZpni8JDeJIUxiM.html?refresh_ce
Però a me fila:
RispondiEliminaBrrrrr... ancamenta: una sferzata di energia!
Brrrrrr... igate rosse: una sferzata di inflazione!
Ho fatto pubblicità? Forse è perché in realtà costoro sono pubblicitari: Hanno confuso le professioni perché hanno confuso i titoli con gli articoli e l'onestà con la vendita del prodotto. E va bene così.
Sto arrivando a pensare che le dittature si siano date un gran daffare per nulla. Perché mai darsi la briga di controllare e riscrivere articoli e mandare gente al confino? Tutto tempo perso per niente, ci voleva molto meno per avere la stampa tutta allineata: manco pagarli, temo...
Ecco: le dittature hanno sopravvalutato i giornalisti (e anche le persone).
Alle care persone potrebbe cadergli uno morto a fianco ma se la tv dice che non è successo per loro non è successo, questo vedo io! Non so come siano riusciti ad ottenere un simile risultato senza manco l'ombra di una tortura, forse i programmi televisivi sono la tortura, non lo so più...
@Federico T
RispondiEliminati capisco sia in tema di pregiudizi (soprattutto femminili) sia per il contesto.
E sui consigli di cercarsi il lavoro altrove.. come se fosse facile (per 2k motivi.. economici, affettivi, di logistica, esistenziali..).
Grazie valsandra, non sai quanto sia difficile, soprattutto quando la tua origine è operaia, cioè non sei nato in una famiglia benestante abituata ai viaggi e a mandare i propri figli a studiare all'estero.
Elimina@addendum2
RispondiEliminaTre indizi fanno una prova.
Personalmente a proposito di questo post avrei trovato più interessante discutere sul terrorismo di quegli anni che sul giornalismo di questi (anche se quando accendi la tv sono concetti si mescolano ben volentieri a dirla tutta).
RispondiEliminaIl prof. nelle prime righe tra le parentesi ha detto bene che le BR sono un fenomeno che dal punto di vista storico non è, e non sarà, facilmente comprensibile.
Nessuno si è mai chiesto come è possibile che dopo il 45' le proteste sociali più violente e sanguinose si sono concentrate nel periodo di maggiore progresso, benessere ed equità che l'umanità abbia mai conosciuto? Sinceramente non saprei dare una risposta a questa domanda e solo gli storici potranno avere una visone di insieme tale da rispondere (risposta che purtroppo non conosceremo).
Per quanto riguarda il giornalismo, attenzione: la democrazia esiste non solo formalmente addirittura anche all'interno dell'UE. Vi rendete conto della forza che potrebbe avere un elettorato ben informato? Vi stupite davvero che non sia ben informato?
Io no.
Le ragioni che possono avere spinto le BR di allora si riassumono con un acronimo DICE (o MICE in inglese): Denaro, Ideologia, Costrizione, Ego.
EliminaSono le 4 ragioni più note per cui un individuo può perpetrare tradimento verso il proprio paese (per es. spionaggio) e sono spesso quelle che possono spingere determinati individui a tradire i propri simili in svariati modi. Non serve dire che a vari livelli di un'organizzazione si possono avere motivazioni diverse.
Esistono altre motivazioni, ma in genere si tende a ricondurle alle quattro elencate sopra, per una semplicità di catalogazione.
È un principio generale e sebbene si possa applicare comodamente anche ai giornalisti quando mentono al pubblico, è difficile capire quale sia la motivazione che li spinge; è arduo intuire se uno dei 4 fattori sia da solo motivante a sufficienza o se vi sia la concomitanza di più di uno di essi. In genere si tratta di un mix di Denaro (inteso non come mazzetta, ma come posto di lavoro garantito o quasi, più prebende varie) e Ego (quantomeno per le firme più conosciute).
Considerato che la stragrande maggioranza delle testate giornalistiche sopravvive grazie ai finanziamenti pubblici, diciamo che "il cane non morde la mano di chi offre da mangiare" è un'ipotesi non priva di fondamento, così come l'idea del pensiero unico spiegata dal Dott. Foa un po' di tempo addietro (e chi non si pone troppe domande, non vuole in genere toccare lo status quo, che include uno stipendio e magari qualche benefit o accesso a persone con una certa influenza).
Buona giornata a tutti.
