Ma sopra? Sì, sopra il menù, ma sotto il titolo, bravo!
Sai quella storia che l'economia esiste perché esiste lo scambio ecc.
Bene.
All'inizio della mia attività di divulgazione, e poi sporadicamente in seguito, si affacciavano regolarmente dei cretini, verosimilmente studentelli provenienti dalle università padane che hanno reso grande il nome dell'economia italiana nel resto del mondo, a spiegarmi che "non è vero che gli interessi sono contrapposti, perché con lo scambio si raggiunge una posizione paretianamente superiore per cui è interesse di entrambi scambiare, quindi tu, Bagnai, non sai l'economia, sei solo un guru antieuro che cerca di sfruttare un momento di notorietà, noi italiani abbiamo bisogno di regole esterne, ecc. ecc."
Ve li ricorderete, no? I cretini che girano per blog liberisti di terz'ordine facendoci la lezioncina, insomma, avendo appiccicato con lo sputo ai loro neuroni una scatoletta di Edgeworth, meno utile, nel contesto attuale, di una scatoletta di tonno. Quelli che fino a poco fa, e spesso ancora oggi, dicevano che la deflazione è un bene perché aumenta il potere di acquisto (ignorando che zero diviso x - con x diverso da zero - dà sempre zero, per cui il potere di acquisto di un disoccupato con la deflazione non lo aumenti, mentre in deflazione è piuttosto facile che nessuno ti assuma, visto che sa che venderà a prezzi più bassi di quelli calcolati quando ti avrebbe potuto assumere)! Che cretini! Poi, va da sé, ci sono anche i cretini da blog "alternativo": ma quelli spesso qualcosa aggiungono al dibattito.
Ora, capita (ma aspetto smentite), che io sia uno dei pochi economisti che conosco dotati di preparazione econometrica ad aver letto i classici. Ricardo no, ve lo dico subito. Ma Smith e Keynes sì. Del resto, in ogni letteratura ognuno sceglie i suoi fils rouges. Se passi per Montaigne-Saint Simon-Stendhal-Balzac è ovvio che arrivi a Proust, non a Céline (per arrivare a Céline di solito devi partire da Céline e arrivare a Céline, cioè il tuo percorso ha misura di Lébesgue - e letteraria - nulla, caro Marco. E non mi uozzappare che mi girano...). La strada di Keynes non passa per Ricardo, anche se naturalmente cultura ed erudizione vorrebbero che uno sapesse tutto: ma per fortuna non lo vuole la biologia. Oggi siamo infestati da keynesiani che Keynes non lo hanno nemmeno spolverato: hanno lasciato che lo facesse la loro filippina, che infatti di economia ne sa più di loro. Ma questo non vuol dire che Keynes (o Smith) siano fuori moda, o che la riflessione economica non sia scientifica...
Bene.
Oggi cercavo una citazione della quale mi ricordavo precisamente l'esistenza, e infatti l'ho trovata a botta sicura, e ve la offro. La offro a voi, e ai cretini, che poi sono quelli che quando pensano di insegnare qualcosa a me, che so tanto poco, non si rendono conto che la stanno insegnando a Smith (o a Keynes, o a Buiter, ecc.), e quindi che stanno solo dimostrando di saperne meno di me, che ne so tanto poco:
The workmen
desire to get as much, the masters to give as little, as possible. The former
are disposed to combine in order to raise, the latter in order to lower, the
wages of labour.
It is not,
however, difficult to foresee which of the two parties must, upon all ordinary
occasions, have the advantage in the dispute, and force the other into a
compliance with their terms. The masters, being fewer in number, can combine
much more easily: and the law, besides, authorises, or at least does not
prohibit, their combinations, while it prohibits those of the workmen. We have no
acts of parliament against combining to lower the price of work, but many
against combining to raise it. In all such disputes, the masters can hold out
much longer. A landlord, a farmer, a master manufacturer, or merchant, though
they did not employ a single workman, could generally live a year or two upon
the stocks, which they have already acquired. Many workmen could not subsist a week,
few could subsist a month, and scarce any a year, without employment. In the
long run, the workman may be as necessary to his master as his master is to
him; but the necessity is not so immediate.
(Book I, Chapter VIII, Of the wages of labour)
Guarda un po', il mio blog si apre praticamente con le parole di Smith. Quindi:
1) o sono un genio;
2) o è successo per caso;
3) o la riflessione scientifica non è altro che una formalizzazione del buon senso;
4) o ho copiato Smith, il che dimostra però che l'avevo letto ("Maestra! Bagnai copia!" Pure questo c'è toccato sentire!...)
Io ovviamente propendo per la prima ipotesi, essendo in conflitto di interessi, ma la risposta, come al solito, la darà la storia, and it is likely to be a convex combination of the above! I pesi, ricordiamolo, vanno da zero a uno!
(quanto è bello Smith! E nun ce so' le quazzioni, l'incubo dei mediocri, ma anche il loro maggior vanto! E allora perché non lo leggete? Vedete come incastra bene nel discorso che stiamo facendo? Ah, ai tempi di Smith la Cina c'era più di oggi: faceva ancora circa il 30% del Pil mondiale. Poi sono arrivati gli inglesi, e com'è andata lo sapete, e se non lo sapete vi prego di saperlo: i dilettanti sono il cancro della democrazia, e i giornalisti la loro metastasi...)
(ah, non so se è chiaro: siamo arrivati al lungo periodo. Svegliaaaaa! Qualcuno traduce per i diversamente europei?)
masters... siamo ritornati ai masters (ok, alcuni preferiscono le mistress)..
RispondiEliminaMi piacete quando siete tecnici, però nun v'allargate...
Elimina.... nel lungo periodo sono morti tutti e due .....
RispondiEliminaCaro, lo so. Tu invece ignori che anche tu morirai, altrimenti non perderesti così il tuo tempo. Il problema è: vogliamo vivere una breve vita di merda, o vogliamo risolvere il conflitto distributivo in un modo meno miope?
EliminaAnche la Thatcher è morta (ainoi, nel lunghissimo periodo).
EliminaLo vedi che Keynes aveva ragione?
moriremo tutti sì, ma nel frattempo i masters hanno i mezzi per spassarsela.
EliminaEppure avrei giurato che lei arrivasse a Proust via Hugo, non Balzac...
RispondiEliminaMenzionare Balzac fa molto Piketty.
E pensa che invece Piketty non l'ho letto. Cita Balzac? Avrà avuto tempo di leggerlo? Proust lo cita spesso, la curiosità è nata così.
EliminaSai che invece non ho memoria di frequenti citazioni di Hugo da parte di Proust. Any clue? Mi ricordo vagamente, ma non riesco a fissare le idee.
EliminaQuindi lei è arrivato a Balzac via Proust? Interessante, ma converrà che dal punto di vista logico-cronologico dopo Stendhal il romanzo francese si trova di fronte un bivio: da un lato (diciamo a sinistra) a spanne Balzac-Flaubert-Zola; dall'altro Hugo-Gautier-Dumas. Poi i due rami si ricongiungono in Proust, per presto ridividersi (Sartre da un lato, Céline dall'altro).
EliminaPerò Proust voleva segretamente essere il nuovo Hugo (anche se forse come poeta, non come romanziere). Ricorda la profezia dello zio del narratore in Du côté de chez Swann? "Qui sait, ce sera peut-être un petit Victor Hugo, une espèce de Vaulabelle, vous savez."
Poi chiaramente per ragioni di opportunità, come Piketty, in pubblico citava frequentemente Balzac, lasciando le vieux Hugo ai Guermantes.
