Chiedo scusa, ma ne ho piene le tasche dei cretini che quotidianamente ci importunano nella cloaca nera con i miasmi delle loro flatulenze verbali. Penso sia quindi utile per tutti noi mettere le cose in prospettiva, ribadendo un concetto essenziale e misurabile: l'euro ci era stato annunciato come valuta forte e stabile, ma i dati dicono che non è stata particolarmente stabile e che non si sta rivelando particolarmente forte. Mi è venuto in mente di ribadire questo punto semplice ma incontestabile (se non dai cretini, che qui comunque hanno libertà di espressione del pensiero) intravedendo oggi un tweet del nostro amico involontariamente esilarante:
che lamentava il raggiungimento del livello più basso dell'euro dal 2022 (!) a causa di preoccupazioni sull'economia europea (!).
Ho rimesso doppiamente in prospettiva questo tweet surreale con un breve intervento:
Eh sì! Perché innanzitutto non è il valore più basso dal 2022, ma dal 2008, e poi le preoccupazioni non sono per l'Europa, ma per la Germania.
Non poteva non inserirsi il prototipo del troll drindrino:
un ellissoide di rotazione che adesso bloccherò, perché oltre a essere diversamente intelligente è anche molto, ma molto monotono... Ma questo qui non interessa: ve lo indico solo a titolo didattico come prototipo dei cretini della liretta, il cui nome è Legione.
E allora parliamone, della liretta, ma coi dati!
I dati ci sono: quelli dal 1960 alla fine del 1998 li trovate sulle International Financial Statistics del FMI:
espressi in quantità di lire necessaria per acquistare un dollaro (quotazione incerto per certo), ma volendo anche sui Key Short Term Economic Indicators (accessibili dal
Data Explorer dell'OCSE), sempre espressi come unità di valuta nazionale per dollaro, con la differenza però che l'OCSE prende come riferimento per la valuta nazionale l'euro:
In altre parole, questo significa che i dati OCSE e i dati FMI sono esattamente gli stessi, a meno della moltiplicazione per un numero che ben conoscete:
Per ottenere la serie in lire (quella fornita dal FMI) basta moltiplicare la serie in euro (quella fornita dall'OCSE) per 1936.27.
Ovvio, no?
Perché ci occorrono due fonti? Perché il FMI smette di riportare il cambio lira/dollaro da quando la lira non esiste più (cioè dal 1999). Viceversa, l'OCSE riporta il cambio della valuta italiana rispetto al dollaro sia quando questa valuta era la lira che quando questa valuta era l'euro. In effetti, ci basterebbe quindi come fonte l'OCSE, ma ho voluto confrontare le due fonti nel foglio Excel che vedete qua sopra per essere certo che la misurazione retrospettiva dell'OCSE coincidesse con quanto avevo appreso del cambio lira/dollaro nella mia lontana giovinezza.
Ve la faccio breve. I dati sono questi:
Sono dati mensili dal gennaio del 1960 al novembre del 2024.
Chiedo (per un amico): sapreste indicarmi in quale punto del grafico l'Italia entra nell'Unione Economica e Monetaria? L'ingresso nell'euro ci è stato proposto come raggiungimento di una stabilità ormai perduta dall'abbandono di Bretton Woods, come fine di un periodo di volatilità eccessiva e di svalutazioni devastanti (che sul grafico si vedono come impennate, come aumento della quantità di valuta nazionale necessaria per comprare un dollaro), e quindi, se la promessa tanto sbandierata fosse stata almeno un po' mantenuta, non dovrebbe essere difficile individuare il momento in cui essa è venuta a compimento, no? D'altronde, se ci fate caso, l'abbandono della stabilità che il sistema di cambi fissi di Bretton Woods ci garantiva nel grafico si vede piuttosto bene, giusto? Si vede quando il cambio cessa di essere fisso (retta orizzontale) e comincia a muoversi, o no? E quindi, di converso, la ritrovata stabilità conferita dall'euro, di cui tutti gli euroti cianciavano e tuttora cianciano, dovrebbe essere altrettanto facilmente individuabile, o sbaglio?