Non è azzardato pensare che l'omicidio Tarantelli segua la stessa logica di tante altre stragi ed omicidi che a partire dagli anni sessanta e fino a metà degli anni novanta hanno cosparso di sangue le piazze, le strade e i binari d'Italia. Le brigate rosse nel 1987 uccisero anche il generale Giorgieri, è difficile tenere tutto quanto insieme, e resta sicuro solo che fosse una banda di assassini o killer. Un tempo quando si leggevano i gialli, solitamente il colpevole era il maggiordomo, per via che la vecchia era senza eredi, e lui si beccava tutto. Se si cerca nella direzione della decisione economica “razionale” si sta sempre sulla strada giusta. Chi era che allora si sentiva danneggiato dal pensiero o dalle azioni di Tarantelli? Forse erano proprio gli stessi che si sentivano danneggiati in tutti gli altri casi. In uno degli ultimi articoli su “La rivista del Manifesto” Lucio Magri si chiese come mai non si usava più educare la collettività o i singoli a suon di piombo o di tritolo, e diede una sua risposta; personalmente preferisco pensare che Tarantelli è esistito e si può ricordare provando stima o criticandolo, mentre per gli esecutori, coloro che hanno progettato il delitto, i mandanti, si può solo sentire fastidio, come per le zanzare, e per sempre. E i giornalisti, quando preferiscono anche loro iscriversi alla fauna culicoidea, se vogliono, spieghino pure le loro cose alle loro sorelle.
RispondiEliminaNon e' che i "giornalisti" siano solo un esempio della mancanza di dibattito e conflitto a viso aperto - su temi fondamentali - che contraddistingue quest'epoca decadente? Il conflitto viene sistematicamente derubricato a polemica, ergo con connotazione negativa. Anche nel piccolo quotidiano, a casa, in ufficio, se mai si discute o anche litiga, c'e' un problema di fondo.
RispondiElimina"Io non sono un sociologo ma" trovo molto profonda questa osservazione. La negazione perfino della eventualità di una dialettica (coprendo tutto di melassa buonista: "non devi essere polemico") mi sembra l'ovvio complemento di un'epoca che ha sdoganato il pensiero unico, assumendolo a norma di gestione del dibattito politico, e naturalmente riservando il pensiero plurale agli orientamenti sessuali e ad altre tematiche "civili" del genere (perché non sia mai qualcuno si accorge che siamo in dittatura...).
EliminaIo vorrei poterla pensare come mi pare un po' su tutto!
I giornalisti in questo non li vedo tanto colpevoli, quanto figli del loro tempo.
Nella vita quotidiana si evita il confronto per convinzione che non si sarà compresi dal prossimo ed in una certa misura per la pigrizia di diffondere le nostre idee o per paura di esporsi. È molto più comodo e sicuro rinchiudersi in "luoghi" frequentati da persone che la pensano come noi, come sto facendo io in questo momento. Internet ed i social amplificano questa tendenza ed hanno il paradossale effetto, più o meno pilotato, di creare delle bolle isolate che impediscono la diffusione delle idee o di semplici fatti (http://it.m.wikipedia.org/wiki/Bolla_di_filtraggio). Contrastare questi meccanismi richiede uno sforzo continuo come il prof credo sappia bene.
EliminaProfessore Le segnalo questo articolo di Vincenzo Visco sul NENS, che difende l'Euro...come una certa sinistra non ammetta i propri errori...
RispondiEliminahttp://www.nens.it/_public-file/VISCO.%20E.P.%2026.3.15.pdf
Prof.Bagnai,
RispondiEliminavoglio prima di tutto voglio ringraziarla perchè dopo alcuni anni dalla laurea in Scienze Politiche Relazioni Internazionali e studiato economia con il prof.Gianfranco Viesti, mi ha fatto ritornare la voglia e il desiderio di riappassionarmi all'economia in un modo totalmente nuovo rispetto alle logiche accademiche.
Nonostante alcuni differenze di vedute sul piano politico, ritengo i suoi approfondimenti il modo migliore per comprendere come i libri di economia e dei loro più alti esponenti (Keynes, Smith, Minsky, ecc), possano aiutare una nuova classe politica a risolvere molti problemi generati dalla vecchia.
Il giornalismo in questo ha tantissime colpe: un mio collega un giorno mi ha detto: "ma cos'è sta storia di uscire dall'euro? ma che vogliamo tornare indietro?..". Allora gli ho fatto leggere un suo articolo. E lui "allora ti faccio vedere che dice cazzate" linkando un articolo del Sole24Ore di un giornalista che sicuramente non ha neanche una pubblicazione sul Corriere dei Piccoli.
Purtroppo mica fanno disinformazione solo con l'economia. Leggete l'esempio "alimentare" che ho citato in questo articolo:
RispondiEliminahttp://www.borsole.it/2015/04/disinformazione-ignoranza.html
Centinaia di inesattezze e notizie false e tendenziose in ogni dove. Non c'è davvero speranza...