Qualcosa in più qui:
Grazie, finalmente una riflessione interessante. Solo un paio di osservazioni di metodo. I percorsi individuali non sono cronologici, e normalmente scelgo i libri in base all'odore, quindi, come dire, non c'è una particolare razionalità nella scelta del filo rosso. La citazione dello zio potrebbe anche essere letta in chiave ironica. Io in pubblico cito molto più spesso Hugo, perché lo trovo molto sottovalutato, sia "tecnicamente" che idealmente (destino che condivide con i suoi coetanei compatrioti musicisti, del resto). Non vedo Hugo fortemente conservatore, forse perché oggi è oggettivamente a sinistra der Nutella o di Bersani, per dire, ma è chiaro che il suo percorso, il suo paternalismo, ecc. ecc. (non diciamoci quello che sappiamo). A grandissime linee, però è una sensazione tecnico-epidermica, mi pare che la gestione che Proust fa dei suoi personaggi sia molto più da Comédie Humaine che da Misérables. Non so se qualcuno se ne sia occupato, ma credo proprio di sì, anche perché se non ricordo male da qualche parte, nella Recherche, lui lo dice chiaro e tondo. Purtroppo sto scrivendo la mia, di Comédie Humaine, il che mi lascia poco tempo perduto per ritrovare il passo. Ne parliamo a ottobre, promesso?
EliminaVolentieri, a ottobre! Ci anticipa però chi sono i compositori compatrioti e coetanei di Hugo sottovalutati?
EliminaIo le dico chi sono quelli secondo me sopravvalutati: Berlioz, Massnet, Gounoud e Meyerbeer (se lo vogliamo considerare francese).
Tipo qui? "Non posso dirvi come mi fa piacere, che sia la sua fotografia; perché noi abitiamo adesso nella sua casa, e ho appreso su di lei delle cose straordinarie (sarei stato bene imbarazzato a precisarle) che hanno risvegliato enormemente il mio interesse: da un punto di vista letterario, capite, come dire, da un punto di vista balzacchiano; voi che siete un uomo intelligente, capite queste cose a mezz'aria." (I Guermantes- A Doncières)
Elimina(Io leggo per puro piacere, senza alcuna sistematicità né ordine né fedeltà, probabilmente con una certa cialtroneria, e per esempio sia Proust sia Céline mi piacciono molto)
Ecco, uno de passaggio, per esempio divertiti qui (mi ricordavo bene). Sinceramente, avevo dimenticato l'allusione che tu citavi. Ma sento nascere fra noi la simpatica dialettica che ho vissuto in conservatorio coi musicologi. Mi ricordo che quando incontrai Cecilia Campa, che mi faceva lezione a Pescara (grandissima), lei, vedendomi attempatello, mi chiese cosa facevo, e io dissi: "Il musicista". E lei: "Che musicista?" E io: "Un musicista che suona". Mi sa che tu sei un critico che critica, e io uno scrittore che scrive, quindi è chiaro che tu abbia una sensibilità e una cultura "correttamente" indirizzate. Io vado così, un po' a naso, lo ammetto, un po' riflettendo sui problemi che devo risolvere tutti i giorni per farmi capire, e molto riflettendo sulle strutture e sul ritmo (perché lì la musica aiuta).
EliminaLa recherche du temps perdu è molto più La recherche de l'absolu che non L'homme qui rit, no?
Ma soprattutto, il modo in cui i personaggi si rincorrono, si stratificano, cambiano colore, da un libro all'altro, ecco, quello secondo me, così, ictu oculi, mi assimila Proust a Balzac. Una tecnica un po' wagneriana (e infatti Proust, lo sai, che te lo dico a ffa'...). Hugo i personaggi li tratta in un modo completamente diverso. Prende il blocco e scolpisce. Dopo di che, il resto è trama. Va bene anche così, magari saperlo fare!
Ma per dirtela tutta, Balzac l'ho frequentato molto di meno, e se sta merda di euro continua dubito che avrò mai il tempo di frequentarlo abbastanza. Ma quando sono andato a trovarlo mi è scesa la lacrimuccia, come scende al nostro Jorg quando è il compleanno di Franz Joseph...
P.s.: anche quando vado a trovare Proust mi scende la lacrimuccia. Hugo invece le lacrimucce me le fa scendere quando lo leggo, a place des Vosges ho conservato l'occhio asciutto. Ogni volta che Jean afferra il manico del secchio di Cosette ho un tuffo al cuore, e così sarà, nei secoli dei secoli, perché quell'uomo sapeva scrivere. E mi dispiace qui per l'amico Erick, che (pure lui) mi scassa i maroni col simpatico collaborazionista antisemita (anche se, letto da lui, si può ascoltare, soprattutto se il vino è buono).
Ah, just in case: sempre per il discorso della casualità dei percorsi. Io da Proust sono partito, poi ho risalito la corrente. È andata così.
EliminaBalzac lo si leggeva con passione, in casa Proust (la mamma); e Marcel lo amava tanto da dedicargli uno dei suoi più divertenti pastiches ("Elle suait dans ses pantouffles, chef d'oeuvre de l'industrie polonaise").
EliminaMa il grande campione di Balzac, nella Recherche, è il barone de Charlus: eccolo che rimbecca Brichot: "...Chateaubriand est beaucoup plus vivant que vous ne dites, et Balzac est tout de même un grand écrivain, répondit M. de Charlus, encore trop imprégné du goût de Swann pour ne pas être irrité par Brichot, et Balzac a connu jusqu’à ces passions que tout le monde ignore, ou n’étudie que pour les flétrir.
D’ailleurs, malgré ces habitudes mondaines ridicules, M. de Charlus était très intelligent, et il est probable que si quelque mariage ancien avait noué une parenté entre sa famille et celle de Balzac, il eût ressenti (non moins que Balzac d’ailleurs) une satisfaction dont il n’eût pu cependant s’empêcher de se targuer comme d’une marque de condescendance admirable." (Sodome et Gomorrhe)
Ma infatti, scusate, l'ultima volta l'ho letto prima che iniziasse 'sta merda di blog, però mi ricordavo che nella Recherche non si parla d'altro che di Balzac. Meno male che ci siete voi, altrimenti mi sentirei come il dottor Helmut Alzheimer.
EliminaJust to set the record straight: prof., sono d'accordissimo con lei sulla preponderanza dell'influenza di Balzac su Proust rispetto a quella di Hugo. Il mio punto era semplicemente che la facevo più amante di Hugo che di Balzac e supponevo che fosse arrivato a Proust via Balzac, non Hugo. Invece ha fatto il percorso inverso e va benissimo anche così ovviamente.
EliminaPersonalmente nella mia adolescenza ho letto prima Hugo, poi, per reazione, Balzac, e infine, come Aufhebung, Proust. Un andamento più dialettico, se vogliamo, ma altrettanto arbitrario.
Comunque, come afferma correttamente, il problema è nell'ora: leggo lei e vorrei (ri)leggere Hugo e Proust; leggo Piketty e vorrei (ri)leggere Balzac, ma serve tempo e un po' di mente sgombra, che non ho.
Molto interessante il brano di SmiF.
RispondiEliminaE quale testo potremmo leggere per una base di partenza sulla storia del pensiero economico ?
Non leggere manuali o storie del pensiero econom....parti da un rapporto diretto con gli autori. Lo so che è peso infatti i libri acquistati non gli ho letti.
EliminaPerò se li prendi in biblio qualche capitolo sei incentivato a leggerlo.
Grazie del consiglio, Erik, accetto volentieri.
