lunedì 8 settembre 2014

Avviso ai lettori

Emanuela Vera ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Disuguaglianza e demografia: castriamo i poveri!":

Una cosa però mi lascia perplessa, mi perplide: in questo blog sbocciano come rugiada al mattino: punteggiature postmoderne, accenti e apostrofi coraggiosi, distribuiti un po' a caso ma a piene mani, ortoeditoria di sopravvivenza e... nessuno dice niente! Io mi permetto una licenza scherzosa ogni morte di papa e subito arriva l'eurogendfor grammaticale?





Ma carissima Emanuela! Qui bene amat bene castigat. Quindi accetta questa manifestazione dell'affetto di Celso. Tuttavia, sì, lo avevo notato anch'io: ultimamente arriva un po' di tutto, non solo in termini concettuali (il simpatico nazistello del post precedente è un esempio, anche se la sua ingenuità ce lo rende caro: sicuramente non è pagato dal PD come il povero Yanez, che infatti dopo le elezioni è scomparso), ma anche e soprattutto in termini formali.

Ora, vedete, pochi di voi si stupiranno nel constatare che dopo quattro anni di divulgazione ci siano ancora persone che non capiscono la differenza fra debito pubblico e debito estero, tanto per fare un esempio. Io me la spiego benissimo quando vedo certe ortografie, che denotano una scarsissima consuetudine con i libri senza figure, fonte prima e vera della lingua italiana. Qui il problema non è la mancanza di conoscenza economica: è la mancanza di cultura generale.

A questo scopo mi permetto di ricordare ai cortesi frequentatori di questo blog che naturalmente l'intelligenza non è obbligatoria (per il combinato disposto di Natura matrigna e di ad impossibilia nemo tenetur): non siamo qui per misurarcelo (anche se qualcuno non lo capisce). Tuttavia, sarebbe gradita all'occhio una certa parvenza di cultura, che non significa usare parole delle quali non si conosce il significato, anzi! Significa però usare la punteggiatura e un correttore ortografico.

L'occasione mi è gradita per ricordarvi che:

1) in italiano le frasi iniziano con la maiuscola, che ritroveremo, con rassicurante regolarità, dopo ogni punto fermo. Proprio così.

2) Prima di usare punti esclamativi o interrogativi spostate il selettore della vostra mitraglietta sul colpo singolo. I punti esclamativi non si sparano a raffica: se ne mette uno, possibilmente di rado. Idem per quelli interrogativi: se ne mette uno, possibilmente dove serve. L'unico segno di interpunzione che è ammesso reiterare è il punto fermo, che in tal caso diventa un segno di interpunzione autonomo: i puntini di sospensione (che voi chiamate puntinipuntini...). Se la domanda è retorica, potrete accoppiare il punto esclamativo a quello interrogativo, ma è opportuno che questo accoppiamento sia più raro di quello del panda (che non è la Panda).

3) A questo Proposito vi ricordo che noi non siamo Tedeschi e quindi non mettiamo la Maiuscola a ogni Nome, ma solo ai Nomi propri. Euro non è un nome proprio. Dice: "Ma l'hai scritto con la maiuscola?" Rispondo: "Grazie arca, disse Noè: non vedi che veniva dopo il punto fermo? Ti ricordi cosa c'è scritto al punto uno? Se hai problemi con la memoria a breve termine questo blog non è per te. Se fosse stato in mezzo alla frase avrei scritto euro, e così farai tu in futuro, vuoi? Ah, naturalmente anche marco, franco, lira, dollaro, giuseppe... No: Giuseppe, perché è un nome proprio. Chiaro il concetto?

4) Già che ci siamo, vorrei ricordare che in italiano dell'acca si fa un uso molto peculiare, e direi che meno la si usa meglio è. Certo, è necessaria per distinguere anno da hanno, e anche ce da che. Ma bhe, mah, vabbeh, e via dhicendho, sarebbe meglio che ve li risparmiaste, se volete far finta. Con tutto il rispetto per l'India (terra di santi indiani, poeti indiani e navigatori indiani), un'acca dopo una b credo la usino solo loro, e popoli circonvicini. Civiltà millenarie, per carithà. Ma in questo bhlog che esiste solo da tre anni si fa come si dico io.

5) Non fateci stare in pena. Il Parkinson è una malattia seria. Se andate a capo (magari quando avete chiuso un discorso) e volete spaziare il paragrafo, ve ne saremo tutti grati perché è cosa che riposa l'occhio. Però se la spaziatura diventa casuale (una volta uno spazio, un volta due, quella dopo niente), non segue una logica apparente, ci coglie l'orrendo sospettho che possiate trovare difficoltà nel controllare i vostri arti anteriori. In questo caso non saprei proprio cosa fare per aiutarvi: vi occorrerebbe un altro tipo di specialista.

6) E per finire, un grande classico: l'apostrofo... o l'accento? Bhhe (ne metto due per rafforzhare il concetto), intanto andrebbero distinti graficamente. Vi do un suggerimento: l'accento è quella cosa che sta sopra una lettera, così: à, è, é, ì, ò,ù. In italiano, come vedete, tocca solo alle vocali, quindi vi è andata bene: avreste potuto essere polacchi. L'apostrofo è una virgola appesa per aria, così: ' . Ci siamo fino a qui? Bene, una volta che avete afferrato questa distinzione, vi si apre un mondo. Ad esempio: l'accento spesso ha funzione tonica, serve a capire dove vi appoggiate pronunciando una frase. Ancòra un'àncora, disse il polpo. Il primo accento tonico, quello sulla ò, è pleonastico, perché in italiano la parole per default sono piane, non tronche come in francese. Il secondo invece serve, ma spesso lo si deduce dal contesto. Un'ancora nominale è difficile che sia una ancòra nominale, a meno che non siate Stanlio o Ollio. Una cosa però è chiara: sui monosillabi l'accento non va se non in circostanze mooooooooolto particolari, cioè quando serve a evitare ambiguità. Quindi, ti dò una mano: ecco, su do l'accento non va perché non puoi confonderlo se non con la tonica di do maggiore (e il contesto ti aiuterà). Su se? Dipende: se è pronome, sì, se non lo è, no. A proposito: sì affermazione è accentata, ma si particella pronominale no. Nò? No: no.

E poi il grande classico dell'analfabetismo: pò! Amici cari, si scrive po'. Dice: ma si scrive piè, ed è pure lui un'apocope. Dico: non è colpa mia, si fa (non sì fà) così (non cosi') e bhasta. Dice: mha non a senso! Dico: ecco, appunto...

E' è pronome (apocope di ei, egli, che non è "ehi"). Il verbo è un altro. È questo.

Ci sarebbe molto altro da dire (esempio: l'accento acuto sulla a lo usano gli spagnoli...), ma io, che non sono il cattivo più temibile, bensì un santo (come solo Nat ha intuito: però lei è femmina, quindi ha un vantaggio comparato), mi accontento di poco. Mi basta questo.

Che dite, ce la faremo?

Vedete, fin dall'inizio io vi ho chiarito che chi difendeva l'euro o era imbecille o era in malafede (or both). Questo poteva essermi chiaro perché venivo da un percorso di ricerca specifico. Ora comincia a essere chiaro a tutti, per il semplice fatto che i giornalisti di regime oggi smontano, con una faccia di tolla di proporzioni galattiche, i medesimi argomenti che ieri usavano per difendere l'euro. Quindi o sbagliavano ieri, o sono in malafede oggi, o vedete voi. In altre parole, una volta di più avevo ragione (e sapete quanto lo detesti) e avevo fatto la previsione giusta (e sapete quanto me ne batta).

Nella variante imbecille, l'eurista è un tronfio coglione poco a suo agio con la cultura occidentale, quella cultura che se vera e profondamente vissuta dovrebbe in primo luogo trasmettere quel senso di appartenenza all'umanità che dovrebbe far risaltare immediatamente come ripugnanti certe ricette che peraltro si rivelano immancabilmente fallimentari, dovrebbe far balzare all'occhio la vacuità pelosa di certe retoriche (il "sogno", la medicina che è efficace solo se è amara, i compiti a casa); in effetti, come esempi anche recentissimi dimostrano, il libberismo viene inteso innanzitutto come libertà di dire la qualunque scrivendola in qualsiasi modo. L'ortografia dadaista non è un dettaglio: è un indizio. L'indizio di una vita vissuta al di fuori della cultura umanista, al di fuori dell'humanitas. Il liberista è etimologicamente idiota, perché per definizione (e vocazione) pensa a "ta idia" e tanto crede basti; il liberista, inoltre, non è "homo", perché le umane lettere gli paiono cosa poco produttiva: "la cultuva non si mangia", diceva uno di loro...

Ecco: lasciamo che questi diversamente umani si facciano riconoscere. Se questo fosse un bar, ci aiuterebbe Lombroso. Essendo questo un blog, ci aiuterà l'ortografia.

Chiaro?

209 commenti:

  1. E' chiaro, ma ho dovuto usare l'apostrofo.

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    1. È grande la sua pazienza.
      Un grazie al ² (per i diversamente informatici come me usare il tastierino numerico).

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    2. Risolto anche con Ubuntu!! Basta premere "capslock" e poi "è".

      ÈÈÈÈÈ

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    3. E iOS su iPad che corregge come vuole lui?

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    4. @ Jun Ker
      Certo. Se, però la tastiera fisica non c'è, e l'impostazione è il pinyin la vedo miserevolmente dura.

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  2. Prof. se fa così però mi viene l'ansia da prestazione... (mi permetto la faccina sorridente) :)

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    1. Ma tanto, come dicevo, non dobbiamo misurarcelo...

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    2. Idem, sono testa in aria, sgrammaticato e la mia memoria a breve termine è... cosa stavo dicendo?
      Forse sono nato già anziano.

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    3. p.s. Mi ha fatto ridere per due minuti. Grazie!

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  3. Così tuttavia mi taglia fuori il grande e. e. cummings, del quale, visto che siamo in trincea, vorrei ricordare una poesia:

    my sweet old etcetera

    aunt lucy during the recent

    war could and what
    is more did tell you just
    what everybody was fighting

    for,
    my sister

    Isabel created hundreds
    (and
    hundreds)of socks not to
    mention fleaproof earwarmers
    etcetera wristers etcetera, my
    mother hoped that

    I would die etcetera
    bravely of course my father used
    to become hoarse talking about how it was
    a privilege and if only he
    could meanwhile my

    self etcetera lay quietly
    in the deep mud et

    cetera
    (dreaming,
    et
    cetera, of
    Your smile
    eyes knees and of your Etcetera)

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    1. Come è bella. Non è la prima volta che mi imbatto per caso in una poesia di Cummings e mi dà un colpo al cuore. Avevo comprato una raccolta, anni fa, ma chissà dove è finita. Grazie di averla condivisa.

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    2. Se non lo hai già fatto, con un po' di coraggio e di pazienza si può ascoltare Cummings ist der Dichter di Pierre Boulez

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    3. Nei meandri della notte insonne ho ritrovato la raccolta e ora voglio anche io condividere una poesia di Cummings, anche per controbilanciare l'entusiasmo scatenato da questo post nei confronti dell'ortografia (e pensare che alle elementari odiavo con tutte le mie forze i dettati della indimenticata suor Giuseppina, che viceversa mi hanno dato tanto...).
      La scrivo in inglese, perché in lingua originale è molto più bella, ma mi affretto a segnalare ai tanti oxfordiani che popolano questo blog, costantemente armati di matite rosse e blu, che ogni eventuale errore è VOLUTO (non da me, ma da e.e. cummings in persona).

      at dusk
      just when
      the Light is filled with birds
      seriously
      i begin

      to climb the best hill,
      driven by black wine.
      a village does not move behind
      my eye

      the windmills are
      silent
      their flattened arms
      complain steadily against the west

      one Clock dimly cries
      nine,i stride among the vines
      (my heart pursues
      against the little moon

      a here and there lark
      who;rises,
      and;droops
      as if upon a thread invisible)

      A graveyard dreams through its
      cluttered and brittle emblems,or
      a field( and i pause among
      the smell of minute mown lives )oh

      my spirit you
      tumble
      climb
      and mightily fatally

      i remark how through deep lifted
      fields Oxen distinctly move,a
      yellowandbluish cat( perched why
      Curvingly at this)window;yes

      women sturdily meander in my
      mind,woven by always upon
      sunset,
      crickets within me whisper

      whose erect blood finally
      trembles,emerging to perceive
      buried in cliff
      precisely

      at the Ending of this road,
      a candle in a shrine:
      its puniest flame persists
      shaken by the sea



      ("shaken by the sea", wow, ragazzi, che brivido!)

