giovedì 27 marzo 2025

La Croazia due anni dopo

Ce l'avete Instagram?

E allora guardatevi questo reel


Oibò! Che starà mai succedendo? Quale inaudita e inattesa vicissitudine porta i croati, un tempo fornitori di servizi di turismo a buon mercato, ad accaparrarsi merci a buon mercato nel capoluogo italiano?

Ripartiamo da quello che ci eravamo detti due anni fa: la variabile da tenere d'occhio era il tasso di inflazione:


Il motivo credo lo sappiate: un tasso di inflazione superiore alla media dei partner commerciali determina un incremento del tasso di cambio reale (cioè del prezzo dei beni nazionali rispetto a quelli esteri, cioè una diminuzione di competitività), e quindi un aumento delle importazioni di merci, e conseguentemente (non spiaccia a Barisoni) di quelle di capitali. Si vive così al disopra dei propri mezzi, cosa che accade non quando si fa debito pubblico, ma debito privato, e ci si avvita nel ciclo di Frenkel (che descrivemmo qui in modo scherzoso come Romanzo di centro e di periferia, e qui in modo un po' più tecnico), fino all'inevitabile botto finale.

La moneta unica che cosa c'entra in questo deterioramento della competitività? C'entra attraverso i noti canali: se è troppo forte per l'economia che la adotta, incentiva i consumi (in particolare quelli di prodotti esteri) e quindi gli afflussi di capitale estero che alimentano la bolla del credito al consumo e quella immobiliare, favorite anche dal fatto che moneta forte implica che il tasso di interesse sia più basso del suo ipotetico valore di equilibrio, il che costituisce un ulteriore incentivo all'indebitamento di imprese e soprattutto famiglie. Che cosa potrà mai andare storto alla fine di questa storia risaputa?

Lo sapete (anzi: lo risapete)!

In effetti, non si può dire che le autorità croate siano riuscite a tenere l'inflazione sotto controllo. Se ricostruiamo i tassi di inflazione tendenziale mensile (mese su stesso mese dell'anno precedente) usando l'HICP (Harmonised Index of Consumer Prices) fornito da Eurostat, otteniamo questo:


e indubbiamente mentre l'Italia è riuscita a contenere il proprio picco inflattivo, tornando abbastanza rapidamente sotto la media europea, lo stesso non può dirsi della Croazia. Se usiamo i dati annuali del WEO (il solito database) vediamo questa situazione:


Nel biennio 2023-2024 (cioè nei suoi due anni di permanenza nell'euro, cioè da quando ne abbiamo parlato l'ultima volta) la Croazia ha cumulato 5,2 punti di differenziale di inflazione nei riguardi dell'Italia (cioè: in media oggi i beni croati costano un po' più del 5% in più rispetto a quelli italiani...), che con i dati Eurostat (più aggiornati) diventano 5,4 punti.

Dato che buona parte del commercio della Croazia avviene verso l'Italia (siamo il secondo partner commerciale a poca distanza dalla Germania, lo potete verificare qui), possiamo supporre che questo differenziale si sia tradotto in un apprezzamento del tasso di cambio della Croazia intorno a quell'ordine di grandezza. In effetti, guardando i dati Eurostat sul monitoraggio degli squilibri macroeconomici


vediamo che per quanto riguarda il tasso di cambio reale l'apprezzamento sugli ultimi tre anni è stato pari al 5,4% (6% nell'ultimo biennio). Siamo lì. In Italia i numeri sono rispettivamente 0,7% (nel triennio) e 2,2% (nel triennio), a indicare una perdita di competitività di prezzo molto più lieve.

Un pezzo di questa persistenza dell'inflazione è senz'altro attribuibile a una caratteristica strutturale della Croazia, quella di avere una bilancia dei pagamenti vicina all'equilibrio come risultante di due forze (vi ripropongo il grafico di due anni fa):


forti esportazioni di servizi (turismo), controbilanciate da forti importazioni di merci. Le forti importazioni di merci determinano una forte importazione di inflazione in un contesto di shock internazionale di offerta, ma naturalmente oltre a questo c'è dell'altro, ed è quello che ci aspettiamo ci sia. Ma prima di dirvelo, vi rimetto qui la teoria del ciclo di Frenkel, altrimenti quando in Croazia i giornali intitoleranno "požuri se!" il forestiero verrà qui a dire che ho solo avuto fortuna e che l'economia non è una scienza. La teoria, esposta qui, ci dice questo:


I primi due punti sono assorbiti dalla appartenenza all'Unione Economica e Monetaria. Circa il terzo punto, la diminuzione dei tassi di interesse c'è stata (in effetti, dal 2018 la Croazia ha tassi di interesse più bassi dell'Italia), l'aumento dei prezzi l'abbiamo visto nel grafico, l'aumento del tasso di crescita c'è stato:

(dati qui), anche se, naturalmente, trattandosi di un Paese che parte da un livello di reddito pro-capite inferiore al nostro questo scarto è veramente difficile da distinguere da quello determinato dal fisiologico processo di catch-up (di cui abbiamo parlato qui), e l'aumento dell'occupazione pure (la disoccupazione è scesa dal 6,8% del 2022 al 5% del 2024, un minimo storico, dati qui).

