Scusate, un post rapidissimo, perché fra un po’ sono in onda da Borgonovo, solo per mettere in evidenza un’osservazione forse non molto originale che ho fatto in risposta a Sergio Giraldo in un post precedente. Cresce l’inquietudine per il surplus estero cinese, che comunque solo recentemente è tornato sopra a quello tedesco. A me sembra abbastanza ovvio che se un Paese viene trasformato nella fabbrica del mondo, i beni poi da quel Paese devono in qualche modo uscire! In altre parole, chi ha visto nella globalizzazione l’opportunità di sfruttare una manodopera civilizzata e a basso costo come quella cinese (specifico subito che è un “chi” collettivo, non è un complotto ma lo spirito dei tempi) ha anche voluto regalare alla Cina una posizione di esportatore netto di beni e quindi di capitali. Sotto questo profilo, il ribilanciamento del modello di sviluppo cinese dalla domanda estera a quella interna è più mitologico che logico, perché non puoi pensare che la produzione della fabbrica del mondo sia assorbita dalla domanda di un pezzo, per quanto grande, di mondo. Aggiungo che questo particolare modo di risolvere il conflitto distributivo (delocalizzare dove i lavoratori costano di meno) ha anche posto le basi per regalare a un paese che era eccezionalmente rimasto indietro (eccezionalmente in termini storici, perché, come sapete, negli ultimi due millenni, la Cina ha contato più o meno sempre per circa un terzo del Pil mondiale) l’opportunità di un rapido recupero, regalandole di fatto le nostre tecnologie, nelle quali non ha faticato a contenderci posizione di leadership. Se è successo ci sarà un perché, probabilmente non poteva andare in modo diverso, ma non dobbiamo stupirci di quella che è una conseguenza logica del modo in cui abbiamo organizzato i nostri rapporti sociali di produzione su scala internazionale. Inutile dire che fra le tante contraddizioni della sinistra c’è quella di aver sostanzialmente avallato questo tipo di processo storico che, fra le varie esternalità negative, ha anche quella di costringere a spostare da una parte all’altra del globo, con tecnologie di trasporto piuttosto inquinanti, una quantità di beni che magari potrebbero essere prodotti in patria, ovviamente se si decidesse di non giocare la corsa al ribasso dei salari. Ma la sinistra, che si è acquistata un salvacondotto vendendo la pelle dei proletari, cioè rinunciando a difenderne il salario (ricordavamo nel post precedente la triste storia degli accordi di luglio), non si è resa conto che, così facendo (cioè avallando la globalizzazione/delocalizzazione in un afflato di cosmopolitismo borghese), poneva le basi per togliere a questi proletari anche il lavoro! L’inquinamento da mezzi di trasporto (e non parlo delle utilitarie diesel Euro 6, ma del grande traffico marittimo) è in effetti uno dei presupposti della delirante rivoluzione green in nome della quale si sta perpetrando la deindustrializzazione dei nostri Paesi. Non stupisce quindi che oggi la sinistra preferisca sorvolare su questa contraddizione fondamentale, dichiarando Musk nemico del popolo ed ergendosi a paladina di pregevoli minoranze arcobaleno (che con Musk sono tutt’altro che in contraddizione)!
La vocazione maggioritaria è solo un ricordo, come lo è la difesa del salario.
RIP.
Buongiorno Onoré.
RispondiEliminaLa Cina, in fondo, è una Germania che ce l’ha fatta… forse(!)👋🏼
La Cina è stata costretta a farcela da noi. Torno a dire che nel momento in cui si è deciso di trasformarla nella fabbrica del mondo, si è anche deciso di importare i suoi prodotti. Non è una decisione accentrata: è una decisione collettiva, il risultato di tante scelte aziendali individuali mosse da un movente di massimizzazione immediata del profitto, il cui risultato complessivo è stato questo.
EliminaGià… un prezzo decisamente salato!
