mercoledì 2 aprile 2025

Autonomia, federalismo e sovranità popolare

 (...di seguito il testo della mozione Molinari-Bagnai, poi qualche breve considerazione...)

Premesso che 

grazie alla guida del Segretario Matteo Salvini e al lavoro del Ministro Roberto Calderoli, dopo 23 anni dall’entrata in vigore della riforma del Titolo V della Costituzione e dopo 7 anni dai referendum indetti dalle Regioni Lombardia e Veneto, il Parlamento ha approvato la legge sull’autonomia differenziata, battaglia storica della Lega. 

La Lega ha sempre denunciato apertamente fin dalle sue origini, ma ancora di più sotto la guida di Matteo Salvini, i malfunzionamenti della costruzione UE, che dall’ambizione di essere una organizzazione sovrastatale finalizzata alla pace e prosperità, si è trasformata nei fatti in strumento di cristallizzazione dei rapporti di forza e prevaricazione di alcune economie su altre, ma soprattutto in esecutrice di politiche finalizzate a far prevalere interessi economici di poche élite a danno dei Popoli europei, privati dalle attuali regole dei trattati di un vero potere di controllo e decisione su scelte che impattano pesantemente sulla loro vita quotidiana.  

Considerato che  

il percorso dell’autonomia differenziata, come ampiamente prevedibile, sta incontrando la resistenza delle burocrazie statali ministeriali e ha subito anche un ridimensionamento con la pronuncia della Corte Costituzionale, in particolare per quanto riguarda la non esclusività delle competenze legislative devolvibili alle regioni e il sistema di finanziamento mediante compartecipazione al gettito statale per le regioni; 

l’Unione Europea invece di avviare una seria riflessione sui suoi malfunzionamenti, sembra intenzionata con la Commissione von der Leyen ad allargare ulteriormente le competenze in campi come quello della difesa, abbandonandosi a una deriva bellicista che scaricando i costi del riarmo sui bilanci nazionali bloccherebbe la spesa sociale del nostro Paese, inibisce il contrasto alla deindustrializzazione, che è invece stata accelerata dall’adesione acritica all’agenda ecologista, ma soprattutto non pare intenzionata ad affrontare in modo strutturale il tema delle diseguaglianze sociali, conseguenza necessaria di quelle politiche di repressione salariale reciproca fra Stati membri di cui Mario Draghi ha citato l’impatto nefasto sul nostro stato sociale, attribuendole all’adozione di politiche fiscali procicliche determinata dalle regole fiscali dell’eurozona. A fronte di questo la Commissione von der Leyen mantiene un atteggiamento ambiguo, che da una parte  sembra voler proseguire sulla linea del rigorismo finanziario, ma dall’altra consente a Paesi come la Germania e la Francia di violare patentemente le regole, ampliando le asimmetrie che minano la stabilità del progetto europeo.  

Preso atto che 

si rende necessario proseguire sul percorso tracciato dell’autonomia, dell’attuazione del federalismo fiscale, ma al contempo porsi nuovi obiettivi e strategie per avvicinare sempre di più i livelli decisionali ai territori, nel rispetto di identità, ambizioni e vocazione di ogni singola area del Paese, contrastando l’evidente deriva centralista di Bruxelles, che sta progressivamente ampliando lo spazio di intervento pubblico sotto il diretto controllo della Commissione, a detrimento dei margini di autonomia lasciati alle istanze nazionali e territoriali. 

Il fallimento della globalizzazione e delle istituzioni che la governano, evidenziato nell’Unione Europea dalla grave sofferenza sociale, congiunta a un’esplosione del debito pubblico, causate dall’intervento della cosiddetta “troika” (espressione usata per definire il concerto istituzionale fra Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e Commissione Europea), suggeriscono l’opportunità di una gestione bilaterale e su base funzionale dei rapporti internazionali, che veda nell’atlantismo un riferimento imprescindibile e scongiuri lo sterile antagonismo con gli storici alleati statunitensi che permea la retorica europeista. 

Negli ultimi 20 anni la forbice fra la ricchezza dell’1% della popolazione più ricca e il 90% della popolazione più povera nel nostro Paese si è allargata più che mai: l’1% più ricco è passato dal detenere il 17% al 21% del totale della ricchezza, mentre il 90% più povero è passato dal 55% al 44%. Il reddito di diplomati e laureati oggi è inferiore a quello di fine anni ‘80, così come quello degli operai. La forbice fra il reddito del 10% dei lavoratori più ricchi e il lavoratore mediano è cresciuta in media di quasi 10 punti percentuali. Dal 2013 al 2023 più di 300 mila cittadini italiani con un titolo universitario hanno lasciato il Paese per trasferirsi all’estero, i giovani emigrati sono stati 377 mila. 

Considerato altresì che 

La prospettiva di Stati Uniti d’Europa è superata nei fatti dal crescente ricorso all’approccio intergovernativo. Questo non è un male, considerando che nel lessico europeo si intende per “federalismo” un maggiore accentramento delle risorse e della loro gestione, tramite un bilancio unico europeo finanziato da debito comune europeo, cioè un centralismo in contrasto con la storica battaglia della Lega per l’autonomia. 

