domenica 7 settembre 2014

Disuguaglianza e demografia: castriamo i poveri!

(il nostro ultimo arrivato ci sta dando tantissime soddisfazioni!...)

rsr ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Disuguaglianza e sviluppo":

però dovete ammettere che è strano

Quando chiunque sostiene "L'Euro è un bene per l'Italia perché sì!", Bagnai giustamente scatta "e la bilancia commerciale?" "e la deflazione salariale?" "in base a quali dati?"

Quando Zingales se ne uscì con la 'svalutazione strutturale continua', ricordate quante gliene disse? (scrisse)

Poi me lo ritrovo a scrivere un post di quel tenore sugli USA.

Che suona più o meno come: non esistono un partito Repubblicano e uno Democratico, esiste un partito unico della disuguaglianza in combutta con i ricchi per impoverire i poveri.

Ehmmmm... ok.
Qualche conferma a supporto di questa certezza granitica?
Qualcosa che regga un paio di banalissime obiezioni (che potrei sollevare perfino io), tipo: con la natalità sbilanciata come la mettiamo?
produce di più una catena di montaggio automatizzata e robotizzata di un paperone oppure un migliaio di proletari disoccupati?

Ed ecco che si inviperisce.

dovete ammettere che è strano

io (per restare in tema col blog) ho ripagato Bagnai con la sua stessa moneta. Mica qualcosa di diverso.

Vedete, io sono un signor nessuno, le mie opinioni non smuovono nulla di un millimetro, non ho scritto un libro da migliaia di copie, non ho un blog influente e non vado in tv. Domani la mia giornata sarà la stessa.
Ma dall'altra parte un po' di cautela in più me la sarei aspettata. (soprattutto da chi fa della dimostrazione scrupolosa la sua bandiera)

Poi, figurarsi, mio nonno ha avuto nove figli, suo padre prima di lui ne ha avuti quindici.
Sarebbe un'esenzione di responsabilità pazzesca, per me. A chiunque dimostrasse "i ricchi sono cattivi perché sì!" farei un monumento!
Immaginiamo poi se il sistema prevedesse che il nonno ricco deceduto non lasci le risorse al nipote ma ci sia il lascito coatto alle comuni(tà).
Eh già, brutta cosa il sistema... io e John Elkann saremmo potuti partire alla pari.

vabbè amen, la questione si può anche chiudere qui
non tutte le ciambelle riescono col buco, e non tutte le obiezioni colpiscono nel segno :)

Postato da rsr in Goofynomics alle 07 settembre 2014 13:49



Ci è già capitato, osservando la parabola di un nostro caro amico, di osservare che gli insiemi apparentemente disgiunti dei "libberisti" e dei "marxisti" hanno un'intersezione: l'invidia sociale (e anche quella personale), segno di personalità un tantinello irrisolte.

Il nostro ultimo arrivato si conforma in pieno a questo modello: come gli avevo cortesemente fatto notare, e lui ci conferma, è arrivato qui con la sua valigia di certezze, e con quel pizzico di invidia per il successo altrui (dal quale le cause sono destinate a restare ignote, perché se uno non ci arriva non ci arriva): certezze e invidia, la materia prima della mediocrità.

Nel mio primo post evidenziavo un concetto che, come molti di voi hanno rilevato, è condiviso da moltissimi intellettuali per la sua evidenza, direi per la sua ovvietà: nelle moderne democrazie "occidentali" oggi l'alternativa è fra due destre. Non sono il primo a dirlo, non sarò l'ultimo, e non c'è nessuna teoria del complotto. Peraltro, uno che viene qui da me a dirmi che raglio di "ricchi cattivi" forse non ha capito esattamente che tipo di lavoro stiamo facendo, ma lasciamo perdere. Come dire: finalmente, dopo tanti marxisti, è arrivato un autentico nazista dell'Illinois. Io giudizi morali non ne do, ma diciamo, per adeguarci al livello del nostro amico, che i ricchi sono i capitalisti buoni e i poveri sono i proletari cialtroni.

Bene!

Ma i poveri sono di più! Perché il partito "de sinistra" e quello "de destra" in qualsiasi sistema "bipolare" arrivano sempre testa a testa alle elezioni? Perché la vittoria si gioca sui decimali, quando i veri ricchi sono l'1% della popolazione? I motivi sono tanti, va da sé: chi ha il potere manipola l'informazione; ogni proletario è, come del resto, legittimamente, il nostro amico, un povero che desidera diventare ricco (e quindi si identifica con il Berlu di turno), ecc. Ma di base questa situazione si traduce in una struttura partitica che sui diritti economici porta avanti lo stesso discorso: quello della loro estirpazione dalle costituzioni. La differenza si fa su quelli che ho definito diritti "cosmetici": sposarsi con qualsiasi cosa respiri, e via così. Io, per me, sui diritti cosmetici come sapete sono liberalissimo: mi basterebbe che non venissero barattati con quelli economici!

Ma l'amico ha visto in questo dato pacifico, assodato, riconosciuto da tanti politologi, una teoria del complotto, e allora ha contestato il primo sintomo di questa situazione, ovvero il fatto che da quando essa si è consolidata (con l'inizio della terza globalizzazione) la disuguaglianza dei redditi è cresciuta ovunque. La sua argomentazione sulle isole è patetica e avete risposto in modo esauriente, ma io avevo già risposto: la disuguaglianza è sottosviluppo, quindi di cosa stiamo parlando? Sappiamo che nei paesi meno sviluppati (che sono anche quelli con più disuguaglianza) la demografia è più sostenuta. Faccio anche notare che forse nemmeno Hitler aveva raccolto i tassi di fertilità per classi di reddito. Sul sito della Banca Mondiale statistiche simili non ci sono, quindi ci dobbiamo accontentare di valutazioni aggregate, quali, ad esempio, la crescita della popolazione complessiva. Statistiche che però sono significative, per il semplice motivo che proprio perché c'è disuguaglianza, i ricchi sono pochi, quindi la crescita della popolazione complessiva coincide, ahimè, con la crescita della popolazione povera.