EliminaAnche quando non capivo una cippa di economia (non è che ora possa vantarmi di capirne tanto di più), mi era chiarissimo che se avessimo cominciato a inseguire la Cina sul costo del lavoro, saremmo alla fine stati ridotti a inseguire l'Africa (dove però, almeno, la classe lavoratrice non ha il problema di pagare il riscaldamento). Quello che mi è diventato chiaro con il passare del tempo è che i soggetti razionali esistono solo nei testi di economia, nella realtà invece i lavoratori/consumatori e i capitalisti fanno delle scelte a breve o brevissimo termine, normalmente deleterie sul medio periodo (chiaro che passati i 60 del lungo periodo poco me ne cale). Purtroppo ormai neanche il Vaticano riesce più a prendere decisioni di lungo periodo (salvo non vendere gli immobili, ma quello è un riflesso condizionato).
Elimina*** in un afflato di cosmopolitismo borghese***
RispondiEliminaAh beata gioventù , quando ( inutilmente) mi affannavo a far capire ai " tecnici de l' officina" ( tutti " alloracomunisti" e poi pensionati piddini ) che l' unico "internazionalismo" che avrebbero avuto era quello " del capitale" ( specie poi che è diventato pure completamente "immaterile" )
come ha rimarcato correttamente il lavoro non scompare ma si sposta, quindi il problema non è la globalizzazione o la riduzione del salario ma il potere d'acquisto della moneta, la tassazione, l'accesso al credito (e anche le paturnie europidi), cioè decisioni di politica economica/monetaria/fiscale, che poco hanno a che fare con le leggi e le dinamiche economiche. Se fossimo cinesi non ci porremmo il problema del salario o delle condizioni di vita perchè condurremmo comunque una vita dignitosa e senza particolari patemi d'animo, come ho avuto modo di riscontrare andando in cina per lavoro
RispondiEliminaSenza ironia, confesso che non ho capito.
EliminaMMT? No grazie (per ora)
Elimina"..Se è successo ci sarà un perché, probabilmente non poteva andare in modo diverso..", Trump ed io :) non siamo d'accordo, bisogna tornare a competere sul lato offerta della produttività, gli strumenti emergenziali sono arcinoti, basta tornare alle basi. Quanto alla MMT, non siamo un sistema chiuso, fortunatamente, anche se la UE ci vuole convincere del contrario
EliminaLe cito sempre dal testo di S. Ricossa, pg. 244:
RispondiElimina«Credo di essere l'unico a difendere in pubblico la scala mobile.[...] Gli industriali non capiscono non capiscono che a loro serve ridurre il costo del lavoro per unità di prodotto, non ridurre il potere d'acquisto dei lavoratori, i loro migliori clienti. Governo, industriali e sindacati stanno strozzando il nostro mercato interno, stanno moltiplicando i disoccupati. Si fronteggia la concorrenza dei nuovi capitalismi [...] non certo coi bassi salari...»
Particolarmente apprezzabile il fatto che fosse evidente per lui che governo, industriali e sindacati stavano giocando lo stesso gioco, quello sbagliato. Sorprendente che lo facessero i sindacati, vero? Sorprendente sì, ma non invisibile…
EliminaNota sul termine "svelamento" ovvero sul termine greco ἀλήθεια.¹
EliminaNel 1999 una persona mi disse che l'unione monetaria sarebbe stata "una fregatura per i lavoratori". Devo ammettere senza remore che all'epoca non avevo compreso il messaggio, poiché "moneta" - per il sottoscritto - significava solo un mezzo di pagamento.
Note:
¹ Un’insopprimibile esigenza dell’uomo. Rimanderei anche a: JGB-Vorrede, con il solito problema che il sito non implementa il protocollo SSL.
