venerdì 6 marzo 2015

Il provolone

Mi si avvicina una signora dagli splendidi occhi chiari.

"Monsieur, il aurait fallu qu'on soit 500 à vous écouter!"

"Madame: on aura échangé la quantité avec la qualité."



(...scusate, ma 'sti rigori a porta vuota nun se possono perde...)

(...due discorsi splendidi di Brigitte e Hans Olaf. Purtroppo non c'è registrazione. Hans Olaf, amareggiato, constata come l'euro stia rendendo la Germania il paese più odiato. Cose che sappiamo, e che ci ha detto a Roma. Sul dibattito si esprimeranno i due mastini che hanno assistito...)

(..."in order to save the euro we must centralize: this is why the Britons oppose the euro". Per esempio...)

(..."the banks have thrice as much debt than the governments, and they will be socialized by the banking union: when anybody is responsible, nobody is responsible". Che je devi di'?...)

16 commenti:

  1. Molto napoleonica come battuta :-)

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    1. Pensa che lei l'ha trovata italiana. Ma in effetti ar nano non mancava la concinnitas...

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    2. Del resto, poteva uscire dalla pianta che diede Giulio Cesare o da quella che diede Vercingetorige?

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  2. Ecco il preveggente Napoleone: "La morale est bien souvent le passeport de la médisance" e anche "Je redoute trois journaux plus que 100.000 baïonnettes".

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  3. Il diabattito è stato appassionante, voto 10 all'intervento di Hans Olaf Henkel. Voto 10 a M.me Granville (^__^). Grazie professore per aver reso pubblico l'evento, sarebbe stato difficile reperirlo altrimenti, ahimé..Sul fatto che in Francia il dibattito sia indietro (ed è stato ampiamente notato) non posso non ricordare che la Fracia fu tra gli ultimi paesi ad abbandonare la parità aurea nel '36, 7 anni dopo UK, 3 anni dopo gli USA. Per loro la moneta forte è una vera fissazione... la grandeur!

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    1. E infatti si sono ripresi i lingotti persi per debiti di guerra nella Seconda Guerra Mondiale, scambiandoli con gli annacquati dollari americani nella nella seconda metà degli anni '60. Svuotando Fort Knox. E accelerando -purtroppo a mio avviso- lo smantellamento del Gold Standard.
      Che a sua volta ha portato ad avere dollari con pessimo potere d'acquisto, e all'OPEC che ha chiuso i rubinetti nei primi anni '70.

      Non sottovaluto mai i francesi.

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    2. In tema di grandeur c'è la barzelletta sul gen de gaulle.
      Al primo natale del suo insediamento come presidente, fra gli altri biglietti di auguri ne scrive uno di accompagnamento ad un mazzo di fiori così indirizzato: Il grande gen. de Gaulle al Piccolo Bambino Gesù".
      Il capo del protocollo gli fa notare, con molto garbo, che forse era meglio adottare un'altra formula un po' più delicata.
      Dopo un lungo e sofferto ripensamento il generale lo riformula così
      "Dal Primo Cittadino di Francia al Secondo Cittadino del Cielo"
      Se non è sintomo di grandeur questa!
      E come chiudeva i suoi discorsi W la France W la Republique che tutto sommato preferisco alla versione Usa del "God save the Queen" ,"God save the America"

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  4. (...scusate, ma 'sti rigori a porta vuota nun se possono perde...)

    La chiave per far gol è tirare la palla in porta e segnare. (Grazia Arcazzo)

    Napoleone (noto autorazzista di razza) amava l'Époisses,uno dei formaggi francesi più puzzolenti in assoluto.E in base alle dimensione del naso sceglieva i suoi generali.Altro che provolone (cioè...concinnitas,cioè la forma...giusto?)

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    1. Quindi marione avrebbe avuto un ruolo da generale napoleonico?

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  5. Gran nasi ma se li sceglieva bene. Più di una volta gli salvarono la giornata...

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    1. @walter wal

      Più d’uno di loro ricevette, come lauta pensione d’indennità per i servizi resi, una palla di cannone sulle gambe durante la battaglia, che li portò con sé definitivamente attorno ai quarant’anni d’età, come accadde a Bessières e Lannes, anche se avevano grado e dignità di Marescialli dell’Impero. Curiosamente emblematica poi una frase attribuita al secondo citato (uomo dotato di coraggio fisico eccezionale e considerato da molti storici come probabilmente il miglior maresciallo di Napoleone, uno dei pochi a dargli del tu): “Je crains la guerre, le premier bruit de la guerre me fait frissonner. On étourdit les hommes pour mieux les mener à la mort.”. Niente male per un brillante stratega e uomo d’arme, che in più d’una occasione, e in noncuranza dell’elevato rango, mostrò d’essere coraggioso oltre il limite richiesto.

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    2. Ci voleva fegato anche da marescialli allora. Altro che droni. Li l'artiglieria tirava a far filotto e senza radio anche i comandanti dovevano stare a distanza di tiro per riuscire a capirci qualcosa nella nebbia che avvolgeva ben presto il teatro operativo. ...poi taccio che il padrone di casa non ha messo su questo blog per nostalgici ottocenteschi ;-)

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  6. E sotto gli splendidi occhi chiari della signora, quali altre prelibatezze della
    cuisine française si presentavano, sluro slurp ??
    :-)

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  7. Più che un compagno, un (grande) fratello.
    Varoufaki vorrebbe sussidiare la delazione
    "Proposta choc" scrive Lavini, ma lo sconcerto di facciata dura una riga.
    "se è vero che il nero, ad Atene, vale circa il 24% dell’economia nazionale" e "le principali mete turistiche dove il mancato rispetto dei doveri da contribuenti è spesso lo sport nazionale".
    "Si vedrà se la trovata del ministro convincerà creditori sempre più diffidenti con Atene"


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  8. Visto che siamo in versione “Vive l’Empereur” (ora mi aggiusto il “pelisse” da Ussaro, cadente sulla spalla sinistra, e lucido la sciabola…) aggiungiamo anche questa sua citazione: “Quando uno stato dipende per il denaro dai banchieri, sono questi stessi e non i capi dello Stato che dirigono le cose, siccome la mano che dà sta sopra a quella che prende […] i finanzieri sono senza patriottismo e senza decoro”.
    Per rimanere in terra di Francia, in data odierna il Corrierone, tra frottole e simulazioni, riporta un interessante articolo dello scrittore Emanuele Trevi, in merito a vita, opera e figura di Henri Rousseau, pittore francese noto anche con il soprannome de “Il doganiere” (poiché iniziò a dipingere come autodidatta allorché giunse alla pensione, dopo aver trascorso una pressoché vita anonima come impiegato agli uffici della dogana). Stralcio, tra gli altri, questo passaggio significativo: “Oggi parliamo dei colori come di una sua particolare prerogativa artistica, quel formidabile variare di toni, le centinaia di toni verde delle sue foreste. Ma i colori non sono qualcosa che si riversa sulla tela dalla testa dell'artista. Sono una merce che costa cara come le tele e i pennelli e tutto il resto. Tra l'essere se stessi e l'essere un barbone il passo è breve.”. Ecco; tra altre ben più introspettive considerazioni, ha fatto capolino pure quella per cui l’unione politico-monetaria europea abbia finito coll’esser qualcosa che vuole rendere soltanto barboni i molti, senza la libera scelta d’esserlo, e senza lasciar nemmeno essere se stessi come controparte (le “centinaia di toni verde delle sue foreste” riverberano nella bile e nelle tasche dei cittadini, ma niente colori, né tele, né pennelli per dipingerle).

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