Il progetto europeo è qualcosa di così distante dalla possibilità di reale esercizio della democrazia (perché è difficile immaginare una democrazia senza demos) da far perdere ai suoi fanatici il senso del perimetro all’interno del quale la democrazia può ragionevolmente essere agita, nel rispetto del fondamentale principio di autodeterminazione dei popoli.
Vi faccio due esempi uguali e contrari tratti dal dibattito recente.
I dazi sono imposte, e sono come tali soggetti al noto principio no taxation without representation, un cardine, anzi, direi di più: un elemento genetico delle democrazie occidentali. Ora, se è vero che i paesi che si uniscono in una unione doganale accettano di avere una tariffa doganale comune, e quindi uguali dazi nei riguardi dei paesi terzi, resta il fatto che questo accordo vincola i paesi che ad esso aderiscono, i quali, a casa propria, hanno il diritto di regolarsi come meglio credono, ma che gli accordi tra loro conclusi non attribuiscono loro alcun diritto di decidere la struttura delle aliquote di alcuna tassa in alcun paese terzo! Ne consegue che un paese terzo può imporre dazi diversificati alle merci di provenienza da diversi paesi membri di una unione doganale, mentre i membri di una unione doganale, per definizione, non possono opporre dazi diversificati alle merci di provenienza da un paese terzo. È una semplice e immediata conseguenza del principio sopra ricordato: no taxation without representation. Il governo degli Stati Uniti rappresenta i cittadini degli Stati Uniti e impone loro quella particolare imposta che sono i dazi nella misura che ritiene conveniente e nelle modalità che ritiene opportune, rispetto alle quali gli eletti e i governi europei non hanno alcun diritto di mettere bocca. La democrazia funziona così, e ignorarlo indica scarsa consuetudine non tanto con la teoria pura del commercio internazionale, quanto con le più banali e consuete prassi della politica democratica.
Simmetricamente, in uno degli ultimi editoriali del nostro amico Piroetta, si rinviene questa perla:
Sì, avete letto bene: secondo il nostro autorevole piroettatore Trump può decidere le politiche di investimento della Germania, e quindi dovrebbe farla investire anziché imporle dei dazi! Sfugge un dettaglio: che le politiche di investimento della Germania le decidono il governo e gli imprenditori tedeschi, su cui Trump non ha alcuna presa, se non quella indiretta, che sta utilizzando, consistente nell’applicare dazi ritorsivi. Assistiamo quindi al doppio paradosso, o se volete, alla doppia piroetta, di una persona che rimprovera a Trump di non star facendo una cosa nel modo sbagliato, mentre Trump la sta facendo in quello giusto.
Giavazzi che non capisce che in Germania sugli investimenti tedeschi decidono i tedeschi è simmetrico alla legione di sprovveduti che non capiscono che negli Stati Uniti sui dazi degli Stati Uniti decidono gli americani
D’altra parte, si potrebbe pensare che se da un lato è vero che in Germania comandano i tedeschi come negli Stati Uniti gli americani, dall’esterno si possa esercitare un minimo di moral suasion per indurre un governo sovrano in casa propria a “fare la cosa giusta”. Per carità, tutto è possibile, ma risparmiateci un film già visto! Questo tipo di moral suasion è stato esperito invano per anni dal partigiano Joe:
Risultati, credo sia corretto dirlo, non se ne sono visti: il capitalismo tedesco va per la sua strada come ha diritto di fare, e se non deflette quando glielo chiede un premio Nobel come Stiglitz, non defletterà neanche quando glielo chiede Giavazzi, atteso che la materia in cui quest’ultimo eccelle (la danza classica) non prevede un così prestigioso riconoscimento.In questa incapacità a riconoscere, o forse ad ammettere, che i popoli abbiano il sacrosanto diritto di autodeterminarsi, si riconosce tutto l’orrore di un progetto nato per conculcare i popoli europei con la teoria fallimentare e fascista del vincolo esterno di cui appunto il nostro è stato uno dei primi e più accesi propugnatori. Un progetto che continua imperterrito a perseguire il male delle parti, illudendosi così di fare il bene del tutto, ma condannandoci invece ad una lenta ma inesorabile discesa verso la totale irrilevanza. Per chi ha deciso che gli italiani non possano comandare a casa loro suona assolutamente familiare e anzi desiderabile l’idea che non possano farlo né gli statunitensi né i tedeschi. Peccato che non funzioni così e quindi, prima di venire al pettine, i nodi dovranno ingarbugliarsi ancora un po’.
