Quello europeo è innanzitutto un progetto di propaganda ben strutturato, sorretto da un lessico peculiare, che spicca per essenzialità: poche parole a sostegno di poche idee che grazie all’incisività del lessico non appaiono molto confuse, come poi si rivelano essere alla prova dei fatti. Questa economia di concetti è ovviamente funzionale alla loro rapida e sincronica diffusione. Ogni tanto saltano fuori dal nulla parole desuete, o comunque in qualche modo decontestualizzate, e si impongono rapidamente, diventando onnipresenti: un buon esempio è la parola “resilienza”, ma ne abbiamo viste tante altre (pensiamo ad esempio all’aggettivo “giusta”, utilizzato prima per la transizione e poi per la pace).
L’ultimo arrivato in questa nidiata di stronzate luoghi comuni è il concetto di “coalizione dei volenterosi”. Va innanzitutto, detto che la traduzione non aiuta. Il fatto che le regole (e, aggiungo io, non solo quelle) siano scritte in inglese, ma pensate in tedesco, prima di essere tradotte in italiano, determina degli infelici slittamenti del campo semantico. In inglese è willing chi è intenzionato, disposto, a fare qualcosa chi cioè vuole farla, nel senso di fare quella precisa cosa. Provate a tradurre “I’m willing to cook dinner tonight” con “sono volenteroso di cucinare la cena stasera”! Chiaro il concetto, no? In italiano, viceversa, a testimonianza forse di una saggezza più antica, il concetto di “volenteroso” rinvia naturalmente a quel particolare tipo di fallimento che arriva spedito su una strada lastricata di buone intenzioni. Non a caso il nostro megafono piddino preferito, la Three dogs, come esempio dell’uso di questo aggettivo ci propone: “un allievo non molto intelligente, ma volenteroso“. Che è esattamente come sembrano gli attuali commissari influencer europei. “Volenteroso”, insomma, in italiano, che lo si voglia o no, è comunque, un cugino non troppo distante di “velleitario”, nel senso che anche quando non prelude a un fallimento, non esprime una volontà, un impegno, una disposizione precisa, ma una generica predisposizione al fare. Qualcuno direbbe: un “do something”! Sempre dalla Three dogs: “La nuova impiegata è solerte e volenterosa”. Bene! Ci fa piacere! Ma i risultati?…
Tenete a mente questo esempio, perché non è banale, tutt’altro! Il vero motivo per il quale non sarà mai possibile attivare un reale processo democratico nell’Unione Europea e che questa è un progetto pensato negli Stati Uniti e scritto in inglese, e dei suoi potenziali cittadini solo una stretta minoranza pensa in inglese. La democrazia “europea” cadrebbe rapidamente vittima dei false friends, di cui la coalizione dei “volenterosi” (che sarebbero in realtà gli “intenzionati”, cioè i malintenzionati), è un preclaro esempio.
Comunque, al netto di queste non sottigliezze ma fondamentali questioni semantiche, tutti si rendono conto del fatto che l’esistenza stessa di una coalizione dei volenterosi decreta la fine dell’Unione Europea, ma credo che pochi sappiano, anche fra voi, e nonostante io ve lo abbia già detto, che questo simpatico termine è stato inserito nel circuito della propaganda europea dall’organo principe della propaganda europea in un lavoro che teorizza la fine dell’Unione Europea!
Vale quindi la pena di ribadirlo.
A quanto mi consta, ma potrei sbagliare, una delle prime occorrenze del termine “coalition of willings” si rinviene in “Europe’s challenge and opportunity: building coalitions of the willing” pubblicato il 14 febbraio scorso su Vox da due vecchi amici del blog: Olivier e Jean (e il giorno prima su Bruegel e PIIE).
La nostra valutazione di simili coalizioni è piuttosto semplice: se in una unione a 27 per risolvere i problemi bisogna ritrovarsi in cinque, vuol dire che l’unione a 27 è inutile (me lo avete sentito dire fin dall’inizio). Questo però è un ragionamento di tipo induttivo: parte dall’esperienza concreta e ne trae una inferenza. La cosa interessante del lavoro dell’autorevole coppia invece il suo procedimento deduttivo: anziché desumere il fallimento del progetto dall’evidenza concreta, chiarisce per quali motivi il progetto non può non fallire, e questi motivi sono tanto incontestabili quanto sorprendenti se confrontati con la retorica dei cosiddetti Stati Uniti d’Europa (sui quali pesa il verdetto del compagno Lenin, che non necessita di essere contestualizzato, essendo tuttora attualissimo, a differenza dei deliri di alcune persone probabilmente sottoposte ad una dieta povera di calorie).
Partendo, come usa fare di questi tempi per rafforzare argomenti farlocchi, dal presupposto che vi sia una minaccia esterna (che per l’autorevole coppia è costituita da Trump, non da Putin), i nostri cari amici ci dicono che l’Unione Europea non può però contrastarla per due motivi: è troppo piccola ed è troppo divisa. Al problema delle dimensioni si può ovviare, paradossalmente, creando delle alleanze a geometria variabile che però coinvolgano anche Stati non membri: gli ipotetici allargamenti previsti, che si tradurrebbero nel caricarsi a bordo una manica di derelitti, non risolverebbero il problema, così come non lo risolverebbe l’unione politica, perché il tutto sarebbe pur sempre la somma delle parti. Naturalmente con la stessa metodologia si risolve anche il problema delle divisioni: basta partire da un nucleo di Stati che abbiano idee sufficientemente omogenee su un determinato problema. Questo ragionamento, che vi invito a leggere sulla fonte originale, sancisce al tempo stesso il fallimento di un processo di integrazione totalitario, tutto incentrato sul feticcio del cosiddetto acquis communautaire, un dato a noi sufficientemente chiaro da tempo grazie alle analisi di Giandomenico Maione:
e, paradossalmente, la lungimiranza e il potenziale successo (nonostante gli attuali fallimenti, derivanti dal carattere estemporaneo delle iniziative e dalla loro volontà di convivere con un quadro istituzionale profondamente sbagliato, come quello unione) di quella ristrutturazione dell’integrazione europea in un sistema di giurisdizioni funzionali sovrapposte di cui parlava Bruno Frey e che qui conoscete da tempo.
Questo giusto per sottolineare una cosa: quello che gli abbietti operatori informativi hanno da sempre banalizzato come un lavoro puramente “ventrale“ di contestazione velleitaria, pregiudiziale, demagogica dell’ordine naturale delle cose, in realtà è stato qualcosa di totalmente diverso: un lavoro di analisi e di proposta su cui, alla fine, anche chi ha strenuamente difeso l’indifendibile è costretto a convergere.
DVCVNT VOLENTES FATA NOLENTES TRAHVNT.
Questo non ve lo dice LVI, ma io, quindi succede e, appunto, la “coalizione dei volenterosi” è uno dei tanti casi in cui è successo! Rilassatevi quindi: la fine dell’incubo è ormai apertamente teorizzata. Questo naturalmente prelude a incubi peggiori, se non si intercetta correttamente e non si gestisce il momento “rivoluzionario”. Per questo contiamo sulla vostra attenzione e sul vostro sostegno.
Facciamo attenzione al Regno Unito: storicamente hanno acceso le micce di parecchi conflitti armati in Europa (o quanto meno ci hanno soffiato sopra attivamente per accelerarne la combustione). Il cocktail Francia + UK + Germania, unite alla ricerca di nemici, sarebbe una Molotov (senza Ribbentrop) da cui stare lontanissimi.
RispondiEliminaConcordo.
Elimina“Sorvegliata speciale“ è molto esplicito nel delineare il ruolo che il Regno Unito ha avuto nel dopo guerra di compressione delle aspirazioni più o meno legittime dell’Italia a esercitare un ruolo nel Mediterraneo, per dirne una.
Elimina"La Santa sede dissentirà in parte da questa umiliante valutazione psicologica, che determinerà uno stato di discordia permanente e che provocherà la debolezza dei futuri governi
Eliminaitaliani, tuttavia questo è necessario e ci vorranno molti anni prima che l'Italia possa affrontare i problemi nell'ambito di un'affidabile prassi democratica. Se fosse stato commesso
l'imperdonabile errore di ammettere l'Italia nella famiglia delle nazioni alleate dopo la liberazione di Roma, accogliendola poi come una potenza di pari grado a San Francisco (in occasione della nascita dell'ONU nell'ottobre del 1945) al giorno d'oggi l'Italia sarebbe una nazione vincitrice. E ciò avrebbe significato la sua completa rovina. Non sarebbe stato possibile nessun controllo sul paese." (Wiston Churchill - 1945)
Sì, loro ne erano convinti, nel bene e nel male cioè sia per sostenere un reale processo di democratico nel paese che per mantenere una loro egemonia nel Mediterraneo. Sarebbe utile, come sempre, avere la fonte di questa interessante dichiarazione.
EliminaMagari 20 anni fa poteva reggere la balla del "portiamo la democrazia" "i valori occidentali"... Ma la sinistra ha avuto anche il ruolo di distruggere i nostri valori... Sostituiti dal fluido, woke ecc... Inoltre quale democrazia dovremmo esportare ora? Quanti Italiani ci crederebbero oggi? Oramai si parla di emergenza... Ma anche lì dopo chi hanno chiesto i confini aperti? Chiedono di armarci ma poi se respingi un migrante (ricordo che dovremmo uccidere i russi, altro che barchini, avremmo sangue freddo contro gente abituata allo scontro?) ti mettono a processo... Di che Difesa dei confini parliamo? Se si vuole difendere dalla minaccia esterna buttiamo giù anche la storia degli open border Salvini ne sarebbe contento e sarebbe un bel colpo alla sx nostrana
RispondiEliminaMa mandarci "affamanti" in guerra dopo averci fatto invadere da ALTRI "affamati" è lo scopo ultimo della "agendachenoncè".