EliminaAllora, già che ci sei, puoi dirmi almeno 2 libri da leggere che siano antecedenti a Keynes e altri 2 che siano successivi al grande genio inglese ?
ok pigliati in biblio 3 volumi di keynes (diversi tra loro) e fidati che le introduzioni aiutano, non saltarle, ma nemmeno ferma la lettura quando le hai finite: sono pese pure quelle. Io in biblioteca cercavo un Cipolla e ho trovato per caso un Bagnai.
EliminaA me è piaciuto molto, di Karl Pribram, Storia del pensiero economico Vol.I Nascita di una disciplina 1200-1800, Einaudi. Non ho capito se il secondo volume sia stato tradotto e pubblicato.
EliminaLe parti più interessanti, penso, riguardano il mercantilismo e le diverse teorie sulla moneta.
Se un componente del Consiglio della BCE ha citato recentemente un abate del medioevo che protestava per la svilimento della moneta affermando che essa avrebbe dovuto essere stabile, qui si trova che gli scolastici aristotelici non attibuivano alla moneta alcun valore intrinseco ma solo quello stabilito dalle decisioni umane, valor impositus.
La teoria del valore è seppellita, ante litteram, da una citazione dell'epoca romana: Res tantum valet quantum vendi potest.
Grazie davvero, Giorgio D. M.
Eliminapurtroppo, però, il libro non è disponibile sul sito del mio fornitore abituale: http://www.ibs.it/code/9788806600006/pribram-karl-h/storia-del-pensiero-economico.html.
Sempre per Giorgio D.M.
Eliminasul pensiero economico medievale ho letto questo:
http://www.ibs.it/code/9788815097958/todeschini-giacomo/ricchezza-francescana-dalla-povert-a.html. Purtroppo anch'esso non disponibile.
Ma, a mio giudizio, interessantissimo, poiché illustra la modernità della visione francescana del mercato che, ben prima dell'etica protestante di Weber, considerava la ricchezza individuale una componente fondamentale del bene comune. L'analisi della ricchezza dei laici chiarisce il modo in cui i cristiani devono fare un uso appropriato dei beni terreni. Per questo producono scritti sulla circolazione del denaro e sulle regole del mercato, distinguendo tra investimento sociale della ricchezza e accumulazione improduttiva. La figura del mercante operoso è positiva nella misura in cui contribuisce alla crescita della "felicità cittadina", mentre la ricchezza del proprietario terriero che si limita ad accumulare beni appare sterile e negativa.
Grazie del suggerimento. "la ricchezza del proprietario terriero che si limita ad accumulare beni appare sterile e negativa" non suona molto bene però... se accumula beni vuol dire che li acquista.
EliminaNon era proprio Smith a considerare come unico lavoro produttivo quello che realizza beni? E come unica spesa "produttiva" l'acquisto di beni che potrebbero essere rivenduti?
Il libro è quello di ibs, magari si trova su ebay, oltre che in biblioteca.
L'ho comprato in un remainders (ora chiuso causa crisi) a un quarto del prezzo in lire. In effetti è rimasto sullo scaffale dal 2000 al maggio di quest'anno.
Ma io ho vietato alla filippina, che filippina non è, di spolverare i libri: innazitutto si potrebbe innescare la dialettica servo-padrone se dovesse diventare troppo istruita facendo le pulizie e in secondo luogo insisteva per usare una spugna bagnata che appiccica la polvere alle copertine, peraltro già affumicate dalle sigarette.
P.S.
Temo di aver scritto che la serva è già diventata padrona... :)
P.P.S.
La traduzione del brano di Smith nel post serve?
Giorgio, mi spiego meglio riportandoti un passaggio del libro:
Elimina"Dopo il Mille il mondo dei monaci, degli eremiti o, per dir meglio, il mondo costituito dalle istituzioni che monaci ed eremiti governavano – da Cluny a Fonte Avellana, da Montecassino a Citeaux a Prémontré – era divenuto il teatro di un conflitto aperto nei confronti delle modalità gestionali signorili che, per tradizione, identificavano proprietà ereditaria della terra e diritto di amministrarla economicamente in termini personali. Ai signori laici si veniva quindi proponendo sempre di più una tipologia virtuosa e cristiana del potere economico fondata sulla distribuzione della ricchezza, la donazione ai poveri, ai monasteri e alle chiese di parte delle risorse economiche, monetarie o in natura, prodotte dalle loro terre. Fra Mille e Milleduecento, nelle lettere e nei trattati o nelle biografie pedagogiche dei maestri della povertà volontaria, Pier Damiani, Norberto di Xanten, Stefano Muret, ma anche nelle registrazioni contrattuali di transazioni economiche, si vanno moltiplicando gli esempi e i modelli di comportamento signorile in grado di distinguere fra proprietà familiare (“privata”) della terra e amministrazione economica di un dominio indirizzata secondo criteri di utilità collettiva predisposti dai nuovi santi, esperti come sono di economia e di giochi dell’equivalenza. In una lettera Pier Damiani, nel 1064, ricorda con visibile compiacimento il caso del signore feudale che lascia gran parte del suo patrimonio alla Chiesa, diseredando in tal modo i suoi discendenti."
Ho votato come se fossero le politiche: BAGNAI GOOFYNOMICS! Continui così prof!
RispondiEliminaAh! Allora non è vero che studiare economia matematica alla Pareto serve a nulla ... !
RispondiEliminaIo sono per la opzione numero 3.
RispondiEliminaIl problema è che da almeno 30 anni circolano dogmi di tipo para-religioso spacciati per scienza (molto più ridicoli dei dogmi religiosi, per altro, che un qualche fondamento a suo modo ce lo avevano...).
Pensi, ad esempio, io con le mie miserrime competenze e con la mia scarsissima cultura ero giunto ad intuire la teoria delle aree valutarie ottimali prima di sapere che esistesse questa teoria. Certo, in un modo estremamente rudimentale e intuitivo: Mi chiedevo: "ma come si fa a misurare l' economia italiana col metro di quella tedesca ?"
A proposito di notte degli Alesina viventi (e non solo):
L' umanità tifa per il progresso (+ benessere PER TUTTI), c'è poco da fa'. I retrogradi (sotto le più incredibili mentite spoglie) sono condannati alla sconfitta.
La Storia tifa per Lei....E per noi.
È ovvio che ha copiato....
RispondiEliminaForse Krugmann è invidioso di una tale lucida-mente.
RispondiEliminaA volte mi prudono le mani e i piedi scattano in avanti in modo irrefrenabile; mo' me ripijo n' altra Valeriana.
Secondo me la sua è una sfida moooooooooooooooolto ambiziosa (ma molto molto molto, eh)
RispondiEliminaPartiamo dal presupposto che la cosiddetta "massa" sia sempre stata presa in giro, manipolata e sfruttata perché "non sapeva" (con il conseguente interesse a mantenere lo stato di ignoranza).
Poi arriva lei e mette lo scibile economico a disposizione di tutti (e lo fa più a fondo e più onestamente di Stiglitz o di Krugman, senza alcuna omissione, né riverenza, né paura). Lo porta fuori dall'ambiente accademico, lo condisce con letteratura, musica, ironia e con tanto di nomi e cognomi. Riesce, grazie alle sue doti, a uscire dall'anonimato e a farsi sentire da un gran numero di persone.
In partenza ne sapevo di economia e politica meno della media della massa, ma la mia reazione alle sue parole è stata immediatamente positiva, una folgorazione, mentre non vedo la stessa reazione nella maggior parte di piccoli-medi master né nella maggior parte di workman.
