Andrà sempre più ossessivamente di moda il refrain secondo cui noi saremmo troppo piccoli e quindi dove vogliamo andare nel mondo globale con la nostra Italietta, visto che oggi c'è la Cina (ecc.). Questi argomenti da bar si intensificheranno pari passu col panico delle cosiddette élite europee, cui il mondo sta decisamente crollando addosso, come notavo oggi sul Tempo:
Poverini...
Vi ricordate di quando nel 2011 dicevo, con sincera preoccupazione, che le politiche di destra nel lungo periodo avvantaggiano solo la destra? Ecco, stranamente è andata come era inevitabile che andasse:
Oggi Philipp Heimberger (un bravo ragazzo: che dite, lo invitiamo al #goofy14?) ci segnala questo grafico di The Economist, in cui io vi ho evidenziato l'anno in cui avevo previsto che la destra sarebbe cresciuta (appunto il 2011). Direi che questo non è "sevedevismo": è politica economica! Una prece per gli spregevoli, tronfi, boriosi coglioni che per sette anni ho cercato di salvare da se stessi...
Ma torniamo a noi: essi ancora vivono, e vanno in giro a dire scemenze con la stessa lungimiranza con cui quattordici anni or sono non ascoltavano parole intelligenti! Dobbiamo quindi attrezzarci, o meglio: riattrezzarci, per affrontare un tema che per i maschietti è sempre delicato, quello delle dimensioni.
Partirei da qualche statistica.
L'Italia ce l'ha piccolo, il Paese?
No, direi di no. La popolazione media di uno stato mondiale è 40,7 milioni di abitanti (dati 2023), noi con i nostri 59 milioni siamo al 25° posto su 193 Stati:
La distribuzione, come vedete è molto asimmetrica (skewed), per cui forse più della media, che approssimativamente corrisponde alla popolazione del Canada (40 milioni) è utile far riferimento alla mediana, cioè al valore che cade a metà dell'elenco: 8,8 milioni, corrispondente alla Svizzera (il 97° Paese in ordine di popolazione decrescente). Quindi... non siamo particolarmente piccoli!
Del resto, non c'è nulla che dica che per essere prosperi si debba essere grandi. Se mettiamo in relazione la dimensione demografica col reddito pro capite espresso in dollari a parità dei poteri d'acquisto viene fuori questa roba qui:
dove non emerge una significativa relazione positiva fra dimensioni e benessere (ne emerge una non significativa e negativa, ma appunto: la significatività statistica manca...). Non è difficile individuare nel grafico India, Cina e Stati Uniti. Togliendo questi tre giganti (nell'ipotesi che la presenza di outlier offuschi una eventuale relazione) le cose non cambiano un gran che:
ma anche togliendo i 15 paesi con oltre 100 milioni di abitanti e i 37 con meno di un milione una relazione non emerge:
e anche prendendo i Paesi con meno di 100 ma più di 10 milioni di abitanti, cioè quelli dimensionalmente più omogenei al nostro, le cose non cambiano un gran che:
La relazione in questo campione particolare è in effetti positiva, ma resta non significativa.
Insomma, così non si va da nessuna parte!
Ora, siccome a noi viene detto che se non facciamo lo statone europeone non andremo da nessuna parte, può essere interessante vedere se in giro per il mondo ci sono contesti geografici in cui si ragiona in questo modo. Può anche darsi (perché in fondo i veri razzisti sono i piddini...) che si possa argomentare che noi europei siamo una razza eletta, e che quindi solo a noi possono venire idee così geniali, ma...
Ad esempio: perché mai non si parla di fare gli USLA (United States of Latin America)?
Per loro non c'è la Cina?
Dove vogliono andare tutte sole la Colombietta coi suoi 52 milioni di abitanti o l'Argentinuccia coi suoi 46 milioni? Tra l'altro, sono Paesi in cui si parla la stessa lingua. Potrebbero fondersi col Peruino (33,7), il Venezueluccio (26,5), il Ciletto (20), l'Ecuadorino (17,8), la Bolivietta (12,1) e il Paraguaiuccio (7,6), e tutti insieme farebbero gli USLA con ben 216,7 milioni di abitanti (più dei 211,7 del Brasilione, che però ho tenuto fuori perché lì parlano in modo strano)...
