mercoledì 25 febbraio 2015

Le conseguenze economiche della Grecia

(pubblico con il titolo originale l'articolo che è apparso oggi su Project Syndicate, scritto a quattro mani con tre amici di a/simmetrie: Brigitte Granville, Antoni Soy e Peter Oppenheimer - nel nostro canale Youtube trovate i loro interventi. Lo stimolo iniziale è venuto da Peter, io mi sono letto bene lo Statuto del Fondo - la versione originale era molto più densa di riferimenti, ve la proporrò in un secondo momento, ed eccoci qua, a leggere una settimana dopo quello che avevamo scritto due settimane prima! Fa parte delle regole del gioco: i blog più autorevoli sono subissati di richieste, e quindi il tempo passa. Naturalmente Peter, da buon oxoniense, aveva scelto il titolo come ideale contrappunto a quello scelto da un noto cantabrigense. Ringrazio Project Syndicate e in particolare Damen Dowse per avermi rapidamente accordato il permesso di ripostare l'articolo. Divertitevi...)


Original version: The economic opportunity of Greece's exit.
We gratefully acknowledge Project Syndicate's permission to post the translated version.




Il primo articolo del Trattato di Roma – il documento che nel 1957 pose le basi di quella che sarebbe poi diventata l’Unione Europea – invoca la necessità di “porre le fondamenta di una unione sempre più stretta fra i popoli europei.” In tempi recenti tuttavia questo ideale è posto a rischio, danneggiato dalle stesse élite politiche che lo hanno propugnato, le quali hanno adottato una valuta comune trascurando completamente le faglie sottostanti.

Oggi queste crepe sono portate alla luce – e allargate – dalla crisi greca, apparentemente senza via di uscita, e il punto nel quale sono più evidenti è la relazione fra Grecia e Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Quando la crisi dell’euro esplose nel 2010, i funzionari europei si accorsero di non avere le competenze necessarie per gestire la minaccia di default sovrani e la potenziale rottura dell’Unione Monetaria. Per i funzionari dell’UE, evitare il collasso dell’Eurozona divenne il primo imperativo politico, e quindi si rivolsero al Fmi in cerca di aiuto. Le irregolarità nell’intervento del Fondo attestano quanto fossero seri – e tuttora lo siano – i problemi europei.

Per cominciare, gli Articles of Agreement (statuto) del FMI richiedono che il Fondo interagisco solo con entità pienamente responsabili per l’aiuto ricevuto: “il Tesoro, la Banca centrali, un Fondo di stabilizzazione, o un simile ente fiscale” di un paese membro. Ma le istituzioni con le quali il FMI sta trattando nell’Eurozona non sono più responsabili della gestione macroeconomica dei rispettivi paesi: questo potere, ora, è in mano alla Banca Centrale Europea (BCE). Prestando alla Grecia, è come se il Fondo avesse prestato a un’entità sub-nazionale, come una provincia o un comune, senza richiedere garanzie di restituzione dei fondi dalle autorità nazionali.

Un altro problema è il rilevante ordine di grandezza dell’intervento del Fondo. Le dimensioni del debito greco richiedevano prestiti su una scala di gran lunga superiore a quella che altri paesi potevano aspettarsi. All’“accesso eccezionale” alle risorse del FMI assicurato nel 2010 alla Grecia era stato posto un “limite cumulativo pari al 600%” della sua quota presso il Fondo, quota che misura il coinvolgimento finanziario di un paese presso il FMI. Ma nell’aprile del 2013 il finanziamento cumulato aveva raggiunto il 3212% della quota greca presso il FMI.

Il FMI ha dovuto esporsi in modo così massiccio a causa del rifiuto iniziale dell’Europa di prendere in considerazione abbuoni del debito greco, motivato dalla paura delle autorità europee che il contagio finanziario avrebbe travolto la rete di protezione del sistema bancario europeo. Questa decisione ha provocato incertezza circa la capacità dell’unione monetaria di risolvere la crisi e ha aggravato la contrazione del prodotto in Grecia. Quando, nel 2012, si è finalmente raggiunto un accordo per la ristrutturazione del debito, esso forniva ai creditori privato l’opportunità di ridurre le proprie esposizioni scaricando i loro crediti residui sui contribuenti.