Ora siamo al punto cruciale: la massa non sapeva o è (avidamente e miopemente) stupida?
Faccio un tifo sfegatato per lei (e per la verità) e nel mio infinitesimale piccolissimo cerco di fare il possibile, ma la Maria Antonietta che è in me propende per la seconda ipotesi.
ps
la competizione è impari, però se vincesse contro il sole 24ore, sai che mazzata!!!
@silvia
Elimina...la massa non sapeva o è (avidamente e miopemente) stupida?
.
Tutti arrivano a capire le cose, prima o dopo. La differenza sta, appunto, nel "timing", e fin qui niente di strano. Solo in tarda età ho scoperto che gran parte della gente (la massa) preferisce - nel senso che sceglie deliberatamente - di stare nel gruppo di coda. Sarà che la numerosità del plotone li fa sentire un buona compagnia, fatto sta che i frequentatori di Goofynomics si confrontiamo prevalentemente con gente che non vuol capire/sapere. Se noi goofynauti abbiamo l'aspirazione/ambizione, non dico di arrivare primi, ma almeno di non essere fra i ritardatari lo dobbiamo anche e soprattutto a Bagnai ("quel" Bagnai ! dicono i latecomers)
Mi pare evidente che devo/dobbiamo tutto a Bagnai, quando sono arrivata qui non sapevo niente, ancor meno della "massa" però mi stonavano certe incongruenze. Ero molto ignorante, ma non così stupida da non riconoscere buonsenso e logica oltre a tanta "buona economia", buona musica e buona letteratura.
EliminaInvece molti P-M imprenditori e molti lavoratori dipendenti (ma anche cassa integrati e disoccupati) che hanno avuto l'occasione di leggere/ascoltare Bagnai, non hanno capito un cazzo.
Costoro saranno i primi ad andare in soccorso del vincitore, quando l'euro tramonterà. Ma siccome sono stupidi, scodinzoleranno come cagnolini ai piedi del primo profittatore, perché è l'unica cosa che sanno fare.
Silvia,
Eliminac'è chi nasce servo, e tale rimane. Ho conosciuto, e conosco, molte persone che non hanno voglia di prendersi responsabilità, ma pretendono uguali diritti. A me non sembra giusto, ma soprattutto disonesto, pretendere che siano gli altri a risolverci i problemi.
Concordo con te sul fatto che chi si è fermato e formato su questo blog, sia merito del professore, ma è anche necessaria avere un minimo di buon senso e di umiltà nel mettersi in discussione.
Ho la netta sensazione che i libbberisti citati condividano più che le posizioni di Adam Smith, quelle di un altro Smith: John Smith, quel simpatico personaggio che nella saga Matrix dei fratelli Watchoski parla dell' umanità come di un virus da eradicare dal pianeta Terra. Quindi, niente classici letterari e fondamenti di Economia, solamente riferimenti a classici della Cinematografia già in odore Ordoliberista.
RispondiEliminaE comunque, virus ce saranno loro e mezza palazzina loro.
non capisco niente di economia :((
RispondiEliminaPreferisci guadagnare di più o di meno?
EliminaCon questi due interventi si potrebbe aggiungere la voce "sintesi" nel glossario.
EliminaP.s.: nel glossario non c'è il crotalo!!
Caro Prof., non soltanto ha letto Smith e Keynes, ma anche Pearson, Lévy, Markov, Box, Jenkins,...
RispondiEliminaPer chi, come me, le lingue sono utili ma noiose:
RispondiElimina"Non è tuttavia difficile prevedere quali delle due parti, in tutti icasi normali, sia avvantaggiata nella disputa e costringa l' altra ad accettare i propri termini. I datori, essendonin minor numero, possono accordarsi piu' facilmente; e la legge, inoltre, autorizza o almeno non proibisce le loro intese, mentre essa propibisce quelle dei lavoratori. Non abbiamo nessuna legge del parlamento che proibisca di accordarsi per diminuire il prezzo del laavoro; ma ne abbiamo molte contro gli accordi tesi ad aumentarlo. In tutte queste dispute, i datori posono resistere molto piu' a lungo. Un proprietario, un affittuario, un industriale o un mercante, potrebbero generalmente vivere un anno o due sul capitale già acquisito anche senza impiegare nessun lavoratore. Senza impiego molti lavoratori non potrebbero sussistere neppure per una settimana, pochi un mese, e quasi nessuno un anno. Nel lungo andare il lavoratore puo' essere altrettanto necessario al suo datore quanto il suo datore a lui, ma la sua necessità non è così immediata."
ps
EliminaSmiF insegnava a Glascow (Scozia) Filosofia Morale. (Ma inflazione e politica monetaria sono scelte tecniche che devono essere indipendenti dal Politico.) Nel 59 pubblica la Teoria dei sentimenti morali che sono 15 anni che voglio leggere, se qualcuno posta un magistrale bignami gli spedisco del miele.
A.Smith Teoria dei sentimenti morali BUR 2008 Sez I Cap I - Le prime parole dell' opera:
Elimina"Per quanto egoista si possa ritenere l' uomo, sono chiaramente presenti nella sua natura alcuni principi che lo rendono partecipe delle fortune altrui, e che rendono per lui necessaria l' altrui felicità, nonostante da essa egli non ottenga altro che il piacere di contemplarla."
Nel 1790 (pochi mesi prima di morire) aggiunge una VI parte, riconfermando l' impianto complessivo dell' opera. La recente storiografia esclude che esistano due A.S. uno della TSM contrapposto all' A.S. della IRN (1776): non esiste nessun The Adam Smith Problem insomma, non era schizofrenico, piuttosto non è mai stato letto.
Devo andare a far nascere qualche regina.
“In quel sepolcro aereo vissi per circa tre anni, lavorando giorno e notte senza posa, con un tale piacere che lo studio mi sembrava la cosa più bella, la più felice soluzione della vita umana. La calma e il silenzio necessari all'uomo sapiente hanno un non so che di dolce, d'inebriante come l'amore. L'esercizio del pensiero, la ricerca delle idee, le tranquille contemplazioni della Scienza ci prodigano piaceri ineffabili, indescrivibili come tutto ciò che appartiene all'intelligenza i cui fenomeni sono invisibili ai nostri sensi esterni. Perciò siamo sempre costretti a spiegare i misteri della mente con paragoni materiali. Il piacere di nuotare in un lago di acqua pura, in mezzo a rocce, boschi e fiori, soli e accarezzati da una tiepida brezza, darebbe agli ignoranti una ben pallida idea della felicità che io provavo quando la mia anima si bagnava negli splendori di un'indicibile luce, quando udivo le voci terribili e confuse dell'ispirazione, quando da una fonte ignota le immagini mi sgorgavano nel cervello palpitante. Vedere spuntare, come il sole al mattino, un'idea nel campo delle umane astrazioni, e come il sole vederla levarsi e, meglio ancora, crescere come un bambino, che arriva alla pubertà e lentamente poi diventa adulto, è una gioia superiore alle altre gioie terrene, o piuttosto è un piacere divino. Lo studio conferisce una sorta di magia a tutto ciò che ci circonda.”
RispondiElimina"Mi conduce la speranza dolcissima di libertà" , Sicut erat.
RispondiElimina(Alessandra da Firenze...anche se l'umore odierno...)
(...ehm, m'era ruzzolato via l'umore)
EliminaBagnai-sensei, mi scusi ma io faccio parte di quelli che non hanno letto né Proust né Céline (e nemmeno Hugo, se è per questo).
