lunedì 10 febbraio 2025

Un’altra breve riflessione (articolo 68)

L’ho fatta nella cloaca nera, dove trattandosi di tema “divisivo”, che “non interessa la sciura Maria”, ed espresso con l’inefficacia che mi è propria, senza la mediazione professionale dei iComunicatori™️, è passata del tutto inosservata:


Per essere completamente onesto, visto che posso permettermelo (non essendo un Brandi qualsiasi), aggiungo che non è farina del mio sacco. È stato un giurista che voi conoscete, e che non nomino perché non so se desidera essere nominato e perché se invece lo desidera interverrà qui, visto che è uno di noi, a farmi notare questo dettaglio, che dettaglio non è.

Il tweet lo trovate qui, impreziosito dai commenti dei sinistri troll del PD, con cui, se vorrete voi, non io, potrete divertirvi. I loro commenti mi interessano zero, quindi, necessariamente, i vostri mi interessano di più (da zero virgola in su…)!

Aggiungo solo due sottolineature, al duplice scopo di mettere in prospettiva questo commento e di valorizzare quanto abbiamo fatto qui nei lunghi anni che ci hanno visti crescere insieme.

La prima è che qui, spesso, abbiamo evocato la presenza di nazisti negli apparati della Germania post-bellica, anche per trovare una matrice culturale che in qualche modo spiegasse la natura così apertamente totalitaria del progetto europeo, ne rintracciasse radici storiche concrete in una continuità non solo amministrativa, ma anche per così dire esistenziale, col precedente regime della potenza egemone (il nazismo). Su questo tema c’è letteratura, e, guarda caso, uno dei lavori più rilevanti, i Rosenburg files, riguarda proprio la continuità nel ministero della giustizia tedesco.

La seconda è che quando, più e più volte, vi ho ammonito sul fatto che l’Italia era stata ricostruita con e dai fascisti, e che quindi il piazzaleloretismo e il norimberghismo erano e sono atteggiamenti stupidi, lo facevo sulla base di una mera evidenza logica: era ovviamente impossibile che se il giorno prima praticamente tutti erano fascisti il giorno dopo praticamente tutti fossero diventati antifascisti. La lettura di “Sorvegliata speciale” sta dando a questo mero dato logico una veste concreta: il libro riporta i nomi e i cognomi dei tanti fascisti che si sono trovati in posizioni chiave nei vari ministeri e in altri apparati dell’Italia antifascista. Per questo motivo la riflessione che il giurista per ora anonimo ha condiviso con me, e alla quale ho dato la veste goffa e inefficace che vedete qua sopra, mi ha convinto particolarmente, spingendomi non solo a proporla nella cloaca, dove mentre vi scrivevo è arrivata a 52.500 visualizzazioni (la sciura Maria sta facendo la spesa…), ma anche qui, dove attendo sereno le vostre considerazioni.




15 commenti:

  1. Se deve essere mossa una critica a questa posizione di totale buonsenso, muoverei quella secondo la quale il Paese è stato ricostruito con i fascisti DOPO la fine della guerra (e dopo "simpatici" eventi come quelli di Porzus e dell'omicidio di Luisa Ferida).
    Critica che, attualizzata, potrebbe sottolineare come nelle Regioni di csx anche lo spacciatore paga la "tessera" al PD, mentre in quelle di cdx i dirigenti comunque pagano tutti la "tessera" al PD.
    Non è una critica costruittiva, lo ammetto, ma io sono notoriamente una "bruta perzona" secondo cui la Sua profezia sulla (possibile) evoluzione dell'allineamento del magistratura "is not a bug, but a feature".

