venerdì 1 agosto 2014

Il keynesianesimo per le dame (e, soprattutto, per i cicisbei) –Capitolo secondo: "elasticity pessimism"

Riprendo qui un ciclo (uno dei tanti all'interno di questo blog) avviato con questo intervento, del quale potrebbe essere utile a qualcuno rileggere la premessa. La premessa, in buona sostanza, è che qui state facendo con me, perché potete farlo solo con me, un'operazione un pochino più complessa e raffinata del mostrare i muscoli perculando il piddino di turno, attività alla quale si dedicano con sterile successo su Twitter i cucciolotti affetti dalla sindrome di Dunning-Kruger, per lo più usando con grande sicumera due o tre imparaticci che gli son rimasti appiccicati passando da qui. State facendo qualcosa di più, e non solo perché qui, come molti di voi hanno più volte rimarcato, avete trovato una famiglia, non solo perché avete trovato la possibilità di approfondire a un livello professionale pochi semplici ma essenziali concetti tecnici, non solo perché avete trovato qui un luogo di acquisizione e scambio di informazioni che non ha evidentemente uguali nel panorama italiano...


[a proposito, giacché ne stiamo parlando, vi ricordo che anche quest'anno sarebbe il caso che vincessimo quella competizione truccata che è il Macchia Nera Italian Awards. Dico truccata perché è evidente che considerare "blog" il Sole 24 Ore non ha alcun senso. Ma verrà il giorno in cui saremo primi assoluti - cioè primi non solo fra i veri blog - nonostante il trucchetto. Intanto vi ricordo di andare sul loro sito e nominare Goofynomics almeno come miglior sito di economia. Potete scegliere solo altre tre categorie, non più di tre, nelle quali nominarci, e credo che educational sarebbe un'altra categoria adeguata. Poi la Provvidenza ci penserà lei, purché opportunamente aiutata dai vostri clic. Volete fare il partito? Bene, allora non perdete questa occasione di dimostrare che esistete...]

...ma anche perché qui avete potuto avviare un discorso critico sui fondamenti culturali della crisi che stiamo vivendo, grazie al contributo di amici come Fusaro e Barra Caracciolo, e grazie alla vostra e mia multidisciplinarietà. Questa non è una cosa da trascurare, perché, vedete, ormai lo avete capito: il problema è rovesciare un frame, cosa pressoché impossibile se non se ne individuano e non se ne minano i pilastri. L'euro, e più in generale l'attuale percorso di integrazione europea, è un processo istituzionale totalmente illogico, e non solo sotto il profilo economico. Ma occorre una lettura trasversale per portare certe contraddizioni ad emergere. È un'attività divertente, come sottolinea Jun Ker:


Jun Ker ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "La corruzione fra realtà e chiacchiere":

Vero, non cambieranno mai idea, ma metterli di fronte alle loro contraddizioni e vederli contorcersi nella morte della logica è l'attività più divertente dei miei ultimi due anni... godo come un riccio a fagli vedere che i dati dicono il contrario di quello che pensano, o che essi stessi si contraddicono 3 volte in una frase... ahhh quale estasi dei sensi quando non sanno che pesci prendere XD

Postato da Jun Ker in Goofynomics alle 01 agosto 2014 15:26



ma è anche, e soprattutto, un'attività proficua, perché ci permette di riportare senso nel nonsenso. Considerate ad esempio quanto ci ha raccontato Nat:

Nat ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "È la flessibilità, bellezza... (MMT vs. Phillips)":

Bellissimo post. Mi piace quando fa un po' di debunking. Che poi, anche a livello empirico (dove mi trovo francamente più a mio agio), è una cosa talmente evidente, per chi lavora in un'azienda (anche la migliore delle aziende, non è una critica): è talmente evidente che sei pagato esattamente quanto basta per tenerti lì, e che se fuori nessuno si sogna di cercarti (perché ci sono a spasso decine di persone che fanno il tuo lavoro...) quello che continua a bastare è esattamente quello che ti danno (se non di meno, nei casi peggiori tipo "contratti di solidarietà"). È una considerazione di tale buon senso, che quanto più sei ricercato tanto più sei pagato (ai bei tempi, chi non ha visto i più bravi ricevere un aumento perché non se ne andassero?). È adesso, che non se ne va più nessuno, e se osi lamentarti, perché per esempio il carico di lavoro aumenta costantemente, è normale sentirsi rispondere "Ma non li leggi i giornali?"; così come è evidente che le persone assunte a tempo determinato, i lavoratori "flessibili", hanno tutt'altro per la testa che andare a chiedere un aumento di stipendio... Insomma sembra una considerazione di tale buon senso che la disoccupazione sia inversamente correlata all'inflazione e che la flessibilità sia perfetta per contenere gli stipendi...
Eppure qualche tempo fa, uno degli amici più marxisti che ho (mi definisce "un'immacolata coscienza borghese", qualsiasi cosa ciò per lui significhi), quando gli ho chiesto se non gli veniva qualche dubbietto sull'euro (di cui è uno strenuo difensore) pensando alla tragedia di 25 milioni di disoccupati in Europa con un'inflazione così bassa, mi ha spiegato con sussiego che la curva di Phillips era stata da tempo confutata da Milton Friedman...


Postato da Nat in Goofynomics alle 31 luglio 2014 01:30



Ecco: questo marxista imbecille (le due cose non necessariamente coincidono, ma l'intersezione non è nulla come credevo prima di aprire questo blog), questo perfetto, compiuto, sesquipedale coglione, che pur di difendere l'euro, cioè un progetto classista di difesa del capitale finanziario internazionale, si trova d'accordo con il padre dei Chicago boys (senza che nemmeno gli passi per la capa che se Friedman che era tanto amico di Pinochet era così nemico della curva di Phillips forse un nesso c'era...), questo completo inetto politico, che senza nemmeno rendersene conto fornisce supporto ideologico (per i motivi spiegati qui) a quei governi tecnici che poi va in piazza, magari, a far finta di contestare ragliando qualche luogo comune, ecco, relitti umani di questo tipo, e sono tanti, e sono ovunque, credo vi diano la misura del perché è essenziale non limitarsi alle autocompiaciute schermagliucce tecniche su Twitter o al bar dello Sport, ma occorre approfondire, risalire le correnti carsiche del dibattito in corso, tornare indietro, mettere le cose in prospettiva. Solo così si potranno capire, e se del caso disprezzare, oppure perdonare, ma in ogni caso confutare, certi atteggiamenti che molto spesso sono assunti dall'imbecille di turno per mero riflesso pavloviano. Non c'è altra spiegazione, se non questa, un po' canina, per spiegare come mai un marxista dovrebbe prendere per buona l'analisi di Friedman (1968)!

Oggi vi volevo parlare (rapidamente, che mi aspetta l'osteria, quindi ho 30 minuti), di un argomento attinente.

