sabato 5 aprile 2025

La fine della globalizzazione?

Mi ricordo che una volta chiamai il professor Canfora, che avevo incrociato in una trasmissione televisiva e che volevo invitare nuovamente al nostro convegno annuale, ed esordii, dopo i convenevoli di rito, con questa domanda: “Caro professore, lei che è uno storico, sa dirmi quante probabilità ho di riuscire ad attuare politiche di sinistra militando in un partito di destra?“.

Prima che iniziate a subissarmi con le vostre stronzate rispettabili opinioni su che cosa voi crediate siano la destra e la sinistra, sul fatto che non esistono più, e via bardellosporteggiando, sminuzzandomi le gonadi con argomenti triti e ritriti (come appunto le mie gonadi) è opportuno che vi segnali che questa domanda, che a qualcuno di voi sembra probabilmente mal posta, al limite dell’incomprensibile, venne invece perfettamente compresa dal mio interlocutore. Il senso ne era in effetti piuttosto chiaro: era ragionevole concepire che l’inevitabile contraccolpo di un’epoca in cui i diritti economici e sociali dei lavoratori erano stati compressi all’inverosimile da partiti che si richiamavano agli ideali della sinistra storica (quelli appunto di difesa del lavoro) potesse essere gestito da partiti che si richiamavano a ideali storicamente conservatori (la difesa del capitale, la proprietà privata, della libertà, del risparmio)?

Gli argomenti a sostegno di questa tesi erano a mio avviso di due ordini.

Primo, come più volte fatto notare in questo blog, e come finalmente è diventato argomento di dominio pubblico, il desiderio del capitale di allargare la sua fetta di torta si è inevitabilmente tramutato in un restringimento della torta. Certo, naturalmente il Pil mondiale continua a crescere, soprattutto per effetto del miglioramento del tenore di vita delle sterminate e crescenti popolazioni dei paesi emergenti. Certo, naturalmente i valori borsistici continuano a crescere, principalmente per effetto del pompaggio nel circuito finanziario di quantità cospicue di denaro da parte delle banche centrali, in un disperato e perennemente frustrato tentativo di tenere insieme i cocci di un sistema che non funziona. Ma, appunto, messo da parte il dettaglio non trascurabile (naturalmente) di questo aumento intrinsecamente fragile della ricchezza finanziaria di pochi, il punto è che la creazione del valore, che classicamente correliamo agli effetti del lavoro, si è allontanata, è stata dislocata altrove, e questo fa sì che una zona un tempo prospera e tuttora dotata di una certa capacità di fare opinione come l’Europa si sia scoperta da un giorno all’altro in una condizione di arretramento inconcepibile. Forse la scoperta degli ultimi due o tre anni, per noi che siamo qui, sta proprio nell’aver toccato con mano che questo arretramento non riguarda più solo l’Italia, ma riguarda tutti i paesi europei, perché si è finalmente compiuto quanto avevamo detto aprendo questo blog: la Germania ha segato il ramo su cui era seduta. C’è poi una scoperta, o meglio una decisione, più recente, che non mi sembra sia oggetto di commento in questi giorni, mentre secondo me è centrale: la decisione di Trump di nominare vicepresidente Vance, il figlio degli sconfitti statunitensi di questa battaglia internazionale del capitale contro il lavoro.

Ora, come spiegammo a suo tempo commentando le bislacche teorie di Draghi sul perché in Europa i rendimenti del capitale fossero bassi, il punto è molto semplice: se il valore non viene creato non può essere distribuito, né come salario, né come profitto. La guerra del capitale contro il lavoro è quindi una guerra del capitale contro il profitto. Questo dato di fatto direi aritmetico può emergere in vari modi: difficilmente con un consapevole gesto di resipiscenza, più frequentemente con un conflitto (bellico). Sono insomma sufficientemente consapevole del fatto che una enorme fallacia di composizione impedisce a questo elemento oggettivo di promuovere una risposta deliberata e consapevole delle élite. I “ricchi” sono tali, anche perché ciascuno pensa al suo portafogli senza essere tenuto necessariamente ad avere una visione olistica. Potrebbe tuttavia capitare, e forse sta capitando, che da quello che siamo abituati a considerare uno dei mali dell’attuale organizzazione dei rapporti economici, cioè l’estrema concentrazione della ricchezza, possa scaturire, paradossalmente, il bene di una decisione presa non collettivamente, ma singolarmente, da una persona, o da un paio di persone, in grado di cambiare da soli le regole del gioco. Non so, e non affermo, se sia questo ciò a cui stiamo assistendo, ma certo il fatto che uno dei più convincenti e appassionanti narratori della sconfitta della classe media sia in un posto così sopra la media è in qualche modo suggestivo, e ci conduce all’altro ordine di argomenti che mi portavano a immaginare che il luogo più ovvio per combattere una battaglia di sinistra oggi fosse la destra.

Lo introduco con un altro ricordo, il ricordo dei tempi in cui ero libero e passavo un po’ di tempo in Francia a insegnare. Un giorno il mio amico Arsène mi condusse dal preside della facoltà di Rouen e nel parlare del più e del meno questi mi espose la sua visione, secondo cui ci stavamo orientando verso una società che lui definiva di tipo neofeudale. Sono considerazioni che poi abbiamo sentito fare da tanti , e che non mancano di appigli nella realtà. Fra i meno ovvi, pensate ai dazi e alle gabelle che dobbiamo pagare in moneta sonante o cedendo i nostri dati ai moderni imperatori per avere il diritto di esercitare tramite cellulare alcuni nostri diritti fondamentali, incluso il diritto all’identità, quello di essere noi stessi e non altri. Una situazione non molto diversa da quando i conti di Borrello, nobile famiglia di origine franca, controllavano una strettoia della Val di Sangro esigendo il pedaggio (ma poi ti lasciavano passare, mentre oggi la situazione è leggermente più ingarbugliata: questo però ci porterebbe a parlare di altro). Fatto sta però che questo neofeudalesimo, proprio per dissimulare se stesso, per non palesarsi, tiene molto alle forme della democrazia, e quindi bisognerà pure che da qualche parte si vadano a cercare i voti. La strategia della sinistra è sufficientemente evidente: quella di appellarsi a una serie di minoranze attive e rumorose, in nome di principi condivisibilissimi e normalmente ricompresi nei diritti fondamentali che ogni democrazia liberale rispetta, ma di cui si millanta la soppressione per chiamare alla rivolta i sette colori dell’iride, sperando che messi insieme proiettino un fascio di luce sull’orizzonte cupo di chi, tradendo i lavoratori, ha tradito la maggioranza. In questo contesto, alla destra resta una strategia ovvia: occuparsi appunto della maggioranza silenziosa! La strage e il grande scempio fatto dalla sinistra rendono questa strategia, oltreché piuttosto ovvia, anche relativamente poco costosa: a chi è stato tolto tutto, compreso il diritto di lamentarsi, basta restituire il diritto al mugugno (che è gratis) per dare la percezione che qualcosa stia cambiando. Se poi ci metti anche un minimo sindacale (anzi scusate, mi dicono che non devo dire parolacce, quindi togliete sindacale), un minimo ragionevole di politica dei redditi, ecco che porti l’obiettivo a casa.

E questo quello che sta succedendo?

Non lo so, non lo sa nessuno. Dobbiamo però concentrare la nostra attenzione su questo tipo di dialettica, se vogliamo tentare di comprendere questa fase, anticiparne gli sviluppi, e valutare quanto sia favorevole per noi.

