martedì 19 agosto 2014

Debito estero e crescita: due obiettivi per due strumenti (ai politici)

Cari politici,

mi rivolgo a voi tutti: da quelli che sono al governo e non sanno cosa fare, a quelli che non ci sono, e non sanno come arrivarci. Lo faccio sulla base di due presupposti: il primo è che il vosto è un lavoro che richiede competenze specifiche e che rispetto. La retorica del "tutti a casa e poi ce mannamo quelli onesti " per me è puro fascismo, come qualsiasi argomento fatto per parlare alla pancia delle persone semplici. Quindi: massimo rispetto per il vostro ruolo e per il vostro sforzo. Il secondo presupposto è che esiste il reato di alto tradimento e noi siamo in una guerra, che per ora è "solo" economica (come se le guerre economiche non facessero morti!), ma che potrebbe trasformarsi presto in qualcos'altro, soprattutto se continuate a far finta di non capire quale sia l'interesse del nostro paese. Quindi: nessuna pietà per chi dovesse continuare a non far nulla per opporsi alla distruzione del nostro paese. La distruzione di reddito che sta avendo luogo nel nostro paese non ha precedenti al di fuori di eventi bellici ed ormai è seconda solo a quella causata dalla Seconda guerra mondiale, al termine della quale, come ricorderete, qualcuno dovette per così dire rovesciare bruscamente le proprie prospettive. Un esito tremendo, per scongiurare il quale ho esposto la mia persona e la mia carriera, ma che la vostra testardaggine (perdonate la franchezza, il momento non è quello dei convenevoli) sembra proprio voler a tutti i costi conseguire. Quando pensate che gli italiani stiano ancora troppo bene per ribellarsi alla situazione attuale, forse valutate la loro posizione partendo dalla vostra, che è lievemente più comoda della loro.

Sono sicuro che entrambi questi miei sentimenti (il rispetto per chi governa, e la richiesta pressante che lo faccia nell'interesse nazionale) sono condivisi dalla maggior parte di chi mi legge. Siamo pochi, certo, ma potremmo diventare di più, quindi io parlerò semplice, ma voi, vi prego, ascoltatemi.

Ormai ve lo hanno detto tutti che la nostra non è una crisi di debito pubblico, ma di debito estero. Cosa vuol dire? Vuol dire che da anni l'Italia spende per importazioni più di quello che incassa per esportazioni. Di conseguenza, il paese è costretto a indebitarsi col resto del mondo per poter continuare ad acquisire le risorse delle quali ha bisogno. Quando i creditori esteri sono andati in crisi (sostanzialmente, quando la Germania, che aveva investito stupidamente nel mercato subprime, si è trovata nell'esigenza di passare all'incasso dei suoi crediti con altri paesi: Grecia, Spagna, ecc.) è iniziato il bailamme nel quale ci troviamo. D'altra parte, se il problema non fosse questo, perché, ascoltando gente come Tabellini, ci proporreste come soluzione la riforma del mercato del lavoro, cioè, in sintesi, una riduzione di diritti dei lavoratori che prelude a una ulteriore compressione dei salari? Se il problema fosse di finanza pubblica, vi converrebbe che la gente guadagnasse di più, così pagherebbe più tasse e i conti pubblici tornerebbero in equilibrio. Ma il problema è anche e soprattutto di conti esteri, e allora voi sperate che, pagando di meno i lavoratori, i beni italiani diventino più convenienti, e vengano esportati, permettendoci di acquisire le risorse finanziarie che ci consentirebbero di pagare le importazioni senza indebitarci ulteriormente.

Questa è la semplice logica della riforma del mercato del lavoro, e l'hanno capita tutti, perfino voi, e quasi tutti hanno capito che voi l'avete capita. Quasi tutti hanno capito, cioè, che posti di fronte a due problemi (uno di finanza privata e uno, causato dal primo, di finanza pubblica) avete deciso, seguendo la linea di Monti, di fare gli interessi dei creditori esteri (distruggendo domanda e diritti interni), anziché quelli dei cittadini (ponendo fine a un sistema monetario che non ha ragione di esistere).

In qualche modo, come vi spiegherò, questa scelta era tecnicamente obbligata, ma... occhio ai rovesciamenti di prospettive!

Vi scrivo per chiarirvi coi dati che se pure noi non siamo in crisi come Grecia e Spagna, perché la nostra situazione era meno compromessa (avendo noi un sistema bancario meno esposto verso i creditori del Nord, famiglie e imprese meno propense a indebitarsi, e un debito pubblico che nei primi anni dell'euro era diminuito di 10 punti di Pil), tuttavia le terapie che vengono proposte da voi (austerità prima e repressione salariale poi), o da chi vorrebbe occupare il vostro posto (referendum sull'austerità), sono fallaci e rischiano, per così dire, di accelerare il rovesciamento di prospettive.

A questo scopo, permettetemi di mostrarvi trent'anni di storia dell'indebitamento estero italiano:


Le variabili sono espresse in percentuale del Pil. In nero avete l'accreditamento/indebitamento estero (fonte: Fmi), per gli amici CA (current account, saldo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti); in rosso e blu due stime del credito/debito estero dell'Italia, la cosiddetta "posizione (patrimoniale) netta sull'estero", per gli amici PNE (posizione netta sull'estero) o NIIP (net international investment position). Uso due fonti perché quella ufficiale, l'Eurostat, fornisce i dati solo dal 1997, quindi per gli anni precedenti mi sono servito di Lane e Milesi-Ferretti (2007), che sono gli studiosi più autorevoli nel campo. Per gli anni nei quali sono entrambe disponibili, le due stime largamente coincidono, quindi non c'è trucco, non c'è inganno.

Leggiamo insieme i dati, volete? Sapete, immagino quanta fretta abbiate. Ma tanti italiani stanno studiando questi dati perché, avendo perso il lavoro, hanno tempo per farlo. Sarebbe da parte vostra un segno di rispetto verso il loro disagio fermarsi un momento e studiare (senza contare il fatto che forse vi eviterebbe la perdita del lavoro, e magari il rovesciamento di prospettive).

Le variabili rappresentate sono nette, sono saldi, il che significa che se sono sopra lo zero, le cose vanno bene, e se sono sotto, vanno male cioè siamo in rosso. Vi metto in evidenza alcune cose:

1) dal 1980 a oggi l'Italia è sempre stata debitrice netta verso l'estero: i suoi debiti hanno sempre superato i suoi crediti, e questo lo si vede dal fatto che la linea blu prima, e quella rossa poi, sono sempre state in territorio negativo;

2) Dal 1980 a oggi l'Italia ha conosciuto un'unica situazione nella quale, pur avendo un debito netto, si è trovata in situazione di surplus, di accreditamento netto, e quindi ha potuto rimborsare i propri debiti esteri, riducendoli. È successo, a spanna, dal 1993 al 1999, quando, come vedete, la linea nera (il saldo delle partite correnti) passò rapidamente sopra lo zero, a significare che l'Italia incassava dall'estero più di quanto pagava all'estero, e quindi le linee rossa e blu risalirono da un debito netto di circa 12 punti di Pil (raggiunto dalla linea blu nel 1991) a un più confortevole debito di soli 5 punti di Pil. Il debito estero quindi si ridusse di 7 punti di Pil.

3) L'episodio di cui sopra (il surplus dal 1993 al 1999), si inquadra fra due episodi di deterioramento strutturale dei conti esteri, cioè due episodi nei quali ogni anno la linea nera scendeva, passando da una situazione di accreditamento, a una di pareggio, a una di indebitamento. Il primo episodio va dal 1986 (quando l'Italia era in lieve surplus) al 1992; il secondo va dal 1996 (quando il surplus italiano raggiunse il suo picco) al 2011.

4) Entrambi gli episodi di deterioramento strutturale sono legati all'adozione da parte dell'Italia di un cambio fisso. Quello del 1986-1992 corrisponde allo Sme credibile, cioè alla decisione politica di non var più rivalutare il marco all'interno dello Sme, e di far entrare l'Italia in una banda di oscillazione ristretta rispetto alla parità centrale con l'Ecu. Il secondo episodio coincide con la brusca rivalutazione della lira rispetto all'Ecu, con successivo aggancio a quella che sarebbe poi stata la parità irreversibile rispetto all'euro. Insomma: il primo episodio coincide con la "prova generale" dell'euro (fallita), cioè con lo Sme credibile (saltato con la crisi del 1992); il secondo episodio coincide con l'entrata de facto nell'euro (quella de jure si sarebbe verificata, come sapete, tre anni dopo, nel 1999).

Attenzione, ora arriva il punto importante:

5) Entrambi gli episodi si sono risolti in modo abbastanza rapido. Come vedete, fra 1992 e 1994 il saldo delle partite correnti migliorò di 3.863 punti di Pil, mentre fra 2013 e 2011 è migliorato di 3.832 punti di Pil. Praticamente la stessa cosa. Quindi siamo a posto?

6) No. Perché nonostante il miglioramento dei conti in termini di saldo estero (linea nera) ci sia stato, in termini di posizione patrimoniale la nostra situazione questa volta non è affatto migliorata, anzi! Mentre fra 1992 e 1994 il debito estero (linea blu) migliorò di due punti, per poi migliorare di altri cinque, fra il 2011 e il 2013 il nostro debito estero (linea rossa) è sprofondato di 6 punti, e non se ne vede la fine.

Questo il riassunto dei fatti.

Vi interessa capire perché?

Ve lo spiego subito. La differenza risiede in come è stato prodotto il miglioramento del saldo estero (linea nera). Monti, come ha fatto, ce lo ha detto: con l'austerità ha distrutto domanda interna, e quindi le persone, avendo meno soldi in tasca, hanno importato di meno. Il miglioramento dei conti esteri (il rapido innalzamento della linea nera) verrà sicuramente contrabbandato da qualcuno dei vostri sicofanti, da qualche operatore informativo, per un miglioramento della nostra competitività dovuto alle coraggiose riforme ecc. ecc., ma i dati dicono un'altra cosa, dicono quello che dice Monti. Il "miglioramento" è dovuto a un crollo delle importazioni:



Vedete cosa fa la sottile linea rossa nel 2011? Va a picco, e sono le importazioni. Il saldo fra export (linea blu) e import (linea rossa) è migliorato sostanzialmente per il crollo delle importazioni. Le esportazioni non sono nemmeno tornate al livello precrisi, e stanno tenendo botta principalmente grazie a quella piccola e media impresa che voi a parole dite di voler aiutare, ma che nei fatti state sterminando, facendovi strumenti passivi dell'odio ideologico di chi nella mia professione da destra e da sinistra, senza alcuna cognizione di causa, la addita come "metastasi" dell'economia italiana (solo perché la piccola e media impresa non può elargire le grosse consulenze che fanno gola agli economisti di destra, e non è terreno fertile per il grosso sindacato, che a sua volta è generoso di consulenza con gli economisti di sinistra).

Come andarono invece le cose nel 1992? Volete vedere com'è fatto un miglioramento dei conti basato su un vero recupero di competitività? È fatto così:


Nel 1992 riallineammo il cambio all'interno dello Sme, le esportazioni decollarono, le importazioni diminuirono per poi riprendere. Furono usati due strumenti: la politica valutaria, in senso espansivo, e quella fiscale, in senso restrittivo. La diminuzione iniziale delle importazioni fu dovuta non solo a un effetto di sostituzione (la gente comprava meno all'estero, perché era diventato meno conveniente a causa dell'indebolimento della lira), ma, in parte, anche alle note manovre lacrime e sangue. La differenza è che questa volta abbiamo avuto solo le manovre lacrime e sangue, e non sono certo finite (e voi lo sapete, anche se negate).

Non so se riesco a farvi afferrare il punto tecnico: nel 1992 per uscire dai guai e conseguire due obiettivi (aumento del reddito e diminuzione del debito estero) usammo due strumenti: manovra del cambio e manovra di bilancio. Nel 2011 per uscire dai guai abbiamo usato un solo strumento: la manovra di bilancio, l'austerità, e quindi abbiamo conseguito un solo obiettivo: un fragile miglioramento dei conti con l'estero, al costo della recessione più prolungata nella storia italiana (in pratica, dodici trimestri di diminuzione consecutiva del Pil con un'unica fugace eccezione).

Il 1992 è un esempio di politica economica corretta: due obiettivi (crescita e conti esteri), due strumenti (cambio e politica fiscale), il paese ha recuperato competitività diventando più ricco, e per questo ha potuto pagare i suoi debiti (vedi sopra al punto 2). Il 2011 è un esempio di politica economica sbagliata: due obiettivi (crescita e conti esteri), uno strumento (politica fiscale), il paese ha messo in equilibrio i conti esteri perché è diventato più povero, e così i suoi debiti verso l'estero sono aumentati (vedi sopra al punto 6).

Per fare contenti i cittadini e i creditori esteri, cioè per conseguire due obiettivi, avete bisogno di due strumenti. Si chiama "teorema di assegnazione statica di Tinbergen" ed è una cosa di buon senso: in economia non è sempre possibile prendere due piccioni con una fava. Viceversa, se hai un solo martello puoi usarlo per dare una volta un colpo al cerchio, e una volta un colpo alla botte: specialità di Grillo, ma anche di tutti voi.

Mi accingo a concludere.

Le soluzioni che vengono proposte dai Sarfatti Boys (riforma del mercato del lavoro, cioè taglio dei salari: almeno qui, dove nessuno ci ascolta, chiamiamo le cose col loro nome) sono evidentemente insensate. Condurrebbero a un ulteriore impoverimento del paese e a una ulteriore necessità di rincorrere la domanda estera, dopo aver distrutto quella interna. Forse la linea blu (esportazioni) si alzerebbe di poco, sicuramente la linea rossa (importazioni) scenderebbe di molto, ma, diventando più povero, il paese non riuscirebbe comunque a trovare le risorse per sottrarsi alla morsa del debito estero, che, al pari di quello pubblico, è stato portato da Monti a un valore record (almeno nel secondo dopoguerra).

