Per aggiungere un trascurabile dettaglio all'analisi svolta nel post precedente, ho esteso il grafico da cui partono Reinhart e Sbrancia:
utilizzando i dati dell'Historical Public Debt Database del Fmi, integrati, a partire dal 2016, con quelli dell'ultimo database del WEO. Per pigrizia non ho ripetuto esattamente l'analisi di Reinhart e Sbrancia, nel senso che invece di prendere la loro definizione di paesi avanzati ed emergenti:
ho utilizzato gli avanzati e gli emergenti del G-20, cioè rispettivamente: Australia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Corea del Sud, Regno Unito, Stati Uniti (avanzati) e Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sud Africe e Turchia (emergenti). La cosa è meno innocua di quanto potrebbe sembrare, perché le serie aggregate sono calcolate come media aritmetica semplice dei rapporti debito/Pil dei rispettivi gruppi, per cui un Paese insignificante, col Pil di una piccola regione italiana, ma con un rapporto debito/Pil del 300% (in astratto) potrebbe far sballare i conti. Tuttavia, nonostante che i gruppi considerati siano più ristretti di quelli di Reinhart e Sbrancia, le dinamiche sono relativamente simili:
(manca il picco degli emergenti verso il 1991, probabilmente per il problema che vi dicevo), soprattutto per quanto riguarda noi. Nel frattempo, però, è passato del tempo. Aggiungendo i dati del WEO (proiezioni incluse) possiamo estendere lo zoom fino al 2030, e il quadro è questo:
Ora, per capirci, la terza globalizzazione, se la datiamo all'inizio degli anni '80, è iniziata qui:e il messaggio che emerge da questo grafico, per quanto riguarda noi avanzati, vorrei condensarlo condividendo con voi un momento del cinema italiano più alto e più pregno di insegnamenti:
Diagnosi: una globalizzazione così noi non la reggiamo!
E non noi italiani: noi avanzati! Si vede bene anche dal disegnino (che fotografa la situazione al 2015, ora sarebbe peggio):
Il problema non sono naturalmente le sottocoppe di peltro, o Birillo (che mangia un chilo di macinato al giorno), ma il fatto che l'indipendenza della Banca centrale è intrinsecamente debitogena. Il motivo è molto semplice da comprendere per chiunque abbia familiarità con l'aritmetica del debito pubblico, che si riassume nell'equazione (4):la cui derivazione è stata spiegata qui e sul cui significato vi ragguaglio brevemente: la formula dice che la variazione (il delta) del rapporto debito/Pil è approssimata dal prodotto della differenza fra il tasso di interesse reale r e il tasso di crescita reale (per gli amici: "la crescita") n, moltiplicato per il rapporto debito/Pil al tempo precedente, cui va sottratto il rapporto avanzo primario/Pil.
Ora, il problema è che l'indipendenza della banca centrale serve ad avere un tasso di interesse reale r positivo e piuttosto alto (per difendere la rendita finanziaria, o per moderare l'inflazione, si cerca di avere un tasso di interesse nominale superiore al tasso di inflazione), e al contempo conduce a un tasso di crescita del Pil basso (per abbattere il debito si cerca di innalzare l'avanzo primario a, ma questo ovviamente deprime la crescita n). L'impatto dell'indipendenza della banca centrale (e più in generale della fine della repressione finanziaria) sul tasso di interesse è ben documentato dalle stesse Reinhart e Sbrancia:
e anche questo grafico andrebbe esteso, perché dopo il 2011 abbiamo avuto una stagione di "tassi zero", ma con inflazione pressoché nulla, e ora le cose sono nuovamente cambiate. Se prendiamo la media dei tassi di interesse reali dei Paesi avanzati del G-20 nei WDI otteniamo questo risultato:
I dati del WDI iniziano nel 1961 e non nel 1945, ma l'andamento è molto simile: una stagione di tassi reali fortemente negativi, seguiti da un innalzamento brusco all'inizio degli anni '80, che poi è da dove i rapporti debito/Pil hanno cominciato a esplodere. Nella stagione dei "tassi zero" il tasso reale era comunque attorno al 2%: solo la sorpresa inflazionistica del 2021-2022 è riuscita ad abbatterli. Il motivo, naturalmente, è che anche se i tassi di policy erano nulli o negativi, quelli di mercato invece no, e con un'inflazione molto bassa, sotto al 2%, non è strano che in media i tassi reali fossero positivi, se pure non elevati come negli anni '80.