      P.S. Scopro nell'anteprima che il sistema si rifiuta di riprodurre l'allineamento originale dei versi, cancellando quelle irregolarità così tipiche di Cummings... però questa poesia per i suoi standard è piuttosto regolare nell'allineamento a sinistra di ogni verso, quindi non vi perdete poi tantissimo.

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    4. @Celso Grazie del consiglio! Adoro ogni tipo di suggerimento in campo musica e lettura (no logaritmi). L'ho già trovato su YouTube e appena riesco lo ascolto.

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  4. @emanuela

    Ti chiedo scusa, Emanuela. Perché hai perfettamente ragione in ciò che dici e perché in fondo io non ho nessun titolo particolare per intervenire in tali questioni. Tanti anni fa, un amico linguista (che mi strappazzava a tempo e luogo molto più ruvidamente) mi diceva una cosa profondamente vera: la comunità dei parlanti può fare ciò che vuole. La mia idiosincrasia per "indagato" è francamente ridicola: se si impone nella lingua corrente, va bene così. Ma, come avrai capito, la questione grammaticale copriva l'insofferenza per l'ambiguo Di Pietro e mani pulite, che considero l'inizio della fine. Ma ciò detto, ti chiedo ancora scusa per il mio comportamento 'notturno': non succederà mai più. Hai anche diritto alla rappresaglia, secondo le convenzioni internazionali: subirò in silenzio e pazientemente.

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    1. @Celso,
      in vita mia ho conosciuto fin troppe sacerdotesse della bocciatura (secondo la formidabile definizione di Costanzo Preve), ho ascoltato fin troppi cattivi consigli. A volte uso parole che giudico io stessa brutte o sgraziate, come il "perplimere" che tanto successo sta riscuotendo (diciamo), proprio perché le trovo brutte e sgraziate ma per qualche motivo mi sembrano quelle giuste in quel contesto. E se le trovo giuste non c’è trippa per gatti, le devo usare. Perché lo faccio? Non lo so, perché sono io! Quando non l’ho fatto mi sono persa. E quello che credevo messo da parte per un poco, in modo saggio e giudizioso, per assecondare persone che avevano potere su di me, non l’ho più ritrovato.
      Ti dico questo perché non abbiamo toccato un argomento qualsiasi, ma un tasto dolente della mia vita e ti dico anche un’altra cosa, tutte queste persone non mi avrebbero mai, MAI risposto come mi hai risposto tu; noi brave bambine il rispetto lo dobbiamo a tutti, ma la stima, quella, bisogna guadagnarsela! Fino a ieri eri uno dei commentatori che più apprezzavo, oggi per quel poco che vale hai tutta la mia stima.
      Basta così che per essere piemontese ho detto fin troppo.
      Grazie.

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    2. Cara Emanuela,
      mi sei molto piaciuta. Hai usato una parola inesistente e abbastanza orribile. Avresti potuto dire che faceva parte della "licenza scherzosa" invece non hai trovato scuse. Apprezzo molto le persone che sanno dire la verità anche quando è scomoda.
      Prima ti stimavo come commentatrice che in poche righe coglie con grazia formale, eleganza, intelligenza e ironia il "nocciolo" delle questioni. Non è cambiato nulla, anzi ti apprezzo ancora di più e poi fin-a mi sun
      piemontèisa (ma nen fàussa e curtèisa, nèèèèèh).

      ps
      Ca ma scusa Professor, son nen costumà con la grafìa piemontèisa e jè ancor nen ël coretor ortografic, quàich refus a peudrìa essi scapà, ma fa istess.

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    3. Scusate, povertà non è vergogna, come non lo è quindi l'ignoranza (fatta salva la sua funzione segnaletica e quello che diceva Orwell), ma il vero perplimere esiste, e lo uso anch'io.

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    4. Il verBo? ;-))))
      Se fosse possibile le vorrei ancora più bene, ma è già all'apice.
      Lo avevo sentito da Guzzanti e pensavo che si usasse solo in senso ironico e infatti così l'avevo interpretato nello scritto di Emanuela.
      In effetti l'ignorante ero io: ho scoperto ora sul sito della Crusca che ha perso il suo valore ironico originale e "non se ne può negare l'esistenza, ma se sia o meno destinato ad entrare nei vocabolari è una riposta che può essere data soltanto dalla continuità e dall'ampiezza della sua diffusione nei prossimi anni".
      Io spero che non entri mai, ma voglio taaaaaaanto bene ugualmente a lei e a Emanuela che lo usate (agli altri no).

      ps
      Però su una cosa non ci sono dubbi: meglio perplimere nei vocabolari italiani che l'euro come moneta (non)italiana.

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    5. Il verbo, sto dde fretta. Anzi: er verbo, per la precisione. Non perplimerti, sto lavorando per te. Un bel libro nel quale mi occuperò anche der Nutella e der Melanzana.

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    6. Giusto per ricordarmi quanto mi ero sbagliata cor Melanzana ai tempi delle telefonate e delle lettere aperte.
      Cor Nutella non mi sono mai compromessa e in ogni caso non mi perplimerei, non fosse altro per non dover dire "mi perplimo". A proposito, il correttore lo sottolinea, forse non è così subdolo come sembra e di certo non si perplime.
      Nessuna "perplessione" neppure sul libro. Non vedo l'ora.
      GRAZIE e BUON LAVORO.

      ps
      Pensavo che oltre l'apice non ci fosse niente; sbagliavo di nuovo.
      Oltre l'apice c'è lei.

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    7. Mi spiace deluderti, ma in questo preciso momento io sono oltre l'adipe. Del resto, un mese passato in Alto Adige a scrivere non poteva non lasciare tracce... A Foligno i pantaloni da concerto mi entravano appena: è arrivato l'inverno, e non ho nemmeno uno straccetto da mettermi addosso. Tu mi capisci, no? Siamo femmine entrambe (in proporzioni variabili)...

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    8. Sono sottopeso di almeno 10 chili ma ricambio la sua empatia per il problema delle doppie punte.

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  5. Sugli accenti mi dispiace ma ci posso fare poco: all'estero le tastiere non sono cosi' fornite, mi tocca usare gli apostrofi...

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    1. Basta premere (e tenere premuto) [Alt] e digitare il codice ASCII corrispondente al caratte (per esempio, 0200 per È). Rilasciando [Alt], comparirà il carattere

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    2. Mi ci vorrebbe poco tempo.

      Un po' come quando ho letto The Clockwork Orange con il dizionario accanto per i vocaboli inventati dall'autore.

      Vabbe', intanto ho imparato (spero) a mettere i link in modo decente.

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  6. Applausi. Quanto mi piace ridere la mattina non se pò capi'. E dopo avere riso, trovare un finale da brivido. Bravo, prof, anzi "bravò", come gridano gli stranieri ai concerti.

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  7. Un'articolo ke merita senz altro di essere inserito nella sezione "Per incominciare".

    Bella lì prof!!!!

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  8. Certe volte ad esser poveri si ottengono inaspettatamente diritti cosmetici esclusivi come questo gentilmente offerto dalla Ministra della Salute della Lituania.

    http://www.fedcp.org/news-menu/457-eutanasia-ottima-soluzione-per-i-poveri.html

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    1. Io no non penso che la euta anastasìa sia un ottima soluzione per i poveri che non la possono comprare , ma gari la euta anastasìa potrebbe andare meglio per i draghi che ali tano tassi bassi ma che accattano tutto con gli €uri .
      Lombroso docet

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    2. Ho un conoscente in Lituania che ho prontamente consultato. La sua risposta è stata questa:
      "In realtà lei dice che bisognerebbe dare la possibilità alle persone di scegliere l'eutanasia, ma questo è stato tradotto come si voleva."
      Giusto per essere precisi e "circoncisi"... :)

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    3. In Italia quelli che erano alla fame l'eutanasia se la sono già scelta. Senza l'approvazione di nessun ministro, ma con sei metri di ottima corda di canapa

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    4. Perdonami, Nicola, questo lo sappiamo, ma non c'entra. A me sembra abbastanza plausibile l'interpretazione fornita da Marcus, e del resto anche la fonte citata da Elvira, della quale mi fido, usa un tono dubitativo. D'altra parte, qui bisogna anche capire che tipo di diritti cosmetici vogliamo. L'esempio più pertinente non mi sembra quello dell'imprenditore, ma quello di Monicelli, cioè di uno che si è dovuto buttare dalla finestra perché sapeva che altrimenti si sarebbero accaniti su di lui. Che esista un problema economico legato alla gestione dei sistemi sanitari nazionali è un fatto (spero che sappiate capire cosa intendo, altrimenti potete leggervi comodamente 900 post). Che prima o poi ci proporranno l'eutanasia come soluzione per la sostenibilità del sistema previdenziale e assistenziale è una possibilità non remota. Che sia successo in Lituania ci credo poco, ma naturalmente potrebbe essere.

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  9. Splendida chiarificazione di ciò che il Prof. ha già tempo fa magistralmente sintetizzato via Twitter: "la correlazione fra ortografia e neuroni non è mai spuria". :-)

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  10. Premesso che il refuso può scappare a chiunque, infatti è scappato a me: "perplime" ovviamente. Sto sul tel. Non è ignoranza, è cecità.
    Scccuuuuusaaaa!





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    1. Forse fa parte della "licenza scherzosa".

      A me di errori ne scappano perché scrivo in fretta guardando la tastiera, perché sono distratta, perché modifico una o più volte una frase e alla fine non rileggo con attenzione sapendo già quello che ho scritto. E poi c'è il correttore.
      Già, il correttore.
      Mi sussurra: "Agli errori penso io, stai serena!"
      Io mi fido, mi concentro sul contenuto, scrivo in scioltezza.
      E faccio figure di merda.
      Una volta ho perfino chiamato il professore "Albero" e lui, naturalmente, non ha rilevato errori. Se non esistesse il correttore probabilmente avrei riletto con più attenzione.
      Subdolo e sornione come il PD, non fidatevi!

      Un altro errore che trovo tipico dei piddini, almeno di quelli di mia conoscenza, è l'articolo "LO".
      Nella smania di sembrare super-forbiti lo super-usano davanti alla S seguita da vocale (es. lo suocero).
      Non si può sentire!

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    2. fa certamente parte della "licenza scherzosa".
      il problema con questa sotto specie di parola è che FA SCHIFO, NON SI PUò SENTIRE, BRUTTA, ORRENDA, DISGUSTOSA.
      Aaaaah, scusate lo sfogo!

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  11. Grazie.
    Ammetti, però, che la è maiuscola accentata è un po' un'infamata, perché tu hai assolutamente ragione, ma in Microsoft non lo sanno e scrivere quella lettera lì in Windows non è semplice.

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    1. Con ubuntu non mi risulta possibile scrivere qui nei commenti direttamente la "è" maiuscola...

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    2. Come già segnalato da altri sopra, in tutte le distribuzioni Linux il Caps Lock produce anche le lettere accentate maiuscole, come è giusto e saggio che sia (credo faccia parte dello standard POSIX, il che daterebbe questa innovazione a metà degli anni '70. Chiunque abbia un Mac lo può verificare molto facilmente: se funziona anche su Mac, è standard). Ma non ditelo troppo forte, a Redmond non ci sono ancora arrivati.
      In ogni caso, in maniera totalmente indipendente sia dal layout della tastiera, sia dal set di caratteri del sistema operativo, è sempre possibile inserire qualunque carattere codificato in ASCII inserendone il codice (solo nel tastierino numerico) mentre si tiene premuto il tasto [Alt]

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  12. Sarebbe da inserire in lista anche il famigerato "perchè", subdolo ma diffuso almeno quanto il po'

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  13. Ci provo: chiunque creda vi sia differenza (di forma o sostanza) fra forma e sostanza e' ingengnere!

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    1. Sono fuori tema ma la curiosità è tanta. Ecco: da cosa nasce questo diffuso, diffusissimo, complesso di inferiorità (o di superiorità; sempre complesso è) nei confronti della mia categoria professionale? Ringrazio in anticipo per l'eventuale cortese risposta.