Le soluzioni che vengono proposte dai Romanina Boys (referendum contro l'austerità brutta e cattiva) ignorano il semplice dato di fatto che una maggiore spesa si scarica in maggiori importazioni: la linea rossa (importazioni) tornerebbe sopra quella blu (esportazioni), la linea nera (saldo) tornerebbe sotto zero, e il debito con l'estero continuerebbe a sprofondare.

Sia i Sarfatty Boys che i Romanina Boys hanno un unico obiettivo: salvare l'euro, a qualsiasi costo, e in particolare al costo della pelle degli altri italiani, per i quali, almeno, i Sarfatti Boys hanno il buon gusto di non spedere ipocrite lacrimucce (il che li rende, in un certo senso, umanamente più accettabili). Ma la storia che vi ho raccontato è che entrambi commettono un errore blu di politica economica: quello di voler usare un solo strumento (per i Sarfatti Boys, la riforma del lavoro; per i Romanina Boys, la spesa pubblica), per conseguire due obiettivi (crescita e competitività, cioè equilibrio dei conti esteri), con in più l'aggravante che i Romanina Boys vogliono usarlo nella direzione sbagliata, il loro unico strumento, ovvero nella direzione che provocherebbe un pesante deterioramento dei conti esteri.

Perché lo fanno? Perché i Romanina Boys sono dei miei colleghi, che vogliono diventare vostri colleghi. Non è quindi strano che vi propongano delle ricette che, se voi le applicaste, vi metterebbero rapidamente fuori gioco, come ho spiegato qui. L'euro, si sa, lo rispettano, così si ingraziano chi comanda. Ma naturalmente propongono una ricetta che sembra "de sinistra", così si ingraziano chi fa finta di comandare. Se aveste mai bisogno di spremere ancora i contribuenti, o di tagliare i salari, cosa che senza riallineamento sarà necessaria, chi mettereste all'economia, Tabellini o Piga? Ma Piga, è chiaro! Lui dice che l'austerità è brutta, Tabellini dice che bisogna tagliare i salari: solo un fesso metterebbe Tabellini a tagliare i salari. E questo, Gustavo, che è indubbiamente una persona brillante, di intelligenza quasi luciferina, un angelo caduto dal paradiso della Sapienza nelle steppe della periferia orientale romana, lo sa. Da qui la proposta, tecnicamente risibile, ma politicamente scaltra (se rapportata ai veri obiettivi).

Quindi occhio: se vi state sedendo assicuratevi che non sia nella stanza: rischiereste di farvi sfilare la sedia da sotto!

Sia detto nel rispetto delle ambizioni di tutti.

Bene.

Per conseguire due obiettivi (il riequilibrio dei conti con l'estero, nell'interesse dei nostri creditori, e la crescita, nell'interesse nostro) occorrono due strumenti, e quali siano lo dicono i testi di economia e lo dimostra l'esperienza storica: il riallineamento della valuta nazionale, e la leva fiscale. Il riallineamento della valuta è necessario (e non solo per l'economia: vi sembra normale dover obbedire ar Nasone, a una persona priva di qualsiasi legittimità democratica che fa un uso piuttosto spregiudicato degli strumenti che ha a disposizione?).

Con il modello econometrico di a/simmetrie abbiamo valutato l'impatto di un riallineamento del 20% della valuta nazionale. I risultati dello studio, che si basa su un modello econometrico già pubblicato su rivista scientifica, sono ancora preliminari, perché devono comunque essere sottoposti al vaglio della comunità scientifica (ve lo dico per onestà intellettuale: non sono né un giornalista, né un aspirante politico). Tuttavia, qui siamo fra amici, e se non ne parlate con nessuno mi arrischio a farveli vedere:


L'anno zero, qui, è quello del riallineamento al ribasso della valuta nazionale. Attraverso il rilancio delle esportazioni, il riallineamento avrebbe un effetto immediato sulla crescita di quasi quattro punti (cioè passeremmo dal sottozero attuale a qualcosa sopra il tre): non è la crescita "cinese" della quale parla, con un'iperbole che serve a farsi capire meglio, l'amico Paolo Savona, ma gli somiglia, anche se ovviamente la performance si smorzerebbe negli anni successivi (notate che stiamo parlando di un riallineamento "una tantum"). L'impatto sull'inflazione ci sarebbe, certo, soprattutto a partire dal secondo anno dopo il riallineamento, anno nel quale avremmo 4.3 punti di inflazione in più rispetto alla situazione di partenza, il che, considerando che siamo in deflazione, non sarebbe poi un male, no? Considerando che per l'anno prossimo il Fmi prevede 0.65 (ma poi sarà di meno), significherebbe arrivare allo 0.65+4.3 = 4.95% di inflazione, che poi è più o meno quello che prevedo nel mio libro. Paura? Ci abbiamo vissuto per decenni. In totale, nei cinque anni dal riallineamento avremmo venti punti di crescita nominale cumulata in più, i quali, guarda caso, determinerebbero una riduzione di 20 punti di Pil del debito pubblico (che è del mestiere si immagina perché). Anche qui, considerando che per il 2017 il Fmi prevede un rapporto debito/Pil al 127%, significa che arriveremmo al 107%. Buttalo via! Il saldo pubblico migliorerebbe, a regime di quasi due punti (altro che gli zero virgola sui quali vi state incartando), perché la crescita ripartirebbe, e con essa il gettito fiscale. Significa, se il Fmi prevede bene, che nel 2017 invece di un deficit di 0.4 avremo un surplus di 2. Il saldo estero peggiorerebbe, nell'immediato, di circa 9 miliardi (certo, le importazioni costerebbero di più), ma tornerebbe positivo. Si potrebbe poi evitare questo effetto accompagnando la manovra valutaria con altre manovre, come fu fatto nel 1992. Quando presenteremo i risultati definitivi vi inviterò, così se vorrete potrete approfondire l'argomento.

Tutto risolto?

Certo che no: questa è solo una condizione necessaria, non è sufficiente. Certo che ci sono le riforme da fare, nella pubblica amministrazione, ad esempio. Certo che ci sono infrastrutture da migliorare (ad esempio, se cortesemente voleste mettermi un'antenna migliore sopra a Bolzano, mi cadrebbe meno spesso la linea, grazie). Certo che ci sono altre leve di politica economica da utilizzare, una volta che il riallineamento ci desse fiato (ad esempio, una ristrutturazione del prelievo fiscale, che è ormai non solo iniquo, ma soprattutto insostenibile). Certo. Nessuno propone soluzioni miracolistiche, tranne i Romanina Boys col loro "basta spenne, che cce vo'".

Mettiamola così: la nave è naufragata (per colpa di Monti) e voi siete in acqua. C'è un solo salvagente, ma purtroppo è sporco di catrame. Che fate? Affogate per non sporcarvi le mani, oppure vi aggrappate al salvagente, e a pulirvi ci pensate dopo?

Bene: il riallineamento del cambio è il vostro salvagente. Se non lo afferrate voi, lo afferreranno i mercati. Ora avete una scelta: o dimostrate di avere un minimo di carisma, e prendete voi il toro per le corna, oppure farete subire al vostro paese l'ennesima umiliazione, quella di apparire come il bimbo discolo che viene mandato in corridoio dalla maestra. Noi italiani non meritiamo questa umiliazione. Se voi non ce la eviterete, cari amici o comunque conoscenti, il rischio di rovesciamento di prospettiva si farebbe, per voi, non trascurabile.

Di lacrime, ve lo segnalo, ne abbiamo già versate tante...

Mi congedo.

So che mi prenderete per un pazzo presuntuoso: chi sono io perché voi, i potenti della Terra, o almeno della provincia, stiate a sentirmi? Vermis sum, come dice monseigneur Bienvenu in un libro che dovreste leggere, voi, che ormai la gente considera a prescindere "malvenuti", e spesso si regola di conseguenza (occhio al rovesciamento!). Be', a dire il vero ogni tanto qualcuno di voi mi telefona, qualcuno mi invita a trovarlo, bei palazzi, belle stanze, chiacchiere piacevoli, per carità: siete delle brave persone, in fondo, ma poi continuate a fare come vi pare, ed è anche giusto: siamo tutti adulti. Io, in più, sono italiano, e soffro per i miei morti, quelli di ieri, che io non ho dimenticato, e quelli di oggi, ma questo non importa, soprattutto a voi, temo. Io ho parlato per pietà umana, non solo verso i tanti morti dei quali portate la responsabilità, sia pure indiretta, ma anche verso di voi, che siete in una posizione particolarmente delicata e pericolosamente instabile (anche se, per dirla tutta, di assumere quella posizione non ve l'ha chiesto il medico, ed è quindi abbastanza scandaloso, sia detto con tutto il rispetto, che ci siate arrivati così impreparati, come i fatti dimostrano).

Voi, naturalmente, continuerete a fare come vi pare. E così farà la Storia, come ha sempre fatto.

Distinti saluti.

Alberto Bagnai

121 commenti:

  1. Era quello che volevo leggere da tempo. Analisi lucida e sintesi perfetta.
    Alla quale mi permetto di aggiungere soltanto che, sempre a mio giudizio, per fortuna siamo arrivati alla condizione di affondo imminente della nave.
    E' un colpo buono della sorte perchè eviterà decisioni che nascano soltanto dalla necessità di procrastinare, governare per durare come direbbe il presidente del consiglio, mettendo i politici ad un bivio: o scelgono l'unica alternativa possibile, che è quella del dissolvimento dell'unione monetaria, oppure mandano a fondo il Paese, epperò dopo vanno a fondo pure loro.
    L'Italia non è la Grecia e le politiche di distruzione della domanda interna hanno mandato in recessione il nord europa e l'intero mercato europeo.
    Non si può fare quello che è stato fatto in Portogallo e in Spagna per la semplice ragione che non funziona e conduce sempre a quello che lorsignori vogliono evitare, ovvero alla reiezione dell'euro, con la non trascurabile differenza di continuare a distruggere l'Italia e gli italiani e venire poi naturalmente travolti da tutto questo.
    Se la strategia geopolitica dietro l'euro era quella di introdurre un elemento che avrebbe ingenerato una crisi sistemica come la moneta unica per poi riformare l'Unione in senso federale questo obiettivo è ampiamente fallito.
    Avete fallito in quanto è stato concesso alla Germania di fare politiche di dumping salariale senza coordinamento con gli altri mercati del lavoro e nel contempo propagandando i sacrifici dei lavoratori come causati dai cattivi comportamenti dei cittadini del sud.
    Per converso, alcuni di voi hanno tentato di criminalizzare i cittadini del sud dipingendoli come corrotti ed evasori, dimenticando che il massimo splendore italiano coincide con i lingotti d'oro trovati in casa Poggiolini, mentre altri stanno tentando di far passare l'idea fortemente populista che la colpa sia dei cittadini tedeschi.
    Avete fallito, ora potete rimediare, ma dovete farlo subito, entro pochissimi mesi, altrimenti avrete fallito anche come uomini e dovrete assistere a quelli che il professor Bagnai ha denominato rovesciamenti di prospettiva.
    Attenti, la storia si ripete, come diceva il Vico.

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  2. Speriamo davvero che possa far breccia in qualcuno che abbia la forza di portarci fuori da questa follia.

    Perchè solo di follia si tratta.

    Grazie

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  3. Non e' vero che il debito estero e' generato dal saldo delle partite correnti, si confondono grandezze reali con altre monetarie. Cfr per esempio Claudio Borio http://www.bis.org/publ/work346.pdf

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    1. Carissimo,

      nell'attesa della lista, che sicuramente vorrai gentilmente produrci, delle tue pubblicazioni scientifiche sul tema dei global imbalances (le mie le trovi sul mio sito), colgo l'occasione per stabilire un punto di principio. Qui stiamo seguendo un percorso all'insegna dell'"anche tu economista", che si basa sul fatto che c'è un insegnante (io) e ci sono persone che con umiltà cercano di capire. Internet, fornendo accesso a tanti documenti, ma non fornendo, perché non può, né intelligenza (genetica) né capacità critica (culturale), rischia di indurre nelle persona una pericolosa sensazione di onnipotenza. Sai, non è perché conosciamo l'alfabeto che siamo tutti scrittori, non è perché conosciamo i numeri naturali (superficialmente) che siamo matematici, non è perché leggiucchiamo l'inglese che possiamo tutti capire cosa dice Borio. Il discorso di Borio, perdonami se te lo faccio notare, è fuori dalla tua portata, perché, in tutta evidenza, tu non hai letto le letture consigliate nella pagina delle Istruzioni per l'uso. A questo punto, però, visto che pensi di saperne più di me, prima di ragliare ulteriormente su cosa sia il current account ti esorterei a leggere il Manuale della Bilancia dei Pagamenti, sesta edizione, cominciando dal Capitolo 14, e tatuandoti in fronte (o nelle gonadi) la formula 12, che ti chiarisce il saldo delle partite correnti coincida con la variazione della posizione netta sull'estero, quale risulta dal saldo del conto finanziario (lasciamo un attimo da parte il capital account perché credo che per te sia meglio per il momento astrarre dalle complicazioni). Dopo aver letto il manuale, potrai utilmente leggere l'articolo sopra citato di Lane e Milesi-Ferretti che ti spiegherà perché l'identità teorica in pratica non si riscontra sempre nei dati misurati. Poi potrai fare un esame di economia internazionale e solo dopo potrai tornare a leggere Borio, e forse capirai quello che ha detto.

      Quanti anni hai?

