Attenzione: c’è una probabilità bassa ma non nulla che torni nel dibattito cialtrone una cosa che avevamo portato qui tanti anni fa. In ossequio al brocardo nihil est in intellectu quod prius non fuerit in Goofynomics permettetemi di segnalarvi questo vecchio post del 2012, che scrissi a Rouen nella mia mansardina di visiteur. Vi riferivo del lavoro di Bruno Frey su un diverso modello di integrazione internazionale, quello delle giurisdizioni funzionali sovrapposte competitive (GFSC). In sintesi, l’argomento di Frey era molto semplice e condivisibile: invece di proporre un modello totalitario di integrazione, dove chiunque entri, indipendentemente dal proprio punto di partenza, sia obbligato a conformarsi ad una serie ampia e crescente standard in tutti i campi dello scibile umano, il cosiddetto acquis communautaire, sarebbe più saggio immaginare che paesi diversi potessero cooperare sulla base della stratificazione di diversi trattati in diversi ambiti funzionali, cui potessero decidere se aderire o meno sulla base delle loro convenienze.
L’argomento secondo cui una pluralità di trattati sarebbe più difficile da gestire di un singolo trattato è piuttosto sciocchino, atteso che, ad esempio, all’interno dello stesso trattato ci si trova a gestire una miriade di fattispecie diverse (e non vi parlo delle complessità negoziali e burocratiche causate dall’approccio totalizzante, quello volto a costruire un superstato). Basterà l’esempio dell’euro: quelli che ogni tanto parlano di euro a due velocità ignorano che nell’Unione Europea le velocità sono attualmente molte di più: ci sono gli Stati membri la cui valuta è l’euro, ne è rimasto uno che aveva adottato una clausola di opt-out (la Danimarca), ci sono quelli che hanno mantenuto una valuta nazionale con cambio flessibile, ci sono quelli che hanno mantenuto una valuta nazionale con aggancio all’euro, e, immediatamente fuori zona, ci sono (o c’erano) anche stati che avevano adottato l’euro non essendo nell’Unione Europea. Quindi in questo, come in altri ambiti (vogliamo parlare di Schengen?), le GFSC sono già al norma, in ossequio al noto principio: fata volentes ducunt nolentes trahunt.
Ieri è arrivato coso, come se chiama?, L’amico “Carlo is correct”:
(notate la risposta da manuale di Luigi), a proporci qualcosa di sostanzialmente simile: le “coalizioni dei volenterosi” (“carnefici di Hitler” speriamo che non fosse sottinteso).
Al netto del commendevole (ma decisamente eccessivo) ottimismo di circostanza sui risultati conseguiti dall’Unione Europea, che lo spingono a proporre di considerare quest'ultima come "nocciolo duro" delle giurisdizioni funzionali in concorrenza, la storia non è, o almeno non mi sembra, sensibilmente diversa da quella che raccontava Frey (confesso che non ho avuto tempo per approfondire, chiudere il disco è prioritario).
Nel proporre una onorevole via di uscita a quelli terrorizzati dal bilateralismo, Blanchard, senza volerlo, espone con involontaria lucidità i due principali limiti dell'approccio multilaterale europeo: la mancanza di flessibilità, che era centrale anche nel ragionamento di Bruno Frey, e, udite udite!, il fatto che se anche tutto funzionasse alla perfezione, l'Unione Europea non avrebbe comunque le dimensioni per competere coi colossi americano e cinese!
Lo dice proprio:
Lasciamo stare che questa sfumatura si basa sull'idea semplicetta e stupidella che la competizione internazionale sia una sorta di tiro alla fune, per cui vince chi ha più massa. Sappiamo bene che autori altrettanto prestigiosi, fra cui Alesina, non la pensavano così:
e avevano tutte le ragioni per farlo: si vede decisamente un altro passo e un'altra statura in queste parole (le trovate qui insieme alla loro fonte).
Il fatto che l'idea del competere sulle dimensioni (cioè l'idea che le uniche economie siano le economie di scala) sia stupida, non rende meno dirompente il fatto che Blanchard ne sconfessi la praticabilità per l'Unione Europea. Blanchard infatti ci sta dicendo che tutti i sacrifici cui ci stiamo (o meglio: ci stanno) sottoponendo, quand'anche accettassimo ulteriore austerità, ulteriore commissariamento (debito comune), ulteriore eversione dei nostri ordinamenti democratici (voto a maggioranza nelle sedi europee) e arrivassimo all'Eden dello Statone Europeone, non servirebbero a nulla perché saremmo comunque di dimensioni troppo piccole!