EliminaIl problema ( per L'ORO )è ora far funzionare il progetto con la solita "narrazione".
Quindi :funzionerà ? .Beh i test già seguiti ( "pandemia" , "ucraina" ) sono stati molto "incoraggianti" ( per L'ORO 😠)
Certo che avrai la nostra attenzione e sostegno , ci mancherebbe. Grazie.
RispondiEliminaProfessore, la sua analisi è brillante come il sfarfallio di un lampione di notte: attira l’attenzione, ipnotizza più di quanto non illumini. Si sforza di dimostrare che l’UE è morta, ma l’unico cadavere qui è la sua narrazione: una salma ideologica che risorge a ogni suo post per ripeterci che l’Europa è un fallimento.
RispondiEliminaL’idea che la “coalizione dei volenterosi” sia la prova del tracollo dell’Unione è come dire che un condominio sta crollando solo perché alcuni inquilini si mettono d’accordo per riparare la porta d'ingresso. In qualsiasi sistema complesso, gruppi più coesi emergono per agire con maggiore efficacia. Questo non è un segno di debolezza, ma di adattabilità: mentre lei conta le crepe nel muro, il palazzo viene ristrutturato.
Poi c’è la lezione di filologia su willing, una dissertazione affascinante quanto inutile. Possiamo discutere per ore sulle sfumature di “volenteroso”, ma resta il fatto che le alleanze a geometria variabile esistono ovunque. Dire che dimostrano il fallimento dell’UE è come dire che una squadra di calcio è destinata a perdere solo perché alcuni giocatori decidono di allenarsi insieme, più frequentemente.
Ma il passaggio più esilarante resta quello sulla minaccia esterna. Lei ci dice che l’UE è fragile e destinata a crollare, ma intanto chi siede nel suo stesso partito ha stretto accordi con Mosca e fa gli occhi dolci al miliardario invasato color carota che minaccia l’Europa – cioè, noi, l’Italia – un giorno sì e l’altro pure. Beh, che dire?! Lasciamo perdere, stendiamo un velo pietoso, il silenzio che ne deriva è più eloquente di mille parole. Un’allure decisamente poco patriotica, a voler essere indulgenti, come suggeriscono le mie reminiscenze del codice Rocco.
E poi, la solita assenza di un’alternativa. Lei smonta, deride, accusa, ma poi? Il suo anti-europeismo sembra il lamento di chi ha scoperto che smontare un motore è più facile che costruirne uno. E cosa propone? Il ritorno agli staterelli sovrani nel mondo delle superpotenze? Un’Italia che sfida la globalizzazione con un PIL sì maggiore, ma pur sempre comparabile a quello di una città cinese media, destinata a fare i conti con il dinamismo di economie in espansione. Sarebbe come pretendere di abbattere un elefante con un cucchiaino da caffè.
Inoltre, questo incessante ondeggiare tra critiche e scelte che spesso oscillano al ritmo delle “onde” politiche rafforza, forse senza volerlo, quella visione stereotipata dell’Italia come un paese instabile, che cambia direzione con ogni stormir di fronda. Se c’è un terreno fertile per il cinismo internazionale, non c’è dubbio che sia quello di una nazione che si muove più per reazione che per una visione strategica e coerente.
L’UE ha i suoi difetti, e tanti, ma demolirla senza offrire una rotta alternativa non è analisi, è solo piagnisteo. Un piagnisteo sofisticato, ben scritto, ma sempre piagnisteo resta...una prece pro vacuitate.
Quando siamo stati vassalli diretti degli USA stavamo meglio di quando siamo diventati eurovassalli di francesi e tedeschi. Poche righe per rispondere a tante.
EliminaAggiungerei, visto che il forestiero continua a snocciolare il rosario delle critiche pregiudiziali che qui conosciamo ormai da oltre un decennio, che noi abbiamo delineato più volte alternative in documenti strutturati che vanno dal Manifesto di solidarietà europea, al working paper sull’external compact, a proposte di altri, come quella di Bruno Frey citata nel post e verso la quale, come vedete, il progetto europeo si sta naturalmente avviando, con buona pace degli scemi che ancora credono agli Stati Uniti d’Europa. Quindi, nessun piagnisteo e molte proposte. Poi, è abbastanza deprimente dover rispondere nel 2025 a obiezioni sulle dimensioni ottimali dello Stato da parte di chi evidentemente non ha neanche un’idea approssimativa di quali siano le statistiche in merito. Siamo ancora al pennello grande, 14 anni dopo! Ma vi rendete conto!? Nel preciso momento in cui la logica delle economie di scala dimostra tutta la sua fallacia, arriva il forestiero, fresco come una rosa, senza sapere nulla, e ci dice la sua! E noi naturalmente la ascoltiamo.
Elimina@Boss, visto che sembra convinto che il dono della sintesi Le sia stato elargito con particolare generosità, sarebbe bastato anche un grugnito per rendere apprezzabile il Suo intervento. Promettente, comunque, lo sforzo di abbozzare un similpensiero… the sky is the limit.
EliminaQuanto al @Prof, devo riconoscergli una notevole maestria nel buttarla in tribuna con eleganza. Propone un’Europa costruita sul modello di Frey, una sorta di mercato normativo in cui ciascuno può scegliere la giurisdizione che preferisce, indipendentemente dal luogo in cui si trova. Praticamente un’UE trasformata in una fiera delle opzioni legislative: vuoi le tasse olandesi ma la sanità svedese? Accomodati. Le leggi sul lavoro danesi ma la previdenza sociale francese? Nessun problema. I migranti, poi, potrebbero selezionare la giurisdizione che garantisce più diritti, anche mentre risiedono in un Paese con regole più restrittive. Un modello così fluido che più che Europa sembrerebbe il metaverso.
Ma certo, dettagli. Basta ignorare il piccolo problema che gli Stati esistono proprio per garantire un minimo di coerenza sociale e non trasformarsi in centri commerciali del diritto. Se applicato, il modello Frey non creerebbe una nuova Europa, ma un patchwork normativo ingestibile, in cui ogni governo sarebbe svuotato di qualsiasi capacità di pianificazione. Diciamolo chiaramente: non è una soluzione, è un esercizio di stile accademico spacciato per proposta concreta.
E infine, Prof, sul serio, quanto alla metafora del grande pennello che mi si attribuisce per dipingere il quadro surreale da Lei delineato, evidentemente non serve un grande pennello—basta(va) una caricatura.
Perdonami, mettiamoci d’accordo su una cosa: se non hai capito Frey (o Blanchard) perché non lo hai letto è un problema tuo o mio? Perché se è un problema mio te lo rispiego, se è un problema tuo te lo rileggi.
EliminaFammi sapere!
Con immutata stima.
Nolentem trahunt, sta detto.
EliminaForestiè, io una squadra di calcio dove alcuni giocatori si allenano come un gruppetto a parte per fatti propri non l'ho mai vista. Quando si creano le fazioni nello spogliatoio non è un buon segnale...
EliminaApplicando il tuo metro di giudizio, dovremmo dire che l'UE ha già ampiamente fallito perché non ha risolto il conflitto in Ucraina sia quando ha avuto l'occasione di farlo pacificamente, tra il 2014 ed il 2022, sia negli ultimi 3 anni quando la Russia ha invaso. Dov'è l'esercito europeo? L'UE ha avuto ben tre anni di guerra in Ucraina per dispiegare il suo fantastico potenziale militare e suonarle ai Russi (che hanno un PIL nominale inferiore a quello italiano, che strano, in teoria dovrebbero essere dei moscerini) ma l'esercito europeo non c'è, nel frattempo gli Ucraini perdono truppe e terreno mentre l'UE è rimasta al palooooo
Ah, il declino dell’Occidente! Un’epopea di degenerazione morale e fiacchezza strategica degna delle peggiori tragedie. Di fronte all’invasione russa dell’Ucraina, la grande civiltà europea – erede di imperi che hanno piegato il mondo – non ha trovato di meglio da fare che discutere su come calmierare le bollette del gas e rinnovare gli incentivi per il monopattino elettrico. Altro che Spartani alle Termopili: qui si combatte lisciando il pelo all'aggressore!Eppure, che spettacolo! Il secondo esercito più potente del mondo, quello che doveva annientare Kiev in una settimana, si è impantanato in una guerra logorante contro un paese con un quarto della sua popolazione e una frazione delle sue risorse. L’invincibile armata, tra un attacco frontale da manuale del 1914 e un carro armato riciclato dall’epoca sovietica, ha mostrato tutta la sua "potenza". Forse pensavano di entrare a Kiev in parata, ma hanno trovato uomini con le palle quadrate che hanno posto una resistenza che ha fatto a pezzi la loro narrazione di grandezza.E mentre gli ucraini lottano anche per noi, l’Occidente sprofonda in un dibattito da salotto, dove ogni ingiustizia viene soppesata solo in base al suo impatto sulla bolletta del riscaldamento. “Eh ma la guerra fa male all’economia!”, dicono i filosofi del discount, quelli che preferiscono chiudere gli occhi davanti alla realtà pur di mantenere l’illusione di una pace che non esiste più.