      Nel caso tu non ne abbia abbastanza per leggere fra le righe, ti dico che fra le righe c'è scritto: "Ma come cazzo ti permetti? Ma tu diresti a un medico: "Non è vero che è un melanoma, è solo un neo?"" Io spero di sì, e lo sai perché? Perché i cialtroni tuttologi sono in eccesso di offerta. La colpa, naturalmente, non è tua, per carità. Capisco bene che il sistema di disinformazione fascista, anzi, repubblichina, per essere più precisi, che il potere ha costruito e mantiene abbia come suo fulcro l'idea che l'economia non sia una scienza, non si debba studiare, dal che consegue che sia lecito a qualsiasi cialtrone parlarne dalle colonne di un giornale (cosa che per la medicina non sarebbe consentito). Bene: il fascismo oggi è questo, è il fascismo dell'opinione, è il regime di chi ti dice che la Grecia sta meglio di noi. Tu, oggi, hai lavorato per quel regime. Forse dovresti cliccare sul primo link di questo post per capire che è una scelta sbagliata. Non ci si pronuncia con tanta prosopopea su cose che non si sanno. Fra un po', vedrai, smetteranno di farlo anche i politici. Tu sarebbe meglio che non avessi comnciato. Buona lettura del Manuale della Bilancia dei Pagamenti, e "non è vero" dillo a tu...

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    2. Caro Bagnai,
      mi spiace l'abbia presa male: andavo di corsa e il mio post forse è suonato scortese. Ma dico non è vero perchè non è vero: la bilancia dei pagamenti e quindi lo studio del manuale che Lei cita non c'entrano sostanzialmente nulla con gli squilibri di cui parliamo. Non a caso Borio spiega bene che i flussi di capitale rilevanti sono quelli lordi e non quelli (che Lei richiama) netti. Tra l'altro come ben Lei ricorda trattasi di identità contabili e quindi come tali non i non possono spiegare nulla
      Saluti

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    3. Mi spiace se suonerò scortese io: lei non capisce proprio di cosa sto parlando né di cosa stia parlando Borio. Io mi limito a proporre evidenze contabili (innegabili) e a spiegare l'impatto di diversi meccanismi di risoluzione della crisi su quelle evidenze. Se lei crede che i debiti non si accumulino facendo deficit, guardi, è un suo problema, e la pregherei di risolverlo altrove. Se non vuole studiare non c'è problema: basta che non intervenga!

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    4. Caro Bagnai
      peccato che la prenda male e tengo a precisare che l'uguaglianza contabile di cui lei parla è chiara e inattacabile per il semplice fatto che è un'identità.

      Le segnalo cmq che se Lei mai leggerà il paper di Borio scoprirà per quale ragione "...current accounts and the corresponding net capital flows say very little about financing activity and intermediation patterns"

      Saluti e scusi per l'intromissione

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    5. Gianni caro, ti ringrazio per la tua sfiducia nella mia capacità di leggere il paper di Borio. Vuoi capire sì o no che io non sto parlando di "financing activity and intermediation pattern"? Se vuoi, il discorso prosegue. Altrimenti è il classico discorso che si intavola quando arriva l'espertone: "Come stai?" "Il prato è blu". Credo che entrambi abbiamo di meglio da fare, no?

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  4. "le terapie che vengono proposte da voi (austerità prima e repressione salariale poi), o da chi vorrebbe occupare il vostro posto (referendum sull'austerità), sono fallaci e rischiano, per così dire, di accelerare il rovesciamento di prospettive."

    Occorre VALUTARE E DECIDERE, ADESSO: la mia carriera politica poggerà favorendo gli interessi degli elettori italiani, o assecondando false soluzioni contro gli interessi degli elettori italiani? COSTRUIAMO il consenso necessario ad una scelta PER l' interesse nazionale. Anche ex- post ovviamente. Noi, e molti altri, vi sosterremo.
    LUNGIMIRANZA, senza di essa, difficilmente la Storia si incarica di qualificare un Politico come uomo politico e STATISTA ITALIANO: CORAGGIO E GLORIA.
    Molti di quelli che non vi voterebbero vi sosterrebbero senza esitazione perchè la nostra vita è la vostra vita (politica), e viceversa.
    Il popolo italiano capirà gli errori passati e difenderà, insieme a VOI, sostenendovi, LA NOSTRA COSTITUZIONE. (LO HA GIA' FATTO IN PASSATO). FIDATEVI.
    Grazie Alberto per la tua intelligenza, moralità e lungimiranza.

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  5. Prof.,

    può essere utile leggere la posizione del governo sui dati relativi alla NIIP, così come viene espressa nel DEF 2014 approvato ad Aprile scorso (http://www.mef.gov.it/doc-finanza-pubblica/def/2014/documenti/DEF_Sezione_III_Programma_Nazionale_di_Riforma_xParte_IIx_a.pdf) (pg. 7 e seg.).


    "Il valore della posizione netta sull'estero a fine 2013 risultava pari a -28,9 per cento del PIL. Tale valore resta al di sotto della soglia che lo Scoreboard considera indice di una situazione di squilibrio di fondo del pese (-35%) ".

    In sostanza è tutto sotto controllo e nessun piano di riduzione della posizione debitoria dell'Italia è necessario. Inoltre il MEF, quindi anche Banca d'Italia, attribuiscono il peggioramento della NIIP negli ultimi anni principalmente ad effetti di rivalutazione: ad esempio la rivalutazione dell'euro ed all'aumento del valore dei titoli del debito pubblico detenuti da investitori non residenti. La spiegzine non mi sembra proprio soddisfacente....

    Gioacchino Salemme

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    1. La spiegazione è tecnicamente corretta, ma evidentemente non tiene conto della tendenza delle variabili. Se vogliamo aspettare di essere al -40 per accorgerci di aver sforato il -35 va bene, non c'è problema. Se comandassi io mi regolerei diversamente.

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  6. Questo è il secondo appello ai politici, in 5 giorni. In più nel mese di agosto, che dovrebbe essere tradizionalmente un periodo di vacanza e distensione. Ad ulteriore riprova, quindi, che il Prof. Bagnai scalpita come un cavallo da corsa, anche quando gli altri riposano.
    Il grafico delle partite correnti e della PNE italiana, tuttavia, non lo comprendo appieno. Se la linea nera si aggira intorno allo zero, nel corso degli anni, perché il debito estero continua invece ad andare sempre più giù ?
    L'unica spiegazione che mi do è che sono 2 entità diverse: la prima fa parte della bilancia commerciale (vado a reminescenze), mentre la seconda ovvero il debito estero fa parte del debito pubblico. Non so se mettere entrambe queste entità nello stesso grafico mi faciliti o meno la comprensione dell'intero fenomeno.
    A parte poi le dichiarazioni sconclusionate der Nasone :-), la mia domanda (a cui ovviamente non chiedo subito risposta, ma che pongo anche per far capire il mio livello di comprensione del suddetto post) è la seguente: come si può far risalire la linea rossa, ovvero come si può ridurre il debito estero ?
    Così, a naso (a proposito der Nasone) direi che si può fare aumentando le esportazioni più dell'aumento delle importazioni.

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    1. Caro, non andare a reminescenze. C'è una pagina di letture consigliate che potrebbero evitarti figure di palta come questa. Vedi anche quanto dico sopra a Gianni. Vale per tutti. Qui abbiamo iniziato da molto, siamo accoglienti, ma non possiamo iniziare ogni giorno il nostro percorso. Il debito estero netto si riduce mantenendo una posizione di surplus estero. Strano, eh? Pensa un po'. Se vuoi diventare più ricco, tu cosa fai? Spendi di più e guadagni di meno? Allora: temo che purtroppo i politici non ne sappiano molto più di te: però nel loro caso sono fatti loro, sono loro che ci sono voluti andare a guidare un'auto della quale non sanno nemmeno dove sia la frizione. Nel caso tuo, però, se sei qui è perché vuoi capire. Io non posso dare 2776 lezioni private di economia al giorno. Quindi, ti prego, fatti un giro nella sezione didattica e vedrai che le cose ti torneranno più chiare. Che ne dici, si può fare?

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    2. Grazie mille Prof.
      Sto finendo di leggere il suo libro per la seconda volta. Ho acquistato la Teoria Generale di Keynes e mi rivedo le parti del blog che trattano la bilancia commerciale.
      Spero che possa bastare.
      Altrimenti dopo passo anche a comprare il Gandolfo. :-)

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    3. Silva, La linea nera e' un flusso e le linee colorate sono stocks.

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    4. ..ed in ogni caso, ti consiglio il libro del prof "Modelli empirici di aggiustamento e crescita". Penso, senza esagerare, che sia La Bibbia che ognuno dovrebbe leggere.

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    5. Sono solo appunti di un buon allievo di Gandolfo, ma se non si leggono almeno quelli non si va da nessuna parte.

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    6. Grazie infinite delle utili indicazioni: mi metto subito a studiare il libro del prof "Modelli empirici di aggiustamento e crescita".
      Tanto per darvi un'ideina del mio livello: 20 anni fa ho dato l'esame di Macroeconomia a Pisa col Prof. Carlo Casarosa. Purtroppo ho prestato il manuale di Casarosa ad un amico e non l'ho più rivisto. Poi per divertirmi ho comprato il Blanchard ma mi ha molto deluso e l'ho riposto.

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  7. ...e gli sventurati risposero... " finché dura, fa verdura!"

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  8. Articolo veramente magistrale. Sintetico e chiaro all'inverosimile. Sarebbe interessante un approfondimento da parte sua sul caso del Giappone, visto che viene tirato in ballo in diversi ambiti per dimostrare tutto e il suo contrario (ho letto alcuni suoi interventi qui sul blog, ma non mi sembrava ci fosse niente di sistematico). Aggiungo un sentimento di solidarietà generica per gli attacchi quotidiani che è costretto a subire.

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  9. rispetto ai dati di sapir sono molto più pessimisti ma evidentemente nel discorso del francese sono inseriti gli investimenti (da aumentare, il discorso a seguire del prof insomma).
    per questo è interessante vedere come nei primi anni cmq avremmo una crescita del 6% solo per effetto del riallineamento.
    oh, chiaro che la condizioni necessaria debba poi essere accompagnata da altre cose (oh, nazionalizzazione BdI.. DAR!.. sostenimento iniziale dei consumi in attesa che gli investimenti e la crescita produca un aumento dell'occupazione).
    industrialmente bisognerebbe poi studiarsi bene le varie catene produttive (e metterci delle toppe.. ).
    cosa dire? il prof ci ha dato sia il pessimismo sia l'ottimismo della ragione

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    1. Sai che non ho avuto un attimo di tempo né per vedere bene le simulazioni di Jacques né per chiedergli dettagli sul modello? Il nostro dovremmo pubblicarlo come w.p. a settembre, in modo che sia possibile per tutti valutarne la qualità. Del resto, tutti i discorsetti su elasticità, relazioni che ci sono e relazioni che non ci sono, passeggiate aleatorie ecc. servono a portarvi vicini a capire cosa c'è sotto. Poi, per carità, si può anche fare tutto su una busta della spesa, come vi mostrerò in un prossimo post. Comunque, avere nel 2017 il debito pubblico al 107% del Pil, anziché il 127% previsto dal Fmi, non mi sembra poi un'ipotesi così pessimistica, no?

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  10. Io non penso che il politico medio sia stupido, di certo non può essere più stupido di me, ma allora perché se persino io capisco, lui no?
    Io penso che lui capisca ma fa finta di no essenzialmente perché in questo trova una convenienza. La mia ignoranza mi impedisce di capire in cosa consista ma deve esserci, per forza, altrimenti come spiegare questa ostinazione a distruggere quel poco che è rimasto di una nazione gloriosa?
    Per quel che mi riguarda, pur non amando i bruschi rovesciamenti di prospettiva, mi ricorderò di questi finti sciocchi quando avranno bisogno di me (questo è infatti il destino del politico: aver comunque bisogno di ogni insignificante cittadino, a tempo debito) comportandomi con altrettanta ostinata (finta) stupidità.
    Sia messo agli atti che invece lei, caro prof., ancora crede nella buona fede di questi "signori" e persevera nello spiegar loro cose che dovrebbero sapere.
    Ma certo potranno sempre dire di non aver ascoltato, di averla creduta affetta da sindrome di Cassandra, di aver commesso un clamoroso errore e lo faranno, senza vergogna, senza rimorsi.
    Sia messo agli atti anche che, in questo momento, lei dovrebbe essere in ferie; prenda esempio da chi riesce a mandare in ferie tutto, anche la coscienza civica.

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    1. Chi lavora con la testa non è mai in ferie. Cosa che non si può dire di certi ragionieruncoli che contano quanti tweet faccio in un giorno!

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  11. Guardo tutti i giorni il blog (anche più volte al giorno) per leggerla.
    Ormai è lei il mio canale d'informazione e non più tv e quotidiani.
    Lei ha raccontato e spiegato il perché della mia situazione. Ormai passati anni sono i fatti e non più il mio intuito (come quando iniziai a seguirla) a dire che ha ragione. M'informa. Così sempre nei casini sono, ma confortato dal capire il perché.
    Grazie mille professore e continui così.

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  12. DISCORSO DEL FUTURO PREMIER AGLI ITALIANI (GIA’ INSEDIATO)”

    “Cari italiani ho preparato questo discorso in gran segreto a causa dell’importanza dei suoi contenuti, temendo per questo motivo un improvvisa ingerenza, anche fisica, da parte di chi vi sta da anni ormai rubando il futuro.
    Dovete sapere che esistono due tipi di economie, quella teorica, oggetto di studio e anche di forti contrapposizioni fra i vari esperti e quella reale, che è data dall’insieme delle transazioni di beni e servizi che vengono scambiati quotidianamente dalla popolazione mondiale.
    Cosa accomuna queste due economie?
    Semplice, il mezzo con le quali esse possono esistere, cioè la moneta.
    Quindi se immaginiamo l’economia (entrambe) come un autovettura, il conducente come l’’essere umano e il motore come l’insieme di tutti i beni e servizi prodotti, allora non fatichiamo a comprendere che la moneta, se proprio non è il carburante, quantomeno ne è il lubrificante.
    Senza lubrificante il mezzo viaggia male, corre il rischio di danneggiarsi, di grippare il motore, mandando il conducente fuori strada a farsi molto male.
    Questa allegoria serve a farvi capire che senza politiche monetarie l’auto è in conducibile e purtroppo al nostro Paese è successo proprio questo, ci hanno reso il motore difettoso e la macchina inutilizzabile, diretta automaticamente verso una china pericolosa.
    Per questo motivo vi informo che insieme al mio staff tecnico, in queste ultime settimane, ed in gran segreto abbiamo approntato un piano di salvezza nazionale che prevede l’abbandono della perfida moneta unica per riappropriarci sia di una nuova valuta che anche di una nuova banca centrale, appena costituita e chiamata neo-banca d’Italia.
    Mi appello al vostro spirito unitario, al vostro coraggio ed alla comune solidarietà.
    Solo insieme riusciremo ad uscire da questo inganno mortale chiamato Eurozona ed a risorgere come sempre abbiamo fatto nel corso della nostra storia dopo ogni tragico evento”.