Peraltro, la tensione centralista dei movimenti europeisti sarà sempre frustrata dal rifiuto francese di una politica di difesa comune, dal rifiuto tedesco di strumenti di debito comune, dall’assenza di una costituzione che offra tutte le tutele democratiche, a partire da una efficace rappresentanza dei territori. Di conseguenza, sta emergendo nel dibattito l’opportunità di adottare un percorso alternativo di integrazione europea, basato sul modello della “coalizione dei volenterosi“,  cioè su un insieme di trattati intergovernativi a geografia variabile, distinti su base funzionale, che consentano agli Stati membri di unirsi, al limite coinvolgendo anche Stati non membri, su temi specifici sui quali la cooperazione offra un mutuo vantaggio. Questa idea ha una lunga tradizione (il processo di integrazione europea nasce da accordi su materie prime ed energia come la CECA e l’Euratom) ed è tutt’ora attuale (si pensi agli accordi stretti dalla Germania con la Russia, Paese non membro, in ambito energetico, o agli accordi in corso col Regno Unito sul tema della difesa comune europea). Un simile modello si tradurrebbe nella sostituzione della costosa burocrazia di Bruxelles, resa ipertrofica dal suo desiderio di imitare un ipotetico Stato nazionale, con agenzie più snelle e più focalizzate sui singoli aspetti funzionali da gestire con trattati specifici. Si supererebbe così l’approccio totalizzante basato sull’integrale accettazione dell’“acquis communautaire” da parte di ogni potenziale Stato membro, approccio alla base dell’asfissiante iper-regolamentazione europea. 

Il Congresso della Lega Salvini Premier impegna il Segretario e il Movimento  

  • A promuovere, nelle materie di competenza legislativa e amministrativa regionale, forme sempre più strette di collaborazione e allineamento normativo per aree macroregionali, in modo da poter dare risposte migliori e più organiche alle esigenze dei territori su temi come ad esempio il TPL, l’ambiente, la sanità, la ricerca o le politiche industriali, valutando anche percorsi istituzionali per la creazione di macroregioni. 
  • A porsi come priorità dell’azione politica nel Governo la piena attuazione dell’autonomia differenziata e del federalismo fiscale. Inoltre, ottenuta l’autonomia, a portare avanti una riforma costituzionale che trasformi l’Italia in uno Stato Federale, prevedendo per le Regioni una maggiore devoluzione di competenze legislative e autonomia fiscale, e superando il bicameralismo paritario, che risulta già ampiamente superato dalla prassi legislativa vigente, attribuendo alla Camera competenza esclusiva sulle questioni di interesse nazionale, mentre un Senato delle regioni dovrebbe occuparsi delle materie concorrenti fra Stato e Regioni ed avere voce sulle riforme costituzionali e sui trattati internazionali.  
  • Ad opporsi a qualunque nuovo allargamento delle attuali competenze dell’UE, avendo avuto svariate prove che l’attuale struttura non garantisce la democraticità delle decisioni, e a proporre un modello di governance basato su una pluralità di nuovi trattati concepiti su base funzionale e a geografia variabile, cui aderiscano inizialmente i principali paesi per PIL e Popolazione. Questa nuova architettura di Trattati dovrebbe porsi il fine di costruire democraticamente un mercato comune in cui il potere d’acquisto interno, la lotta alle diseguaglianze partendo da una tassazione unica nell’area euro per le multinazionali, la difesa della produzione interna e gli investimenti in istruzione e politiche sociali siano la priorità, mettendo da parte il liberismo economico e il rigorismo di bilancio a favore del benessere dei cittadini europei. 
  • Inoltre, al fine di evitare che gli squilibri causati dalla moneta unica compromettano l’armonico sviluppo degli Stati membri, a favorire la revisione delle attuali regole di bilancio per consentire ai bilanci nazionali di svolgere una funzione di riequilibrio degli sbilanci interni all’Unione, misurando la capacità fiscale degli Stati non sull’entità del loro debito pubblico, ma su quella del loro surplus estero, e prevedendo penalizzazioni per gli Stati che non promuovono gli investimenti pubblici allo scopo di mantenere una posizione di surplus strutturale, sulla base delle regole già previste dalla procedura sugli squilibri macroeconomici (MIP). 

 

Riccardo Molinari 

Alberto Bagnai 

  

Alcune brevi considerazioni, partendo da quello che qui sappiamo e ci unisce, ma soprattutto dal contesto complessivo in cui ci troviamo, quello della deglobalizzazione. Il fallimento delle istituzioni multilaterali, che hanno lasciato macerie un po' ovunque in giro per il mondo, anche qui da noi, come la tardiva resipiscenza di Draghi certifica, mette un partito come la Lega di fronte a un interessante trade-off. Il passaggio a un modello bilaterale o comunque intergovernativo, anziché sovranazionale o federale, di gestione delle relazioni internazionali (relazioni che esistono da quando esiste la storia e che mai sono state gestite come pretendiamo di gestirle qui, peraltro), richiede un Governo nazionale forte e autorevole, uno Stato centrale incisivo e rappresentativo, che sia un interlocutore rispettato sui vari tavoli intergovernativi o bilaterali, lasciando dietro di sé l'illusione che ha caratterizzato la gestione PD del Paese, quella che le istituzioni europee fossero concepite nel nostro interesse, e quindi che bastasse affidarsi ad esse, accompagnarle, per trarre dalla propria subalternità la garanzia di avere un posto a tavola nei consessi internazionali:


(Luigi si sbagliava, il tweet è ancora qui).

