Scusate, faccio una breve osservazione incidentale su un dibattito che si trascinerà ancora per decenni, quello sul ruolo della produttività nel declino dell'economia italiana, cui si è aggiunta in tempi recenti una particolare sfumatura, quella del ruolo della produttività nella crisi salariale.
A sentire i dilettanti, i digiuni di economia, la produttività sarebbe una virtù esogena (e quindi logicamente antecedente) rispetto alle condizioni del sistema economico: o ce l'hai o non ce l'hai, e se non ce l'hai le cose vanno male. Siamo nel regno dei value loaded terms, quelli da cui Myrdal ha cercato invano di metterci in guardia. Evidentemente, essere "produttivo" suona meglio di essere "improduttivo": da qui scaturisce un apparato valoriale implicito che pone all'origine del ragionamento il raggiungimento del Sacro Graal della produttività, a valle del quale si presume che le cose necessariamente miglioreranno.
Una bella favoletta morale.
Il problema è che in concreto le cose non stanno così: la produttività è in re ipsa una grandezza misurabile solo ex post, a conti fatti, rapportando il Pil, così come emerge dalle statistiche, all'input di lavoro (tralascio per il momento il tema della cosiddetta "produttività totale dei fattori", per il quale valgono considerazioni sostanzialmente analoghe, aggravate dall'intermediazione di un concetto economicamente e statisticamente fragile come quello di funzione di produzione). A questo punto torna utile sapere che cos'è il Pil, e l'ultima volta abbiamo provato a spiegarlo qui:
Anche qui, il problema dei value loaded terms traspare: se per misurare l'attività economica la concettualizzi dal lato della produzione (e perché non da quello della spesa? O da quello del reddito?) ti metti su una china che un poeta del Settecento avrebbe definito lubrica. Per evitare di scivolare nel gianninismo potrebbe essere utile un po' di sana, vecchia maieutica:
Perché mai si produce?
Per trarne un guadagno.
E come si trae questo guadagno?
Lo si ottiene desumendo dai ricavi i costi.
E i ricavi come si ottengono?
Vendendo i beni.
Ed è astrattamente possibile vendere i beni se nessuno li compra?
No, per Ercole, naturalmente questo non è possibile!
Ed è forse possibile comprare dei beni senza disporre di liquidità, supponendo per il momento di non essere in una economia creditizia?
No, certo: per acquistare beni devi disporre di liquidità.
Ma allora questa liquidità da dove mai dovrebbe provenire?
Naturalmente dai redditi percepiti dal compratore.
Quindi se per produrre occorre vendere, se per vendere occorre che qualcuno compri, se perché qualcuno compri occorre che quel qualcuno guadagni, possiamo dire che è il prodotto a dipendere dal salario, e non il salario dal prodotto?
Per Ercole, sì: ma questo è il contrario di quanto ci dice l'oracolo catodico!
Ecco.
Già ragionando su questo, cioè sulle semplici definizioni dei concetti, capirete da voi che fra chi parla di "produttività" si annida una lurida ciurma di ciarlatani che cerca di costruire una narrazione colpevolizzante per traslare sulle vittime la responsabilità di decisioni ben precise, sulla cui logica ci siamo lungamente esercitati.
Ma anche restando all'interno del paradigma supply-side secondo cui la produttività è un antecedente logico (anziché un conseguente statistico): se il problema fosse la scarsa produttività, il taglio degli investimenti, di preciso, che soluzione sarebbe?
Il discorso non tiene da nessuna parte. Ma chi continua a farlo continua a essere autorevole.
Ci vuole molta pazienza.
Personalmente l'avevo sempre visto come una carenza di investimenti, quindi logica conseguenza dell'asimmetria dei tassi di interesse reali (molti pseudo economisti tipo Boldrin non sanno o fanno finta di non sapere la distinzione tra reale e nominale) che è cominciata con lo SME e diventata cronica con l'Euro. Già ho detto che prima ancora di pensare all'uscita dall'Euro occorrono soluzioni per sanare l'asimmetria. Comunque anche il concetto del PIL può essere distorto e possiamo vedere crescita dove in sostanza non ve ne è (la ricostruzione del ponte Morandi e il risarcimento delle vittime ha contribuito a far crescere il PIL o no?).
RispondiEliminaMa che vuol dire "personalmente l'avevo visto"? I dati li hai visti? Che ti dicono? E per favore le puttanate decresciste sul Pil anche no...
Elimina"L'avevo visto" altro non significava che dal mio punto di vista e non voleva essere nemmeno un intervento polemico. Poi i dati da te pubblicati mi pare confermino la riduzione degli investimenti. Effettivamente oltre che non investire perché i tassi di interesse sono troppo elevati possiamo anche non investire perché i consumi ristagnano e avremo difficoltà a rientrare dall'investimento.
EliminaProbabilmente entrambi i fattori hanno contribuito a questo calo di produttività. Poi non parlavo di una decrescita del PIL ma di una sua qualità. Si pensi alla differenza del PIL pro capite degli Stati Uniti con il nostro Paese, la si confronti poi con la differenza di aspettativa di vita e qualche domanda io me la farei.