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  13. Provo a fare l'avvocato del diavolo. Va considerata anche l'ipotesi che i politici al potere abbiano della fine dell'euro maggior timore che non del declino nazionale. Forse conoscono e segretamente condividono anche tutte le argomentazioni scientifiche e razionali che propenderebbero per tale soluzione, ma ritengono che la dissoluzione caotica dell'eurozona porterebbe ad una serie di svalutazioni che accentuerebbero la guerra valutaria già in atto, acutizzando ulteriormente le tensioni nel mondo, magari anche con misure protettive, quali l'aumento dei dazi e il controllo dei capitali. Insomma, ad un mondo pericolosamente sull'orlo del baratro, il crollo dell'euro, potrebbe rappresentare la spinta fatale. Mi sforzo di mettermi nelle loro teste, senza condividerne le posizioni, ma ho il forte sospetto che solo la paura delle conseguenze della disgregazione dell'euro, possa in qualche modo spiegarne l'ignavia e la difesa ad oltranza di un progetto che si sta rivelando sbagliato e quindi insostenibile. Come per il terzo Reich, come per l'Urss: simul stabunt vel simul cadent.

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    1. Ma non è un discorso da "avvocato del diavolo", anche perché qui non stiamo né canonizzando né demonizzando nessuno, nemmeno il buon Gustavo, che fa come tutti quello che può. Il livello di impreparazione della classe politica è solare, te lo dico per esperienza: si dividono fra chi ammette di non sapere, e chi non lo ammette. A sapere saranno in tre, fra cui Fassina. Va anche detto che, per tornare all'inizio, è difficile immaginare cosa pensasse il tipo che è finito a testa in giù quando ha lasciato Milano. La storia della sua fine è interessante, ci sono tante decisioni sbagliate, avrebbe potuto salvare la pelle. Se la leggi col senno di poi sei tentato di pensare che non abbia voluto farlo. Insomma: nella storia esiste il caso, l'irrazionalità, ecc. Poi però la linea la tira sempre la banale contabilità nazionale, nemmeno l'economia. Quindi, come dire, non so dirti né se realmente pensano di poter tirare a campare a rischio della pelle, né se qualcuno chiamerà il loro bluff e quando (il solito Soros?). Io non parlo per cambiare la storia ma per mettermi la coscienza a posto.

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    2. Eppure è proprio con le parole che si cambia la Storia. Con le parole e con le armi, e sinceramente non saprei dire cos'ha più potere.

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  14. Un abbraccio amichevole e deferente, Alberto. Come l'Inquisitore a Filippo nel Don Carlos verdiano, stai chiedendo il signor di Posa, cioè l'euro, ai politici. Temo che, come Filippo, risponderanno: "No, giammai". Ma più ancora dei politici, saranno i loro consiglieri economici che risponderanno "No, giammai". Ormai è chiaro a tutti da tempo quale sia stato e sia anche ora il ruolo degli economisti in questa triste vicenda. Nel post, oltre alle verità "scientifiche", ci sono verità "aneddotiche" che fanno capire molto bene il ruolo di economisti e giornalisti di tutti i generi. A tutti costoro vorrei chiedere anche che cosa ne è della da loro tanto decantata meritocrazia, che mai è stata così vilipesa come in questi ultimi anni. La lettura dei cognomi di alcuni economisti e giornalisti mette malinconia e tristezza e fa volgere lo sguardo sgomento altrove. "E per la verità constatai che quegli uomini nel volgere di poco tempo fecero apparire oro, in confronto, il precedente sistema"

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    1. Per quanto su questo si possa discutere per ore, io credo che la vera feccia non sia nella mia professione, dove ho pochi amici, ma in quella giornalistica, dove invece di amici ne ho tanti. La media dei giornalisti italiani è bassa, ma la loro varianza è altissima, il che fa sì che ci siano molte persone che posso frequentare, e poi ci siano delle persone ributtanti. Ognuno scelga quelle che crede. I baluardi del fascismo oggi sono loro, è indubbio, perché hanno molto più dei miei colleghi il potere di influenzare e distorcere l'opinione pubblica, per di più parlando ex cathedra da una cattedra che non hanno. Il rovesciamento più drastico di prospettive sarà comunque, nel bene o nel male, il loro, e quei pochi che stanno cooperando per affermare la verità meritano tutto il nostro elogio, perché sono circondati da sonore teste di cazzo.

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    2. Da giornalista, non posso ahimè che confermare. Ignoranti (che poi sono guarda caso anche i più arroganti), conformisti e carrieristi sono la maggioranza. L'apertura mentale, che dovrebbe essere il cuore della professione, è una rarità. E se, come giornalista, vuoi cooperare "ad affermare la verità", rischi non solo di essere malvisto ma persino di essere messo ai margini. Rischi di lavorare poco. Le eccezioni ci sono, ma è durissima.

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    3. Quando il fronte dei sindacalisti e quello dei giornalisti si frattureranno la battaglia politica sarà vinta.

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    4. La forza d'inerzia della decisione politica di entrare nel sistema UE/euro è immensa, come la forza d'inerzia della decisione d'entrare in guerra. Mussolini ebbe la sincerità, quasi direi l'ingenuità, di dire che gli bastava qualche migliaio di morti per sedersi coi vincitori al tavolo della pace. Lo stesso si saranno detti i giocatori d'azzardo euro/UE. Adesso hai voglia a supplicare l'alleato germanico di cambiare strategia. Come avvenne nella IIGM, il consenso al regime verrà meno quando inizieranno i "terror bombings" sulle città italiane. Si scoprirà che, to'! Non c'è la protezione antiaerea! Il governo buono e forte non ci protegge più! E come allora, sarà troppo tardi.

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  15. Scusatemi prof, da amici si intende, è vero che, nella tabella, i valori del tasso di crescita del debito pubblico è riferito all'anno '-1', mentre quelli di crescita PIL, inflazione, saldo partite correnti e saldo pubblico sono riferiti ciascuno all'anno precedente?

    Se anche il debito pubblico avesse lo stesso criterio, si avrebbe che in 5 anni il debito si ridurrebbe del 40% (vabbè, 41,0488804% per gli amici precisini), non il 20%.

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    1. Come un professionista evincerebbe dal discorso, il moltiplicatore dinamico del rapporto debito/Pil è calcolato come scostamento assoluto dalla baseline. Quindi sono 20 punti di Pil in meno alla fine del periodo. Come altresì un professionista evincerebbe, i moltiplicatori dei tassi di crescita e inflazione sono rappresentati come scarti assoluti dei valori percentuali. Quindi se il moltiplicatore è 4, vuol dire che la baseline è 1% e la soluzione perturbata 5%. Se non è chiaro, chiedi, sono qui per questo, ma comunque se hai questi dubbi ti consiglio di aspettare i risultati definitivi.

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  16. A proposito di debito estero:

    «Deficit commerciale vola: le esportazioni sono cresciute del 0,5% rispetto al 5,3% delle importazioni
    […]
    Il deficit commerciale, uno degli squilibri che hanno portato alla crisi in Spagna è pari a € 11.882.000 nel primo semestre, quasi il doppio (5.824.000) per lo stesso periodo nel 2013
    »

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    1. Qui si riaprono due annose diatribe: da un lato abbiamo quelli che sostengono che un paese col deficit pubbico strutturale al 5% del Pil sta facendo austerità; dall'altra quelli che dicono che se facessimo come la Spagna la nostra bilancia dei pagamenti non peggiorerebbe.

      La domanda è: ma perché la Spagna fa girare la testa a tutti? Pensa che a me non la fanno girare nemmeno le spagnole. Che dici, so' strano?

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    2. "...perché la Spagna fa girare la testa a tutti?”

      Beh,
      lo ha già spiegato lei:

      ... il segreto della produttività spagnola non è lavorare meglio e meno, lavorare tutti! È lavorare pochi, lavorare molto (e zitti, perché alla porta c'è la fila)

      e Mazzalai lo ha riportato sul suo blog

      Poi, secondo Seminerio, bisogna considerare che «il Pil nominale spagnolo, che nel 2013 si è contratto, ora sta (forse) crescendo ma in modo molto lieve; che il costo medio del debito pubblico spagnolo, pur facendo segnare in questi giorni i minimi degli ultimi duecento anni, resta superiore alla crescita del Pil nominale; sapendo che la Spagna continua ad avere un ampio deficit pubblico primario [...], ciò significa che il rapporto di indebitamento spagnolo continua a crescere, restando al momento su traiettoria non confortante, come segnalava tempo addietro anche Paul De Grauwe».

      Nel frattempo in Italia la crisi divampa. Quest'anno doveva avviarsi un progettino che avrebbe migliorato la mia condizione economica, ma non è nemmeno partito causa assenza di clientela.
      A causa della perdurante carenza di mezzi finanziari ho trascorso buona parte di luglio al mare: è a 8 km da casa, ci arrivo anche in bicicletta, spendo quasi niente e ho risolto il problema delle ferie.
      Il guaio è che – maltempo a parte – non c'è nessuno. Letteralmente. Nemmeno nei week-end in agosto. Ora, a me piace starmene isolato. Ma qui si esagera. Ci sono state giornate in cui nel raggio di 4/500 metri si contavano una trentina di persone – venditori ambulanti compresi. Mai vista una situazione simile. La gente non ha di che spendere.

      Prima di farneticare di compressione dei salari Tabellini dovrebbe fare un giro anche da queste parti.

      Poi, chissà, forse ha visto giusto Bruno (19 agosto 2014 18:36) quando afferma che “solo la paura delle conseguenze della disgregazione dell'euro, possa in qualche modo spiegarne l'ignavia e la difesa ad oltranza di un progetto che si sta rivelando sbagliato e quindi insostenibile”.

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  17. ottimo articolo ed ottimo invito ai politici a non essere ,SOLO, pavidi, oltre che ignoranti .Le spiegazioni sono tecnicamente eccellenti.Ma temo che SE qualcosa farà effetto, su di loro, sarà la sempre più immanente probabilità di CAMBIO DI PROSPETTIVA,a cui sono sicuro non hanno mai pensato, ritenendola una possibilità remota.

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    1. Ora va molto di moda dire che gli italiani sono troppo vecchi per fare la rivoluzione. Suggerisco la visione di un grande classico di uno che gli italiani li conosceva bene. Buona fortuna!

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    2. Sulla rivoluzione, dal punto di vista storico, credo che non abiti in Italia, purtroppo o per fortuna. Quando mai gli italiani negli ultimi 200 anni hanno fatto una rivoluzione ?
      Economicamente, invece, credo che alla fine ci siano ancora troppi soldi in giro: cosicché gli italiani rimangono distanti dall'impegno politico e lasciano fare, un po' troppo per me, i nostri governanti.

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    3. Se è per questo, si potrebbe anche affermare con una certa credibilità che gli italiani non esistono, e che fare finta che esistano alla fine non fa bene all'Italia. Esattamente come gli europei non esistono (io conosco solo me), e far finta che esistano in tutta evidenza NON sta facendo bene all'Europa.

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  18. Ovviamente non volendo essere pessimista, o gufo come va di moda, nutro fortissimi dubbi che il suo appello venga accolto. Questa classe politica, anche non volendo abbracciare tesi complottistiche che li vedano piazzati li per fare gli interessi dei creditori (come il paracadutato monti); sono come minimo miopi all'idea di mettere in discussione l'euro.
    Prepariamoci pertanto alla troika e speriamo che il suo passaggio sia l'ultimo affronto che dovremmo subire.
    La situazione comunque è troppo grande e complicata per sperare di uscirne tranquillamente, gli animi troppo esasperati e tanti anni di tensione sociale lasceranno i segni.
    È mai esistIta una rivoluzione non violenta?
    La finanza sta facendo i suoi interessi massacrandoci con le sue armi (euro-controllo informazione. Arriverà il momento in cui noi faremo i nostri interessi.

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  19. Illuminante spiegazione che chiarisce le cause della crisi attuale e le soluzioni da adottare per venirne fuori: qualsiasi persona di media intelligenza, inclusi i nostri politici, capirebbe il ragionamento suesposto. Eppure resto scettico che essi, ed in particolare il PD, arrivino a prendere atto della situazione e a mettere in pratica le soluzioni da lei indicate. Hanno terrore, da una parte, di perdere i voti di chi è stato illuso dalle promesse euriste di Renzi, dall’altra, di perdere il sostegno dei grandi detentori di cespiti che dall’euro ci hanno guadagnato, ci guadagnano e vogliono continuare a guadagnarci. La loro strategia sembra rimanga ancora quella di accusare la Germania di voler ditsruggere il sogno europeo insistendo ottusamente nell’austerità, oppure di aspettare che sia un altro paese, ad es. la Francia, ad uscire, in modo tale da accusare lei di aver distrutto l’unità europea, tutto per non prendersi la responsabilità di una scelta sbagliata di fronte al loro elettorato. Forse l’unica speranza di uscita dall’euro riposa in un ravvedimento in extremis di Berlusconi, che, al fine di ricostituire il centro-destra e tornare al potere, potrebbe accettare di piegarsi alla netta posizione anti-euro della Lega, ormai la forza avversa all’euro più importante nel panorama nazionale. D’altronde, se è vero che piegarsi all’Europa probabilmente permise a Berlusconi di salvare Mediaset, è anche vero che lui (eccettuata l’Italia nel suo complesso) è forse quello che ci ha perso di più dalla sua supina adesione ai dettami di Bruxelles, e se l’Italia va a picco, anche per Mediaset non ci saranno più grandi margini di profitto nel nostro paese.

