domenica 2 febbraio 2025

La sinistra e le conseguenze (im)prevedibili dell'integrazione monetaria

La singolare parabola che ha portato la sinistra dal propugnare il contrasto all'emigrazione regolare (sì, avete letto bene: regolare) all'esaltare ebefrenicamente il "migrante" come "avanguardia del nostro stile di vita" può sembrare analoga alla parabola che ha portato la medesima sinistra da una posizione di scetticismo nei riguardi dell'integrazione monetaria, vista come progetto di "deflazione antioperaia", alla totale e incondizionata adesione alla moneta unica (momento più alto e irreversibile dell'integrazione monetaria), presentata come "pilastro più forte e innovativo dell'Europa".

Può sembrare analoga, ma non lo è.

Non è (semplicemente) analoga, perché è la stessa identica traiettoria, vista da due angolazioni diverse, ma guidata dalla stessa forza incomprimibile: l'istinto di conservazione, l'ansia di sopravvivere al crollo del proprio blocco geopolitico di riferimento al costo, che nei fatti si è dimostrato sostenibile (they live), del tradimento del proprio blocco elettorale di riferimento: voi.

Ma partiamo dal principio.

La sinistra non immigrazionista

Sì, c'è stata una sinistra contraria all'immigrazione regolare. Sono note, e ve le proposi qui, le parole di Marchais, che vale comunque la pena di riascoltare insieme:


"Il faut stopper l'immigration officielle et clandestine. Il est inadmissible de laisser entrer des nouveaux travailleurs immigrés en France, alors que notre Pays compte près de deux millions de chômeurs français et immigrés" (applausi).

Qui siamo europei, non europeisti, quindi non abbiamo bisogno di traduzione, vero?

Sono pressoché certo che, nonostante il tentativo di occultarle e negazionarle, esistano esternazioni simili anche di esponenti del PCI, in aggiunta a quelle del più illustre esponente del PCF, anche perché il concetto espresso è piuttosto ovvio, e a sinistra, specificamente nella sinistra comunista, aveva una lunga storia (biglietto omaggio per il #goofy14 a chi me le rintraccia). Del resto, perché pensate che fosse stata creata la Prima internazionale? Se lo chiedete a Wikimm... non avrete la risposta, ma basta andare un po' in giro (e noi, che siamo europei, non europeisti, possiamo farlo) per trovarla:


Eh già!

La Prima internazionale si era posto il problema del coordinamento internazionale dei sindacati, che in re ipsa prevedeva lo scoraggiamento dell'importazione di crumiri da altri Paesi. L'immigrazione di lavoratori esteri veniva cioè correttamente inquadrata e gestita per quello che era ed è: un modo per indebolire i proletari nella loro lotta contro la borghesia, una lotta che, come aveva detto Carletto, "è in un primo tempo lotta nazionale" (forse vi ricorderete di quando lo spiegai ai comunisti di Zombia). Se quando un proletariato nazionale indice uno sciopero il padrone si rivolge ai lavoratori di un altro Paese, lo sciopero risulta meno efficace, direi. Il motivo per cui i proletari di tutto il mondo dovevano unirsi, come aveva detto er sor Carletto nel 1848, non era quello di organizzare congiuntamente l'accoglienza a barconi di ultimi, ma quello di evitare che i penultimi si beccassero fra loro come i polli di Renzo (se pure attraverso i confini nazionali).

Incidentalmente, ogni volta che un sepolcro imbiancato, o un ignorante, tenta un azzardato paragone fra i morti di Marcinelle e quelli delle troppe tragedie marittime dei giorni nostri, bisognerebbe opporgli il dato oggettivo:

Nel 1954 il tasso di disoccupazione in Belgio era all'1.2%, e quindi il lavoro c'era. Quando la gentile collega passata alla storia per la particolare torsione data al termine "risorse" (stra)parlava di avanguardie del nostro futuro stile di vita:


il tasso di disoccupazione, da noi, era al 13.7%.

Si capisce la differenza fra andare a lavorare dove il lavoro c'è e andare a lavorare dove il lavoro non c'è?  Che senso aveva fare l'elogio della globalizzazione se questa, in tutta evidenza, conduceva i fattori produttivi dove non potevano essere impiegati? Un senso naturalmente c'era...

La sinistra non deflazionista

Sì, c'è stata una sinistra contraria all'integrazione monetaria. Sono note, e ve le proposi ne Il tramonto dell'euro, le parole di Napolitano in dichiarazione di voto contraria a quella larva di euro che fu lo SME, il Sistema Monetario Europeo, un sistema di cambi fissi ma aggiustabili di cui tante volte abbiamo parlato:


L'asimmetria del sistema era chiara e nitida, i pericoli per l'Italia erano ben delineati, e tutto era stato messo a verbale qui. Del resto, se Napolitano non sapeva l'economia, Spaventa la sapeva bene, e Barca (quello vero) ne sapeva abbastanza da intuire le conseguenze della moneta "forte": deflazione e recessione antioperaia! Preoccupazioni fondate nella teoria economica, e tralasciate quando i fatti le hanno confermate.

Perché?

Per sopravvivere.

Per non restare schiacciati sotto le macerie del muro per antonomasia, quello di Berlino.

Per costruirsi una nuova sponda esterna al Paese su cui far leva per governare “al riparo del processo elettorale”.