RispondiEliminaPerò, quando poi leggo la frase di Silvia e cioé questa:
"Partiamo dal presupposto che la cosiddetta "massa" sia sempre stata presa in giro, manipolata e sfruttata perché "non sapeva" (con il conseguente interesse a mantenere lo stato di ignoranza)."
mi viene in mente tutto quello che ho letto di Gregor Mosse, Wilhelm Reich, Emilio Gentile, Zeev Sternhell, Renzo De Felice e il magistrale Joachim Fest, giusto per citarne alcuni.
Quella frase, se la prendiamo per buona, indica l'esistenza di un Regime di stampo totalitario.
"Today it has become absolutely clear that fascism is not the deed of a Hitler or Mussolini, but the expression of the irrational structure of the mass individual."
(Wilhelm Reich, The mass psychology of fascism, pag.10)
Chinacat
Tu sei cinese, giusto? Quindi bevi molto cha, giusto? Quindi è perfettamente normale e lecito che a te interessi scoprire quella preziosa materia prima che è l'acqua calda. Io che l'euro è il fascismo l'ho detto sul Manifesto tre anni fa: qualcuno, come te, non lo sapeva ancora, molti altri non l'hanno ancora capito, i colleghi della sinistra per bene e decotta hanno vabbvividito di ovvove, ma il fatto è che se l'hai capito pure tu, deve proprio essere così! ;)
EliminaGli stessi colleghi della sinistra per bene che, ça va sans dire, quando c'è da ristrutturar redazioni l'uso del manganello lo conoscono benissimo...
EliminaA dire il vero, detesto il tè.
EliminaL'etimologia del nick invece proviene da qui (http://en.wikipedia.org/wiki/China_Cat_Sunflower)
Detto questo: "Io che l'euro è il fascismo l'ho detto sul Manifesto tre anni fa: qualcuno, come te, non lo sapeva ancora, molti altri non l'hanno ancora capito."
E di questo La ringrazio, ci mancherebbe altro; anzi, quello che ho imparato da Lei in questi 3 anni mi ha costretto a rileggere alcuni dei testi sui maggiori totalitarismi, alla luce delle nuove informazioni acquisite.
C'è un però: il fascismo, sia che lo intendiamo in maniera generica come fa Ernst Nolte, sia che lo intendiamo in maniera specifica come fa Renzo De Felice, è morto e sepolto (e occhio e croce, l'euro sta per seguirlo).
Se prendo per buona la Sua affermazione, debbo poi fare i conti con le considerazioni che implica una tale affermazione: e cioé che ci sia un Regime e che questo Regime non operi solo a livello nazionale ma ovviamente anche fuori dai nostri confini; che questo Regime sia in grado di manipolare tutti i mass media tradizionali; e che sia in grado di farlo,e qui la cosa si fa interessante, all'interno di un "sistema democratico."
Ma il fascismo tutto era tranne che "democratico", quindi come si fa a conciliare questi due aspetti? Come è possibile avere un Regime, con relativi Fagiani Dorati*, ed allo stesso tempo esercitare il diritto di voto?
Mi creda, Bagnai-sensei, è proprio perchè ho preso seriamente quella frase sull'euro che mi preoccupo davvero.
"Tutto quello che fino a ieri parve conquista definitiva e irrevocabile del cosiddetto progresso civile oggi è in pericolo. L'istituto parlamentare è in disfacimento; la libertà di stampa, di organizzazione, di pensiero è contestata o repressa da forze private; lo Stato liberale appare vuoto di ogni contenuto reale, privo com'è di una fede e di una volontà."
(Pubblicato su La Critica Politica il 25 agosto 1922, citato da Emilio Gentile su E fu subito Regime)
Chinacat
* I vertici del partito nazista portavano una spilla dorata con un aquila che stringeva una svastica; i berlinesi per deriderli li chiamavano i Fagiani Dorati.
Avrai letto almeno Wu Ch'eng-en?
EliminaE a proposito di ovvove, la sua sfida è doppiamente ambiziosa perché vuole togliere le etichette di master e workman funzionali al divide et impera. Adoro la sua follia, la seguirei ovunque.
EliminaStando alla logica dello scrittore bisognerebbe evitare che i lavoratori sappiano che qualcuno gli taglierà i salari e poi che i prezzi dei beni durevoli (BMW, Audi, etc.) restino alti.
RispondiEliminaOT - Recita una delle leggi di Murphy che non esiste una situazione sufficientemente brutta che non possa peggiorare.
RispondiEliminahttp://en.itar-tass.com/opinions/1887
La Russia si e' dimostrata fino ad ora molto paziente verso le provocazioni NATO/EC (tipo l'improvviso divieto di transito di ieri nello spazio aereo Polacco del volo con a bordo il ministro degli esteri Russo), ma temo che lo spettro di un imminente riarmo nucleare Ucraino potrebbe far precipitare la situazione odierna da conflitto a bassa intensita' verso una guerra a piu' alta intensita'.
"Nel pomeriggio dello stesso giorno, come avevamo già anticipato, pervenne alla redazione del giornale una lettera della morte che esigeva, nei termini più energici, l'immediata rettifica del suo nome, signor Direttore, scriveva, io non sono la Morte, sono semplicemente morte, la Morte è una cosa che a voi non può passare neanche lontanamente per la mente che cosa sia, vossignorie, gli esseri umani, conoscono solo, che il grammatico prenda nota che anch'io saprei mettere voi, gli esseri umani, conoscete solo questa piccola morte quotidiana che sono io, questa che persino nei peggiori disastri è incapace di impedire che la vita continui, un giorno verrete a sapere che cos'è la Morte con la lettera maiuscola, e in quel momento, se lei, improbabilmente, ve ne desse il tempo, capireste la differenza reale che c'è tra il relativo e l'assoluto, fra il pieno e il vuoto, fra l'essere ancora e il non essere più, e quando parlo di differenza reale mi riferisco a qualcosa che le parole non potranno mai esprimere, relativo, assoluto, pieno, vuoto, essere ancora, non essere più, che cosa sono, signor direttore, perché le parole, se non lo sa, si muovono molto, cambiano da un giorno all'altro, sono instabili come le ombre, ombre di se stesse, che tanto ci sono quanto non ci sono più, bolle di sapone, conchiglie di cui a stento si sente il respiro, tronchi tagliati, accetti pure questa informazione, è gratuita, io non voglio niente, si preoccupi invece di spiegare bene ai suoi lettori i come e i perché della vita e della morte, e ora stesso, tornando all'obiettivo di questa lettera, scritta, proprio come quella che è stata letta in televisione, di mio pugno, la invito a rispettare all'istante quelle degne disposizioni della legge sulla stampa che impongono di rettificare nello stesso posto e con la stessa visibilità grafica l'errore, l'omissione o il lapsus commessi, a suo rischio e pericolo, signor direttore, che se questa lettera non sarà pubblicata integralmente, io le spedisca, domani stesso, con effetto immediato, il preavviso che ho già bello e pronto per lei da alcuni anni, non le dirò quanti per non amareggiarle il resto della vita, non avendo altro da aggiungere, mi sottoscrivo con la dovuta attenzione, morte.