EliminaVi si è sbloccato qualche ricordo?
A qualcuno fischiano le orecchie? Per fortuna, non tutti gli europei si riconoscono in questa vigliaccheria travestita da pacifismo opportunista. C’è ancora chi sa distinguere il giusto dallo sbagliato, chi sa che l’inazione non è una virtù ma una condanna. Ed è con loro che si identifica l'Europa migliore, perché meglio lottare e perire per difendere quello che si è, che restare a guardare mentre il proprio mondo si estingue.
Quanto a lei, Aquilone, uno come lei – anzi 10, 100, 1000 come lei – meglio averli dall'altra parte della barricata che accanto.
Si aumenta la probabilità di sopravvivenza.
Forestiero carissimo, quanti anni hai? 18? Nel 2014 quanti ne avevi? Otto? Perché sai, la storia si può raccontare in tanti modi. Io non so se ora si può già dire, ma un tempo si poteva dire, e poi per un certo tempo non si è potuto dire, che il governo di Kyiv dal 2014 in poi ha allegramente bombardato le regioni orientali del suo stesso paese. C’è anche morto un italiano per il quale nessuno a sinistra chiede verità o giustizia. Dopodiché, io non sono assolutamente in grado di valutare e non voglio assolutamente sminuire il valore degli ucraini convinti di essere nel loro buon diritto di difendere la loro terra da un’aggressione immotivata, E difendo anche questa loro convinzione, però mi occorre rilevare che se hanno resistito è perché sono stati sostenuti da altri paesi, fra i quali il nostro. Ora però, attestato il fatto che non si va né avanti né indietro, mi sembra che sarebbe il caso di farla finita, e non è pacifismo oleografico: è pragmatismo. Tutto il resto è semplicemente il desiderio di Macron di sopravvivere alla sua morte, qui annunciata a tempo debito.
EliminaAnche io ho l'impressione che il forestiero sia adolescente, dal tono delle risposte e dalla semplicità e nettezza dei giudizi.
EliminaForestiero, perdonami la lunghezza dell'intervento: sarà l'ultimo, perché ho capito che ti piace avere l'ultima parola, e che in fondo non vuoi "giocare" con noi ma soltanto trattarci con acredine (ti ricordo che io non ti ho mai insultato nei miei interventi; rileggili, se non ci hai fatto caso).
L'oggetto del mio intervento era il fallimento diplomatico, politico e militare dell'UE nel prevenire e gestire un conflitto evitabile. Ma hai glissato completamente su questo punto, attaccando un "argomento fantoccio" che non mi appartiene, ossia una presunta glorificazione della Russia. Sottolineando l'incompetenza dell'esercito russo rendi ancor più stridente l'incapacità della UE nel gestire e chiudere il conflitto. In questa fase dei combattimenti è un dato di fatto che siano gli Ucraini a perdere truppe e terreno. Evidenziare questa realtà fattuale non implica che io ammiri Putin o ritenga legittima l'invasione della Russia, di cui ti invito a non sottovalutare le risorse e la determinazione.
Se proprio vuoi sapere la mia: ritengo che sia la Russia che l'Occidente (UE+USA) negli ultimi decenni abbiano "giocato sporco" a tirare dalla propria parte un Paese, l'Ucraina, che doveva restare neutrale fra i due blocchi. E probabilmente il triste epilogo della guerra sarà proprio una neutralità "forzata" dell'Ucraina, risultato che si poteva ottenere per via diplomatica evitando spargimenti di sangue.
Ma vedi, forestiero, quello che mi dispiace di più è che non hai capito che io ti voglio bene, e che proprio perché sei giovane vorrei evitare di mandarti al fronte con la giubba dell'esercito europeo. No, io non sono dall'altra parte della barricata, ma dalla stessa parte tua. Vorrei anche evitare che Ucraini e Russi si massacrino fra loro. Nel corso degli ultimi anni ci sono stati diversi snodi cruciali nei quali una soluzione negoziata si poteva trovare prima che scoppiasse questo conflitto. Adesso è tutto dannatamente più difficile.
Chissà come la vedi. Forse ti sei messo in testa che sono uno spregevole putiniano, o che voglio risparmiare sulla bolletta del gas, o chissà cos'altro. Saresti sorpreso dallo scoprire che non è così. Ma forse neanche ti interessa.
La chiudo qui: stammi bene e buona giornata!
Professore, avrei voluto sorvolare sulla domanda sulla mia età, ma mi perdoni: se l’età fosse garanzia di saggezza, converrà con me che non esisterebbero sessantenni – insomma, anziani – che dicono sciocchezze… e invece.
EliminaAh, e poi dice che non vuole sminuire gli ucraini. Però, con la precisione di chi ha studiato alla Scuola Superiore di Equivicinanza, ci tiene a ricordare che Kyiv ha bombardato. Quindi, la Russia magari avrà pure invaso, ma in fondo non si sa mai chi ha ragione.
L'altra favola è che nel 2014 l'Ucraina abbia iniziato a bombardare il Donbass così, allegramente. Un classico della propaganda russa, peccato che ometta un dettaglio fondamentale: quella guerra è iniziata perché la Russia ha fomentato, armato e sostenuto militarmente gruppi separatisti. Esattamente come aveva fatto in Georgia nel 2008 e in Transnistria negli anni ’90. Insomma, sempre lo stesso copione.
Ma proviamo a metterla così: immaginiamo che l’Austria, con il sostegno dei sudtirolesi, inizi a minacciare la sovranità italiana nel Südtirol. Secondo lei, lo Stato italiano si limiterebbe a mandare qualche lettera di protesta o, magari, agirebbe militarmente per proteggere la propria integrità territoriale? Ah, dimenticavo: lei milita in un partito il cui leader è un fervente sostenitore della legittima difesa, soprattutto in casa propria. Curioso come questa posizione diventi improvvisamente inconciliabile quando a difendersi è un intero Stato invaso.
E poi l’apoteosi: “Se hanno resistito è perché sono stati sostenuti da altri paesi.” Certo, perché nella storia gli eserciti hanno sempre combattuto con lance e preghiere, mica con armi fornite da alleati. Forse gli ucraini avrebbero dovuto rifiutare l’aiuto e difendersi con i bastoni, giusto per dimostrare "valore" senza l’onta della solidarietà internazionale.
E infine, il capolavoro: “Sarebbe il caso di farla finita.” Geniale! Così, dal nulla, come se bastasse chiudere il libro e andare tutti a casa. Peccato che, nelle guerre, la fine non la decide chi si annoia della discussione, ma chi combatte sul campo. Però tranquillo, professore, può sempre scrivere un editoriale su "Macron è il vero problema". Magari al Cremlino glielo pubblicano.
Se ti chiedo una cosa è perché mi interessa, quindi puoi anche dirmela anziché divagare dicendo una caterva di fesserie.
Elimina(Sono un adulto sulla strada della mezza età, ma difficilmente riconducibile a un modello sociologico preciso, se è questo l'aspetto di interesse, avendo un percorso che ha inevitabilmente risentito delle mie origini.)
Eliminadi solito non intervengo su argomenti capziosi ma sono costretto a rimarcare lo scellerato paragone tra l'alto adige e il donbass, della cui vicenda i reportage del giornalista italiano Rocchelli, ucciso dai soldati ucraini, avrebbero dovuto consigliare un rispettoso e saggio tacere. Prima di parlare dell'alto adige, dove le specificità, la cultura e le tradizioni sono esaltate da una virtuosa convivenza, consiglierei di dare un'occhiata al copioso materiale prodotto da Rocchelli che testimoniò la grande sofferenza delle minoranze russofone prima e dopo il tentativo separatista. All'adulto di mezza età (e mezza saggezza) consiglio di parlare con misura e cognizione di causa
Elimina@Un Forestiero Chalmers Johnson ha descritto lo svolgimento della vicenda Russia Ucraina...nel 2008! https://youtu.be/UNCkfhc7mWQ?t=199 a disposizione del "Parlamento" europeo c'era questo studio https://www.esisc.org/publications/analyses/independence-of-kosovo-does-it-set-a-dangerous-precedent Aggiungo un problema di cui non ho visto accenno alcuno: lo stallo del rinnovo della concessione di Sebastopoli https://www.ponarseurasia.org/wp-content/uploads/attachments/pepm_047.pdf
EliminaIn primo luogo, Parce sepulto nei confronti del giornalista caduto e onore a lui per il coraggio di testimoniare il conflitto in prima linea. Tuttavia, chi sceglie di raccontare la guerra da vicino può purtroppo diventarne vittima, travolto dalla brutalità stessa di ciò che si propone di documentare.
EliminaVenendo al merito della questione, chi fraintende il senso del mio paragone non coglie che si trattava di un paradosso apparente: non un confronto diretto tra i due casi, ma uno spunto per riflettere su un tema comune, ovvero la difesa dell'integrità territoriale. Il punto non è equiparare Alto Adige e Donbass, bensì analizzare come gli Stati reagiscano quando percepiscono una minaccia alla propria sovranità.
Ignorare questa distinzione significa non comprendere il senso dell'argomentazione e ridurre la discussione a una contrapposizione ideologica, anziché affrontarla con logica e coerenza.
Sul piano fattuale, i report delle istituzioni internazionali hanno certificato violazioni dei diritti umani da entrambe le parti. Tuttavia, c’è una differenza sostanziale tra una popolazione sistematicamente repressa che insorge contro i soprusi, cercando magari anche di autodeterminarsi, e la distorsione della realtà operata tramite propaganda per alimentare una narrativa di persecuzione che non corrisponde ai fatti.