E allora, visto che io, essendo di sinistra, nutro un debole per le persone che come te hanno le spalle virilmente larghe, contravverrò a una delle regole scritte di questo blog e ti farò da segretaria. Andiamo a vedere qual è la relazione fra disuguaglianza e demografia: se hai ragione tu, la crescita della popolazione dovrà spiegare in modo significativo il livello di disuguaglianza, no? Ti do qualche evidenza rapida, riferita allo stesso campione del post precedente. Questa è la relazione fra crescita della popolazione e disuguaglianza:


Non c'è. La correlazione è 0.16 con p-value 0.08, il che significa che non è significativamente diversa da zero. Ma attenzione: c'è un outlier, cioè un puntolino che giace (lies) fuori (out) dalla nuvola di punti. Lo vedete in alto, a destra dell'equazione, ed è il Qatar, dove la popolazione è cresciuta alla media del 10% l'anno nell'ultimo decennio, per motivi che vi immaginate facilmente.

Se togliamo l'outlier, le cose si presentano in modo un po' più simile a come ce le aspetteremmo:


Siccome la disuguaglianza è associata al sottosviluppo e il sottosviluppo è associato ad un saldo positivo fra alta natalità e alta mortalità, i dati mostrano una debolissima relazione fra disuguaglianza e demografia: i paesi con maggiore disuguaglianza sono quelli con crescita della popolazione più sostenuta. La correlazione è 0.21 con un p-value di 0.04, quindi è statisticamente significativa al livello del 5%. Debole, ma c'è.

Bene: so what?

Te lo ha detto tanto bene Celso: i poveri non sono poveri perché fanno figli, ma fanno figli perché sono poveri. Quindi quando ti ho fatto vedere l'associazione fra disuguaglianza e sottosviluppo, ho anche risposto alla tua domanda su disuguaglianza e demografia. Certo che nei paesi con demografia più sostenuta si incontra una disuguaglianza sopra la media. Ma questo dipende dal fatto che sono sottosviluppati, e, attenzione, oggi la ricerca scientifica sta chiaramente indicando che la disuguaglianza causa sottosviluppo. Un esempio è proprio nei working papers di a/simmetrie (e l'ha scritto un top 5% mondiale, se interessano le classifiche; colgo l'occasione per chiedervi un obolo!). È più probabile che la cosa funzioni così: disuguaglianza causa sottosviluppo che causa crescita demografica.

Attenzione alle parole che ho usato: ho detto "è più probabile". Il che significa che prima di passare alle implicazioni di politica economica del tuo modello, ovvero castrare i poveri per impedirgli di far figli, perché ciò farebbe innalzare il coefficiente del Gini e porterebbe il paese verso il sottosviluppo, ti chiederei una ulteriore riflessione.

Mettiamola in un altro modo.

Il paese con la maggiore crescita della disuguaglianza nell'Eurozona è notoriamente la Germania. Lo sanno tutti, possibile che proprio tu che vieni a casa mia a "distruggermi" (#DAR) non lo sappia? Bene. Tutti sanno anche che la Germania è il paese che è cresciuto di meno prima della crisi (sostanzialmente a pari merito col nostro) ed è anche l'unico paese europeo significativo in piena crisi demografica, dove la popolazione sta diminuendo e le proiezioni prevedono un calo ancor più sostenuto (divertiti qui). Viceversa nei paesi "latini", dove la demografia è stata e sarà più sostenuta, la disuguaglianza è calata, anche se ora, con l'adozione del "modello" tedesco, vedrai che aumenterà (da noi meno che altrove perché era già altina, ma non entriamo anche in questo discorso).

Che dici, questi fatti di casa nostra (non della tua simpatica isola che, come al solito, non c'è) quadrano di più col tuo ragionamento (i fottuti poveri riproducendosi causano la disuguaglianza) o col ragionamento di Celso (i poveri si riproducono perché sono poveri, cioè perché c'è disuguaglianza)?


Non te la prendere. Se sei un "signor nessuno" ci sarà un perché, ma qui c'è posto per tutti e a noi non piace che ti butti giù così. Fra l'altro, ci tengo a precisare che se ti ho risposto in modo un po' sintetico (ma, come vedi, ti avevo risposto), non è certo perché non sei Zingales, figurati! Qui c'è una risposta per tutti.

Una cosa però devo dirtela. Con le ossa dei "Bagnailafafacile" e degli "homessoapostoBagnai" potremmo già riempire una seconda Redipuglia. Se questa resterà una metafora o meno dipende solo da voi, cioè da quando te e gli altri "libberisti" capiranno quello che sto cercando di spiegare da anni con risultati non sempre scoraggianti: il modello di società che avete in mente è un modello che genera violenza.  Il fatto è che tu sei in buona compagnia, va da sé: basta pensare al compagno Ferrero e alla compagnia tutta dello Sbilifesto! Tutti euristi e quindi difensori - nella sostanza - del "libberismo", come te. Questo è il luogo della non violenza, ma noi siamo pochi, e quindi non possiamo garantire nulla di più che una testimonianza. Che il sangue possa scorrere anche a casa nostra non, dico non, è un'eventualità remota o accademica, e se succederà o meno dipende da voi (da te, da Ferrero, dalla Spinelli, ecc.).

Ravvedetevi.