Per ottenere tutto questo bisognava piegare il capo all’euro, bisognava reinventarsi la lotta di classe, cioè la difesa del salario reale, non come difesa del salario nominale, ma in termini di difesa dall’inflazione: i rentiers ringraziavano (e tolleravano, anzi: blandivano e sostenevano una sinistra simile!), ma naturalmente, come dice John Maynard, chi vuole il fine (la deflazione) vuole, nel senso che non può non volere, i mezzi per realizzarlo (e il relativo costo politico).

E con quali mezzi si realizza la deflazione?

Essenzialmente tre:

1) tagli agli investimenti pubblici,

2) tagli allo stato sociale,

3) creazione di un vasto esercito industriale di riserva (aka: disoccupati).

È quest’ultimo a essere in diretta connessione logica con il livello dei prezzi, via “curva di Phillips”, ma i primi due (i tagli) servono indirettamente a crearlo, l’esercito di disoccupati, e a renderlo vulnerabile.

Quando poi questo meccanismo non agisce abbastanza in fretta, i disoccupati basta importarli. E anche in questo la sinistra si è data il suo bel da fare: l’immigrazionismo è la faccia umanitaria dell’arcigno austerismo. Sono due modi per ottenere la stessa cosa: una pressione al ribasso sulla remunerazione dei salariati. Va da sé che per definizione entrambi hanno conseguenze negative sui salariati (per forza: servono a ridurre il loro tenore di vita per metterli in concorrenza diretta con “lu cinese”!), ma l’immigrazionismo ha in più una conseguenza negativa diretta e immediata sulla vita dei ceti che la sinistra tradizionalmente si era proposta di tutelare. Eh già! Perché l’immigrazionismo, il fetish degli ultimi in danno dei penultimi, che, come ricorderete, fu il motore primo della mia scelta conservatrice, pone una minaccia esistenziale diretta sulla vita biologica dei penultimi e soprattutto delle penultime (le statistiche parlano chiaro). Stupisce anche come i piddini non si rendano conto che i loro tentativi di edulcorare la pillola negando la realtà (in ossequio alla famosa Carta igienica di Roma) siano controproducenti, siano il vero motore della repulsione prima e dell’odio poi, perché la gente non ne può più di sentir parlare di Uomolandia e del Coetanistan. Quando diventa evidente che ti si vuole raccontare una cosa per un’altra, ci sta che tu diventi sospettoso e suscettibile.

Accettare una drastica riduzione dei propri diritti sociali, magari in cambio di una spruzzatina di diritti cosmetici (i c.d. diritti “civili”, che per la sinistra sono iDiritti™️ per antonomasia), è un esercizio impegnativo ma non impossibile. Accettare una violenza fisica diretta, magari di natura sessuale, magari su un tuo parente stretto, è un ben diverso cimento, ed è a questa prova che la sinistra sta chiamando i suoi elettori, e purtroppo anche noi (che non ce la meriteremmo).

Quali siano le divisioni (in senso militare) della sinistra è sufficientemente chiaro. La sinistra ha con sé l’Armata Non Moderabile (risparmiamoci qui le sciocchezze sulle maggioranze silenziose), che però un errore l’ha fatto: è uscita allo scoperto… E quando le istituzioni cui noi affidiamo la nostra sicurezza si schierano in modo così palese contro di essa, la rottura del patto sociale è dichiarata, nel male e nel bene, il bene essendo (forse) lo stimolo alla ricerca di un nuovo equilibrio. E sì, per smontare questo bel castello di menzogne e privilegi dovete partire da un’operazione concettualmente semplice e intuitiva, che non a caso tanto hanno fatto per rendervi odiosa: rafforzare i vostri rappresentanti, cioè contare di più. Chi vi ha dato come obiettivo virtuoso il contare di meno voleva solo fottervi, voleva solo sopravvivere a una condanna inequivocabile della storia, e non c’era sacrificio vostro che non fosse disposto a sopportare per farlo, incluso quello della vita vostra o dei vostri cari!

Ma ora le carte sono sul tavolo, e tutti potete leggerle. E quindi fate (voi) una cosa di sinistra: pretendete sicurezza per il vostro lavoro e per i vostri cari, restituendo a voi stessi una rappresentanza efficace e non ricattabile da chi, dall’alto dei propri privilegi, può abbandonarsi al vagheggiamento estetico di ultimi sempre più ultimi (da Uomolandia al Coetanistan…). Chissà se così lo capiranno, lo capirete? Era veramente necessario arrivare a tanto? Avrei sperato di no, ma mi sbagliavo. Le due cifre del PD restano una intollerabile e incomprensibile anomalia nel quadro europeo, soprattutto alla luce della consapevolezza storica che qui abbiamo dell’entità del tradimento perpetrato.

Forse quello spiacevole effetto collaterale della deflazione consistente nel non poter più girare serenamente per strada indurrà alla riflessione qualche piddino. Nella peggiore delle ipotesi, possiamo pensare che ce lo tolga di torno. Perché non può toccare sempre a noi: non è statisticamente possibile e, soprattutto, non ce lo meritiamo!

1 commento:

  1. Dopo la lettura, ma anche nel mentre, pensavo come sia possibile che ci siano ancora le due cifre.
    Io sono un loro ex elettore, lo sono solo dalla eta' Ellenica, e mi chiedo cosa mi ha portato a smettere di votarli.
    Conosco la risposta, ma io sono uno e non potrei essere non rappresentativo.
    Aggiungo solo che forse aiuterebbe, ma non conosco in che misura e quindi se la fatica ripagherebbe lo sforzo, capire e comprendere l' intollerabile e incomprensibile anomalia.

    PS: se a qualcuno interessa posso spiegare perche' sono un loro ex, ma non aspettativi rivelazioni in stile Fatima.

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