Parlare di “fine della globalizzazione“ infatti vuol dire tutto e niente. Come ho detto ieri, sicuramente incompreso, in una delle tante trasmissioni radiofoniche cui sono stato invitato, decuplicare il dazio medio sui prodotti in entrata negli Stati Uniti (da circa il 2% a circa il 20%) non significa abbandonare o rinnegare le tecnologie che hanno consentito, abbattendo i costi di trasporto dei beni materiali e immateriali, di promuovere il commercio, non significa propugnare l’autarchia e neanche il mercantilismo. La globalizzazione, che forse dovremmo chiamare glebalizzazione, ovviamente non può essere ricondotta al fenomeno dello scambio di merci fra paesi che commerciano fra loro da millenni: il problema non è la tecnologia che ha velocizzato questi scambi, ma la riorganizzazione che questa rapidità ha determinato nei rapporti sociali di produzione. Dove eventualmente si vede qualche cosa di simile a una volontà di cambiare rotta è nell’atteggiamento dell’amministrazione americana verso le istituzioni che hanno gestito la globalizzazione, a partire dalle banche centrali, passando per l’OCSE, l’OMS, il WTO, e via discorrendo. 

Non credo di dire una cosa particolarmente originale (ma di questi tempi non si sa mai): ribadisco che Trump non è esattamente “uno di noi“! Se tatticamente il nemico del nostro nemico è necessariamente un nostro amico, strategicamente dobbiamo chiederci quanto restituire il diritto al mugugno sia dare reale voce agli oppressi da un regime totalitario, su quanto restituire qualche briciola significhi riequilibrare i rapporti sociali di produzione e organizzarli in un modo più razionale e meno suscettibile di condurre all’emersione di nuove tensioni, su quanto implichi rendere nuovamente le persone e i territori arbitri del loro destino. Insomma, prima di dire che qualcosa è finito, bisognerebbe accertarsi che stia cominciando qualcos’altro. O, se volete, per metterla in un altro modo, la fine della globalizzazione, se è arrivata, esattamente come la fine dell’euro, quando arriverà (vi ho promesso che sarà Draghi ad annunciarla esplicitamente, perché implicitamente lo ha già fatto, e così sarà), non ci consegna a un periodo di pace, ma a un periodo di conflitto potenzialmente ancor più difficile da gestire, perché soggetto all’illusione che i nostri avversari siano nostri alleati.

Ma esattamente come le nostre aziende, sopravvissute a un trentennio di cambio strutturalmente sopravvalutato e alla distruzione del 25% della domanda interna del paese in cui hanno sede, sopravviveranno a un dazio del 20%, soprattutto quando gli fornisce vantaggi comparati a doppia cifra su paesi con i quali finora la competizione era acerrima, anche noi, con l’arma della consapevolezza, riusciremo a difenderci nel nuovo contesto.

E così sia.

(…oggi il duro mestiere di ecclesiarca mi ha condotto nella Piddinia inferiore a conoscere una persona che non avrà l’opportunità di sapere come va a finire questa storia. Quando ho deciso che saremmo stati una comunità, ho deciso di condividere le vostre gioie e i vostri dolori. Contrariamente alle mie aspettative, è stato uno dei rari casi in cui a un dolore immenso, che l’avrebbe comunque resa impercettibile, non si è aggiunta la bruttezza: non c’erano chitarre, e il coro era intonato - lo dico a beneficio di chi non ha potuto percepirlo. Del resto, il treno che sto aspettando è in ritardo “per l’intervento dei vigili del fuoco”, e possiamo immaginare facilmente altro dolore. Domani a Firenze cercherò di spiegare che cosa la fine della globalizzazione implica per il partito nel quale sono riconoscente e orgoglioso di essere stato accolto…)

(…incidentalmente, la mozione congressuale di Claudio Durigon propone qualcosa di molto simile a un meccanismo di scala mobile. Con quelli che erano qui nel 2012 abbiamo avuto modo di discuterne. Immagino lo shock della sinistra, quella “griffata” a spese del lavoro minorile del Sud-Est asiatico…)









92 commenti:

  1. Bravo Giorgetti che chiede la sospensione del patto di stabilità... In un mondo così dinamico (qualche anno fa sembrava che la storia dei nostri tempi fosse statica e "noiosa", oggi veramente ci si sente dentro la storia) tra covid, guerre, dazi ecc ecc veramente è come fare una maratona con un ceppo legato ai piedi... Dispiace per tajani che chiede che sia EU a discutere dei dazi... Ma anche povera Ursula come fa a portare così tante opinioni in una sola persona? Nell inferno dantesco tutti i dannati danno responsabilità a qualcun altro... Speriamo che tajani si ravveda e non segua il vessilo sempre di corsa ma senza una meta

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    1. Sono ovviamente scandalizzato dal fatto che un ministro dell’economia possa emettere un messaggio così irresponsabile. Scandalizzato e incredulo. Deve essere stato quel Borghi a fargli venire in testa un’idea simile. È ora che si faccia pulizia nel nostro partito!

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    2. I cubi al tungsteno fanno brutti scherzi... Ma che poi vogliamo comprare i panzer tedeschi? Vogliamo fare la guerra agli Usa sulle merci? Vogliamo riconvertire tutto green? Allora datece più margine e facciamo sto mondo ideale... Forse portare la narrazione d emergenza di guerra, dazi a Ursula magari c'è lo da il contentino

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    3. @Ciaone Ormai gli iTajani™️ si sentono vassalli del PPE, se poi consideriamo il pompaggio mediatico di MFE, tutto si spiega.👋🏼

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    4. Taiani il coraggioso...ieri da Vespa ha dato dimostrazione di quanto sia genuflesso; ricordo che gli accordi commerciali bilaterali sono uno strumento proattivo di scambio virtuoso, di beni e servizi, tra due paesi; i controdazi lasciamoli alla VDL così la lasciamo giocare a palla avvelenata che si diverte da pazzi

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    5. Potrebbe essere che tajani fa così per avere una fetta di mercato, un posizionamento elettorale, quasi dicesse ok sono di cdx ma sovranisti sono Lega e FI e allora mi metto cdx, ma europeista;così da coprire la fetta di mercato... Spero sia solo quello anche se difendere lEU è sempre più un impresa almeno logicamente e non da tifoseria

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    6. Potrebbe essere che l'unica cosa che fa Tajani è difendere gli interessi dei dante causa del suo partito, la famiglia Berlusconi. La vera domanda: che intenzione ha la famiglia Berlusconi, a parte usare FI come leva per trattare col governo su interessi specifici?

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    7. Forse Tajani è solo diplomatico, cosa che dovreste imparare a essere anche voi…

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    8. ma de che? :) un diplomatico non è mai tranchant, e poi non spetta a lui farlo, infatti lo sta facendo la Meloni che è l'unica titolata a poterlo fare. Non vi fate prendere per il...naso, Taiani è un italiano "illustre" come Mattarella, Draghi e compagnia cantante. Salvini non mollare, asfaltali tutti con le argomentazioni serie non con le frasi vuote e prive di senso di taiani tipo: "se negoziasse la Ue con trump potremmo strappare accordi migliori"...si la guerra commerciale! A Bagnai, fa lu serie

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    9. Io qui faccio come cazzo mi pare e chi non lo capisce non dà prova di grande perspicacia… e svanisce!

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    10. Giusto criticare una linea oppure un altra, può essere un punto di forza nello scenario globale, nel senso, se tajani dice che siamo super fedeli all EU puo calmare le acque, anche lui viene ascoltato... Un atteggiamento sereno e non da "dichiarazioni da guerra Nero o Bianco" può confondere le acque e intanto agire nelle vie più all ombra

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    11. La stai facendo troppo complicata, secondo me.