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    2. Ma povero: tu magari non c'entri, ma diciamo che è la normale reazione allergica a persone che di norma e in media, avendo fatto un po' meno matematica dei matematici e un po' meno fisica dei fisici, si sentono portatori di un sapere scientifico assoluto. Ce n'è in giro, se guardi. Se avrai la bontà di leggerti questo blog con calma, troverai infiniti esempi di personaggi del genere. Le scienze "dure" sono una bella cosa (forse, e soprattutto se se ne vede la mollezza), le teste dure un po' meno, ma, ripeto, non è nulla di personale, è un nostro gioco. Ora, il fatto che tu mi dica che anche nel resto del mondo qualcuno ce l'ha su con voi (e a quanto pare sul serio, e non per scherzo come qui) dovrebbe avere come ovvia conseguenza che invece di porre delle domande a noi, dovresti porne qualcuna a te.

      Ma, appunto, sei un ingengniere!

      QED (e senza integrali)

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    3. Come dice Gadda in uno dei suoi brani più deliziosi (esempio tra l'altro di uso superbo dei due punti multipli), un ingegnere ha sempre un regolo nel taschino perché è noto che ogni tanto è preso dall'impulso di calcolare qualcosa (avevo copiato con devozione tutto il brano dell'Adalgisa, ma poi il riquadrino dei commenti è esploso - forse per sovraccarico? - e adesso col cavolo che ricomincio da capo).
      Se non misura e non calcola, un ingegnere non è un ingegnere.
      Ma se misura e calcola dimostra di essere cosciente di non sapere (se no non avrebbe bisogno di misurare né calcolare).
      Un ingengniere è caratterizzato essenzialmente dalla presunzione di sapere (è un seguace di Etarcos).
      Ergo, un ingegnere non può essere un ingengniere.
      Quanto a quello che amo io, di ingegnere, è giunta l'ora che confessi a voi fratelli la verità: se è costretto a rimanere piddino, in realtà è causa mia. Accettando di ragionare razionalmente sull'euro, come alla sua professione si conviene, dovrebbe dare ragione a sua moglie: e questo, per un marito (ingegnere o meno), è tecnicamente impossibile. Se fossi un'abile pedagoga, dovrei iniziare a sostenere a spada tratta la Merkel e soprattutto adorare l'euro. Ma non mi va.

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    4. Cara, ti siamo vicini nel tuo dolore, un po' meno nella tua difesa d'ufficio (ma capisco le difficoltà), e comunque cogliamo l'occasione per ricordarti che noi in effetti non vogliamo essere ottimi pedagoghi, non vogliamo convincere tutti, perché altrimenti nessuno pagherebbe. Se dovesse pagare il giusto per il peccatore ce ne faremo una ragione...

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  14. Prof, lei è il numero uno, non ci sono più dubbi :-)
    Grazie di tutto

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  15. Prof, volevo scriverlo in uno dei post precedenti: quello in cui dice che userà l’inglese più spesso. Non l’ho fatto perché tanto quello che volevo scriverle, lei lo sa già. Però oggi il cielo è blu in un posto dove di solito è di quel grigio lì, e allora devo dirlo che è blu.

    Non lo faccia. Non usi un’altra lingua, non sul blog. Io la seguo da tanto e ogni tanto capisco anche qualcosa proprio perché lei è homo di lettere. Mi piace leggerla. In inglese non sarebbe lo stesso. E poi esprimersi in italiano è forma alta di resistenza (e di piacere). No?

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    1. No. Se fossi vissuto nel mio secolo avrei parlato latino, e tu saresti stata la schiava che sei, perché avresti parlato volgare. Io riuscirò ad emanciparti tuo malgrado perché parlo la lingua dei padroni, e così dovrete fare voi. Questa discussione non ha senso, e se tu fossi donna di lettere come ritieni di essere avresti letto la vita di Casanova in francese, capendo e apprezzando i motivi, da lui esplicitati, per i quali Casanova scelse, da veneziano, di esprimersi in francese: a quel punto il non senso di queste osservazioni ti sarebbe chiaro. Perdonami, ma ci sono cose non negoziabili: preferisco perdere un lettore in Italia e guadagnarne 10000 all'estero, sai com'è...

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    2. Probabile. Se fossimo vissuti nel suo secolo le cose sarebbero state probabilmente così come le descrive.
      La lingua dei padroni, da italiana che vive all'estero, la parlo anch'io. Certo se non fosse stato per necessità non l'avrei imparata e questo proprio perché, purtroppo, non sono donna di lettere.

      Questa non è una discussione. E un blog, un paper, e una conferenza non sono la stessa cosa. Io parlavo del blog, che è casa sua, che il luogo dove parla la lingua che le pare. Io però continuo a preferila in italiano, e questo anche a causa del suo inglese. Sa com'è...

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    3. La forma è sostanza, e della forma fa parte anche l'idioma

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    4. "Lingua dei padroni": perifrasi frequentemente utilizzata in questo blog con riferimento alla lingua del Bardo, in polemica con l'anelito di sudditanza spesso mostrato da certi italieni (vedasi piddino) nei confronti dello straniero, in particolare di quello che vive oltremanica (sì, singolare. I piddini sembrano incapaci di contemplare l'individualità, perciò un gruppo eterogeneo di elementi è, per i piddini, ammasso informe ed indistinto.).

      Guaglio', lo spazio web costa. Che cavolo li mantiene a fare 500 MB di archivio Bagnai se poi non vi degnate nemmeno di sfogliarlo?

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    5. Grande Bardo a parte, la lingua dei padroni ha il suo profondo fascino.
      Un esempio a caso:

      " —God! he said quietly. Isn't the sea what Algy calls it: a grey sweet mother? The snotgreen sea. The scrotumtightening sea. Epi oinopa ponton. Ah, Dedalus, the Greeks! I must teach you. You must read them in the original. Thalatta! Thalatta! She is our great sweet mother. Come and look.

      Stephen stood up and went over to the parapet. Leaning on it he looked down on the water and on the mailboat clearing the harbourmouth of Kingstown.

      —Our mighty mother! Buck Mulligan said"

      (l'afflato ideale tra PIIGS...)

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    6. Sono d'accordo (secondo me l'Ulysses oggi è molto trascurato, troppi lettori di libri anche solidi si spaventano ingiustificatamente di fronte ad alcune difficoltà e alle dimensioni e così perdono un capolavoro) e anzi proprio oggi pensavo che, parlando di scrittori contemporanei, tre quelli che hanno scritto le cose che ho amato di più ci sono sicuramente quelli in lingua inglese. Per esempio uno dei romanzi recenti che mi sono piaciuti di più è Il senso di una fine, di Julian Barnes o Stoner di John Williams.
      Però lo dico con riserva, perché non conosco abbastanza la letteratura contemporanea per esserne sicura, potrei semplicemente avere letto più roba inglese per motivi di mercato.

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  17. Per i precisissimi un aiuto da ziogeek
    Vi meritate una tastiera tedesca ( una trappola per topi).Si scherza ovviamente.

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  18. Colpevole al punto 6.Provo a correggermi:È.Funziona,Su Mac OS 10.5 e successivi si ottiene con e+alt+maiuscolo.Sulle piattaforme Mac più arcaiche l'accento sulle maiuscole sottraeva spazio al carattere,e la sostituzione con l'apostrofo era la soluzione più accettabile esteticamente,da cui l'abitudine.
    Innocente al punto 5,io impagino,controllo e poi a volte compaiono altre cose.Siccome sto leggendo un saggio su Cortazar mi piace pensare che un cronopio si sia imbucato nel sistema;Cortazar lo scrivo così in mancanza dell'accento corretto,ogni suggerimento diverso dall'impostazione della tastiera in spagnolo sarà benvenuto.
    Il giornalismo PUDE,infine,raggiunge ogni giorno nuove vette di ridicolo."Al Forum Ambrosetti il 27% degli intervistati si è detto positivamente impressionato dalle comunicazioni di Mario Draghi nella recente conferenza stampa"(GR3 8:45,sabato scorso).Quando si dice il bicchiere un quarto pieno,doveva essere così anche ai tempi del buce.

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    1. Scrivi la tua risposta in Word, quando ti serve un carattere speciale vai a inserisci simbolo e quando hai finito copi e incolli sul blog. Ed eviti anche che questa subdola piattaforma si ingoi il messaggio e lo spedisca nella quarta dimensione

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    2. Scrivere in word e copioincollare è quello he faccio quando non ne posso fare a meno, ma come procedura è piuttosto macchinosa...

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    3. Per i diversamente informatici, nel menu "utilità di sistema" di windows è presente l'applicazione "mappa caratteri" che consente di copiare negli appunti i caratteri desiderati compresi gli alfabeti diversi da quelli dell'Europa occidentale e inoltre mostra la combinazione ALT + numero necessaria per poterli inserire direttamente con la tastiera.
      Il numero è da digitare con il tastierino numerico; chi utilizza il portatile e ha il tastierino numerico embedded oltre ad Alt deve premere il tasto, in genere indicato con Fn, per attivare il tastierino. Lo si riconosce perché solitamente ha la serigrafia dello stesso colore delle cifre embedded.

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    4. Macchinoso lavorare su due finestre? Non ci metto tutta la punteggiatura che avrei voluto solo per rispetto nei confronti del padrone di casa, ma ne avrei usata più di Goscinny e Uderzo messi assieme, #sallo

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    5. Gentilissima signora Roberta,
      la chiamo con il suo nome così sono a mio agio ( niente mette di malumore
      noi uomini che sentire chiamare la propria donna da uno sconosciuto con lo stesso
      appellativo affettuoso che le abbiamo dato ).
      Il suo consiglio di andare su word scrivere , e poi fare copia e incolla è ottimo, e lo ho appreso subito a mie spese quando il professore mi ha comunicato che era la quarta volta che gli inviavo sempre lo stesso messaggio .
      E pensare che ero rimasto inchiodato alla tastiera ore ed ore per capire dove era finito ; e coincidenza ho pensato anche io come lei alla quarta dimensione .
      In più ero convinto che le spam erano dei segnali o avvertimenti che ci facevano capire che il messaggio era arrivato a destinazione , ma era stato rifiutato dal titolare del blog .
      Solo quando è arrivato il malumore del suo suscettibile uomo ho realizzato che la
      spam è una ‘’ sbam ‘’ .
      Se ride ha ragione , ma è capitato prima a me .
      Buona serata .

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    6. Caro Gianni, diamoci del tu, come si conviene fra frequentatori di una nicchia che per il fatto stesso di essercisi incontrati sanno di poter contare su un'ampia base di condivisione. Il nick rockapasso l'ho inventato io, potete dunque usarlo liberamente senza urtare la suscettibilità del crotalo.
      Io sono diversamente informatizzata, nasco utente Mac e come nella musica anche con il computer posso contare più sulla cosiddetta "praticaccia" che su solide basi teoriche. Alla fine, continuo a sentiti come i due informatici che vidi in una vignetta, leggevano la strisciolina uscita da un computer come non ce ne sono più e uno diceva all'altro: "Dice che vuole che gli sia sacrificata una capra"

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    7. Carina questa. Io sapevo quella della macchina con un ingegnere, un chimico e un informatico. Auncettopunto (come diceva mia figlia da piccola) la macchina si guasta e si ferma. Ingegnere: "Per me è il motore". Chimico: "Per me è il carburante". Informatico: "Proviamo a uscire e rientrare".
      Ma in realtà volevo chiedere: qualcuno riesce a copincollare anche da tablet o smartphone? Perché io no, e francamente impazzisco a copiare manualmente un sacco di roba, e poi la finestrella si blocca e devo far scendere e risalire la tastiera, e poi il testo magari sparisce di botto inspiegabilmente, e inserire un link attivo senza copincollare è un'impresa titanica... Con iPhone e iPad qualcuno conosce il trucco o è una delle maledette caratteristiche di questi prestigiosi aggeggi?

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  20. Ci sarebbe da chiedere ai commentatori anche un minimo di pratica con la logica (formale e informale), così da capire che da "se mia nonna avesse le ruote, sarebbe una carriola" non segue "quindi, mia nonna è una carriola".

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  21. Sempre in merito alla vexata quaestio del crollo della produttività italiana registrato dalla metà degli anni ’90 in poi (vedi (tra gli altri) post “Troll e produttività: Minosse vs Daveri (e Travaglini)” http://goofynomics.blogspot.it/2014/04/troll-e-produttivita-minosse-vs-daveri.html), da rimarcare le testi sostenute in questo articolo di Christian Dustmann, Bernd Fitzenberger,
    Uta Schönberg, Alexandra Spitz-Oener (From Sick Man of Europe to Economic Superstar: Germany’s Resurgent Economy, in Journal of Economic Perspectives—Volume 28, Number 1—Winter 2014—Pages 167–188, visibile in http://www.cream-migration.org/publ_uploads/CDP_06_14.pdf).

