sabato 10 maggio 2025

L'Avello

Avello, per la nostra amica Three dogs, è "tomba, sepolcro". Parola foscoliana, ma anche boccaccesca ("in uno avello d’una chiesa ivi vicina dopo molto pianto la seppellirono"), e prima dantesca ("ché tra li avelli fiamme erano sparte, per le quali eran sì del tutto accesi, che ferro più non chiede verun’arte"). "Scendere nell'avello" sta per: morire.

L'Avello è un fiume che sgorga dal versante orientale della Maiella, sotto la cresta che unisce il Blockhaus al Focalone, e scorre nel fondo di una forra impenetrabile allo sguardo:


la Valle dell'Avello, che qui vedete a maggio dell'anno scorso. Vedete anche sulla destra il tracciato di una strada sterrata che passa in quota, la strada di servizio di un acquedotto, che parte dal Balzolo di Pennapiedimente. Ho percorso più volte a piedi questa strada verso la madonnina del Linaro, verso le gobbe di Selvaromana, addentrandomi in questo ambiente di una maestosità e di una severità impressionanti, sempre sul ciglio di, o dominati da, balzi di roccia vertiginosi, verso la parete nord delle Murelle:


memorabile impresa del nostro amico Giampiero.

Ieri sera, a Pennapiedimonte, un anziano del paese (che credo non legga questo blog: e come potrebbe leggerlo, se non esiste? Solo per questo lo definisco anziano...) diceva: "Si vede che non erano pennesi: qui a Penna i vecchi ci hanno sempre detto che nella forra non si scende: e infatti nessuno ci va!"

Qualche giorno fa, come sapete, quattro giovani sono scesi nell'Avello, e due sono morti, giusta la definizione della Treccani.

Ieri la luce della gola era livida, fredda:


o forse così sembrava a me, che sapevo che cosa era successo.

Il posto è unico:

e si capisce che possa attirare gli amanti del genere. Fatto sta che il video che vedete è stato girato a settembre scorso, quando la montagna, in quota, era così:


e io, che ho tanti nemici da sotterrare, avevo avuto paura di fare da solo perfino il tratto turistico della forra, la discesa che porta qui.

Ora provate a immaginare quel video in un giorno di disgelo primaverile dopo un inverno in cui, se c'erano due metri di neve alla Polledrara, nel deserto che vedete qua sopra ce n'erano almeno quattro, che si stavano sciogliendo appunto come neve al sole.

Immaginate il volume di acqua?

Tanta adrenalina, suppongo.

Ma troppa acqua.

Una tragedia.

Giovedì ero a Chieti ai funerali, perché pensavo di doverci essere, non tanto da parlamentare, quanto da montanaro (pauroso, ma montanaro). C'era tanta gente, c'erano anche loro. Non ho però avuto il coraggio di assistere a tanto dolore: alla fine della celebrazione sono uscito dalla cripta e sono scappato a Penna a scrivere slides per il giorno dopo (ma questa è una storia che saprete lunedì). Forse era mio dovere far sentire che lo Stato c'era, forse...

Ma in tutta onestà: in una storia simile, lo Stato, che c'entra?

Poi le storie si intrecciano: conosco tanti che li conoscevano, sono tanti i dettagli, non vi annoio.

Resta il fatto che i vecchi di Penna avevano ragione: non si scende nella forra. Io al disgelo non vado da nessuna parte. Il terreno è fangoso, le rocce sono instabili. Se succede qualcosa, poi, la colpa è del sindaco (che è uno dei motivi, il principale, anzi, per cui non capisco come mai la gente si candidi).

Ieri scendendo nuovamente a Chieti per il convegno (vedi sopra alla voce slides) ho incontrato i carabinieri. Presentazioni di rito, e poi: "Siete qui per le indagini?" "Sì, stiamo aspettando il magistrato".

C'è un magistrato che ci aspetta tutti, vivos et mortuos

Nel frattempo, fate attenzione.

Non c'è fretta.


(...sono finalmente atterrato a Pizzoferrato, nel mio buen retiro, e mi torna in mente questo. Mi chiedo cosa io stia inseguendo, per queste provinciali degne di maggiore attenzione, ma forse sto solo fuggendo da qualcuno, verosimilmente da me stesso, so brennen meine Wunden. Domani niente sveglia, e poi vediamo. Qui la quota è bassa, si può fare qualcosa, ma devo anche fare le correzioni dell'ultimo disco, o il neoborbonico mi scuoia vivo. Insomma: non solo la montagna presenta dei pericoli. Buona notte!...)