RispondiEliminaLa lettera comparve puntualissima l'indomani con profuse scuse del direttore e anche in duplicato, cioè, manoscritta e impaginata in corpo quattordici e riquadrata. Solo quando il giornale uscì nelle strade il direttore si azzardò a uscire dal bunker in cui si era sprangato a sette mandate dopo aver letto la lettera comminatoria. Ed era talmente spaventato che rifiutò persino di pubblicare lo studio grafologico che un importante specialista in materia andò a consegnarli personalmente. Già mi basta essermi messo in mezzo ai guai con la firma della morte con la maiuscola, disse, porti la sua analisi a un altro giornale, suddividiamo il male fra le parrocchie e d'ora in poi sia quello che dio vorrà, tutto tranne che dover subire un altro spavento come quello che mi sono preso. Il grafologo andò a un giornale, andò a un altro, e un altro, e solo alla quarta volta, tanto che ormai aveva perso le speranze, ottenne che accettassero il frutto delle non poche ore di quel labirintico lavoro a cui, con lenti d'ingrandimento diurne e notturne, si era dedicato. La sostanziosa e succulenta relazione cominciava col ricordare che l'interpretazione della scrittura, alle origini, era uno dei rami della fisiognomica, mentre gli altri, a informazione di chi non sia al corrente di questa scienza esatta, erano la mimica, i gesti, la pantomima e la fonognomica, dopo di che passava a rievocare le maggiori autorità nella complessa materia, quali, ciascuno a suo tempo e luogo, [...]"
J.S., Le intermittenze della morte, Feltrinelli (2012), pp. 118-119
(a proposito di Stampa, Destouches, la terza ipotesi del post e l'interpunzione...)
Daje Marcoooo! Arrivano i rinforzi. Celinari di tutto il mondo, vereinigt euch!
EliminaMa ora oltre a Céline, anche Saramago è da buttare (attinenza della citazione a parte)? Da una parte mi piacerebbe conoscere le motivazioni dei suoi punti di vista, dall'altra sono felice di non condividere, almeno in qualcosa, le sue posizioni. Il mio IO, è sempre lui che comanda è ovvio, ne esce meno imbarazzato.
EliminaMa perché? Mica ho detto che è brutto! Sono felicissimo della new entry, e dei rinforzi per Marco.
EliminaMa, de bbase, che vve frega de quello che mme piace? Tanto beati siete, e beati restate...
Ma come che vve frega? Scherziamo? Lei avrebbe potuto essere l'amico di gioventù che avrei voluto avere e che non ho avuto. Quello più brillante e più colto con cui confrontarsi per capire di più di sé e delle cose e che, proprio perché amico di tempi immaturi e camerateschi, ha la pazienza di ascoltarti con condiscendenza speciale anche se non sei al suo livello e non ci arriverai mai. Non me ne frega nulla dei pareri di chi ritengo inferiore - l'ipertrofia del mio IO non è da poco - mentre mi incuriosiscono molto quelli di chi invidio per intelligenza e cultura. Questo e non altro il perché, de bbase, non mi son fatto i cazzi miei sui suoi gusti letterari.
EliminaDi Saramago ho adorato Cecità. Grandissimo: scava nel male, ma non al punto da perdere di vista quel tenace seme di bene che resta. Ma anche Una terra chiamata Alentejo mi è piaciuto molto. E poi, boh, Checov, Nabokov, Bulgakov... Gadda, Gadda, Gadda... Amos Oz, Murakami, Borges... Un paio di settimane fa ho riletto le Affinità elettive e devo decidermi a colmare il buco del Faust... Dio, quanto è bello pensare a quanta roba bella si può leggere... non è vietato, non è peccato e non fa neanche ingrassare!
RispondiEliminaSaggio sulla lucidità (2004) di Saramago, mi permetto allora di consigliare, per completare il percorso. E' imprescindibile, una stupenda allegoria della democrazia rappresentativa e di come mandare a scatafascio un sistema politico (non si fa cenno a un singolo paese) "semplicemente" disertando le elezioni.
EliminaNo vabbe' ho scritto *Checov... Per punizione mi autosospendo dal blog per almeno un mese (mi rileggo Cechov).
EliminaLe affinità elettive?! (piccola premessa; avendo sempre sentito dire un gran bene di Goethe, lo presi per capire di cosa e come scrivesse).
EliminaParadossalmente ho dovuto leggerlo tutto perché non riuscivo ad accettare che un tipo tanto famoso avesse potuto scrivere così tante banalità noiose che alla nona pagina avevo già i testicolo nella pialla.
Mi sono illuso che ad un certo punto l'insieme degli elementi innescasse un procedimento chimico inevitabile e inarrestabile, qualcosa tipo "Cent'anni di solitudine" oppure "Insciallah" , l'ho sperato almeno, ma è continuato scialbo fino all'ultima riga.
Finora il più sopravvalutato degli autori che abbia letto
@Nat
EliminaCara signora Nat, credo di non essere l'unico tra i lettori di questo blog a provare molto piacere nel leggere i suoi commenti e le sue riflessioni e sono convinto che si possa trovare un rimedio meno grave all'errore che ha fatto, anche se qui giustamente si cerca di mantenere un livello invidiabile.
Visto che il nome del grande scrittore in originale si scrive così: Антон Павлович Чехов, la conversione in italiano potrebbe non essere del tutto corretta e per ciò direi di sospendere la punizione almeno fino al prossimo errore, se ci sarà, ovviamente. :)
Ma caro Dragan, grazie di cuore, come immagini anche io ti leggo con molto piacere, anzi, se scendi ancora fino a quaggiù a leggere, non è che mi diresti chi è l'autore del brano sul "sepolcro aereo"? Né la memoria né la sua irrinunciabile stampella (Google) mi hanno aiutata.
EliminaQuanto a questo "signora Nat", che vedo ormai affermarsi e prendere piede grazie a o per colpa di Marco, solitamente non è che apprezzi fino in fondo questo marchio della mezza età (quando nei negozi passano definitivamente dal tu al signora), eppure, non so perché e sicuramente CONTRO ogni intenzione di Marco, trovo che assuma anche una sottilissima sfumatura erotica (forse un ricordo di quella perfida canzone che è signora Lia? Del laureato? Chi è dei miei anni sa).
Cara Nat, (senza “signora” suona meglio, non è vero?) a differenza di te e molti altri frequentatori di questo blog, io oltre a citare dimentico di esplicitare gli autori e per questo mi scuso con tutti e sopratutto con Adriana che qui sotto aveva posto attenzione sulla questione.
EliminaAutore del brano sopracitato è Balzac, La pelle di zigrino.
Sulle “sfumature” ci sarebbero da dire alcune cosette, però non vorrei rubare tempo prezioso ad Alberto, che ringrazio ancora per il lavoro immenso e inestimabile che sta svolgendo.
Gentili seguaci,
Eliminapermettetemi di intervenire per segnalarvi che, tutto sommato, a me gli autori non mancano. Nel caso di Dragan non mi mancano perché abbiamo molte letture in comune, e di quelle che lui ha fatto e io no (perché temo di essere un suo sottoinsieme) l'autore si intuisce abbastanza facilmente. In generale non mi mancano perché lo scopo di questo blog è quello di aiutare le persone a valutare quello che viene detto, prima che chi lo dice. Per il resto, Nat domina mi incute una certa soggezione...
Be', prof, in quelle pagine su Proust che ha linkato l'altro giorno e che ho trovato molto interessanti (strano, perché confesso che normalmente la critica letteraria mi annoia), si parlava della differenza tra allusione e citazione e di come un autore, intessendo i suoi testi di allusioni, faccia sentire il lettore a casa sua (però io sono convinta che le allusioni non siano necessariamente volute né consapevoli, voglio dire, se Proust descrive un'alba usando le parole di una poesia di Baudelaire secondo me è perché ama quella poesia, ce l'ha nel cuore e gli viene naturale ritrovarla...), be', prof, ora io pur essendo una preziosa seguace non arrivo a paragonarla a Proust, però un po' in effetti de te fabula narratur, grazie a quelle pagine mi sono resa conto che sono state proprio le sue allusioni, che per il mio percorso almeno in parte ho avuto la fortuna di poter cogliere, a farmi sentire a casa in questo blog, a darmi la sensazione di essere in un luogo dove si parla la mia lingua.