Questo può sembrare in contrasto con la storica battaglia leghista per l'autonomia, una battaglia che nel tempo ha avuto sporadicamente episodi o toni anche acuti, potenzialmente eversivi, ma che, va sempre ricordato, è iscritta saldamente nei principi fondamentali della Carta costituzionale:

Come conciliare l'esigenza di uno Stato nazionale forte e autorevole verso l'esterno, con il rispetto delle autonomie? La mozione segue due percorsi: considerare l'alternativa, e prendere sul serio l'autonomia.

Partirei dal primo, che a noi è più familiare. L'alternativa a una emancipazione dello Stato nazionale qui da noi è la prospettiva "federalista" europea, che, vorrei ricordarlo, di "federalista" come comunemente si intende nel dibattito nazionale non ha nulla, perché il sogno dei federalisti europei è l'accentramento del maggior numero di funzioni in un governone sovranazionalone, dotato di bilancione comune e di debitone comune europeo. L'incubo di un pensiero genuinamente autonomista e federalista: un accentramento livellatore della diversità e della ricchezza dei singoli territori!  L'inesorabile svolgersi dei fatti ha fatto giustizia anche di un'altra illusione: quella che fosse desiderabile l'integrazione di alcune Regioni, le più progredite del Paese, con la cosiddetta "locomotiva" tedesca, in spregio al fatto che quella "locomotiva", come notava Napolitano nel 1978, come i dati ci indicano, in realtà era un vagone che cresceva sistematicamente e intenzionalmente sotto la media europea, e alla ragionevole presunzione che lo scorpione tedesco avrebbe inevitabilmente punto la rana europea al primo torrente in crisi che si fossero trovati ad attraversare. Qui noi lo abbiamo fatto sempre notare, anche quando eravamo di sinistra: Milano ladrona, Berlino non perdona! Lo abbiamo poi ribadito anche da poco, esaminando i dati a livello di dettaglio regionale:


Non solo l'integrazione monetaria non ha significativamente accelerato quella commerciale, reale, limitandosi a squilibrare nel senso del deficit le relazioni fra le regioni produttive e la potenza manifatturiera tedesca:


ma oggi si pone addirittura il tema strategico di un decoupling da quella che alcuni continuano a chiamare locomotiva (la Germania(, ma che è a tutti gli effetti la zavorra del sistema economico europeo, data la sua connaturata riluttanza a spingere sull'acceleratore della domanda interna (che la porta ad andare a fondo quando distrugge o si preclude mercati di sbocco), cioè un tema di diversificazione (da parte di chi ancora non l'abbia fatto) del "rischio Germania"!

Quello che sfugge a chi nel partito è sospettoso rispetto alle prospettive di recupero della sovranità popolare è che l'alternativa difficilmente può essere quella di una mitologica "Europa delle regioni" o degli improbabili "Stati Uniti d'Europa", e in particolare che questi ultimi, quand'anche fossero possibili (ma non lo sono, per vari motivi di cui alcuni vantano un antichissimo lignaggio), condurrebbero all'esatto contrario di quello che riteniamo sia giusto.

Si pone quindi fortemente il tema di una riorganizzazione delle relazioni in ambito europeo, volta da un lato a formalizzare e disciplinare quella dimensione intergovernativa che regola de facto le relazioni fra Paesi, e dall'altro a armonizzare sulla base di principi economici sensati le politiche macroeconomiche degli Stati nazionali. Insomma: un po' come qui da noi, anche in Europa si pone un problema di allineamento della costituzione formale a quella materiale, reso più complesso, naturalmente, dal fatto che una costituzione formale in Europa non c'è perché non può esserci (verum factum convertuntur).

Qui, però, abbiamo ben chiari quali potrebbero essere due modelli da seguire. Nelle relazioni fra Stati, ci ha sempre convinto l'approccio delle giurisdizioni funzionali sovrapposte, che qui descrivemmo tredici anni or sono (il testo originale è qui). Si tratterebbe di tornare alle origini, quando, come è ben noto, le buone relazioni fra i duellanti (Francia e Germania) vennero stabilite sulla base di accordi funzionali (sulle materie prime, sull'energia, poi sul commercio).

Nell'armonizzazione delle politiche macroeconomiche, dopo che perfino Giavazzi ha dovuto ammettere che il problema dell'Unione erano gli squilibri fra Paesi, gli squilibri di bilancia dei pagamenti:


è assolutamente ovvio che l'impianto delle regole di bilancio andrebbe completamente sovvertito secondo la nostra vecchia proposta di "external compact":


La proposta è articolata e va dettagliata: magari lo facciamo nei commenti, ma il senso complessivo è che converrebbe fare in tempi normali e in termini espansivi quello che oggi siamo costretti a fare in tempi di crisi e quindi necessariamente in termini espansivi, cioè assegnare lo strumento delle politiche di bilancio all'obiettivo dell'equilibrio degli scambi intra-zona. Bisognerebbe insomma che prima delle crisi chi ha una bilancia dei pagamenti in surplus investisse, invece di aspettare la crisi per chiedere a chi ha la bilancia del pagamenti in deficit di tagliare gli investimenti. In questo caso we have tools (cit.): i criteri da applicare già esistono, sono quelli della Macroeconomic Imbalances Procedure, e basterebbe prenderli sul serio, assistendoli con meccanismi di incentivo (preferibili alle sanzioni, che all'atto pratico non hanno avuto grande successo).