Il principio di integrità territoriale è un pilastro del diritto internazionale e ammette eccezioni solo nei casi di autodeterminazione interna, quando una popolazione subisce un’oppressione tale da non poter esercitare i propri diritti fondamentali all’interno dello Stato di appartenenza. Tuttavia, nel caso del Donbass, fonti internazionali come i rapporti delle Nazioni Unite e delle principali organizzazioni per i diritti umani non hanno mai confermato la narrazione di un presunto "apartheid" contro la popolazione russofona. Certamente, vi sono stati disagi legati alla questione linguistica e culturale, come accade in molte regioni multietniche, ma nessuno di questi elementi giustifica un'invasione o una destabilizzazione orchestrata dall'esterno.
È quindi fondamentale chiarire come la propaganda possa distorcere la realtà per legittimare un intervento militare.
Alla luce di tutto ciò, l’interferenza della Russia negli affari ucraini è evidente e, sia nel periodo 2014-2022 con il sostegno ai gruppi separatisti, sia con l’invasione diretta del 2022, va considerata illegittima. Questo atteggiamento ha violato apertamente il diritto internazionale, rendendo carta straccia non solo degli accordi precedenti, ma anche dei principi fondamentali della sovranità statale e dell'inviolabilità dei confini riconosciuti a livello internazionale. Il fatto che un Paese abbia potuto arrogarsi il diritto di ridisegnare i confini con la forza costituisce un precedente pericoloso e dimostra un totale disprezzo per le norme che regolano la comunità internazionale.
***chi siede nel suo stesso partito ha stretto accordi con Mosca ***
EliminaProva a dimostrarlo con qualcosa che non sia la solita fetida "narrazione" del sistema di cui sei un evidente "willing" agit-prop.
@ Un forestiero. Siccome non la conosco le do del lei. Quando avrà il coraggio di mettere qui il suo nome e cognome vero, sarò in grado di capire se la sua risposta ha un qualche senso o è solo sintomo di poca educazione.
Elimina@Mark Bosshard, chiedo venia se ho urtato la sua sensibilità. Sa, quando mi si risponde con saccenza tendo a indispormi e, per non deludere le aspettative, magari rispondo sopra le righe. Ma se ho frainteso, faccio mea maxima culpa dinanzi al suo ego irritato.
EliminaQuanto al coraggio, eviterei di scomodarlo: non siamo in un’epopea cavalleresca, credevo si trattasse di una community virtuale, dove si scambiano idee, non certificati anagrafici..
Buona domenica.
@ un forestiero. Da queste parti quelli che argomentano quando sono in disaccordo sono merce rarissima per cui personalmente ti ringrazio per il tuo intervento. Ciò detto: 1) perché l’espansione ad est della NATO non dovrebbe essere percepita come minaccia per la propria sovranità anche dalla Federazione Russa? 2) Tu dici che la Russia finanziava i separatisti, altri dicono che l’Occidente finanziava l’Euromaidan. Come la mettiamo ? 3) Emmanuel Todd nel suo libro spiega che la resistenza Ucraina non è (più) sostenuta dai contributi degli Ucraini ma principalmente da afflussi di capitale estero. Se non è una guerra per procura questa non so cosa lo sia… 4) Le elezioni in Ucraina? Tu sei certo di sapere cosa desideri la maggioranza degli ucraini ? Io no. 5) È vero oppure no che alcuni partiti di opposizione sono stati aboliti? Ultimo punto : sono d’accordo con te, niente giustifica l’invasione di uno stato sovrano da parte di una potenza estera. Nessuno però potrà mai convincermi del fatto che quello che NOI abbiamo fatto all’Ucraina , cioè armarla per mandare al macello i suoi uomini in età di leva, inutilmente, non sia un crimine contro quel paese.
Elimina1) L’espansione a est della NATO come minaccia per la Russia
EliminaL’allargamento della NATO non è mai stato un’espansione forzata, ma un processo basato su richieste volontarie dei paesi interessati, che hanno chiesto di aderire all’Alleanza per timori legati alla propria sicurezza. I paesi dell’Europa orientale hanno vissuto per decenni sotto l’egemonia sovietica e, dopo la dissoluzione dell’URSS, hanno visto nella NATO una garanzia contro il rischio di nuove ingerenze russe. Inoltre, non esistono prove di piani NATO per attaccare la Russia. Al contrario, la NATO ha firmato con Mosca il Founding Act on Mutual Relations, Cooperation and Security del 1997, impegnandosi a non schierare forze permanenti nei nuovi paesi membri. L’idea che la NATO fosse una minaccia diretta è frutto di una narrativa russa, ma non trova riscontro in alcuna azione concreta dell’Alleanza.
2) Il finanziamento occidentale all’Euromaidan vs. il supporto russo ai separatisti
L’Euromaidan è nato come una protesta spontanea contro il governo di Yanukovich dopo la sua decisione di non firmare l’Accordo di Associazione con l’UE, tradendo le aspettative di gran parte della popolazione. È vero che ONG e istituzioni occidentali hanno sostenuto la società civile e i movimenti democratici in Ucraina, ma non esistono prove concrete di un finanziamento diretto per organizzare un colpo di stato. Al contrario, l’intervento russo nel Donbass è stato sistematico: sono emerse prove documentali e testimonianze di militari russi impiegati direttamente sul campo già dal 2014, e la Russia ha fornito armi pesanti, intelligence e addestramento ai separatisti. Equiparare i due fenomeni significa ignorare che l’uno è stato un movimento popolare interno, mentre l’altro è stato un intervento militare di una potenza straniera.
3) L’Ucraina è una guerra per procura?
Todd e altri sostengono che la resistenza ucraina sia sostenuta principalmente da aiuti occidentali. Questo è un dato di fatto, ma ciò non significa che gli ucraini combattano esclusivamente perché finanziati dall’Occidente. Anche la guerra d’indipendenza americana fu finanziata dalla Francia: ciò non nega la volontà degli americani di combattere per la propria libertà. L’Occidente fornisce aiuti perché l’Ucraina possa difendersi, ma la decisione di resistere è degli ucraini stessi. Se l’Ucraina non avesse voluto combattere, si sarebbe arresa. La resistenza non è una creazione dell’Occidente, ma una risposta all’aggressione russa.
4) Cosa desidera la maggioranza degli ucraini?
Le ultime elezioni presidenziali in Ucraina (2019) hanno visto un’affluenza del 62% e Zelensky ha vinto con oltre il 73% dei voti, una percentuale schiacciante. Ovviamente, la guerra ha cambiato molte cose, e oggi non ci sono elezioni per ovvie ragioni di emergenza nazionale. Tuttavia, i sondaggi indipendenti mostrano che la stragrande maggioranza degli ucraini continua a sostenere la resistenza e a rifiutare concessioni territoriali alla Russia. Non possiamo sapere con certezza cosa pensino tutti gli ucraini, ma il consenso attorno alla difesa del paese è ampiamente documentato.
5) La soppressione dei partiti di opposizione
Nel 2022, il governo ucraino ha sospeso alcuni partiti con legami diretti con la Russia, tra cui la Piattaforma di Opposizione per la Vita, che aveva esponenti notoriamente filorussi e vicini al Cremlino. Tuttavia, la maggior parte dei partiti di opposizione continua a esistere e a operare. In tempi di guerra, misure di sicurezza eccezionali non sono una novità: anche durante la Seconda Guerra Mondiale, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, furono imposte restrizioni ai gruppi considerati pericolosi. Non si tratta di una democrazia perfetta, ma di un paese che cerca di difendersi da un’invasione esistenziale.
6) L’Occidente ha mandato l’Ucraina al macello?
EliminaL’idea che “noi” abbiamo mandato gli ucraini a morire è una visione paternalistica che ignora la volontà del popolo ucraino. Gli ucraini combattono perché non vogliono essere sottomessi alla Russia. La decisione di resistere è loro, non dell’Occidente. L’alternativa sarebbe stata accettare l’occupazione russa, con tutte le conseguenze che abbiamo già visto nelle zone conquistate (deportazioni, repressione, esecuzioni sommarie). Aiutare un paese aggredito non è un crimine: il vero crimine è l’aggressione stessa.
La Russia ha invaso l’Ucraina con la forza, violando il diritto internazionale e provocando una guerra devastante. Giustificare l’aggressione con la NATO, con l’Euromaidan o con il supporto occidentale significa confondere cause e pretesti. L’Ucraina sta combattendo per la propria sopravvivenza come stato indipendente, e il supporto occidentale non è la causa della guerra, ma la conseguenza dell’aggressione russa.
Ancora una volta, grazie per le risposte dettagliate. Non cambia il mio punto di vista su tutta questa faccenda per diversi motivi, ne cito giusto un paio: 1) certo che l'adesione dei paesi dell'Est è stata una loro richiesta, la mia opinione infatti è che nell'interesse di un equilibrio pacifico la NATO avrebbe dovuto dire di no. Ad Ovest sapevano che per la Russia questa era una linea rossa. Inoltre (su questo potrei sbagliarmi e non avrò difficoltà a riconoscerlo, nel caso) le argomentazioni secondo cu la Russia non ha alcun interesse ad "invadere" l'Europa mi sembrano estremamente convincenti. La sola cosa che non volevano era la NATO alla porta di casa. 2) Almeno che tu non mi dica che era una fake news, la delegazione Russa e quella Ucraina avevano trovato un accordo di cessate il fuoco nella primavera del '22. Quell'accordo è saltato à causa di USA ed UK. Quindi continuo a dubitare del fatto che gli Ucraini combattano perché lo vogliono.