    RispondiElimina
  2. Credono di evitare il “finché non capita a loro” 😏 quindi ora simulano sicurezza che il ripristino dell’Art. 68, ma è una cortina fumogena; e si sa, con l’arrivo della primavera le giornate ventose aumenteranno. 👋🏼

    RispondiElimina
  3. A mio modesto parere, posto che: questo governo gode ancora di un ottimo consenso popolare, il tema dell'immigrazione è molto sensibile, perché tocca la vita reale delle persone trasversalmente, il continuo attacco della magistratura proprio su questo tema, porta gli italiani a voler "proteggere" i propri rappresentanti, che è proteggere se stessi. Il ripristino dell'articolo 68 è il mezzo per ottenere ciò, oltre che un corretto riequilibrio dei poteri. La sinistra, quindi, fuori dal tempo e dalla storia. Spero di essermi spiegata. Grazie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo anch’io che attaccare su quel fronte sia stato un clamoroso errore, ma non credo che ne usciremo con un miglioramento delle istituzioni: il risultato sarà il trascinare un’altra istituzione nel degrado.

      Elimina
    2. @odette
      Nessun dubbio che se in questo paese la questione della "immigrazione" ( nella sostanza : "colonizzazione etnica" ) fosse sottoposta direttamente al voto de l' elettorato, la "nostra" sinistra (e la "nostra" magistratura che ne è parente stretta 😀) ne verrebbero pesantemente sconfessati.
      Ed infatti questo problema , come tutti gli altri "irrisolvibili " che gravano su questo paese, sarà sempre tenuto "al riparo del processo elettorale"
      Perché le "colonie" devono restare sempre "divise" ( è l' ABC del "divide et impera" ) ; altrove questo può essere difficile, ma in "Colonia Italia " sarà sempre facilissimo.

      Elimina
    3. Appunto. L'errore tattico e politico della sinistra resta.

      Elimina
  4. Ma è sempre stato così, cambiano i titolari del (vecchio) "regime" ma i "funzionari" restano gli stessi .( le amministrazioni mica si possono improvvisare dal nulla)
    Con la sola differenza che quelli più spregiudicati e opportunisti colgono l' occasione per scalare "l' organigramma" proclamandosi ANTI e fornendo al (nuovo) regime anche il necessario servizio di "epuratori".

    A tale proposito Montanelli scrisse diversi articoli ( poi riportati in un libro molto interessante : professione verità ) sulla fallimentare "defascistizzazione" del Giappone perché al contrario che in Italia e Germania risultò poi che la locale "defascistizzazione" fosse stata concordata tra i sedicenti "anti" e i loro vecchi ( e epurati) superiori che , anche se passati per il carcere e ridotti in condizione umiliante, continuavano a guidare il paese attraverso i nuovi dirigenti .

    RispondiElimina
  5. A me non era passato inosservato nemmeno nella cloaca nera. Il pensiero che mi e' venuto di getto e' stato che un cialtrone pensa a come usare le istituzioni a suo vantaggio mentre uno statista a come le istituzioni non possano essere usate contro alcuno.

    RispondiElimina
  6. Concordo sul fatto che l'uso fazioso delle istituzioni finisca col ritorcersi contro chi lo pratica. Aggiungo solo che se la dannosità per chi lo pratica é sempre ritardata nel tempo ( sempre che non arrivi prima un perdono preventivo alla Biden ), per chi invece lo subisce nell'immediato e nel "durante" le ripercussioni arrivano ad essere talvolta tragiche.