Volendo schematizzare il dibattito economico come confronto fra "neoclassici" e "keynesiani", sempre schematizzando potremmo dire che l'attrezzo principale dei neoclassici è il modello di equilibrio economico generale, e quello dei keynesiani è il modello IS/LM. I due modelli, nella loro forma più semplice, hanno in comune alcune caratteristiche non da poco: ad esempio, sono entrambi statici, cioè sostanzialmente atemporali, nel senso che non descrivono il processo di raggiungimento di un equilibrio (e quindi non indicano se e come e in quanto verrà raggiunto: indicano solo se c'è). Ma certo le differenze sono più delle analogie.

Nella versione più semplice del modello di equilibrio economico generale (EEG) lo scopo del gioco è vedere come un insieme teoricamente infinito di "agenti economici" dotati di una quantità iniziale (al limite nulla) di un insieme estremamente ampio di beni realizza i propri scambi, in un'economia di baratto, in modo da massimizzare la propria utilità. Esempio: se siamo in due, io ho solo pane e tu solo prosciutto, è chiaro che ci sono i margini per uno scambio vantaggioso (ed è anche chiaro che il modello è atemporale, altrimenti, a meno che non ci sia una terza persona che ha anche acqua, dopo un po' le cose si mettono male).

L'enfasi è tutta sulla scelta del corretto rapporto di scambio, cioè del prezzo relativo fra due beni. Attenzione: vi ho detto che siamo in un'economia di baratto, nel senso che lo scambio teoricamente avviene in modo diretto: io ti do il pane, e tu mi dai il prosciutto. Ma è ben diverso se per un etto di pane mi dai un etto o mezz'etto di prosciutto. Nel primo caso il prezzo relativo del prosciutto è 1, nel secondo è 1/0.5=2 (il prosciutto "costa" relativamente di più in termini di pane, e per questo motivo ne ottengo un po' di meno). Quindi un prezzo teoricamente c'è, ma è definito non in termini monetari, assoluti (3.5 euro al chilo il pane, 7 il prosciutto - e mi tengo basso!), bensì relativamente a un bene scelto come "numerario". Nell'esempio sopra riportato il numerario è il pane.

Questo modello ha molti problemi e una caratteristica. I problemi sono evidenti: è completamente irrealistico (le nostre economie non sono di baratto, non si capisce come una persona possa acquisire e trattare informazione immediata su chi ha quello che gli serve e come scambiarlo in modo vantaggioso, ecc.). La caratteristica, però, è che le quantità sono date, e quindi quello che "regna" nel modello è l'aggiustamento dei prezzi (relativi).

Da qui l'equazione neoclassicolibberistachicagoboybrutto = aggiustamento di prezzo.

Ok, i più addentro possono andare a prendersi l'aperitivo, perché già sanno dove voglio andare a parare (molti colleghi mi leggono e qualcuno me lo dice).

Nel modello keynesiano lo scopo del gioco è del tutto diverso. La versione banale di questo modello, il modello IS/LM, considera rigidi i prezzi (abbiamo visto nella puntata precedente che questa affermazione è ideologicamente orientata), e analizza un'economia aggregata composta da due mercati: il mercato dei beni, dove si considera solo l'aggregato complessivo e quindi la domanda e l'offerta aggregata (non quella di pane e quella di prosciutto: quella di pane più prosciutto più acqua più candele più sedie più... ovviamente aggregate con un opportuno sistema di prezzi che non interessa al modellista), cioè, di fatto, il modello invece di essere a infiniti beni, come l'EEG, è a un solo bene: il Pil. Mancano quindi infiniti meno uno cioè infiniti beni, ma c'è una cosa importante che nel modello EEG non c'è: la moneta. Lo scopo del gioco è vedere per quali combinazioni di domanda interna e tasso di interesse i due mercati sono in equilibrio, nel senso che tutto il prodotto viene domandato, e che la moneta messa in circolazione dallo Stato soddisfa le esigenze degli agenti economici (e quindi non ci sono pressioni sui tassi). Questo può succedere per un livello di reddito compatibile con la piena occupazione, o inferiore (come adesso), o anche superiore, almeno concettualmente (nel qual caso tutti fanno gli straordinari). Il modello serve quindi come base per definire politiche economiche, a differenza del modello EEG la cui unica lezione è: lasciate che tutti facciano come gli pare e che l'informazione circoli in modo efficiente, e poi il teorema di Kakutani ci penserà lui. Nel modello keynesiano, invece, siccome i prezzi non variano, quello che si muove per trovare la quadra è la domanda aggregata, che il governo può stimolare attraverso la spesa pubblica, o attraverso la politica monetaria (nell'ipotesi che se riesce a far scendere i tassi gli imprenditori facciano più spesa per acquistare beni capitali, i cosiddetti investimenti fissi lordi).

La cosiddetta "sintesi neoclassica" sostanzialmente consiste nel ritenere che il modello corretto sia quello IS/LM nel breve periodo, quando i prezzi non hanno modo di aggiustarsi, mentre l'EEG sia una metafora corretta di quello che potrebbe succedere nel lungo, quando saremo tutti morti. L'istinto di conservazioni quindi suggerisce implicitamente una graduatoria nella rilevanza dei due modelli. L'attacco neoclassico scatenato da Milton Friedman nel 1968, al grido di "vietato vietare" (che era lo slogan del sessantottini a Chicago come a Parigi - cosa sulla quale giustamente insiste Diego...), dal punto di vista tecnico consisteva sostanzialmente nell'imporre alla professione (con l'aiuto dell'oscillazione a destra del pendolo della storia) l'idea che il modello EEG fosse corretto anche nel breve periodo. Cerchiamo di capirci: un keynesiano "ortodosso" anni '60 credeva nell'efficacia delle politiche economiche, ma falchi alla Modigliani, tuttavia, vivevano pur sempre nell'idea che sì, ci fosse il ciclo economico, sì, si doveva e poteva far qualcosa per contrastarlo,

MA

il mondo era comunque neoclassico nel lungo periodo. Il modello IS/LM era un buono strumento per la gestione del breve periodo, del ciclo economico, ma il legislatore lungimirante avrebbe dovuto poi prendere a paradigma per politiche di ampio respiro lo schema neoclassico (e quindi liberalizzar, privatizzar...).

Con questo grosso "ma" i Chicago boys si nettarono le terga, portando avanti l'assurda, ma tecnicamente avvincente, idea che il ciclo economico fosse un fenomeno di equilibrio, perfettamente spiegabile dal modello EEG in presenza di shock aleatori. Il che, in buona sostanza, significava che quando il ciclo era basso e tu eri disoccupato, eri contento, perché, anche se non te ne eri accorto, in realtà avevi scelto tu di sostituire lavoro con tempo libero.


















Ah, no?

























E allora perché non hai accettato un salario reale più basso?





