Inizialmente, la posizione ufficiale del FMI era che il debito greco fosse sostenibile. Ma lo staff del Fondo sapeva che le cose non stavano così. Nel 2013, il Fondo ha ammesso chi i suoi analisti erano a conoscenza del fatto che il debito greco non era sostenibile, ma avevano deciso di andare avanti col programma “because of the fear that spillovers from Greece would threaten the euro area and the global economy.” (per paura che il contagio dalla Grecia minacciasse la zona euro e l’economia globale).

Inoltre, dal novembre 2010 all’aprile 2013 il FMI ha rivisto al ribasso del 27% le sue previsioni sul valore che il PIL nominale greco avrebbe assunto nel 2014. Ciò solleva qualche dubbio sulla trasparenza e l’affidabilità delle proiezioni di sostenibilità del debito emesse dal Fondo. Ne deriva una conseguenza sconcertante: il FMI era incapace di fornire un quadro di riferimento credibile per l’aggiustamento che la Grecia avrebbe dovuto portare a termine.

Questo quadro fornisce elementi cruciali per i negoziati in corso (al momento della scrittura dell’articolo, NdA), perché rivela che lo scopo del salvataggio della Grecia non era quello di ripristinare la prosperità dei suoi abitanti, ma quello di salvare l’Eurozona. Ciò posto, il nuovo governo greco ha assolutamente ragione nel rimettere in questione i termini degli accorsi precedenti.

Gli accordi presi dalle amministrazioni precedenti ridurranno certamente le opzioni politiche a disposizione del nuovo governo, soprattutto per quanto riguarda la riduzione del debito, che richiederebbe un default unilaterale e la secessione dall’Eurozona. Ma un governo democraticamente eletto non deve necessariamente essere vincolato dagli impegni dei propri predecessori, e ciò è doppiamente vero sull’onda di un’elezione che in effetti è stato un referendum su quegli impegni.

Gli ultimatum emessi da istituzioni non elette, e che hanno compromesso la propria legittimità, hanno infiammato sentimenti anti-UE in tutto il continente. Il peggiore esito possibile dei negoziati in corso sarebbe la sottomissione della Grecia alle domande dei propri creditori, con poche concessioni in cambio (NdA: l’articolo è stato accettato per la pubblicazione il 13 febbraio, una settimana prima che le cose andassero come temevamo...). Questo risultato alimenterebbe il sostegno dell’elettorato a partiti e movimenti anti-UE ovunque, ed equivarrebbe a un’opportunità mancata per la Grecia e per l’Europa.

Questa opportunità è il default e l’uscita dall’Eurozona, che permetterebbe alla Grecia di cominciare a correggere gli errori passati e a mettere la sua economia su un percorso di ripresa e di crescita sostenibile. A quel punto, la UE dovrebbe saggiamente comportarsi di conseguenza, smantellando l’unione monetaria e garantendo riduzioni del debito alle economie più depresse. Solo allora gli ideali sui quali l’UE è stata fondata potranno essere realizzati.








(...bene: ora o si fa l'Europa, smontando l'euro, o si muore. Iscrivetevi a ProSyn, commentate, condividete sul vostro Facebook l'articolo originale e condividete via Twitter l'articolo originale. Devono sapere che siamo tanti, questo renderà più spedita la pubblicazione dei prossimi contributi. Originale, chiaro? Cioè versione inglese. Anche se la condividete con chi non la capisce. Poi gli condividete anche la traduzione. Che siamo tanti devono saperlo loro...)