Non vi pare strano che a nessuno sia mai venuto in mente? Non c'è nessun novello Bolivar che dica loro che gli ULSA sono il loro destino? Quindi o sono stupidi loro o siamo incoscienti noi, no?
Ma ve la metto anche in un modo diverso.
Sapete chi sono i due Stati mondiali con popolazione simile alla nostra?
Per servirvi: subito sopra a noi c'è il Sudafrica, e subito sotto il Myanmar. Quindi, quello che ci viene descritto come una potenza emergente, componente dei BRICS, uno che quindi si porrebbe su un piede di parità con almeno tre giganti demografici, in realtà ha solo tre milioni di abitanti più di noi e non mi pare voglia fare uno Statone Unitone (gli USSA, United States of Southern Africa), così come del resto non mi pare ci stiano pensando in Myanmar, dove potrebbero pensare agli USSEA (United States of South-East Asia), dalla Birmania al Vietnam, perché in effetti lì non solo c'è la Cina (a Est), ma c'è anche l'India (a Ovest), e quindi se lo Statone Unicone serve a difendersi, vedrai che lì bisogno ce ne sarebbe.
E allora perché a loro non viene in mente?
Lo capite che non riflettere su questo significa essere o spregevolmente stupidi o spregevolmente razzisti? Poi magari una spiegazione semplice del perché il modello di Statone Unicone debba essere il nostro destino, mentre non possa esserlo in altri contesti geografici o dimensionali, esiste, e quello stupido sono io.
Per cortesia, se qualcuno ce l'ha, può venire qui a darcela?
Siamo grati in anticipo per la disponibilità...
(...mi è piombato in casa il prof. Santarelli, i refusi sono vostri...)
refuso : 5° rigo dopo figura paesi con meno di 100 ma più di 10 milioni di abitanti all' interno della parentesi "in fondi" in luogo di "in fondo"
RispondiEliminaL'America Latina è già stata unita sotto la corona di Spagna quindi tutto sommato, non si tratterebbe di una novità ma piuttosto di un ritorno al passato. Comunque gli USLA nella loro insensatezza avrebbero un fondamento più razionale degli USE: tutti parlerebbero la stessa lingua e dal punto di vista della legittimazione democratica, di un eventuale campagna elettorale per le presidenziali dell'unione si potrebbe tranquillamente parlare senza suscitare ilarità, almeno dal punto di vista linguistico. Un mercato del lavoro comune potrebbe crearsi senza troppe difficoltà visto che l'intraprendente idraulico venezuelano potrebbe trasferirsi in Patagonia o sugli altopiani peruviani senza incontrare le stesse insormontabili difficoltà linguistiche del suo omologo greco che volesse affacciarsi sul mercato polacco o finlandese.
RispondiEliminaIl logos c'è già, le radici culturali comuni anche e forse il demos, al contrario che in Europa, potrebbe formarsi in un tempo ragionevole. Se l'America Latina volesse proprio federarsi in una unione probabilmente lo potrebbe fare a partire da basi più razionali e meno velleitarie di quelle degli USE.
Del resto, anche il presupposto necessario per un’esperienza federale di successo è stato assolto con diligenza, no!?
Eliminahttps://it.m.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Cajamarca
L'eccidio degli autoctoni come presupposto per la realizzazione di uno stato federale europeo ancora manca. Bisogna considerare che nel frattempo siamo diventati civili, inclusivi e politicamente corretti quindi certi sbrigativi spargimenti di sangue non sono più così facilmente giustificabili. Si stanno limitando allo sterminio economico via austerità: molto meno appariscente ma altrettanto efficace. Le economie autoctone però stanno ostinatamente resistendo e non sembrano avere poi così tanta voglia di collaborare al proprio sterminio, rendendo necessaria l'istituzione dell'esercito comune, nell'eventualità che i federatori si trovassero costretti a ricorrere ai desueti ma ben collaudati metodi spicci.
EliminaGuarda che mi sa che ti manca un pezzo! L’inclusività È lo sterminio degli autoctoni.
EliminaVa da sé che se approvassero l'esercitone europeone, recluterebbero pescando a piene mani tra le risorse di recente importazione (magari dando loro la cittadinanza). Così avrebbero una legione straniera da usare come polizia contro gli autoctoni più riottosi.