Quanto all'impatto sulla crescita delle politiche cortesemente suggerite dalle Banche centrali indipendenti (quindi, ad esempio, qui da noi dalla lettera della Bce di Draghi o dalla troika), esso è sufficientemente noto.
Il problema è che più il debito cresce, più è essenziale che r-n non sia troppo alto, e quindi, alternativamente, o che la rendita finanziaria abbassi le sue pretese (r piccolo) o che si crei più valore (n grande), ma la seconda soluzione (creare più valore) è sfavorita dal capitale, semplicemente perché quando si percorre quella strada si crea occupazione, e i lavoratori, sentendosi tutelati, alzano la cresta. Problema di non facile soluzione, non trovate?
Ad esempio, se d = 1.2 (come a tendere sarà per le economie avanzate), con r al 2% (0.02) e n al 1% (0.01) per non far crescere il debito bisogna avere un avanzo primario pari a 1.2 x 0.01 = 0.012 cioè al 1.2% (i conti sono presto fatti).
Ora, per avere un'idea degli ordini di grandezza e usando lo stesso metodo un po' barbaro delle medie aritmetiche semplici, il fattore r-n (quello che gli eruditi chiamano lo snowball factor, l'effetto "palla di neve", perché descrive in che condizioni la crescita del rapporto debito-Pil tende ad autoalimentarsi, come una valanga: semplicemente, quando la spesa per interessi sovrasta la diluizione del rapporto dovuta alla crescita...) nelle economie avanzate del G-20 ultimamente è stato una cosa così:
Si vede bene che siamo passati da valori negativi, prima degli anni '80, a valori in media positivi. L'ordine di grandezza dall'inizio del secolo è di circa l'1%, quindi vale quanto ci siamo detti sopra: per annullare la crescita del debito occorrono avanzi primari protratti attorno all'1.2%.Il punto meriterebbe un maggior approfondimento anche statistico, ma insomma si capisce che quello che ci siamo detti del nostro Paese, perché lo confessava l'artefice del divorzio fra Tesoro e Banca d'Italia, cioè che la crescita del debito è stata innescata da un innalzamento repentino di r-n, dovuta al fatto che il Tesoro era costretto a finanziarsi sui "mercati", e per sembrare credibile doveva fare politiche di contenimento della crescita e dell'inflazione, sembra essere una storia condivisa.
È anche una storia che ci ha portato da debiti pubblici in media attorno al 40% a debiti bene avviati verso il 120%, cioè a triplicare le dimensioni del debito in termini di Pil. Niente male, vero? Evidentemente non tutti sono riusciti, come siamo riusciti noi, ad avere una serie protratta di avanzi primari (che comunque non ci è servita a molto quando è arrivata la crisi del 2009, distruggendo in un attimo dodici anni di sacrifici).
Ora, il punto è esattamente questo: quanto più grande è lo stock di debito accumulato, tanto maggiore deve essere, a parità di altre condizioni, la quantità di risorse da destinare al suo servizio, cioè la quantità di entrate dello Stato che il Governo deve destinare ai detentori dei titoli (alla rendita finanziaria).
Non devo spiegarvi come si interseca questo discorso con quello che facevamo ieri. Non devo farlo io, perché lo hanno fatto nel loro paper Reinhart e Sbrancia! Siamo (noi advanced) a un livello di debito pari a quello con cui siamo usciti dalla Seconda guerra mondiale. La pandemia ha dato una bella spinta verso il 120%, ma già prima eravamo in crescita al 100% e oltre. Ora, o ci avventuriamo verso livelli giapponesi, ma bisogna esserci portati, o le strade, come spiegano le nostre autrici, sono tre: il default (come bancarotta vera e propria o come ristrutturazione del debito), l'iperinflazione, o la "repressione finanziaria" (regolamentazione dei mercati finanziari, e in particolare della banca centrale). Mi riferisco, più precisamente, alle strade intraprese storicamente, perché, come notano le autrici, in teoria ci sarebbero altre due opzioni, che però sono mutuamente esclusive: l'austerità o la crescita. Della prima abbiamo visto in pratica che non funziona, e della seconda abbiamo visto che è difficile averla con una banca centrale indipendente che ti chiede austerità e ti tira su il tasso di interesse.