43 commenti:

  1. Ricordo che c'è un altro lavoro di Keynes, molto meno noto ma non meno importante, che riprende lo stesso titolo: "The Economic Consequences of Mr. Churchill". Qui di seguito, una sintesi trovata in rete: John Maynard Keynes published a broad-ranging attack on Britain's return to the gold standard in 1925 in which he argued that Britain had returned to the gold standard at too high a parity. He suggested that committing to the pre-war parity would ultimately prove deflationary with deleterious consequences for employment and growth. In this excerpt, Keynes rejects the financial community’s unanimity in favor of a return to the gold standard, a consensus of opinion that is illustrated in several of the immediately previous documents. Keynes' analysis proved prescient.

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  2. "Iscrivetevi a ProSyn, commentate"

    Fatto !

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    1. Grazie S.P., sei un amico (da sempre)...

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    2. Yanez è il campione mondiale del marcamento ad uomo. È anche il massimo esperto mondiale di feta e yogurt.
      Poi venne il calcio totale olandese. Ma lui niente: catenaccio a vita.
      Cosa sarebbe il mondo senza questi simpaticoni!

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    3. Ah vedo che l'anonimato è per molti ma non per tutti!

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  3. se non mi inganno:
    non "alla Grecia era stato posto un “limite cumulativo pari al 600%” della quota del FMI presso il Fondo"
    ma "alla Grecia era stato posto un “limite cumulativo pari al 600%” della quota del paese presso il Fondo"
    right?

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  4. "Ne deriva una conseguenza sconcertante: il FMI era incapace di fornire un quadro di riferimento credibile per l’aggiustamento che la Grecia avrebbe dovuto portare a termine."
    (Si ode il rumore dell'n-simo chiodo sulla bara)

    Peccato non sia stato possibile inserire il riferimento ad a/simmetrie nella sintetica bio in testa alla prima pagina.

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  5. “Quantunque la politica finanziaria della famosa Casa Nucingen sia già stata illustrata in altra sede, non sarà inutile far osservare che patrimoni di quella mole non si acquistano, non si costituiscono, non si accrescono e non si conservano, fra le rivoluzioni commerciali, politiche e industriali della nostra epoca, senza enormi perdite di capitali, o, se volete, senza che quelli privati vengano gravosamente tassati. Nel tesoro comune del globo terrestre si versano pochissimi valori di nuova costituzione: ogni nuovo accaparramento rappresenta una nuova disuguaglianza nella suddivisione generale. Lo stato rende ciò che chiede: ma ciò che una Casa Nucingen si prende, se lo tiene. E questo colpo mancino sfugge alle leggi, per la stessa ragione che avrebbe fatto di Federico II un Jacques Collin o un Mandrin, se invece di agire sulle province a forza di battaglie egli avesse lavorato nel contrabbando o sui titoli mobiliari.
    Costringere gli stati europei a prestiti gravati del venti o del dieci per cento d'interesse, guadagnare questo dieci o venti per cento sui capitali pubblici, taglieggiare su vasta scala le industrie accaparrandosi le materie prime, tendere al proprietario di un'industria una corda per tenerlo a galla finché la sua azienda asfissiata riprenda fiato: insomma, tutte queste vittorie, riportate nei combattimenti a colpi di scudi, costituiscono l'alta politica del denaro. Certo, per il banchiere come per il conquistatore, in questi combattimenti ci sono molti rischi: ma ce ne così poca, di gente che sia in grado di affrontare simili combattimenti, che il gregge non ha nulla a che vederci, e soltanto i pastori dirigono le operazioni in questo campo.”

    Balzac, Splendori e miserie delle cortigiane

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  6. Ciao sono nuovo in questo blog.
    Mi chiamo Biagio e avrei delle domande.
    Forse gia sono state poste e risposte da qualche parte in questo blog. Confiderò nella bontà di qualcuno nel rispondere o point me in the right direction!
    Le domande che vi pongo sono le seguenti: ma la Germania, se non avesse il suo bel surplus nella bilancia dei pagamenti, insisterebbe comunque nelle politiche di austerity?
    Non è stato proprio l'allentamento dei manici della borsa che tutti i paesi aderenti all'euro hanno avuto appena entrati a far si che il suo surplus sia di questa entità?
    Vi ringrazio in anticipo per le eventuali risposte.