EliminaMa, adesso, farò una cosa. Adotto il tuo punto di vista e prendo per buono tutto quello che dici. Te lo assicuro. Resta un problemino: noi (italiani, ad esempio) non possiamo dichiarare guerra alla Russia per salvare l'Ucraina. E non possiamo prima di tutto perché la nostra Costituzione non ce lo permette. Quindi l'Ucraina è sola, senza senza uomini e sconfitta. Il che ci riporta all'impasse sollevata dal padrone di casa...
Pare che anche la corte europea di giustizia non sia troppo d'accordo con quest'ultimo punto.
EliminaMa risponda pure, se vuole, quando si sarà presentato (anche perché io sono molto più vecchio di lei).
Addendum.
EliminaAggiungerei che oltre alla sproporzione tra la vastità del territorio russo e la relativa scarsità di popolazione, un altro aspetto critico riguarda le condizioni materiali che la Russia è in grado di garantire ai suoi abitanti, soprattutto nelle regioni più remote come la Siberia. Questo squilibrio potrebbe compromettere nel tempo la sostenibilità del modello statale russo, che rischia di rivelarsi inefficace nel lungo periodo.
Parallelamente, l'espansione del modello cinese, tanto per la sua coesione interna quanto per la sua dinamicità economica, rappresenta una sfida crescente per la Russia, il cui modello statale appare sempre più distante dalle esigenze di sviluppo e stabilità di un'area così vasta e poco popolata. La gestione delle risorse naturali della Siberia, ricchissime ma scarsamente sfruttate, è un fattore cruciale non solo per la Russia ma anche per altre potenze, in primis la Cina, che ha già mostrato interesse per queste terre.
Non è irrilevante, in questo contesto, il retaggio storico che lega la Cina alla Siberia orientale. Le vaste terre a nord del fiume Amur, oggi parte integrante della Russia, furono infatti cedute all’Impero zarista con i trattati di Aigun (1858) e Pechino (1860), in un’epoca in cui la Dinastia Qing versava in una fase di declino. Questi trattati, considerati "ineguali" dalla Cina, sono ancora oggi parte della narrativa del risentimento storico cinese nei confronti della Russia. Se da un lato le relazioni sino-russe appaiono oggi basate su una cooperazione pragmatica, dall’altro l’interesse strategico cinese per la Siberia, tanto per le sue risorse quanto per le implicazioni geopolitiche di un’eventuale revisione storica di quei trattati, potrebbe avere ripercussioni nel lungo periodo.
Il futuro della Russia, quindi, non può prescindere da una riflessione su come riuscirà a mantenere la propria integrità territoriale e a bilanciare i suoi interessi con quelli delle potenze emergenti, in un contesto internazionale in continuo mutamento.
Pertanto, ad ognuno il suo: se le dinamiche di lungo periodo menzionate hanno una loro coerenza, allora non possiamo essere noi europei ad assecondare i bisogni di un modello in declino, tentando di sostenerlo artificialmente o di integrarlo nei nostri schemi geopolitici. La Russia di oggi si trova di fronte a sfide strutturali profonde: un’economia troppo dipendente dalle risorse naturali, un modello statuale che fatica a garantire benessere diffuso, una popolazione in declino e una crescente subordinazione alle dinamiche dettate dall’espansione cinese.
EliminaSe il destino della Siberia e della Russia stessa dovesse essere, nel lungo termine, quello di una crescente integrazione economica e politica con la Cina, sarà una conseguenza naturale di equilibri storici e geopolitici che vanno ben oltre le scelte contingenti dell'Europa. Tentare di opporsi a questa traiettoria sostenendo Mosca nel suo status quo, o concedendole margini di manovra in chiave anti-occidentale, significherebbe caricarci di un onere che né la nostra economia né la nostra visione del mondo possono permettersi.
L’Europa, piuttosto, deve investire su una strategia autonoma e lungimirante, evitando di farsi risucchiare in dinamiche che non le appartengono. Deve guardare avanti, favorendo la stabilità del proprio spazio geopolitico e rafforzando la sua indipendenza energetica, tecnologica e strategica. L’errore più grande sarebbe quello di farsi trascinare in un tentativo anacronistico di salvataggio di un modello che, per sue stesse debolezze, potrebbe essere destinato a dissolversi o a venire assorbito da un ordine mondiale in trasformazione.
Ma non erano finiti i fondi USAID?
EliminaLe sblocco un ricordo: a proposito dei fondi USAID, che possono essere visti, mutatis mutandis, come un'evoluzione più strutturata e globale della filosofia di aiuto economico avviata con il Piano Marshall. Se oggi può permettersi di spernacchiare liberamente – e viva Dio – è anche grazie agli aiuti americani. Altrimenti, probabilmente, starebbe commentando in un perfetto tedesco, magari con un bel 'Heil' all'inizio del post.
EliminaBah!
EliminaPartendo dalla fine, non vedo il nesso, caro forestiero. Nessuno nega l'aiuto ricevuto dagli Stati Uniti, ma anche il pesante condizionamento che essi hanno rappresentato per la politica italiana, via mafia, massoneria e servizi deviati, in un periodo in cui il pericolo che tu menzioni era ormai archiviato e si stava invece instillando il terrore di un arrivo dei cosacchi a Piazza San Pietro. Quindi non la farei così semplice.
Su altre due questioni (perdona ma non ho tantissimo tempo da dedicarti).
Fai bene a porre la questione in termini di analisi geopolitica dell'Eurasia, ma allora dovresti renderti conto del fatto che fino a Trump la politica europea e statunitense sembravano fatte apposta per gettare la Russia in mano alla Cina. Al netto del fatto che ci siamo suicidati, e quindi non è così necessario, ricordo che l'unione della potenza manifatturiera dell'Europa occidentale con quella energetica della Russia qualche fastidio a qualcuno poteva darlo. A chi?
Apprezzo molto la tua capacità di immedesimarti col popolo ucraino, che tu vedi come un monolite (trascurando il dettagliuccio che lì, per i motivi che dici tu, o per altri motivi, è in corso da più di un decennio una guerra civile). Io conosco ucraini nati in Ucraina da genitori ucraini e non sono poi così convinti, nonostante siano delle regioni occidentali, che le regioni orientali siano state trattate bene dal governo nazionale. Saranno le elezioni, quando avranno luogo, a dirci che cosa gli ucraini desiderano. Immagino che quel giorno verrai qui a piagnucolare sul destino cinico e baro...
Sempre per il forestiero, che oggi ha parecchio tempo da dedicarci (beato lui: chissà che fa nella vita?).
EliminaCi sono diverse e risalenti analisi sulle possibili fonti di tensione fra Cina e Russia, riferite ad esempio a una risorse che la Russia ha e la Cina no: l'acqua. Ne parlavo nel mio libro sulla crescita della Cina. Sicuramente la Russia sconta, da secoli, una lacerazione culturale e politica determinata dalla necessità di scegliere non se, ma quanto essere europea e quanto essere asiatica. Sono comunque in primo luogo fatti loro, noi dobbiamo preoccuparci del nostro interesse, e non mi sembra che tutte le mosse fatte non tanto dal governo italiano quanto dal "sovragoverno" europeo vadano in questo senso.
Le attuali relazioni tra Cina e Russia, per quanto presentate come una solida alleanza strategica, non possono che essere, in larga parte, un matrimonio di convenienza. La storia e la geoeconomia suggeriscono infatti che l’equilibrio tra questi due giganti è tutt’altro che stabile.
EliminaDa un lato, la Cina è una potenza economica in continua espansione, con un fabbisogno crescente di risorse naturali ed energia, settori in cui la Siberia rappresenta una riserva di valore inestimabile. Dall’altro, il risentimento storico cinese per i trattati ineguali del XIX secolo, con cui la Russia si appropriò di vaste porzioni di territorio cinese (come l’odierna Vladivostok e l’intera regione dell’Amur), non è mai stato realmente dimenticato.
A chi sostiene, come il Prof., che "sono fatti loro", va ricordato che nel mondo globalizzato nessun equilibrio geopolitico è un affare esclusivamente interno alle potenze coinvolte. L’eventuale riapertura di dispute territoriali tra Cina e Russia, o anche solo un graduale spostamento di influenza in Siberia a favore di Pechino, avrebbe ripercussioni dirette anche su di noi. Non solo per il peso economico e commerciale della Cina, ma anche per la ridefinizione degli assetti di potere in Eurasia, con effetti su mercati, alleanze e dinamiche di sicurezza globale.
L’attuale alleanza sino-russa si regge sul pragmatismo: la Russia ha bisogno di sbocchi economici alternativi all’Occidente a causa delle sanzioni, mentre la Cina vede nella Russia un fornitore di materie prime e un partner utile per bilanciare l’influenza americana. Tuttavia, nel lungo periodo, è difficile immaginare che Pechino possa accettare per sempre lo status quo territoriale, soprattutto considerando che la Siberia è scarsamente popolata e ricchissima di risorse, mentre la Cina ha un surplus demografico e un bisogno crescente di espansione.