EliminaAggiungo che Niall Ferguson dice che quando hanno fatto lo Statone Unicone del Sudamerica, la Spagna s'è tenuta una gigantesca colonia da prosciugare del suo oro, cosa che poi ha portato la stessa all'assolutismo e gli inglesi invidiosi a distribuire lettere di corsa come se piovesse (la mano invisibile del mercato che entra in saccoccia...).
EliminaInsomma, non proprio la stessa cosa dello Statone Unicone nostrano.
Io so solo che nel '45 quando fu creata l'ONU, aderirono 45 Paesi che erano quasi tutti quelli esistenti. Oggi, 80 anni dopo, i Paesi sono circa 200.
RispondiEliminaLa UE è una cosa del tutto antistorica i popoli vogliono autodeterminarsi, altro che fondersi insieme!
Qui dice che ereno cinquanta:
Eliminahttps://www.un.org/en/about-us/history-of-the-un
Avevo chiesto a chatgpt e mi ero fidato. Ma converrà che cambia poco.
EliminaA fine secolo probabilmente ci saranno 300 Stati sovrani.
Anche in Europa abbiamo numerosi esempi di comunità che, unite da una identità linguistica, aspirano all’indipendenza.
EliminaLa risposta è dentro di te ed è sbagliata (perché pensavi al Sacro Romano Impero cioè quello della LEX e dell'acqua in casa per tutti)...(ma la LEX non è per tutti così come non lo è l'acqua in casa).
RispondiEliminaAggiungo: ricordando (come è mio costume) certi periodi storici deleteri per la cinematografia mondiale (anni '90) in cui si assisteva a' capolavori' come ad es. 'Idependence Day' (di cui tutti ricordiamo il gesto eroico in esso hollywoodianamente enfatizzato...) aggiungo, dicevo un parallelismo ben più alto con un pezzo del NOSTRO GENIO Frank Zappa che nell'85 scriveva "Alien Orifice"... L'Italia al TOP nella sua GENETICA. (italietta?)
RispondiEliminaCredo che la " logica" che sta dietro l'€uropa sia che poiché ci siamo già giocati nella "prima" partita "la signoria del mondo" e poi nella "seconda" la "signoria di noi stessi" dobbiamo metterci tutti insieme in una specie di "sindacato" per giocarci tutto e tutti insieme in una "terza" alla "rulette russa " quello che ancora ci resta (e magari stavolta al "terzo tentativo" il "suicidio " ci riuscirà davvero. 😡)
RispondiEliminasiamo a 50,041,128 di visualizzazioni, domenica 2 Marzo h 7:34 ,vale la pena di fare un piccolo brindisi. A noi .
RispondiEliminaCi vuoi far chiudere!? 😂
EliminaDopo 13 anni di silenzioso ascolto, ancora mi stupisco di come la frase 'Una prece per gli spregevoli, tronfi, boriosi coglioni che per sette anni ho cercato di salvare da sé stessi...' riesca a rendere un'immagine così vivida e colorata di quella ghenga.
RispondiEliminaCome è ampiamente noto, loro di colori ne hanno sette, uno per ogni peccato capitale, cui si aggiunge l’infrarosso della stupidità (che non si vede ma si sente)!
EliminaHanno anche ripittato lo storico rosso con l’ecologico green, senza troppa prudenza, visto che mescolare quei colori porta inevitabilmente alla ben nota tonalità in cui si ritrovano oggi. Contenti loro...
Eliminapenso che la UE sia nata con l'obiettivo di averlo grosso ma soprattutto duro che duri...palesemente non ci è riuscita per la pochezza dei sottostanti ( grossi ma flaccidi)
RispondiEliminaIl manuale di politica monetaria di De Grauwe - Economia dell'unione monetaria (dodicesima edizione) - si occupa di analizzare la possibilità di altre unioni monetarie continentali. Secondo l'autore l'america latina "sembra ben lungi da essere un AVO" (area valutaria ottimale), mentre "l'asia orientale sembra costituire un AVO" (qui i problemi sarebbero di natura squisitamente politica). Infine, per l'africa occidentale "si ottengono indicazioni discordanti (bassa integrazione economica ma alta mobilità del lavoro).