    Rimarchevole perché è uno dei pochi articoli che non sposano la tesi (ormai piuttosto apriorizzata) che il successo tedesco del mercato del lavoro (innegabile se prescindiamo dagli effetti inegualitari che ha altrettanto innegabilmente prodotto) sia dipeso dalle 4 riforme Hartz degli anni ’90. Invece la ragione vera sarebbe il processo di prossimizzazione della contrattazione.

    Epperò quando gli Autori si fanno la domanda fatidica se il successo del mercato del lavoro sia dovuto o meno all’introduzione dell'euro (p. 181, in fondo) le risposte ( p. 184 in fondo e ss), a leggerle molto bene, implicitamente propendono per l’affermativa (anche se gli Autori ritengono sia stato un contributing factor, but not the main one).

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  22. Grazie mille professore.

    Mi permetto solo un'appunto alla cara Emanuela: usare i due punti più di una volta nello stesso periodo sintattico è un errore da evitarsi in tutti i tipi di scrittura non creativa. Fonte: Treccani.

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    1. C'è una nota a piè pagina che dice che io, Gadda ed Emanuela possiamo farlo. Guarda meglio, è scritta in piccolo, se non la vedi...

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    2. Ma la scrittura è sempre creativa!

      P.S.
      Bhe si; l'ortograffia e davero inportante: ha proposito segnalo ke x scrivere la E' corettamente sì puo' clicckare Alt+212, cioe' prima Alt poi tenendolo pigiato prima 2 poi 1 poi 2 sul tastierino nummerico: È.

      Ke poi, se lò scritto E' per una vita con la machina da scrivere perkè ora devo scriverlo È?

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    3. Io, se mi serve, lo faccio. Mi autorizzo da solo.
      Mi chiedo, piuttosto, quale sia la "scrittura non creativa"...

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    4. Gadda scriveva pure dò. E se mi va lo uso.

      L'uso di punteggiatura esclamativa/interrogativa ridondante può essere usata nelle chat con lo stesso ruolo di emoticon.... Vabbé, ci si capisce...

      Scrivere c'avevo è scrittura creativa: non è propriamente un apostrofo, è una ï brevissima :-)

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    5. @Bazaar

      Tocchi un tasto dolentissimo, perché va anche detto che Gadda di musica, in quanto ingengniere, non capiva un beneamato cazzo. Pace. Del resto, anch'io ho i miei limiti (però li nascondo).

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    6. La mia con i due punti è come la lotta di Ahura Mazdā contro Ahriman: eterna e senza vincitori. Comunque è vero che si chiude una porta e si apre un portone: io citata nello stesso periodo col professore e Gadda! E questa quando mi capita più! Mi ci faccio lo screenshot, me lo incornicio e me lo appendo sulla testiera del letto.

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  23. Professore credo che riguardo il secondo punto lei si sbagli fortemente, non esistono regole sulla punteggiatura, ovviamente so che è stupido usare tre punti interrogativi o esclamativi e che dopo il punto ci vuole la maiuscola, ma virgole, punti e puntini sospensivi stanno a rappresentare le pause che uno fa nei suoi discorsi; se uno parla come un idiota dovrà anche scrivere come un idiota, no?! Per esempio se io dico: "Marco(pausa di 2 secondi) dov' è andato?" lei come me lo rappresenterebbe graficamente?

    Poi mi perdoni ma mettere sullo stesso piano l' intelligenza di uno con la sua conoscenza grammaticale non è un discorZetto de sinistra?

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  24. Si, ma adesso non esageriamo. La lingua serve a trasferire concetti, e non solamente a consentire l'eleganza formale. Dopo aver inviato un intervento, lo rileggo finalmente con l'attenzione di chi legge e non con la concentrazione di chi scrive, e spesso mi ucciderei; finalmente vedo che manca qui un accento, lì un articolo (stavolta ho scritto bene “lì”), e più sotto magari ho invertito articolo e nome; poche cose ma veramente mi sputerei in faccia da solo. In alcuni siti è data la possibilità a chi ha spedito l'intervento di modificarlo e non solo di rimuoverlo come in questo sito, ebbene questa cosa potrebbe aiutare se non è troppo difficile da implementare dal punto di vista informatico.
    Sono d'accordo comunque che la qualità del sito aumenta se anche la forma è curata. Ma l'eccesso di cura forse serve solo a far sfoggio di competenza su un ginepraio di eccezioni che in ultima analisi altro non sono che convenzioni arbitrarie.
    Io scrivo con un computer con tastiera inglese e per inserire gli accenti è un'impresa, ma il miglior impegno non è investito nel districarmi coi tasti. Le dita le uso per indicare la luna, poi certo …., evito di tenere le unghie sporche. (Ecco un rompicapo vizioso: le unghie o le unghia?)

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    1. Evidentemente non sono d'accordo. Il "basta che sse capimo" non funziona. Dopo di che, errori ne fanno tutti, me compreso, come sapete benissimo.

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    2. Meno male! Altrimenti comincerei a sentirmi plagiato.
      Ma qui sono ospite, dunque in seguito mi pulirò anche quelle dei piedi.

      Comunque proprio uno che disse: “ abbasta che sse capimo”, mi fece cambiare idea. E fu un certo Beccofino, intellettuale de noantri, che poi, tanto tempo fa, finì sull'Espresso perché picchiava la sorella, almeno così dissero, e potrebbe pure essere. In un “seminario” usò a bruciapelo una parola di sua invenzione, trovata lì per lì. L'uditorio sobbalzò, però tutti capimmo, e lui, cogliendo lo sconcerto, aggiunse la famosa frase di sopra, in romanaccio stretto, aggiungendo che non vedeva perché solo agli scrittori dell'ottocento fosse consentito di inventar parole. Poi picchiò la sorella, a quanto pare, ma intanto mi aveva messo una pulce nell'orecchio, che qui ho esternato.

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    3. Consentire l'eleganza formale? Questo sì che è nazismo!

      (d'altronde di concetti "trasferiti" son lastricati i viali, in certi atenei...)

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    4. Statisticamente, se una persona ha difficolta' a scrivere significa che non e' uso alla lettura. 5% inspiration and 95% perspiration, ma solo quelli bravi.

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    5. rem tene verba sequntur , potrei aver scazzato qualcosa nella citazione , comunque si capisce e comunque mi tengo ( ma dovrei dire attengo?) a questa semplice regola

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    6. Che ci siano diversi punti di vista sulla natura del linguaggio è auspicabile e costruttivo, il fanatismo è invece una cosa sconsigliabile, non siamo nell'anno zero della linguistica. Qualche lettura aggiuntiva in semiotica generale permetterebbe di avere un quadro più completo. E siccome lo spazio è breve e la letteratura specifica particolarmente sterminata, a beneficio delle risposte inutilmente piccate, qualche citazione potrebbe chiarire che la questione non è così monolitica:

      Peirce: “Un segno è qualcosa che sta per qualcuno in luogo di qualcos’altro, sotto certi aspetti o capacità.”

      Saussure: “Noi proponiamo di conservare la parola segno per designare il totale, e di rimpiazzare concetto e immagine acustica rispettivamente con significato e significante: questi due ultimi termini hanno il vantaggio di rendere evidente l’opposizione che li separa sia tra di loro sia dal totale di cui fanno parte.”

      Shannon e Weaver (due maledetti ingegneri, senza i quali però non saremmo qui): “È ingannevole (anche se spesso conveniente) dire che l’uno o l’altro messaggio trasferisce una certa quantità di informazione. Il concetto di informazione non si applica ai messaggi particolari, ma piuttosto all’informazione intesa come un tutto.”

      Chomsky: “Uno dei criteri per identificare il possesso dell'intelligenza nell'accezione umana (ovvero distinta da quella di un animale o di un automa) è l'aspetto creativo del normale uso del linguaggio.”

      Heidegger: “Il linguaggio è la casa dell'essere. In questa dimora abita l'uomo. I pensatori e i poeti sono i guardiani di questa dimora.”, “Il linguaggio nella sua essenza non è né espressione né attività dell'uomo. Il linguaggio parla. Noi ricerchiamo ora il parlare del linguaggio nella poesia. Ciò che si cerca è, pertanto, racchiuso nella poeticità della parola.”

      De Mauro: “È sotto gli occhi o, meglio, nelle orecchie di tutti: che le realizzazioni parlate e grafiche effettive oscillano fortemente da una maggiore nettezza, propria del parlato formale o dello scritto a stampa e simili, verso una nettezza assai minore, in cui il rilassamento di articolazioni e grafie porta a fare delle emissioni foniche e delle tracce scritte poco più che indizi allusivi alle forme significanti.”

      Di tutti costoro, quello che ha meno affinità con gli studi della lingua utili nella scienza, nella giurisprudenza, nella legislazione, ecc. e più affinità con i pur interessanti varchi dimensionali è il penultimo, e solo su di lui, per far polemica, si sono sollevati dubbi di presunto nazismo.

      P.S. “Trasferire” non è una parola inventata dal mio estro poetico, è un termine tecnico, e il verbo “consentire” ha per soggetto “La lingua”, esempio: “la lingua consente l'espressione poetica”. Non sembra nazismo.

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  25. Caro Profe, mi permetta di dissentire sul dubitativo "mah" che lei consiglia scrivere senza /h/ (la lectio corretta sarebbe "ma' "? boh?).
    Inoltre, nella sua ortografia for dummies mi pare manchi il re degli strafalcioni, ossia l'apostrofo all'indeterminativo "un" seguito da parola maschile.

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    1. Per carità, il ma con l'acca è ammesso, come del resto la Debora con l'acca. Tutto se po' ffa'... O fah...

      Quanto allo strafalcione, un sistema antrintrusione bisgna mantenerlo.

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  26. "In fact" ultimamente avevo notato anch'io un certo sbracamento nella forma; d'altronde o si guarda alla forma, o alla sostanza...
    Aggiungo un esempio nell'uso dell'apostrofo: come po', all'opposto c'è 'sto (ad esempio: 'sto c...).
    Oggi mi sento creativo... ogni tanto però qualche errore scappa anche a me (come tutti). Come dice il proverbio (?) "chi non fa nulla non sbaglia sicuro!".
    Cordialità.
    PS1: però non riesco a venire a capo di "perpline". Qualcuno mi illumina?
    PS2: prof grazie per l'Alt+0200... mi aiuta in molti frangenti!

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  27. Siamo pienamente d'accordo.
    Solo due cose:
    1 - " Ancòra un'àncora"... "Ancóra", con franchezza, sarebbe più giusto.
    2 - sono anni che cerco una spiegazione a una mia curiosità, ma anche buoni germanisti non hanno saputo dirmi quale sia il motivo per cui in tedesco si usa la maiuscola per ogni nome, cosa o persona. Se qualcuno di voi può spiegarmi gliene sarò davvero molto grato.

    Mini aneddoto sulla "dizione". Scava scava è nient'altro che una regola del gioco. Ma che bisogna ben conoscere se si vuole poi "giungere oltre".
    E dunque il buon Vittorio (Gassman) diceva che "una vérgine, è una vérgine; ma una vèèèèèrgine... è una puttana!". :-)

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    1. sottoscrivo pienamente il punto 1, ma capisco l'esigenza pedagogica di non addentrarsi anche nei meandri della dizione. diciamo piuttosto che si trattava di un polpo dai facili costumi.

      sul punto 2, essendo madrelingua, ho facoltà di comprendere cosa ne dice wikipedia.de, e lo riporto succintamente:

      nel medioevo si usava la maiuscola (o addirittura le prime due lettere in maiuscolo, tipo "GOtt") allo scopo di sottolineare certe parole (non necessariamente dei nomi).
      in età barocca l'uso è stato regolamentato, anche in seguito all'invenzione e diffusione della stampa, con una sola maiuscola e per tutti i nomi, forse allo scopo di migliorare la leggibilità.
      anche il lussemburghese ha tutt'oggi questa regola, e il danese ce l'aveva fino al 1948.
      nell'ultima riforma ortografica tedesca (1996-2006) si è parlato lungamente di abolirla, ma anche su questo punto la ragionevolezza non ha prevalso.

      considerate il mio rifiuto di usare le maiuscole tout court come un segno di militanza. per il resto farò del mio meglio.

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    2. Grazie NaNdo. Almeno è una spiegazione. Fesso io che sono andato a chiederlo a dei germanisti piuttosto che fare la cosa più facile: guardare il wikipedia...
      Il perché, se è questo, è francamente un po' misero... ma ci accontenteremo. Speravo in qualcosa di più "alto", complesso, intrigante.