Poi c'è la parte "prendere sul serio l'autonomia", cioè di come assicurare che le aspirazioni dei territori siano rispettate, le loro potenzialità pienamente espresse, e la loro voce trovi spazio nelle sedi da cui può avere proiezione internazionale, che poi sono quelle del Governo centrale. La proposta qui è quella di riflettere su un ordinamento di tipo federale, analogo per certi versi a quello adottato da un altro Paese di recente unificazione (la Germania), con due revisioni istituzionali di rilievo, oltre a prevedere l'attribuzione al livello regionale di competenze più penetranti: il superamento del bicameralismo paritario e il ridisegno su base funzionale del ritaglio amministrativo, con l'idea, se non di creare macroregioni, che potrebbe essere un obiettivo, almeno di immaginare forme di collaborazione e allineamento amministrativo su scala macroregionale nelle materie che tipicamente incombono attualmente sulle Regioni (sanità, trasporti, ambiente, ecc.).

Su almeno una di queste cose, il superamento del bicameralismo paritario, credo sappiate come la penso. Quando si trattò di votare sulla Riforma Renzi-Boschi io fui fieramente avverso, non solo per ragioni politiche, ma anche perché i motivi addotti a supporto erano piuttosto fragili, e non avendo lavorato all'interno di una istituzione parlamentare non potevo individuare i punti di debolezza del modello paritario. La nostra proposta è diversa da quella di Renzi e Boschi, e parte da un lato dall'esigenza di avere una connessione fra Parlamento e territorio che non sia affidata alla buona volontà del singolo parlamentare ma abbia una dimensione istituzionale più rilevante e incisiva, e dall'altro dal riconoscimento che il modello paritario nel contesto di una legislazione essenzialmente di iniziativa governativa contribuisce a inibire più che rafforzare il controllo parlamentare. In un Paese più piccolo e meno sfaccettato del nostro forse riterrei preferibile il modello finlandese (Parlamento monocamerale con Commissioni "forti"), ma nel nostro una articolazione un po' più aderente alla lettera della Costituzione:


un Bundesrat, mi sembra molto difendibile. Sono allergico ai #facciamocome tanto quanto ai #fatepresto, ma sono anche abbastanza insofferente verso le cose che non funzionano, e non posso raccontarmi che le cose come sono adesso funzionino, perché non è vero (e il problema non è "la navetta", come si diceva all'epoca della Renzi-Boschi...).

Sul tema delle "macroregioni" ci sarebbe un discorso ampio da fare e non sono sicuro di essere preparatissimo per farlo. Certo è che, anche qui, pur non essendo un fanatico delle economie di scala, devo riconoscere che nella fornitura dei servizi affidati alle Regioni spesso dei problemi di scala si pongono, e sarebbe stupido disconoscerli. Del resto, non a caso una provincia limitrofa sta valutando, fra innumerevoli difficoltà, di ricongiungersi al mio amato feudo dell'Abruzzo Citra. Ci sarebbe poi da riflettere se l'organo su cui puntare per gestire il territorio sia la Regione o la Provincia, quale Regione, quale Provincia. Certo è che la riforma Delrio, chiesta da Draghi:


di macerie ne ha lasciate, e il problema di come ricostruire non possiamo non porcelo.

Bene, tanto vi dovevo. Mi sono iscritto a parlare per illustrare la mozione, non so se lo farò così, sicuramente mi aiuteranno i vostri commenti. Quando il blog iniziò, e quando (pochi mesi o anni dopo) elaborammo o esponemmo le varie proposte di cui vi ho parlato e che oggi sono in una mozione congressuale, mai avrei pensato di essere chiamato a intervenire a un congresso di partito, né che quella chiamata alle armi che da voi mi proveniva, quella richiesta pressante di tradurre in proposte politiche concrete le analisi di questo blog, avrebbe potuto avere una realizzazione così compiuta in termini simbolici e sostanziali.

Ogni tanto succede anche qualcosa che non mi aspetto, devo riconoscerlo, e devo anche esservi riconoscenti perché se è potuto succedere, questo, indubbiamente, è anche grazie a voi.

Dichiaro aperta la discussione generale.

27 commenti:

  1. cioè....l'ultimo punto degli impegni l'ha scritto Copernico? (allusione alla rivoluzione). Bellissimo!

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  2. Ma l'external compact che possibilità ha di essere preso in considerazione dall'Unione Europea? Immagino che la Germania, che vede il proprio surplus di bilancia come mezzo e dimostrazione di potenza, sarebbe molto contraria. E per la Francia, che è invece in forte deficit estero, significherebbe (se ho compreso bene) minor capacità fiscale. Mi pare che anche in questo caso l'Italia sarebbe, purtroppo, ancora sola?

