domenica 13 aprile 2025

Spagna e Irlanda alla luce della MIP

Allora: vediamo rapidamente che cosa ci dice la MIP (Macroeconomic Imbalances Procedure) sulla situazione di due Paesi idolatrati dall'average Joe piddino: la Spagna (vedi al post precedente) e l'Irlanda (suggerisco agli utenti desktop di cliccare sul tag "Irlanda" nel tagcloud in fondo alla pagina, o agli utenti mobile di digitare una roba tipo "Irlanda site:goofynomics.blogspot.com" nel loro motore di ricerca preferito, laddove non amino le sorprese).

Lo scoreboard (pagella, cruscotto) della MIP:


lo trovate qui e vi chiederei la cortesia di dargli un'occhiata non per altro, ma per capire quanto tempo occorre per fare un discorso basato (sui dati). Non è però necessario aprirsi uno per uno i database perché potete accedere direttamente al cruscotto cliccando sull'elemento evidenziato in fondo alla lista:


o aprendo questo link.

Lavorando un po' su "Customise your dataset" e modificando la presentazione dei dati ho organizzato le informazioni così:


mettendo in riga gli indicatori e in colonna i Paesi raggruppati per anno. Ogni indicatore ha una soglia, quindi una volta caricati in Excel i dati per ottenere un cruscotto immediatamente "espressivo" basterà utilizzare la "Formattazione condizionale" per evidenziare i valori fuori scala, e naturalmente lo si può fare anno per anno.

In questa circostanza vorrei dare all'esercizio due significati: quello di fornirci elementi per capire se veramente quello spagnolo (e quello irlandese) siano un miracolo oggi, e quello di aiutarci a capire se, poniamo, nel 2011, quando sono partiti sia il blog che la MIP, le indicazioni fornite dal cruscotto su questi Paesi erano tali da giustificare un allarme. Messa al contrario la potremmo dire così: alla luce della maggiore o minore capacità del cruscotto di segnalare per tempo quei problemi che sappiamo essersi materializzati, potremmo vedere se oggi il cruscotto indica la potenziale emersione di problemi simili. L'esercizio potrebbe poi essere esteso a tutti i Paesi dell'Unione, per vedere quale stia messo meglio e quale peggio. Se è vero, cosa di cui i piddini sono convinti, che siamo in mano a un pazzo che scatenerà una tempesta, può essere utile verificare quale albero abbia radici sufficientemente profonde, e quale no. Ma partirei intanto dai nostri tre Paesi: Irlanda, Italia e Spagna per affinare il metodo.

Usando la rilevazione (Statistical annex) del 2012 nel 2008 il cruscotto (headline indicators) si configurava così:


Diciamo che di segnali di allarme ce n'erano a sufficienza, nei Paesi che poi hanno passato guai più seri del nostro. Il nostro aveva sostanzialmente un unico problema, quello che sappiamo essere dal punto di vista della teoria economica il meno rilevante: un rapporto debito pubblico/Pil superiore al 60%. Gli altri lo avevano molto inferiore ma questo non li ha salvati. Circa gli altri indicatori del nostro Paese che sono fuori scala nella tavella [addendum delle 8:31: Nell’ultimo post c’è un refuso, ma è così bello che lo lascerei. Tavella: “Apparecchio usato nell’industria della seta per riunire un certo numero di bave in un unico filo”.], la variazione del tasso di cambio effettivo reale lo è per tre decimali (soglia 3), il debito privato è comunque intorno alla metà di quello degli altri Paesi, l'unico altro indicatore preoccupante era la perdita di quota di mercato all'esportazione. Non mi soffermo qui sul senso o nonsenso economico di questi indicatori e in particolare quindi sulla fondatezza e asimmetria della loro scelta e delle loro soglie.