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  28. Post su misura per il periodo. Mio figlio va in prima elementare. Riunione con le maestre fatta la settimana scorsa proprio nell'aula dove frequentera', con i genitori seduti sui banchi. Mi ha assalito un senso di ansia e di inferiorità che non provavo da anni!

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  29. Aggiungerei la mitica s seguita da consonante.
    Alle elementari mi insegnarono che quando si va a capo, la s insegue sempre quello che viene dopo. Che so? corresponsabile, diventa corre - sponsabile, e non corres-ponsabile come leggo su molti libri. La seconda modalita' viene dallínglese.

    Spezzo pero'un lancia per le e accentate, gli apostrofi etc. Scrivo

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  30. Mavala'! Io delle forme me ne stafotto! Ecco cosa devo dire! Non devo mica fare eserciZzio di bella scrittura! Certi errori li metto apposta.Ho imparato che nella. vITA conta la sostanza, contano le cose concrete, quelle che si possono toccare, contare, misurare ... .
    Però, professore oltre ad ad avere una cottura oh pardon cOltura sterminata, Lei scrive benissimo, non avrei continuato a leggere se non fosse così-i, un libro, se è scritto male non lo leggo, anzi, lo abbandono subito!
    Con infinita gratitudine,
    M.

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  31. Vogliamo parlare della fastidiosa ignoranza circa il concetto di troncamento?
    Qual'è?
    Eccola.

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  32. Visto l'argomento del post mi permetto di segnalare una triste notizia:

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/08/lucca-e-morto-il-borzacchini-ha-spiegato-il-vernacolo-toscano-anche-alla-crusca/1113852/

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  33. Comunicazione di servizio: avendo un Mac basta tenere premuto sulla vocale maiuscola prescelta e ti si apre un piccolo box di scelta, sopra.
    Gli europirla rimangono europirla anche se non commettono errori d'ortografia.
    Ma, senza errori, diventa meno faticoso leggerli, e più immediatamente manifesta la loro pirlaggine.

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  34. Allora, prof., mi devo autocensurare, sono troppo distratto e spesso non rileggo quanto ho scritto.
    Beh, meno male che non dobbiamo misurarcelo....

    Ps: vanno bene i puntini sospensivi? ;)

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  35. Caro Alberto,

    il tuo articolo mi ha suscitato dubbi e stimolato precisazioni.

    1) Mi risulta che se si termina una frase tra parentesi con un segno di punteggiatura, bisognerebbe cercar d'evitare ogni segno dopo la parentesi chiusa (sempre che non mi ricordi male...)

    2) Anch'io un tempo credevo che, per evitare ambiguità, fra àncora e ancóra l'accento si ponesse solo sul termine sdrucciolo; tuttavia mio padre mi fece notare che è invece consuetudine porlo proprio sulla parola piana (così su prìncipi non si pone, mentre su princìpi è necessario, qualora si debba fugare ogni dubbio).

    3) A rigor di logica, «i» e «u» vorrebbero l'accento acuto, essendo vocali chiuse. Cosí diventa piú divertente far impazzire chi non conosce l'uso di Alt+x! Ne diede fin da subito un bell'esempio grafico Indro Montanelli sul Giornale.

    4) Come ripeteva allo spasimo mio padre: «Gli errori non si fanno, si commettono!»

    Grazie dei tuoi articoli, sempre di estremo interesse e divertimento!

    Bruno

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    1. 1) dipende dall'editor. Io normalmente reitero la punteggiatura dopo la parentesi se quella all'interno delle parentesi ha un valore espressivo (puntini di sospensione, punto interrogativo, punto esclamativo).

      2) dipende dal contesto e dalla frequenza relativa. Ancòra ti verrà corretto, princìpi no.

      3) è una convenzione, noi mettiamo accenti gravi. Del resto, una chiara distinzione fra aperta e chiusa noi l'abbiamo solo per la "e" e per la "o". In tutte le altre vocali usiamo l'accento grave. Gli spagnoli quello acuto.

      Questo su base puramente induttiva.

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    2. @VaeVictis
      Vorrei farti due appunti:
      1. [Alt] + [x] non è universale: è uno shortcut noto solo ad alcuni programmi, in genere editor di testo tipo Word di Microsoft. Gli altri metodi segnalati, invece, funzionano sempre;
      2. È una brutta, brutta, brutta idea scrivere in un blog/forum/bacheca/whatever un comando o combinazione di tasti senza spiegare bene cosa fa. Non è immediato intuirlo, ma qualcuno potrebbe essere tentato di provarlo senza informarsi prima. Con [Alt] + [x] non succede niente, ma una cosa tipo rm -rf / può spianarti la macchina in pochi secondi.

      P.S. Per i curiosi, il comando sopra ordina alla macchina di eliminare tutto il contenuto di tutti i dischi attivi. E non chiede conferma.

      P.P.S. Brenno era uno sxxxxxo

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  36. Direi che l'apostrofo in fine di parola sia lecito quando la parola viene contratta come nel parlato (es. il solito "be' ", contrazione di "bene", o, per non creare confusione, "fa' " al posto di "fai"), mentre quando non c'è contrazione sia meglio mettere l'acca finale
    (vado a braccio, non so se una regola simile esista da qualche parte).

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  37. Permettetemi allora di spezzare una lancia a favore del "tu" al posto del "te" quando è soggetto della frase.

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    1. Credo che "te" come soggetto sia sempre sbagliato, perché in latino è ablativo, perciò fa da complemento (ma non ricordo quali).
      Sono certo che altri sapranno far luce sulla questione

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    2. Sì, è simile in latino: tu è nominativo e quindi soggetto della frase, te accusativo o ablativo.

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  38. Professore, esco dal tema linguistico e mi perdonerà i tanti strafalcioni grammaticali; dal sito "Keynesblog.com" leggevo di " politiche industriali di sostituzione delle importanzioni", per cui una mirata modulazione di incrementi in spesa pubblica potrebbe agire anche dal lato dell'offerta modificandola.
    Tradotto: un mirato incremento di spesa pubblica potrebbe non avere effetti negativi sul saldo commerciale e sui conti esteri. E' praticabile?
    P.S. il sito è gestito dalla Prof.ssa Daniela Palma.

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    1. Dove insegna la Prof. Palma? Non riesco a trovarla in rete. Comunque è un argomento poco convincente, come ho già ampiamente spiegato.

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    2. Dentro questa Europa, con un'unica valuta e con i vincoli di bilancio, di fatto le amministrazioni pubbliche non hanno questa possibilità:

      "Appalti pubblici nell'UE - regole e linee guida

      Per tutti gli appalti, le amministrazioni pubbliche:

      - non possono discriminare un'impresa perché registrata in un altro paese dell'UE
      - non possono fare riferimeno a marche specifiche, marchi commerciali o brevetti nel descrivere le caratteristiche dei prodotti e servizi che intendono acquistare
      - non possono rifiutarsi di accettare i documenti complementari (certificati, diplomi, ecc.) rilasciati da un altro paese dell'UE, se forniscono lo stesso livello di garanzia
      - devono mettere a disposizione di tutte le imprese, indipendentemente dal paese dell'UE in cui sono registrate, tutte le informazioni riguardanti gli appalti."

      qui le soglie.

      Questo significa che anche in una gara di appalto per un servizio di mensa non puoi mettere tra i requisiti la provenienza nazionale dei prodotti utilizzati: magari poi lo vince pure al maggior ribasso un'azienda italiana, che però metterà in tavola pasta fatta con farina ucraina, pane rumeno scongelato e latte tedesco.

      E questo è solo un esempio.

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    3. A giudicare da questo articolo mi pare che la Palma sia una keynesiana della corrente zingaliana (o si dice zingalesca?)

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    4. A sostituire gl'importanziosi invece non provvede nessuno...

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    5. Daniela Palma, laureata nel 1989 in Scienze Statistiche ed Economiche su temi dell’Economia Internazionale presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. E’ stata Visiting Research Fellow presso il National Center for Geographic Information and Analysis del National Science Foundation degli Stati Uniti nella sede della University of California at Santa Barbara, lavorando su una dissertazione dal titolo “Trasformazioni topologiche dei dati nell’analisi di serie socio – economiche territoriali” con la quale ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Analisi Economica Matematica e Statistica dei Fenomeni Sociali (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, 1995). Primo ricercatore presso l’Enea nelle aree dell’economia dell’innovazione e dello sviluppo e dell’analisi della sostenibilità ambientale ed economica, è autrice di diversi articoli pubblicati in riviste e libri sia a livello nazionale che internazionale. Coordina dal 1999 le attività dell’Osservatorio Enea sull’Italia nella Competizione Tecnologica Internazionale.
      P.S. Da quanto risulta sul suo sito.

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    6. Grazie. Perdonatemi, ma quando qualcuno dice "professoressa" e io non conosco (non siamo così tanti) vado su questo sito. Mettetevelo fra i preferiti, credo che possa servirvi in futuro.

      Ovviamente questa non è un'applicazione della fallacia ad auctoritatem. C'è anche questo sito che fornisce interessanti indicazioni. La più interessante è che le informazioni che tu riporti sono assolutamente corrette. La dottoressa Palma ha pubblicazioni internazionali e internazionali. Non mi risulta che ce ne siano in commercio internazionale. Peraltro, non mi risulta nemmeno che sia lei l'autrice di quella abominevole vaccata che è l'invocazione di "politiche di sostituzione delle importazioni". Quello è Iodice, uno che proprio non ci arriva, e lo dimostra dalla lettura che ha dato del mio libro. Peraltro, la dimensione dialettica degli euristi è l'autogol, e il suo sconclusionato post lo dimostra, perché, scritto per difendere l'euro (visto da Iodice come un successo della sinistra, mentre il Fmi ormai lo ha condannato), ci segnala indirettamente che il problema è più ampio. Questi vogliono "salvare l'euro per salvare l'Europa" (che è un'insigne scemenza), ma Porter, due commenti sopra, ti ricorda che il problema è proprio l'Europa (con le sue regole, che fra l'altro proibiscono politiche di sostituzione delle importazioni).

      Ho già spiegato ad abundantiam le meschine ambizioni e gli abbagli ideologici che sono dietro a questi atteggiamenti illogici, e sto incidendo nel mio libro la loro pietra tombale. Nel frattempo, potremmo parlare d'altro?

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    7. Non ha un curriculum su ideas.repec.org, ma ce l'hanno alcuni con cui ha lavorato, tipo questa Daria Ciriaci (http://ideas.repec.org/e/pci81.html) , che lavora per il "Directorate-General Economic and Financial Affairs - European Commission".
      Oste, com'è il vino?

      P.S. Com'è che il blog non legge la chiusura dei tag?

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    8. per non tradursi in nuovo deficit, questi interventi dovrebbero modificare l'offerta in maniera talmente incisiva da allinearla a quella nordeuropea.

      Non capisco dunque perche' gli autori vogliano ristrutturare l'euro (potrebbero difenderlo cosi' com'e', perche' basterebbe modulare in un certo modo la spesa pubblica per correggere eventuali squilibri)

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    9. Scusa qweqwe, ma la risposta è nella tua domanda. Sono di fatto collaboratori del progetto europeo.

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  39. Volete dire che qui non è ammessa la neolingua.
    Volete dire che incantevole non si scrive così ;) ?
    E che tormentato non si scrive così :(?
    Oppure che gli Stati dell' occidente non si chiamano Oceania?


    Non dovevo rileggere 1984 durante l' estate ...

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    1. Vuoi mettere la comodità della neolingua?
      La neolingua ci allontana dai significati sgraditi,ci allevia la pur desiderabile durezza della vita,e vai con riforma del lavoro,legge di stabilità,crescita negativa.Con i colleghi non si prende una macchina in cinque perché sono stati aboliti i rimborsi benzina per le prove,da tempo non pagate;si fa il carsharing,Trenta e qualcosa anni fa avevo un compagno di liceo che ricorreva sistematicamente al crowdfunding per comperarsi le sigarette,ma siccome avevamo a disposizione solo lingue arcaiche,invece di vedere l'aspetto trendy della faccenda,lo consideravamo un rompicoglioni.

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    2. la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza.
      Siamo in pieno socing!

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  40. Bisogna impegnarvicisicivi...http://youtu.be/9-VrY80K9y8

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  41. A proposito dell'accento con i monosillabi.

    In realtà non è possibile alcuna vera regola, anche se la grammatica una regola la dà (non accentarli), perché le eccezioni ci sono e ciò senza alcun motivo, neppur quella di evitare confusione.
    Per rimanere in tema, così come non risulta confondibile, nel contesto, do verbo e do nota, allo stesso modo non risulterebbe confondibile da (verbo) con da preposizione. Eppure dà e non do, inspiegabilmente, quello che talvolta preferisco scrivere dò per uniformità con la terza persona verbale che ha l'accento.