Tutto questo però non dà sufficienti segnali di allarme, a mio avviso. I dati più significativi sono quelli riferiti alla fase 4, e lì in effetti qualche problema si riscontra. Ad esempio questo:


cioè il tasso di crescita del credito erogato alle famiglie, che sta crescendo molto rapidamente verso la soglia di attenzione del 14% (qui ho considerato i cinque Paesi più vicini alla soglia nel 2023: solo la Bulgaria è oltre la soglia, ma solo la Croazia è in crescita così rapida), ma anche un indicatore che possiamo immaginare collegato al credito, e indicativo di potenziali bolle, cioè questo:


il tasso di crescita dei prezzi degli immobili. La Croazia sta messa bene anche sul flusso di credito alle imprese, ma va detto che il rapporto debito delle imprese/Pil è basso e in lieve calo, come pure che il saldo delle partite correnti sta tenendo, nonostante l'apprezzamento del cambio reale:


C'è la solita fragilità strutturale (il turismo che compensa un saldo merci in sprofondo rosso), ma il saldo complessivo (barre) resta in equilibrio.

Resta da capire come andrà avanti questa cosa:

perché se la spezzata grigia dovesse cominciare a scendere, si tirerebbe giù le barre blu, e allora si arriverebbe al punto 4.b dello schema qua sopra.

Non ci siamo ancora, naturalmente, e non è detto che ci si arrivi. Il primo ciclo di Frenkel dei Paesi periferici dell'Eurozona si avviò quando la sorveglianza macroeconomica praticamente guardava solo il rapporto deficit pubblico/Pil. Ora tutti possono guardare gli indicatori che nel 2010-2011 guardavamo solo noi, e a nessuno va di fare la fine della Grecia. Quindi può benissimo darsi che una saggia classe politica croata decida di anticipare un po' di medicina amara, tirando i remi in barca prima di andare a sbattere, aiutata in questo dalla prudente supervisione europea. Può benissimo darsi, giusto?

Ci rivediamo fra un paio d'anni...

28 commenti:

  1. Se non ricordo male, due anni fa ci segnalò però come la Croazia fosse già da parecchi anni un Paese la cui valuta era comunque agganciata de facto all'euro e quindi probabilmente gli effetti che un tasso di cambio fisso, e quindi l'azzeramento del rischio di cambio, avrebbe innescato in fatto di afflussi di capitali esteri sarebbero stati limitati.
    Certo, rimane ovviamente in piedi il discorso dei differenziali di inflazione e degli effetti dannosi che una inflazione costantemente più elevata rispetto ai propri partner può avere sulla competitività del Paese e sul saldo delle partite correnti. A proposito, mi veniva proprio nel leggere questo post un quesito: considerata la rilevanza che il tasso di inflazione ha all'interno di una unione monetaria, in special modo in rapporto agli altri Paesi dell'unione, è stata una scelta lungimirante procedere all'entrata nell'euro poco dopo un periodo come quello della pandemia e della successiva crisi energetica in cui ci sono stati per forza di cose svariati "scossoni" in materia di prezzi e rispetto ai quali si potevano anche avere fondati dubbi su come i vari Paesi avrebbero risposto anche in fatto di persistenza dell'inflazione e di capacità di riportarla su livelli contenuti?

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  2. Sento puzza di "più grande successo dell'euro 2.0".
    Se veramente i prezzi croati sono aumentati così tanto, è probabile un calo del turismo con peggioramento della bilancia dei pagamenti. Poi il gioco sarà lo stesso, non potendo svalutare la moneta...

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  3. Però la Croazia non confina con Trieste.

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    1. Spero che nessuno sloveno si offenda… 🥶

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    2. Mah chi si offende , senza pillola 💊 amara basta che restituiscano Fiume e Castelmuschio, in cambio li si da qualche sacco 💰, a qualcuno interessa la Groenlandia a noi interessano i nostri territori irridenti...

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    3. Umago/Umag è in Croazia ed a 20' da Trieste...l'Istria è quasi tutta croata ma anche ai tempi della Jugoslavia era normale per gli istriani fare shopping a Trieste

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  4. Memore della lezione sul ciclo di Frenkel e del precedente post sulla Croazia stavo seguendo il tasso di inflazione del paese in rapporto a quello dell'area Euro. Mi sono perso gli articoli sullo shopping a Trieste. Mi sembra molto la copia della situazione spagnola prima della crisi del debito. Attendiamo il sudden stop per shortare i bond croati.