Vediamo come si presenta la situazione oggi, considerando gli headline indicators dello Statistical Annex del 2025:

I due quadri non sono direttamente raffrontabili perché ai 10 indicatori riportati per il 2008 se ne sono aggiunti tre: la variazione del CLUP (Costo del Lavoro per Unità di Prodotto, riportato nell'ultima riga come Unit labour cost: se ne parlava questa mattina alla Scuola di Formazione Politica); il tasso di partecipazione alla forza lavoro; lo spacchettamento del debito privato fra famiglie e imprese.

La situazione del nostro Paese è molto migliorata: l'unico indicatore fuori scala è, notoriamente, il debito pubblico, che ora però è un problema anche per la Spagna, che in più è fuori scala con il debito esteri (Net International Investment Position), con la disoccupazione e infine, stranamente, anche con la variazione del costo del lavoro. Dico stranamente perché in un Paese ad alta disoccupazione ci si aspetterebbe una certa moderazione salariale, che invece non c'è e ovviamente mette a rischio l'indicatore di competitività (che invece è, anch'esso stranamente, positivo, segnalando un modesto deprezzamento in termini reali). La situazione irlandese denota la consueta fragilità finanziaria nel settore delle imprese, con un debito estero e privato totalmente fuori scala e un sostanzioso aumento del costo del lavoro. In entrambi i casi (Spagna e Irlanda) siamo a quattro violazioni a una rispetto al nostro Paese, la cui unica violazione però non impensierisce i mercati:


forse perché quanto scrivevamo qui da essere opinione "eretica" col tempo è diventato patrimonio analitico comune (non per merito nostro ma della forza persuasiva dei fatti: il famoso "se non ti entra in testa..." ecc.).

Tornando al tema che tanto vi cruccia, le festività pasquali con la connessa necessità di scontrarsi col paziente piddino (ma non era "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi"? Ma allora forse il parente piddino ve lo andate cercando voi, in preda a una sorta di sindrome di Stoccolma), direi che la questione del "Eh, ma la Spagna cresce!" si può tranquillamente risolvere con un: "Indubbiamente, ma ci deve essere qualcosa che non va, perché è una crescita che non genera posti di lavoro, visto che il tasso di disoccupazione è a due cifre, quindi fuori scala secondo la Commissione, che in più indica valori preoccupanti di debito estero e un aumento preoccupante del costo del lavoro. Facile crescere coi soldi degli altri, speriamo che non debbano restituirli tutti insieme come quindici anni fa. Posso avere un altro uovo?...", e alla questione del "Eh, ma micuggino in Irlanda lavora per Google e guadagna un sacco di soldi!" si può tranquillamente rispondere con un: "Mi fa piacere per lui! Sì, in effetti in Irlanda il costo del lavoro cresce sopra la soglia di allarme della Commissione, che ovviamente si preoccupa per la connessa perdita di competitività. Forse questa prosperità può essere legata al fatto che l'Irlanda ha un debito estero che è più del doppio superiore alla soglia di allarme: molte grandi aziende internazionali vanno a investirci per avere una base nell'Unione e disporre di personale anglofono. Peccato che poi i profitti fatti in Irlanda vengono rimpatriati all'estero e questo ha già mandato in crisi il Paese una quindicina di anni fa, ma questa volta sicuramente #andràtuttobene. Mi passi la corallina?"

Tanto non capiscono.

Non sono cattivi.

Se voi piantate un chiodo con serenità e dandogli ragione, ma affermando i fatti statistici e la loro probabile evoluzione, magari, se se ne ricordano, fra un paio di anni vi considereranno una specie di Nouriel Roubini (cioè un grande economista, o un grande iettatore, a seconda dei punti di vista). Il segreto è mantenere la calma...

Poi con calma facciamo uno screening completo su tutti i Paesi, così vediamo a chi tocca la prossima volta, perché una crisi finanziaria prima o poi ci dovrà pur essere, indipendentemente dalla follia reale o presunta di Trump!

Intanto, buona serata!