Più che una fratellanza strategica, dunque, il rapporto tra Cina e Russia sembra una tregua dettata dalle circostanze. Ma, come insegna la storia, le convenienze geopolitiche sono mutevoli, e la Cina potrebbe un giorno decidere che i confini attuali non sono più così sacri. E quando ciò accadrà, non sarà solo un problema loro (ed io sono un semplice servitore dello Stato).
Perdonami: a parte il tuo desiderio di avere l'ultima parola (che ti qualifica come giovane, oltre al fatto di avere molto tempo da fare e di avere accesso a ChatGPT), in che cosa questa tua analisi, che per noi è piuttosto scontata, aggiunge al dibattito? Quando dico che "sono fatti loro" intendo che non sei tu, dall'alto della tua scienza, a dover dire loro che cosa fare: i popoli si autodeterminano, se questa nozione non è anch'essa passata di moda per tuo decreto. Mi sembra sufficientemente ovvio che dispute fra Pechino e Mosca creerebbero problemi (ma anche dispute fra Pechino e Canberra, per dire), ma non è con un commento su questo post che risolverai queste dispute!
EliminaComunque, forestiero, l’immagine, che scrivi, del condominio(in cui ogni condomino ha quindi lo stesso trattamento e si trova in condizioni simili) per rappresentare l’unione europea ha in sé un grave errore: quello di partire dal presupposto che nell’Unione ognuno sia uguale all’altro agli occhi della commissione europea e dei vertici, quando in verità chiunque abbia studiato un po’ di storia dell’Unione sa che questa è espressione degli interessi dei due partner più grandi, Francia e Germania, i quali hanno agito indipendentemente dalle regole fiscali che loro stesse avevano imposto al resto dell’eurozona. Basti vedere il modo in cui si sono evolute negli anni le finanze francesi(nonostante la Francia, contabilmente, avrebbe bisogno di un po’ di austerity poiché ha una competitività commerciale non alla pari neanche dell’Italia)o il fatto che la Germania voglia spendere miliardi e miliardi per il rearm(e per le infrastrutture) senza neanche passare per il giudizio delle istituzioni europee. La geopolitica non si applica solo al di fuori dell’Europa, ma anche al suo interno, in quanto le regole fiscali europee e la loro applicazione esprimono le tensioni politiche ed economiche interne, per cui , più che un condominio, descriverei l’unione come un gran villone(della Germania in particolare) e tutto un’insieme di capanne, ossia i paesi che non hanno un peso politico tale da poter piegare le regole ai loro interessi!Le immagini mentali che ci facciamo devono aderire alla realtà, altrimenti ci raccontiamo la favoletta che siamo tutti uguali agli occhi delle istituzioni europee
EliminaSì, in effetti lascia un po' interdetti questo continuo oscillare fra squarci di profondità e brandelli di luogo comune. Sa molto di intelligenza artificiale, detto fra noi.
EliminaÈ vero, mi sento giovane e lo sono. Corro maratone, mi alleno ogni giorno e, quando metto piede sul tatami, qualcuno fa il segno della croce.
EliminaIl mio umile contributo, nano tra i giganti, va forse in una direzione diversa da ciò che passa questo convento.
Infine, mi ha strappato un sorriso il riferimento a ChatGPT. Ogni epoca ha i suoi strumenti: un tempo le fonti si rinvenivano nei libri cartacei, oggi in un patrimonio sterminato di risorse digitali. Ma non è il mezzo a fare la conoscenza, bensì il metodo con cui la si interroga e la si rielabora.
Del resto, p. es., non è che i grandi giuristi del passato lavorassero in isolamento—sarebbe come rimproverare Giustiniano per aver attinto ai testi giuridici del suo tempo nel redigere le Istituzioni. In ogni epoca, il sapere si costruisce sulle fondamenta di ciò che lo ha preceduto.
E questo, ne converrà, è un principio senza tempo.
Con stima.
Inserisco il mio commento in questa coda, perché è da 3 giorni che mi pongo la stessa domanda e chiedo l'aiuto di altri lettori del blog più addentro ai meccanismi dell'AI: gli interventi del "forestiero" sono per autentico spirito critico, oppure sono finalizzati ad addestrare una AI specificatamente sui contenuti del blog?
EliminaPurtroppo le mie conoscenze dell'AI sono solo "di contorno" rispetto alla mia materia di insegnamento, ma le tecniche di training (e di eventuale "poisoning") mi sembrano proprio queste
Ad ogni modo, mi sento di aggiungere un tassello, in riferimento al famoso "litigio con Aristotele" che il professore tira spesso in ballo. La cosa che personalmente mi spaventa di più degli unionisti è la loro totale perdita di contatto con la realtà. Se anche fai lo sforzo (come dicevo sopra) di prendere per buone le loro ipotesi e ti cali nella loro prospettiva, le soluzioni proposte sono totalmente illogiche! Esempio: prendiamo per buono che la Russia sia una potenza espansionista che mira ad invadere l'Europa (io non lo credo). Bene. Tutti, da M. Travaglio, passando per il ministro Crosetto fino al PD sono d'accordo su una cosa ed una sola. Siamo impreparati: non c'è un solo paese Europeo e meno che mai l'insieme pronto a reggere ad una simile invasione. Le famose 6000 testate nucleari. Questa impreparazione, quindi possiamo prenderla per buona. Che fare? Senza saper leggere ne' scrivere direi: 1. tenerci stretta l'unica polizza sulla vita che abbiamo: gli USA 2. NON cercare lo scontro armato con la Russia adesso, visto che ci raderebbe al suolo e 3. SENZA urlarlo al mondo intero, aumentare la nostra capacità di difesa nel medio periodo, discretamente, strategicamente (viene in mente l'intervento di V. Giacché all'ultimo Goofy...). È del tutto ovvio che Macron, VLD e simili stanno facendo l'esatto opposto.
Elimina@Paolo
EliminaCaro Watson, hai risolto il mistero! Io sono qui per il poisoning, tu per il posturing o pasteurizing, scegli tu, e il blog per il pasticciamento. Un thriller da Oscar!
È arrivato il genio incompreso. Ma fammi il piacere, va.
Comunque penso sia inutile penarsi perché una persona abbia una visione (ancora) un po’ immatura. Oramai sono convinto che i vertici europei siano così cretini che continueranno, come hanno già fatto, a fare scelte controproducenti finché anche l’ultimo giapponese, rimasto a combattere per una causa persa nelle isole dell’oceano Pacifico, dovrà ammettere che la guerra è finita. In 25 anni di unione monetaria non ricordo mai una volta che siano riusciti a fare qualcosa di razionale e concreto. Sono così fuori dalla realtà che non ne azzeccano una, per cui ho onestamente fiducia che chiunque, prima o poi, dovrà arrendersi al fatto che l’eurozona sia del tutto irrazionale. Cioè anche io, con tutta la buona volontà, provo a vedere i lati positivi dell’Unione e non ne trovo uno neanche se mi impegno . Il tempo li porterà tutti verso la retta via…
EliminaTana! 😂
EliminaScusa, dalmata, ma tu oltre a essere un cane saresti anche il forestiero? Perché sai, così ci confondi le idee. Di solito, quando uno ha più identità fittizie si qualifica come troll. Comunque quello che posso dirti è che se ogni tanto qualcuno trema quando sale sul tatami, ogni tanto anche tu finisci sotto al tatami. Ti credi molto intelligente, ma non sei intelligente abbastanza da spiegarti come ho fatto a capire che la tua ampia messe di commenti era prodotta dall’intelligenza artificiale. Semplice! Emanava ed emana quel tanfo di sicumera didascalica tipica dei semicolti PD che sono egemoni nel letame online di cui l’AI si pasce.
Qui ci sono persone vere. Di pupazzi “AIrgomentanti” come te non si sente il bisogno!
Torna a trovarci quando avrai imparato a usare i prompt in modo decente!
Senta, oggi fare un uso intelligente della tecnologia non è solo utile, è quasi un dovere. Mi fa strano doverlo spiegare a qualcuno che si ritiene uno scienziato. Per il resto, o i miei argomenti sono scadenti e allora puoi smontarli nel merito, oppure sono validi. Tertium non datur.
EliminaSe invece il problema è solo che le dà fastidio il mio modo di scrivere, beh, temo che nemmeno l’AI abbia ancora trovato un rimedio per certi pruriti personali.
Ok, saputello! Quindi sappiamo che: ti credi intelligente, ti identifichi con un cane, quello che scrivi non è farina del tuo sacco. Sono d’accordo con te quasi su tutto, deciderò se ritenerti un interlocutore interessante o meno. Lo spirito di questa community non è quello di confrontarsi con una macchina.
EliminaSono intelligente perché, nonostante gli ostacoli ambientali e le contingenze esistenziali, ho raggiunto i vertici della mia carriera universitaria e professionale, per di più in una lingua che è poi diventata mia.
EliminaI Dalmati – e cito Wikipedia, giusto per mettere le cose in chiaro – ‘sono un antico popolo indoeuropeo’. Quanto alla farina, posso dirlo forte: è frutto di più di trent’anni sui libri.
Solo con queste rettifiche we got a deal.
Per il resto, considerando la forma e i contenuti di certi interventi raffazzonati e tutti improntati alla condiscendenza verso il vate di turno, viene da chiedersi se il confronto con le macchine non sia, alla fine, preferibile.
Per te sicuramente.