70 commenti:

  1. Beh, in Francia è successo e lorsignori oggi hanno la Le Pen e sono 7 posti più in alto di noi nella classifica sullo sviluppo umano.... quindi non è detto che il sangue che scorre sia per forza una catastrofe. Saluti

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    1. Il sangue deve scorrere dov'è naturale che scorra, cioè nelle vene e nelle arterie. Se il sangue scorre per strada non è una bella notizia, mai, chiunque sia il proprietario di quel sangue.
      Post scriptum filosofico: pregherei il prof. Bagnai di scrivere la parola "nonviolenza" tutta attaccata. Lui sa il perché, e per chi non lo sa c'è la voce di wikipedia.
      Post scriptum sociologico: questa mappa del tasso dei suicidi nel 2012 nel mondo dimostra visivamente quanto sia stupendo il nostro paese..... È l'unico paese ricco (com'è fastidioso il termine "sviluppato") al mondo con un basso livello dei suicidi. Per ora almeno... (il prof. non mi deve fare da segretaria, ma è stato inquietante confrontare i grafici, per l'Italia e nel tempo, dei suicidi con quello della disoccupazione.. Non sono un esperto, ma mi sembra si veda ad occhio la correlazione e pure il fatto che è la disoccupazione a causare i suicidi, che infatti aumentano con qualche anno di ritardo rispetto all'aumento della disoccupazione.)
      Post scriptum caratteriale: il prof. Bagnai ha un carattere di merda, si dice dalle mie parti... È ha asfaltato rsr che evidentemente non sapeva di avere a che fare con un crotalo. Se ne farà una ragione, pazienza. (Anche se ho avuto il sospetto inizialmente, per un attimo, che rsr fosse Yanez travestito...)

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    2. In certi paesi il sangue è arrivato proprio quando si è detto no alla democratica UE... quindi la Le Pen rischia grosso...

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  2. "Settembrini gli diede la dovuta lavata di capo e ottenne persino una momentanea resipiscenza e una specie di impegno a non partecipare mai più a quegli orrori. Abbia rispetto, ingegnere lo invitò, dell'uomo che è in lei! Confidi nel pensiero limpido e umano e detesti le storture del cervello, il pantano dello spirito!
    Ciarlataneria? Mistero della vita? Caro mio, dove il coraggio morale di prendere decisioni e di fare
    distinzioni, come quella tra frode e realtà, si disgrega, la vita è bell'e tramontata, il giudizio, il valore, l'azione riparatrice finiscono, e il processo di putrefazione dello scetticismo morale inizia la sua orribile azione. L'uomo, aggiunse, è la misura delle cose.
    Il suo diritto di conoscere e giudicare il bene e il male, la verità e la mendace apparenza, è inalienabile, e guai a chi osa minare la sua fede in questo fattivo diritto! Meglio sarebbe che con una macina al collo affogasse nel più profondo dei pozzi.
    Castorp approvò e di fatto cominciò con l'astenersi da quelle imprese."

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  3. Bravo rsr, sei arrivato all'Aktion T4, come già ampiamente previsto da lungo tempo su questo blog......(lo sai di cosa sto parlando, vero?)

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  4. Poveri poveri, una cosa c'avevano che era gratis...

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    1. "Ci avevano". Mani pulite e Di Pietro hanno compiuto due disastri grammaticali ormai irrecuperabili: hanno trasformato un "inquisito" in un "indagato" e con l'indimenticabile espressione "che ci azzecca" hanno soppresso la regola che l'apostrofo si mette soltanto davanti alle vocali "i" ed "e". Poi ne hanno compiuti anche altri, ma questi due sono indiscutibili.

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    2. Guarda che io ce lo sapevo come ce lo dovevo scrivere, anzi che non ce lo dovevo mettere proprio, mi voletti avvicinare a la prosa de li villici co li quali simpatizzavo.

      Una cosa però mi lascia perplessa, mi perplide: in questo blog sbocciano come rugiada al mattino: punteggiature postmoderne, accenti e apostrofi coraggiosi, distribuiti un po' a caso ma a piene mani, ortoeditoria di sopravvivenza e... nessuno dice niente! Io mi permetto una licenza scherzosa ogni morte di papa e subito arriva l'eurogendfor grammaticale?
      Ma anche no!
      (Lo so che non si dice "ma anche" no)


      Vorrà dire che all'occorrenza aggiungerò l'avviso:

      "WARNING: THIS MSG CONTAINS SCENES OF GRAPHIC ORTHOGRAPHIC!"

      (Noooo in inglese, che v'ha fatto l'italiano a voi giovinastri!!!)

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    3. Altra risposta non ti rendo se non lo far, che la dimanda onesta si dee seguir con l'opera tacendo.

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    4. Che poi non sarebbe "mi perplime"? L'infinito è "perplimere", non "perplidere".

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    5. L'Accademia della Crusca, interrogata in proposito, ha dato una risposta esauriente: Significato e origine di perplimere.

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    6. @Mauro Poggi sì, era un refuso, l'ho scritto di là.

      @ argh! Non ricordavo un'origine così piddina, ma mi pare che Corrado Guzzanti abbia ricevuto l'indulgenza plenaria.
      Che famo? 3 paternostri e 5 avemarie?

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  5. Quando si dice il caso (DAR e STRADAR): riporto sotto la prima lettura della Messa di oggi domenica 7 settembre 2014 (Rito Romano).


    Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 33,1.7-9)

    Mi fu rivolta questa parola del Signore:
    «O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.
    Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.
    Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato».

    Parola di Dio


































    E mo' so' cazzi loro...

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  6. Per chi il sangue lo perde, è un disastro. E no, non lo perdono solamente i "cattivi".

    Per discutere di cose meno serie (del tipo isole, palme e popolazione), forse - e dico forse - si potrebbe ricordare che Marx, quando parlava di "rapporti di produzione", parlava di "rapporti sociali di produzione".
    Immaginiamo (per stare aderenti alla realtà) che i poveri facciano più figli dei ricchi. Immaginiamo anche che il concetto di "ereditare una proprietà" non esista. Poi vediamo come si distribuisce la ricchezza.