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    1. Perdonami, ma sembra un loop: la Germania ha il suo super surplus proprio perché gli altri si sono indebitati per comprare i suoi prodotti. Se non avesse il surplus probabilmente anche noi PIGS saremmo meno indebitati (magari lo saremmo lo stesso verso qualcun altro).

      La Germania sta segando, come ha sempre detto il prof, il comodo ramo su cui è seduta.

      (spero di non aver detto boiate, se no me ne scuso).

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    2. Chiaro.
      Quindi alla Germania non ha interessato lasciare le cose come stavano pre-crisi, cioè quando incassava molto da noi con deficit privati, ma ha deciso di rientrare dei crediti emessi agli sfaticati del sud attraverso la austerity, che altro non è che il modo legale per trasformare il debito privato in debito pubblico fra l'altro, perchè dopo lo shock Lehmann tutti i creditori se la sono fatta addosso!
      Ma...
      Ora che l'origine di quello shock (USA) sembra essersi ripreso, e visto che l'azione della Germania era piú una reazione, che senso ha a continuare con questa austerity?
      Non converrebbe anche a lei allentare ora, visto che quando ripartono gli USA di solito uno si aspetta che ricomincino ad importare sostenendo la domanda dell'Europa, così che in Europa vinca il migliore?

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    3. Se i dati che ho visto sono corretti (
      x es. qui
      ) a me non pare che il ramo economico della Germania scricchioli.
      Sembra piuttosto che, dopo aver spolpato i poveri PIIGS (che ora effettivamente importano meno prodotti tedeschi) e grazie a un euro tenuto basso dai medesimi PIIGS, a Germania abbia guadagnato molto nelle esportazioni fuori dall'eurozona.

      Quello che sta segando è il ramo politico perché sono avidi, miopi e ottusi, incapaci di collaborare e smaniosi di dominare dall'alto della loro presunta superiorità morale (non ce l'ho con il signor Müller qualunque preda della stessa propaganda che ha lessato il cervello a molti anche in Italia e nel resto d'Europa, ma con le oligarchie e i politici)

      ps
      Se ho detto una cazzata, correggetemi.

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    4. Vi ringrazio per le risposte.
      Sono nuovo di questo (o di alcun) blog, seguo da molto tempo il professor Alberto Bagnai e tutti voi, ma non ho mai pensato di partecipare attivamente.
      Goofynomics è diventato il fornitore ufficiale di informazione economica.
      Keep it up guys!
      Biagio from Delaware (USA)

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    5. @Silvia
      Silvia buonasera, è vero, purtroppo non siamo ancora nella fase "scricchiolante".
      E nello specifico non è proprio vero che i PIIGS importino di meno dalla Germania: almeno per l'Italia i dati Istat (vedi Istat Commercio Estero dati 17/02/2015- serie Geo_ateco_12_2014.xlsx) riportano che le ns importazioni dalla Germania per l'anno 2014 crescono del 2,5% rispetto al 2013, passando da 53,3 MLD (2013) a 54,6 MLD (2014). E' vero che considerando lo stesso periodo le ns esportazioni verso i biondi teutonici sono aumentate del 3,3% (si proprio così! ... da 48,5 MLD a 50,0 MLD), andando pertanto a diminuire il ns deficit commerciale da -4,8 MLD a -4,6 MLD, ma è anche vero che i signori della WW (only for example) non hanno certo nessuna intenzione di rinunciare al loro bel euro finché il mercato europeo tira ancora.
      Ho paura che non ci abbiano spolpato ancora abbastanza, e che la strada è ancora (relativamente) lunga.
      Buona giornata.

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    6. @ Biagio (25 febbraio 2015 22:49)

      “Non converrebbe anche a lei allentare ora, visto che quando ripartono gli USA di solito uno si aspetta che ricomincino ad importare sostenendo la domanda dell'Europa, così che in Europa vinca il migliore?”