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    1. Certo si tratterebbe di un cambio di paradigma a cui il Blocco Renale è strutturalmente avverso.
      Diciamo che parrebbe un'ottima mossa per pungolare ulteriormente un avversario che negli ultimi tempi sta scoprendo il fianco.

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    2. @Murmur

      Come spiegavo a suo tempo nel mio working paper, l’unico meccanismo che è al tempo stesso un meccanismo di mercato, ma anche un meccanismo sufficientemente coercitivo, per costringere i governi a fare la cosa giusta, è la fluttuazione del cambio. Nel caso dell’eurozona, intendo ovviamente i cambi di una ipotetica valuta nazionale, che oggi non c’è e domani chissà. In effetti, non vedo come sia possibile creare un sistema di incentivi, perché in generale non è possibile creare un sistema di regole stabili, siano esse incentivanti o disincentivanti. Credo sia evidente a tutti che quelle che ci sono state imposte come regole scritte sulle tavole della legge vengono poi cambiate da chi ce le ha imposte con una rapidità e una scioltezza veramente sconcertanti. Il vero problema per cui è praticamente impossibile immaginare un meccanismo di incentivi che sia diverso da un meccanismo di mercato(e quindi affidato a forze relativamente impersonali e non contrastabili se non con enormi costi) è proprio questo: che meccanismi non di mercato, basati su regole, non sono credibili perché i paesi più forti cambiano continuamente le carte in tavola. Questo oggi non si può dire, o è meglio dire non possiamo dirlo noi, ma sono sicuro che arriverà qualcuno in grado di dirlo in modo da farsi ascoltare.

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  3. Ma siccome si vuole essere europei e serve integrazione, abbiamo bisogno di mirare ai paesi nordici, dobbiamo armonizzare il tutto, perché la Germania ha i lander e noi non dovremmo averli? Se uno stato della nostra amata Eu ha una caratteristica, perché dovremmo pericolosamente differenziarci? Non potremmo appellarci al primato di modello europeo?

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    1. Beh, per dirla tutta una delle versioni precedenti conteneva proprio l’espressione “Senato delle Regioni sul modello tedesco“, che poi abbiamo tolto per evitare che gli zerovirgolisti si straccia le vesti. Ora, io non sono né un costituzionalista né un amministrativista e soprattutto non sono un comparatista, cioè non so, anche se sarebbe relativamente facile reperire le informazioni, come funzioni in giro per il mondo. Mi sembra però di constatare che i modelli federali funzionanti hanno questo tipo di differenziazione negli organi legislativi.

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  4. C’è un grave problema comunicativo(e politico) nel permettere ai paesi in surplus di fare politiche espansive: visto che molti trattano l’economia con categorie “morali” , percepirebbero queste politiche espansive, mentre magari da loro non si può perché vivono in un paese in deficit di bilancia dei pagamenti, come un’ingiustizia e sarebbe comunicativamente difficile far capire la necessità di questa flessibilità fiscale differenziata a seconda del paese dell’eurozona. Paradossalmente, anche se l’eurozona agisse razionalmente, ossia con politiche differenziate a seconda del tasso d’inflazione e della bilancia dei pagamenti, sarebbe politicamente ingestibile , in quanto molti non capirebbero la necessità di agire in questo modo. La logica delle regole comuni, invece, ha il problema opposto: è economicamente insostenibile ma è politicamente facile da comunicare. Quindi, sí, in teoria la proposta di tenere conto della bilancia dei pagamenti ha senso, ma dopo che alle persone hanno spiegato che l’economia si deve piegare alla morale e non alla contabilità, la vedo dura. Se non avessero raccontato per anni cavolate alle persone, sarebbe più facile fare proposte razionali

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    1. Questa osservazione mi sembra molto pregnante. Resta il fatto che la richiesta che tu giustamente critichi sotto al profilo della comunicazione politica è l’unica agibile sotto il profilo della razionalità economica, se escludiamo l’abbandono della moneta unica, è che quando è stata fatta da economisti come Stiglitz(il partigiano Joe) l’osservazione che tu muovi, e che secondo me è fondata (ci tengo a dirlo), non è venuta in mente a nessuno, forse perché nessuno pensava che la Germania sarebbe stata ad ascoltare l’arzillo vecchietto. Però sì, il problema esiste, ed è anche molto corretta la valutazione che fai dell’efficacia Della strategia comunicativa articolata su regole comuni. Il fatto che trattare fattispecie diverse in modo uguale sia una somma ingiustizia non viene in mente a nessuno, perché Aristotele non abita più qui.

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  5. L’impressione è che il “home service” cominci a porsi seri dubbi sulla dottrina del pennellone & monetone. Ciò in quanto esso ed i suoi clientes iniziano a sperimentare la durezza del vivere leuropeo.

    Diversamente, il “foreign service” mi sembra ancora immerso nella dimensione onirica leuropea, ora in chiave bellicista.
    Da parte loro è ancora tutto un peana su l’unionechecirendeforti, che c’èlaggressionedelledittature e occorreavereleriaorsescarse.

    Il concetto di pacifica convivenza priva di desiderio di aggredire o svilire le altre realtà culturali del pianeta non passa.