    Scusami, Prof. Ma continuo a rimanere basito di fronte a chi, prima si munisce di un'arma, poi la punta contro di te e, infine, ti accusa di essere responsabile della sua decisione di ucciderti.

    Buona vita
    Guglielmo

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  7. Al più Giusto
    (il Giustone come si direbbe in Barriera)

    Però
    poi
    me lo ritrovo tenore
    USA
    che suona più o meno come:
    Ehmmmm...ok
    dovete ammettere che è strano
    Vedete, io
    non vado in tv
    Poi, figurarsi, mio nonno
    Eh già
    io e Elkann
    vabbè amen
    non tutte le ciambelle riescono col buco
    segno.

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  8. non potendo sfogare il mio protagonismo segnalando refusi che non ho notato, spezzerò una lancia a favore di rsr.

    la mia impressione generale sull'economia, mo' che la sto bazzicando un poco, è che l'epistemologia che è costretta ad adottare per poter dare un significato ai dati raccoglibili e derivarne qualche nozione utile sia un'epistemologia assai più debole di quella che possono permettersi logici, fisici o matematici, persino più debole di quella usata in medicina.

    le debolezze che io vedo sono le seguenti:

    - si tratta quasi sempre di analisi statistiche di fenomeni dinamici, con meccanismi di retroazione, propagazione nel tempo etc. che rendono la matematica piuttosto complicata e la scelta degli strumenti d'analisi vasta e varia quanto le conclusioni che se ne possono derivare

    - i dati (spesso gioco-forza pochi e disomogenei) vengono usati per descrivere fenomeni nei quali possono entrare in ballo miriadi di altri fattori la cui influenza non può a priori essere esclusa (magari con l'esperienza sì, ma qui non siamo esperti) e il cui inserimento o meno può facilmente capovolgere le conclusioni raggiunte

    - spesso i termini tecnici hanno nomi suggestivi che però, se vai a vedere a cosa corrispondono esattamente, risultano anche alquanto forvianti (un esempio è l'indice di produttività di cui in un recente post sulla spagna)

    chiamo queste 'debolezze epistemologiche' perché ciascuna di esse offre all'economista l'opportunità di manipolare i dati (più o meno consapevolmente) per ottenere la conclusione desiderata in modo formalmente corretto, o almeno non palesemente scorretto.

    per queste ragioni, e sapendo quanti abbagli hanno preso tanti ottimi fisici nel corso della storia, qualunque affermazione in materia economica mi pare debba essere vagliata mille volte prima di accordarle un qualche credito. anche perché le conclusioni hanno in genere un impatto molto più concreto del bosone di higgs o del gatto di schrödinger.

    è solo al netto di queste perplessità che io aderisco ai capisaldi di goofynomics: il discorso sulle partite correnti e la svalutazione è, a mio modo di vedere, del tutto lampante, oltre che debitamente trattato e supportato da infiniti riscontri in letteratura d'ogni estrazione e foggia.

    in altre circostanze, come per esempio in questa faccenda della diseguaglianza, a me pare che si tratti di un terreno scivoloso per raggiungere conclusioni sul quale siano necessarie molte più cautele e verifiche.
    ovviamente questo, per conficcare comunque la lancia spezzata, vale doppiamente per rsr che non può pretendere (non per cattiveria, ma per incompetenza) la presunzione di correttezza che mi sento di accordare al profe lì dove l'arbitrio, per quanto mi riguarda, sembra regnare sovrano.

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    1. Come forse non sai, qui agli epistemologi ci pensa Marco Basilisco. Si occuperà di te quando avrà tempo, sento ancora delle grida venire dalla stanza accanto...

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    2. L'epistemologia in questione potrebbe trovare supporto nel testo "The Spirit Level - Why Equality is better for everyone", un libro molto interessante e dall'approccio scientifico, lo consiglio vivamente, soprattutto a chi non vuole ostinarsi a sostenere che la disuguaglianza e` la scusa dei poveri...
      http://en.wikipedia.org/wiki/The_Spirit_Level:_Why_More_Equal_Societies_Almost_Always_Do_Better

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    3. In attesa di Marco Basilisco spezzerò la mia lancia in favore di NaNdo
      Mi rendo conto che un grafico a dispersione sarebbe più efficiente se fosse a più di due dimensioni, immagino che NaNdo vorrebbe che si tenesse conto anche di una coordinata temporale, che permetterebbe di studiare una correlazione non solo su differenze geopolitiche.
      In verità quello che sembra un espediente epistemologico è, in realtà,perfettamente legittimo e largamente usato anche in campi diversi dall' economia; nel campo dell' astrofisica è stato usato per studiare il ciclo di vita delle stelle con una notevole attendibilità. A meno che non si pensi che sia più corretto studiare ogni singola stella per qualche miliardo di anni.

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    4. Posso chiedervi l'insigne favore di non usare parole delle quali non conoscete il significato? Epistemologia è una di queste, in tutta evidenza. Nel caso non improbabile siate ingengnieri, vi ricordo che una tavola di derivate se voglio la insegno a Uga in un pomeriggio. Dopo di che lei tornerà a guardare My little pony, In qualche circostanza penso che anche voi dovreste considerare questa alternativa.

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    5. la ringrazio per il link, ma leggere mi tedia e scrivere ancor di più, alla retorica preferisco la maieutica se l' interlocutore è in grado di sostenerla

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    6. non vorrei misinterpretare, ma credo che l'insigne favore abbracci nel tuo caso anche 'retorica' e 'maieutica'.

      di marco basilisco ho trovato per adesso solo un link al video di 'triumph of spread', certo illuminante ma forse non del tutto attinente.

      spero solo di non esser stato preso anch'io per ingegnere: sono un semplice laureato in storia della musica, il che ritengo giustifichi la mia completa ignoranza su tutto (esclusi beninteso i significati di parole come epistemologia e maieutica).