EliminaIo non capisco su quali basi certi utenti attacchino Bagnai definendolo un ‘vate’: se bagnai avesse voluto fare il vate, avrebbe, banalmente, moderato, censurando, i commenti più polemici sotto i suoi post, poiché il vate, per definizione, è colui che non accetta minimamente l’opinione altrui, sacralizzando la propria. Il fatto stesso che i commenti del forestiero e di altri siano stati pubblicati (e non censurati) dimostra che siamo aperti alle opinioni altrui e che qui nessuno sacralizza, assolutizza l’opinione di Bagnai. Inoltre, l’uso di questa terminologia serve anche a svalutare gli altri utenti, poiché il messaggio implicito che si vuole portare è che gli utenti di questo blog stiano passivamente seguendo un “vate” senza alcuna capacità di pensiero proprio. In verità, io, come molti altri, ho posizioni simili a bagnai poiché le ritengo razionali, non perché penso sia un vate le cui opinioni debbano essere passivamente accettate.Invito chiunque commenti questo blog ad avere rispetto per gli altri utenti e ad evitare di usare una terminologia offensiva la cui funzione è, fondamentalmente, screditare il prossimo. Questo blog non è una setta e molte delle tesi che leggete, in verità, sono all’estero molto diffuse, per cui chiunque dia quest’immagine settaria del blog dimostra di leggere veramente poco. Un saluto
EliminaCarissimo forestiero, quindi non sei dalmata nel senso della carica dei 101, ma nel senso degli ustascia! Questo spiega molte cose. Nel frattempo, visto che ti appassioni a dialogare con l’intelligenza artificiale su temi di geopolitica, condivido con te una analisi politica fatta da una intelligenza naturale. Magari ti fornisce qualche stimolo:
Eliminahttps://www.ilsussidiario.net/news/nuova-yalta-non-solo-ucraina-trump-e-putin-cercano-un-accordo-anche-su-taiwan-iran-e-nord-corea/2816808/
Mi dispiace deluderla, ma i Dalmati erano autoctoni, mentre gli Ustascia erano di origine slava, giunti in quelle lande con la colonizzazione slava dei Balcani.
EliminaComunque, la ringrazio per la segnalazione. Sarà interessante confrontarla con altre analisi, per così dire, di più ampio respiro.
Dunque, Nema Ustaša, né per origine né per affinità di altro tipo.
Comunque non riesco a seguire il filo del discorso poiché siete passati, non so per colpa di chi, da una frasca ad un’altra .È brutto il fatto che le discussioni si facciano così arzigogolate poiché questo impedisce agli altri utenti di poter esprimere la propria opinione semplicemente perché diventa un dialogo a due.Post scriptum:pochi giorni fa discussi con un mio coetaneo citando il blog e, leggendo i commenti del forestiero,ho notato che scrive proprio come questa persona . Potrebbe essere solo una coincidenza ma più leggo il forestiero, più capisco che, secondo me, non è affatto una persona di mezza età… prima avevo dei sospetti ma oramai sono quasi sicuro della mia ipotesi(però potrei sbagliarmi eh! Diciamo che è un forte sospetto)
EliminaSono cascato nella rete come un tonno. Chiedo scusa ai lettori del blog per aver dato spago ad un troll. Torno a leggere e farò tesoro di un vecchio consiglio del professore : evitare di esporvi sui social e di fare figuracce 😅
EliminaBravo Marco o Mark, hai vinto il moccolo d’oro dell’adepto perfetto! La prossima lezione tratterà dell’importanza di non accettare caramelle dagli sconosciuti..
EliminaGuarda ascaro (visto che non sei un ustascia, secondo te) che qui non attacca! Con queste battutine riesci solo a non farti cagare, che poi mi sembra il minimo, oltre che a dimostrare la tua vacuità. Vai su ChatGPT a trovare una risposta forbita, ti aspettiamo!
Elimina
RispondiEliminaQuando avrà un momento libero, potrebbe spiegare in dettaglio i quesiti referendari dell'8 e 9 giugno? Leggendoli, alcuni mi hanno lasciato un po' perplesso. La ringrazio.
Ma sai che mi ero anche dimenticato che ci fosse un referendum? I referendum sono una cosa che intrinsecamente non mi appassiona, mi spiace…
EliminaChiedere è lecito rispondere è cortesia 😅
EliminaE allora dimmi di che si occupano i referendum e ne parliamo!
EliminaStamattina percepivo questo soffio di libertà, al vostro fianco. Grazie.
RispondiEliminaIo non sono salito a Padova, sono rimasto a Roma per i postumi di un bel colpo della strega preso andandi a Napoli.
EliminaVedi Napoli e poi...Prendi il colpo della strega 🤭
EliminaCi vuole un buon fisioterapista Prof.
Tornando all'evento di Padova mi pare di aver visto grande partecipazione e tanto entusiasmo attorno a Matteo, sono molto contenta per tutti noi. Buona serata.
Si vede che sono invecchiato. Una volta bloccavo tutti quelli che mi davano un consiglio.
EliminaE' cosa buona e giusta che gli United States of Europe facciano la loro "coalition of the willing" contro un nemico inesistente.
RispondiEliminaQui di seguito la formula originale dei Necon con G W Bush per la "liberazione" dell'Iraq, "stato canalagia" con un "dittatore sangunario" il quale con "armi di distruzione di massa" minacciava il patrio suolo USA. Correva l'anno 2008:
https://www.youtube.com/watch?v=3PKLhdekJs4
e
https://www.youtube.com/watch?v=5BwxI_l84dc .
La UE non sarà un OCA ma sicuramente è un OBA (Optimal Bullshit Area).
(PS: alla Lidl domani c'è il 2x3 per le borse di resilienza.)
Ma veramente? Vedi che facevo bene a venire a Padova, così poi mi allungavo a Verona per fare incetta di resilienza.
Elimina@Charlie Brown: la prima volta è stata effettivamente la coalition of the willing contro l'Iraq per evitare i problemi dell'illegalità dell'azione della NATO, quella che ci porta la pace, hai presente?
EliminaNon è, però, un'idea neo-con, perché quel concetto circolava da ben prima.
Insisto, anche se forse non è necessario, su un concetto che forse è chiaro: il problema per noi non è quando una parola o un concetto siano nati, ma quando vengono adottati dalla propaganda unionale e messi nel suo circuito. La parola "comune" (come sostantivo e come aggettivo) esiste da molto prima dell'espressione "coalition of willings", ma è diventata sinonimo di "brutale sodomizzazione" solo da poco, da quando in area unionale si è cominciato a parlare di "strumenti comuni" (che sono da evitare in qualsiasi modo).
EliminaDopo di che, qualsiasi sfoggio di erudizione filologica e storica qui è benvenuto. Basta che ci ricordiamo su che cosa dobbiamo concentrare la nostra attenzione.
A me sembra abbastanza chiaro che non è propaganda unionale e che denuncia il chiaro intento di chi pronuncia tali parole. In aggiunta, mentre coi poveri iracheni quanto meno si è avuta la vita facile, qui si sgrugna e di molto.
EliminaI principi dell'Unione europea sono libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto, promozione della pace e della stabilità. Questi valori sono condivisi da tutti gli Stati membri. E' compito dei governi e dei governanti ricordare questi basilari principi di convivenza e buon senso in tutte le sedi opportune affinchè il progetto europeo, ancora non compiuto, possa svilupparsi armoniosamente, per il bene dei popoli ed esempio per le future generazioni. Bagnai non lo dice ma ciò che lui porta avanti da 10 anni, insieme a Borghi ed altri, è ricordare, con gli strumenti che gli sono propri, al forestiero e ai suoi simili pervasi di un finto europeismo, quale sia la strada maestra, quella lastricata realmente dalle buone intenzioni dei padri fondatori, ormai abbandonata da tempo
RispondiEliminaAggiungerei due sottolineature. La prima, che penso sia assolutamente ovvia per voi, è che imporre a un insieme di paesi confinanti la cappa di una unione monetaria che rende più complesso aggiustare i rispettivi rapporti di competitività è la strada maestra per la creazione di inutili conflitti. La seconda è che per l’affermazione di principi universali come quelli dei quali l’Unione Europea si è appropriata (quelli che ci ricordi tu: Libertà, democrazia, uguaglianza, eccetera) non c’è in realtà alcun bisogno dell’Unione Europea. Quei principi sono iscritti in tutto o in parte in una serie di dichiarazioni universali che dal 1789 in qua hanno punteggiato la nostra storia. Con tutto il rispetto, non ho bisogno che venga un lettone a ricordarmi quello che ho studiato nel mio sussidiario di terza elementare.
Eliminacondivido la retorica pusillanime celata nelle devianze unificatrici dell'antistorica UE, ma credo che tutti dovremmo lavorare per ricordare, a chi fa finta di non ricordare e a chi non ha mai vissuto in un paese dai confini aperti e dai confinanti amichevoli, cosa sia la proficua fratellanza tra i popoli. Senza questa stella polare non saremo meglio degli inglesi o dei francesi, o degli odiati tedeschi che biasimiamo ad ogni piè sospinto
EliminaVedo che non mi sono spiegato bene. Noi qui queste cose le sappiamo. Il punto è che non abbiamo bisogno dell’UE per ricordarcene, tanto più che è proprio questo tipo di istituzione a metterle in discussione nei fatti.
Eliminaadesso lo sa anche il forestiero, a cui chiederei di essere più proattivo e lungimirante dando una mano fattiva alle discussioni di questo blog
EliminaMa no, figurati! Lui viene qui a evangelizzarci, non ha alcun desiderio di entrare nel merito effettivo delle sue verità desunte dagli autorevoli editoriali della stampa italiana.