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    12. "Forse Tajani è solo diplomatico..."
      Ma anche il cuore di un diplomatico batte da una parte e la sua diplomazia è soprattutto a favore di quella. Diciamo che non pare sia la nostra. Dobbiamo giudicare dalle apparenze? Noi abbiamo accesso solo a quelle. Poi, certo, è più facile ottenere la resa di un diplomatico che quella dell'ultimo giapponese, ma la diplomazia, se ostile, fa più attrito della resistenza nella giungla.

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    13. Se chi si lamenta qui di Tajani si lamentasse direttamente con lui, farebbe meglio: da parlamentare, un indirizzo mail ufficiale ce l'ha. Se gli antitajani so' veramente mijioni, glielo facciano capire: lui ha sondaggi che gli dicono il contrario.

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    14. Non capisco infatti perché utilizzare questo blog, che resta uno dei pochi luoghi dove si fa Politica, per fare polemica. Per quello c’è la cloaca o la carta a tre veli!

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  2. Ora bisogna abbassare tassi d’interesse, pace fiscale immediata con mega condono area ue 🇪🇺 e drastico taglio della pressione fiscale, euro bond per mega piano d’investimenti in infrastrutture e stato sociale. Tutto con una politica estera di riappacificazione planetaria specie verso est

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    1. Ecco! Eurobond e pace ner monno! La soluzione era a portata di mano, bastava pensarci prima…

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  3. ragionamento molto lucido, grazie; due aspetti della vicenda sono dirimenti a mio avviso: la consapevolezza crescente di molti paesi, in primis i Brics + i paesi arabi, che Trump sta cercando di tornare all'economia della produzione vs economia della finanza, cioè ad una forma di "globalizzazione competitiva", libera da ideologismi olistici devianti, cari ai padroni del vapore dai tempi del NWO e, ancora prima, dell'ONU, del peace and love etc. La seconda riflessione è sull'atteggiamento ondivago delle big tech, pronte a salire sul carro del vincitore ma altrettanto leste a tradire se la finanza le si rivolta contro. Un maggior controllo dello spettro d'azione di queste mine vaganti potrebbe rendere l'ipotesi di un neofeudalesimo solo un sogno bagnato di pochi oziosi annoiati della City di Londra

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  4. "questo neofeudalesimo, proprio per dissimulare se stesso, per non palesarsi, tiene molto alle forme della democrazia..." Certamente la sinistra euroglobalista ha dissimulato per anni, difendendo gli aspetti formali della democrazia e facendosi retorico baluardo della costituzione (salvo tradirla ogni volta che si trattava di mostrare la propria lealtà a Bruxelles). Ho l'impressione però che l'avvento di Trump abbia travolto anche questo atteggiamento di ipocrita buonismo istituzionale, il terrore di perdere le posizioni di rendita di cui godono da decenni li ha indotti a mostrare il loro volto più autentico, quello cioè di seguaci delle teorie elitarie che ispirarono il famoso manifesto di Ventotene. Gli 'strappi' avvenuti prima in Romania e poi in Francia, gravissimi di per sè, diventano ancora più inquietanti alla luce dei commenti della stampa e degli intellettuali di sinistra, che di fatto giustificano tranquillamente l'annullamento delle elezioni o la eliminazione dalla competizione elettorale dell'avversario politico, mentre in Germania ci si appresta a votare una norma che intende dovrebbe mettere fuori legge il secondo partito più votato alle ultime consultazioni. Non so se il fatto di avere gettato la maschera sia un sintomo di debolezza, ma di sicuro in questa fase occorre la massima attenzione a quanto può succedere, anche tenendo conto delle posizioni dei massimi organi di tutela previsti dalla costituzione, che certo non guardano con simpatia a questo governo e a questa maggioranza.

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    1. Che la bestia ferita sia pericolosa è indubbio. D’altro canto, però, in politica può essere uno svantaggio decisivo ad essere costretti a mostrare il proprio vero volto! Non sono così ottimista da credere che chi non ha intuito finora la natura fascista del regime di Bruxelles possa mai svegliarsi, ma certamente l’esplicitazione di certe dinamiche ai nostri avversari bene non fa…

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  5. Forse ho letto velocemente ma non ho capito cosa ha risposto lo storico.

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    1. Essendo una persona intelligente non si è azzardata in pronostici, come stanno facendo oggi tanto stupidi.

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  6. Ero già stato colpito dalla proposta "Durigon - scala mobile" solo dal titolo su Repubblica (solo i titoli contano). Apprezzo molto l'idea e gusto il plateale paradosso, ma non credo che i piddini lo capiranno fino ad un pensoso articolo che spieghi come la proposta non sia quella di una scala mobile "vera". Che loro farebbero subito, Leuropa glielo ha promesso. Purtroppo questo governo... ecc.
    Sul resto sottoscrivo in pieno.

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  7. Buongiorno Prof.
    Ci si sente davvero spettatori della storia leggendo articoli come questo.
    Il globalismo, penso, non finirà come finirà l'€. Penso che sarà (se non é ancora iniziato) un processo lungo e, a causa di chi ci perderà, sarà doloroso. Forse anche per questo sfocerà inevitabilmente in conflitti: non molleranno mai fino alla fine. Dopotutto già adesso si fa passare l'introduzione dei dazi come una pazzia di un deficiente che ci vuole morti. La tensione é palpabile e mi domando se, come per il CdS di Salvini, non valga la pena sventolare ancora lo spetto del procurato allarme con certi cantori informativi. Sarebbe una violazione al diritto fondamentale della disinformazione, mi rendo conto.

    In ogni caso, destra-sinistra o meno (io sono tra quelli che credono che siano due categorie abbondantemente superate, lo diceva anche Bossi...non voglio aprire parentesi, ma quanti discordi antifascisti nell'intimo che si possono trovare nel passato della Lega...) quello che mi preoccupa di molte persone é l'illusione dell'uomo forte, il Messia che ci salva. Sembra davvero di parlare con qualcuno catapultato dagli anni 20. Io penso come lei che Trump e Musk non sono "dei nostri" anche solo per due motivi fondamentali: non sono italiani, non hanno il background culturale da italiani (non nel senso che sono stupidi e ignoranti, nel senso che abbiamo proprio due culture diverse) e quindi pensare che vogliano il nostro bene o la nostra liberazione é ridicolo ed é ridicolo pensare perfino che siano in grado di farlo e abbiano coscienza di esserne in grado. Un po' come i fessi che invocano l'invasione di Putin: si esistono. Penso che proprio in quanto leghisti dovremmo guardarci sempre dall'uomo forte: un popolo é forte se é cosciente di sé e se mantiene i capisaldi della sua autodeterminazione. Al resto ci pensano la diplomazia e la politica.

    Grazie

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  8. Io penso che la sinistra non abbia tradito il lavoro, quanto piuttosto abbia seguito il suo naturale decorso: se i proletari diventano borghesi poi chi ti vota più?

    In quest'ottica si spiega benissimo il cambio di approccio, dal '78 ad oggi, delle sinistre verso la moneta unica.

    La stessa cosa si può dire delle le varie organizzazioni caritatevoli: ti aiutano ad avere una miseria più sostenibile; miseria deve rimanere però, guai se diventi ricco!

    La destra invece, proponendosi di fare gli interessi dei borghesi; ha bisogno di aumentarne il numero, eventualmente attingendo da chi è proletario, e quindi elevandolo. In più una miseria diffusa, non è compatibile con quel senso patriottico che fa parte del sentimento destroide.

    Se ci pensiamo, Gini, l'inventore dell'indice, lavorava per Mussolini, mica per Stalin.