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    7. ah... per quanto riguarda l'astrofisica: certo che sarebbe più corretto studiare ogni stella per qualche miliardo di anni, solo che non possiamo farlo e quindi dobbiamo rassegnarci. ma non è che l'attendibilità delle conclusioni non ne risenta! credo del resto che la cosmologia sia la branca della fisica di gran lunga più debole proprio per gli insormontabili problemi epistemologici che si pongono (vedi qui per un riassuntino).

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    8. A quanto pare My little pony ha un'enorme schiera di fan maschi adulti (non scherzo...) - i misteri della psiche.
      Battuta a parte, non capisco l'affannarsi in campo di filosofia della scienza a partire da un post che aveva molto poco di scientifico, proprio per la pretesa di dimostrare qualcosa con un modello talmente semplificato che allora si`, ci guidava verso una conclusione che si presumeva gia` in partenza.
      Qui torniamo al solito discorso: contestare in modo non scientifico un tentativo di approccio scientifico non serve a niente. Sembra piuttosto un modo di buttarla in caciara, diciamo quello che ci pare che siamo nella casa delle liberta`...
      Puo' darsi anche ci siano considerazioni interessanti, ma si va OT a dir poco

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    9. Alla base di queste discussioni sul niente ci sono due male piante che estirperò col lanciafiamme ovunque e comunque si presentino. La prima è la confusione, evidente nella discussione precedente, fra epistemologia e metodologia. La seconda è la sterminata povertà culturale di chi, provenendo da un percorso quantitativo, per lo più applicato, non è arrivato a intuire quanto inesatte siano le scienze esatte, e le propone quindi come paradigma, con esiti spesso esilaranti. Non so se questo è il caso, ma eventualmente faccio notare che la categoria "ingengnieri" è stata da me posta proprio per far riferimento a questa malaugurata fattispecie.

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    10. che il mio commento fosse del tutto inadeguato a trattare il caso rsr (smascheratosi nel frammentre) e quindi anche completamente OT, è evidente, lo riconosco, e ritenendola cosa maleducata mi scuso.

      capisco anche l'additata confusione, ma una metodologia sottende sempre una (magari implicita) epistemologia, intesa come serie di regole (talvolta traducibili in procedure) impiegate per determinare il grado di verità di una proposizione (è questo l'uso del termine che si trova comunemente in filosofia della scienza).

      detto ciò, torno a correggere bozze, anche perché ho appena visto il video di reich consigliato da chinacat qui sotto e scartabellato un altro po' a giro, convincendomi definitivamente che anche codesto discorso sulle ineguaglianze è perfettamente fondato. tutto è bene quel che finisce bene, grazie profe e anche agli altri più o meno valenti interlocutori.

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    11. Le "scienze esatte" sono inesatte! Parole sante, professore!
      Vorrei suggerire a NaNdo & c. di rileggere le tre "debolezze", sostituendo alla parola "economia" la parola "meteorologia".
      Calzano a pennello!

      Non mi risulta, però, che per i meteorologi sia lecito "manipolare i dati per ottenere le conclusioni desiderate"...

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    12. Io ingegnere lo sono, quindi non parlo, mi vergogno e leggo Platone per riaquisire un po' d'umanità dopo un lustro di ingegneria.

      Però è ora che una parola la si dica. Cari colleghi, sta cosa che "lamacroeconomianonèunascienza" sappiate che vi qualifica come epici ignoranti e, nel caso colleghi lo siate sul serio, vi radia automaticamente da qualunque albo di qualunque professione voi esercitiate.

      Se avete studiato una scienza qualunque, dovreste sapere cos'è una scienza. Fate come me, vergognatevi intimamente (ma senza mai dirlo, o ditelo solo qui, dove nessuno che conoscete leggerà mai) per avere poca empatia, ma siate rigorosi sull'unica cosa in cui vale la pena esserlo: l'analisi dei dati.

      Contrariamente: esplodete della vostra supponenza, caddisti di sti zebedei.

      (E comunque, nemmeno la meccanica è una scienza "esatta", anzi no aspetta.. nessuna cazzo di scienza è una scienza "esatta").

      Con odio,

      A.L.

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    13. Almeno conoscere cos'è un espediente epistemologico, come quello galileiano ad esempio, benché riferito ad una scienza notoriamente inesatta come l' astrologia, aiuterebbe a risparmiare insulti diversamente forbiti alla categoria degli ingegneri. Categoria alla quale, tra l' altro, non appartengo.

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    14. Avast con 'sta storia degli ingegneri.
      Magari una una tavola di derivate il Professore la insegna a Uga in un pomeriggio ma ha avuto bisogno di una laurea in economia e un dottorato in econometria per farlo. Ad un laureando in ingegneria basta l'esame di ANALISI I.
      Come diceva un mio amico fisico ora espatriato...in Italia un tozzo di pane e una laurea in economia non si rifiutano a nessuno.

      Che brutta cosa l'invidia..... del pene.

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  9. Ma non sarà che è rimasto al gold standard?

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  10. A.A.A.A. cercasi urgentemente qualcuno in grado di fare delle obiezioni ma che sappia almeno: a) leggere; b) scrivere.

    Chinacat

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  11. Bagnai-sensei, scusi se faccio il bis ma non resisto.

    "Qualche conferma a supporto di questa certezza granitica?"

    Beh ci sarebbero le 1063 pagine del libro "The price of inequality" di Joseph Stiglitz, per esempio.