Vedete quant'è paradossale la situazione di chi pensa in modo sbagliato? I ragionamenti sbagliati sono sempre self-defeating! Se argomenti che un certo percorso va intrapreso senza se e senza ma perché solo le dimensioni contano, all'arrivo ti accorgerai di averlo piccolo (lo Statone, ovviamente)!
Va da sé che non avevamo bisogno di Blanchard per capire che le dimensione europee sono comunque inferiori a quelle dei due altri poli dell'economia mondiale. Lo volete il disegnino? Eccolo qua:
Bisognerebbe mettere insieme le prime tre banche europee, BNP Paribas, Crédit Agricole e Santander (un matrimonio non agevole, come immaginate) per avere qualcosa di comparabile alla prima banca cinese. Ci siamo?
Ma non avevamo neanche bisogno di Blanchard per immaginare una possibile soluzione, cioè la cooperazione con paesi extra-UE nei campi in cui la massa critica potrebbe oggettivamente essere importante. Ma scusate, la Germania che cosa aveva fatto, stringendo una pace separata con la Russia in nome del gas a buon mercato!? Se non quello che Blanchard suggerisce, una cosa molto simile, e senza chiedere consigli a Blanchard ma seguendo semplicemente il proprio interesse ed il buon senso (di breve periodo).
Quindi, in qualche modo, il modello proposto da Frey e ripreso da Blanchard (rigorosamente senza citare i precedenti, perché quelli bravi non ne hanno bisogno), è già nelle cose. Il multilateralismo totalitario dell'acquis communautaire volto alla costruzione di un gigante che sarebbe comunque un nano è in fondo un colossale esercizio di ipocrisia, perché nella sua attuazione pratica ci si è sempre regolati sui rapporti di forza per costruire qualcosa di molto più simile al modello delle GFSC, qualcosa che potremmo definire polilateralismo.
Attenzione!
L'ammissione devastante di Blanchard (l'Unione Europea non sarebbe comunque grande abbastanza!) non serve ad avviare una discussione serena su quali siano gli effettivi motori della competitività e della produttività di un Paese o di una regione (hint: non le dimensioni!). Serve solo a far girare nei tubi la merda del voto a maggioranza, cioè la fine della democrazia rappresentativa a beneficio di interessi economici chiaramente individuabili, come capirete leggendo il suo articolo. Vedrete quindi che di polilateralismo si parlerà (magari dandogli un altro nome). Il potere di agenda setting di questi ruffiani è notevole: questa roba ci verrà riproposta, anche perché, oggettivamente, se non si riattacca alla canna del gas russo la Germania non dico sia finita, ma resta in grossa difficoltà (da qui il bisogno di un quadro concettuale di riferimento "alto" in cui collocare questa aspirazione tattica).
Io che ne penso?
Io ne penso quello che ne pensavo tredici anni fa: la proposta di Frey ha un senso, se però la si prende sul serio. Invece di mantenere uno scombiccherato sistema di GFSC de facto, bisognerebbe ragionare serenamente su come attuare un sistema di GFSC de jure, rimettendo in discussione, e regolando con appositi trattati, tutte le aree di cooperazione funzionale fra Paesi europei e viciniori, a partire da quella monetaria, per arrivare a quella energetica, ecc.
Lo si farà?
Certo che no!
Le alate parole di Blanchard, ripeto, nell'immediato servono solo ad addolcire la pillola del voto a maggioranza, dimostrandone (?) la necessità (e in quella direzione va anche il Migliore).
Ci riusciranno?
Su questo ho dei dubbi. Mi ricordo bene quando altri misero nei tubi la merda della regola della spesa, che poi girò per anni fino ad essere approvata lo scorso anno. Un anno dopo la sua entrata in vigore, chi la propugnò ora la contesta (vedi il post precedente). La strada sbagliata non porta mai nel posto giusto, o, se ci porta, difficilmente chi la percorre riesce ad arrivarci. L'eversione delle nostre democrazie non è la strada giusta. Non c'è arzigogolo di pensionati d'oro che possa convincerci del contrario.