(...domani sono a Genova:


Non ci sarà tempo di dire alcunché di sensato e compiuto, anche se ci si proverà, quindi potete tranquillamente astenervi. Io intervengo per incontrare tanti amici, e naturalmente perché è un onore, un piacere e un dovere presenziare alle attività del Dipartimento, ma quello che dobbiamo dirci di sostanzioso ce lo possiamo tranquillamente dire qui, come abbiamo appena fatto, e considerato che l'intervento inizierà all'ora in cui di solito ceno - e avrò pranzato in aeroporto - sarà difficile incontrarmi di buon umore: se volete conservare di me un buon ricordo, nel caso in cui mi incontriate potete tranquillamente ignorarmi. Io i piddini in trasmissione li sopporto con grande scioltezza: sono le violazioni del bioritmo che mi alterano l'umore! Il fanciullino pascoliano che è in me mal sopporta che gli si alteri l'orario della poppata: ma dobbiamo essere flessibili, ce lo chiede Leuropa
...)

13 commenti:

  1. Interessante, ancora una volta grazie per spiegarci anche le fonti dei dati e come ricavarLi da soli.
    Tralasciando l’Irlanda per le relative dimensioni ridotte e per i noti rapporti fiscali agevolati con multinazionali USA, ricordo all’aeroporto di Dublino appositi gates per agevolare cittadini americani nelle pratiche di sbarco, Mi chiedo se NON esista anche un problema distributivo del reddito in Spagna stante la quantità di ristoranti stellati presenti in Catalogna e Paesi Baschi, ma anche Valencia, tavole dove spendere 500/ 700 Euro a testa e’ la normalità, cosa che in Italia tristellati come Bottura a Modena o Romito a Castel di Sangro non azzardano.

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  2. Comunque mi sembra che qualche lezione da quanto successo 15 anni fa la abbiano imparata, perlomeno in Spagna. All'epoca, allo scoppio della crisi, venivano da parecchi anni di deficit delle partite correnti (addirittura un -10% circa nel 2007) e di debito estero netto in perenne crescita, mentre oggi la situazione a livello di flussi è molto meno problematica. Poi onestamente non so se questo basterà loro per evitare certe pesanti ricadute, anche finanziarie, nel caso in cui da qui a poco dovesse scoppiare una recessione e/o crisi finanziaria da qualche parte in giro per il mondo.
    Io personalmente al parente piddino, oltre comunque a fargli notare l'aggiustamento macroeconomico che l'Italia ha fatto negli anni e che oggi appunto ci vede essere un Paese creditore netto verso l'estero, farei notare come la crescita in Spagna sia stata appunto guidata prevalentemente dal turismo e che il contributo della produttività a questa crescita sia stato fortemente limitato. Anzi, la Spagna se si guardano i dati si vede che negli ultimi 30 anni l'unica fase di sensibile crescita della produttività la hanno avuta quando hanno fatto la loro svalutazione interna negli anni 2008-2013 (e ricordo che ne parlò in uno degli articoli sul "miracolo" spagnolo). Sicuri che sia questo il modello di sviluppo che vogliamo per il nostro Paese?
    L'Irlanda invece è sempre un caso a sé secondo me, per i motivi più volte ricordati, e quindi prenderlo come modello come fa il parente piddino mi pare piuttosto ingenuo. Tra l'altro loro, nella precedente crisi, a differenza di altri Paesi come la Spagna, andarono in deficit estero solamente negli anni appena a ridosso della crisi finanziaria globale (nel 2003-2004 erano ancora in surplus), eppure questo non gli evitò il disastro.

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    1. Diciamo che per come funziona il sistema in cui siamo messi probabilmente l’indicatore più preoccupante per la Spagna è la crescita molto sostenuta dei costi del lavoro. Andrebbe anche vista in prospettiva, perché il singolo dato in realtà dice abbastanza poco. Preoccupante nella misura in cui possa portare a un deterioramento della competitività e quindi a un peggioramento del saldo delle partite correnti. Un altro potenziale elemento di fragilità per le partite correnti potrebbe essere un incremento dei tassi di interesse che porti a rifinanziare a tassi superiori le posizioni finanziarie passive sull’estero, aumentando il flusso di redditi primari netti in uscita. Anche questo fenomeno, però, va visto in prospettiva. Mi sembra di capire che ci aspettano politiche monetarie espansive, o sbaglio?