Abbiamo bisogno non solo di far crescere il PIL ma anche il benessere. Ritengo investimenti utili quelli che migliorano la nostra indipendenza energetica, valutate anche le caratteristiche del territorio (energia geotermica?) e indirizzati ad un maggior benessere degli anziani (robotica come in Giappone?).
Ercole certamente ma anche Sisifo potrebbe concordare.
RispondiEliminaQuesto post mi rimanda a quest'altro che ho citato spesso anche su X, dov'è inutile, e quindi lo faccio anche qui, dove forse è
RispondiEliminautile per chi la segue da poco
https://goofynomics.blogspot.com/2013/05/declino-produttivita-flessibilita-euro.html?m=1
la mia limitata memoria sull'argomento mi ricorda un vecchio testo universitario secondo cui il segreto della storica produttività giapponese risiedesse nella tecnologia e nell'organizzazione della produzione, mentre quella "leggendaria" cinese fosse merito del capitale umano e della specializzazione. Quando alle risorse non-umane cinesi hai regalato, a fine secolo, la possibilità di sviluppare anche la tecnologia e il know-how, ti sei fatto scacco matto da solo. Anche la produttività (ma non la produzione) globale segue la legge del saldo commerciale mondiale, la somma deve essere necessariamente uguale a 0
RispondiEliminaQuesta mi pare un'analisi dal lato dell'offerta. L'esatto contrario di quello che questo blog propone. Da quello della domanda, il segreto della produttività cinese risiede nei consumatori occidentali che comprano da loro.
Eliminail segreto dei cinesi si chiama competitività
EliminaLa misura della competitività è semplicemente la differenza tra esportazioni e importazioni. Puoi essere più competitivo perché aumentano i redditi altrui, che rappresentano la domanda per la tua produzione, mentre i tuoi rimangono fermi.
EliminaSinceramente, trovo difficile estrarre il significato economico di questo scambio. Che cosa significa che le produttività devono sommare a zero? Ma se vi ho appena detto che la produttività è Pil diviso lavoratori, per avere una produttività negativa dobbiamo avere o un Pil negativo o un numero di lavoratori negativo.partendo da questi ultimi, il lavoratore al massimo può essere morto, nel qual caso vale zero, ma non può essere negativo! Discorso analogo vale per il Pil, che potrebbe astrattamente essere negativo solo in un paese in cui il peso delle importazioni superasse quello di tutte le altre componenti della domanda interna, e anche questo lo vedo piuttosto complicato. Quindi, siccome non ci può essere una produttività negativa, Non ci può conseguentemente nemmeno essere una somma algebrica delle produttività mondiali pari a zero! Quanto agli altri slogan, li possiamo tranquillamente stampare su una maglietta prendendo la strada per andare a quel paese.
Eliminaparlavo di differenziale di produttività per settore e non di Pil ma di saldo della bilancia commerciale
EliminaNo. In questo commento stai parlando di differenziale di produttività per settore, se non capisci la relazione fra Pil e produttività significa che non hai letto il post e ti mancano gli elementi fondamentali di alfabetizzazione economica per intervenire. Stai dicendo delle sciocchezze e le stai anche dicendo male.
Eliminaconosco la relazione tra pil reale e dato aggregato della produttività; cerco solo di manifestare una diversa visione su questo complesso tema, a mio avviso non banalizzabile con grafici e dati numerici; questo è, tra l'altro, lo scopo alla base dello sviluppo attuale delle AI: superare il dato numerico per arrivare a conclusioni logico deduttive
EliminaMettiamola anche così: una persona può lavorare tot ore al giorno e basta. A un certo punto, volente o no, raggiunge un limite fisico.
RispondiEliminaCiò che può aumentare la produttività in quelle tot ore lavorate è il capitale facendo investimenti (macchinari, attrezzature, tecnologie ecc.).
Quello che è successo è che il capitale, per non scucire i sòrdi, ha messo in giro la propaganda della bassa produttività italiana per colpevolizzare il popolo.
Un vero e proprio scambio di causa/effetto. Sbaglio?
Ok, mi autocensuro il commento precedente, ho appena letto l'ultimo articolo "Produttività, salario reale e investimenti" (stavo andando in ordine di pubblicazione) e ho capito di aver sparato una lieve imprecisione.
RispondiEliminaChiedo venia ma non sono concetti semplici da capire! 😥
Investiamo in geotermia, che si trova sparpagliata in nove regioni e che conta per 1,7% (14,4 GWh) della produzione nazionale.
RispondiEliminaENEL la segnala che:
" ... Il che vorrebbe dire, nel prossimo trentennio, arrivare a raddoppiare o a triplicare l’esistente, portando il geotermico a raggiungere una quota del 3%-5% del fabbisogno energetico italiano."
Vedi:
https://www.enelgreenpower.com/it/learning-hub/energie-rinnovabili/energia-geotermica/italia
Un bell'investimento. Oppure mi sbaglio io che le cifre non le so leggere nonostante tutti i grafici prodotti dal Prof.?
già, l'oracolo catodico parla con voce di lupo: "pater, Hercle, tuus male dixit mihi" atque ita correptum lacerat iniusta nece
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