Eh...
No, mi sa di no...
Dai, vi aiuto mettendo le date e un paio di rette verticali...
La serie FMI (in lire) è rappresentata sull'asse di sinistra, quella OCSE (in dollari) sull'asse di destra, le due serie sono, com'è ovvio per i motivi che vi ho detto sopra, perfettamente sovrapponibili, e ho messo due linee verticali per indicarvi i due eventi storici marcanti di cui vi parlavo sopra.
La linea verticale rossa indica un evento di cui vi accorgereste anche se non ve lo evidenziassi: la fine del sistema di Bretton Woods decretata da Nixon a Ferragosto del 1971. Da lì in avanti (cioè verso destra) si comincia a percepire una certa instabilità di quello che prima era un cambio fisso (cioè una linea perfettamente orizzontale). La linea verticale celeste indica invece l'evento che non riuscivate a collocare, cioè l'ingresso dell'Italia nell'Unione Economica e Monetaria. Come? Non vedete l'immediato raggiungimento di una rinnovata stabilità? No!?
Eh, no.
Non lo vedete perché non c'è.
La valuta italiana è stata volatile rispetto al dollaro sia quando si chiamava lira che quando si chiamava euro, cioè sia quando la gestivano i corrotti e dissoluti banchieri centrali italiani non ancora indipendenti, che quando la gestivano i puri e rigorosi banchieri centrali leuropei indipendenti! Tanto per darvi un'idea, dall'ingresso nell'euro a gennaio del 1999 all'ottobre del 2000 (in 22 mesi) l'euro si svalutò del 26%! E sapete perché? Perché la Germania era il malato d'Europa (come adesso) e aveva bisogno di un aiutino.
(...sul grafico, dove il cambio è quotato incerto per certo, questa svalutazione figura come un incremento del 35% del costo di un dollaro in valuta nazionale: se ci vuole più valuta nazionale per acquistare un dollaro, vuol dire che la valuta nazionale vale di meno...)
Ma... ma... ma... una svalutazione simile somiglia tanto a quello che accadeva alla liretta nei turbolenti anni '80, quando qui, a sentire i porci imbecilli antitaliani, era tutta svalutazionecompetitiva e carriole per fare la spesa! In effetti, allora occorsero solo 20 mesi (dall'agosto del 1983 al marzo del 1985) per svalutare della stessa entità...
Eh, vedi che forte l'eurone!
Ci ha fatto resistere due mesi in più...
Sossodisfazzioni...
E inoltre, dirà qualcuno, dopo questa infausta partenza l'eurone si è rafforzato: lo si vede bene nel grafico, anzi, nei due grafici, anche in quello mostrato all'amico diversamente italiano e involontariamente comico: lì il rafforzamento dell'eurone si vede come crescita della spezzata rossa (a indicare che un eurone comprava più dollari), mentre nel grafico più esteso si vede come una calo della spezzata rossa (a indicare che ci volevano meno euroni - nel frattempo diventati valuta italiana - per comprare un dollaro).
Giusto!
A fare i conti, si vede che dall'ottobre del 2000 al luglio del 2008 la quantità di valuta italiana (euro) necessaria per acquistare un dollaro è diminuita del 45.8%, cioè, di converso, che una poderosa erezione rivalutazione ha fatto aumentare l'eurone di ben l'85% (84.6%, ma arrotondiamo)!
Acciderbolina, che performance erotica (se pure in 94 mesi)!