    Vivono in un libro di storie degli orrori dove se non ti difendi con l’unione e con il missilone sei spacciato. Operano ancora in una immaginaria guerra fredda, nella dimensione del sospetto e della paura.

    Ritengo sarà ancora più dura sensibilizzare questo mandarinato. Esso si sta legittimando invocando inesistenti conflitti, ad esclusivo beneficio del pivot to Asia della superpotenza americana.
    Si tratta di gente molto istruita, molto scaltra, votata professionalmente alla manipolazione, con forte spirito di auto conservazione collettiva, molto sensibile al pensiero top down e totalmente schermata dalla durezza del vivere.

    Un virus che pensa di essere vaccino.

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  6. L’impressione è che il “home service” cominci a porsi seri dubbi sulla dottrina del pennellone & monetone. Ciò in quanto esso ed i suoi clientes iniziano a sperimentare la durezza del vivere leuropeo.

    Diversamente, il “foreign service” mi sembra ancora immerso nella dimensione onirica leuropea, ora in chiave bellicista.
    Da parte loro è ancora tutto un peana su l’unionechecirendeforti, che c’èlaggressionedelledittature e occorreavereleriaorsescarse.

    Il concetto di pacifica convivenza priva di desiderio di aggredire o svilire le altre realtà culturali del pianeta non passa.

    Vivono in un libro di storie degli orrori dove se non ti difendi con l’unione e con il missilone sei spacciato. Operano ancora in una immaginaria guerra fredda, nella dimensione del sospetto e della paura.

    Ritengo sarà ancora più dura sensibilizzare questo mandarinato. Esso si sta legittimando invocando inesistenti conflitti, ad esclusivo beneficio del pivot to Asia della superpotenza americana.
    Si tratta di gente molto istruita, molto scaltra, votata professionalmente alla manipolazione, con forte spirito di auto conservazione collettiva, molto sensibile al pensiero top down e totalmente schermata dalla durezza del vivere.

    Un virus che pensa di essere vaccino.

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  7. (Aggiungo che il mio non è un appunto contro la proposta, è un modo per spiegare come secondo me verrà accolta, con la visione moraleggiante che i media hanno dell’economia, quindi non mi assalite. Io sono completamente a favore della proposta)

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  8. Il congresso della Lega è importante non solo per la Lega. Ci si entra sapendo che esiste una differenziazione fra due anime che vengono definite "di Zaia" e "di Salvini". La mozione mi sembra una risposta completa, di lungo respiro, molto efficace per uscirne con una sintesi che impegna entrambe. Autonomia subito e poi, "una volta ottenuta", riforma costituzionale. Stop all'UE "federalista" e limiti all'UE "intergovernativa". Grazie professore per avermi fatto rigustare il sapore della serietà con cui si vivevano le giornate congressuali dei partiti. E per rafforzare in questo modo un partito che fa congressi seri. Piergiorgio Rosso

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    1. Aggiungo due riferimenti e una postilla. https://www.fondapol.org/etude/leurope-et-notre-souverainete/ e https://www.bis.org/review/r190225g.htm. La mozione ha due ulteriori pregi: impegnare il partito alla guerra politica a UVA (senza nominarlo) e inserirsi in una nobile tradizione (di) politica europea. Piergiorgio Rosso

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  9. ErCavajereNero ha preso visione e sottoscrive. Vorrei esprimere il mio pieno supporto alla mozione con un laconico commento: daje!

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  10. Buonasera Professore. Innanzitutto un fatto: questo articolo e questa mozione, credo, non hanno pari nella felicità che mi hanno procurato quando li ho letti. Si sta facendo una piccola rivoluzione, lo penso sinceramente. Le assicuro che non è zelo o lisciamento di pelo. Sono i miei sentimenti sinceri e profondi.

    Era da tanto che mi domandavo se si potesse trovare, o quantomeno iniziare un dibattito per trovarlo (io nel mio piccolo lo stavo facendo, ma io non ho gli strumenti culturali per farlo, ma ci provo), il filo connettore tra la Lega delle origini (da cui provengo per motivi familiari) e quella di Salvini (che ho vissuto e mi ha coinvolto di persona). Era davvero da tanto che ci provavo, da ben prima di avvicinarla a Pontida per chiederle se fosse disponibile per uno dei "convegnini" dei nostri della Sezione (riprovandoci poi a Montesilvano con insuccesso) e questo post è la coronazione di quel desiderio.

    Riprendere quel dibattito e quella lotta politica, capire gli errori fatti, comunicativi o meno, ridare una dignità a quelle proposte e ripulirle dal folklore su cui ANCHE i media hanno tanto insistito e cavalcato per screditarlo. Un progetto che si prefiggeva innanzitutto di liberarsi della patetica e strumentale dicotomia Destra-Sinistra e parlare di governo, amministrazione, e di una sana nuova relazione Stato-Cittadino.

    Non mi dilungherò oltre. Come ho fatto finora sarà mia premura prendere spunto da questo articolo e "portarlo fuori dal blog" per dire a quelle persone che "il ponte sullo stretto sono altri soldi buttati nel meridione" che le accennavo anche a Pontida, che gli argomenti, anche del passato, non sono i volgari e beceri insulti padani/terroni, ma sono qualcosa di più importante, dignitoso e costruttivo nell'interesse di tutti, da Bolzano fino a Messina. Tutti insieme.