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  3. Grazie Professore per avermi dotato di concetti chiari e diretti a cui replicare al piddino di turno che infesta le tavole familiari durante le festività comandate.
    Inoltre, già attinsi a piene mani a concetti Goofynomicsiani durante un pranzo conviviale lo scorso settembre, quando un autorazzista cominciò il discorso, è colpa nostra se l'Italia va male poiché, se il neuro è il male, perché la Spagna, la Polonia e la Danimarca crescono? (si, ha detto Danimarca e Polonia che non hanno il neuro, figurarsi la lucidità mentale).
    Con grande calma y categoria ( come diceva l'immortale Paulo Roberto Falcao), ho ribattuto con concetti presi qui semplici e logici, che non hanno, ovviamente sortito alcun effetto con il mio interlocutore, ma alle persone intorno spero siano stati spunti di riflessione.

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    1. Mi sento molto vicino a chi, come me, vive quest'esperienza del confronto con familiari, amici e conoscenti piddini completamente assorbiti dalla propaganda autorazzista e luogocomunista mainstream. Calma y categoria mi è piaciuto tantissimo! Grazie.

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    2. Sempre confortante sapere ci sia chi si trova nelle tue stesse situazioni.

      Calma y categoria non ho mai capito cosa volesse, letteralmente, dire, ma rende bene l'idea e poi lo diceva l'immortale Falcao e tanto mi basta.


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    3. Credo stia per calma ed eleganza. Potremmo tradurla con calma e sangue freddo, o con calma e gesso? Comunque mi ricorda che di fronte ai piddini non c'è ragione ma che mantenendo appunto la calma, mostrando ciò che abbiamo imparato, sarà più facile fare una buona impressione sugli altri che magari ascoltano senza intervenire.

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  4. C è qualche database che aggiorna i dati sulle elasticità delle importazioni al reddito per ciascun paese? Ho provato a plottare il tasso di crescita compatibile con vincolo esterno utilizzando il famoso "2" per ogni paese ma è quantomeno tendenziose. Immagino che negli ultimi 14 anni di deindustrializzazione sia ben al di sopra di due in Italia, che all epoca mi pare fosse circa 1,7.
    Grazie mille

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  5. Alla luce di questi dati piacerebbe sapere come sta “il più grande successo dell'euro” cioè la Grecia, il paese portato spesso ad esempio di quel che può fare la seria austerità e la Francia, come qui già ampiamente evidenziato uno dei grandi malati d'Europa.
    Posto che tutti subirebbero conseguenze dalla prossima crisi (che si annuncia devastante) sono curioso di sapere anche come potrebbe uscirne l’Olanda, grande paese virtuoso del nord.

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  6. non vorrei farla banale, ma stiamo parlando di due colonie a cui si consente la sopravvivenza e la beata ignoranza a via di birre e tapas, in cambio dello sfruttamento e della fedele obbedienza

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    1. Sta a te non farla banale. Peraltro, i dati che cosa dicono?

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  7. Per curiosità ho dato un'occhiata ai dati della Grecia sul database da lei suggerito (a proposito, grazie). Mi viene un sorriso amaro a guardare i "risultati" ottenuti durante il suo "salvataggio". Nel 2008 la posizione netta sull'estero era negativa del 76% e nel 2023 del 139%; nel 2008 il debito pubblico stava al 113% e nel 2023 al 164%; la disoccupazione media degli ultimi 3 anni nel 2008 era dell'8% e nel 2023 dell'11%. Solo le partite correnti sono migliorate (si fa per dire) dal -14% al -8% (dati medi ultimi 3 anno 2008 e 2023). Insomma, il più grande successo del MES!

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  8. Grazie Alebrto, aspettiamo il prossimo lavoro su questi indicatori. Immagimo che sarà sul "Paese Core" dal quale scaturirà la prossima crisi. Il nome inizia con F e finisce con a....

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