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    1. A me sembra che non stiano votando dei proletari diventati sottoproletari. Quindi il tuo ragionamento non mi convince. La sinistra sapeva quali erano le conseguenze dell’integrazione monetaria, ma se le ha accettate non è per crearsi un bacino elettorale di poveri, ma solo per avere salva la vita dopo il crollo dell’unione sovietica. Questo raccontano le cronache e questo si desume dalla cronologia dei fatti.

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    2. è un sotto-argomento che mi interessa: i vertici del PCI (e, in caso affermativo, chi altri?) avevano elementi per prevedere, con un certo anticipo, la fine dell'URSS e quindi lavorare per riposizionarsi?

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    3. Non stanno votando proletari diventati sottoproletari ma stanno votando borghesi diventati proletari. O anche proletari che grazie all'Euro non sono diventati borghesi.

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    4. Caro Tommaso, la penso esattamente come te

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  9. Siamo di fronte a un nuovo Nixon shock (in ottavo, peraltro). I controdazi UE all'America sono fumo negli occhi. La cosa da capire davvero è che politica doganale attuerà l'UE con i paesi asiatici. L'UE ha deciso di iniziare la seconda guerra fredda con la potenza nucleare dominante (che è anche esportatore di materie prime) in eurasia e si accinge a fare una guerra commerciale con il mercato più grande del mondo occidentale (che è anche esportatore di materie prime). Se questa è la situazione, credo che ci siano solo due scelte: o rilancia il mercato e la produzione interna o diventa il mercato di sbocco dell'oriente. Altra cosa è peraltro capire se e in che misura l'Italia deve andare dietro alle scelte degli eurocrati.

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    1. Bisogna capire in che senso stai usando il verbo “dovere”. Se lo usi nel senso di “essere costretto” allora direi ancora molto ma sempre di meno. Se lo usi nel senso di “imperativo morale” allora direi per niente, oggi come ieri e come domani.

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    2. In effetti secondo me non dovrebbe andarci affatto. Usavo l'espressione in modo retorico, per sottolineare che, temo, invece potrebbe finire per andarci.

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  10. Egregio Onorevole,

    riporto, nel seguito, alcuni dati in merito allo stato della globalizzazione. Considererò il grado di apertura dell'economia come un indice della globalizzazione, anche se ciò è probabilmente riduttivo.

    Apertura dell'economia delle principali aree economiche mondiali:
    https://data.worldbank.org/indicator/NE.TRD.GNFS.ZS?locations=US-EU-CN-1W-1A

    Media pesata delle tariffe applicate dalle principali economie emergenti vs USA:
    https://ourworldindata.org/grapher/tariff-rate-applied-weighted-mean-all-products?country=USA~CHN~BRA~MEX~ZAF~RUS~IND

    Alcune considerazioni:
    1) Il grado di apertura dell'economia mondiale è fermo dalla GFC
    2) La Cina, negli ultimi 20 anni, ha quasi dimezzato l'apertura della propria economia
    3) Solo l'Unione Europea ha continuato ad incrementare il valore di apertura dell'economia
    4) Tutti quelli che ora si rivoltano contro gli USA, non credo abbiano mai alzato la voce contro i BRICS per le tariffe applicate

    In merito alla questione sulla fine della globalizzazione, riporto il seguente grafico:
    https://ourworldindata.org/grapher/trade-openness-in-europe

    Si può vedere che, tra il 1880 ed il 1920, in Europa vi fu una stagnazione del grado di apertura delle economie.
    Qualcosa di simile a ciò che sta accadendo ora a livello mondiale (posso immaginare che a quel tempo l'Europa rappresentasse gran parte del sistema economico mondiale).
    Solo a seguito della Grande Depressione vi fu una drastica riduzione dell'apertura delle principali economie europee.

    Ne deduco che solo un evento economico di grande rilievo e duraturo potrebbe causare una riduzione consistente della globalizzazione.
    Faccio anche notare che la contrazione del PIL, durante il primo conflitto mondiale, fece si che il grado di apertura delle economie rimase costante o incrementasse.

    Mi permetto, infine, una disquisizione di logica applicata.
    Il punto da derimere è se le seguenti due proposizioni siano vere:
    a) MAGA implica MEGA
    b) MAGA implica NON MEGA
    La a) è equivalente ad a'): NON MEGA implica NON MAGA
    La b) è equivalente a b'): MEGA implica NON MAGA
    Visto il recente passato è possibile dire che la proposizione a') è falsa e così a). La stessa cosa dicasi per b') e b).
    E' quindi corretto dire che MAGA non implica che MEGA sia impossibile. Ovvero: la buona riuscita dell'azione di Trump non implica necessariamente che l'UE non possa cambiare.

    Un saluto,
    Fabio

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  11. FT ora:

    “ Europe braces for flood of Chinese goods after US tariffs

    EU officials ready emergency measures to prevent onslaught of discounted products in ‘economic nightmare’

    A flood of discounted Chinese imports is set to compound the economic dangers to Europe from Donald Trump’s tariffs, analysts warn, prompting Brussels to prepare measures to protect itself from a wave of cheap goods from Asia.

    The direct impact of the US president’s 20 per cent levy on EU products has sparked fears about the outlook for the bloc’s embattled manufacturers, who are already reeling from US levies on cars and steel.

    But the severity of Trump’s tariffs on economies such as China and Vietnam means Brussels is now on alert for an influx of Asian products such as electrical goods and machine appliances being diverted into its own markets. The commission is preparing fresh emergency tariffs to respond, officials said, adding that they had stepped up surveillance of import flows.“

    Accidenten! Piofe sempre sul bagnaten!

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    1. Ma come! E i famosi guadagni di benessere (welfare) di cui parlano i trattati di economia internazionale, derivanti dal fatto che con l’abbassarsi del prezzo dei prodotti causato dall’afflusso di prodotti esteri a buon mercato, il salario reale dei consumatori nazionali cresce? Che fine ha fatto? Ah, forse ci siamo accorti che quando arrivano i prodotti a basso prezzo dietro c’è un salario basso il cui principale difetto non è effettivamente quello di essere basso, ma di essere stato pagato in un altro paese, mentre nel tuo paese, qualcuno ha un salario zero, e quindi del fatto che i prezzi siano bassi se ne sbatte il cazzo!? Vuoi dirmi che siamo arrivati a questo livello di raffinatezza? Beh, allora 14 anni di Goofynomics non sono trascorsi invano. I libri di economia internazionale però non li riscriverà nessuno, rimarranno lì, con le loro cazzate, a disposizione di colleghi poco scrupolosi e poco disposti a mettere in discussione le verità rivelate.

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    2. Ma nein, è zemplice: zono i beneficien dei vantaggen kompartiven.

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  12. Per quanto voti a destra, penso che la destra abbia dei grossi limiti nel ricoprire quel ruolo avuto dalla sinistra in passato, ma tento di spiegarmi(leggete tutto con calma, non mi attaccate!). Il motivo è banale: se la politica dei redditi avuta dall’attuale governo è sicuramente migliore del passato, un aspetto che non verrà mai preso in considerazione sarà quello di cambiare le leggi sul lavoro che hanno favorito la precarietà e la flessibilizzazione, in quanto, se così fosse, le imprese, a cui conviene licenziare con facilità, percepirebbero una politica del genere come un attacco ai loro interessi. Il punto è che è difficile spiegare alle imprese che, nel lungo periodo, la flessibilizzazione del lavoro ha influito sulla produttività e quindi anche sulla capacità di fare profitto. In questa condizione, il costo politico di tornare indietro sulle politiche del lavoro sarebbe troppo alto e quindi, anche se i redditi aumentassero, saremo destinati a lavorare con questa dannata flessibilità. Certe cose bisognava fermarle quando venivano fatte(ma mi rendo conto che era difficile, se non impossibile, quindi non è un’accusa) e ora tornare indietro richiederà un costo politico che nessun partito di destra si vorrà sobbarcare .