"Berlino debba tornare a spendere"... Siccome siamo tutti uguali e uniti, il popolo europeo federale e unitario, quando si dice Berlino si intende anche Roma? Si può dire "Roma dovrebbe tornare a spendere?
RispondiEliminaCredo che questo blog dovrebbe essere insignito per il Nobel dell'economia. Forse il Nobel verrebbe rivalutato. Ora la mia spontanea domanda, nel breve termine io penso che EU si ridurrà ad un patetico e amorfo nulla. Da incompetente come noi potremmo dare importanza ad una azione, vista la posizione della Lega, per portate avanti queste posizioni?
RispondiEliminaL’ho notato anche io: per la sinistra la “politica” e la “razionalità”sono cose astratte indipendenti dalla volontà popolare, per cui loro tendono a pensare che si debba, di volta in volta, costringere i popoli ad adeguarsi a questa astratta razionalità di cui sono fautori. Quando fai notare loro che è una cosa assolutamente fascista, rispondono che è giusto piegare la volontà popolare verso “la retta via”: peccato che la politica economica , essendo la scienza che regola la redistribuzione del reddito, è anche dipendente da fattori socio-culturali, interessi e assetti politici per cui anche la razionalità, di cui sono fautori, è comunque espressione dell’interesse economico di chi la rappresenta come l’unica via possibile. Inoltre, non ho mai capito il senso di definirsi “democratici” per poi voler imporre il proprio punto di vista sulla politica economica come l’unico giusto. In sostanza, io sono contro l’euro ma non mi permetterei mai di portare avanti l’idea che un paese che voglia l’euro debba sganciarsi da questo: ci penserà il tempo a farglielo capire; invece il loro punto di vista è intrinsecamente dittatoriale, visto che vogliono costringere i popoli a fare come dicono loro . Mah, chi li capisce
RispondiEliminaQualche giorno fa ho condiviso una riflessione profonda, non scaturita da eventi accidentali attuali, ma frutto di una meditazione decennale, se non anche sofferenza. Così, nel post sui giullari, convenivo sull'esistenza di un deficit morale strutturale della sinistra.
RispondiEliminaOra devo dire che, allo stesso modo e secondo un pensiero non improvvisato, una uguale grave carenza la devo rilevare per questo signor ingegnere, e non solo per lui, ma per molti altri che con lui si sentono in compagnia, molti della stessa sua struttura diseducativa o di strutture diseducative affini o finanziate da istituzioni o personaggi altrettanto carenti, o almeno almeno ignorantissimi; ma qui, quando si supera un certo livello di improntitudine, che si tratti di semplice limite conoscitivo è un giudizio fin troppo generoso.
Questa gente, mena il can per l'aia; questa è la loro specialità, questa è la loro funzione. Non c'è mai stata, e mai ci sarà in costoro un intento costruttivo. Ciò che li spinge è una decisione congenita, probabilmente ancestrale; non c'è terreno di riflessione che eventualmente potrebbe essere condiviso: come, infatti, si potrebbe recuperare la dialettica con un talebano?
Quindi, intrattenervicisi è sperpero di tempo, e, in una vita che per definizione ha un tempo limitato, è un atto contrario all'esistenza.
In ultimo, il rilevo che, prima del partigiano Joe, già De Cecco e Pasinetti erano stati fin troppo espliciti. Ma qui, non è che si è peggior sordi perché non si vuol sentire, è che mancano proprio le orecchie.
Ah, dimenticavo il primo rilievo, invece, che avevo fatto all'inizio. Il cosiddetto "progetto europeo" fu ricavato da un pensiero intrinsecamente elitista e antidemocratico per definizione, seppure si riveli possibile elevare anche questa roba al rango di pensiero.
Questo commento mi fa tornare in mente qualcosa a cui riflettevo l'altro giorno. È interpretazione nota, e se non del tutto giusta credo quasi niente sbagliata, che il nazismo e la seconda guerra mondiale siano figl* delle scelte economiche fatte dai vincitori della prima, che si sono totalmente disinteressati delle asimmetrie economiche che stavano generando e delle loro conseguenze.