EliminaSul citare gli autori, al tempo di Google è meno importante, e anche io a volte mi trovo più a mio agio a lasciar perdere, forse come segno di intimità maggiore, però altre volte invece metterli mi sembra più gentile. Per il resto, vorrei far presente che fisicamente assomiglio sempre di più a una fata, solo che purtroppo alla fata Smemorina, lo dico per controbilanciare l'imprudente uso di un termine pericoloso che ho ardito poco sopra e soprattutto per impedire che a qualcuno salti l'uzzolo di rubare tempo prezioso al prof dicendo non so quali cosette :).
L'occasione mi è gradita, gentile seguìto, per ringraziarla in effetti anche io ancora una volta di questo blog, che ha avuto, nel complesso, il seguente effetto: mi ha fatto sentire più viva.
E che i malvagi sparlino pure, tanto faranno sicuramente qualche strafalcione che li segnerà davanti a dio e agli uomini.
Cara Nat,
Eliminanell'attesa che ciò accada, l'occasione mi è gradita di significarle che uno mediamente scrive come scriveva quello che gli ha insegnato a scrivere.
Voglia, gentile dottoressa, accettare i nostri più cordiali saluti.
Il narratore
P.s.: non si sopravvaluta mai abbastanza la necessità assoluta di tenere i propri figli lontani dalla merda. Avrei potuto scrivere come Scacciasestesso, vi rendete conto? Invece no. Sono stato lasciato lì, ad annoiarmi. E mi sono annoiato, con molta dignità. I risultati si vedono. Non compiacete i vostri figli, non siate i loro giullari. Ma so che voi non lo siete: i piddini sì. E anche in questo si manifesterà la nemesi...
Nota tecnica: non sapremo mai, nessuno di noi, nemmeno l'artista, quanto di "costruito" e di "spontaneo" ci sia in un'opera d'arte. La prima lezione di analisi musicanel Fabio Cellini me la fece su questa sonata, e ho una cosa come dieci pagine di appunti sulle scelte che il compositore aveva fatto e sul perché le aveva fatte. Quando vi dico che l'arte è un complotto, fidatevi. I rettiliani in confronto sono due de passaggio...
EliminaSarebbe bellissimo condividerle, quelle pagine di appunti... Io di mio in fondo spero che salti una buona volta il maledetto euro e che lei ci spieghi un po' la musica, come in quei post bellissimi su quando l'Italia esportava melodie o sulla Passione di Bach
EliminaOpto decisamente per la terza "chehaddetto" (purché sia davvero riflessione e non “riflettenza”). E poiché considero che sia la Genialità a rispecchiarsi nel genio, come la luce del Sole sulla faccia della Luna, lascio felicemente a lei piena libertà e possibilità di ritenersi lecitamente tale, nel modo più gradito e caro (dopotutto, se lo merita...).
RispondiElimina(perdonerommi la dilongazione in onor del Musico, padron di casa: io ch'ebbi ad esser fisico, non ingengnere, e non letterato:
RispondiElimina"Gli esseri umani, che mi erano sempre sembrati dei mostri, non lo erano più. Potevo inspirare profondamente, adesso, e sempre di più, sempre più profondamente. Ordinai una volta la settimana, anche se questa spesa dava fondo o quasi al contributo che mi era stato assegnato dalla previdenza sociale, il Times, al fine di rinfrescare, rinnovare e ampliare le mie conoscenze dell'inglese e nello stesso tempo per poter seguire gli avvenimenti del mondo, un mondo che si trasformava a una velocità folle. Di punto in bianco osai rivolgere la parola all'organista del villaggio e mi accordai con lei per cantare un'ora in chiesa, e dopo che lei mi ebbe accompagnato all'organo non un'ora soltanto ma tre ore, io cantai a libro a libro aperto le cantate di Bach, il Liederbuch di Anna Magdalena e così via, e lei espresse allora il desiderio che la settimana successiva io cantassi la parte per basso solo alla messa (di Haydn) della domenica mattina. Il mio PNX addominale pieno da scoppiare, il mio pneumoperitoneo che mi permetteva di esistere, non mi aveva impedito, dopo quell'assolo, di cantare regolarmente le parti di basso nelle messe in chiesa, ma ovviamente per far musica con l'organista non potevo far altro, durante la settimana, che incontrarmi in chiesa con lei di nascosto, e cioè alle spalle dei medici, e così l'organista ed io studiammo i grandi Oratori di Bach, di Händel, scoprii Henry Purcell, cantai la parte di Raphaël nella Creazione di Haydn. Non avevo perso la mia voce, al contrario di settimana in settimana il mio strumento migliorava, io lo perfezionavo, il mio desiderio di quelle lezioni di musica in chiesa era insaziabile e inesorabile. Adesso ero di nuovo sulla strada giusta a dispetto di tutti gli avvertimenti: la musica era la mia vocazione! Tuttavia, le mie visite clandestine al villaggio, il mio canto in chiesa, per di più sotto gli occhi di tutti, sconsiderato e incurante di ogni avvertimento, dopo un po' non fu più possibile tenerli nascosti, io stesso ero stato costretto a tradire questa mia completa follia. I medici mi avevano chiesto spiegazioni, avevano cercato di farmi capire che cantare a quel modo, col mio pneumoperitoneo, avrebbe perfino potuto dar luogo a una morte istantanea, e minacciarono di dimettermi. Il tassativo divieto di recarmi al villaggio fu pronunciato. Ma io non avevo più la forza di sottomettermi a un divieto, qualunque esso fosse, senza l'esercizio pratico della musica non potevo più vivere, così volli andarmene via da Grafenhof al più presto e a qualunque costo. Del resto, quelle settimane di canto non mi avevano indebolito, al contrario le mie condizioni generali erano migliorate a tal punto da autorizzarmi a credere che la strada della musica mi avrebbe portato alla guarigione, mentre i medici consideravano al cosa assurda e mi davano del pazzo. L'esercizio pratico della musica era diventati per me tutt'a un tratto l'allenamento alla vita."
T.B., Il freddo (una segregazione), Adelphi (2002), pp. 115-117)
ps "attinenza della citazione", de che, a che, con chi, e perché? ;)
RispondiEliminaAttinenza a parte. Cioè a prescindere dal giudizio su quella, non per criticare. L'attinenza è un processo soggettivo del cervello, condivisa con più o meno successo con altri. Mi interessava, invece, capire perché Saramago fosse accomunato a Céline nel giudizio, in quanto autore e non per il brano riportato.
EliminaSuppongo che T.B. sia Thomas Bernhard, anche se non lo conosco.
RispondiEliminaMa chi fa citazioni non potrebbe esplicitare gli autori?
Per essere diversamente snob...
Sì, l'amico non ha ancora capito a che gioco si gioca qui, ma tu fallo giocare. Senti i sonagli?
Elimina(al gioco del super-io sadico e dell'io masochista?)
EliminaAhi... di fronte ai sonagli, come suggerirebbe Lucrezio, circospetta ritirata.
ps ringrazio Adriana e Enrico Pesce per i commenti, utili ad orientarmi meglio tra le regole scritte e non scritte di questo blog.