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    1. Amico caro: quando quelle cose sono state fatte questo Blog era aperto da quattro anni, si cercava di far capire alla sinistra che avrebbe dovuto fare qualcosa di sinistra, la sinistra continuava a fare cose di destra e alla fine ha sbattuto il muso. Detto questo, ricordo benissimo la fatica fatta con il decreto dignità per tornare un pochino indietro su quella strada, e sono perfettamente consapevole del fatto che riavvolgere quel nastro sarà molto difficoltoso per dei partiti conservatori, e verosimilmente non vorranno farlo, anche se le proposte di Durigon mi sembra che indichino una direzione interessante. Sai però che c’è? Che la sinistra qualcuno l’ha votata. L’hanno votata quelli che sono stati macellati dalla sinistra. È veramente molto spiacevole dire che se lo sono meritato? La sinistra ha fatto il lavoro sporco per noi e ora, fino a che non riusciamo a far saltare il quadro le regole, ci teniamo il fatto che il costo politico lo abbia subito lei. Solo in un quadro di regole completamente diverso potrà essere possibile riavvolgere il nastro, perché non ci conviene prenderci il costo non tanto politico quanto macroeconomico di una perdita di competitività con tutto quello che ne consegue. Questo è come la vedo io naturalmente, perché che io sappia un dibattito su questi temi in effetti non c’è.

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    2. Concordo con ciò che dice, assolutamente; purtroppo anche io , che non ho votato sinistra, ho subito tutta una serie di contraccolpi da queste politiche… se solo le persone di sinistra subissero quello per cui votano, senza coinvolgere gli altri, ne sarei felice. Quindi, sì, hanno subito quel che meritano ma, facendolo, hanno massacrato anche innocenti. Sia chiaro: so che lei ne è cosciente, però è giusto ribadirlo poiché la logica del “chi ha votato sinistra è stato macellato” deve essere accompagnata dal “ però hanno buttato nel mattatoio, nella loro follia, anche chi non c’entrava una mazza”. Comunque volevo ringraziarla del fatto che mi risponde spesso: è veramente piacevole poter dialogare di politica ed economia su questo blog

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    3. ***ci teniamo il fatto che il costo politico lo abbia subito lei.***

      Magari! In realtà hanno una tale "faccia di tolla" che quando sono "all' opposizione" fanno manifestazioni, lotte e referenda contro le leggi che avevano fatto loro quando erano "al governo" , salvo poi dimenticarsene appena "al governo" ci tornano.
      Lasinistra in Italia non pagherà mai dazio perché è "intrinseca" di un popolo che ha la "memoria di un criceto" e "la moralità di un magliaro".

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    4. Bene! Mi sembra di capire che per te essere all’opposizione non significa pagare un costo politico. A questo punto, ti consiglio di entrare in politica, che per te sarebbe un’attività intrinsecamente senza costi.

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    5. E' dal '92 che "lasinistra" e "ladestra" si alternano "ciclicamente" tra "opposizione" e "governo" ( con la differenza che la prima "mette radici" nello stato e la seconda no 😎)e sarei sorpreso se questo non avvenisse anche "al prossimo giro".
      E il suo consiglio è sorpassato; io sono "entrato ( e uscito) due volte nella Lega ( da "portatore d' acqua" e con "costi" che ho pagato volentieri) e gli assicuro che non ci sarà "una terza".
      Resto un " simpatizzante" ed " elettore" ( quando sufficientemente motivato) che è appunto l' unica attività politica "intrinsecamente senza costi" 😊

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    6. Questo al prossimo giro non succederà, il PD ha perso le elezioni nel 2018 e non le ha più vinte anche se è riuscito per una serie di accidenti della sorte a governare, mi sembra che la fai un po’ troppo facile e sinceramente non aggiungi molto a quello che sappiamo…

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    7. A mio parere, la sinistra difficilmente tornerà al governo a breve, come dice invece passavo di qui: c’è un problema basilare che rende difficile che la sinistra vinca. Visto che il pd veniva e viene votato dalla borghesia(non dai proletari, come altri utenti hanno detto, che lo hanno sempre percepito come troppo distante ) e visto che la classe media è quella che ha sofferto di più dalle politiche di austerity scelte dal pd, ne consegue che il pd non ha più quel bacino elettorale a cui poter attingere. Ad una persona che a stento arriva a fine mese le tematiche proposte dal pd sono sempre apparse lontane: se non arrivi a fine mese, non hai tempo di occuparti delle minoranze sessuali e altre puttanate; solo i borghesi hanno sempre avuto tempo e soldi per poter basare la loro linea politica su cose così idiote

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    8. Al "prossimo giro" avremo un governo di guerra con il PD dentro ( e , spero, "lega fuori " ), pure ben incistato nei gangli dello stato così "militarizzato".
      La "favola ucraina" parla già per noi...😡

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    9. Amico mio, per quanto attiene alla politica, ma suppongo anche tutto il resto, per te e per me parlano i nostri rispettivi risultati. Non mi esprimo sul tuo percorso, ma poi andrò a vedere da quanto sei qui: mi affascina questo tuo volerti schiantare contro un muro: se non fosse che, a quanto capisco, ti piace, ti esorterei a non farlo… certo, non sapere a chi si sta parlando aiuta (a sbattere)! 😂

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    10. Caro Bagnai , datosi che sono ALTRI quelli che "danno le carte" ( vedi lo psico- Covid e il successivo " schianto" ... della lega😡 ) io non manifesterei una così eccessiva sicurezza che NON saremo trascinati "in guerra" con un (altro !😡) governo " tutti dentro"...

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    11. Prima di essere sospeso per eccesso di ribasso, mi spieghi come mai se gli altri danno le carte io ho previsto che e come si sarebbero schiantati?

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  13. A cosa in effetti porterà l’iniziativa del Governo USA, tesa a contenere l’enorme disavanzo di bilancia commerciale e ad ottenere il reshore di parte delle produzioni, e’ in effetti presto per prevederlo.
    Ricordo un tweet del Sen.Claudio Borghi: “È in atto un riequilibrio fra capitale e lavoro.
    Pensa un po' è la destra a doverlo fare.” e su questo al momento sono d’accordo. Certo non mi illudo che a fronte di quello che tu dici sopra e che qui ben sappiamo cioè che l’esistenza di enormi masse dí liquidità messe in circolo dalle varie banche centrali in cerca di allocazione a basso rischio, non obbligherà i decisori ad un accordo di un qualche tipo per evitare un implosione del sistema.
    Parlare di repressione finanziaria e’ prematuro ma potrebbe essere uno scenario almeno nel medio periodo.
    Quanto alle sorti della UE, NON la vedo bene, oppure per meglio precisare, magari è la volta buona che salta il banco: la governance appare troppo farraginosa e politicamente incapace per avere velocità, flessibilità e capacità per mediare le tante volontà degli aderenti.
    Buon lavoro per il congresso Lega di Firenze.

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    1. Pensa che io ricordo un articolo del manifesto che nell’agosto del 2011 diceva che le politiche di destra nel lungo periodo avvantaggiano la destra! E meno male che l’ho scritto, perché grazie a quell’articolo sono diventato amico di Claudio e di Matteo, due amicizie entrambe importanti, ognuna a modo suo.