Come sta andando con i dazi lo avete visto: "Potevate avere la rivalutazione o i dazi, vi siete opposti ai dazi, avrete tutt'e due!" Qui a tendere l'alternativa è fra default o "repressione finanziaria" (in particolare come mitigazione dell'indipendenza della Banca centrale). Non avrei dubbi su cosa scegliere, ma vedrete che si farà di tutto per fare la scelta peggiore. Se però non ci si riuscisse, se per una volta il buon senso prevalesse, ecco che si metterebbe finalmente in discussione la strana idea per cui uno Stato deve affidare la propria politica monetaria a un'istituzione, la Banca centrale, il cui scopo è fare lo sgambetto al ministero del Tesoro nell'interesse di pochi e non rispondendo a nessuno, e di motivi per metterla in discussione, questa strana idea, ce ne sono svariati: non solo, come sapete, agendo a modo loro le banche centrali indipendenti si sono dimostrate incapaci di raggiungere i propri obiettivi di inflazione e hanno ostacolato l'obiettivo di crescita, ma, come vi ho mostrato oggi, hanno anche creato un discreto problema di sostenibilità del debito in giro per il mondo!
Certo, non si può dire.
Ma non dobbiamo dirlo noi: lo dicono i dati!
Concludendo, quindi, la rinuncia al dogma della Banca centrale non è necessaria solo per evitare che riparta la giostra degli squilibri globali, come ci dicevamo ieri qui e questa mattina in diretta, ma anche per evitare che il debito si avviti definitivamente su se stesso. Ciò richiede un ambiente di crescita moderatamente inflazionistica, come quella che Trump vuole realizzare negli Usa rimpatriando le filiere strategiche, e noi dovremmo realizzare qui (ma potremo farlo solo abbandonando il delirio green e facendo un discorso pragmatico sulle fonti di energia).
Questo lo teniamo da parte per i prossimi quattordici anni, e vediamo se invecchierà bene come quest'altro. Non so se augurarmelo...
(...anch'io ho sofferto! Ho sofferto come un cane per quasi tre quarti d'ora...)
La banca centrale indipendente è molto affezionata ai tassi reali positivi, che sono a loro volta legati all'austerità. L'austerità adora la bassa crescita, che è inseparabile dall'aumento del rapporto debito/PIL. È tutta una catena di effetti che né io né lei possiamo spezzare!
RispondiEliminaEsattamente.
EliminaUn riassunto che credo sarebbe piaciuto molto al Professore Sassaroli.
EliminaLa ringrazio dell’articolo.A me questi articoli interessano molto. Mi dispiace solo non essere vissuto prima, quando non c’era ancora il “divorzio” : in questo modo mi sarebbe stato più facile visualizzare il cambiamento nella dinamica del debito pubblico, poiché lo avrei vissuto assistendo al dibattito pubblico dell’epoca. Un abbraccio!
RispondiEliminaUna delle critiche al "Divorzio" è che non ci fu proprio alcun dibattito ma solo uno scambio di lettere tra l'allora ministro del Tesoro Andreatta e il governatore della banca centrale Ciampi.
EliminaTutto si potrebbe quindi riassumere nel concetto che l'indipendenza delle banche centrali è in buona sostanza "Il più grande c....ne" compiuto ai danni dei popoli nell'era moderna. Se questo commento non sarà pubblicato, lo capirò e lo accetterò.
RispondiEliminaMa figurati! Frasi così magniloquenti strappano l’applauso alle platee di sciamannati social qui si rivolgono i vari Rizzo e Trombetta, mal defecando quello che appresero qui quindici anni fa, ma sono assolutamente innocue e irrilevanti. È lievemente più rilevante il grafico, che però né Rizzo né Perepè sarebbero in grado non dico di fare, ma di capire da soli!
EliminaAzz. se siamo a questo punto...il malato è davvero grave!
EliminaNel caso si vada nella direzione prefigurata, cioè della rinuncia al dogma dell'"indipendenza" delle BC (cosa che, leggendo interventi come questo, comincia a sembrarmi decisamente probabile), ebbene mi chiedo se anche in tal caso "verranno tutti a Canossa con la faccia di quelli che l'avevano sempre detto": Giavazzi bifronti, UVA, etc. (domanda retorica?)
RispondiEliminaSe accadrà, sarà divertentissimo vedere le facce dei vari Boldrin, Bisin, Monacelli...