Vi ricordate il trotzkista e il liberista? Sì, il tronfio coglione francese coautore di... non ve lo dico altrimenti capite chi è, che discettava sull'elasticità dell'offerta del lavoro al salario reale, prima di farsi asfaltare dal mio amico A.? Di che stava parlando? Di questo, appunto! Del tasso al quale noi sostituiamo lavoro con tempo libero a seconda del livello del salario.

Ovviamente era un liberista di sinistra.

Attenzione, però, perché qui arrivo al punto (sto finendo il tempo...). Avrete capito che nella mente dell'economista mediano si incrosta questa fottuta scoria: aggiustamento di prezzo = neoclassico, aggiustamento di reddito = keynesiano.

La cosa non ha molto senso, è basata su una visione caricaturale non solo del mondo (ci potrebbe stare), ma anche dei modelli, nei quali, credetemi, c'è molto di più (motivo per il quale sono utili), ma tant'è: che tu sia "de destra" o "de sinistra", ti microchippano con questa fottuta semplificazione in testa.

Ovviamente, se sei "de sinistra" la declini come aggiustamento di prezzo = neoclassicochicagoboy brutto. Se sei "de destra" la declini come aggiustamento di reddito = spesapubblicaimproduttivastamparemonetacomal'argentinabrutto.

Una cosa che non sapevo, e che ho imparato dalla mia attività di divulgazione, è che ci sono sempre almeno due modi di essere idioti, dei quali almeno uno di destra e almeno uno di sinistra.

Da qui una serie di interessanti dettagli, sui quali vi illumino partendo da un'idea molto semplice: il problema principale, universalmente ammesso, del cambio fisso è che impedisce o comunque rallenta l'aggiustamento di prezzo relativo fra beni nazionali e esteri (questo prezzo relativo, a livello aggregato, si chiama tasso di cambio reale).

Ora, mettetevi nella testa di un keynesiano, quindi di uno "de sinistra". Quale sarà il suo ragionamento?

aggiustamentodiprezzo=chicagoboybrutto quindi l'aggiustamento di prezzo non deve contare (non: non conta, che sarebbe scienza: non deve contare, che è ideologia), quindi i flussi commerciali sicuramente non rispondono alle variazioni dei prezzi relativi, il che rende inutili gli aggiustamentidiprezzochicagoboybrutto, e quindi l'euro ce lo teniamo, perché se non ci fosse potrebbero avvenire sì degli aggiustamenti di prezzo, ma siccome a questi io non ci credo perché sono keynesiano, allora mi tengo l'euro perché credo (apoditticamente) che adottandolo non si rinunci a nulla.

Giuro! La pensano così. Io mi son sentito dire in pubblico, a una conferenza: "Non credo che rimuovendo l'euro risolveremmo i problemi perché da keynesiano devo credere che gli aggiustamenti di prezzo non siano rilevanti". Freghete, frate'!

Da qui una serie di piccoli dettagli che fanno la delizia dell'intenditore. Perché quando De Cecco mi ha presentato a Cipollone della World Bank ha detto "Questo è Bagnai che dice le stesse cose della destra americana ma qui in Italia passa per il capo dei rivoltosi"?

Ma perché per De Cecco, che è keynesiano, l'idea che ci possano essere aggiustamenti di prezzo e quindi che l'euro ci faccia danno è "de destra". Vedete quanti piccoli dettagli spiegano, le correnti carsiche delle quali vi parlavo?

E ovviamente, nella stima delle equazioni del commercio, quale sarà l'atteggiamento di un keynesiano "de sinistra"? Sarà quello di ritenere che l'elasticità ai prezzi relativi sia piccola, sarà cioè il cosiddetto elasticity pessimism, il pessimismo verso le elasticità (soprattutto di prezzo) che caratterizzò un certo dibattito nei lontani anni '60. Quel pessimismo era infondato: lo dice Gandolfo nel suo manuale, stavano semplicemente usando dei metodi di verifica sbagliati, ma poi la tecnica è andata avanti. I risultati più recenti (e ve ne ho citati tanti e tanti altri ve ne citerò, incluso il modello di a/simmetrie ieri felicemente "chiuso") dicono che le elasticità di prezzo contano, e aprono a un certo elasticity optimism (Imbs era lo scorso anno a INFER2013).

Ma, e qui chiudo, c'è un dettaglio beffardo che rende controproducente questo atteggiamento ideologico, come tutti gli atteggiamenti ideologici. Nell'adottare la prospettiva aggiustamentodiprezzochicagoboybrutto certi keynesiani di risulta in realtà avvalorano il principale capo d'accusa dei neoclassici verso il lavoro di Keynes: quello di aver fatto un bel compitino all'interno del quadro dell'EEG, semplicemente lasciando fissi i prezzi. Se i prezzi si muovessero, tutti troverebbero lavoro (accettando un salario più basso): quindi, caro Maynard, che ci avresti detto? Lo sappiamo anche noi che con downward wage rigidity c'è disoccupazione involontaria. Invece Maynard ha detto una cosa più complicata e più fondamentale, che però viene regolarmente negletta e buttata in caciara anche grazie all'apporto fondamentale dei "keynesiani" per i quali "io sono keynesiano quindi i prezzi non sono importanti quindi l'euro non è un problema".

Dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Iddio...


(chi non ha capito a cosa serve questo post è vergine. Chi lo ha capito non avrà parole per ringraziarmi, e comunque anche se le scrivesse sarà difficile che io possa leggerle prima di qualche ora: me ne vado all'osteria coi mastini e il prof. Santarelli a festeggiare il modello. E voi meditate, gente, meditate...)

(segnalazioni di refusi gradita: non ho tempo di rileggere)

64 commenti:

  1. "io sono keynesiano quindi i prezzi non sono importanti quindi l'euro non è un problema"

    Premessa la gratitudine per l'efficace sintesi della controversia EEG vs IS/LM (alla mia età non ho più tempo di rileggermi i testi fondamentali questa didattica mi è utilissima), vorrei proporre all'attenzione dei frequentatori del blog l'ultima incarnazione della frase citata da Bagnai. Si tratta delle mitiche "Global Supply Chains", in virtù delle quali con la svalutazione "quello che guadagni da una parte lo perdi dall'altra". Non è geniale ? Gia', solo che questa menata, sfacciatamente pro-euro, la sento ripetere solo in Italia. Altrove nel mondo (il caso più recente è quello dell'UK, del quale persino il Fondo Monetario sottolinea il cambio troppo elevato) si parla tranquillamente di cambi disallineati coi fondamentali. Eppure, anche sulla magia delle Global Supply Chains si trovano miracolosamente d'accordo la destra e la cosiddetta sinistra...

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  2. Votato come:
    -miglior blog;
    -miglior blog economia;
    -miglor blog di divulgazione.
    In bocca al lupo al Prof. ed alla Parrocchia di Goofynomics.