    Giù - che andrebbe con l'acuto - non avrebbe ragione di portare l'accento in quanto non confondibile con alcun "giu" inesistente in italiano. Eppure ha l'accento.
    Il suo contrario "su" non ha l'accento. E anche insensati, se guardiamo le pure forme attuali, l'accento sul sì - che andrebbe acuto - e l'assenza di accento sul no. Ma il "nostro sì" deriva dal "sic" latino, con un suono, appunto, accent"u"ato.
    Sarà questa la ragione?
    Gli avverbi di luogo "lì" - che andrebbe con l'acuto - e "là" non sono proprio confondibili, nel contesto, con i due articoli determinativi. Eppure hanno l'accento.
    E pensiamo alla non uniforme grafia per il presente indicativo del verbo "avere", non motivabile con le forme del latino per il semplice fatto che la "h" era in tutte le forme: perché in alcune voci ha resistito e in altre no? Non necessariamente per distinguerle da o, ai , a, o, almeno, non era l'unica via obbligata, essendo possibile un bell'accento su ciascuna di esse a indicare dove dovesse posarsi la voce.

    Nota (ormai) storica: la maestra ci fece presente la possibilità di scrivere à e ò, come - credo - residuo di tradizione, ma indicò di impiegare la h.


    Che dire?
    Gli usi, le norme e le eccezioni nella lingua italiana - mi limito all'unica che possa dire di conoscere, ma credo possibile la generalizzazione - non sempre sono spiegabili col criterio della funzionalità, ma spessissimo propongono l'una o l'altra (o talvolta contemporaneamente) forma in seguito a una non meglio precisabile consuetudine, chissà perché consolidatasi quella a spese di un'altra che forse considereremmo "migliore".
    La lingua - qualunque lingua, e per tale motivo sopra ho generalizzato - esiste "nella storia", organismo vivo di tradizione e ripetizione e innovazione e formalità e deformazione come "la storia" stessa, in definitiva come l'azione umana, che non risulta sempre uniforme e ordinata.

    Siiiiiiii, vabbbbbeeehhhhhhhhhh, ma un minnnimo d reggole gramaticali aplichiammole, sempre, benin-teso, in osecuio alle "tesi di Bagnai"...





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    1. Quanta fatica...

      Decidiamo su base etnica: tu sei genovese, io fiorentino, quindi si fa come dico io.

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    2. Meno male che il prof. non e' calabrese...(puntinipuntini)

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    3. @ Adriana. Tutte le lingue hanno un quoziente d'"irrazionalità" (o d'arbitrarietà) più o meno marcato. Pensa solo all'obbligatorietà del pronome soggetto (in mancanza del sostantivo) davanti a tutte (o quasi, eccetto gli imperativi) le coniugazioni verbali della lingua francese. La spiegazione corrente è che secoli fa, quando la lingua, in questo caso francese, era molto più parlata che scritta, ciò serviva a evitare confusioni riguardo alle persone verbali. Ma se coniughiamo un verbo francese, ad esempio regolare, vediamo che si pronuncia uguale solo in quattro casi sui sei, quindi negli altri due casi la desinenza è di per sé un marcatore di differenza, e logica vorrebbe che il pronome soggetto in questi casi sia superfluo. Eppure bisogna metterlo (una sorta d'armonizzazione simmetrica?). Lo stesso vale per la lingua inglese, a mio avviso ancor più arbitraria, soprattutto se la guardiamo sotto il profilo della pronuncia. Poi, come sai, è l'uso che fa una lingua, quindi se in una comunità linguistica prendono campo e divengono comuni distorsioni ed errori rispetto alla sua forma corretta, ebbene saranno quelli a prevalere (con buona pace d'ogni normatività, anche quella di questo post).

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    4. @roberto b
      Infatti.

      Ciò che non ho detto chiaramente, e a cui gli esempi e controesempi volevano indirizzare, è che di solito risulta decisivo e normativo l'uso, alto o basso, colto o becero o così così, per cui ora risulta conclamato e conclamabile errore ciò che in passato era ammesso o addirittura norma.
      Anche il parametro di razionalità-funzionalità non mi pare decisivo, proprio a fronte degli esempi fatti, e pure questo opinabile e soggetto alle mode, di fatto, alla storia - storia di idee fatte e disfatte dagli umani - che anche della razionalità-funzionalità può presentare concetti e modelli diversi in epoche diverse.

      E può presentare, dunque, e tutte compresenti, una discreta varietà di forme/norme linguistico-grammatical-ortografiche contraddittorie, perché una lingua degna di tale nome ha forme/norme sedimentate nel tempo, delle quali talune, ogni tanto e per misteriose ragioni, cadono.

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  42. Una delle (molte) cose che non capisco è per quale ragione se il padrone di casa (che qui è ovviamente il professor Bagnai) stabilisce delle regole ci sia sempre qualcuno che si sente in dovere di sottilizzare, puntualizzare, argomentare diversamente, ecc...
    Il padrone di casa ha parlato e stabilito le regole della casa, a noi ospiti spetta soltanto il cercare di rispettarle come meglio possiamo o, qualora non ci si riuscisse, di andarsene o almeno non intervenire.

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  43. Su perpline non si sbilancia nessuno????!??!!!!!

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    1. Perplimere.
      http://www.accademiadellacrusca.it/en/italian-language/language-consulting/questions-answers/significato-origine-perplimere

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  44. Ottimo post . Niente è così importante come la punteggiatura in uno scritto .
    Ricordate la storiella dell' abate Martino che per un punto perse la cappa ?
    Sul portale della chiesa incise : PORTA PATENS ESTO NULLI . CLAUDATUR
    ONESTO che tradotto significa '' Questa porta non sia aperta a nessuno . Sia chiusa in faccia ai galantuomini .
    La scrittura esatta è : '' PORTA PATENS ESTO . NULLI CLAUDATUR HONESTO che significa giustamente '' Questa porta sia sempre aperta . A nesun
    galantuomo sia mai chiusa in faccia .
    AHHHHHHHHHHHH GLI ANTICHI ROMANI ......................

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  45. Ci sono i dollari, le sterline, c'erano i marchi, i franchi, le lire. Perché ci sono gli euro? Mi pare un innalzamento sul trono del singolare maiestatis e mi faceva onco la forma ancora prima di capirne la sostanza.

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    1. @mariof

      Dopo aver abbandonata la forma "euro" per il plurale e averla mutata in "euri" per un più visibile plurale, sono tornata ad "euro" anche per il plurale proprio in considerazione della nostra grammatica, che di norma vieta il plurale per i nomi stranieri.

      Ecco, appunto, dato che "euro" è una moneta straniera, cioè non-italiana, la chiamo euro pure al plurale per evidenziare che anche linguisticamente non ha nulla a che fare con la mia origine.
      Ideologia (mia) e grammatica e morfologia italiana qui si danno la mano a rappresentare una realtà economico-politica.

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    2. Ricordo che, alla vigilia dell'introduzione dell'euro, lo stesso presidente Carlo Azeglio Ciampi raccomandava agli italiani, da non linguista qual era, di lasciare invariata, cioè di non pluralizzare, la parola euro, perché, ed era la motivazione che più m'aveva colpito, in caso di transazioni economiche internazionali, gli stranieri non avrebbero capito il plurale "euri". Poi è successo che gli stranieri hanno bellamente pluralizzato "euro" (certo, al loro modo, i più con la /s/), e noi invece siamo rimasti ligi alle direttive linguistiche europee. Mi sembra fosse stato il linguista Giovanni Nencioni ad avere forti perplessità sull'invarianza di "euro", e anche l'Accademia della Crusca, a questo riguardo, è costretta ad arrampicarsi un po' sugli specchi:
      http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/plurale-euro

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    3. Ma benedetti ragazzi, devo spiegarvi proprio tutto io? In tedesco, la lingua di Ciampi, il plurale è Euro. Occorre altro?

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    4. Ripeto il commento perché misteriosamente sparito col premere "Anteprima", perciò misteriosamente potrebbero comparirne poi due e non per mia volontà.

      Infatti, @Alberto (8 settembre 23:04), perché la lingua è storia e, pertanto, anche ideologia - che sta nella storia ed è storia essa stessa.

      Nel caso specifico che tu ricordi, la lingua è psico-ideologia, come molte volte per chiunque nelle questioni a cui ciascuno più tiene.
      E anche questo, va da sé, sta nella storia. E dove, altrimenti?

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  46. quando parlo del mio Paese non so perché uso la P mentre quando scrivo germania uso la germania.. bah

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  47. La dieresi

    È la dieresi la cosa
    che al dittongo lunga suona
    e trasforma "tu' ma' buona"
    in "büona di tu' ma"
    da "Il Borzacchini Universale" ed. Ponte alle Grazie - Longanesi

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    1. L'architetto Giorgio Marchetti, in arte Ettore Borzacchini, è morto improvvisamente, all'età di settantuno anni, nel pomeriggio di ieri.

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    2. E la sineresi?
      'a dialefe, 'a sinalefe?

      eheheheh

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  48. Professore, le chiedo scusa se vado fuori tema. Sono andato sul sito della banca d'italia (qui precisamente https://www.bancaditalia.it/statistiche/SDDS/stat_rapp_est/bilancia_pag) e ho guardato i valori dei saldi delle partite correnti a giugno degli anni 2011, 2012, 2013, 2014: -60.913, -30.060, 4.720, 23.573 miliardi di euro rispettivamente, in linea con ciò che spiega lei.

    Mi hanno colpito, però, anche i valori dei crediti merci a giugno degli anni dal 2010 al 2014: 305.289, 361.404, 384.062, 389.244, 393.210 miliardi di euro rispettivamente.

    I tassi di variazione degli stessi sono: +18.38%, +6.27%, +1.35%, +1.02%. Quindi, in palese discesa. Questo mi sembra strano alla luce del fatto che con la riduzione relativa del nostro livello di inflazione i nostri prodotti dovrebbero essere più competitivi.

    Mi potrebbe dare una spiegazione economica di ciò?

    Grazie,
    Simone.

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  49. Con tanto affetto, comprendo le ragioni di questo post, ma non condivido assolutamente il tono ironico.

    Pur non avendo capacità grammaticali degne di nota le faccio notare che la differenza fra debito pubblico e debito estero l'ho afferrata anch'io.


    http://it.wikipedia.org/wiki/Umilt%C3%A0

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    1. Carissimo, con altrettanto affetto: lei scrive in un italiano corretto, quindi non si butti giù. Peccato che confonda umiltà e modestia. È un errore diffuso fra i piddini ed è spesso sintomo di mediocrità, ma non generalizziamo. Forse lei è solo un benpensante "de sinistra" al quale risulta difficile immaginare, per i motivi più vari e che non mi riguardano, che io avevo mille e una alternative valide rispetto alla scelta di mettermi qui al servizio del mio paese e dei miei lettori. Se gli euristi sono dei cialtroni incolti non è ahimè colpa mia, e rimarcarlo non è segno di particolare superbia. Vedere chi per 30 anni ci ha detto una cosa dire improvvisamente il contrario, perché preso dalla SStoria a calci nel culo, e non giorne, non sarebbe umiltà. Sarebbe santità. Ci stiamo lavorando, ma per ora vadano al diavolo le merde incolte e collaborazioniste che ci hanno consegnato a questo insensato delirio, e, se posso, anche chi si impietosisce per loro. Non è colpa mia se etimologia vuole, e antropologia conferma, che un liberista sia un idiota. Le presto una grammatica greca, se non ci crede...

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    2. Caro Alberto...non sono mai stato ne a destra ne a sinistra...Io le credo eccome, sono qui a leggere tutti i giorni. le dirò in franchezza, che mi è rimasto solo lei.

      Mi spiace che ogni tanto venga fuori un atteggiamento un pò lezioso.

      ps
      lo so, si scrive po', ma continuerò a usare pò perchè (perché) è più veloce.