EliminaMi chiedevo se l'ubiquitario delirio degli autoelettisi buoni in cui ci tocca vivere non sia il frutto di un processo simile, seppure su un piano diverso, e cioè morale (o meglio moralista) invece che economico. La seconda guerra mondiale è riletta spesso in chiave puramente morale, di lotta tra bene e male, in cui guarda caso il bene vince. Per quanto questa lettura sia seducente, e per motivi certamente in parte buoni, è estremamente superficiale, mettendo tutta la ragione (disinteressata, sia ben chiaro!) da un lato e tutto il torto dall'altra.
Mi chiedo se la "cultura" in cui ci tocca vivere non nasca anche da lì. Mi chiedo anche quando nasca questa lettura, e dove. Forse negli USA? Dalla propaganda di guerra o dopo? E come è arrivata fino a qui (nell'ipotesi che lo abbia fatto), attraverso la guerra fredda. Non lo so proprio.
Questo non toglie nulla alla mia ferma convinzione che la storia sia innanzitutto storia materiale, cioè economica, ma seppur oziosa questa domanda non mi sembra totalmente priva di interesse. La metto qui soprattutto perché magari qualche lettore con delle conoscenze storiche migliori delle mie saprà consigliarmi qualche lettura, o magari chissà ispira un qualche invito al prossimo goofy.
Dico la mia in proposito, senza pretendere di convincere nessuno.
EliminaSì, il centro dell'irrazionale sono gli USA. Questo è però fatale, non immorale; è il destino obbligato dell'impero dominante; quasi un suo dovere. Reggere il mondo è impresa necessaria e tragica.
Nell'impero romano, dopo Augusto, gli imperatori hanno rappresentato una disgrazia dopo l'altra; sempre più ignoranti, sempre più brutali, sempre più spesso più deliranti e ubriachi di potere. Capitava che un barbaro, magari a volte pure quasi schiavo, dotato di buona salute e robusta corporatura, entrasse nell'esercito, diventasse prima centurione, poi generale, e poi prevalesse su tutti gli altri pretendenti. Quando infine marciava su Roma, il senato lo acclamava imperatore, e questo poteva sembrare fatto solo per servilismo o paura, e invece no, la logica che presiedeva questa automatica incoronazione, rispondeva alla domanda: chi meglio di colui che ha prevalso militarmente su tutti gli altri può efficacemente ricoprire un incarico così delicato e terribile della difesa dell'impero dalle invasioni? Una specie d'ordalia.
Negli Usa l'ordalia è il successo economico. Colui che prevale nel mercato è quello che il successo stesso elegge a luminoso vincente sugli altri, che sia persona o organismo, e, dunque, ha un diritto, quasi sacro, a fare lobbing per favorire i suoi interessi e conseguire un successo ancora maggiore. Unica regola è che tutto sia pubblicamente dichiarato, così tutto diventa legale. Quindi, ad esempio, viene finanziata ogni associazione o politico o partito compiacente, non solo sul loro suolo, ma dovunque, e dunque anche in Europa.
Tuttavia, tutto ciò crea inerzia e, ovviamente, fa ostacolo al conseguimento di una più reale e immediata efficienza. Quindi, i ritardatari, ben foraggiati in carriera o denaro, in giro per il mondo abbondano. Brancaccio ha scritto un libro sugli ultimi premi nobel per l'economia, sono tutti inchiodati su un modo di ragionare sostanzialmente legato al vecchio marginalismo, come se l'orologio dei concetti si fosse fermato a fine ottocento, proprio quando iniziò la grande fortuna economica della federazione degli stati uniti. Speriamo che, per cacciarci fuori da questa trappola, non siano necessarie nuove invasioni barbariche.
Il declino degli imperi è fissato nella crisi delle "risorse mobilitabili" che cominciano a declinare subito dopo che l' impero viene proclamato da una elite che rompe il "patto sociale " ( a Roma aka "SPQR") convinta di essere "master for ever " .
EliminaDa quel momento è solo un declino inarrestabile anche se spesso "contenuto" ( o anche apparentemente "invertito" ) da "imperatori" intelligenti.
Quindi già qui si può vedere l' attuale "andazzo" de l' attuale "impero", e se Kennedy poteva sperare di essere un "Augusto" ( se non l' avessero ammazzato) Trump potrebbe sperare di essere un "Traiano" ( see..).
Ma se anche la traiettoria si può ritardare non si può cambiare se non rifondando un "patto sociale"; cosa per cui condizione necessaria ( ma non sufficiente) e la "liquidazione" della precedente "elite".
A me sinceramente il declino dell'impero interessa abbastanza poco, gli imperi esistono da almeno qualche migliaio d'anni e mi sembra siano più o meno sempre in declino. Non necessariamente questo è un problema, quantomeno non per la grande maggioranza delle persone.