Qui, le basi
Eliminahttp://www.goofynomics.blogspot.it/p/blog-page_18.html
A questo indirizzo un'insieme di regole di buona condotta ed elementare educazione, valide per qualsiasi luogo di Internet
http://www.nic.it/tutto-sul.it/netiquette
Per approfondimenti, Google
Benvenuto e buon lavoro
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina@Silvia
RispondiEliminanel mio caso forse da 0 a 100 quando ho incominciato a leggere gli artt. del prof ero sul 20-30.
Attenzione (oh, sarei pure laureato in Economia e Commercio e in Macro ero una bomba.. ahahahahhaa), non come conoscenze tecniche ma la "puzza".
faccio un esempio:
1) incazzato come le belve per corruzione ed evasione.
ma mi chiedevo.. se la corruzione + evasione valgono 200 mld, vuol dire che siamo il Paese più ricco dell'Universo?
cazzo..
2) se la corruzione rappresentava un problema perché la Corea del Sud vola (voglio vedere quanto sono onesti in quella parte del pianeta) mentre l'Irlanda è andata ko prima di noi?
questo l'ho notato.
3) debito pubblico: se questo era causa della crisi perché Irlanda, Spagna, Portogallo sono andati ko nonostante i loro livelli bassissimi?
e perché la Germania considerando il debito nascosto non è (era) in crisi (per non parlare del Giappone che ha avuto uno Tsunami.. alla faccia di chi lo critica!).
4) se la teoria di Travaglio su Craxi fosse vera (DAR) MA CHE CAZZO è SUCCESSO IN ITALIA DAL 1982 per vedere un'impennata simile?
con tutta la buona volontà non capivo come da una situazione quasi di stallo sia stata intrapresa una salita del debito a mo' di Mortirolo o Zoncolan..
INSOMMA, troppe cofattuali del c.zo!
il prof ha tracciato una linea spiegando AVO e ciclo di Frenkel (la chicca successiva è stata la spiegazione delle elasticità di import ed export).
Lavoro che a posteriori sembra sciocchino ma che dal punto di vista sostanziale l'ho visto come una bomba atomica per le mie conoscenze
PS: dico questo perché tra i noeuro rivogliono il gold standard perché il ns debito è carta straccia mentre la moneta dovrebbe essere ancorata a valori reali..
Certo, gli ho spiegato che con l'ERF ci impegniamo risparmi, pensioni, aziende e demanio, più reale di così!
Riguardo all'interstazione, ci sarebbe qualcosa da rivedere. tipo:
RispondiElimina"L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi convergenti. Infatti mentre il bantù dell'Africa nera non ne può proprio più di mangiar banane, che oramai oltre che sullo stomaco gli stanno sulle palle, il napoletano c'ha l'acidità da limone di Sorrento, per cui un reciproco scambio è molto auspicabile e conveniente per entrambi."
...aggiungerei anche che l'erba del vicino è sempre più verde, da cui consegue che i vicini possono scambiarsi l'erba tra loro con reciproca soddisfazione.
EliminaA me piace particolarmente questo passaggio qui: "being fewer in number, can combine much more easily".
RispondiEliminaCon buona pace di quelli che "per un mercato grande ci vuole un paese (e una moneta) grande", e in ossequio alla Costituzione Italiana secondo cui la Repubblica "promuove il più ampio decentramento amministrativo" (vale a dire, meno gente = più efficacia).
Non è un caso se la democrazia non è nata nel più grande impero della Storia, bensì nella nazione più frammentata
Oh, ecco prof. che finalmente mi riabilità il mio amato Adamo Smith, che ha scritto cose che i libberisti ne noantri manco si sognano (ed erano altri tempi, non c'era manco Marx all'orizzonte...), e che a sentire oggi i sedicenti liberisti strapazzare le sue teorie (socio)economiche, si rivolterà nella tomba mille e mille volte (vedasi anche il post "Liberisti e traditori"). A me piace quando Adamo dice che lo Stato si dovrebbe preoccupare di dare a tutti le stesse possiblità di partenza... scuola (pubblica) sanità (pubblica)... e che compito dello Stato è di sollevare le masse dall'ignoranza e dall'indigenza (che allora nell'Inghilterra della Rivoluzione industriale erano teorie quasi rivoluzionarie). Ma qualcuno si ricorda che nella sua immane opera ha scritto (anche) questo? No! Tutti a blaterare della mano invisibile ( e certo, chi si è preso la briga di leggerselo quel tomo!).... Povero Adamo! Oh, poi è arrivato Keynes, e ringrazio lei, caro prof.( e mia sorella, la gemella) di avermi convertita. Però che cce vole fà, a me Adamo m'è sempre tanto simpatico, anche se la sua mano invisibile non ha mica funzionato tanto bene...
RispondiEliminaE poi se è pur vero che nel lungo periodo sono tutti morti, secondo me qualcuno è andato giù giù e qualcun'altro è andato su su (preferisco non fare ipotesi sugli economisti viventi, traditori in particolare, perché si spera sempre che si convertano....). E io il mio Adamo me lo vedo a dissertar con gli Angeli (e con Keynes, tanto una brava personcina anche lui) sul perché la sua benedetta mano invisibile non abbia funzionato, perché secondo me il nostro era in buona fede e aveva troppa fiducia nella razionalità degli operatori economici: ha peccato di troppa fiducia nell'essere umano, e questo peccato sono certa che gli è stato perdonato.
Il passo sulla mano invisibile è un elogio del protezionismo. Smith non va riabilitato. Va letto. Tu lo hai fatto?
EliminaProf, non si arrabbi, il mio era un tentativo, evidentemente non riuscito, di essere spiritosa. Non avevo certo la pretesa di fare una dissertazione seria sulla teoria della mano invisibile, perché non sarebbe comunque alla mia portata. Io non ho letto né Proust, né Hugo, né Balzac, e nemmeno Céline, se è per questo, al massimo la collezione Harmony. Però il suo, di libro, l'ho letto, TUTTO, e, da lettrice di Harmony, questo va solo a suo merito. Ma tanti anni fa lessi anche grandi brani di "The Wealth of Nations" perché, da giovane, ho avuto la ventura di studiare economia (ma io volevo fare medicina, a me il sangue che scorre non fa impressione...) e Smith mi era piaciuto davvero, unico fra tutte le cose noiose che avevo studiato (odiavo la contabilità, non capivo un'acca di partita doppia, e il diritto mi annoiava a morte, ma l'economia mi piaceva, anche se non capivo tanto bene, essendo un poco dura di cervice...). Però la ringrazio comunque prof, perché adesso mi ha davvero fatto venire voglia di riprendere in mano quel grande tomo, che allora mi era sembrato di grande lungimiranza (oggi i miei ricordi sono più di pancia che di testa). L'ho scaricato per pochi centesimi sul tablet (potere del super euro!) a riprova che certi classici sono oggi svalutati, quando non male interpretati. Quindi perdoni le imprecisioni tecniche e scientifiche del mio commento precedente, abbia indulgenza per chi all'economia ancora oggi, si avvicina con un timore reverenziale di ex studente che non ci capiva (e ancora oggi ci capisce poco, ma si sforza...) una cippa....
EliminaMi sembra ragionevole pensare che ogni scienziato - degno di tale titolo - si adoperi per migliorare il mondo in cui vive. Solo uno psicopatico puo' auspicare e celebrare un mondo di miseria dominato da una ristretta cerchia di illuminati/meritevoli. Ed il Progetto Manhattan? Anche li', i politici hanno fatto credere agli scienziati che l'avversario stesse per ottenere lo stesso risultato.
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