    "Of the 1%, for the 1%, by the 1%," which described the enormous increase in inequality in the United States and a political system that seemed to give disproportionate voice to those at the top.
    Three themes resonated around the world: that markets weren’t working the way they were supposed to, for they were obviously neither efficient nor stable; that the political system hadn’t corrected the market failures; and that the economic and political systems are fundamentally unfair. While this book focuses on the excessive inequality that marks the United States and some other advanced industrial countries today, it explains how the three themes are intimately interlinked: the inequality is cause and consequence of the failure of the political system, and it contributes to the instability of our economic system, which in turn contributes to increased inequality—a vicious downward spiral into which we have descended, and from which we can emerge only through concerted policies that I describe below." (pag.10)

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    1. Per me puoi fare anche il tris. Io ovviamente so e dico di star parlando di cose risapute, non sono certo un editorialista del FT e di Forbes, i moderni inventori della ruota, quindi, come dire, può facilmente capitare di dimenticarmi di dire agli ultimi arrivati che il cielo è celeste...

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    2. Beh, sul tema "disuguaglianza e USA", che poi era il punto di partenza, suggerisco di ascoltare questa spettacolare conferenza del prof. Robert Reich. Un divulgatore strepitoso e con un gran senso dell'umorismo (tranquillamente alla pari del Cavaliere Nero) ma che tocca tutti i temi trattati fin qua.
      Da notare aa data della conferenza: 5 aprile 2005.

      Reich: How Unequal Can America Get?

      https://www.youtube.com/watch?v=QCu-XnVxhfk

      Imperdibile.

      Chinacat

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  12. Il Nobel Joseph Stiglitz commentando il libro di Piketty e l'evoluzione del capitalismo negli ultimi decenni, scrive:

    "Le previsioni di Piketty in merito ai livelli di disuguaglianza ancora elevati non riflettono inesorabili leggi economiche. Semplici cambiamenti – come un aumento della tassazione sui capital gains e sulle successioni, aumenti di spesa per estendere l’accesso all’istruzione, una rigorosa applicazione delle leggi anti-trust, riforme di governance aziendale che circoscrivano i compensi dei dirigenti, e regolamenti finanziari che tengano a freno l’abilità delle banche di sfruttare il resto della società – ridurrebbero la disuguaglianza e aumenterebbero notevolmente le pari opportunità"

    e chiude cosi:

    " Se usiamo correttamente le regole del gioco, potremmo persino essere in grado di rilanciare la crescita economica rapida e condivisa che ha caratterizzato le società del ceto medio nella metà del XX secolo. La questione principale che dobbiamo affrontare oggi nel XXI secolo non è il capitale. È la democrazia."

    Se un Nobel si è spinto cosi avanti in maniera chiara ed inequivocabile, non vedo perchè il meno conosciuto prof. Bagnai non debba coraggiosamente sfidare i tanti che invece sono funzionali al mantenimento delle disuguaglianze, quelli che hanno contribuito con la menzogna a guidare le masse contro se stesse.

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    1. La sintesi è che diranno che ho copiato Stiglitz!

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    2. (eppure sapete che il problema della democrazia l'ho sollevato un pochino prima: diciamo nel 2011? E che l'idea che un capitalismo che si comporti secondo le sue regole non è generatore di disuguaglianza ve l'ho spiegata a Pescara un anno fa)

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  13. Non capite un cazzo !
    Basta mettere tutti gli uomini nell' Isola A , e tutte le donne nell' Isola B.

    Problema risolto ? Se si, ditemelo che cambio genere...

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    1. esiste sempre l'effetto tunnel, vedi per es. quello che hanno fatto ultimamente i palestinesi di Gaza.

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    2. Ci sarebbe un continuo sbarco di clandestini dall'isola A all'isola B!
      E tutte le palme dell'isola A verrebbero usate per costruire zattere con gran dispendio di risorse!
      Del resto si sa, tira più un pelo di femmina dell'isola di fronte che mille alberi di cocco dell'isola tua..

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  14. «... nelle moderne democrazie "occidentali" oggi l'alternativa è fra due destre».
    Avrei messo tra virgolette la parola "democrazie".

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  15. Scusate, eh, ma qui significa essere degli "sprovveduti".
    Fare questi raglionamenti, coglionamenti (scusate, non riesco a scrivere la parola) dopo un articolo sulle riflessioni di Stiglitz al nuovo libro di Thomas Piketty "Capital in the Twenty-First Century" significa abitare su una particolare isola del Pacifico che di nome fa Mururoa.

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  16. (M'è partito il post precedente) E lo dico non perché il prof. Bagnai sia da meno, ma semplicemente perché non sarebbe saggio infastidire inutilmente qualcuno che sta concorrendo per la categoria "cattivo più temibile" del Macchianera Awards 2014: una argomentazione migliore l'avrebbe meritato.

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  17. Allora se non siamo disposti a trasformarci in hippies o in drogati dobbiamo fuggire, rifiutare, se possibile, la lotta, perché quegli avversari non ci affronteranno mai da soli ma si appoggeranno sempre a un gruppo o a una istituzione. E' finita l'epoca della cavalleria, quando si gareggiava a uno a uno in un campo da torneo. Oggi sono intere consorterie che attaccano l'uomo solo, e se per disgrazia quest'ultimo accetta il confronto, sono sicure di vincere, perché sono l'espressione del conformismo, dei pregiudizi, delle leggi socioculturali del momento. Se ci avventuriamo da soli in una via non incontriamo mai un altro uomo solo ma sempre una compagnia di trasporti collettivi.
    Però che gioia quando capita di imbattersi in un uomo che accetta di togliersi l'uniforme e i gradi! L'Umanità dovrebbe andare in giro nuda come fa anche l'ammiraglio, quando va dal medico, perché dovremmo tutti essere medici l'uno dell'altro. Pochi però sanno di essere malati e pochi vogliono farsi curare! Non hanno forse seguito alla lettera le regole del libro di Igiene e Profilassi che la benevola società ha deposto nella loro culla al momento della nascita?