Ma intanto prendiamoci il lato positivo di certi conati dialettici: Blanchard ha confessato che, anche per i fessacchiotti secondo cui grande è bello, l'UE non sarà mai abbastanza grande. Resta così, per loro, una domanda: e quindi?
Quite illuminating...nevertheless bank assets probably are not the right indicator for "greatness"... using GDP PPP 21 (as WB) we have China with 18.9% of world GDP, US with 15.5%, EU27 with 15.2%, Russia with 3.8, UK with 2.3%...so there are other issues besides pure dimensions...
RispondiEliminaScusami, ma non capisco. Se ci sono altri aspetti da considerare oltre le dimensioni, perché mi fornisci delle dimensioni in un’altra metrica? Peraltro, qui da anni spieghiamo quali sono gli altri aspetti da considerare. Il motivo per cui ho considerato fra i plurimi, esempi quello delle dimensioni delle banche(e eventualmente si potrebbe contestare la metrica che ho usato, ma non il fenomeno che volevo misurare) è semplice: tutti i “pentiti“, e in particolare 🍇, insistono sul fatto che la produttività è limitata dalla frammentazione, cioè dalla volontà di creare campioni nazionali anziché europei. Ora, quello che voglio far vedere è che anche se si creassero campioni europei non si vincerebbe la battaglia delle dimensioni. Si potrebbe fare la stessa cosa con la capitalizzazione dei mercati borsistici, o con le dimensioni dei primi gruppi quotati nelle rispettive aree geografiche. Semplicemente non c’è storia, e proprio perché non c’è storia, fra l’altro, non ci converrebbe scegliere questo campo di battaglia. Che senso ha dire che si vince solo se si è grossi e quindi bisogna unirsi, se anche unendoci saremmo più piccoli del meno grosso? Capisci che nella retorica europeista c’è qualcosa che non funziona, ed è, in questo caso, qualcosa di decisamente grosso!
EliminaFiguriamoci con le dimensioni militari! Eppure vorrebbero unirsi militarmente per contare. Non lo capiscono proprio... vorrebbero essere chiamati di diritto a discutere gli assetti del mondo da due (o tre) signori che da soli hanno qualche decina di migliaia di testate nucleari. Nella retorica europeista delle dimensioni, quello che non funziona è il cervello.
EliminaSulla retorica delle "dimensioni", che si dimostra vuota e di fatto negata pure da Blanchard, non resta che il commento che ne ha fatto Alberto nel post.
EliminaPerché se una proposta di cambiamento non serve allo scopo proposto, significa che serve a qualcos'altro (citazione): l'abolizione del voto all'unanimità.
Chi non capisce la dimensione della posta in gioco (la residua sovranità dell'Italia, da difendere con i denti e con le unghie) mi spiace, ma è esso stesso parte del problema.
Fatta: https://x.com/JL5714/status/1890763040942858515?t=GcrwIetR2FIf8CKaBRICzQ&s=19
RispondiEliminaMa lascialo perdere…
EliminaConsiderazione laterale: da realista politico, a mio avviso non c'è mai stato quel "rules-based international order" che secondo loro quel cattivone di Trump vorrebbe distruggere.
RispondiEliminaMa sì, in effetti sono d’accordo: quello che contano sono sempre stati e sempre saranno i rapporti di forze, e le regole, che sono un modo per cristallizzarli evitando che vengano sovvertiti, lasciano il tempo che trovano, perché nell’applicazione pratica, come vi ho dimostrato con vari esempi in questo post, si cercano sempre soluzioni di compromesso. Ciò è inevitabile e non è necessariamente un male, anzi! Il problema è non ragionare in termini di modelli astratti, difendendoli usque ad effusionem sanguinis, quando secondo me, in questo come in altri casi, sarebbe opportuno allineare la lettera della norma al suo spirito (discorso che abbiamo fatto io ieri volte anche per i fatti di casa nostra, a partire dalla finzione della Repubblica “parlamentare“).
EliminaOnorevole, leggo ora la sua intervista di oggi su La Stampa e ritrovo un punto che Lei ha spesso posto ma che io non riesco a capire fino in fondo.