EliminaMi interesserebbe molto di più capire la genealogia dell'asfissiante progressismo solidamente basato sul vuoto spinto, attualmente (ultimi 30 anni?) spacciato per "cultura", liberale o di sinistra a seconda delle esigenze di marketing. Credo che l'evaporazione culturale della sinistra sia un problema, per quanto posso capire che molti qui ora magari lo trovino una "naturale" evoluzione di qualcosa nato sotto una stella sbagliata... io dissento da costoro. Al di là di qualsiasi possibile soluzione, comunque, vorrei capire meglio l'origine del problema (qualcuno si ricorda di Michéa? Lui qualche indizio l'ha trovato, sulle origini dell'implosione della sinistra, ma non è che un abbozzo di risposta. I suoi "misteri della sinistra" è del 2013, possibile che in più di 10 anni nessuno si sia più interessato alla cosa?).
La sinistra è un concetto troppo vasto, e chiederne il motivo del declino equivale a chiedere del declino degli imperi del passato. Si potrebbe restringere il problema nel chiedersi il perché della parabola del PCI-PDS-ULIVO-DS? E allora può soccorrere l'analisi dell'evoluzione delle riflessioni degli stesi artefici. E qui bisognerà essere molto sintetici, però.
EliminaMarx non le aveva azzeccate tutte; questo divenne chiarissimo dopo Produzione di Merci a mezzo di merci di Sraffa; lo compresero tutti i loro economisti più consapevoli, leggi Napoleoni, ma l'inerzia del partito politico e del sindacato d'elezione portò ad allungare la parabola dell'implosione all'inizio di almeno un ventennio. A questo va aggiunto il vincolo esterno, che Alberto Ronchey battezzò: fattore K, la qual cosa non era una gran scoperta ma andava bene come sintesi, perché Ronchey non era molto di più che Gianni Riotta, anzi si somigliano pure un po', sarà una reincarnazione? Dispenser di ovvietà. Lammerica nun vole! Perciò a partire dal 1981 ridussero il loro orizzonte ideale alla richiesta di semplice ricambio politico ai vertici. Luigi Pintor a fine anni 90 sul Manifesto, che non è quello di adesso, si chiedeva se egli doveva gioire per il semplice fatto che a Palazzo Chigi era entrato del personale di sinistra, facendo allora quelli addirittura la guerra e dismettendo anche l'ultimo residuo di pretesa di diritti sociali. In seguito, essendo dovuti diventare necessariamente paladini di diritti civili, perché qualche cosa devi pur vendere, saccheggiarono tutta la politica del partito del povero Pannella, e appoggiarono incondizionatamente i macellai del popolo Monti-Fornero. Infine si possono riconoscere dai tanti capelli bianchi che hanno invaso le piazze guerrafondaie di Roma e Bologna. E' un piacere e una gran soddisfazione vederli tutti così in giro con il catetere e la borsa di piscio nelle tasche, di loro ggiovani non se ne vedono, l'errasmus li fa errare lontano da casa: in Cermania, ne la Merde, tra i tulipani quando non piove, nei ristoranti vichinghi dove la pasta si butta nell'acqua ancora fredda; tra laureati e diplomati siamo quasi a due milioni di emigrati definitivi, poveri canuti genitori de sinistra, si può capire la loro disperazione. Parlano di tradimento, ma intendono tradimento dell'alleato tedesco, a cui abbiamo dato la nostra parola, con cui abbiamo formato l'asse, che è quello che adesso paga le ultime sezioni rimaste, non arrivando più i soldi dall'URSS per ovvie ragioni, e desidera riconvertire il proprio apparato industriale allo stesso identico modo usato di un loro noto Cancellire nel 1935. E si vede che, quando hai portato le cose fino ad un certo punto, non c'è alternativa. Cancelliere è un nome propio indovinato, una nemesi.
Certo la parabola di questa formazione politica è una storia triste, anche un poco patetica, ma è un fatto che ora sono solo una metastasi, come dice La Grassa, il quale, è da dire, è parecchio informato sui fatti.
Personalmente, la bara si è chiusa sul PD (ante litteram) verso il 1999, al suono degli F16, e prima della mia maggiore età. Il fatto che il PD sia un patetico tumore è un'evidenza più o meno a tutti, qui, credo. Barba e Pivetti ne hanno anche tracciato la dinamica in un modo che mi pare piuttosto ben documentato.