      Questo almeno lo conceda :-)

      Con affetto sincero ;-)

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    3. Ahitè? Pazziemo! Anche questo alla fine è un post godibile, peraltro scrivi in modo divertente; e d'altro canto il fatto che pecchi di superbia e immodestia è comunque accettabile, oltre che comprensibile.
      Immagino quanto ti diverti all'università con l'italiano scritto e parlato degli studenti. Ti propongo l'apertura di una sottosezione dedicata all'argomento, della quale non mi propongo come curatore, che potrebbe fare il paio con quella dedicata all'altra tua passione, la musica. Magari la sezione non dovrebbe essere dedicata solo all'ortografia, argomento che poco interessa ai più, ma più in generale alla lingua. Hai presente i difettivi di singolare di cui la popolazione italiana ignora l'esistenza? Indossava un occhiale... E che dire delle aziende che producono i pneumatici? Non passa forse l'identità di una nazione e di un popolo anche da una lingua comune? Esiste ancora la lingua italiana?

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    4. E sempre a dar retta ai greci, che hanno inventato una cosuccia come la filosofia, il logos è discorso, ma anche pensiero e, in ultima analisi, principio ordinatore del cosmo. Quindi, a esser tolleranti con la lingua, si inizia col pensare confusamente e si finisce con il minare le fondamenta stesse dell'universo. Non sembra processo poi così difforme dai fatti qui discussi, vero? Un rischio troppo alto perché il Prof. non si schieri ;-).

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    5. È molto difficile non essere né di destra né di sinistra, ma devo ammettere che porta ad avere un interessantissimo dizionario dei sinonimi e dei contrari. Nel mio il contrario di umile non è lezioso. Ci vieni al compleanno?

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    6. @Pesce

      Grazie per averlo ricordato, amico ichthus...

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    7. Enrico Pesce 08 settembre 2014 22:39

      "a esser tolleranti con la lingua, si inizia col pensare confusamente e si finisce con il minare le fondamenta stesse dell'universo"

      Parole sante, che poi a ricordarcele sia Pesce è del tutto appropriato…

      Comunque, c'è stato recentemente in Curlandia un esempio lampante di quanto sia vero quanto da lei detto: avevano un lingua antichissima e dura come il diamante e come il diamante intrattabile a ogni tentativo di renderla malleabile. Per aggirare il problema e poter essere tolleranti agli occhi di tutti i non curlandesi cosa hanno fatto? Semplice, hanno buttato nel cesso la loro lingua e adottato tutte le altre. Risultato: una vera e propria Babele! Finché dura, si intende...

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    8. Potenza della più bella fra le lingue archetipiche! Un cognome di bassissima lega trasformato in acronimo divino. Grazie a lei ;-).

      Non ricordo, le faccine son permesse?

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    9. @Alberto Bagnai08 settembre 2014 21:06
      Prof, ha mangiato una "i" in "gioirne".
      Meno male: la santità è molto faticosa da frequentare, la perfezione credo sarebbe insopportabile.

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    10. Ne destra ne sinistra, ribadisco.

      Questo tizio però lo credo più di tutti, senza offesa, più di lei:
      https://www.youtube.com/watch?v=Lm6XNZf9Q48

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  50. @Alberto Bagnai

    Grammatica e ortografia su base etnica? Uh uh.
    Comunque faticaccia è stata, col pensiero a non perdere né filo né bus.

    A qualcun altro.

    Il Bagnai apprezza le affermazioni motivate e sa stare agli scherzi, ma ciò non è da tutti, e pertanto "a qualcun altro" non rispondo essendo io una signora, oppure - a scelta (?) di chi non apprezza ecc ecc -, un signore dotato...di cervello, cioè, appunto, una signora.

    In ultimo, grazie a tutti quelli che hanno dato indicazioni di tastiere, tastierini e altro per produrre vocali maiuscole con accento degno di tale nome. Vedrò di applicarmi, ma non garantisco del risultato :-)


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    1. Mi vedo costretto ad infierire, e sai quanto ti voglio bene, quindi sai che fa più male a me che a te. Noi siamo noti per la Divina Commedia e per l'invenzione della bancarotta. Voi per aver scoperto l'America e per avere il braccino corto. Capisci che non c'è partita. Però questo blog è aperto anche ai diversamente fiorentini, s'intende. Peace end love (da leggere come è scritto, come peoci, per intenderci...).

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    2. Approposito di Divina Commedia, oggi è l'otto settembre:

      Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
      umile e alta più che creatura,
      termine fisso d'etterno consiglio,
      tu se' colei che l'umana natura
      nobilitasti sì, che 'l suo fattore
      non disdegnò di farsi sua fattura.
      Nel ventre tuo si raccese l'amore,
      per lo cui caldo ne l'etterna pace
      così è germinato questo fiore.
      Qui se' a noi meridïana face
      di caritate, e giuso, intra ' mortali,
      se' di speranza fontana vivace.
      Donna, se' tanto grande e tanto vali,
      che qual vuol grazia e a te non ricorre,
      sua disïanza vuol volar sanz' ali.
      La tua benignità non pur soccorre
      a chi domanda, ma molte fïate
      liberamente al dimandar precorre.
      In te misericordia, in te pietate,
      in te magnificenza, in te s'aduna
      quantunque in creatura è di bontate.


      Effettivamente non c'è gara...

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    3. Anche le etnie "diverse" apprezzano cultura e spirito, eh eh.

      E ora, più seriamente, una notizia di storia genovese letta molto tempo fa nella Storia di Genova di Vitali - da cui nulla posso citare perché il libro è (era) alla Biblioteca Universitaria.
      Nel 1250 fallì la prima banca genovese, messa su con capitali che il comune di Piacenza aveva forniti per contraccambiare un aiuto militare pervenutogli proprio da Ge. Uno dei fondatori locali si rovinò per restituire quanto poteva a chi aveva denari depositati.
      Altri tempi, non necessariamente migliori, anche se recenti vicende di un locale istituto di credito autorizzerebbero l'idea.

      Per quanto riguarda Firenze e le cose su cose che continuo a scoprire dopo avervi ripreso giri forsennati e sporadici, più quelle che a ogni passo vorrei vedere-fare-visitare-gustare (non indico negozi per non fare pubblicità), più gli angoli e le curiosità-che-so-che-ci-sono-e-devo-proprio-vederli, la lista delle "cose" pur minori-che-perché-sono-lì-sembrano-maggiori, quella si allunga a dismisura.
      Non parlo dei "soliti" musei o della sovrana Cupola nel senso di cupola del duomo e di altri insigni luoghi, ma di tutto proprio tutto compresi il lampredotto - che conosco -, una villa con giardino modernissimo, le abitazioni di Galileo, una particolare veduta da un particolare punto, il borgo chiamato Pian de' Giullari, la gipsoteca dell'Istituto d'Arte...

      Per dire che lo so che non c'è partita e che sono un'extraterritoriale fanatica. Il fanatismo fondamentale mi viene dall'epoca del liceo, pensa tu.

      Per i curiosi di curiosità fiorentine minori-ma-non-tanto, segnalo:
      Valentina Rossi, 101 cose da fare a Firenze almeno una volta nella vita, Newton Compton, Roma, 2014.
      Sconsigliabile come guida classica, che non vuole essere, consigliabilissima per le scoperte e le curiosità a cui invoglia.

      Ho un po' debordato, ma se si vanno a toccare gli amori liceali succede questo, oppure cala il silenzio.
      Questa volta chi legge è stato sfortunato ;-)

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    4. @Marco S.
      Il nesso della Madonna con l'8 settembre?

      Sarà invece l'8 dicembre, Immacolata Concezione che, però, secondo il catechismo significa "concepita senza peccato", quello detto "originale", dei progenitori di cui siamo eredi (peccato e genitori)? Maria, secondo il catechismo, è l'unica umana non erede di quel peccato proprio in quanto degna di diventare madre di Cristo.
      NON significa, come invece molti credono, "madre pur essendo vergine", che fu, a suo tempo, una vistosa quanto oziosa occasione di critica da parte del catechismo olandese, direi anni Settanta, che spero presentasse critiche un poco più profonde.

      Oppure mi sfugge qualcosa?

      Lo chiedo qui perché ignoro le intenzioni di chi ha scritto e perché questo luogo (che molti terapeuti e persone secredenti "trendy" chiamerebbero "spazio") è sempre ottimo per informazioni di vario genere.
      Chiosa alla chiosa: un luogo di solito è uno spazio o anche uno spazio, ma personalmente trovo fastidiosa la supponenza con cui i vari "trendy" dicono "spazio" per indicare situazione, occasione, momento, possibilità - che peraltro di solito si danno in uno spazio fisico.
      Be', ovvio, e dove, se no?


      Buona giornata a tutti.

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    5. @Adriana

      La nascita di Maria.

      Rimuginando e cercando, mi ritrovo a Leningrado, 8 settembre 1941.

      (Alessandra da Firenze)

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    6. 102ma cosa da fare a Firenze almeno una volta nella vita: la maratona, fine novembre! La bellezza riesce a far breccia anche in pieno affanno.

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    7. Grazie a:

      @Obli, perché assolutamente ignoravo;

      @Marco S, che mi ha dato occasione di chiedere;

      @a perfect world: infatti non mi pare sia sul libro. Conosci la data precisa? Varia ogni anno? Qual è il percorso, che potrei fare a passo veloce per - esageriamo - un decimo, ma, se mi alleno da ora a camminare, anche per due decimi?
      Per me, Firenze è "la" bellezza.

      A Genova la maratona è mezza, col nome di Mezza di Genova.
      E questa è la nota folkloristica per @Alberto Bagnai, che ogni tanto allude all'(ipotetica...uhm uhm) avarizia dei genovesi senza nominarla espressamente.

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  51. mi scusi professore, volevo chiederle se la sua espressione al punto 5 "arti anteriori" è una locuzione voluta o una semplice svista.

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    1. Se ti guardi allo specchio e vedi quelle lunghe orecchie pelose potrai risponderti da solo... P_e_ace end love, caro il mio perissodattilo. Ci vieni al compleanno?

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    2. Non avevo dubbi sulla risposta, peccato perché il mio "è un punto di vista interessante"

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    3. Mi scusi, non ho risposto alla sua domanda. Mi piacerebbe assistere, ma non so se agli ungulati sarà permesso di entrare, in ogni caso mancano ancora due mesi e l' evoluzione a volte procede a scatti, chissà...

      Comunque si, mi piacerebbe venire

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  52. Questo è interessante:

    Income-induced expenditure switching: Supermarket scanner data evidence from the 2008-09 Crisis in Latvia

    Rudolfs Bems, Julian di Giovanni 08 September 2014

    Unconventional policy responses to the 2008-09 Crisis in Latvia and its subsequent recovery caught many economists by surprise. This column uses evidence from detailed product-level data to argue that income-induced expenditure switching from expensive imported to cheap domestic goods was an important contributor to the external adjustment. The conventional relative price channel played a small role.

    http://www.voxeu.org/article/income-induced-expenditure-switching-evidence-latvia

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  53. Certo,LF Céline e non Cèline,ma siamo in Francia...ricorderei pure quale é e non qual'é,e congiuntivi vari.... i puntini celiniani possono passare e restar io homo?

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    1. Bhhhhhhhhhhhhhhe, prima devi indicarmi chi ha scritto Cèline, così lo cauterizzo. Poi mi dovresti spiegare in quale dialetto sanscrito si trova una é (accent aigu) sperduta in mezzo al foglio. Dopo di che il coroner potrà accertare se sei uomo: nel blog ne abbiamo uno, pensa un po'! Nun se famo manca' gnente...

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    2. Innumerevoli prof,e pure celiniani....più che una "e" aigu persa, me sa che me son trovata una "e" nuda in più...invece de qual é...
      Me sa pure che, dopo sta frescaccia, er coroner me classificherà "ignoto"

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  54. La questione sollevata dal prof. è estremamente sottile, sebbene presentata sotto la veste erudita della grammatica italiana. La questione generale è, a mio avviso, la concezione che, nella società moderna, si ha delle regole. Credo sia sotto gli occhi di tutti che il pensiero contemporaneo in occidente, in particolar modo in Italia, a partire dal '68, ha tenacemente promosso l'idea per cui la modernità consisterebbe nell'assenza di regole. "Vietato vietare" era uno degli slogan del '68. Credo che noi tutti siamo cresciuti con l'idea che tutto ciò che è prescrittivo sa di stantio e quindi debba essere rimosso per dare all'individuo la possibilità di esprimersi liberamente.
    Ma ha senso una libertà senza regole? Ha senso una libertà teoricamente illimitata senza nessuno in grado di tutelarla dai soprusi in nome proprio di regole condivise che fungano da argine per tutti. Io credo che la libertà senza regole porti alla schiavitù.
    L'odio per la grammatica da piccoli porta, da grandi, ad odiare lo stato che, apparentemente, limita la libertà individuale. Ma la libertà senza uno stato forte costruito su regole condivise porta solo all'isolamento degli individui ed all'impossibilità per questi ultimi di coalizzarsi e reagire ai soprusi.
    Quello che ci sta capitando!
    Deve passare il messaggio che le regole soltanto consentono la convivenza civile, quindi ben venga anche lo studio della grammatica.