Indubbiamente andrà così, ma ce ne frega il giusto: hai appena citato tre persone completamente irrilevanti! I problemi sono altrove.
EliminaUna volta ho letto un libro credo di Spitznagel, in cui se ho capito bene nella mia ignoranza, ipotizzava l abolizione delle banche centrali : il tassi di interesse vengano determinati dalle variabili di mercato. È sensata come ipotesi ?
RispondiEliminaScusate ma io leggo ogni 15 giorni, è come non leggere affatto
Buongiorno Prof.
RispondiEliminaCominciamo la giornata di impegno e lavoro. Innanzi tutto con:
Johann Sebastian Bach
Concerto per violino, archi e basso continuo in la minore BWV 1041: Senza indicazione di tempo
Camerata Romana; direttore Eugen Duvier;
Poi due domande, se avrà tempo:
1) Conosce questo sito https://geab.eu/en/
2) Ieri il sito segnalato sopra mi ha rimandato a questo articolo del Times di cui si può solo leggere l’incipit https://www.thetimes.com/uk/politics/article/keir-starmer-to-admit-globalisation-has-failed-as-tariff-war-rages-s00b6wbcj
Se anche il Primo Ministro inglese parla apertamente di “fine della globalizzazione” che cosa dobbiamo dedurne: che è suonato il “libera tutti”? Cioè l'ora di smetterla di giocare a nascondino?
P.S. sempre se ha tempo….
Capiamo quello che vediamo, cioè che è stato lanciato un nuovo slogan. Sai chi era Tomasi di Lampedusa?
EliminaL'indipendenza della banca centrale disaccoppia le aspettative dei mercati da quelle della politica, di conseguenza, in un buon sistema democratico, quelle del capitale da quelle del lavoro. Diciamo che è la garanzia, per il capitale, di potersi permettere la democrazia o, meglio, la democrazia residua. Vista altrimenti, è il cambio di mano nella gestione del picchetto delle scommesse che, si sa, è decisamente più lucrosa del gioco. Messa così, con tutta la superficiale imprecisione del caso, forse la capirebbero anche gli "account calcistici".
RispondiEliminaPeccato che così non la capisca io, quindi non sono in grado di capire che cosa capirebbe l’italiano medio (cit.).
EliminaMi lascio sempre trasportare da un desiderio di semplificazione (è parte della mia natura semplice) che finisce spesso per fregarmi, già successo altre volte. Ma qui ormai ho abbandonato il pudore e ne approfitto per farmi correggere e affinare la comprensione. Fissare il tasso di interesse, in un certo senso, mi sembra possa essere considerato, oltre che un modo di influenzare lo sviluppo di una economia, anche una previsione su quello che sarà effettivamente. La differenza fra l'intento e il risultato dovrebbe essere nell'abilità di chi lo manovra, se la manovra è di stampo politico, di governo dell'economia. Se però l'intento non è più quello di un governo, ma è forzato dai mercati che impongono un tasso diverso da quello che un governo avrebbe ritenuto ragionevole, non abbiamo una distorsione delle attese a favore di chi fissa le "quote"? Non è questa influenza che rende il servizio del debito più oneroso perché la crescita è inferiore a quanto sarebbe necessario per ripagarlo con un certo agio? Se sbaglio, basta un cenno e me ne torno a rileggere le basi.
EliminaNaturalmente la riduzione del signoraggio monetario e i tassi di interesse positivi in termini reali si tradussero rapidamente in un nuovo grave problema per la politica economica, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l'escalation della crescita del debito rispetto al prodotto nazionale (Beniamino Andreatta - IlSole24Ore 1991)
RispondiEliminaCollegamento non più disponibile (ci avremo cliccato un po' troppo e si è usurato)
L’intervista di Andreatta è qui, cioè qui:
Eliminahttps://www.reforming.it/doc/1713/ninoandreatta-1991-sole24ore.pdf
e consiglio a tutti di scaricarla, STAMPARLA (visto cosa sta succedendo in Spagna?) e leggerla da seduti.
Fonte alternativa:
Eliminahttps://web.archive.org/web/20180118010653/http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=891110&chId=30
la chiosa è magnifica:
Elimina"Il divorzio aveva fatto la sua prima vittima ed era il suo autore; ma aveva dimostrato di funzionare. Negli anni successivi non divenne certo popolare nei palazzi della politica, ma continuo' ad assicurare legami fra la politica italiana e quella dell' Europa."