RispondiEliminaFermo restando che ogni cosa che viene da Bruxelles è "cosa che non si nomina a tavola", ma vorrei sapere in che modo la "unione dei mercati dei capitali" ci danneggerebbe?
Glielo chiede uno che investe sui mercati finanziari da 20 anni con discreta soddisfazione. Forse è questo che mi impedisce di considerare con timore qualcosa che potrebbe spingere gli italiani a investire di più e meglio, a non lasciare migliaia di miliardi fermi sui conti correnti o investiti male.
In fondo i fondi pensione, nati ormai 25 anni fa, hanno fatto proprio questo e - sebbene ancora piccoli per masse gestite - un qualche ruolo positivo lo stanno avendo sulla tenuta del sistema Italia. E dovrebbero essere aiutati a crescere, non ostacolati con ulteriori regole assurde e burocrazia.
Di solito è chi fa una proposta a doverne spiegare i meriti. Noi non compriamo niente (che è la versione mattonista del "timeo Danaos et dona ferentes"). Le lascio tutto lo spazio che vuole per dimostrarmi che i nobili e condivisibili fini che lei espone potrebbero essere conseguito col mezzo della CMU.
EliminaMolto interessante! Per certi versi, se ne parlò anche a Lecco nel 2003, al convegno “Europa delle opportunità o Europa delle contraddizioni?” organizzato dai Giovani Imprenditori di Confindustria, con Ida Magli che fu sublime nel mettere a nudo l'illogicità strutturale e funzionale di molti aspetti dell'UE, e Livio Caputo, che spiegò l'alternativa -invece piuttosto logica- del meccanismo delle "cooperazioni rafforzate".
RispondiEliminaCredo che se ne sia parlato molte volte. Qui siamo almeno in tre a ricordare Ida Magli, persona di grande lucidità, con un'unica eccezione: quando mi disse "lei dovrebbe fondare un partito!".
EliminaQuesta storia delle "dimensioni" non vi rievoca qualcosa di liceale?
RispondiEliminaMa assolutamente sì ed è chiaro che si gioca anche su questa dimensione archetipica, sugli incubi del maschio fragilizzato, per radicare nelle menti deboli l'idea che le uniche economie sono le economie di scala. Vedo anche il lato positivo (per i maschi) della situazione: se si ragiona in termini di "avercelo grosso" mi sembra chiaro che il potere sia ancora saldamente in mano maschile. Una situazione più paritetica forzerebbe il ricorso a un altro corredo metaforico (almeno, si spera...).
EliminaEsopo docet
RispondiEliminaSinceramente, non so quanto esserne felice: pare infatti che il nostro amico Elonio stia facendo austerità (ex multis https://threadreaderapp.com/thread/1891131492207628533.html) che è il vero pericolo da lei paventato.
RispondiEliminaNon è che avremmo una contrazione della domanda USA dovuta non tanto ai dazi (che Lei dice eviteremo) ma per austerità, ma che i giornalai attribuiranno ai dazi, cioè al Governo in Generale e a "Salveenee fassistah" in particolare?
Perdonatemi, va bene tutto, sapete che io sono il Dioscuro che dall'inizio risolutamente afferma che Elonio non è uno di noi (mentre l'altro Dioscuro va in giro, novello Jean Valjean, per la cloaca, a dire al pueblo in fermento che Elonio sta facendo la revolución: è la divisione del lavoro, bellezza!), però c'è un limite a tutto, anche all'autolesionismo!
EliminaSinceramente a me che quattro burocrati piddini di DC siano stati sbattuti in mezzo alla strada non dispiace (lo dico con affetto e con rispetto): sono in un Paese con una disoccupazione bassa e una crescita che vorremmo avere noi, si troveranno un altro lavoro. Non credo che questo sia un indicatore sufficiente di politica di bilancio restrittiva. Caso mai è un indicatore di igiene della democrazia, quella che noi qui non riusciamo se non a stento ad applicare.
Se proprio vogliamo dircela tutta, il cigno nero nel Margarita (equivalente della mucca in corridoio o del narvalo nel bidet) è una crisi finanziaria. Quello potrebbe cambiare le carte in tavola. Bisogna rileggersi Ray Dalio. Non credo in ogni caso che sia per domani.