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  14. A me sembra già evidente che Trump voglia , come già fece FDR, "salvare il capitalismo americano da se stesso" ( e probabilmente nello "stesso modo"😠 ) ma con notevoli differenze.
    1) gli usa non sono gli stessi di allora : non hanno più un "esercito industriale di riserva " altamente qualificato, motivato e disciplinato da "rimettere in moto"
    2) Cina/Russia sono ben diversi dalla Germania sia come "stazza" che "risorse mobilitabili"
    e soprattutto
    3) Trump non sembra intenzionato non dico a "socialisteggiare" ( come fece FDR) ma nemmeno a "moderare" gli eccessi sociali della sua classe, e ripristinare il solo "diritto di mugugno" non basterà.

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    1. Ho sempre detto che senza un evento fortemente traumatico di “socialisteggiare”, come dici espressivamente tu, non se ne sarebbe parlato. L’ho chiamato “effetto Chichijima” e, se lo sai usare, Google ti aiuterà.

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  15. Post da incorniciare (e da rileggere con calma, ché certe sfumature meritano).
    Spero di aver colto correttamente anche ciò che si dice en passant, fra le righe.
    Vorrei però porre una domanda (nella speranza di non banalizzare troppo il ragionamento, che come sempre è più articolato di quanto possa qui riassumere).

    Mi pare che da un lato si affermi: le nostre imprese sono sopravvissute all'euro (e qui ci sarebbe da stendere un velo pietoso sul come...), quindi figuriamoci se non sopravvivranno ai dazi!
    Dall’altro però si evoca l’ipotesi – tutt’altro che peregrina – di un conflitto, forse anche armato.
    Non è del tutto chiaro contro chi (ma forse non lo deve essere), né chi saranno – se ci saranno – i nostri alleati.

    La mia perplessità è questa:
    con la guerra (e in fondo basterebbe anche solo quella commerciale), chi ci fornisce energia potrebbe decidere di chiudere i rubinetti.
    E a quel punto le imprese, che sotto l’euro venivano penalizzate “solo” sul versante monetario e del credito, rischiano ora un colpo ben più diretto, e forse fatale, proprio sul fronte dei costi energetici.

    Domanda ingenua, forse: non c’è da preoccuparsi anche di questo?

    (Scritto da smartphone: refusi garantiti, comprensione sperata.)

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    1. Il conflitto armato è un esito altamente probabile se non si cambia rotta. La mossa di Trump è un tentativo, sicuramente pro domo sua, di cambiare rotta. Circa la prima ipotesi, se dovessi scommettere su chi potrebbero essere i belligeranti, scommetterei sui soliti: Francia da una parte Germania dall’altra. Un grande classico, e se va avanti da un millennio un motivo ci sarà, che mi sfugge, ma da scommettitore, preferisco gli eventi a probabilità più alta. Quanto all’energia e ai rubinetti, se vuoi andare a parare al solito punto, cioè che con le girandole cinesi ci renderemo autonomi, mi sa che ti manca qualche snodo del ragionamento, ma lo dico naturalmente con rispetto e con affetto.

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    2. Chissà se può accadere durante Lunione. Gli operatori informativi avrebbero una grande difficoltà con la loro prosa (ormai in declino) per spiegare che "so' ragazzi, scherzano".

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    3. No, ecco, non volevo andare a parare lì. È vero, la mia riflessione partiva da quell’osservazione, ma poi si è sviluppata in un’altra direzione. Quello che intendevo dire è che, per quanto l’euro sia stato — e continui ad essere — uno strumento con pesanti implicazioni economiche, e per quanto dietro di esso si possa intravedere l’interesse prevalente di una nazione rispetto ad altre, resta comunque un meccanismo che, per la sua natura strutturale e sistemica, difficilmente può colpire una sola nazione in modo mirato, rapido e devastante, come invece può accadere in una guerra commerciale, in un conflitto armato, o in uno scenario in cui venga usato il ricatto energetico come strumento geopolitico.

      Riguardo al green, col senno di poi, devo dire che lo considero una gran bella ideologia. Un progetto ambizioso, con obiettivi anche nobili, alcuni dei quali — è bene dirlo — andavano ben oltre la semplice tutela dell’ambiente: riequilibrio geopolitico, indipendenza energetica, ristrutturazione industriale, posizionamento strategico nei mercati globali. In linea di principio, nulla da eccepire. Ma, come spesso accade quando si trasforma un’idea in politica, qualcosa è andato storto. Forse si è esagerato. Forse si è forzato il passo, imponendo tempi, vincoli e traiettorie che non tenevano conto né della realtà industriale dei singoli Paesi, né delle conseguenze sociali che certe scelte avrebbero prodotto.
      È mancato il buon senso. È mancata, direi, la capacità di distinguere tra obiettivi auspicabili e strumenti realistici. E così, in nome del green, ci siamo ritrovati con bollette alle stelle, filiere produttive in affanno e interi settori industriali messi in discussione senza un’alternativa credibile. Detto questo, non bisogna cadere nell’errore opposto, cioè quello di pensare che il green sia solo una moda passeggera, destinata a svanire con la fine dell’euforia ideologica europea.
      No, perché sotto c’è anche — e forse soprattutto — una convenienza economica. E i mercati, si sa, hanno una logica tutta loro. Quando una tecnologia diventa profittevole, quando si intravede un margine, quando si innesca un ciclo virtuoso tra innovazione e domanda, allora quel settore cammina con le proprie gambe. Ecco perché un pezzo di green, quello più solido, quello economicamente sensato, sopravviverà. Continuerà a svilupparsi, con o senza l’Europa, con o senza il nostro entusiasmo. Perché è così che funzionano i mercati. E forse è proprio lì che la transizione ecologica troverà il suo equilibrio: non nella pianificazione centralizzata e nelle imposizioni burocratiche, ma nel dialogo, talvolta ruvido ma efficace, tra innovazione e interesse economico.

      Spero di aver argomentato meglio mio mio punto di vista. Continuo a dire bellissimo post e bellissima risposta

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    4. Dunque: se vuoi dirmi che quando bombardi un capannone quello va giù anche se l’azienda è sopravvissuta per quasi tre decenni al dazio implicito causato da una valuta sopravvalutata, ho difficoltà a non darti ragione, ma anche a capire che c’entra!

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    5. Sto cercando di dire: se per esempio entriamo in guerra con la Russia e quella non ci bombarda ma chiude i rubinetti del gas, oppure con gli americani, e non mandano le navi gasiere, sono comunque c..i

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    6. Casomai la storia insegna che si entra in guerra con la Russia per riaprirli, i rubinetti.

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    7. E quindi? (Punto interrogativo). A parte che non vedo una minaccia russa così imminente (le minacce esterne vengono da altri fronti e quando si paleseranno - speriamo mai! - sarà difficile non notarle), a questa osservazione non si può rispondere che con la terza Grazia. La domanda però è: perché mai gli squilibri interni all’Eurozona dovrebbero necessariamente causare un conflitto esterno? Sì, è chiaro che dietro all’atteggiamento guerrafondaio di Germania e Francia si potrebbero celare delle pulsioni più o meno consapevoli di fomentare ulteriori tensioni al confine orientale, ma non sarebbe in quel modo che risolveremmo le tensioni interne all’Eurozona. Queste possono essere risolte in due modi: o col ritorno a meccanismi di aggiuatamento di mercato, o con l’applicazione del piano Morgenthau. Inutile che io dica che cosa preferisco.

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    8. Cioè: o la Germania si riprende il marco, o dopo che avrà causato l’ennesimo casino qualcuno potrebbe essere tentato di deindustrializzarla (in nome del green: che cosa c’è di più green di un pascolo?). Preciso che non sono miei desideri, auspici o prescrizioni. Sono solo degli educated guess sulla base di secoli di esperienze storiche. Poi se c’è un altro modo per ricomporre gli squilibri che la Germania crea io sono qui per impararli e lasciarmi sorprendere!