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  5. salve onorevole! a conferma di ciò c'e' Heiner Flassbeck ,che lei ci ha fatto conoscere, che dice che la Croazia , ma anche Portogallo, Estonia e Bulgaria sono nella stessa situazione..cosa ne pensa ?

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    1. Che Heiner è una persona di buon senso. Mi farebbe piacere rivederlo. La Bulgaria è in uno di questi grafici, peraltro.

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    2. 😱 È una vita che non ti vedo rispondere a un "che ne penZi", non è che stai diventando buono? 😁

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  6. Grazie del post dedica prof. 😉

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  7. "C'è la solita fragilità strutturale (il turismo che compensa un saldo merci in sprofondo rosso), ma il saldo complessivo (barre) resta in equilibrio.
    Resta da capire come andrà avanti questa cosa: "

    - - - - - - - - - - - -

    " Il lato forse più oscuro della crescita della Grecia è la sua eccessiva dipendenza dal turismo. Un'industria che è si un gigante, ma dai piedi d'argilla.
    Il turismo è una specie di trappola poichè i suoi profitti sono un beneficio sono a breve termine, ma nel lungo termine SE ACCADE QUALCOSA... "
    Eccetera eccetera --->> https://x.com/MauroLisanti/status/1895736846774374601

    Good bye, Croatia...

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    1. Ti seguo da tempo ma questa mi era sfuggita. Il turismo è e resta il ripiego ma non può essere il fondamentale di qualsiasi economia.

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    2. Turista del dibattito turistico...!

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    3. Breve seria lezione sull'overtourism.
      Che non considera però anche gli aspetti dell'impoverimento intellettuale ed economico produttivo dei territori.

      Dal minuto 1:13:32

      https://youtu.be/560aDt7zCeE?si=Rqr8QokX1HZIVDxm

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  8. "Can turistico di Pavlov che non abbaia..." :)

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  9. Però la Croazia ha un vantaggio rispetto a noi 15 anni fa: il loro creditore è l'Italia, il nostro era la Germania.

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  10. Buongiorno Professore, una domanda che non c’entra con l’articolo, ma su cui mi stavo interrogando in questi giorni a proposito dei dazi americani vs svutazione dell’euro. Ma come abbiamo fatto in UE ad ottenere una svalutazione così consistente dell’euro nei confronti del dollaro pur mantenendo l’UE nel suo complesso un ampissimo e strutturale attivo di bilancia commerciale nei confronti degli Stati Uniti, motivo per cui gli americani si stanno arrabbiando? La moneta di un Paese esportatore dovrebbe essere portata a rafforzarsi, da qui nasce il vantaggio della Germania grande Paese manifatturiero esportatore che si dota dell’euro, è evidente, ma se l’attivo è di tutta l’eurozona nel suo complesso non capisco come l’euro si sia potuto svalutare in questo modo. Grazie per il lavoro e l’impegno che svolge.

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    1. Provo a risponderti io.
      Almeno in parte direi sia dipeso dalla diversa politica monetaria di BCE e Fed: a partire dalla metà del 2014 la Fed, forte di una economia americana che era già in ripresa da diversi anni, ha cominciato a innalzare i tassi di interesse di policy dopo che, come tutte le altre banche centrali, li aveva ridotti in risposta alla crisi del 2008; la BCE invece continuò la propria politica espansiva addirittura riducendo ulteriormente i tassi (il tasso sulle riserve bancarie depositate presso la BCE venne fissato addirittura in territorio negativo dalla metà del 2014 in poi).
      Non solo, anche i vari programmi di acquisto titoli (i QE) la Fed li interruppe nel 2014 (se non ricordo male, si limitò ai reinvestimenti dei titoli in scadenza) mentre la BCE diede il via al proprio QE esattamente a partire dal 2015.
      Questa diversa condotta della politica monetaria dipese ovviamente dalle diverse risposte di politica fiscale di USA e Eurozona alla crisi ("abbiamo sacrificato i bilanci pubblici" cit.).
      Non penso sia un caso che lo slittamento più forte e repentino dell'euro sul dollaro post 2008 si sia osservato proprio tra il 2014 e il 2015.
      Se pensiamo invece al periodo precedente, quello tra 2008 e 2014, di certo l'instabilità intrinseca dell'Eurozona e la propria crisi specifica sorta a seguito degli squilibri accumulati nei primi 10 anni di euro, soprattutto in risposta al primo vero shock che si era osservato dalla nascita della moneta unica, ossia la crisi finanziaria sorta negli USA, non avranno aiutato e avranno fatto percepire altre valute, tra cui il dollaro, come più sicure facendo quindi aumentare l'offerta di euro e la domanda di dollari.