Del licenziamento dei piddini statunitensi ho solo totale invidia e l'ho detto molteplici volte anzi, sarebbe ora di copiare - perché il motivo delle due cifre del PD sta tutto lì. Peccato, come dice lei, che ci riusciamo solo a stento.
EliminaGrazie per aver risposto alla domanda "è un indice di una politica di bilancio restrittiva".
ma approfittarne nobbuono? in fondo quello che Blanchard sottende passa da una cessione di autonomia bancaria prima che democratica (che sostanzialmente è già avvenuta a nostra insaputa), il che porta necessariamente prima o poi alla creazione di debito comune e agli eurobond di finanza (in ragione del maggior attivismo bancario e finanziario). Ricordo sempre il modello cinese che ha potuto crescere a dismisura non per capacità superiori della popolazione, ma per il debitismo senza limitismo e gli investimenti a manetta voluti dal partito comunista. Se ha generato più pro o più contro non è importante perchè in questa fase storica il modello cinese risulta vincente da tanti punti di vista
RispondiEliminaApprofittare di che, esattamente? Non so se è chiaro di che cosa si stia parlando qui (a Claudio Luppi qua sopra è chiaro): si sta parlando di obliterare definitivamente i Parlamenti nazionali adottando il metodo delle decisioni a maggioranza nelle sedi europee. Il punto di caduta di tutti i ragionamenti fatti da tutti questi pregiati colleghi è sempre e solo uno: questo! Dopo la Seconda guerra mondiale gli americani gli hanno messo in mano un giocattolino made in USA (l'Unione Europea), perché si divertissero e non rompessero i coglioni, ma invece di crescere le cosiddette élite sono state totalmente assorbite dal giocattolo, e ora che gli USA lo rivogliono indietro si arroccano dietro l'illusione che gli USE non siano solo un passatempo che è stato dato loro per renderli innocui, ma siano una cosa seria. Questa illusione è pericolosa. Sul piano economico tutta questa roba non esiste: l'unica soluzione resta sbarazzarsi dell'unione monetaria, recuperare flessibilità e autonomia decisionale. Il resto è divertente retorica: divertente perché, ponendosi a difesa di una cosa che non esiste, è fatalmente costretta a smentire platealmente se stessa, come vi documento in questo post.
Eliminaproprio la disperazione porta a fare errori e ad approfittarne..la Francia vuole a tutti i costi la grandeur europea sotto il suo controllo, lasciamola sbagliare e spingerla verso ciò che conviene all'Italia, confidando nella posizione privilegiata che ci assegnano sia Trump che i cinesi. Non è questo il momento di sbarazzarsi dell'unione monetaria perchè debito comune, unione bancaria e investimenti corposi comunitari possono risultare utili alle casse dissestate dello Stato.
Elimina@sasquatch che scrisse
Elimina*** perchè debito comune, unione bancaria e investimenti corposi comunitari possono risultare utili alle casse dissestate dello Stato. *****
si , "cor PNNR de guera" ...😀
perchè questa idea qua sopra ( non volendo pensar male )è ingenuità.
Abbiamo infatti già visto ad libidum quanto e come le " regole europee" vengano sempre "interpretate" ( per gli amici) e "applicate" ( ai nemici).
Fatevene finalmente una ragione: tutti "gli inviti a tavola" che l' €uromoloch sempre ci ha fatto ( e ci farà ) sono e saranno sempre "l' invito del tacchino".
Altrimenti si dovrà proprio pensare male di chi si ostinerà fino in fondo a non capirlo..