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    9. Grazie per la risposta.
      Il suo punto di vista è sempre illuminante.

      Anche l'osservazione di Andreas ha fatto centro (almeno in me). È che delle guerre non si studia mai cosa porta alla loro composizione.

      Buona domenica e grazie ancora per il confronto

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    10. A questo punto lo porterei un po’ più avanti: io non credo che sia mai possibile “comporre” la questione tedesca, cioè il conflitto franco-germanico. “Mai” ovviamente in senso storico. Nel 2225 i francesi ancora ricorderanno Sédan (e tutto quello che sarà successo nel frattempo). Ovviamente la rivalutazione del marco non sana queste piaghe, ma almeno ci isola un minimo da esse…

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    11. Del resto, se una nazione può vantarsi che per secoli, anche se invasa, non è mai stata sconfitta, deve pur esistere un popolo vanitoso che avrebbe voluto non essere mai stato sconfitto (per quella cosa di Vercingetorige al limite si affidano ai cartoni di Asterix).

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  16. Voglio solo soffermarmi su un aspetto FILOSOFICO del nostro che qui ci accoglie: Lui è un uomo di sinistra classico...forse addirittura "romantico" nell'accezione corretta del termine che vede il romanticismo come "tragedia" di un amore travagliato che poi finisce male. Io invece vedo nella sinistra attuale il germe della destra romantica..ovvero quella di Romeo. O per meglio dire quella di Tiresia: "once a man, like the see i raged, once a woman, like the earth i gave, but there Is in fact more earth then see"..credo sia questo il nostro "cinema show".

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    1. Sono all’osteria col capo, domani ti rispondo.

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    2. Prima che Lei lo faccia devo ammettere il mio limite kulturale: se gli europei americani hanno sterminato i nativi americani..non mi sembra che ci sia nulla di strano, come

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    3. Come peraltro non trovo nulla di strano nel fatto che lo schiavismo è stato abolito dagli schiavisti .

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    4. La cosa strana è che i nativi americani non hanno votato per il generale Caster, pensando di essere più fichi degli altri. I piddini invece sì. Ammetterai che fa una bella differenza! Su schiavismo e schiavisti non so che dirti perché non so a quale paese ti riferisci e non ne so abbastanza di storia.

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    5. Ma di capitalismo ne sai eccome. Per quale motivo sobbarcarsi i costi di uno schiavo (nutrirlo, curarlo,etc.) quando potevi creare una schiatta di proletari e sotto proletari (servi del sistema) che si sarebbero autogegestiti a spese proprie ed auto eliminati automaticamente e sostituiti con altri. Per concludere, i piddini sono i nativi demokristiani....e saranno confinati nelle riserve. Noi siamo il loro fottuto Kristoforo Kolombo!

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    6. Scusa, Caster è ovviamente Custer (lavoro sempre più spesso da cellulare e dettando, la qualità peggiorerà, questo post l’ho dettato andando e tornando a piedi da un funerale).

      Comunque scusami: non ti seguo.

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  17. E finisco per 'stanotte: un parlamentare della Repubblica non ha mai fatto una cosa come questa con un impegno come questo con un atteggiamento come questo! E.. somo assolutamente certo del valore che QUESTO avrà un riscontro!

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  18. Leggo questo post unitamente alla mozione Molinari - Bagnai e intravedo la strada...Mi ha colpito, nell'intervista all'onorevole Molinari, la possibilità di mettere a nostra volta dazi ai paesi nostri concorrenti...Attendo il suo intervento di oggi per unire i puntini o ricominciare da capo. Certo che la bestia ferita è pericolosa, sarà il momento del colpo di grazia? Buon lavoro.

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  19. Grazie per questa spiegazione e per metterci in guardia dai rischi, diciamo, degli italici nel coro dell'Adelchi. Mi dispiace non essere a Firenze ieri e oggi, ma in questa fase la presenza nella mia famiglia ha priorità sulla politica. Mi consolo finendo con (troppa, ahimè) calma di trascrivere, per il mio piacere, gli appunti presi su carta alla Scuola di formazione politica dell'anno scorso, ritrovandovi a distanza di un anno - anche grazie alla mia diligenza - vari elementi di grande interesse, che compaiono anche in questo suo ultimo scritto

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    1. Beh, è da un pochino che cerco di prepararvi all’evitabile! 😉 Mi chiedo se anche iMercati™️ stanno rispolverando gli appunti di una lezione che feci loro tre anni fa… 🤭

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  20. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  21. Bel post, scritto bene (come sempre), ma con un "trasporto" particolare—forse per l’emozione legata alla scomparsa di una persona cara (se ho capito bene).
    Dal mio punto di vista, da persona di sinistra romantico-impenitente, faccio fatica a identificarmi in un partito che, pur difendendo meglio di altri i miei interessi (non ho altre entrate se non il mio lavoro), resta di destra, anche radicale, su molti altri temi.
    Comunque...
    Non so se la globalizzazione sia davvero finita, ma ci spero molto—almeno quella che ho vissuto per più di due terzi della mia vita.
    Ricordo a me stesso che il Muro di Berlino cadde perché uno sprovveduto dirigente del partito comunista tedesco farfugliò in TV che non sarebbe successo nulla a chi avesse voluto attraversarlo. Nel giro di qualche ora, migliaia di persone stavano già facendo il Muro a pezzettini.
    Un sistema, quando ha le fondamenta corrose, può crollare anche per caso.


    ---

    Se vuoi, posso aiutarti a trasformarlo in un post social, più incisivo o ritmato. Ma anche così è efficace. Vuoi lasciarlo con questo tono intimista o renderlo più polemico?

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    1. Ci siamo conosciuti troppo tardi! Se mi avessi aiutato a migliorare la mia comunicazione all’inizio del blog ora sarei Presidente di commissione bicamerale!

      La storia del muro non la sapevo. Hai una fonte?

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    2. Quali posizioni della Lega sarebbero di "destra radicale"? Il controllo dell'immigrazione (i cui effetti nefasti non ricadono sui ricchi, ma sulla gente comune) è di destra radicale? La difesa della libertà di parola contro la censura (che, per definizione, colpisce chi non ha il potere) è di destra radicale? Proteggere il diritto dei bambini ad avere un padre e una madre è di destra radicale? Quali altri posizioni ha la Lega di "destra radicale"?

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    3. Professore, sono il suo follower no.63 su Tiktok, mi ha anche commentato un paio di miei commenti ai suoi video.

      Scrivo per la prima volta per chiarire la storia sulla caduta del Muro a cui accenna il Sig. Ciuffini:

      Nel novembre 1989, a seguito del massiccio esodo di cittadini RDT verso i paesi vicini (Ungheria e Cecoslovacchia), che avevano allentato le regole di entrata nei loro territori, i dirigenti della Repubblica Democratica, decisero di eliminare il divieto di viaggiare per i cittadini, come misura TEMPORANEA. allo scopo di allentare la pressione sociale del momento.

      La sera del 9 novembre 1989 alle ore 18.53, il portavoce ufficiale della RDT, Gunter Schabowski, durante una press conference di routine, annuncio' la rimozione del divieto di viaggiare con le seguenti parole " I viaggi all'estero sono permessi senza requisiti, condizioni o relazioni familiari"
      Il vero salto del tappo si verifico' quando, alla logica domanda di un giornalista su quando questa misura avesse effetto, Schabowski disse "Secondo le mie informazioni, immediatamente"

      In realtà, Schabowski non aveva letto che la nota a lui consegnata specificava come la nuova regola dovesse avere inizio dalla mattina dopo, all'apertura degli uffici dei passaporti, particolare che venne superato dagli eventi visto che la notizia venne immediatamente ripresa dalle televisioni tedesche e mondiali, con susseguente 'assalto' alle frontiere di migliaia di cittadini che portò all'apertura senza controllo dei varchi di frontiera, le cui immagini abbiamo vene in mente.
      Video della conferenza citata si trovano su Youtube.