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    1. Votato come:
      1) Miglior sito dell'anno;
      2) Miglior blog;
      3) Miglior blog di economia;
      4) Ill.mo Prof. Bagnai miglior personaggio dell'anno.

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    2. Votato! Idem come sopra.

      Oooops! "Lo spettro della deflazione, calo mensile dei prezzi a luglio" (Skype Tg 24)

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  3. "al grido di "vietato vietare" (che era lo slogan del sessantottini a Chicago come a Parigi - cosa sulla quale giustamente insiste Diego...)"

    Due libri per chi non si accontenta delle lievi imprecisioni di Fusaro: Documenti della rivolta universitaria, pubblicato da Laterza nell'aprile 1968 e ristampato nel 2008, e L'orda d'oro, di Primo Moroni e Nanni Balestrini, pubblicato nel 1988.

    Giusto per capire che ridurre tutto a "vietato vietare", "godimento illimitato", "non esiste l'autorità" è semplicemente grottesco.

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    1. Chiederò a Riccardo Puglisi di intervenire per reprimere questi rigurgiti di gerontocrazia sessantottina...

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    2. Moroni... Balestrini... Ah che bei tempi, Profe. Peccato che se li è persi. Volevamo tutto subito, quando tutto era subìto (così almeno si pensava allora, inconsapevoli di quello che sarebbe venuto).

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    3. M. Perniola nel suo breve ma incisivo saggio "Berlusconi o il 68' realizzato" ci ha fatto capire come molti di quei contenuti maturati nel 68' - non solo quelli dotati di una venatura più marcatamente "pop" - avessero un "baco", una predisposizione a colare facilmente, un po' più tardi, nello stampo dell'"edonismo reaganiano de noantri".....quello stampo, purtroppo, non l'abbiamo ancora buttato via, mentre abbiamo gettato nel pattume molto del dibattito culturale che ha preceduto il 68' ....io recupererei quello....

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    4. Rigurgito di gerontocrazia sessantottina sarebbe stato scrivere che quella di Fusaro è una solenne cazzata, lievi imprecisioni invece è un (nuovo) invito a ristabilire la verità storica.

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    5. Ariòca! Allora invece di Puglisi chiamerò Pasolini, che oggi non può più dire nulla (per fortuna: si è evitato la vergogna di essere eurista), ma, altrettanto per fortuna, aveva detto tutto prima. La SStoria la scrivono i vincitori. Sarei proprio curioso di leggere quella del '68, visto che in questo come negli altri casi i vincitori sono finiti nei Cda delle multinazionali, e i perdenti sono morti. Facce sape', questo NON è un dettaglio rispetto a quanto stiamo subendo. Dico sul serio.

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    6. Prof., mi tiri proprio per la giacca. Che il '68 abbia avuto una vera doppia anima e non solo delle cose che non mi piacevano e non mi convincevano, lo vedo chiaramente solo adesso, ma il '68 è stato molte cose e i perdenti, che beninteso sono stati la maggioranza, non sono tutti morti e neppure tutti mummificati dal senso di appartenenza.

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  4. Sto' ciclo qui colma una eterna frustrazione. Questo è materiale di un valore inestimabile. Dalla fase hooligan passo alla fase m' imbarazzo ma non troppo
    ma prima di poter dire di aver capito da rimuginare e approfondire ce n' é

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  5. "Vietato vietare" è tipica dialettica del frame neoliberale: ovvero "non dialettica" o, quantomeno, anti-hegeliana: infatti dà genesi a tesi vs antitesi che producono sintesi "nulle", ovvero "non sintesi".

    È un basilare prodotto del marketing neocons per la destrutturazione del sistema valoriale individuale con l'obiettivo di spezzare il sistema di relazioni - basate su regole - che sono il nerbo della coesione sociale, dell'identità di classe e della conseguente "massa" necessaria per poter pretendere rivendicazioni politiche.

    Chiunque abbia un minimo conoscenza di processi cognitivi o, semplicemente educativo-didattici, è ben consapevole di quali disturbi comportametali è foriero il "liberalismo": che sia "de destra" o che sia "de sinistra".

    Il '68 e tutto il "cosmetismo" social-liberal&radical è la riaffermazione per "doppia negazione" del liberalismo reazionario: neokeynesiani = neoclassici pittati di rosso.

    Condivido un certo stile - grafico - alla Majakovskij.

    (Il celebre cantore della Rivoluzione d'ottobre-del-7-novembre scrisse, tra gli altri, Ja! :-) )

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  6. "..La versione banale di questo modello, il modello IS/LM, considera rigidi i prezzi (abbiamo visto nella puntata precedente che questa affermazione è ideologicamente orientata), e analizza un'economia aggregata composta da due mercati: il mercato dei beni, dove si considera solo l'aggregato complessivo e quindi la domanda e l'offerta aggregata (non quella di pane e quella di prosciutto: quella di pane più prosciutto più acqua più candele più sedie più... ovviamente aggregate con un opportuno sistema di prezzi che non interessa al modellista), cioè, di fatto, il modello invece di essere a infiniti beni, come l'EEG, è a un solo bene: il Pil. Mancano quindi infiniti meno uno cioè infiniti beni, ma c'è una cosa importante che nel modello EEG non c'è: la moneta. Lo scopo del gioco è vedere per quali combinazioni di domanda interna e tasso di interesse i due mercati sono in equilibrio..."

    Mi pare di capire che i due mercati siano quello dei beni e quello della moneta. O no?

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  7. "vietato vietare" implica che tutti i divieti sono vietati, quindi a stretto rigore anche quello di "vietare".

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  8. Ecco, i prezzi (tranne quello del petrolio s' intende, perché in questo caso, nella testa del keneysiano di sx, i prezzi sono elastici) sono come il cambio flessibile, neoclassici alias libberisti brutti! E tu sei de destra Arbe!

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  9. Votato e fatto votare!
    Possibile che l'anno scorso abbiamo raccolto solo 3294 voti??
    Credevo fossimo moooooooolti di più....

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  10. Certi economisti che, aimé vanno per la maggiore, non si rassegnano proprio all' idea che l' uomo e a maggior ragione i rapporti; le relazioni sociali, sono e saranno (per fortuna!) sempre e comunque più complicati dei "loro" modelli.....

    Credo che sia questa la ragione per cui si faccia tanta fatica a far ragionare questi che -citando il profe- "sanno di sapere".

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  11. Era aperta solo al tuo occhio
    quella Notte oscura:
    e dunque perché non li uccidesti
    avanti che uccidessero?

    I grandi deliravano
    In parate e uniformi
    E noi non capivamo.

    Aquile e svàstiche
    e canti di morte
    salmi e canti e benedizioni
    di reggimenti col teschio
    sui berretti neri
    sulle camice nere
    sui gagliardetti neri..

    E discorsi fin o all'urlo
    accanito delle folle d'Europa,
    della saggia e civilissima
    e cristiana Europa.