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  11. ***non capisco come l’euro si sia potuto svalutare in questo modo***
    Come ha spiegato spesso l' Onorevole "chi esporta merci importa moneta" ma se questa "moneta" viene poi subito "restituita" sotto varie forme ( "acquisizioni", "multe" "buoni del tesoro" " partecipazioni a megafondi "ect.. ) non ci sono effetti sul cambio.
    Insomma la nostra "elite" economico-finanziaria ( un esempio su tutti: gli agnelli-elkan ) ha scelto di mettere nel sistema economico -finanziario americano i propri guadagni invece di reinvestirli dove li "estrae" , di fatto ponendosi nella stessa posizione "coloniale" della "borghesia compradora" che devasta il sudamerica da più di un secolo.😡

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  12. Leggo da altri fonti che, compatibilmente con quanto mostrato sopra, i salari in Croazia NON sono rimasti al palooohoho ma stanno incrementando notevolmente. Forse anche troppo. Suppongo che, ai fini del ciclo di Frenkel, non ci interessa tanto osservare questa metrica in sé, quanto piuttosto gli effetti che essa produce?

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  13. Segnalo che rivedendo il post sulla Slovenia, purtroppo non sono più disponibili i grafici.

    https://goofynomics.blogspot.com/search?q=slovenia

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  14. Conosco abbastanza bene la Croazia, per turismo e per frequentazioni, e faccio presente che la maggioranza della popolazione era contraria all'adozione dell'Euro proprio perché temeva gli effetti di minor competitività ed aumento delle importazioni e del tasso di inflazione che si stanno puntualmente verificando. La scena politica croata è frammentata non meno di quella italiana, l'ingresso nell'Eurozona è stato fortemente voluto dal premier Andrej Plenkovic dell'HDZ (facente parte del Partito Popolare Europeo) che tra l'altro parla benissimo l'italiano (ed altre 5 lingue) come ha potuto verificare la nostra PM in una visita ufficiale due anni fa e l'anno scorso alle ultime elezioni politiche è sceso in campo per contrastarlo addirittura il Presidente della Repubblica Zoran Milanovic del SDP (Socialisti Europei), che per i media mainstream di tutta Europa è un filorusso amico del premier slovacco Fico e di Viktor Orban. Plenkovic a fatica ha tuttavia conservato una risicata maggioranza nel Sabor, ricorrendo come tradizione ad un allargamento alle piccole liste "di centro" (ricorda qualcosa?). Alle ultime elezioni tra l'altro in Istria, a Rijeka/Fiume ed isole del Quarnaro/Kvarner ha prevalso l'SDP. Inevitabilmente la medicina amara scenderà sulla popolazione croata come sta già succedendo in piccole dosi (mi auguro non così amara come in Grecia)...sicuramente andrà ancora peggio in Bulgaria dove dal 2026 è stata decisa l'adozione dell'Euro e ci sono da mesi proteste di piazza puntualmente ignorate dai media nostrani.

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  15. L'anno scorso sono andato in ferie in Croazia per la prima volta (a giugno). Le due cose che ho notato sono state:
    1. i costi al supermercato erano mediamente più alti che in Italia (forse era dovuto alla zona turistica, però la cosa mi ha colpito). E non solo quello, ma anche i servizi a contorno (ad esempio le gelaterie).
    2. la benzina costava molto meno (ci ho fatto il pieno prima di rientrare)

    A mio parere se va avanti così, il vantaggio competitivo dovuto al costo verrà progressivamente meno (ma la Croazia ha anche altri aspetti positivi a mio parere). Non so se questo comporterà un calo della componente servizi (dipende dall'elasticità) ed eventualmente un calo del turismo potrebbe comportare un calo delle importazioni di beni andando comunque a pareggiare la bilancia complessiva.

    Quindi, boh?

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  16. Quello che mi preoccupa è il fatto che, in economie piccole nell’area euro, un deficit nella bilancia dei pagamenti ha effetti nefasti molto prima che in un paese con una grande economia, poiché le dimensioni dell’economia non sono tali da poter attutire il continuo deficit della bilancia. Un conto è un paese grande come la Francia, in quanto le sue dimensioni sono tali che anche per molti anni può sostenere una continua perdita di liquidità(o l’accumulazione di debiti privati, conseguenza di un perenne deficit commerciale), ma se questo accade in un’economia di piccola scala, immagino che debba passare molto meno tempo perché la popolazione si accorga che qualcosa non va. Ma questo è un mio pensiero e volevo capire se avesse un fondamento

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  17. E Cipro come la vede? C.a<-4%, household debt in crescita, pil in crescita, inflazione più alta della media Eurozona, immagino dinamica goods and services simile alla croata. Deb/PIL in calo come da programma e debito privato totale in crescita. Mercato azionario che non si arresta (canale finanziario).
    Abbastanza puntuale come analisi o manca qualche indicatore per "Frenkel goes again to Cyprus"?

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