    Henry Laborit - Elogio della fuga

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    1. Quel libro è il motivo per il quale stavo sempre altrove.
      Poi arriva il momento di fermarsi e di scegliere, volenti o nolenti.
      Molto interessante anche l'esperimento delle blatte, sorge subito l'analogia con certe tendenze umane al gigantismo anche se in verità l'uomo nell'abbondanza prolifera meno.

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    2. Ho dei dubbi che la cosiddetta cavalleria sia mai esistita, uno contro uno. Sono solo modelli idealizzati delle competizioni reali.

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    3. @ a perfect world
      Prima regola: controllare. S'insegnano ai giovani le regole della cavalleria per poterli controllare. Dopo vengono l'età, l'esperienza e la selezione; allora si può spiegare come si gioca veramente.

      @ Odysseos
      La fuga va bene finché hai spazio. Oggi ci stanno mettendo contro un muro e lo sappiamo benissimo, altrimenti non saremmo qui.

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  18. Durante la crisi del '29 un economista USA l'aveva proposta sul serio la sterilizzazione dei poveri

    https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=gQQ2zG1Y1cc#t=831

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  19. epperò ad esempio i paesi dell'est europa durante il crollo del comunismo e l'impoverimento successivo hanno anche sperimento un drastico crollo della natalità.

    io direi piuttosto che i poveri fanno più figli in quanto poveri in una società principalmente contadina. dove le braccia procurano il cibo nei campi.

    in una società industriale diciamo moderna direi che funziona in maniera opposta.

    infatti a ben vedere in tutta l'europa del sud il tasso di natalità sta calando negli ultimi anni.

    mentre i paesi poveri citati dell'asia e dell'africa hanno ancora larghissime fette della propria popolazione impiegate nell'agricoltura non meccanizzata. in un economia di quel tipo non esiste la disoccupazione come intesa in una società industriale moderna. dunque i figli non sono quasi mai un costo ma quasi sempre una risorsa.

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  20. Grazie per aver analizzato la correlazione.
    Era l'unica cosa che mi interessava.

    Sherlock
    Stagione 1
    Episodio 3
    Minuto 30:30

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    1. Oh, finalmente citi una fonte! Peccato che io non la conosca. Comunque grazie per aver confessato di essere un idiota. Qui se ne erano accorti tutti. Normalmente i troll sono quelli che ti scassano la minchia dicendoti che "una correlazione non è causazione" (frase che non capiscono, peraltro, come abbiamo più volte visto). Quindi tu non sei un troll, sei un povero nazistello di passaggio, scusabile forse con la giovane età, e che merita per questo tutta la nostra pietà umana: nel mondo di merda al quale ambisci, quello del risentimento e della violenza, ti toccherà viverci un bel po'...

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  21. Che gli esegeti della curva Nord abbiano scoperto che dopo la curva di Phillips anche il coefficiente di Gini è un maledetto marchingegno comunista non è una cosa di cui stupirsi troppo. Costoro arrivano a: “È un tipico pregiudizio della fauna "de sinistra": i potenti sono sempre colpevoli, i deboli sono sempre da assolvere.”, e qui s'arrestano. Hanno capito l'arcano che si cela dietro l'intera esistenza, e decidono da che parte stare, per sempre. E stanno dalla parte dei potenti perché: se il mondo si divide in potenti e deboli è meglio stare coi potenti. E forza Juve.
    Marx li chiamava sottoproletariato organizzato dai padroni e dai tiranni, ma ultimamente poiché i potenti sono solo entità generali e non più individui in carne ed ossa, Marx è sepolto e non c'è più trippa per gatti per il sottoproletariato. Così anche la storia delle due isole con le noci di cocco probabilmente sarà un altro transfert sulla durezza di cervice, e fin troppo onore gli è stato concesso con queste analisi puntuali.

    Ma Luca Cellai dice:
    “Mi spiego: qualunque variazione della popolazione influenza la statistica (quindi prendendo per buono il quesito, la risposta scontata e' SI).”
    Dunque si rende necessaria anche una precisazione meno nobile, contro il dubbio.
    Anche le stelle influenzano l'agire umano, infatti se sono a, diciamo, un milione di anni luce si fa il calcolo con l'inverso del quadrato della distanza e qualcosa sempre viene, ma non per questo l'astrologia è una opinione da tenere in gran conto, perché un dieci alla meno quarantacinque equivale a zero. Ora, malgrado l'ambientazione nelle isole ha un suo carattere fiabesco accattivante, il fatto che esse siano popolate da 200 persone o duecentomila non varia lo schema né i calcoli connessi che sono uguali a quelli in cui si considerano due sole persone. Lo schema è povero e allora ribattezziamolo come merita.
    Schema del pianerottolo. All'interno 9 c'è Brambilla, e si sa, all'interno 10 vorrei dire che c'è Rossi, ma gli italiani fanno pochi figli, Pereira sa di Sudamerica, diciamo allora che c'è Paulista col sombrero. All'inizio hanno lo stesso reddito, Gini=0. Paulista decide di sposarsi e sposa Carmencita ovviamente, poi ci ha il fuoco addosso e ci fa 7 figli. Così ora in 9 si dividono metà del reddito totale e Brambilla, decimo da solo, l'altra metà, perché Brambilla non ama riprodursi, e viene Gini=0,4 (i calcoli sono facili). E non va, non ci siamo ancora perché negli USA: Gini(2010)=0,47. Quindi Paulista malgrado si sia replicato al 900% si deve dar da fare di più con Carmencita se vuole assomigliare agli altri suoi simili col sombrero che si replicano come conigli, ma si sa i deboli ci danno dentro da matti mentre i forti amano il golf. A ciascuno il suo.
    (Pensa un poco che sull'isola dei 200 giovani e forti dovrebbero superare i 1500 per fare Gini = 0,47, sai che pacchia)