Ma... ma... ma... è più o meno quello che accadeva nei decadenti e dissoluti anni '80, quando la casta, la cricca, la corruzione, erdebbitopubblico, le cavallette, le pallottole in garage (come dimenticare l'immortale Verzelli e il suo sproloquio dadaista? Chissà che fine avrà fatto, quel buon'uomo...), le svalutazzionicompetitive, e via scemenzando, indebolivano il potere di acquisto delle famiglie (che invece aumentava), ma fra il marzo del 1985 e il novembre del 1990 la lira si rivalutò dell'86% sul dollaro, e in soli 69 mesi (sì: si rivalutò più la lira nel 1985 che l'euro nel 2000, e in meno tempo. Li vedete i cazzo di dati? Vi serve un disegnino coi sottotitoli?).
Certo, dirà qualcuno, è chiaro, l'entrata nello "SME credibile" (daje a ride...) aveva contribuito a rafforzare il nostro tasso di cambio, che però poi si dimostrò insostenibile, tant'è che poi dovette cedere (nel grafico, la spezzata riprese a crescere), e nei 99 mesi fra il novembre del '90 e l'entrata nell'euro perse il 33%!
Eh, già...
Era deboluccia, la liretta...
Mica come l'eurone, che nei 99 mesi successivi al picco raggiunto a luglio 2008 ha perso il 29% (mica il 33%! Solo il 29%...) e da allora un altro 5%, e ci si aspetta che ceda ancora, in un tentativo vano di aiutare l'economia tedesca a proseguire la sua sciocca guerra contro il resto del mondo (che tanto si sa come va a finire: così).
Volete vederla in un altro modo?
Vi faccio vedere, sovrapponendoli, l'andamento del tasso di cambio dai "minimi relativi" di marzo 1985 e di ottobre 2000 (che nel grafico incerto per certo sono massimi relativi) per i 12 anni successivi. Per facilitare la vostra intuizione, esprimo i tassi di cambio in quotazione certo per incerto, quella che si usa oggi (per cui un aumento indica una rivalutazione) e li presento come indici con base 100 nel primo periodo osservato (così potete confrontare direttamente gli ordini di grandezza):
Ma voi, la radicale diversità, la profonda stabilità, del mondo dell'eurone rispetto a quello della liretta la vedete? Se non avessi etichettato con le date le due serie, sapreste scegliere a colpo sicuro quali dati vengono dal turbolento mondo della liretta e quali dallo stabile mondo dell'eurone?
Non credo.
E sapete perché?
Ma, direi per un motivo uguale e contrario a quello che spingerebbe un eurota, se si buttasse dalla finestra (Dio non voglia!), a pensare di essere lui ad attrarre la Terra con la propria massa.
Chiaro?
Beh, se non è chiaro, io mi arrendo: più chiaro di così non posso essere.
Con questo che cosa voglio dire?
Che è colpa degli altri, che è un complotto satanista di Soros e di Schwab, che se tornassimo al sesterzio nel Tevere scorrerebbe latte e miele, [puttanata a piacere inventata dai porci antitaliani]?
No.
Non voglio dire questo, né l'ho mai detto. Voglio dire quello che ho detto: che la promessa di stabilità sui mercati finanziari internazionali fatta da chi ci ha proposto l'euro non è stata mantenuta, e (per definizione) non per colpa nostra, visto che la possibilità di gestire la valuta ci è stata sottratta, quindi non possiamo essere noi i responsabili di una instabilità che abbiamo subito come tutti gli altri Stati membri ma che non dipende dalle nostre scelte (ma dalla salute dell'economia tedesca)!
Tutto qua.
Un vantaggio, un beneficio, che ci è stato chiesto di considerare perché essenziale, perché strategico, non si riscontra nei dati. Solo questo volevo dire: mi sembra abbastanza per aiutarvi a riconoscere un imbecille quando lo incontrate (operazione che può comunque essere utile, se non altro per non perdere tempo), e per riflettere su quali vantaggi non stiamo avendo dall'unione monetaria, la cui valutazione complessiva non si esaurisce, ovviamente, qui.
L'imbecille, naturalmente, dirà il contrario e ripeterà "liretta, liretta...". Ora voi avete visto la performance di leuretto, quindi sapete che cosa pensare.
Tanto vi dovevo, e ora vado a bloccare un po' di stolti...