    Così abbiamo tutti cantato
    almeno una volta
    i canti della morte.

    L'inizio è sempre uguale:
    "Nostra è la Ragione"! E poi,
    l'esaltazione degli eroi.

    Poi le medaglie
    e le corone e i monumenti
    e i momenti del silenzio
    all'Altare della Patria.

    Dio, cosa costano gli eroi!


    Davide Maria Turoldo

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  12. Ah professo' leggere il suo blog è come tromba' senza preservativo
    ...per i non trombanti è 'nutile cerca di capii: Oh fatevi le seghe!
    Un po' cruda come clavis aurea?

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  13. Ecco spiegata l'origine dei "Marxisti per il Gold Standard possibilmente-a-regia-cinese".... contributo scientifico rilevante in sede antropologica!

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  14. Votato anche come libro... In attesa del nuovo.

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  15. Io penso solamente che tu Alberto non solo sei il pù autentico dei Keynesiani, sei IL Keynesiano per eccellenza e sai perchè? Perchè tu, come lui, sei prima di tutto un antropologo, un umanista ed anche tu come lui, sei arrivato all'economia dopo un percorso (felicemente) interdisciplinare che fa capire l'intelligenza a 360° di cui madre natura (assolutamente benigna in questo caso) vi ha dotato.
    Fin dai primi esami di Macroecnomia ho sempre pensato che Keynes non fosse solo un economista, ma uno dei maggiori geni che abbia attraversato il ventesimo secolo: le sue teorie economiche hanno comportato una svolta epocale nel modo di concepire la società e la convivenza in generale (indubitabilmente governate dalla lotta per la distribuzione delle risorse). Il grande riflusso generato e portato avanti da Milton Friedman ed isuoi seguaci ha fatto disastri enormi, ma ti prego Alberto, non pensarmi come un lecca..piedi, sono le persone come te, Luciano Barra Caracciolo, Diego Fusaro e probabilmente qualcun'altro che sto dimenticando, che, almeno in Euriopa porteranno ad una piena rivalutazione del modello società proposto da Keynes e Galbraith.
    Inoltre leggerti dà la precisa spiegazione del come mai nel mezzo della più grave crisi del capitalismo dal 1945 ad oggi, la socialdemocrazia non sia tornata prepontentemente al potere: semplicemente si è dissolta mantenendo solo il nome, ma non certo la memoria storica di Keynes.
    Complimenti Alberto per la tua micidiale lucidità intellettuale, continua a mettere a nudo le limitazioni o contraddizioni di alcuni sedicenti keynesiani che fanno il gioco dei liberisti, per taciere dei marziani, quelli forse adesso vanno solo compatiti.


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  16. Io non ho ancora capito molto di questo post e comunque ben venga questa situazione, che mi costringe a cercare di capire ed approfondire questo argomento che scende in profondità su questioni cruciali; il miglior blog divulgativo, lo è ma devi farti il culo, altrimenti è meglio leggere la VOCE.INFO.
    allora vediamo cosa dice la suddetta, nelle parole di Daveri, e qui si capisce la differenza tra i due blog, ricordando quanto ci disse Bagnai in varie occasioni, ultima delle quali il 25 gugno u.s..
    Ma il dabbenuomo della Voce, tranquillamente ci racconta che comunque una svalutazione del 25% dell' euro, porterebbe indubbi vantaggi, addirittura qualche ricco signore italiano, riterrebbe conveniente acquistare Ferrari e non Rolls Royce; beh certo che una Ferrari mica è come una Rolls. Ma la domanda fondamentale è: ma che cazzo s' è bevuto Daveri prima di scrivere queste cazzate, basate sul '93, poi? Ce lo dica, così magari in qualche serata da sballo ne approfittiamo, visto l' effetto!

    1993 E 2012: EFFETTI SU EXPORT E PIL

    Cosa succederebbe all’export dell’Italia se il cambio dell’euro si deprezzasse del 25 per cento? Per rispondere ci si può aiutare con un precedente storico. Nel corso del 1993...
    C’è però un’importante differenza rispetto al 1992-93. Allora la valuta che si deprezzava era la lira nei confronti del resto del mondo. Il guadagno di competitività dei produttori italiani era globale. ...
    Le buone notizie non finiscono qui. Una svalutazione non rende solo più facile la vita agli esportatori italiani sui mercati esteri. Ha anche un effetto positivo sulla capacità di competere dei produttori italiani che competono sul mercato interno con le importazioni. La Ferrari beneficia dalla svalutazione perché vende più automobili ai ricchi svizzeri, ma anche perché diventa più probabile che una ricca famiglia italiana alla ricerca di uno status symbol compri una Ferrari anziché una Rolls Royce prodotta in Inghilterra. Questo effetto è più difficile da quantificare, tuttavia, ed è probabilmente di minore entità data la scarsa crescita attesa del mercato interno italiano. Ma è un altro “più” della svalutazione da tenere in considerazione.
    Alla fine della storia si può provare a quantificare l’aumento di Pil derivante da una svalutazione. Dato che l’export è circa un quarto del Pil, una svalutazione del 25 per cento dell’euro farebbe aumentare del 2,5 per cento le esportazioni e dunque di circa 0,7 punti percentuali (un po’ più di un quarto di 2,5, includendo qualche effetto di sostituzione delle importazioni con beni interni) il Pil dell’Italia rispetto a uno scenario con valore dell’euro stabile. Un effetto significativo ma non dirompente.


    Ma il dabbenuomo della Voce, tranquillamente ci racconta che comunque una svalutazione del 25% dell' euro, porterebbe indubbi vantaggi, addirittura qualche ricco signore italiano, riterrebbe conveniente acquistare Ferrari e non Rolls Royce; beh certo che una Ferrari mica è come una Rolls. Ma la domanda fondamentale è: ma che cazzo s' è bevuto Daveri prima di scrivere queste cazzate, basate sul '93, poi? Ce lo dica, così magari in qualche serata da sballo ne approfittiamo, visto l' effetto!

    Oh Prof. thank you!

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    1. Bisin, Daveri e Puglisi sono sotto la protezione del cavaliere nero. Moderatevi o vi modero io. Dell'argomento in questione parliamo prossimamente.

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    2. Si, però dica a Daveri che l' IVA è una imposta regressiva (al contrario di quello che INCREDIBILMENTE dice).

      Se le deve riingoiare queste boiate perché, e non si scappa, o
      è un cialtrone
      o
      è un grandissimo disonesto (intellettualmente parlando)
      se non lo fa.

      Magari le mandi un pezzo via I-Phone tipo quello che mandò a Bisin, in cui un oste abruzzese (se ben ricordo) spiegò il moltiplicatore keynesiano al "grande professorone" ammmmerigano.
      (Quello fu un pezzo memorabile, geniale. Mi sono rotolato dalle risate per un quarto d' ora).