P.S. Credo d'averla iniziata a seguire verso la fine del 2015, su suggerimento di Paolo D'Iorio. Ma, poiché, sono una persona cocciuta e testarda (ogni laureato in fisica sperimentale lo è!) credo che il 2017 sia stato l'anno in cui ho deciso d'intromettermi nel dibattito, avendo qualcosa da dire che mi sembrasse opportuno dire - sebbene gli Errata/Corrige facciano parte dell'esistenza umana. Personalmente amo più i miei Corrige, rispetto ai miei QED, visto che si suol dire che dagli sbagli s'impara. Purtroppo lei si posiziona oggettivamente nelle persone che sbagliano di rado - a priori, visto che il QED è a posteriori - il proprio giudizio. Ma se un giorno la cogliessi in fallo, non ne abbia a male: vale per lei quel che ho fatto valere per me. P.S. Nella vita,
comprendere la realtà - così com'è - è decisamente più necessario che raffigurarsela come la vorremmo. Ciò non toglie un - seppur esiguo - spazio di manovra.
Errata ecolalica: "non capiscono non capiscono"
EliminaCorrige: "non capiscono".
credo che all'epoca pensassero di esportare tecnologia per avere in cambio democrazia...
RispondiEliminaChiedo venia se le sembro pessimista in merito, ma mi pare fosse esattamente il contrario, ovvero: esportavano tecnologia per diminuire la democrazia.
EliminaP.S. Mi viene un dubbio sul soggetto "logico" della sua affermazione, ovvero sull'identità di chi lei ritiene "esportare tecnologia".
EliminaNella mia "effimera vita - Cosa che dura un sol giorno"- , quando sento parlare di "democrazia" ho un sussulto, poiché per atavismo tendo ad intenderla come "plutocrazia". Insomma: se Marx auspicava la dittatura del proletariato è perché era conscio di un altro tipo di dittatura da parte di un'altra classe sociale.
Chi ha deciso di trasferire il nostro "know out" i "nostri" posti di lavoro in Cina ( perché non è stato " l' esprit du temps" , quello viene sempre appositamente creato ) pensava che l' elite cinese , come tutte le altre elites postcomuniste in europa avesse poi aderito con entusiasmo a l' "impero" grata del posto ad essa conferita e della ricchezza e il fasto ricevuto in premio.
EliminaE se questo si chiama "democrazia" , si questo era il piano.
Ma è fallito, perché l' elite "comunista" cinese ha saputo " guardare più in la"
O a valuta pregiata, se posso.
EliminaAll'epoca si cercava di rendere la Cina comunista un alleato per gli USA contro CCCP. Questa sembrava essere la motivazione per l'esportazione di tecnologia.
Elimina***All'epoca si cercava ..***
EliminaQuello poteva essere vero ventanni prima di quando è crollato il muro (1991) anno in cui i i cinesi andavano ancora tutti in bicicletta
Il "problema" per gli USA è venuto dopo avere aperto alla cina i "cancelli " del WTO, ed è oramai un problema esclusivamente "tecnologico" : la cina oramai non è più una "fabbrica di montaggio di progetti altrui" ma è già in testa anche in oltre 2/3 delle "tecnologie critiche".
Perché gli STEM ( acronimo inglese che può essere discutibile in quanto secondo il nostro ordinamento si dovrebbero chiamare SE )contano, sia come " qualità" che "numero" , e non solo nei "fattori di produzione" ma ancor di più ( e lo vedremo presto ) nei "campi di battaglia".
certo...un'ultima considerazione: dato che l'hai citata, i cinesi hanno gran poca esperienza di guerra moderna! (non so se questa sia una discriminante di vantaggio oppure no...)
EliminaDai tempi delle "guerre puniche" la SStoria ci insegna che, SE c'è la determinazione politica a farla, la guerra la vince chi ha le maggiori risorse MOBILITABILI. ,
Elimina"L'' esperienza" viene poi ,con "l' impiego" di queste risorse, anche dopo aver subito pesanti sconfitte iniziali.
Quando noi eravamo in piazza a manifestare contro la globalizzazione, la Lega era nel governo che ci ha fatti massacrare. Ricordiamolo.
RispondiEliminaNoi? Noi chi?
EliminaMi associo alla domanda, e ne aggiungo un altra: quindi sono stati gli esecrabili pestaggi della Diaz a trasformare la sinistra da noglobal a noborder?