      Non molto, visto che spesso e volentieri il migliore è l'Italia. Va infatti ricordato che la manifattura italiana nei settori della metallurgia, della meccanica, dell'aerospaziale, ecc., surclassa regolarmente la tanto decantata Germania sui mercati internazionali, «registrando avanzi commerciali ben superiori a quelli delle aziende tedesche».
      Attualmente la tendenza è favorita anche dalla svalutazione dell'€ e vale la pena di notare, a beneficio di coloro che tremano all'idea di tornare alla lira paventando gli effetti catastrofici della svalutazione, che «grazie alla svalutazione monetaria le vendite stanno tornando a crescere e pure i posti di lavoro».

      Del resto, l'Italia “doveva” entrare nell'€ perché «un’Italia fuori dall’euro, e insieme strettamente legata all’industria tedesca, farebbe una concorrenza rovinosa».
      Parola di Helmut Kohl.

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    7. Hai visto quanto aiuto per due domande che sarebbe bastato leggere le istruzioni in home page?

      Non c'è più la netiquette di una volta.
      E ora come quasi tutti i giorni faccio il mio percorso...:)

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    8. @Silvia intendevo anche io il ramo politico, quello economico, probabilmente crollerà subito dopo.

      Io però credo che lo sfaldamento, anche se ancora non particolarmente visibile, stia già avvenendo.
      Il braccio di ferro con Trippas ha mostrato il vero volto della UE: comanda la Germania.
      Questo è un monito per chi voleva fare appelli o sbattere i pugni e rovesciare il tavolo.
      E' stato concesso un inutile proroga al prestito e comunque sia, questo, provoca un precedente.
      Cosa succederà ora tra 4 mesi ? Come abbiamo sempre letto in questo blog la strada della Germania è obbligata, sono in un cul de sac e non credo potranno uscire da questa situazione.

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    9. Buonasera Carlo e Davide,
      grazie per la correzione: per sintetizzare e semplificare sono stata imprecisa.
      Ovviamente quello che conta è il saldo delle partite correnti (credo si chiami così la differenza tra export e import) ma mi pare che questo non cambi la sostanza su cui siamo d'accordo: a scricchiolare (per ora) non è l'economia tedesca, ma la loro politica che causa squilibri tra nazioni aggravati da una distribuzione del reddito all'interno degli stati molto sbilanciata.

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. Certo che la traduzione in italiano è migliore qui! :)

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  9. Condivisi su Fb originale e traduzione come visibili a chiunque.

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  10. dall'euro non si esce - è già pronta la nuova banconota da 20 euro che andrà in circolazione il prossimo 25 novembre 2015

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    1. I 4 mesi di tempo per la Grecia e per la UEM magari serviranno per stampare un po' di dracme.

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    2. Questa te la rubo e ti cito. Posso?

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    3. Avevo letto "lacrime" non "dracme", un'allucinazione. Non rubo niente allora. Comunque ringrazio per l' azione lisergica.

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  11. Che rispostine al commento del sig. Schimermann all' articolo dei FabFour su Project Syndacate.
    Chissà se si sarà fermato un attimo a pensare.
    In ogni caso complimenti ai mastini d'esportazione.

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  12. Non avrai altra moneta all'nfuori di me!

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  13. Non male direi, anche rispetto agli altri articoli... 52 commenti, 643 condivisioni Twitter e 161 su FB. Più qualcosa anche sugli altri social.
    Spero serva perché, nonostante alcuni commenti del cavolo. Ve lo meritate e poi lo sa che io ho un debole per la Brigitte

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  14. Fatto anche noi. A proposito: anche io ho un debole per LE Brigitte..

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  15. Azz Albè sei arrivato addirittura su Pro Syn! Complimenti veramente. Per fortuna che gli articoli che riguardano l'Europa già Pro Syn li traduce anche in italiano, comunque provvederò a condividere a manetta.