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    3. Ao, e 'nnamo! Se dico che è protetto dar cavajerenero, tu te n'esci così? Puoi dire che Francesco commette qualche lievissima imprecisione, al limite. L'oste era quello di Ciccia Bomba ai Parioli, uno dei tre quartieri generali di Goofynomics nella capitale.

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    4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    5. Bene: non hai capito un beneamato cazzo, quindi ora fai un giro fuori, ti fai spiegare il lessico di questo blog (mi dispiace per chi è arrivato adesso: il cavaliere nero sono io e non mi dovete rompere il cazzo) e imparate, voi, a darvi una calmata, perché se io vi dico che vi dovete dare una calmata voi ve la date subito e zitti. Non ho intenzione di far intralciare il progresso della nostra lotta da facinorosi coglioni.

      Così è più chiaro? Se non capisci, ti assicuro, è un tuo problema. Se vuoi restare al livello curva da stadio, torna da Donald o da Memmeta. Qui il livello dello scontro si sta alzando e occorre farsi un pochino più furbi, ma proprio un pochino. Ci vuole orecchio. E chi non ce l'ha non può frequentare il blog di un musicista.

      Va bene così?

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  17. Votato e stravotato IL BLOG.

    Del resto un blog che ti convince che NON sei ariete, come penZavi da una vita…

    Comunque, noto un po' troppa animosità per essere un sabato pomeriggio di agosto… giamaica direte voi! aruba, giamaica vi rispondo io

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  18. Alberto49
    tu, sopra riporti le dichiarazioni di Daveri: "... una svalutazione del 25 per cento dell’euro farebbe aumentare del 2,5 per cento le esportazioni ...".
    Come lo calcola questo 2,5% ?
    Semplicemente come 1/10 della svalutazione dell'euro ?

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    1. Ma no, leggi l' articolo, lui fa il parallelo con quanto avvenuto nel '93, secondo lui, perchè ci sarebbe qualcosa da dire sulle esportazioni di allora. Lui dice che con una svalutazione del 25%, allora, e qui anche non ci siamo, come vediamo da Bagnai, le esportazioni crebbero del 5%, con una svalutazione erga omnes (e non è vero, vedi UK), oggi dato che ciò vale solo extra euro, sarebbe la metà. Guarda sono ragionamenti che io, non economista, mi vergognerei di fare. Ma ormai cosa c' è di serio in campo economico in Italia, parlo di servizio alla scienza dell' economia, se non qui ed in parrocchie collegate?

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  19. Pensiero di una sera di inizio agosto.

    Lei Sire è spesso giustamente severo col nostro giovin bimbominkia, concittadino del celebre Vespasiano da Bisticci, imputandogli - fra l'altro - di agitarsi molto senza concluder nulla. Però però il governicchio del novello vespasiano un risultato l'ha ottenuto, e lo dico con cognizione di causa dopo aver visto er tigggiuno de la sera: oggi 2 agosto 2014, nel trentaquattresimo anniversario della strage di Bologna, il servizio der tigggi su questo fatterello è stato dato DOPO la notizia della riapertura del "caso Pantani". Quindi vede che anche i governicchi piddini (sinistri? destri? sinistridestri? destrisinistri?) a quarcosa servono?

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  20. Scusatemi se, come al solito, non sono in tema, ma qualcuno sta preparando il terreno all'idea della inevitabilità di una terza guerra mondiale.
    "Billionaire hedge fund manager Kyle Bass writes:
    Trillions of dollars of debts will be restructured and millions of financially prudent savers will lose large percentages of their real purchasing power at exactly the wrong time in their lives. Again, the world will not end, but the social fabric of the profligate nations will be stretched and in some cases torn. Sadly, looking back through economic history, all too often war is the manifestation of simple economic entropy played to its logical conclusion. We believe that war is an inevitable consequence of the current global economic situation."

    Ci sono quelli che sono convinti che ci siano dei cicli naturali che predispongono l'umanità alla violenza:
    "Investment adviser Larry Edelson wrote an email to subscribers entitled “What the “Cycles of War” are saying for 2013″, which states:
    Since the 1980s, I’ve been studying the so-called “cycles of war” — the natural rhythms that predispose societies to descend into chaos, into hatred, into civil and even international war.
    I’m certainly not the first person to examine these very distinctive patterns in history. There have been many before me, notably, Raymond Wheeler, who published the most authoritative chronicle of war ever, covering a period of 2,600 years of data".
    Poi quelli che scommettono sulla guerra:
    "Former Goldman Sachs technical analyst Charles Nenner – who has made some big accurate calls, and counts major hedge funds, banks, brokerage houses, and high net worth individuals as clients – says there will be “a major war”, which will drive the Dow to 5,000.
    Veteran investor adviser James Dines forecast a war is epochal as World Wars I and II, starting in the Middle East.
    Economist and investment manager Marc Faber says that the American government will start new wars in response to the economic crisis:
    “The next thing the government will do to distract the attention of the people on bad economic conditions is they’ll start a war somewhere.”
    “If the global economy doesn’t recover, usually people go to war.”

    http://www.zerohedge.com/news/2014-08-01/top-financial-experts-say-world-war-3-coming-%E2%80%A6-unless-we-stop-it

    Infine ci sono quelli che dicono che la guerra fa bene all'economia. Ma si sà, questo vale per l'economia dell'aggressore non per quella del paese aggredito.

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    1. Registro con sollievo che ora che queste banalità le dicono anche gli altri cominciate a preoccuparvi. Prima era tutto un "ma che dici, Alberto? Un'altra guerra qui, in Europa, è impossibile...". Poi è arrivata l'Ucraina, e zitti. Ora arriva Zerohedge e vi cacate sotto. Benvenuti nel mio mondo. Chissà se cominciate a capire perché ho deciso di rovinarmi la carriera... Per farmi dire bravo da voi? E chi cazzo vi conosce! Il problema è un altro, piano piano ci arriveremo tutti...

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    2. So, o meglio, credo di aver capito che, non ami molto i "geopolitici". Ma il gruppo di "Conflitti e Strategie", su questa idea di una prossima possibile Guerra Mondiale è da tempo che sta lavorando.
      Ora, io non sono molto ferrato in queste cose, ma alcune loro opinioni mi paiono corrette (no, non è "mesembrismo", è solo che per me economia significa "economia politica", nel senso che ritengo che ogni scelta in ambito economico abbia rilevanza politica e sia politica).

      Non ti chiedo: "Che ne pennza, professo'". Mi piacerebbe capir che ne pensano gli altri che, come me, leggono questo tuo blog. D'altra parte, non ho postato a caso la poesia di Turoldo, oggi. L'ho fatto perché penso che la maggior parte di chi ti segue, come me, sia stato per un certo tempo al fianco dei nazisti attuali ed abbia inneggiato alle bandiere euriste. E' bene che ci siamo ricreduti, ma è anche bene che evitiamo di ripetere gli atteggiamenti del passato (come diceva mia nonna, il 9 settembre del 1943 nessuno era mai stato fascista).