Il divorzio, a dispetto del nome (anzi, il paradosso è solo apparente), contribuì a costruire e raffrozare un legame: il vincolo esterno.
Qui ci sono anche le lettere del Divorzio
Eliminahttps://memmttoscana.wordpress.com/2013/09/04/lo-scambio-di-lettere-con-cui-fu-siglato-il-divorzio-fra-tesoro-e-banca-ditalia-parte-4/
vorrei portarmi avanti con il ragionamento: se trump e la fed si metteranno d'accordo sul rilancio dell'economia lato offerta, investendo pesantemente sulla produzione endogena (e tutto quello che concerne), l'unica strada che intravedo per Powell è piazzare i Tbond worldwide, mitigando l'eccesso di liquidità in dollari e tenendo sotto controllo il valore della valuta americana; se, come penso, la bce si coordina con la fed ed acquista in maniera consistente i treasures, attraverso le banche centrali e l'eurosistema, avremmo, almeno inizialmente, un problema di liquidità che sarà necessariamente colmato con una massiccia stampa di euro, stile whatever it takes, per rimpinguare le casse delle banche centrali malmesse dall'acquisto dei titoli americani. Come si è visto con draghi, questo ha portato ad un maggior controllo a livello centrale delle politiche economiche degli stati membri e, in definitiva, di un maggior rigore sui conti pubblici (con la solita scusa del controllo dell'inflazione etc). Quindi se vogliamo alleggerire la dipendenza dalle banche centrali, dobbiamo salvarci da soli, dialogando direttamente con trump per accordi commerciali di lungo periodo, come sta facendo il giappone e come faranno sicuramente altri paesi del mondo libero. Fortunatamente la Banca d'Italia questo ancora ce lo consente :) Ricordo che la fed e la bce, in sinergia con la City, fanno ingegneria finanziaria mostly, a scapito della produzione reale, rigorosamente controllata e diretta. Sono pronto per gli schiaffoni e per cospargermi il capo di cenere
RispondiEliminaUn "moderato" ( r-n) , cioè una "moderata" corrosione del risparmio può essere garantita solo dal controllo statale della "fabbricazione della moneta" ed è sostanzialmente vantaggiosa ai "piccoli" che "vivono di lavoro" e possono comunque disporre dei propri risparmi quando necessari, ma non è vantaggioso per i "grandi" che DEVONO accrescere i loro patrimoni tramite la SOLA "rendita".
RispondiEliminaInvece ( come abbiamo visto con le "banchette" ) il "default" è una jattura per i "piccoli" che si vedono AZZERARE i propri risparmi ma vantaggioso per i "grandi" che hanno i mezzi per trasferire le loro "rendite" in porti sicuri prima del default
Quindi è ovvio che una moderata inflazione sia socialmente più stabile mentre la politica dei "default" porti solo al collasso sociale ( la differenza che passa tra la defunta "italietta" e l' eterna "argentina".
MA...
(RI) porre "la fabbrica della moneta" nelle mani"pubbliche" NON basterebbe se
1) Non si impedisce ai detentori dei GRANDI capitali di trasferire i loro "assets" dove meglio gli aggrada quando questo gli facesse comodo per SPECULARE contro il proprio paese ( argentina 1)
2) NON esiste nel paese una capacità di lavoro tale da rendere profittevole per i detentori dei GRANDI capitali investire nel proprio paese ( argentina2)
La conclusione quindi è ovvia : riportare la BC sotto il controllo della politica nazionale è "mandatory", ma domandiamoci anche se questi 30 anni di forsennata globalizzazione non abbiano "desertificato" anche la nostra Italia rendendola irrimediabilmente una delle tante "argentine" , cioè un paese intrinsecamente "fallito".
Il problema dell'Italia non è produrre bene, ma avere una domanda interna che assorba una buona fetta di quel che si produce. Anche ora i grandi capitali investono eccome in imprese nazionali, però poi sia i prodotti che gli utili finiscono oltre confine.