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    1. Le regole si rilassano per facilitare la prossima dittatura.

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    2. Ma prima di trasformare questa banalità sul '68 in una litania come quella sulla destra e la sinistra, dieci minuti di riflessione potremmo anche dedicarli all'argomento, o no?
      Innanzitutto il '68 non è solo studentesco. Sia in Italia che nel resto del mondo è preceduto e soprattutto seguito da anni di forte conflitto, più o meno latente.
      Sicuramente è un fenomeno molto variegato e avrà pure un suo aspetto anarco individualista all'americana. Ma che i consigli operai siano un prodromo del thatcherismo mi pare una baggianata. Anche se l'ha detta Fusaro.

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    3. Professore, confido nella sua pietas cristiana, per noi diversamente ortografici.

      @ toti tot : Sempre di pietas trattasi , ma riferendomi a quella romana , posso dire che non sempre i diversamente ortografici e i diversamente grammaticati , ne sono privi. La prova è che sono qui a leggervi, per quel poco che possa valere.

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    4. @danielekan

      il conflitto sicuramente c'era e nessuno lo nega. Il punto è che anche allora la sinistra italiana ha voltato le spalle a coloro che avrebbe dovuto rappresentare. Lo spostamento a destra del PC, il cosidetto compromesso storico, inizia qualche anno più tardi. Nel 1978 il PC era già pefettamente integrato nel sistema. Fu Luciano Lama, capo della CGIL, a parlare della necessità dell'accumulo di capitale per uscire dalla recessione di quegli anni. Lo stesso Berlinguer appoggiò senza tentennamenti le politiche di austerità imposte da Andreotti dicendo che bisognava superare la moderna società cosumistica.
      I consigli di fabbrica c'erano però c'erano soprattutto i dirigenti comunisti che tentavano di bloccare qualsiasi tentativo di opposizione popolare alle politiche di austerity. Non è mica un caso che la quota salari in Italia cominci a scendere inesorabilmente a partire dal 1976.

      Bisogna ammettere con un po' di rabbia, nonostante la nostalgia con cui molti ricordano quei tempi in cui la rivoluzione sembrava dietro l'angolo, che a partire proprio dal '68 la sinistra italiana ha operato un'altra colossale opera di intercettazione del dissenso barattando i diritti veri con quelli finti, presentati come portatori della vera modernità.

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    5. @toti tot
      Su questo possiamo anche concordare, in gran parte. A mio parere l'avvio del processo che porta a Renzi si ha proprio in quegli anni, quando il PCI decide di abbandonare i movimenti sociali, un po' per paura (sfuggire al rischio cileno), un po' per ambizione (inseguire l'idea della normalizzazione, del partito e della società).
      A dire il vero credo di avere letto il tuo intervento iniziale un po' frettolosamente, visto che ti attribuisco cose che tu non hai esplicitamente detto, della qual cosa mi scuso. Sei stato inserito in un mio a-priori.molto poco kantiano.
      Diciamo che mi sono levato un rospo che ho in gola da qualche tempo, forse non nel momento più adatto.

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  55. Sarà che non ho potuto studiare allora, e manco ne potevo capire l'importanza, che non mi lamento ora di questa lezione quotidiana sullo scibile umano.
    Io con la tastiera ci ho provato ma non funziona.

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    1. Prof. docet.
      Io ho provato, funziona.
      Tieni premuto alt, digita il codice ASCII col tastierino numerico nella parte destra della tastiera, molla il tasto alt e il carattere compare.

      Codici ASCII:
      http://www.cliro.unibo.it/portale/servizi/documenti/AnsiTable.asp

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  56. Perdonate ad un autodidatta che la lingua italiana aveva iniziato ad imparare all'età di ventisei anni, consapevole di quanto è dura la lotta agli errori, razza dispettosa, che spuntano dove non te li aspetti proprio, e quando te ne accorgi è ormai troppo tardi, il commento è già stato pubblicato.

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  57. Ieri anniversario della nascita di Ludovico Ariosto, oggi di Tolstoj:

    “Il pensiero delle sofferenze di un uomo che egli aveva conosciuto così intimamente, prima ragazzo allegro, studente, poi collega adulto, diede a un tratto una sensazione di terrore a Petr Ivanovic, malgrado la spiacevole coscienza della finzione sua e di quella donna. Egli vedeva di nuovo quella fronte, quel naso che si piegava sul labbro, ed ebbe paura per sé.
    «Tre giorni di tremende sofferenze e la morte. Ciò può accedere anche a me, in qualunque momento», pensò, e gliene venne un istantaneo sgomento. Ma subito, senza saper come, gli venne in aiuto il pensiero abituale che, cioè, questo era potuto accadere a Ivan Ilijc ma non a lui: a lui ciò non doveva, non poteva accadere: pensando così egli soggiaceva a un'impressione funesta, il che non doveva fare, mentre evidentemente il viso di Schwarz esprimeva tutt'altro. E facendo questo ragionamento, Petr Ivanovic si calmò e si mise a interrogare premurosamente la vedova sulle circostanze della morte di Ivan Ilijc, come se la morte fosse un caso particolare a Ivan Ilijc, ma che non poteva toccar lui.”

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  58. Spezzando una lancia a favore degli analfabeti devo dire che nell'informatica si è soliti utilizzare apostrofo al posto di accento per compatibilità dei testi visualizzati (sopratutto nel contenuto web).

    Poi se uno ha un layout americano, come il sottoscritto, diventa anche una comodità (molti neppure sanno cosa sono i codici ascii).

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    1. Un momento.
      Vedere un informatico che usa l'apostrofo al posto dell'accento fa solo da discriminante nelle valutazioni della professionalità.
      Un informatico professionista non puó non sapere cosa sia e quando usare un carattere ascii.
      Vero è che oggi chiunque sappia accendere un pc si definisce programmatore però da qui ad esserlo, ce ne passa.

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  59. Spagna.
    Italia.

    Vedo che i dati dei consumi "Consumer spendng" spagnoli vanno abbastanza bene, e sono in crescita da luglio 2013 mentre quelli italiani sono fermi. In Spagna si situano dal 07/2011 intorno ai 92,5+/- 2,5 MLD in Italia 207+/- 7MLD(vedi dati precedenti).

    Poi vado a vedere la fiducia dei consumatori e leggo che c' è una leggera contraddizione tra questo aspetto ed i dati precedenti tra Spagna ed Italia; in Spagna c' è un pessimismo ormai cronico, in Italia resta sempre in un intorno stretto del 100%.

    Se vado a guardare i INE e Instituto de Crédito Oficial e la Banca di Spagna (per i dati di trade) per la Spagna mentre c' è ISTAT per tutti i dati relativi all' ITALIA (mi risuta che ISTAT sia Istituto abbastanza autonomo dall'' Esecutivo).
    Se vado a guardare la composizione degli organi di governo del Banco di Spagna, noto alcune non trascurabili differenze fra la sua potenziale autonomia e quella della Banca D' Italia, il cui statuto è stato ultimamente riformato verso una completa autonomia dal Tesoro.
    Sarò un po' malfidato, ma a me tutta sta grande ripresa spagnola mi puzza un po' di qualche maneggio, che fa comodo a chi (BCE ed Esecutivo spagnolo) controllano dai rispettivi scranni e con diverse competenze l' Istituto di Madrid.

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  60. Il punto 6 va contestualizzato secondo i nuovi parametri europei, specie per i diversamente residenti: le tastiere che mi trovo davanti son piu' vicine al bergamasco che ad altre piu' conosciute lingue romanze.

    Considerato che il sistema operativo gli alt vari non me li fa, e #cercoscuse, dato che le direttive EU ci han imposto curvature di banane e lunghezze di cetrioli, auspico, perilbenedellEuropa e controognidivisionedirazzaecultura, che quest'ancòra linguistìca ciaffratellitutti.

    Lo vuole l'Europa, e comunquelealternativesonopeggio.

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  61. Quoto ahimè Hobgob, e spero non mi ghettozzerete, sono purtroppo prono agli strafalcioni!

    In aggiunta alla mia consueta pochezza temo persino che l'Australia stia rendendo la situazione più grave: sto disimparando l'italiano.

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  62. Secondo il rapporto DSB (in http://onderzoeksraad.nl/uploads/phase-docs/701/b3923acad0ceprem-rapport-mh-17-en-interactief.pdf) l'aereo MH17 sarebbe stato abbattuto da oggetti esterni ad alta energia. La cosa è perfettamente compatibile con schegge da esplosione esterna ( di un missile).

    Ma secondo buona parte della "stampa" italiana si tratterebbe di "proiettili" :

    Ansa: http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/09/08/ucraina-possibile-scambio-prigionieri-mercoledi_989b147e-d53e-40bf-b75a-ebeef2c293ee.html

    La Stampa: http://www.lastampa.it/2014/09/09/esteri/ucraina-il-rapporto-sul-volo-mh-fu-abbattutto-da-proiettili-7c7X61XA2sUjDVBKTxlJ3M/pagina.html

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  63. Anvedi questo aho:

    "Ora, è chiaro che il declino di una lingua debba al fondo avere cause politiche ed economiche e che esso non è dovuto semplicemente alla cattiva influenza di questo o quello scrittore. Ma un effetto può divenire una causa, rafforzando la causa originaria e producendo lo stesso effetto in modo più intensivo e così via indefinitamente.
    Un uomo può cominciare a bere perché si sente un fallito e poi fallire ancor di più perché beve. Ed è un po' la stessa cosa che sta accadendo alla lingua inglese.
    Essa diviene brutta e trascurata perché i nostri pensieri sono vacui, ma la sciatteria della nostra lingua favorisce ancora di più l'avere vacui pensieri.
    Il punto è che il processo è reversibile.
    L' inglese moderno, in specie quello scritto, è pieno di cattive abitudini che si diffondono per imitazione e che possono essere evitate, se uno ha voglia di prendersene il dovuto fastidio.
    Liberandosi di queste abitudini si può pensare in modo più chiaro, e pensare in modo più chiaro è il primo passo necessario per una rinascita politica: ecco perché il fatto di combattere contro il cattivo inglese non è cosa frivola, così come non costituisce l'unica preoccupazione degli scrittori professionisti."

    George Orwell. La politica e la lingua inglese (1946).

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    1. L'avevo letto, ma ti ringrazio perché rileggendo noto un Orwell in versione myrdaliana... che mi era sfuggito.

      È un autore fondamentale: questo è il suo secolo e nessuno come lui, per quel che mi riguarda, è riuscito ad interpretare i fenomeni socio-politici con tanta semplice complessità.

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  64. Sempre per motivi d'archivio, segnalo un nuovo articolo del Prof. Paolo Savona.

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    1. Me cojoni! Non sfugge nulla e nessuno nella requisitoria del Prof.Paolo Savona. Nelle parole leggo profonda e disinibita irritazione e radicale e vscerale disgusto per i destinatari dell' attacco.

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  65. “Il punto doloroso è che la classe politica italiana non è disponibile a sostenere un processo così complesso (l’educazione degli adulti). Ahimè, i fatti, ma non solo i fatti di ora, i fatti del centro-sinistra che mi è capitato di vivere in prima persona, purtroppo mi hanno dato ragione.”

    Tullio De Mauro, La cultura degli italiani, 2004

    (lorluc)

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  66. Grazie.

    Articolo da leggere subito: netto, chiaro e grande.

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  67. Confronto Amato Vs Tremonti a maggio 2014, sui temi caldi europei.
    Due autentici bonzi di Riace, ma Tremonti dice qualcosa di interessante al tempo 31':00", poi il Prof. si lamenta delle mie sparate.

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  68. avete notato l'analogia tra il simbolo di Stop Austerità e quello di Fare per fermare il Giannino?

    2.bp.blogspot.com/-ASgx8c36Zuw/U7Q1o5yjTtI/AAAAAAAAA_c/_wQfVgHyCp0/s1600/Immagine+logo.png

    verso la freccina che ci esalta (ma secondo me pijano anche un po' .. come dire.. per il culo)

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  69. ma soprattutto, in italiano, le parole straniere al plurale rimangono invariate: non esiste "i files", si dice "i file"!
    In italiano sono accettati solo i plurali delle parole latine (perché considerate italiane) princeps -> principes e delle parole greche (per sudditanza culturale) topos -> topoi.

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