    RispondiElimina
  7. Trovo interessante leggere sulle fonti come si arrivò alla redazione dell’art. 68 (cioè i verbali della sottocommissione competente e poi dell’Assemblea).
    Sul fatto che i parlamentari non potessero essere sottoposti a procedimento penale senza autorizzazione della Camera di appartenenza non ci fu discussione. Quella previsione è contenuta sin dalla prima bozza dell’articolo redatta dalla sottocommissione e approda al testo finale migrando solo dal primo al secondo comma.
    Tutti d’accordo quindi sul punto, con significative consonanze tra alcuni esponenti di PCI e della DC addirittura sull’estensione dell’immunità anche oltre a quello che poi fu il testo finale.
    Seduta 19 settembre 1946, seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione.
    “La Rocca [PCI n.d.r.] ritiene che il principio della immunità parlamentare sia ispirato non già al criterio di creare una posizione di privilegio al deputato nei confronti delle supreme esigenze della giustizia, bensì a quello di garantirlo da una eventuale sopraffazione di carattere politico.
    Dichiara quindi di essere favorevole alla concessione della immunità più piena: ciò non significa però che, qualora un deputato diventi un criminale, la giustizia nei suoi confronti non debba avere il suo corso. Ciò che a suo avviso occorre evitare è che in un periodo di lotte sociali, quali quelle che si svolgono presentemente, un deputato possa essere vittima di una provocazione. Infatti, se si adottasse il principio che in flagranza di reato il deputato possa essere arrestato, ogni deputato potrebbe diventare preda di un agente provocatore […] Per tali ragioni, a suo avviso, il giudizio dovrebbe essere sempre riservato all'organo competente della Camera, cioè alla Commissione per l'autorizzazione a procedere. In altre parole, l'arresto del deputato non dovrebbe essere possibile se non quando si avesse l'apposita autorizzazione dell'organo competente”.
    “Mannironi [DC n.d.r.] è d'accordo sul concetto che debba essere assicurata l'immunità parlamentare nella forma più larga. Ritiene quindi che sia da escludersi la possibilità di arresto del deputato anche in flagranza di reato. […]
    Può essere che queste consonanze dipendessero dal fatto che nel 1946 non essendosi ancora tenute le elezioni del 1948, entrambe le parti si nutrissero timori su come sarebbe andata a finire. Certo è che, più che il tema teorico dell’equilibrio dei poteri, sembrava rilevare il fatto alquanto prosaico che nessuno sembrava fidarsi granché della magistratura. E visto quel che poi è accaduto, tutti i torti non li avevano.
    In quel verbale del 1946 c’è anche un intervento di Mortati che andrebbe fatto conoscere a quelli di Open qualcosa e che mi pare utile condividere qui perché appartiene anche a questo nostro dibattito.
    “Mortati, Relatore, avverte che nell'articolo da lui proposto ha omesso di proposito l'espressione: «durante la sessione», contenuta nello Statuto Albertino, considerando che il redattore di tale statuto evidentemente stimava che l'attività del deputato consistesse soltanto in quella che di solito egli esplica nel momento in cui i lavori parlamentari sono in corso. La sua opinione personale è, invece, che l'attività del deputato abbia una sfera più ampia e non si esaurisca in quella svolta nell'ambito dell'aula della Camera”.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È incredibile come La Rocca, parlando di sopraffazione politica, stesse in fondo prevedendo cosa avrebbero fatto i suoi eredi politici (più di nome che di fatto) mezzo secolo dopo.

      Elimina
    2. Beh, ma a sinistra mica sono scemi! Se trovano un intellettuale che prevede quello che potrebbe succedere, lo ascoltano e si regolano di conseguenza.a destra conosco almeno un caso del contrario.

      Elimina
    3. Lo conosciamo in tanti Onoré❗️

      Elimina
  8. Professore, secondo me ha sintetizzato già lei in passato, perfettamente questa dinamica. Ricordo una diretta in cui disse: "in Italia qualsiasi cosa è fascista sinchè non la fa il Pd".
    Questo vale praticamente su tutti i campi (economia, costituzione, magistratura, scienza....). Sono pessimista sul fatto che si possa mai superare questo doppiopesismo, motivo per cui loro devono restare tanti anni lontano dal governo per poter riequilibrare e contrappesare questa situazione nei limiti del possibile.

    RispondiElimina
  9. Sulla genesi del progetto europeo nella Germania nazista, nella Francia di Vichy e nell'Italia fascista sarebbe utile la lettura del libro "EUROPA! Les projets européens de l'Allemagne nazie er de l'Italie fasciste" di Georges-Henri Soutou, edizioni Tallandier, 2021 disponibile su Amazon. Dubito che sarà mai tradotto in italiano.

    RispondiElimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.