      Buona vita
      Guglielmo

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    3. Lo dico anch'io, che non sono tua nonna, semplicemente perché è del tutto ovvio che fosse così. In generale, è assolutamente ridicolo pensare che la Storia sia finita e che qualcosa sia stato appreso. Abbiamo un conflitto che fa centinaia di morti a pochi passi da casa, e abbiamo accumulato un livello di tensione economica che non ha letteralmente uguali nella storia dell'umanità, perché è prodotto da un fatto "endogeno", "istituzionale", non da un'epidemia o da un terremoto, e perché si sta protraendo da un tempo mai sperimentato dalla rivoluzione industriale in qua.

      La "geopolitica" c'entra poco: ognuno avrà la sua verità da dire. Il gommista ti dirà che senza pneumatici un'automobile non viaggia, e tu dirai: "Ah, però, è vero, non ci avevo pensato!". Ci sono anche cose meno ovvie, però. Il motore qual è?

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    4. I conflitti sociali, le contraddizioni o i tradimenti della politica, gli squilibri nella economia, e persino le strategie internazionali tese a costruire le condizioni per  un conflitto qua e là o una guerra globale, non possono bastare. Una guerra è possibile solo quando è  vista dalla gente, dalle persone,  come inevitabile, essendo loro quelli che dovranno farla. Le élites che la perseguono lo sanno e i loro sforzi si concentrano nel fornire all'opinione pubblica mondiale le immagini necessarie a condizionarne il punto di vista. L'aggressore è pronto, ha affilato le armi e conosce bene la strategia: infondere la paura e istigare odio presentando la vittima come carnefice; convincere gli altri che il bene sta tutto da una sola parte e che c'è convenienza a parteciparvi. Zerohedge non descrive le condizioni che oggettivamente procureranno la guerra ma, forse senza volerlo, solo la strategia in atto tesa a condizionare la volontà della popolazione mondiale a volerla fare o meno. Certo le condizioni, diciamo, strutturali per una guerra ci sono tutte, ma non credo che bastino.  Primo perchè non sarebbe  una  guerra mondiale come l'abbiamo sin qui conosciuta, nel senso che non coinvolgerebbe solo l'Europa ma lo scenario si potrebbe estendere all'intero pianeta perchè il confronto non sarebbe tra Occidente e Russia ma tra occidente+alcuni alleati sparsi e resto del mondo. Secondo perchè i paesi oggetto dell'aggressione (i BRICS) hanno già vinto e a loro non converrebbe accettare un confronto pena la trasformazione della vittoria in una sconfitta, quindi faranno di tutto per evitarla. Terzo, e credo sia l'elemento vincente,  la gran parte della popolazione mondiale ormai ha coscienza più o meno distinta dei meccanismi e delle strategie che vengono usate per sottometterla.  La guerra non la vuole nessuno nemmeno gli europei.
      Il motivo per cui avevo postato il commento aveva a che fare proprio con il fatto che chi, volente o nolente, ha a che fare, anche nel suo piccolo o nel suo grande, con la comunicazione e la trattazione di argomenti di fondamentale interesse, in questo frangente ha la responsabilità di contribuire a chiarire alcune questioni che ci si pone leggendo articoli come quello citato, tipo: è vero che la guerra è la manifestazione di una semplice entropia economica portata alla sua logica conclusione e che quindi è inevitabile? E' vero che la guerra fa bene all'economia? E se sì di chi e perchè.
      Facciamo parte del fronte di chi può contrastare la disinformazione e il nostro ruolo, inteso anche singolarmente, non è di secondo piano!

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  21. Prof!
    Io le consiglio l'Ortrugo, è un calmante naturale (che si trova a volte in offerta a 2,78 euri x 75 cl.) e si abbina bene con qualsiasi regime alimentare.
    La somministrazione è ripetibile.
    Ove non fosse sufficiente l'Ortrugo, Stock the Original o anche Sambuca Molinari dopo i pasti.
    Qualora fosse ancora poco in pace con il mondo, la rimando a persone più ferrate del sottoscritto (che poi nun me sottoscrivo).
    Se ne faccia 'nidea... 'na luna piena, 'na sigaretta e il ricordo de'r primo amore e anche Renzi le sembrerà 'no statista (poi però me ripeta il Sambuchino)

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  22. In effetti questi compagni che sbagliano (pensando di essere espertoni) avrebbero anche scassato i cosiddetti

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  23. Siamo in guerra, l'hai detto tu. I tuoi post sono i nostri F16, le nostre cluster bomb, i nostri siluri per confutare, demolire, distruggere le tesi dei cialtroni del PUDE. Spero che arrivi presto l'Arma fine del mondo (dell'euro).
    Non ho parole per ringraziarti

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  24. Visto e votato. Oltre a miglior sito di economia e miglior sito educational, l'ho proposto come miglior sito in assoluto e miglior sito tecnico-divulgativo. Ero tentato di nominare uno dei post come miglior articolo, ma è un'impresa ben al di là delle mie capacità. Propongo perciò la seguente alternativa: decidiamo noi quello che, secondo la community di goofynomics è il miglior articolo del blog, poi lo proponiamo in massa

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    1. No, perché la democrazia mi sta un pochino sui coglioni, visto l'uso che se ne fa ultimamente, e poi visto che non credo che possiate esprimere più di quattro preferenze riferite a questo blog (anche se non so se questo vale per il miglior articolo: ma qui nessun articolo è migliore: sono tutti peggiori allo stesso modo).

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    2. scusate , probabilmente sono superfluo, ma non si sa mai: ho capito che bisogna comunque arrivare 8 preferenze, ma max 4 per ogni singolo sito, quindi esprimere le solo le 4 per goofy annulla il voto: è necessario esprimere altre 4 preferenze che non siano goofy. Ho capito bene? o sbaglio?

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    3. "non credo che possiate esprimere più di quattro preferenze riferite a questo blog"

      No, Sire, si possono esprimere anche più di quattro preferenze riferite aL BLOG. Almeno, io L'ho indicato in una raffica di categorie (8 o 9 non ricordo esattamente) e il sistema non mi ha segnalato errori… si potrebbe anzi votare IL BLOG in TUTTE le categorie proposte; certo non è molto serio ma, d'altronde, come ELLA ha sottolineato, anche un concorso che mette ilsole24ore nella categoria blog non è molto serio…
      E comunque…(aruba) giamaica

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    4. Marco, sei simpatico ma non sei un genio. D'altra parte, io sono antipatico e non e detto che ci sia correlazione negativa. Ho fatto un copia incolla e tu incollatelo nel solo neurone che hai, se lo trovi:


      Nota bene (per evitare che i tuoi voti siano annullati):
      - Le schede che riporteranno più di 4 voti allo stesso sito in diverse categorie saranno scartate e tutti i voti in esse indicati NON verranno presi in considerazione. - Nel caso in cui per una particolare categoria non ti venisse in mente nessun sito, puoi saltarla. Tieni conto però che (sempre per evitare brogli e magheggi vari) verranno tenute in considerazione esclusivamente le schede-voto che avranno almeno 8 categorie compilate.