    Grazie. Davvero.

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  11. Un tema non secondario è capire i nuovi trattati europei su quale fondamento giuridico si fonderebbero. L'UE è così difficile da ostacolare in quanto è un ente sovranazionale che non esercita una giurisdizione delegata dagli stati, come succede per gli enti sovranazinoali creati con dei trattati "normali", ma occupa spazi di giurisdizione lasciati liberi dagli stati nazionali, che vi hanno rinunciato per effetto di adesione all'unione (almeno questa è grosso modo la teoria sostenuta dalla nostra corte costituzionale). Per poter creare nuovi trattati europei che siano dei veri trattati internazionali (dunque secondo il meccanismo delle deleghe di giurisdizione nei limiti delle rispettive cosituzioni nazionali), occorrerebbe che prima che gli stati riprendessero la pienezza della propria giurisdizione, per poterla poi delegare parzialmente e pattiziamente secondo i nuovi trattati. Dunque, in sostanza, per poter creare le giurisdizioni funzionali sovrapposte occorrerebbe PRIMA che gli stati membri uscissero dall'UE.

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  12. Prendendo spunto dal grafico delle esportazioni nette venete ho una domanda sulla bilancia commerciale bilaterale Italia-Germania. Fino al 2014 l'andamento rispecchia gli effetti dell'entrata nell'euro e poi delle riforme Hartz, ma dal 2014 al 2019 ha una crollo che non mi spiego, dato che gli stipendi reali tedeschi crescevano mentre quelli italiani erano (e sono tutt'ora) fermi. So di manifestare in questo modo la mia ignoranza ma meglio prendere una lavata di capo da lei che fare una figuraccia con un piddino.

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  13. Ottimo programma. Forse varrebbe la pena però di sottolineare ancora più chiaramente il concetto fondamentale dietro entrambe le scelte politiche, ovvero la libertà.

    Il federalismo e la lotta contro il centralismo europeo e la sue follie sono prima di tutto battaglie di libertà. (E non è una novità, soprattutto in questo blog).

    Se alla prossima elezione devo votare la Lega, voglio che la libertà sia il valore fondamentale del partito. D'altronde è questo che rappresentano i vostri simboli: il Carroccio e l'Alberto da Giussano che alza la spada sguainata al cielo.

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  14. La mozione Molinari - Bagnai è proiettata al futuro e offre finalmente una prospettiva concreta di cambiamento dell'Italia, sia dell'assetto dell'autonomia regionale e della riforma istituzionale, sia a livello europeo con la modifica e il superamento dei Trattati e dei vincoli dannosi alla spesa e agli investimenti, ponendo l'accento sul surplus estero anziché sul debito pubblico.
    Congratulazioni a lei e all'Onorevole Molinari per il prezioso lavoro.
    Auspico che la mozione congressuale ottenga un ampio consenso e possa costituire una solida base programmatica per il complesso lavoro che attende la Lega e il Segretario Matteo Salvini nei prossimi anni.

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  15. Il tema europeo e l’externai compact mi appassionano e mi interessano molto più dell’altro sul quale in realtà non ho una opinione consapevole. Non ti nascondo però una certa preoccupazione. Posso capire un lombardo o un veneto, ma può un abruzzese, o un calabrese, avere le stesse motivazioni? E d’altro canto essere distanti da un governo centrale, magari per mancanza di interlocutori, o essere fottuto da un governo locale farebbe differenza? Non significherebbe meramente traslare le questioni tra regioni a questioni tra province? In termini spicci, la gente, il Popolo, ne trarrebbe concreti vantaggi? Sanità e trasporti funzionano meglio? Sono dubbi da fregnone disinformato o sono quelli che leggo negli ultimi capoversi?

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  16. Sono vecchio ed ho tanti ricordi, certo tante cose sono cambiate. Le modifiche che ho visto alla Costituzione, ossia tutte, non mi hanno entusiasmato e quindi vedrei con una certa diffidenza la fine del bicameralismo paritario, anche se devo ammettere che la legislazione sia diventata essenzialmente di iniziativa governativa. E questo è un grosso cambiamento di fatto, così come l'enorme potere d'iniziativa assunto dal PDR. Rebus sic stantibus e quelle cose lì.
    Appoggio la mozione anche se non sono iscritto al Partito. Seguo il blog da un po' e se ripenso agli inizi mi chiedo che faccia avremmo fatto se un profeta ci avesse annunciato che lei avrebbe firmato una mozione al congresso della Lega. Con affettuosi saluti a Fukuyama.

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    1. Devo dire la verità: nonostante ogni giorno io assista al fallimento e alla frustrazione che il bicameralismo paritario determina, sono però altrettanto allergico all’idea di modificare la costituzione. Concordo sul fatto che in linea di principio le modifiche apportate siano state tutte peggiorative e ho evitato se possibile, quando ero nei paraggi, di lasciarci le mie impronte digitali. Pensate ad esempio all’inserimento dell’ambiente in costituzione: un immenso cavallo di Troia utilizzabile per scardinare qualsiasi resistenza all’ideologia green. Quindi sì, si può sempre argomentare che la costituzione andasse bene com’era, ma bisogna anche riconoscere che sotto diversi profili ha voluto mantenere delle reticenze.