EliminaLa teoria dei vantaggi comparati implica che ciascuno si specializza dove ha un relativo vantaggio tecnologico e questo dovrebbe portare a scambi in pareggio. Il fatto che vi siano squilibri consistenti e permanenti è perché evidentemente una parte importante di questi scambi avviene non in base ai vantaggi comparati ma ai vantaggi assoluti. Questo comporta che una parte rilevante del commercio transfrontaliero non porta a guadagni di efficienza ma a delle perdite. La liberalizzazione degli scambi poi può portare a effetti di spiazzamento degli investimenti. Ad esempio, il caso dei medici indiani che leggono le lastre inviate via email degli ospedali americani sembrerebbe avvantaggiare le due categorie penalizzate dal Modello di Heckscher-Ohlin. Negli Stati Uniti, i lavoratori pagano meno un servizio medico altamente qualificato, mentre i medici indiani vedono sostenuti i loro redditi, che secondo il modello di cui sopra sarebbero cresciuti meno perché i loro servizi con la liberalizzazione sono diventati relativamente meno rari. Però l'India come paese si trova a perdere l'apporto di professionisti che hanno un costo di formazione, rispetto al nostro, decisamente più rilevante. Da qui uno spiazzamento radicale dell'investimento e un aumento dei costi medici per i poveri, che sono molti di più in India che negli Usa.
RispondiElimina***La teoria dei vantaggi comparati***
RispondiEliminaè una cag.ta ricardiana; serviva essenzialmente a convincere il (satellite) portoghese a rinunciare ai propri allevamenti di pecore ( e quindi a comprare le lane inglesi ) perché l' inghilterra non poteva produrre vino come il portogallo.
Il problema invece erano i solti squilibri della bilancia commerciale (in questo caso "rosso-inglese" ) che appunto Ricardo intendeva "correggere" IMPORTANDO "lavoro" dal Portogallo.
Insomma la solita "narrazione".
Delocalizzare (a danno degli operai ITALIANI) ed inquinare in Cina pari è ad usare una Tesla (mezza incentivata dai contribuenti ITALIANI) poiché dalla presa di corrente da cui si ricarica non esce smog.
RispondiEliminaIl concetto base è sempre il NIMBY borghese del ZTL people.
Insomma, via dall'Italia la puzza ed i puzzoni... a meno che siano camerieri a Borgo Egnatia.
Attualmente la Cina sta passando dall'essere la fabbrica del mondo ad essere l'azienda del mondo.
RispondiEliminaIl fatto di essere fabbrica del mondo era in qualche modo compensato dal fatto che stava diventando cliente del mondo (per lo meno per certi prodotti di consumo).
Ora, i brand cinesi, stanno erodendo, pian piano, quote di mercato locale e poi internazionale e pertanto non ne possiamo godere più nemmeno come mercato di sbocco.
Lo abbiamo visto con le telecomunicazioni (smartphone e elettronica), lo abbiamo visto con le auto elettriche, ma è una "strategia" che stanno applicando a molti altri settori (ad esempio la moda).
contesto questa visione deterministica tipica dell'occidente nei confronti del dragone cinese; truccano i bilanci, gestiscono l'economia del paese come se non ci fosse un domani, prendono delle topiche in molti settori, dalle costruzioni ai trasporti al turismo etc., insomma fanno cavolate anche loro, solo che sono bravi a nascondere la polvere (e i morti) sotto al tappeto. Fino a non pochi anni fa noi italiani bravaggente avevamo un tasso di produttività tra i migliori al mondo e il brand made in Italy era al 4° posto al mondo come affidabilità; nel nostro piccolo riuscivamo a dettare legge in molti settori così come gli US, il cui neopresidente non ci sta a far passare l'economia americana per decotta. Noi italiani però abbiamo il copyright della cazzimma, e Salvini and Co. ce lo dimostrano spesso. Kudos, o come si dice in Abruzzo, frechete :)
EliminaGià , bei tempi quando avevamo ancora la lira ( e il CAF)
EliminaPoi purtroppo "cascò un muro" è puff ci siamo ritrovati euro e PD , la "coppia più del del mondo" ( che ovviamente " "tutto il mondo ci invidia"😀)