EliminaSenza una rottura, l'euro va avanti per inerzia.
RispondiEliminaCon il solido furono 700 anni di Alto Medio Evo.
Sì, questo ormai lo diamo per acquisito dopo aver perso un decennio scarso a far ragionare le persone. Ovviamente finirà male. Sinceramente non so se il paragone con il solido sia così calzante. Ogni volta che per qualche motivo (turismo, letture, studio del territorio) mi avvicino alla storia antica del nostro continente, trovo molta più flessibilità e libertà di quanto convenzionalmente riteniamo ci fosse.
EliminaCi sarebbe anche da valutare la probabilità che questi "volenterosi" avrebbero di sconfiggere l'avversario in uno scontro armato.
RispondiEliminaTra l'altro chi ci vogliono mandare? E con quale spinta ideologica dal momento in cui hanno disintegrato il concetto di patria?
I mercenari hanno purtroppo il limite che i soldi che ricevono vorrebbero goderseli, quindi quando le cose si mettono male se la svignano.
I russi sono un popolo, noi ormai (grazie alle risorse della Boldrini) siamo un accrocchio di culture.
Chi ci mandano sotto le bombe?
Questo è un altro aspetto non banale. Secondo me un po’ c’è l’idea che le guerre non nucleari domani saranno combattute dai droni, quindi basteranno un paio di snowflakes chiusi da qualche parte con un joystick per fare il lavoro sporco. In tutti questi discorsi, sia quelli riferiti alla presunta minaccia che quelli riferiti alla presunta difesa, manca sempre un punto fondamentale: il territorio poi devi presidiarlo. La presenza fisica è importante, e dal punto di vista della contabilità nazionale però è deprecabilissima spesa corrente!
Elimina***il territorio poi devi presidiarlo***
EliminaEd è appunto questa la vera funzione dei "nuovi italiani". Chi ce li manda ( che non è lo stupido indistrialotto lumbard) vuole che non ci sia più alcuna possibilità che i"vecchi" possano " rialzare la testa".
Io intanto ho aumentato il mio contributo ad asimmetrie.
RispondiEliminaC’è tanto lavoro culturale da fare e vi assicuro che serve. A differenza di quando partì, oggi l’associazione è in grado di rivolgersi alla classe dirigente e di catturarne l’attenzione, come ci si aspetta faccia un think tank. Uno dei tanti risvolti interessanti dell’avere intrapreso una carriera politica e l’aver capito per quali motivi un politico non è in condizioni materiali di approfondire alcunché. Non c’è solo il problema di non deflettere dal mainstream per non avere un danno reputazionale certo, c’è anche il problema di non poter dedicare abbastanza tempo allo studio delle potenziali alternative e dei potenziali vantaggi che offrono. Banalizzando, e assumendo per assurdo che nel 2011 il mio obiettivo fosse entrare in parlamento, se avessi avuto un livello di occupazione del mio tempo pari a quello di un parlamentare non avrei mai potuto studiare, pubblicare, confrontarmi in dibattiti, come ho fatto per lunghi anni, soppesando il danno alla mia carriera accademica rispetto alla beneficio di un ingresso in parlamento. Semplicemente non ne avrei avuto il tempo. Ma naturalmente le cose sono andate come sono andate perché i presupposti erano molto diversi: da un lato io avevo studiato approfonditamente le vicende dei paesi del terzo mondo (quelli che non controllano la loro valuta) fin dal 1999, e dall’altro non mi ponevo obiettivi di carriera politica, come ricorderete. Questo esempio Serve a farvi capire che anche asimmetrie, come Goofynomics, è una intuizione con molto potenziale. Il vantaggio che offre oggi è quello di poter offrire messaggi rigorosi, sintetici, comprensibili, a una platea mirata nella quale, più che la consistenza scientifica dei contenuti, che comunque ci deve essere per assicurare loro un futuro, si può anche far valere l’autorevolezza che alcuni soci hanno acquisito entrando a far parte della classe dirigente.
EliminaCome credo di aver detto qualche anno fa qui (e forse qualche account fa) in uno dei miei pochissimi commenti, donare ad asimmetrie mi sembra l'unico investimento razionale che una persona come me, il cui relativo benessere dipende dal lavoro, possa fare. Oltretutto, è molto meglio che leggere un giornale.
EliminaEgregio Onorevole,
RispondiEliminail termine "Coalition of the willing" risale al 1970:
https://en.wikipedia.org/wiki/Coalition_of_the_willing
e pare essere stato utilizzato in diverse occasioni.
La definizione data è la seguente:
"A coalition of the willing is a temporary international partnership created for the purpose of achieving a particular objective, usually of military or political nature."
Faccio notare che la coalizione è temporanea ed ha uno scopo ben preciso.
Cosa diversa sarebbe una "Europa a due velocità":
https://institutdelors.eu/en/publications/the-future-of-europe-towards-a-two-speed-eu/
In quest'ultimo caso, si tratterebbe di siglare un trattato internazionale (stile ESM o Fiscal Compact) col fine di:
"to circumvent the EU institutions as well as member states that are not willing to move forward."
Non mi è ben chiaro cosa abbiano partorito Olivier Blanchard e Jean Pisani-Ferry. Forse una versione ibrida, in cui un gruppo ristretto di paesi UE sigla un trattato internazionale (quindi non una coalizione temporanea) con paesi non-UE (aggirando le istituzione UE).
Restano comunque evidenti i dichiarati limiti dell'attuale assetto istituzionale dell'UE.
Un saluto,
Fabio
We need a coalition of the unwilling.
EliminaApprezzo sempre il tuo precisazionismo che mi consente di chiarire il senso dei miei interventi. Credo che anche la parola resilienza esista da un po’, e sicuramente esiste da molto l’aggettivo giusto. Il problema non è tanto quando una parola o un concetto nascono e con quali motivazioni, quanto perché vengono a un certo punto inseriti nei tubi dove gira la merda di Bruxelles e per quali motivazioni. In questo caso la motivazione mi sembra quella di dare una veste nobile e pragmatica a un evidente fallimento. Questa intenzione apologetica è evidente nel lavoro di Blanchard, che propone di prendere come nucleo delle coalizioni l’intera UE a 27. La proposta quindi è abbastanza irrazionale e si traduce di fatto nella ratifica ex post di quanto era stato fatto informalmente ad esempio con il coinvolgimento della Russia nelle catene del valore tedesche (via Schröder nel consiglio di amministrazione di Gazprom), tenendo fermo il Moloch dei trattati. È chiaramente una buffonata. La proposta seria è quella di Frey.
EliminaIo comunque vedo un rising willing to DEPORTATION OF ALIENS.
RispondiEliminaNel lavoro di Olly e Johnny che ci ha suggerito è interessante notare altre cose tra le righe: vengono espressamente citate le debolezze strutturali dell'UE, che non sono oggetto dell'articolo, ma che comunque sono ritenute esiziali, e una funerea previsione per le grandi istituzioni multilaterali globali (che saranno, cito letteralmente "paralizzate").
RispondiEliminaPoi, come ben sappiamo, il mantra che ci dobbiamo ripetere è "Timeo Autorevoles et dona ferentes". Quindi bene che ormai anche dall'altra parte si cominci a teorizzare un superamento di questo Moloch iperburocratizzato e sostanzialmente inutile (letteralmente, di nessuna utilità per i popoli europei), ma occhi e orecchie aperte.
Sappiamo bene come cedere nei confronti della nostra narrazione potrebbe essere un tentativo di indorare la pillola di nuove e più gravi aggressioni.
Indubbiamente l’analisi che propongono è devastante per i nostri operatori informativi e per la loro propaganda di cartapesta. Sono anche molto d’accordo sul fatto che è esattamente in momenti come questi che dobbiamo esercitare molta attenzione. Chi ha sempre saputo la verità non sceglie a caso il momento in cui dirla. Per voi che avete seguito lo svolgersi del discorso, dovrebbe essere assolutamente ovvio che quello che Blanchard dice è cosa risaputa. La domanda resta sempre: perché ora? La disperazione spiega molto, ma non tutto.
EliminaProverò a dare una risposta al suo perché ora. O meglio ai perché.
EliminaParlo al plurale perché ci sono diversi dietrofront concomitanti:
1) La transizione green
2) L'austerità
3) Il multilateralismo (o globalismo) della NATO
Credo ci sia una spiegazione univoca a tutti e tre i punti.
Le elite industriali e finanziarie dell'UE, specie quelle tedesche, per mantenere o accrescere la propria ricchezza (anche in termini relativi al ceto medio), sono ora costrette a rivolgere lo sguardo alla domanda interna UE, dopo le recenti mosse di Trump.
I tedeschi possono permettersi di fare deficit, essendo stati delle "brave formiche". Ma il deficit non andrà ad arricchire il ceto medio (no aumento salari), come fu nel 2003. I PIGS, invece, dovranno continuare a fare i compiti a casa (avanzo primario).
La transizione green gli Europei del ceto medio non se la possono permettere (vedi auto elettriche). Meglio puntare sugli armamenti, tanto "offre" lo stato.
In sintesi, si tratta di politiche atte a mantenere inalterato o in crescita l'indice di Gini della Germania e dell'UE.
Ma se i frugali si sono messi a fare debito ( peccato Schäuble non si sia goduto la modifica della costituzione tedesca in proposito ) non e' che i volonterosi mi diventano indolenti ? A meno che nel frattempo non diventino determinati, ça va sans dire !
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