RispondiEliminaCon tutto il rispetto, di De Grauwe, che non è stato ascoltato da persone più rilevanti di noi (che ci esime dall’obbligo di ascoltarlo), in questa sede non ce ne frega niente. Non sto infatti parlando dell’assurdità di una unione monetaria, così assurda che nel mondo nessuno ne parla, il che rende inutili le speculazioni dell’eminente studioso, ma sto parlando di una unione politica, che è altrettanto assurda, ma rispetto alla quale la teoria delle aree valutarie ottimali c’entra poco.
EliminaA proposito di USLA, ricordo nel 2014 o 2015 un convegno al dipartimento di economia e statistica Cognetti de Martiis dell' Università di Torino sull'America Latina e il Mercosur. Il convegno era tenuto dal prof Mario Cimoli (un argentino che ricopriva un ruolo al CEPAL.se non ricordo male) ed era il nostro prof di politica economica (il nome del corso era differente ma afferiva a quella classe di insegnamento). Gli chiesi se era auspicabile una maggiore integrazione all'interno dell'area Mercosur dal punto di vista monetario, politico. La risposta fu laconica: "visto quello che sta accadendo in UE assolutamente no".
RispondiEliminaIn cuor mio la risposta la conoscevo, ero un lettore del blog ma volevo testare quell' ambiente dato che il dipartimento era piddinocentrico (il presidente del corso di laurea era Filippo Barbera, in amicizia Pippo), ma Cimoli alla fine aveva quella cattedra solo in quell'anno.
Forse era già stato segnalato e me lo ero perso, ma ci terrei a far notare questo intervento di Dario Fabbri sul tema dello statone europeone, dal minuto 16:50
RispondiEliminahttps://youtu.be/3cHML5KVaho?si=krMTbnc00HS79ZKz
Poi me lo guardo. Sono un po’ scettico sul noto agrume dei Caraibi e su quello che gli gira intorno per il semplice fatto che quando eravamo impegnati nella battaglia sull’eurozona loro hanno sempre avuto un comportamento opportunistico, non hanno mai avuto il coraggio di esporsi (o almeno io non me ne sono accorto), e hanno giocherellato con categorie per noi veramente esiziali come quella di Kerneuropa. Ma chissà, magari c’è qualcosa da imparare anche lì…
EliminaEgregio Onorevole,
RispondiEliminatenterò una disamina matematica della questione, relativamente al reddito pro-capite.
Il PIL nominale può essere espresso come segue:
Y = D + X - M
dove:
- "D" è la domanda interna, somma di consumi privati "C", investimenti privati "I" e spesa pubblica "G"
- "X" sono le esportazioni
- "M" sono le esportazioni
Il reddito reale pro-capite si può allora esprimere come di seguito:
y = d + x · (Pw/P - 1) - m · e
in cui:
- "d" è la domanda interna reale pro-capite
- "x" sono le esportazioni reali pro-capite, ma con popolazione di riferimento quella del resto del mondo "Prw"
- "Pw" è la popolazione mondiale
- "P" è la popolazione nazionale
- "m" sono le importazioni reali pro-capite
- "e" è il tasso di cambio reale
La formula di prima ci dice che, al crescere della popolazione nazionale, rispetto a quella mondiale, si riduce il termine legato alle esportazioni.
Detto più semplicemente, se una nazione è "piccola", a parità di altre condizioni, avrà un mercato potenziale di sbocco più grande.
Per contro, una nazione "grande", dovrà puntare sulla domanda interna "d" (vedi USA). L'alternativa (vedi Cina) sarebbe incrementare "x" e ridurre "m", attraverso una politica di svalutazione dei prezzi e/o agendo sul tasso di cambio nominale.
L'area Euro, seguendo l'esempio tedesco, ha puntato a ridurre la domanda interna "d", rendendosi più dipendente dalla domanda estera "x". Non una gran idea in un periodo di tensioni geopolitiche, se sei un'economia avanzata ed è difficile competere sul prezzo.
Un saluto,
Fabio
lo statone unicone è la "naturale" conclusione di un percorso che famiglie potenti e influenti hanno voluto ultimare per concentrare risorse e beni sotto un'unica bandiera; è il disvelamento di un'idea millenaristica di dominio del mondo, che vede la distruzione della russia e la sottomissione della cina come gli ultimi ostacoli ad un disegno per molti di loro reputato ineluttabile, perchè di natura divina
RispondiEliminaSicuro?
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