      Quindi grazie per aver fatto una cosa che non è servita assolutamente a un cazzo (il tuo voto verrà scartato) e oggi, domani e sempre fammi il cazzo del favore, se vuoi essermi utile, di fare esattamente quello che ti chiedo, che era questo:

      andare sul loro sito e nominare Goofynomics almeno come miglior sito di economia. Potete scegliere solo altre tre categorie, non più di tre.

      oppure, se vuoi essermi dannoso, di fare come ti pare e sopportarne le inevitabili e assolutamente trascurabili conseguenze.

      Non fatemi perdere tempo.

      Io ti ho dato un'occasione di dimostrare che esistiamo e tu l'hai sprecata. Eccesso di zelo, perdonabile, perdonabilissimo... Poi verrai (o sarai venuto) a chiedermi di fare il partito! Ma come si fa a fare un partito con persone che non sanno nemmeno votare un blog per il MIA!

      Suvvia, ragazzi, stiamo giocando, nevvero? La gente muore, noi siamo vivi, carpe diem nec minimum credula postero.

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  25. Sono vergine! Spero di riuscire a capirne poco di più nel prosieguo.

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    1. Sei appena arrivato, avrai letto poco o nulla di quello che precede, prenditi pure del tempo.

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  26. http://www.uninettuno.tv/Video.aspx?v=791&p=6&canale=31

    In questa pagina chi vuole approfondire la teoria generale trova cinque belle lezioni del professor Giorgio La Malfa (la lezione introduttiva è a pag 1).
    Il confronto tra EEG e modello IS-LM è ricostruito in modo molto chiaro e mi sembra coerente con l'interpretazione data dal post.
    Quello che manca, e lo dico con una punta di rammarico, sia nelle lezioni, che in letteratura in genere, che nell'opera divulgativa anche di questo blog, mi par essere una analisi della proposta che Keynes fece a Bretton Wood, dove a mio modesto parere il suo genio toccò la punta più alta, con la proposta del Bancor e della Clearing Union, proposte che non hanno trovato, nel dibattito scientifico, l'eco che avrebbero meritato e che ancora adesso meritano!

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    1. Posso esortarti a rammaricarti su questa fava, o, se preferisci, su questa coppola di minchia? Sai, il mondo è pieno di gente che parla di cose che non conosce, uno in più non fa differenza. E neanche uno in meno, però...

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    2. Ho preso visione con intesesse di questa fava (che peraltro mi era già nota, come dimostra il mio intervento nella discussione), mentre la coppola di minchia non la conoscevo, ma mi sembrala riproposizione dell'intervento del professor Fantacci già proposto nella fava.
      Nel ringraziare della squisita cortesia per la proposizione dei link vorrei rinnovare il rammarico per l'esiguità del peso che hanno gli argomenti di Proposti da Keynes a Bretton Wood.

      Il dibattito contenuto nel post della fava a mio avviso non coglie il nocciolo della questione così come è stata posta dal prof Fantacci.
      Keynes, nel Tract on monetary reform sostiene che la moneta passa di mano in mano e quando ha compiuto il suo compito (di facilitare il commercio dei beni) scompare dalla somma delle ricchezze di una nazione.

      Una moneta quindi che non rechi in sé la legge (il nomos-da cui nomisma) della sua scomparsa, della sua non appropriabilità come riserva di valore, è destinata a scomparire anarchicamente e periodicamente e traumaticamente nelle crisi.
      La moneta che proponeva Keynes, e che è ben sintetizzata nell'opera di Fantacci "la moneta, storia di un'istituzione mancata" a pag 219 e sgg, è una pura unità di conto internazionale, currency unit, non currency reserve, non convertibile in oro o in valuta interna degli stati, mentre oro e valute interne sono convertibili in bancor in rapporto di parità fissa ma aggiustabile.(è su questa aggiustabilità che mi piacerebbe vedere un dibattito serio).
      In questo modo il bancor non è accumulabile, ma solo spendibile peracquistare merci o servizi da un altro partecipante alla clearing union.

      Molto giusta l'obiezione della difficoltà di enforcement che quel commentatore che fingeva di aver capito con molta dignità sollevava nel suo intervento.
      Anche su questo mi dispiace l'esiguità dell'eco che la questione ha nel dibattito scientifico.
      Un approccio di questo genere è probabilmente possibile che sia adottato da una comunità di stati in difficoltà con la liquidità, come erano gli stati europei al tempo dell'Unione dei Pagamenti degli anni 50, che era una vera Clearing Union.
      Per esempio potrebbe essere una soluzione adottabile dagli stati dell'europa meridionale in caso di fuoriuscita dall'UE...

      Il tono cortese nella eventuale risposta è un opzional molto gradito ma non strettamente indispensabile...visto il caratteraccio del padrone di casa...
      Comunque è vero, il mondo è pieno di gente che parla di cose che non conosce! ( o che non ha ancora capito bene).

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    3. Caro pseudonimo, io sono cortese con chi si documenta e mi rispetta, e tu non fai né l'una cosa né l'altra. Ti ringrazio per la lezioncina sulle funzioni della moneta: qui non ne avevamo mai parlato, citando fior di antropologi! La riflessione di Luca mi interessa e l'ho dimostrato, ma siccome quello dell'enforcement non è un dettaglio, ma è IL problema, su tanta eridizione (tua) temo che la SStoria tirerà la catena, anche perché c'è un modo molto più semplice per scoraggiare l'accumulo di crediti internazionali. Qual è? Ecco.

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    4. Proprio perchè è IL problema mi pareva che meritasse un approfondimento ulteriore, perchè ritengo ci siano spazi per determinarlo, almeno in una limitata comunità di stati in difficoltà con la liquidità
      Comunque nessuna voglia di litigare, e se il problema è lo pseudonimo nessun problema a firmarmi
      Ci risentiamo quando sarà cambiata la luna
      Franco Tesio

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  27. Prof, va be' che doveva anda' all'osteria...MA...me stava a veni' un colpo co' sta storia de Keynes=prezzi fissi. Quoque tu...cogitabo...MA...
    Hai fatto un post su MA...me piacerebbe uno su SE...
    (anche se non si andasse da nessuna parte)

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  28. Oddio, non so se ha pubblicato il commento precedente, scusate per la eventuale ripetizione, ma segnalo che goofynomics e' tra i candidati su Macchia Nera Awards 2014 come "Rivelazione" e "Miglior sito di Economia", e si puo' votare.

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  29. Vedo solo ora che in realta' il prof e' stato segnalato anche nella sezione"Cattivo piu' temibile..." Andiamo bene.

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