13 commenti:

  1. Bellissimo video quello del Canyoning, mi ricorda un’avventura giovanile quando appena 17enne convinsi mio fratello appena maggiorenne e il mio futuro socio mio coetaneo a scendere in cinquecento color aragosta da Ravenna al Molise per esplorare le gole del fiume Verrino alternandoci in autostrada alla guida nonostante noi due minori fossimo senza patente. Rischiammo anche noi in un paio di occasioni, poi di notte in tenda, eravamo a metà aprile, essendo attrezzati da balneari, cioè da clima estivo, dovemmo digerire le due scarne trotelle da me pescate insonni per il freddo dentro i sacchi letto in nylon estivi, freddo appena temperato dalla lucerna a gas CampingGaz.
    Naturalmente alle prime luci dell’alba impacchettammo il tutto stipandolo nella nostra utilitaria per guadagnare latitudini e temperature a noi “bagnini” più congegnali.

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    1. Affluente del Trigno, a pochi km dal mio buen retiro. Un giorno sarà in Abruzzo!

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    2. C'è qualche possibilità che il Molise torni a fare parte dell'Abruzzo?

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    3. Sinceramente non so dirtelo e non so nemmeno se sarebbe un bene. Tuttavia, segnalo questa iniziativa, dall'iter piuttosto complesso:

      https://www.ilcentro.it/chieti/isernia-in-abruzzo-il-referendum-bloccato-in-molise-chiesto-il-ricorso-a-mattarella-vwn5pn9p

      Il discorso andrebbe affrontato in modo ampio. Segnalo ad esempio che molti geografi e amministrativisti contestano l'utilità delle Regioni e sostengono che sarebbe meglio puntare sulle province come enti "di area vasta" (un po' come in Francia si insiste sui dipartimenti). Noi al congresso abbiamo presentato una mozione che sostenga il percorso verso macroregioni. Il punto è che nella situazione attuale le Regioni sono un ente a prevalente vocazione legislativa, di cui non so quanto sia efficiente la produzione (due sere fa ho avuto una interessante conversazione con un'assessora architetta - ci teneva - secondo cui la legiferazione regionale è fonte di grande confusione), e che sono al tempo stesso troppo piccole e troppo grandi per quello che devono amministrare (trasporti e sanità). La riflessione dovrebbe essere su questi aspetti, e ovviamente trascende le vicende dei fratelli molisani.

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    4. Comunque, il video sarà anche bello, ma a me fa abbastanza paura.

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  2. Blogger le permette di caricare di nuovo le immagini?

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    1. Da desktop non me lo ha mai impedito. Il problema è da mobile, e io non sempre posso sedermi a un tavolo.

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    2. A me non da nessun problema. Ho provato ora. Pesco le immagini dalla galleria del telefono. Boh...

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    3. Non so che dirti. A me prima dà un messaggio che mi chiede di accettare certi cookies. Io li accetto, a quel punto mi dà accesso alla galleria del telefono, seleziono le foto, e poi mi dice che non posso caricarle. Amen, ogni tanto al PC mi ci devo mettere (come ora) e quindi rimedio.

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    4. Qualche anno fa rimasi mesi senza poter commentare a causa di un problema di cookies. Alla fine cambiai browser e andò tutto a posto.

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    5. Io uso il backend di blogger su Safari. Ho provato una volta a usare Chrome (sempre per mobile) ma non mi pare cambiasse molto. Comunque mi hai dato un'idea, domani provo a usare Chrome. L'app di blogger non credo esista, secondo me manderanno a morire questa piattaforma.

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  3. Purtroppo anche se si è esperti, alle volte nulla serve ad evitare la tragedia. Credo che a livello inconscio (ma forse anche conscio) il doversi misurare costantemente con questo limite rappresenti l'aspetto più terrorizzante ma magnetico della montagna. Forse aiuta a dimenticare sé stessi, inteso come scordarsi anche solo per poco del peso dell'ego, e ridurre così tutto all'essenziale.

    Comunque rocce+acqua è una combinazione che non so se proverei, anche se mi attira.

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    1. Più esperti di loro non ce n'erano, questo è poco ma sicuro. Conoscevano perfettamente quell'ambiente. Una grandissima perdita umana per le famiglie, ma anche, più utilitaristicamente, per il soccorso alpino (sempre sperando e cercando di non averne bisogno). Comunque sì, in montagna si va anche per avere paura. Doversi concentrare sui propri passi a me dà la stessa sensazione di staccarsi dalla riva con una barca a vela, quella che dici tu: scordarsi del peso dell'ego, diciamo così, ridursi all'essenziale, al gesto e alle sue conseguenze.

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