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    1. Berlusconi non mi è sembrato particolarmente propenso a scendere in campo. Gli ho fatto presente che a lui avevano tolto un governo, a me solo un modesto aumento di stipendio, quindi forse doveva essere un po' più incazzato lui. Ci ha riso su, ma, come vedete, ha deciso di vendere la propria tranquillità a Renzi in cambio della legge Acerbo. Questa battaglia si gioca sul piano dell'informazione, dove lui avrebbe ancora una superiorità tattica, e gliel'ho detto. Se non mi ha voluto ascoltare, avrà avuto i suoi motivi. Per me, se qualcuno deve salvarsi, non è certo lui. Va da sé che io parlo con tutti nell'interesse di tutti ma non penso di cambiare la testa a nessuno: voglio solo essere in pace con me stesso, e ci sto riuscendo.

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  20. Settimana Enigmatica
    Codice fiscale di 'padronale, due caselle verticale'
    (PD)

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  21. Prof. Alberto Alesina su La7.
    Non crede che l’Europa nella sua storia recente abbia avuto un ruolo importante nella politica estera. L’Europa è un fattore secondario nell’equilibrio geopolitico mondiale.
    Sulle pensioni d’oro e d’argento: ci sono 2 opzioni per Renzi. O alzare qualche tassa e fare qualche taglio con un altro anno di crescita negativa. Oppure fare un taglio di 35 miliardi della spesa pubblica, promettendo la riforma del mercato del lavoro.
    Se Renzi non ce la fa avremo altri 2 anni di crescita negativa. Ed i mercati iniziano a preoccuparsi, facendo aumentare lo spread.
    Ci sono tanti studi che hanno prodotto tante idee, per es. Cottarelli o Giavazzi, o Sbrocci. I redditi medio alti devono pagare un po’ di più i servizi. Non si colpiscono i ceti medio-bassi.
    Gli economisti non hanno capito la gravità della crisi 2008 che stava scoppiando. Alcuni hanno esagerato gli effetti e le previsioni negative, anche il Fmi. Consiglio di non essere troppo compiacenti con chi è troppo sicuro sul da farsi. L’Italia ha bisogno di una terapia d’urto dopo che dal 2008 abbiamo perso il 10% del Pil. E’ una crisi fuori dal comune.
    Gli 80 euro di Renzi non bastano. Bisogna tagliare di più le tasse e ridurre il costo del lavoro per le imprese. Guardiamo alla riforma del mercato del lavoro di Pietro Ichino. Riformiamo la giustizia.

    In conlusione, a mio modesto e umile avviso, ha detto poco o niente.
    E questo dovrebbe essere uno dei principali economisti italiani ?
    Stiamo freschi. :-(

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    2. Da telespettatore e da uomo della strada, Alesina mi è sembrato molto contraddittorio.
      Che significa "Consiglio di non essere troppo compiacenti con chi è troppo sicuro sul da farsi." seguito subito dopo da "L’Italia ha bisogno di una terapia d’urto ..." ??
      Qui siamo alle basi della lingua e della sintassi italiana, che traballano. :-)

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  22. Con questo messaggio NON CI SARA' ALIBI per chi deciderà di lasciarci nell'euro.

    Sono parole che rimarranno nella storia di questo paese, noi speriamo solo che ci sarà chi saprà ascoltarle e farà la scelta giusta, altrimenti saranno pagine nere, i cui responsabili avranno distrutto consapevolmente le vite di migliaglia di famiglie e il futuro delle generazioni che verranno.

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    1. Ma figurati! Rimarranno nella cronaca di questo blog. Non facciamoci troppe illusioni, e cerchiamo di continuare a divertirci fra noi, visto che in giro c'è così tanta seriosità...

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    2. Nessuna illusione, chi è stato capace di portarci fin qui difficilmente farà marcia indietro ammettendo di essersi sbagliato, per quelli che lo hanno fatto in buona fede, s'intende.

      Ma la gravità del momento è sempre più evidente ed è inevitabile che la traccia lasciata dalla sua attività si distinguerà, comunque vadano le cose in futuro, sia per la forza con cui è stata impressa sia per l'unicità e la tempestività.

      Che il mezzo sia un Blog è l'espressione dei tempi moderni, bisognerà tenerne conto.

      Quindi noi cercheremo di divertirci, non sempre ci si riesce, ma siamo consapevoli che in questo Paese una sola persona ha avviato una coraggiosa opera divulgativa di cui resterà il segno permanente, contro il luogocomunismo che ha depistato le critiche contro obiettivi secondari.

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  23. I precedenti awards di Macchianera, della sezione 'miglior sito' sono stati vinti da Beppe Grillo, Spinoza e infine GialloZafferano.

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  24. Caro professor Bagnai insisto . Io vedo delle forti analogie intellettuali fra LEI ed il Machiavelli entrambi rigorosi pensatori e amatori del benessere dell ' ITALIA.
    Facendo le opportune riduzioni di scala per i periodi storici l' esortazione a liberare
    L 'ITALIA dai barbari rivolta alla famiglia dei MEDICI e quella da LEI destinata ai nostri politici sono pure illusioni . Non esisteva allora un principe che si potesse imporre al disopra di tutti anche con la forza e con l'astuzia , così non esiste oggi un partito che può fare da traino agli interessi della Nazione , Troppe divisioni fra casate allora troppe divisioni politiche oggi . I due periodi storici hanno in comune soprattutto la cecità degli interessi nazionali e il prevalere del proprio particulare .
    Anzi l'epoca del MACHIAVELLI è più comprensibile mancando una coscienza di italianità nel popolo ,
    Per cui le previsioni su l ' ITALIA sono o di una catastrofe politica ed economica se si
    rimane nel euro o di una nostra uscita trainata dalle altre nazioni europee .
    Tenga presente come ulteriore analogie che all' epoca del MACHIAVELLI c'erano in EUROPA alcuni STATI nazionali ben strutturati tipo la FRANCIA . Oggi quelle stesse nazioni hanno PARTITI nazionali ( tipo Le Front della LE PENN ) che possono guidare una uscita dall'euro mentre noi non possediamo niente di simile .
    Ma paradossalmente è proprio per questo che abbiamo bisogno di LEI e delle sue lezioni di economia e dei suoi commenti . GRAZIE

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  25. Professore purtroppo per noi, ritengo umilmente che la strada sia ancora lunga prima di giungere all'appuntamento con la Storia: (l'inevitabile uscita dall'euro). Dobbiamo ancora dare il tempo alla politica (ed ai media va da se) di finire di suicidarsi, di cambiar faccia e di impostare una strategia per sostenere tutto il contrario di quello che sostengono ora! Quando sentiremo anche i piddini cambiare opinione allora saremo pronti per uscire dall'euro! Certo probabilmente servirà prima l'umiliazione della troika e la svendita di tutti gli asset strategici di questo paese (stile argentina)! A quel punto Lei potrà fregiarsi di esser stato il primo in italia ad aver iniziato una battaglia per la verità e ad aver previsto come in esortazioni e profezie del Maestro quello che era inevitabile.. Ma a quel punto vedrà che sarà in buona compagnia.. e tutti i suoi colleghi saranno magicamente diventati dei perfetti goofy"... poi professore, si prepari ad essere accusato degli inevitabili traumi che seguiranno l'uscita dall'euro che a quel punto sì sarà traumatica: quando il nostro tessuto industriale sarà ormai scomparso e quando per giustificare la fine del sogno europeo le nazioni (i partiti politici) del vecchio continente si rimbalzeranno a vicende le accuse di "colpevole" di aver affondato l'eurozona, distruggendo così l'idea stessa di europa che qui nessuno a mai contestato! (che ironia la Storia eh?!). Pensi quando dovrà sopportare le ormai prossime piroette dei suo colleghi oggi euristi che dovranno abilmente cambiare opinione? Pensi alla rabbia che proverà, quando una volta usciti dall'euro in maniera disordinata, irrazionale e contornata di falsità, dovrà anche sopportare gli stessi dire, noi l'avevamo detto che sarebbe stata una tragedia! Io non la ringrazieró mai abbastanza per quello che sta facendo.. ma veramente .. non capisco chi gliel'ha fatto fare?! Con le sue competenze poteva tranquillamente scrivere un libro vagamente europeista.. Un po' critico un po' sognatore (alla Zingales tanto per intenderci, un po' come uno che simpatizza per la lazio e tifa per la roma) e fare non solo molti più soldi ma forse ingraziarsi facilmente qualche potente di turno!! Insomma lei è la dimostrazione che l'individuo non è sempre un agente economico razionale!

    Buona notte professore e.. GRAZIE

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    1. Lo so e lo sanno anche tutti gli altri (tu sei nuovo) altrimenti non sarebbero qui,

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  26. Magnifico magnifico Magnifico magnifico Magnifico magnifico Magnifico magnifico Magnifico magnifico Magnifico magnifico Magnifico magnifico Magnifico magnifico Magnifico magnifico Magnifico magnifico Magnifico magnifico Magnifico magnifico

    Non ho parole...Non so se sortirà effetto, mi conforta profondamente che in questo paese ci siano professionisti come lei, mi conforta tantissimo che lei contribuisca a formare studenti universitari...

    Perfetto sotto tutti gli aspetti!!!

    Giornalismo , politica, ed economia...

    GRAZIE MILLE...

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  27. Manca una h! Su qui nessuno ha mai contestato! ;)

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  28. Egregio prof. Bagnai,
    sono un lettore del suo blog e sono rimasto estremamente colpito dalle sue notevoli capacità divulgative che ho potuto apprezzare, oltre che in questo sito, soprattutto dalla lettura de Il tramonto dell'euro.
    Le scrivo per chiederle come mai gran parte dei suoi sforzi (quanto meno in termini di comunicazione) siano mirati a creare consenso sull'opportunità di una svalutazione, che passa necessariamente per un'uscita dall'euro, e non sulla risposta alle principali due obiezioni che provengono da coloro che si oppongono all'uscita:
    1) l'impossibilità di applicare unilateralmente un regime di repressione finanziaria necessario per evitare la fuga di capitali (e nel caso ciò fosse invece possibile le conseguenze a breve termine) e
    2) il fallimento di larga parte delle banche italiane conseguente all'uscita.

    Le pongo questa domanda perché, almeno dalla mia esperienza, noto che, mentre sulla convenienza di una svalutazione vi è ormai largo consenso (proprio ieri un imprenditore mi diceva che un'ipotetica svalutazione del 20% riempirebbe il suo portafoglio ordini per cinque anni), restano forti perplessità che le conseguenze negative immediate di un'eventuale uscita possano essere superiori (sempre lo stesso imprenditore mi chiedeva "come potrò far rientrare la liquidità dalle mie filiali estere? Ci saranno problemi per le lettere di credito che mi servono per gli appalti in medio oriente?).

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    1. Ma semplicemente perché le cose non stanno come dici e perché nel libro spiego perché (oltre al fatto che ci sono fior di studi, nella sezione didattica di questo blog e sul sito del Manifesto di Solidarietà). Intanto, bloccare i movimenti di capitale non è possibile (vedi il caso di Cipro), e poi c'è da discutere sul fatto se sarebbe o meno necessario. Basterebbe applicare la proposta di De Grauwe e Ji, e vedi bene che le persone capirebbero che gli conviene tenersi i soldi a casa, dove l'economia ricomincerebbe a correre. Bisognerebbe anche non Pugliseggiare con la storia del bank run. Chi non ha conti a sei zeri alla fine perderebbe di più in costi di transazione quello che perderebbe per l'ipotetica svalutazione. Vorrei anche capire chi ha 200000 euro sul conto corrente: se è un privato mi sembra un po' farlocco: non potrebbe investirli in fondi? Chi è ricco è già al sicuro. Gli unici capitali che rischiano di scappare sono quelli di chi non ce li ha.

      Quanto alle banche italiane, non sono così convinto che fallirebbero uscendo dall'euro. Mi sembra più probabile che falliscano restandoci, perché è chiaro che se tutti i loro clienti muoiono, muoiono anche loro. Nel libro analizzo l'esposizione verso l'estero del settore bancario italiano, e non mi pare drammaticamente diversa dal quella del 1992. Io continuo a non capire perché vi aspettiate sfracelli per una svalutazione del 20% che c'è già stata, e non solo nel 1992 (come mi dice qualche collega sleale per dirmi "Ah, Bagnai, ma tu prevedi il futuro dal passato, io sono fuuuuuurbo e ti dico che non si può fare"), ma anche nei primi due anni dell'euro, per dire, e all'estero c'è stato di peggio, durante la crisi. Son fallite in Polonia le banche? La Polonia ha svalutato quasi del 30%! A me pare che siano fallite in Germania, e che la Germania un po' ne ha nazionalizzate, un po' se le sta facendo ricapitalizzare coi fondi salvastati, e un po' le ha tenute fuori dalla procedura di sorveglianza della banking union.

      Quindi forse sì, hai ragione, dovrei fare più sforzo didattico in quel senso, me lo ha detto anche un amico imprenditore, ma a me sembra quasi offensivo per l'intelligenza del lettore perché ti assicuro che, sarò ingenuo, non sto facendo il finto tonto, ma proprio NON capisco di cosa stiamo parlando. La liquidità dalle filiali estere l'amico potrà farla tornare come ora, non credo ci sarebbero problemi a far rientrare soldi in Italia. Le lettere di credito sinceramente non so nemmeno cosa siano, dobbiamo coinvolgere un tecnico bancario, ma la domanda è: siamo proprio sicuri che nessuno vorrebbe fare affari con un paese conveniente e che ricomincerebbe a crescere? Questo il tuo amico lo sa. Se ha già la risposta alla domanda più importante, non capisco gli altri dubbi. Però cercherò di applicarmi.