io non ho mai detto che si dovesse attendere ubiquitariamente, anzi sono sempre stato per l'uscita dall'euro ancora prima di Borghi e Bagnai, perchè era evidente che il pollo al tavolo del poker era sempre stata l'Italia. Dico solo che, nonostante il giocattolo sia stato utilizzato per anni, non sono stati capaci di approfittarne per un'evidente incapacità di visione lungimirante o di ottusa testardaggine indotta. Non approfittarne è da stupidi
Elimina@sasquatch: mi scusi, ma allora per "approfittarne" sarebbe conveniente per noi (inteso italiani) appoggiare una riforma dei trattati che portasse all'eliminazione dell'unanimità, sostituendola con votazioni a maggioranza? Lei sarebbe favorevole a un voto congiunto Francia+Germania che preveda l'utlizzo dei risparmi "inoperosi" (cioè i nostri) per finanziare la "difesa comune" (cioè le industrie, in primis militari, tedesche e francesi)? Credo che se ciò avvenisse, un'eventuale uscita dall'euro sarebbe accolta favorevolmente persino dalla Germania, perché ormai l'obiettivivo di far pagare (a noi) il rilancio industriale (loro) sarebbe comunque raggiunto
Eliminae lei pensa che la germania non abbia capito che la francia voglia tutto il cucuzzaro? e che trump sopporti un'asse franco-tedesco? non sognamo ad occhi aperti ma neanche continuiamo a praticare il tafazzismo senza motivo
EliminaRicordo che l' europa ha già conosciuto un "polilateralismo" a "misura variabile" ed era anchesso a guida di una "minoranza tedesca" ( ma più dolce e meno fessa di quella "prussiana" ) e "ex pluribus unum" ne era il motto.
RispondiEliminaCerto aveva anchessa parecchi difetti e alla fine anchessa è crollata sotto la pressione di potentati esteri e contraddizioni nazionali interne. , ma poi i "popoli soggetti" poi "liberati" l' hanno TUTTI rimpianta ( e non è detto che non torni...😀)
Ma una cosa è sicura :quando crollerà questa U€ a "taglia unica" ( e crollerà , crollerà... purtroppo dopo tanto dolore e morte) non la rimpiangerà nessuno.
Però mi chiedo quanto ci si possa aspettare, in termini di recupero delle prerogative nazionali, da un Presidente del Consiglio che, quando poteva benissimo anche non commentare adducendo come scusa il fatto che si sarebbe tenuto un vertice di lì a poco sull'Ucraina, si è invece lanciata in una immediata e pubblica difesa, senza se e senza, del PDR che, senza averne alcun potere, ha reso dichiarazioni verosimlmente mirate proprio ad evitare che la politica estera del Governo non sia allineata ai diktat di Macron & Co..
RispondiEliminaHo letto “La sconfitta dell’Occidente” di Emmanuel Todd, dove si evidenzia l’iperattivismo dell’Europa germanocentrica nella vicenda ucraina. Non sarà che il problema delle dimensioni evidenziato da Blanchard sia alla radice del desiderio della UE di fagocitare l’Ucraina? Con tutte le ambiguità del caso, naturalmente: la Germania in crisi demografica penso mirasse più che altro ai suoi interessi, tanto per cambiare, ovvero alle risorse minerarie per la riconversione della sua industria in chiave Green, ai milioni di lavoratori ucraini a basso costo, relativamente ben istruiti, e ovviamente anche a nuovi mercati per i suoi prodotti.
RispondiElimina***la Germania in crisi demografica ***
EliminaLa cosiddetta "crisi demografica" è €uropea , non a caso cominciata nel "fatidico '92" ed è ovviamente un processo di "depopolazione" voluto dalle elites.
L' importazione poi di "gente da fuori" è altrettanto voluto sotto varie scuse e "razionalizzazioni" ( tipo " esercito industriale di riserva," "compressioni dei salari" etc.)ma la ragione vera è più oscura e non la dirò qui.
Di sicuro però solo un co...ne poteva credere che " per competere nel mercato globbbaale " un forza lavoro di qualità, motivata e disciplinata ( quale era quella tedesca ) potesse essere sostituita senza gravi problemi da una "raccogliticcia" extra-europea .
Ed infatti il giappone si è rifiutato. Ha "depopolato" anchesso (perché questi erano gli ordini) ma almeno è rimasto "giapponese".
Parafrasando l' immortale frase di un comunista d' antan : " meno minestra si , ma almeno non sa di cavolo ! ". 😎
Proseguono le esternazioni di una istituzione che non ha competenze per dare l'indirizzo alla politica estera dell'Italia e prosegue il consenso del Presidente del consiglio e del Ministro degli esteri, ossia di quelli che la competenza ce l'avrebbero davvero, a che questo avvenga. Mah ....
RispondiEliminahttps://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2025/02/18/mattarella-serve-un-mondo-che-rispetti-il-diritto-internazionale-_0e22e36b-585e-4327-8408-946377c2198a.html