EliminaNe sei proprio sicuro ? Giusto oggi D(r)agospia ci informa che nel 2024 a fronte di soli 420000 nuovi nati 190000 italiani hanno lasciato il paese e viene finalmente colto dal dubbio fantozziano che forse non sono gli "italiani peggiori" ( quindi è sicuro che tempo due anni LVI ci farà una"lectio magistralis" in Parlamento a "commissioni unificate😎)
EliminaEd infatti importano disperati per poter produrre a prezzo basso per esportare. I poveri importati non creano domanda interna, ma consentono di competere sull'export. Dunque gli stranieri investiranno comunque. Continuare a pensare che siano gli investimenti stranieri il primo volano su cui puntare per rimettere in moto l'economia italiana mi pare un errore prospettico. I capitali stranieri vanno attratti se creano lavoro ben pagaro, ossia se contribuiscono a rimettere in moto la domanda interna. Altrimenti non cambia nulla.
EliminaSi Prof. "Che tutto cambi perché niente cambi". Insomma siamo sempre dentro alla propaganda. L'unica difesa è guardare alla realtà. Siamo nella caverna di Platone: ci fanno vedere le.ombre che vogliono loro.
RispondiEliminaMa scusa, perché non leggi qualche libro in più invece di ripetere le frasi fatte dei soliti?
EliminaSe ti guardi la situazione USA da come la racconta in 2 tornate Graeber, ti accorgi che dai problemi in casa loro creati dalla globalizzazione sono nate le proteste 1999-2001. È cambiato qualcosa? No, perché poi c'è stato l'11 settembre, qualunque cosa sia stato.
Checcefrega a noi europei (non) abbiamo il diesel? Ricordo le parole di Giulietto Chiesa, che faceva notare con quale potenza di mezzi in tutto il mondo, in pochi tempo, prendere l'aereo fosse divenuta una rottura di scatole.
Dopo il 2007 la situazione si è aggravata, in "Progetto democrazia" trovi la storia di Occupy Wall Street. Di mezzo ci sarebbe il Bitcoin, ma il sistema lo ha assorbito e neutralizzato a colpi di FUD.
Dal 2012 al primo tentativo di Trump sono passati 13 anni. I problemi sono sempre lì. Debiti studenteschi, stipendi al palo.
Quale che sia il motivo per cui parte dell'élite abbia deciso di raccogliere consenso con queste battaglie (se ci credono oppure no) non ha importanza, comunque i loro singhiozzi riguardano anche noi.
e cosa succederebbe se il dogma lo scardinassero gli ammerigani mentre in leuropah rimanesse in mano "all'ente terzo"?
RispondiEliminaScusami eh! L’ho scritto nel post precedente, ci ho fatto una diretta Facebook, se mi dai il tuo indirizzo e mi offri un caffè, vengo a dirtelo a casa.
Eliminaooops.....chiedo umilmente scusa.
EliminaMi sa che l'hanno fiutato anche loro (e si preparano), perché mi pare che siano i banchieri centrali a diventare politici (vedasi elezioni canadesi di oggi).
RispondiEliminaLe banche producono debito e vivono di quello; poi ci sono le commissioni sulle carte di credito: un ulteriore mezzo per produrre altro debito privato. Se
RispondiEliminacontrollano anche il livello dei tassi di interesse controllano la velocità di incremento del debito privato e questo rappresenta alla lunga una minaccia alla proprietà privata. Forse sbaglio...
Ricordi di ragazzo, al solito, i miei tasselli che solo venendo qui ho sistemato quasi organicamente: era scandalizzato da Andreatta, diceva che era assurdo avere un solo strumento per la politica economica, vedeva i tassi sui titoli alzarsi e mi diceva che questi avrebbero disincentivato intraprendere e lavorare perche' piu' alti della normale "rendita" che ci si puo' attendere dal capitale investito. Prima ancora che la delocalizzazione, o spinta verso essa ancor maggiore ne deduco, la deindustrializzazione e' stata fermata, rallentata, dalla finanza fine a se stessa. Lo so, e' l'acqua calda scoperta, ma nella mia testa e' calda da molti anni e l'ho trovata spiegata qui, da molti anni.
RispondiEliminaE ora mi preparo per un'altra notte di lavoro sottopagato, consolato dai gatti che incontro e a cui dò croccantini.
"...era ascndalizzato" mi riferivo a mio padre, ai ricordi di cio' che diceva. Chissa' perche' e' saltato...
EliminaHo trovato questo video del 1994 ... dunque all'alba della globalizzazione "vera" (parliamo dell'epoca dell'Uruguay round del GATT). Lo sapevano perfettamente dove saremmo andati a finire.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=wwmOkaKh3-s
PS: alla fine del video si capisce che aveva previsto pure le migrazioni di massa
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