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    2. P.s.: bloccare i movimenti di capitale non SOLO è possibile (vedi il caso di Cipro DOVE LO HANNO FATTO).

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    3. I movimenti di capitale sono guidati solo dai tassi di remunerazione. Vanno dove i tassi sono più alti e scappano dai posti dove i tassi sono più bassi. Se per fuga dei capitali si intende la vendita massiccia di titoli di stato basta che la Banca d'Italia, con la sua rinnovata autonomia monetaria, aumenti i tassi di quel tanto che basta a compensare la svalutazione nominale del tasso di cambio, diciamo del 20% in più rispetto ai tassi prevalenti in EU. Certo sarebbe proprio una tragedia..... un tasso di interesse più alto di quello tedesco del 20%!!!! Come si fa???

      Oggi il tasso di interesse sul decennale italiano è solo il 100% in più di quello tedesco ed è stato anche il 300% in più!!
      Mi sembra, ma mi potrei sbagliare, che il rischio di una fuga di capitali dall'Italia ci costi di più oggi che non nel caso di una ritrovata autonomia monetaria e valutaria del nostro stato.

      Se, invece, per fuga di capitali si intende la vendita a capitali italiani delle aziende passate in mano estera negli ultimi 15 anni, direi che allora la svalutazione è proprio una buona cosa!!

      Al mondo esistono circa 265x264/2 tassi di cambio.... se ne esistessero circa 280x279/2, credo che funzionerebbe più o meno allo stesso modo.

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    4. La ringrazio per la risposta e per i link, appena avrò tempo approfondirò.

      Grazie al libro ho compreso il NON problema dell'inflazione e del rialzo dei tassi, mentre relativamente alle questioni sopra menzionate mi deve essere sfuggito qualcosa: ritornerò sull'argomento.

      In quanto alla fuga di capitali, a mio avviso, il problema non è necessariamente il trasferimento di liquidità da banche italiane a quelle estere (in particolare tedesche). La fuga potrebbe consistere semplicemente in un'operazione del tipo vendo BTP e fondi che investono sull'area Euro e compro T-Bill: ovviamente è un'operazione solo di tipo tattico con costi di transazione limitatissimi, per portare i soldi al sicuro durante la tempesta perfetta (e chi metterebbe la mano sul fuoco sulle banche -non solo europee ma mondiali- durante il dissolvimento dell'area euro?) ma avrebbe comunque i suoi effetti destabilizzanti se fatta nelle settimane che precedono il collasso.

      Sul tema delle banche italiane ho, purtroppo, un'opinione molto più pessimista della sua: avendocene a che fare professionalmente, noto che, oltre ad essere estremamente fragili in termini di rapporto tra attivi e patrimonio e ad avere una qualità degli attivi via via peggiore ad ogni trimestre, nascondono buona parte delle sofferenze con operazioni di rinegoziazione e moratorie (al pari della deflazione abbiamo anche le banche zombie proprio come il Giappone degli anni '90). Temo che quando sarà il momento di uscire dall'euro saranno ormai stremate e il fatto che la vigilanza dei principali istituti passerà di qui a pochi mesi alla BCE è un ulteriore vincolo alle nostre possibilità di azione. L'esempio della Polonia a mio avviso non è pertinente loro hanno svalutato in un regime di cambi flessibili, noi dovremmo uscire da un'unione valutaria: abbiamo qualche criticità in più da affrontare.

      "Siamo proprio sicuri che nessuno vorrebbe fare affari con un paese conveniente e che rincomincerebbe a crescere?" Nel medio termine sicuramente sì, nel breve ho sempre il dubbio che il panico possa avere il sopravvento (vedi crollo del commercio internazionale dopo fallimento Lehman Brothers).

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    5. Mi sa che questa storia dei fallimenti bancari diventera' 'a rata der mutuo 2.0.

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  29. Ben due messaggi ai politici in pochi giorni. Di una lucidità devastante. Avranno le palle per afferrare la ciambella sporca di catrame? Di fare la cosa giusta almeno una volta nella vita? Tu Alberto ci hai provato in tutti i modi, ma loro sono sordi e ciechi. Se pensano che la storia non possa ripetersi sbagliano di grosso. Tu dici giustamente di non farci illusioni e continuare a divertirci fra di noi, però io non riesco più a divertirmi da tempo. Ci provo, ma non ce la faccio proprio.

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    1. Prima o poi dovrò prendere il coraggio a quattro mani e raccontarvi la barzelletta preferita dal mio maestro di flauto. "Ottima scerta!" (per chi la conoscesse). Si potrebbe applicare anche ad alcune note situazioni...

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  30. Caro Prof. Quanta rabbia nel vedere tutto questo lavoro disarmante, non recepito dai palazzi, purtroppo Esimio Prof, rischiamo di essere spettatori della pentola sul fuoco com dentro le Rane

    Alfred Raynolds

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  31. si figuri prof!
    io credo nelle stesse cose e per questo non ho dubbi che facendole risolveremmo il 60% (toh, lancio un numero) dei problemi.
    servirebbe cmq ricostruire un Paese e servirebbe un ventennio (come sappiamo.. le generazioni perse sono perse e non si inventano dal nulla!).
    Su Sapir penso che nel suo modello lavori molto con i moltiplicatori fiscali .

    PS: ma la Granville e Nordvig (ricordo bene il cognome? mi perdoni per l'eventuale e probabile inesattezza) hanno anche loro degli scenari?

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  32. Sapete perchè il prof. Bagnai mi piace più di ogni altro professionista nel campo dell' economia, anzi di questi tempi, in assoluto? Perchè ha la capacità di raccontarci cose che riguardano il nostro futuro e la nostra esistenza stessa, cose complesse, in modo comprensibile, per documentare in maniera adeguata attraverso grafici che sono il risultato di un enorme lavoro di ricerca e che hanno la staordinaria capacità di sintetizzare l' argomento, perchè è evidente che lui ha dalla sua l' evidenza dei fatti che gli danno ragione e contestualmente la ragione dall' evidenza dei fatti che si dimostrano anche durante i confronti con altri che soccombono, sempre, per l' onestà etica e scientifica che sono il suo valore aggiunto, ma soprattutto perchè ha l' intelligenza direi tutta politica in senso letterale, di mostrare ed insegnare l' arte di governare al servizio del proprio paese ma di restare uomo di scienza ed evitare accuratamente di mettersi in condizione di diventare un uomo politico (cosa che per inciso molti tentano o fanno perdendosi), e per questo poter svolgere con efficacia e libertà il suo prezioso ed insostituibile lavoro di informazione, senza per questo che tale suo ruolo non sia fortemente politico.
    Arriverà, e ne sono sicuro, il momento del redde rationem ed allora tutti costoro che barano, bleffano, si vendono l' anima e mettono la loro dignità scientifica ed intellettuale al servizio della menzogna, sarà meglio per loro che spariscano dalla circolazione e noi ci ricorderemo bene di questi soggetti; e questo appunto sarà il momento in cui il Prof. Bagnai avrà compiuto la sua missione, importante missione. Purtroppo l' esito per coloro che hanno ignorato, anzi hanno calpestato prima che i propri cittadini, la ragione, e la ragionevolezza stesse, sarà quello perfettamente rappresentato dalla famosa immagine di Piazzale Loreto.

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    1. Non credo, e comunque speriamo di no!

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    2. Con questa gente, a partire dalle più alte cariche istituzionali per arrivare a chi, uomo di informazione e finto amico del popolo italiano, razzola nella peggio delle notizie provenienti dal mondo finanziario? Le probabilità sono altissime. Questa non è una solo una grave crisi sistemica da cause economico-monetarie, ma qualcosa che assomiglia molto ad una guerra e che ha una matrice fortemente antidemocratica. Gli esiti saranno disastrosi, perchè la situazione economico sociale è troppo compromessa; le uniche speranze son legate ai nostri due grandi vicini e per diversi motivi, ovviamente. Quelle sarebbero le soluzioni a minima energia, secondo il principio dell' AUFBAU nell' atomo euro-critico, prima che esso imploda in un Black-Hole, dopo il big crunch che gli farebbe superare, il suo raggio di Schwarzschild.

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  33. Professore, volevo porle qualche domanda: quali sono le voci che fanno aumentare le nostre importazioni? Se si puntasse maggiormente su Università, ricerca e sviluppo, e qualità, potremmo quindi esportare maggiormente e non avere bisogno della svaluzione dei diritti dei lavoratori?

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  34. Appunto: il secondo messaggio diretto alla Nazione in pochi giorni.
    Chissà perché ?
    Forse perché agosto è' il periodo delle ferie e quindi anche i nostri politici possono permettersi di riposarsi leggendo anche questo blog?
    Forse perché ci aspettano grosse novità per l'autunno, in cui ci saranno decisioni importanti da prendere in un nanosecondo ?
    O forse perché l'aria delle Dolomiti ( anche col brutto tempo) tende a farci stare in pace con la nostra coscienza?
    Comunque ancora un altro e grosso grazie.

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  35. Grazie, Prof. Bagnai.

    Un altro post magistrale, soprattutto per la straordinaria capacità di sintesi. Spero che possa sortire un effetto, anche minimo. D'altronde, come ho avuto modo di dirle su twitter, il messaggio è una vera e propria "ultima chiamata" per i "politici". E, comunque, scripta manent...

    VB

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  36. Le previsione del modello di cui vedremo il working paper a settembre (lo leggero' con curiosita' e attenzione) sono molto interessanti. Mi sembrano molto rosee, nel senso che l'aggiustamento pare essere molto "dolce", mentre mi aspetterei un po' di overshooting nella svalutazione del cambio inizialmente.

    Inoltre non possiamo realmente prevedere cosa succederebbe se l'Italia uscisse dall'euro: potrebbe portare a una reazione a cascata con conseguenze politiche, non solo economiche, il che complica l'esercizio di forecast.

    Infine, sull'inflazione al 5%. Certo, non sarebbe altissima e ci abbiamo vissuto per decenni. Pero' attualmente molti, moltissimi italiani vivono con redditi stagnanti (quelli della pubblica amministrazione sono congelati da un po' di anni ormai). Un'inflazione anche solo moderata come quella potrebbe danneggiare non poco questi soggetti.

    Io spero di sbagliarmi, ma sinceramente comincio a pensare che ci siamo ficcati in un baratro da cui sara' difficile risollevarsi senza subire non pochi danni. Certo, sono d'accordo col Professor Bagnai: prima ci leviamo meglio e', che questa agonia non fa bene a nessuno (se non ai politici che ne traggono rendite di posizione, naturalmente).

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    1. Non concordo. Un'inflazione di quel tipo non danneggerebbe i lavoratori dipendenti in quanto consentirebbe loro di non destinare più somme al mantenimento dei figli disoccupati.
      Inoltre si potrebbero riadeguare i salari e ripristinare i tagli alla PA per riassorbire il precariato.

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    2. Alcune precisazioni per te. La simulazione è condizionata a una svalutazione del 20%, il che significa che il cambio è esogeno. L'overshooting in un modello annuale sinceramente non è né possibile né opportuno considerarlo, anche perché, fatte salve le esigenza della finanzaspeculativabrutta, non credo che ai nostri trade partners farebbe comodo farci uno sconto eccessivo. L'inflazione al 5% non è una perdita di potere d'acquisto, semplicemente perché nel modello c'è una normalissima curva di Phillips con real wage resistance, del tipo introdotto dal Colston paper di Denis Sargan nel lontano e sostanzialmente rimasto da allora un modello per la ricerca seria (vedi Obstfeld, 1997, paper non letto dai coglioni che dicono che una svalutazione fa diminuire il salario reale: sei d'accordo che bisogna essere parecchio, ma parecchio, ma parecchio ignoranti della letteratura). Daremo anche i dati del salario reale, tranquo.

      Sai benissimo del resto che la mia proposta di politica economica prevede (e argomenta meglio di tante altre) l'indicizzazione dei salari (se c'è in Belgio, può esserci anche in Italia), quindi non colgo il senso politico dell'obiezione. Il fatto che non usi l'indicizzazione come sterile minaccia da pugile suonato, ma la proponga come scelta razionale per imprenditori e lavoratori, non vuol dire che io non la proponga, ma solo che la propongo in base allo stesso razionale in virtù del quale essa venne adottata in Italia (e poi abbandonata con la complicità dei sindacati "de sinistra").

      Infine, la scienza si basa sul riconoscere i contributi precedenti, prendendoli come punto di partenza per andare avanti. Non si basa sul ripetere sempre le stesse cose. Che non ci sia mai stata un'uscita dall'euro è abbastanza ovvio: non c'è mai stato un euro. Squilibri fondamentali come quelli attuali ci sono stati, però, e sono stati corretti con riallineamenti dell'ordine di grandezza di quelli che ci attendono. Nessun modello econometrico può rappresentare l'imbecillità dei politici. Ma partire da un modello (senza ripetere sempre le stesse cose) è l'unico modo per mandare avanti la discussione in modo costruttivo, come spero di riuscire a mostrarvi. È anche per questo che sto cercando di guidarvi attraverso un percorso tecnico. Non solo per smascherare l'altrui malafede (operazione doverosa ma sterile).

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    3. Grazie mille per la precisa risposta.

      In effetti ha piu' che ragione sull'overshooting, non lo si puo' considerare con dati annuali.

      Riguardo alla real wage resistance, capisco l'assunzione e ovviamente in tutti i modelli servono assunzioni. Il fatto quindi che il salario reale non si abbassera' lo comprendo nel contesto del modello.