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  16. Chiedo il permesso per rendere noto il programma del limes festival che si tiene a Genova il 6-7-8 marzo

    Mi pare, personalmente, interessante il 6 alle ore 10
    "Iimes incontra le scuole - Che cos'è la moneta"
    Se ci riesco ci vado (sperando di limitare i danni)

    Grazie

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  17. Non lasceranno uscire facilmente la Grecia dall'euro, perchè sennò si creerebbe un precedente. Forse bisognerà davvero attendere che la Germania seghi il ramo, sul quale sta seduta?
    Ma nel frattempo non abbiamo nulla da preoccuparsi, quei piddini di Repubblica scrivono che la fiducia dei consumatori è ai massimi dal 2002. A me non sembra, sono almeno 2 anni che quando vado al supermercato non vedo più carrelloni di spesa, ma spese che variano dai 10 ai 40 euro massimi. Forse il campione del sondaggio sono i partecipanti alle cene renziane, le famose cene a 1.000 euro a persona. Se così fosse, il campione non è significativo perchè non rappresentativo della popolazione, per cui il sondaggio non è valevole di nessun ragionamento logico. e inoltre, cosa dire del fatto che molti italiani stiano diventando euro-scettici? Che qualcuno stia finalmente ragionando, grazie anche a questo ottimo blog?

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  18. Repetita juvant - Le conseguenze economiche della EU

    Ho trovato molto utile stamparmi i grafici a colori del CIPE
    http://www.cipecomitato.it/it/eventi/2014/ottobre/News_0003
    e di tenerli insieme ai due libri del Prof. (per una rapida consultazione).

    In particolare segnalo la tabella "Evoluzione del PIL pro-capite nell'Unione europea", che complementa i corrispondenti grafici di IPF e di TDE.

    In Italia siamo ormai scesi sotto la media dil PIL/pro-capite dell'EU a 28 membri (e si continua a scendere...)!

    Per quelli poi che ancora dubitano dell'applicazione delle ultime 'riforme' del lavoro anche ai dipendenti pubblici consiglio infine di guardarsi il grafico "Prestazioni sociali, pensioni e redditi da lavoro dipendente nella PA in % del PIL".

    L'incidenza prevista dal CIPE della spesa per gli stipendi dei dipendenti pubblici nel 2018 (triangolini verdi) scende infatti di ben 1,5 punti di PIL rispetto ad oggi.

    La curva viola (pensioni) non viene invece curiosamente mostrata oltre il 2014, probabilmente perche' anche quella scendera' (a colpi di decretazione d'urgenza).




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  19. Fatto anche io.
    Aggiungo che, dopo anni, sono tornato sul sito del Sole24Ore e ho iniziato a leggere l'articolo sulla fantomatica ripresa ispanica.
    Però ho notato con sorpresa il livello piuttosto competente dei commenti che smontavano l'articolo riportando dati di posizione netta, deficit su PIL ecc ecc.
    Che la cura formativa del prof. stia dando buoni frutti....

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  20. Aggiungo, ma non so se è la sede giusta, che domenica sera, su RAI3, al programma di Presa Diretta si parlerà di Austerity applicata all'Italia.
    Sarebbe da guardare in cerca di strafalcioni. Io lo farò

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  21. nei modelli di €xit un fattore da considerare è la perdita in conto capitale di chi esce ed è costretto a vedere i propri crediti deteriorarsi (per via della svalutazione propria/rivalutazione propria).
    La Germania che è cmq cattiva (perché scusate, usare un sistema per baggiare il prossimo ha un identificativo ben chiaro.. ) fa di tutto per ritornare dei propri crediti o farseli pagare da altri (noi per intenderci).

    ciò fa capire che essere "furbi" (nel senso dispreggiativo del termine) è condizione che spazia in tutto il mondo.
    la differenza evidentemente è tra vinti e vincitori (intra popoli e inter popoli)

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  22. Infatti normalmente lo guardo in streaming la sera dopo senza pubblicità...

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