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  22. Il segretario del PD continua a reiterare la stessa frase ad ogni occasione a qual si voglia interlocutore indipendentemente dall' argomento: "da che parte sta". Probabile sia il suo subconscio che gli stia chiedendo da che parte sta lei stessa, dimostrando di non saperlo. Finche' la destra, attuando politiche di sinistra, togliera' la terra da sotto i piedi alla sinistra stessa, questa avra' come unica possibilita', per non scomparire dai merdia dei quali ha quasi il monopolio, che scendere in piazza per ogni baggianata, basta fare casino. Altro modo non hanno per dimostrare di esserci. Riguardo al capitalismo, sapendo di non aggiungere niente alla sua conoscenza, riporto la definizione che ne da’ Hilferding in tempi non sospetti. Definizione che lascia adito a pochi dubbi e che lascia poche speranze per un happy end dell' attuale situazione: "Il fine della produzione capitalistica e' il profitto. Il conseguimento del piu' alto profitto possibile costituisce l' impulso all' azione per ogni singolo capitalista, e' la massima della sua attivita' economica che scaturisce di necessita' dalle condizioni della lotta concorrenziale capitalistica. il singolo capitalista deve infatti sforzarsi continuamente non solo di rimanere al livello dei suoi concorrenti, ma di superarli. E cio' puo' avvenire solo a patto che egli riesca ad elevare il suo profitto al di sopra del profitto medio, cioe' a conseguire un superprofitto" ( Il Capitale Finanziario ). La nota sotto a questo paragrafo si rifa' al Leviathan di Hobbes: "...aspirazione perenne e senza tregua ad accrescere il proprio potere, aspirazione che si estingue soltanto con la morte. E causa di cio' non e' sempre la speranza di conseguire una soddisfazione maggiore di quella gia' raggiunta o l' insoddisfazione derivante da un potere limitato, ma piuttosto l' impossibilita' di conservare la potenza e i mezzi di cui gia' si gode, se non aumentandoli".

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    1. Ci sarebbe molto da dire su questa riflessione. Personalmente so di aver conseguito risultati quasi mio malgrado, in totale assenza di una tensione come quella che descrivono gli autori da te citati e che penso abbia in effetti un ruolo essenziale nello spiegare certe dinamiche. Questo vale anche nel partito. Così come non ho avuto particolare ansia di fare i concorsi all’università, penso di essere una delle poche fra le tante persone che ha intorno da cui Salvini non si sia mai sentito chiedere nulla. Non significa non essere inquieti, ma riporre la propria inquietudine altrove: in quello che riesci a dare, non in quello che riesci a prendere. Quindi, come dire: so che il mondo funziona così come tu lo descrivi, ma ho grosse difficoltà a capire perché. Ogni giorno ci è regalato e capirlo non è difficile…

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    2. "A mio parere la vita umana è simile a una di quelle fiere che si tengono con grande apparato di giochi e sono frequentate da tutta la Grecia. Lì, infatti, alcuni cercano la gloria e la fama di un premio nelle gare sportive, altri sono attirati dal guadagno trafficando a comprare o a vendere, e c’è poi una categoria di persone, ed è la più nobile, che non cercano né l’applauso né il guadagno, ma ci vanno come spettatori e osservano attentamente quel che avviene e come avviene. Lo stesso è la vita umana..."

      Credo sia vero, che la natura umana sia in questi tipi, che ridurrei a due, essendo il guadagno una forma come un'altra di premio, con il primo tipo, l'atleta/mercante, largamente preponderante. Può accadere che qualche spettatore sia così dotato che, costretto suo malgrado dal caso o dalle circostanze a competere proprio in quella competizione per la quale ha naturale attitudine, ottenga dei premi nonostante manchi della tensione di chi nasce atleta/mercante. Credo, però, che in mancanza di quella stessa tensione, non sarà mai il primo, ma anche che, proprio per quello, non gliene fregherà mai nulla. Farà il suo, anche molto se molto dotato, continuerà a osservare il mondo e sarà soddisfatto così. Per dirla proprio tutta, potrà capitare, ogni tanto, che si chieda se sarebbe potuto arrivare anche più lontano con una tensione maggiore, ma sarà un pensiero fugace. Lui è nato spettatore (che non significa spettatore passivo!) del mondo.

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    3. "Beati gli ultimi" ha sempre avuto un senso, forse diverso da quello che tanta gente gli ha attribuito

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  23. Ad ogni modo, per quella che Jung definirebbe sincronicità, mi sono letto "Rivoluzione, istruzioni per l'uso" che tra le altre cose ricorda un po' di storia delle proteste proprio contro la globalizzazione quando i movimenti anarchici ancora le organizzavano, come a Seattle nel 1999, Genova del 2001, contro quei gangli del globalismo fatto di neoliberismo (come lo chiama appunto Graeber) nella sua fase ruggente di Washington Consensus, che all'epoca ero troppo giovane e desinistra per capire.
    Vi ricordate i black block? Quelli che gli operatori informativi dipingevano come facinorosi svitati sfasciavetrine, che sembrava si fossero alzati dal letto con la mano sbagliata ad una angolazione controversa per evidenti tendenze estremiste.
    La morale sta nel fatto che delle proteste di piazza non frega granché a nessuno (pure gli attivisti si sono resi conto di non avere grande impatto nel dopo) e che dopo una trentina d'anni il neoliberismo soffre di una certa raucedine, ma alla fine è lo stesso potere eletto che smonterà questo sistema (e lo ricostruirà forse tra cento anni).
    La piccola chicca che ci lascia Graeber sugli operatori informativi l'ho inserita nella bolla per praticità. Già sappiamo che la loro è una versione della realtà, ma se sono le ancelle del sistema, lo sono perché per forza di cose devono trarre legittimazione dallo stesso per esistere. La differenza nell'informazione l'ha fatta internet, già come all'inizio del millennio, e in modo molto più massiccio oggi.

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  24. Propongo alcune misure antiglobalizzazione che potremmo fare senza chiedere niente a nessuno: https://centralerischibanche.blogspot.com/p/riforme-praticabili.html

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  25. Purtroppo non è vero che il dolore rende la bruttezza impercettibile. Qualsiasi stortura o disarmonia diventa un insulto. E mi indigna. Perché lei invece era, è, bellissima.

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    1. È stata una bella e degna cerimonia. Purtroppo ho il privilegio dell’età, quello di averne viste tante. Ma questa volta era diverso. Del resto, anche SAR si è espressa, asciutta: “Per un’altra non l’avresti fatto”. E infatti è così.

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  26. Per quanto possa contare il mio pensiero, sono fermamente convinto che il voto a Trump sia stato in realtà, per molti americani, un voto a JD Vance: forse una sorta di ringraziamento "sotto copertura" o anche un'apertura di credito, per valutare quello che riuscirà a fare, nonostante Trump, nei quattro anni da vice. Se riuscirà a rispondere alle aspettative, avrà due mandati tutti per sé.

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  27. Che il rischio di una rottura del giocattolino globalista (che fa fare così tanti soldi a così poca gente) ci sia e sia concreto ed effettivo, mi pare confermato dal fuoco di sbarramento che praticamente tutti gli ambienti interessati al suo mantenimento stanno facendo contro Trump. Mai vista una cosa del genere, neppure ai temi del primo mandato. Non c'è sito internet, tra quelli riferibili a "quelli che benpensano", in cui non stiano spalando guano a tonnellate contro Trump.

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