      Penso pero', e questo certamente e' difficile/impossibile inserirlo nel modello di forecasting (quindi non vuole essere una critica, solo uno spunto di discussione), che il mercato del lavoro italiano sia un po' particolare, molto segmentato.* Quindi e' possibile che ci saranno alcune categorie di lavoratori che soffriranno piu' di altre l'aggiustamento (come al solito, i precari e coloro che non hanno accesso alla protezione dei sindacati, che giocano un ruolo importante nella real wage resistance sopra-citata) - per questi lavoratori mi sembra difficile immaginare l'indicizzazione dei salari a cui lei fa riferimento.

      Forse e' importante discuterne, visto che se i politici cominceranno a pensare seriamente a quanto lei sta suggerendo loro, dovranno tenerne conto.

      Detto questo, mi leggero' certamente l'articolo di Obstfeld (1997) che mi sono appena salvato sul computer, e colgo l'occasione per ringraziarla per continuare a portare avanti in modo serio (quindi tra le altre cose con un modello macroeconomico) le sue idee. L'analisi economica e il dibattito non possono che beneficiarne.

      * http://esr.oxfordjournals.org/content/25/6/677.short

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    4. Ulteriori precisazioni. Nella versione attuale del modello (che presumo sia quella che pubblicheremo, anche se stiamo lavorandoci ancora) la curva di Phillips di lungo periodo vede il salario reale funzione della produttività del lavoro con elasticità unitaria, e questa relazione è "perturbata" dalla conflittualità sindacale espressa in termini di partecipanti a scioperi. Questo è il vettore di cointegrazione, mentre nella curva di breve abbiamo riscontrato omogeneità lineare nei prezzi (quindi è specificata in termini di variazione del salario reale), e come esplicative di breve entrano il tasso di disoccupazione (non è strano che abbia un significato ciclico) e l'indicatore di flessibilità (che "sposta" l'intercetta, nel modo che vi ho spiegato parlando di alcune controversie relative all'esistenza della curva di Phillips). Il modello NON tiene conto della distinzione fra lavoratori tipici e atipici (i temporanei per l'Eurostat sono attorno al 13% oggi), né di altre distinzioni settoriali (in effetti il modello pubblicato su Economia & Lavoro aveva un lato dell'offerta distinto per macrosettori (agricoltura, costruzioni, industria, servizi), con quattro funzioni di produzione e quattro coppie di funzioni di domanda dei fattori, ma abbiamo preferito fare una versione più semplice perché invece vorremmo investire nella costruzione di un modello congiunturale, con dati trimestrali).

      Quando guardo le figure del mio libro ti dirò che più del fatto che i politici non pensino a tutelare il 10% di outsider, mi stupisce come i sindacati non abbiano voluto tutelare il 90% di insider. C'è sicuramente qualcosa che non capisco, ma intanto, nota bene, i sindacati continuano a essere per l'euro e a ritenere che l'inflazzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzione sia nemica della vedova e dell'orfano.

      E allora devono mori'!

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    5. Grazie ancora (e adesso sono ancora piu' curioso di leggere il paper quando uscira').

      Concordo sull'incredulita' dinnanzi al fallimento (perche' di fallimento si tratta) dei sindacati italiani. Da tempo non riescono a fare niente di positivo per i lavoratori che dovrebbero tutelare.

      Un'ultimissima cosa: e' vero che il 13% dei lavoratori e' temporaneo, e quindi non tutelato (outsider, come li ha definiti lei). Ad essi andrebbero pero' sommati i disoccupati, necessariamente non tutelati. Quando arrivera' il momento, sara' doveroso che la politica (o la Politica, a seconda delle preferenze) non si scordi di queste due categorie di persone. Si tratta di milioni di persone, anche se minoritarie nel mercato del lavoro.

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    6. Scusa, però di questo nel libro si parla, e ai disoccupati ci dovrebbe pensare la crescita, in primo luogo, che è anche l'unica cosa che possa assicurare una flessibilità "buona".

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    7. Verissimo nel lungo periodo, ma nel breve periodo ci sara' bisogno di politiche fiscali ad hoc (la crescita non e' istantanea e il tasso di disoccupazione si muove lentamente).

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    8. Sì, ma una cosa non mi è chiara: il mio libro l'hai sfogliato o no? Perché se la discussione si porta a un certo livello, allora deve essere documentata altrimenti non capisco di cosa stiamo parlando. Qui c'è un ripassino.

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    9. L'ho letto, l'ho letto! :--)

      Ed e' solo per provare a contribuire che mi piace intervenire sul blog, non per dare noia o provocare. Ammiro molto quello che sta facendo.

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  37. Risposte
    1. Dipende anche da noi. Cominciamo a non cliccarli, e tutto andrà come deve andare!

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    2. Non noi, ma questa robaccia penetra molto ed è gratificante per le teste del popolo bue soprattutto di razza PDina; meglio leggere che il problema non è l' euro. Ma questo problema esiste. Come esiste il problema di chi calcola ipotetici risparmi di spesa per il servizio del debito di 700 MLD (faccio presente(fg.4 pag.5) che in termni di PIL, eravamo al 6,5% nel 1998 e tagliammo nel periodo '93 '98 altrettanti punti di spesa per interessi) oggi siamo tornati a circa 6,5 punti percentuali se non ricordo male i dati della manovra dello scorso anno) ripeto ipotetici, essendo rimasti nel periodo a circa 5% punti, e quindi ad essere buoni abbiamo risparmiato 1,5 punti di PIL annui, cioè cumulativamente 15 punti di PIL che a Roma fanno circa 225 MLD, e non calcola invece quanto è la realtà dei costi per il Paese; solo di deminutio-patrimonii reale, dal 2007 siamo a quasi 1000 veri miliardi di euro e poi vanno considerate le altre perdite forse più sostanziose a partire dalla diminuzione del PIL, vera, almeno di pari entità e saremmo, solo con quello sullo 0 a 0. Quindi risparmio di 15 punti di PIL a fronte di perdite per almeno 1300 MLD.

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  38. Comunque grazie per la citazione sui rovesciamenti di prospettiva. Ho passato mezza notte insonne a documentarmi sulla caduta del fascismo. Vuol proprio guadagnarselo sto macchia nera! Dai che quest'anno c'è la facciamo!

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    1. È una storia molto complessa, e sinceramente, non essendo uno storico, non ho nemmeno idea se sia veramente stata chiarita. L'unica cosa che so è che Mussolini era un giornalista.

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    2. «Mussolini era un giornalista...»

      e giustamente a piazzale Loreto gli hanno raddrizzato il punto di vista...

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    3. Come ha ricordato Ambrose Evans-Pritchard, Mussolini però ci mise solo due anni a capire che il gold standard era una pessima idea. Se tanto mi da tanto, questa volta bisognerebbe ispirarsi alla Ciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiina...

      Vedrai che i piddini non ci rimprevereranno più il nostro eurocentrismo.

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  39. Un post meraviglioso e perfetto per festeggiare i dieci milioni di contatti; ora più che mai nessun politico può dire "Io non sapevo"; non è Alberto che diventi sempre più esplicito per metterli sempre più in difficoltà nei confronti dell'opinione pubblica? Se è così questa è la parte del Cavaliere Nero che mi piace di più in assoluto, solo con la paura dell'opinione e della reazione delle persone possiamo sperare che questa classe dirigente faccia finalmente la cosa giusta. Un altro immenso grazie. Luca

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  40. Oggi sono qui SOLO per il peluche di Zingy...

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  41. @SamSimon
    molto prosaicamente, uscendo dall'€ (per me impossibile visto la m. che c'è dietro ma non è questo il punto) tra i provvedimenti conseguenziali ci sarebbe quello dell'aggancio degli stipendi all'aumento del costo della vita.
    nella prima fase inoltre bisognerebbe sostenere i redditi con manovre fiscali ad hoc.
    gli investimenti andrebbero da subito pianificati ma visto anche il tempo di gestazione sarebbero avviati almeno dopo un annetto (all'inizio si farebbero investimenti già "canteriati" o di facile esecuzione tipo le FONDAMENTALI manutenzioni al nostro territorio e alle nostre strutture).

    insomma, non ci sarebbero assolutamente problemi da questo punto di vista, anzi.
    Il problema dell'inflazione a mio modesto parere riguarda invece altri aspetti:
    1) quando è (ceteris paribus, tenendo conto delle condizioni periodiche e strutturali) troppo bassa allora la quota salari diminuisce (oltre al fatto che c'è più disoccupazione.. ops).
    Ovvero, all'aumento della produttività i lavoratori non ci guadagnano nulla (leggasi: vero che se l'inflazione è al 5% ti aumentano lo stipendio del 5%.. ma sei sempre al punto di partenza! invece se il PIL cresce del 5% allora una bella botta dell'8% di aumento sarebbe male? ecco il punto fondamentale-Nota: 8% perché si somma al 5% di inflazione al crescita reale. e questo favorirebbe marcatamente il pagamento dei debiti.. cribbio!).

    2) ho il sospetto che nell'inflazione non si tenga conto del "reddito reale".
    Se una volta la sanità, l'istruzione, i trasporti, le tasse erano basse anche se uno guadagnava 1000 € (2 ml di lire insomma) allora riusciva a vivere dignitosamente.
    ancora: continuando di questo passo con la deflazione (per me è deflazione quando si è sotto i livelli di inflazione ottimali.. ops! non me ne frego un cavolo se la definizione non sia così! non è deflazione il meno 0,5 ma pure l'1% per il nostro Paese!).
    continuando nell'euro dovremmo poi pagarci sanità, istruzione, trasporti.. con redditi calanti.
    alla faccia della botta di inflazione


    CHIOSA:
    il pregio del lavoro non consiste nel fornire 4 numeri (per carità) ma nello spiegare che ad una riduzione di reddito del 10-30% (10% dollaro e 30% marco) a valori esteri, si creerebbero margini di manovra fiscale nei primi tre anni che sarebbero fondamentali (visto poi l'elevato moltiplicatore fiscale del momento) per far rilanciare il Paese.

    Ovvio che sia una condizione necessaria e non sufficiente ma cribbio, se non si parte non si arriverà mai!

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    1. @valsandra:

      grazie della tua risposta. Come ho spiegato nella risposta alla risposta del Professor Bagnai, nutro un po' di dubbi sul funzionamento dell'aggancio degli stipendi al costo della vita, data la peculiare situazione del mercato del lavoro italiano. Ci sono molte categorie di lavoratori per cui mi sembra improbabile pensare che questo funzionera' (part-time e contratti a tempo determinato: i precari, insomma), e forse e' bene mettere tutto in chiaro in modo che quando i politici italiani saranno costretti a fronteggiare queste questioni non possano dimenticarsi di loro.

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  42. @Simone
    ATTUALMENTE I MARGINI DI INVESTIMENTO SONO ZERO!
    il post del prof (IMHO!) spiega che sganciarsi serve proprio per reincominciare ad investire.
    Tieni conto che il secondo passo (dopo lo sganciamento ammesso riavessimo la sostanziale libertà di manovra economica e quindi industriale) sarebbe quella di costruire degli HUB industriali universitari da un lato (per le varie regioni) oltre allo studio delle varie catene produttive (dopo si importa e come eventualmente supplire).

    Ma ripeto: se non ti sganci allora gli investimenti si ridurranno sempre di più..

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  43. Caro Alberto

    fai benissimo a sostenere con forza il tuo argomento e in questo modo contribuire in modo importante al dibattito. Non c'è bisogno però per rinforzare le tue argomentazioni di attribuire secondi fini a tutti gli altri che non la pensano come te. Personalmente di occasioni di scendere in politica ne ho avute già (ma senza nessun vanto è piuttosto normale per economisti di qualunque livello che vivono a Roma rischiare di essere risucchiati) e le ho sempre rifiutate perchè preferisco e amo molto il lavoro che faccio. E come te sono animato sinceramente dal desiderio di fare il meglio per me e per il mio paese. Non avendo come te la certezza granitica che l'uscita dall'euro possa essere una soluzione senza costi e controindicazioni ritengo (e ho scritto) da tempo che sarebbe meglio usarla come minaccia per aumentare il nostro potere contrattuale e spingere per la creazione di un'Europa diversa dove sia possibile costruire meccanismi e trasferimenti che evitino gli squilibri che tu correttamente indichi. Penso anche che la strada dell'espansione fiscale e monetaria sia da percorrere più rapidamente possibile come ultima ratio per tentare di salvare il sistema. Se non si riesce e se non si ha la forza o la volontà politica per costruire un sistema di simmetrie che correggano le asimmetrie allora l'unica ratio sarà quella dell'uscita. Quindi il punto, almeno per quanto mi riguarda, è che si può non pensarla come te semplicemente perchè non si ha la certezza granitica che in un'operazione così complessa e mai provata prima dell'uscita dall'euro tutto possa andare relativamente bene come tu pensi.
    E poi, scusami se ficco il naso in casa tua, con la licenza poetica della storia del paradiso della Sapienza e delle steppe orientali della Romanina ti sei un pò allargato :).
    Sinceramente poi, per il bene stesso degli italiani, preferisco tentare prima la strada dell'allentamento del rigore per ridare fiato al paese e successivamente passare all'ultima ratio Ero sicuro che questo fosse anche un tuo possibile obiettivo strategico, prendere un passaggio fino a Firenze se vuoi arrivare fino a Bolzano (dove peraltro stai adesso). Insomma la questione come per il marxismo è se il tuo stimolo sarà un pungolo che consentirà al sistema (euro) di correggersi ed emendarsi incorporando la critica ed adottando gli opportuni aggiustamenti (non è detto che ciò non accadrà quando tutti saranno con le spalle al muro) o ciò che lo farà crollare. Per il bene degli italiani spero la prima cosa e tu non essere troppo marxista da questo punto di vista...