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  17. Mentre i leuropei stranazzano per idazi, succede questo :

    https://x.com/realdonaldtrump/status/1907459922113028104?s=48

    Non una parola nel meinstrim midia.

    DELIVER THE GOODS! :

    "You can't con people, at least not for long. You can create excitement, you can do wonderful promotion and get all kinds of press, and you can throw in a little hyperbole. But if you don’t deliver the goods, people will eventually catch on."
    — Donald J. Trump, The Art of the Deal

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  18. In generale grazie e buon lavoro

    Prendo nota, ratione materiae, dell'opposizione a qualunque nuovo allargamento delle attuali competenze dell’UE, in favore di una nuova architettura di Trattati - e ho notato qualche link da approfondire - volta a costruire (democraticamente) un mercato comune in cui, tra l'altro, sia prioritaria la lotta alle diseguaglianze, collegata una tassazione unica nell’area "euro" per le multinazionali (commento: mi farebbe pensare a qualcosa di più simile al "Befit" che al "Pillar 2")

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  19. Che cosa hanno in comune Autonomismo e Sovranismo? Chiedere di porre i centri decisionali il più vicino possibile a chi poi le "decisioni" le deve sUpportare e sOpportare.
    Ma i due "ismi" sono ancor più connessi , perché sono entrambi una " reazione" , e come tale il sintomo di una grave disfunzionalità dei centri decisionali a cui essi si ribellano.
    Quindi c'è una corrispondenza ed una evoluzione tra la "lega di oggi" e quella " di ieri" . Negli anni ' 90 la società "padana" reagiva ad una disfunzionalità della "prima repubblica" che oggi ci appare "lieve" ( ah se potessimo tornarci ! ) rispetto a quelle odierne della "seconda repubblica" e delle entità sovranazionali a cui essa si è infeudata.

    Quindi come si esce da questa "via per l' inferno" ? Per me l' unico modo è fare l' esatto cammino inverso, cioè PRIMA liberando lo stato italiano dal servaggio globalista ( e dai ceti parassitari che lo hanno voluto e lo gestiscono come "amministrazione coloniale ") e POI correggendo gli errori strutturali che ha portato a questo asservimento.
    Oggi abbiamo ben più grossi di "Roma ladrona"! Certo il problema esiste e non ha fatto altro che aggravarsi perché quella stessa "Roma" ha scelto di sopravvivere vendendo il paese a potentati esteri, ma sono questultimi che oggi ci minacciano molto di più.

    Ciò detto , anche senza leggerla ,non ho dubbi che la "mozione " sia la "miglior mozione possibile" con gli attuali "chiar di luna". Non ho dubbi perché ho fiducia nel Prof-sen-dep ,ma non per "Culto della personalità ! " (come direbbe qualche "forestiero") ma per "Conoscenza della personalità".
    Non per "conoscenza personale" ovviamente ma per "anamnesi ".Lei è infatti un uomo ambizioso ed egocentrico , ma non è un "carrierista su piazza ", perché stando "sulla piazza romana" se Lei fosse stato tale non sarebbe finito a 50 anni " confinato a Pescara".😎

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    1. Beh, quella di andare a Pescara è stata una felicissima intuizione. All’epoca avrei anche potuto scegliere di tornare a Roma, ma immaginate cosa sarebbe stato il percorso di questo Blog se fossi rimasto nello stesso corridoio di Padoan, De Vincenti e Guerrieri! Una scelta che non è però dipesa da ambizione, Ma da desiderio di nuovi stimoli e di libertà maggiore, in ossequio al sano principio che è meglio essere testa di alice che coda di storione. Questo dato biografico, che alcuni turisti legittimamente ignorano, forse dice anche qualcosa sul merito della questione. Personalmente, preferirei non utilizzare la categoria di “sovranismo”. Trovo sia stato un errore coniarla e utilizzarla. Ha viceversa un senso porsi il problema di quale sia il perimetro innanzitutto geografico che legittimi una aspirazione di sovranità, cioè di autodeterminazione. Se, come ora va di moda dire, Trump ha dichiarato la fine della globalizzazione (espressione secondo me piuttosto infelice), dobbiamo porci il problema di quale sia la scala ottimale per confrontarci nell’arena globale. Il dato più interessante emerso negli ultimi mesi è l’ammissione da parte di Blanchard che sotto questo profilo anche la scala europea è relativamente sottodimensionata. Affidarsi ad essa non risolve quindi il problema. Quanto al resto, io non sono assolutamente certo che questa sia la migliore delle emozioni possibili, ma se non viene specificato quali sono le parti che non convincono risulta un po’ difficile rettificarle (a parte il fatto che effettivamente per rettificare il testo lo avrei dovuto condividere con voi prima: resta però l’utilità di avere le vostre osservazioni per esporre correttamente il contenuto).

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  20. Scusate, vi ho lasciato senza risposte perché purtroppo ieri è successa una cosa che non doveva succedere e che mi ha allontanato da voi. Ora recupero, perché ho bisogno delle vostre impressioni.

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