EliminaLa mia domanda è un'altra: dove è finita la cultura che stava alla base della sinistra? È veramente esplosa in un fuoco arcobaleno? E finita da qualche altra parte? E in ogni caso, perché? È scomparsa simmetricamente alla scomparsa del cattolicesimo? Come il PCI è esploso di fronte all'implosione dell'URSS? Non ne ho idea e mi piacerebbe saperlo, o almeno provarci, partendo anche da una definizione di cosa sia quella cultura, che sono sicuro sarebbe un'operazione per nulla banale.
Potrei fare tante ipotesi fantasiose, ma 1) abuserei dell'ospitalità e 2) non sarebbe interessante, perché io nella vita faccio tutt'altro, e mi prende già quasi tutto il tempo che ho.
Insomma, speravo di essermi perso una bibliografia.
No, già dal 1981.
EliminaComunque sia, dove è finita?, nel buco scavato da: Produzione di Merci a Mezzo di Merci!
Perché: non essendo stato rielaborato il lutto, come era necessario fare e poteva farsi, tutto il resto è stato una sequenza logica inesorabile.
Sì, è esplosa infine nel fuoco arcobaleno, come era fatale che accadesse.
P.S. Dimenticavo la bibliografia.
Elimina1) La Rivista del Manifesto 1999-2004.
Particolarmente significativa la prefazione al primo numero di Lucio Magri che spiega, vado a memoria perché non so dove posso averla messa, perché c'è bisogno di questa rivista e la riflessione sul senso e i compiti della sinistra, e la prefazione all'ultimo numero dove spiega perché la riflessione si può considerare conclusa. Curiosità: in rete si trova il frontespizio al primo numero, con un intervento di Luigi Pintor e Rossana Rossanda sulla guerra in Jugoslavia, con queste prime frasi: “Ormai dissipate le cortine fumogene della “guerra umanitaria” emerge chiaramente quale sia il “nuovo ordine mondiale” che l'azione della NATO sancisce, quanto sovverta i principi del diritto internazionale, e come si stiano così aggravando i problemi di instabilità e i conflitti interetnici nei Balcani e altrove. Emerge oltretutto la devastazione ideale e culturale penetrata anche nella sinistra”.
2) Più rapido e anzi immediato è, invece, seguire la terza parte di un seminario di Giorgio Gattei a partire da dopo la prima ora, che si trova a questo indirizzo:
https://youtu.be/fzcGZik0PkE?t=3600
Gattei è molto sintetico, a volte fino all'imprecisione, ha tutto un suo modo di presentare gli argomenti un poco alla garibaldina, l'audio è buono il video qualche volta salta, ma si segue bene. Infine Gattei propone pure una sua ultima interpretazione finale, la quale non ha, però, avuto seguito politico, evidentemente perché fuori tempo massimo.
Grazie, dubito riuscirò a leggere ma ascolterò!
EliminaNon per volere spezzare una lancia a favore del derviscio ma intrerpreto questa sua uscita come un'apertura di credito ai negoziati bilaterali con Trump. Sui dazi, che sono un' evidente specchietto per le allodole, trattasse la VDL, ma sugli accordi p2p (le spese ed investimenti del piroetta) la parola spetta indiscutibilmente agli stati sovrani (e non potrebbe essere diversamente)
RispondiElimina"Trump capirà … che un AVANZO commerciale non si corregge con i dazi, ma facendo spendere e investire i propri partner commerciali. E cioè noi europei."
RispondiEliminaQuesta frase verrà letta dal corrierista medio così: gli USA hanno un AVANZO commerciale da correggere, invece di mettere i dazi ci dovrebbero far investire, cioè acquistare loro da noi e farci così avere le risorse per investire".
Forse sbaglio, ma il senso della frase, letto come si beve l'acqua, non mi sembra quello di chi la analizza e, passo passo, mette al suo posto i dazi (USA), l'avanzo commerciale (europeo), con gli investimenti europei: i dazi sono una correzione, chi li mette sono gli USA, chi vuole correggere sono gli USA, chi ha l'avanzo da correggere sono gli USA che, invece, dovrebbero permetterci di investire.
Discutendo con alcuni di essi, son convinto che il meccanismo con cui leggono li porterà a mettersi nel cervello ciò che ho esposto. Mi auguro di sbagliare.
Non è da escludersi che anche il piroetta lo intenda così!
Elimina