    Leonardo

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    1. Leonardo carissimo, ti ringrazio per la correzione e per il contributo. Se c'è una cosa della quale sono certo è che tu, come me, non hai secondi fini. È un dato non oggettivo (non ti conosco), ma istintivo. Nel caso di Gustavo il fine non è secondo, è primo: lui lo ha dichiarato con molta onestà e fa benissimo a perseguirlo, non lo critico certo per quello né, specificatamente, per la convinzione che lui ha di poter risolvere il problema in un modo che anche i dati di questo post dimostrano essere quanto meno rischioso.

      Per dirtela tutta, il motivo della mia fastidiosa acredine nei suoi riguardi, per la quale mi scuso con te e con lui, è che purtroppo lui ha fatto con me un'operazione che hanno fatto in molti, cioè quella di non intavolare un dialogo, ma di dividere il mondo in due categorie di fessi, mettendo me in una delle due, e mettendo se stesso su un piedistallo. Questa cosa l'ho trovata fuori luogo e per me dimenticare è più facile che perdonare: ho familiarità con l'Alzheimer ma un po' meno con il cattolicesimo. Diciamo che faccio finta sia di dimenticare (ma un giorno farò sul serio) che di perdonare (e un giorno sarò all'Inferno).

      Sul punto che sollevi mi scuso: mi sono permesso uno scherzo, che tale è, e che non voleva essere un insulto a Tor Vergata: sanno tutti che dal punto di vista del ranking scientifico essa attualmente supera (e meritatamente) la Sapienza, quindi credo che per gli addetti ai lavori fosse evidente l'antifrasi, ma ti sono grato di avermi dato l'occasione di segnalarlo ai non addetti. Voi lavorate bene, e siete una bella facoltà. Questo nessuno può togliervelo e io ci ho solo scherzato bonariamente su. D'altra parte, io sono finito nella palude di Pescara (la facoltà sta letteralmente sulle palafitte, come forse ricorderai) e ci sto benissimo. Era solo uno, scherzo un po' acido, forse, ma ti assicuro che so collocarmi.

      Ci sono altri due punti da discutere, e con te ho molto desiderio di farlo, con calma e in pubblico. Uno è la questione strategica, e l'altro è il posizionamento epistemologico. Ovvero: siamo sicuri che negare il problema dell'euro ci porti a Bolzano? Secondo me ci porta a Berlino. I motivi li ho spiegati molte volte, sono lieto di ridiscuterli con te, ma solo se a te va. Quanto a Keynes, siamo sicuri che gli piacerebbe l'euro, visto quanto gli piaceva il gold standard? Quindi, e qui sono serio, devo dirti che per quel che mi riguarda proverò sempre un sottile disagio quando Keynes viene invocato per difendere un sistema ancora peggiore di quello che egli si trovò a combattere. Insomma: se proprio abbiamo bisogno di etichette, usiamone altre. Magari io rinuncerò a parlare di "euristi", e cercherò di dimenticarmi questo post di Gustavo, e però dall'altra parte, come dire, scherziamo coi fanti ma lasciamo stare i santi. C'è già l'uomo che sussurrava ai trulli che lo fa, noi possiamo evitarcelo, no?

      Ti ringrazio per l'equilibrio e la profondità delle tue osservazioni. Sono la controprova (laddove ce ne fosse bisogno) che della politica te ne batti e, come me, vorresti solo fare una vita normale, di studio e di maturazione personale e civile. Su queste basi si può certamente ragionare su quale possa essere il percorso.

      Un abbraccio.

      Alberto

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    2. (una postilla fra parentesi e sussurrata in un orecchio: però, fra noi, non giochiamo il giochino del dubbio metodologico, vuoi? Facciamo così: ci stai a farsi caricare sulle spalle tu tutti i paper contrari all'euro, e io tutti quelli favorevoli? E poi ci facciamo una corsetta... Dai, su, de che stamo a parla'! Capisco che sembra costruttivo dire "io non ho certezze", concordo sul fatto che la scienza economica non sia una scienza naturale, mi sta bene che il dibattito non si faccia settario - purché non me lo chieda chi ha partecipato per 30 anni al sistema di disinformazione unilaterale che ha regnato in Italia: tu no, ovviamente - però non possiamo dimenticarci, da professionisti, che le cose stanno così... O no?)

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    3. Sono d’accordo con te che la cosa peggiore nel nostro mondo è il senso di superiorità di chi si sente al di sopra dei colleghi perché ha mezza citazione o mezzo paper in più e ti capisco perfettamente da questo punto di vista. E alcune volte sono persone la cui reputazione è misteriosa e non dipende neanche dalla qualità della ricerca. E’ la stessa logica delle stellette dell’esercito. Quando ho scritto il blog sulle tre scuole c’è qualcuno che mi ha criticato dicendo perché avevo messo tra le scuole i no euro dicendo che non gli dovevo dare tutta quest’importanza. Invece penso che bisogna prendere le tue riflessioni assolutamente sul serio e rispondere nel merito anche con un dibattito pubblico. Qui invece, ed è un altro difetto del nostro mondo, è raro che economisti di gruppi diversi vengano a contatto (almeno sui social e in rete può accadere senza tante barriere).
      Come sai ognuno di noi ha delle specializzazioni particolari e questo forse alla gente sfugge. Un pediatra ne sa molto di più di dibattito scientifico di malattie infantili di un ematologo eppure per la gente comune sono tutti dottori. Io ho fatto ricerca in tante sotto-discipline di economia ma dove sicuramente meno è proprio la macro. Forse anche per questo non ho le sicurezze che magari ho quando si parla di riforma dei mercati finanziari e di economia solidale o indicatori oltre il PIL. Per questo mentre condivido moltissime delle tue osservazioni critiche sull’attuale situazione ho qualche dubbio sulla soluzione pur non escludendola affatto (come hai visto ci si è avventurato pure Tabby).
      Un punto chiave è quello dell’automatismo della riproposizione degli squilibri di debito estero in caso di politiche macro espansive. Se magari costruiamo dei meccanismi correttivi automatici per cui di fronte agli squilibri di debito estero infra euro i paesi creditori fanno espansione più dei debitori le cose possono aggiustarsi. Ma torniamo al vero problema che è a mio avviso politico. Ovvero se si vuole la soluzione per tenere in piedi la baracca si trova (qualcosa di più simile ad uno stato federale) ma non è affatto detto che ci sia la volontà di farlo.
      E perciò se ti dovessi dire la mia strategia politica oggi per i nostri politici sarebbe quella di usare la minaccia dell’uscita per ottenere il massimo possibile e costruire un’Europa senza asimmetrie e squilibri (cosa che capisco sconfina nell’irrealistico al momento ma non si sa mai e le cose cambiano rapidamente). E ovviamente se le cose non si aggiustano dopo aver tentato tutto l’uscita non è affatto un tabù ma la semplice conseguenza inerziale del restare in rotta di collisione come ho scritto più volte anche io. Insomma penso che se c’è un’altra via d’uscita meno pericolosa bisogna tentarla in tutti modi. Anche se l’euro non è e non può essere un idolo e non è neppure l’Europa (si può benissimo fare un’Unione Europea senza euro)

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    4. Due osservazioni che spero possano far avanzare il dibattito. La prima, di sostanza. Ho riflettuto molto sul tema degli incentivi che possano costringere i paesi in surplus estero a operare in senso pro-ciclico. Non sono riuscito a trovarne. L'unico "stabilizzatore automatico" resta la flessibilità del cambio, come già Meade affermava nel lontano 1956 (se non vado errato). Ogni soluzione politica risente della mancanza politica di trovare una soluzione.

      Circa il discorso delle scuole, perdonami, ma parlare di "scuola noeuro" è un po' fuorviante sia in Italia che ancor più in letteratura, perché posizioni a favore della flessibilità dei cambi e del pericolo di rinunciare ad essa sono state espresse da un fronte ampio e trasversale rispetto alle scuole di pensiero economiche, e questo sia in Italia che all'estero. Questo era l'aspetto che mi piaceva di meno del tuo intervento (detto in modo neutro, va da sé). Diciamo che io sono un fanatico delle tassonomie, come i miei lettori sanno, però dividere il pensiero economico in euro e non euro oggettivamente mi pare una posizione azzardata. Io ho poco da spartire con Friedman o Bolkestein, per dire.

      Il discorso dei tentativi lo fanno tante persone che stimo, fra cui Savona. A me sembra che sulla pelle degli altri sia facile negoziare. Capisco perfettamente il problema (analizzato in letteratura da Panizza, ad esempio), di procrastinare i tempi di una scelta necessaria per non passare da truffatori agli occhi dei mercati. Direi che ormai abbiamo alcune centinaia di morti da portare al tavolo dei mercati, quindi nessuno potrebbe accusarci di essere dei cialtro

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    5. ni se ridenominiamo e usciamo. Se lo pensano, fatti loro. Rinunciare a 60 milioni di consumatori ricchi non è cosa razionale, come non lo è renderli poveri! Che ne pensi? Quindi secondo me l'unico negoziato da fare è quello che dicevo a Radio Radio. Si va a Berlino (non a Bruxelles: a Berlino) e si dice: voi fate come vi pare, noi il mese prossimo siamo fuori, se ci aiutate va bene, se non ci aiutate la scelta è vostra.

      Punto.

      Non dobbiamo chiedere la carità a nessuno e abbiamo salvato fin troppe banche tedesche via fondi salvastati. Non dobbiamo nemmeno subire l'umiliazione di essere cacciati dalla maestra Merkel come il discolo mandato in corridoio. Lo ha detto anche il vicepresidente della Bce che il marcio è stato nelle banche del Nord. Quanti altri imprenditori e operai italiani devono crepare per questo?

      Perdonami, lo so che in questo modo sposto il dibattito da un piano scientifico a un piano forse troppo emotivo, però, come dire, se vuoi metto anche la bibliografia, ma ti assicuro che 12 trimestri di recessione sono veramente troppi per pensare di poter ancora salvare qualcosa. Io non sono convinto che tutti quelli che ci stanno ancora pensando non lo sappiano meglio di me, fra l'altro.

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    6. La mossa della minaccia per negoziare non ha senso: chi ci ha provato, è stato destituito. Ed è stato un lavoretto interno, come ci han voluto far sapere.
      Per cui, può governare solo chi non vorrebbe mai uscire davvero, a Berlino lo sanno e, di conseguenza, non c'è nessuna forza negoziale.

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    7. Leggo solo ora questo scambio.
      Avevo letto il Becchetti sul suo blog ed avevo trovato fuorviante categorizzare i noeuro come scuola di pensiero, e presi infatti una camomilla.
      Lo ammiro moltissimo per esser sceso nel merito, in pubblico, in questo blog. Lo vorrei ringraziare confidando che un serio dibattito tra economisti diventi, come dire, piu' usuale in questo Paese.

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  44. Tabellini, propone la cosiddetta svalutazione fiscale: in concreto si tratta di riprodurre gli effetti della svalutazione del cambio, trasferendo la tassazione dalle imprese alla fiscalità indiretta . Teoricamente l' aumento dell'iva , dovrebbe compensare una riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, nella speranza che il minor costo del lavoro si rifletta sui prezzi alla produzione, aumentando la nostra competitività di prezzo .L' Effetto recessivo dell' incremento iva , dovrebbe essere sterilizzato da un aumento del le detrazioni fiscali sui redditi bassi, e in parte contrastato dall’ aumento di reddito derivante dal maggior export e minore import. Le riforme del lavoro dovrebbero fare il resto:privilegiando la contrattazione aziendale rispetto a quella nazionale, recependo accordi anche in deroga ai minimi salariali del contratto nazionale. La domanda aggregata è salva, grazie all’aumento dell'occupazione che va a compensare il calo dei salari. Tralasciando incentivo delle imprese ad accettare la proposta Tabellini ( il minor costo del lavoro,provoca un incremento dei profitti nel breve ),ma la domanda è :ammesso che la proposta Tabellini abbia successo e l’Italia riuscisse a tornare competitiva, l’Eurozona si può permettere un Italia germanizzata?Quello che voglio sostanzialmente dire : ha senso puntare sull’euro e mercato comune a discapito di quello interno (soluzione tedesca) o arriviamo in ritardo sui tempi? La CONFINDUSTRIA mostra lingimiranza nel puntare su un modello che sostanzialmente è in crisi?

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  45. @SamSimon
    si figuri.. però dovrebbe guardarsi pure il contributo di Sapir quando è venuto a Roma.
    ovvero, esce, nazionalizza la BdI, svaluta e con la situazione migliore può spendere per sostenere (all'inizio) i redditi (ovvero i consumi).
    Se non ci crede amen.

    Seconda cosa: un'inflazione al 5% con un milione/un milione e mezzo di lavoratori in più dopo 3 anni/3 annetti e mezzo secondo lei è peggiore di un'inflazione a 0 e con un altro mezzo milione di lavoratori in meno?

    PS: la scala mobile è un'idea dei sindacati.. ERRORE! del presidente di confindustria post WW2.
    non sarebbe nemmeno un oltraggio visto il periodo storico che stiamo vivendo.

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  46. Caro professore,
    stiamo parlando di cosa inneschi la crisi: Borio spiega bene che la current account esprime solo una molto limitata parte dei flussi finanziari tra le economie e cio' che conta sono i flussi lordi di capitale non quelli netti.
    Ovvio che il brano che ho postato è estrapolato da un più vasto contesto

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    1. Bene, Gianni, allora non hai capito niente (io stavo parlando di come si risolvono le crisi). Scusa, per curiosità, mi dici quanti anni hai (anche approssimativamente) e in cosa sei laureato. Così, per sapere. Mi appassionano certe costanti antropometriche.

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  47. Pur non condividendo le sue valutazioni politiche le facciamo i nostri complimenti come al solito, e questa volta anche per l'evidente sforzo pedagogico.

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  48. I soliti grullini, in ritardo di due anni...

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  49. Quando ha scritto questo post non avevo ancora cominciato a seguirla. Grazie anche a distanza di tempo.

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