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  22. " La differenza si fa su quelli che ho definito diritti "cosmetici": sposarsi con qualsiasi cosa respiri, e via così. Io, per me, sui diritti cosmetici come sapete sono liberalissimo: mi basterebbe che non venissero barattati con quelli economici".
    Benissimo. Ci mettiamo anche le coppie di fatto tra questi diritti, magari interessa...
    Ma perché la sinistra italiana non é riuscita a farsi promotore neanche dei diritti cosmetici? Anche se sono gratis e anzi potrebbero fungere da distrazione di massa in questo periodo in cui l'economia dà molto da pensare? Forse perché in Italia l'elettorato cattolico é sempre da salvaguardare per chi abbia ambizioni di governo? Se il PD ha racimolato il 41% alle europee molti cattolici hanno votato da quella parte. Quindi ecco che in Italia neanche una parvenza di sinistra si può più avere. Ci sarà molto, molto da lavorare in Italia dopo la rottura dell'euro....

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    1. Carissimo, le donne respirano (posso confermartelo, Rockapasso dorme beata al mio fianco), quindi la tua precisazione è inutile. Anche quella politica, peraltro. Però continuo a volerti bene, e sappi che se invece tu volessi formare una coppia di fatto con una giumenta, avresti la mia paterna benedizione, purché cortesemente non mi tagliassi ulteriormente lo stipendio,

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    2. Grazie ci tenevo proprio a questa benedizione, ma se proprio proprio, preferirei una giovenca: se mi riuscisse dall'unione un neo-Minotauro, avrei l'interesse dei generali di mezzo mondo, che lo vorrebbero clonare per farne un super-soldato. Entrerei di diritto nell'1%, vogliamo mettere! Tornando invece al discorso inutile, essendo la povertà un sotto-insieme della non-ricchezza, ed essendo che i ricchi purtroppo non passano per le crune d'ago (mangiano troppo) allora la non-ricchezza (e con essa la povertà) diventa una condizione necessaria ma non sufficiente per essere uno dei 144000 (altro che 1%). Sicuro di volere l'aumento? Se poi diventassi il 144001-esimo?

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  23. Prima di scrivere l'attualmente reclamizzatissimo "Ammazziamo il Gattopardo" (che non ho letto...) Alain Friedman ha scritto un libro a mio avviso molto più interessante: "Ce la farà l'economia italiana?" A proposito dell'ingresso nell'Euro.
    In quest'opera Friedman evidenzia che in italia non c'è una vera classe di capitalisti. Dice questo, in buona sostanza: "In Germania, Francia etc... ci sono centinaia di capitalisti, in italia solo 4: Berlusconi, Agnelli, Gardini e Debenedetti".
    Ora Gardini è morto in malo modo, Agnelli e la Fiat sono finiti come sappiamo.
    Gli altri 2, Berlusconi e Debenedetti, per altro acerrimi rivali, hanno fondato Forza Italia e Il PD.
    Per la serie "i poveri hanno i loro partiti con cui vincere le elezioni...."

    Stefano P

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    1. Non sapevo che anche Alain Friedman si fosse dedicato alla riscoperta dell'acqua calda.

      Fin dai primi tempi del Regno d'Italia fu subito chiaro ai ministri del Regno che in Italia non c'erano imprenditori, fiduciosi abbastanza nel successo dei propri investimenti industriali, tanto da rischiare capitali propri.

      Capitali da investire ce ne sono sempre stati relativamente molti in proporzione ai redditi, proprio per la straordinaria propensione (tutta Italiana) al risparmio.

      Solo che banche ed imprenditori privati preferivano la speculazione immobiliare ed agraria agli investimenti industriali.

      http://capireperagire.blog.tiscali.it/2004/06/02/capitalismo_senza_capitali__1553806-shtml/

      Anche senza considerare il caso eclatante della FIAT, l'industrializzazione Italiana post-unitaria (e fino al 1990 circa ) fu praticamente tutta frutto di ingentissimi investimenti pubblici.

      Per esempio, quando Benito Mussolini, convinto della necessita' per l'Italia di dotarsi di una rete telefonica nazionale, interpello' per primo il Senatore Agnelli (padre) chiedendo alla FIAT di realizzarla con capitali pubblici, quest'ultimo declino' gentilmente l'invito, dicendo che non ne vedeva l'utilita'.

      Raccolse invece il testimone la SIP (Societa' Idroelettrica Piemontese) che, abbondantemente finanziata dalla COMIT, giunse ai vertici della nascente industria telefonica Italiana prima in Piemonte e Lombardia.
      In seguito, con la caduta della Banca Commerciale vi fu il conseguente salvataggio delle telefoniche SIP da parte dell’IRI.

      http://it.wikipedia.org/wiki/SIP_-_Societ%C3%A0_idroelettrica_piemontese

      http://it.wikipedia.org/wiki/IRI

      Guardando (come me con rimpianto) alla gloriosa storia dell'IRI si vede che non abbiamo e non abbiamo mai avuto bisogno di imprenditori privati per far prosperare l'Italia.

      Come in passato possiamo crescere di nuovo trainati da aziende (e banche) pubbliche, a loro volta alimentate (dall'ancora) cospicuo risparmio delle famiglie Italiane.

      Se ce l'abbiamo fatta in passato partendo dalla condizione di Paese agrario ce la possiamo senz'altro fare pure oggi, liberandoci dall'odiato conio e puntando di nuovo tutto sul pubblico.




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    2. Concordo in pieno.
      Poi, siccome in italia una classe di capitalisti ricchi e capaci non esiste, la discussione se sia meglio il pubblico o il privato è del tutto superflua.
      E' come se io entrassi in un negozio e stessi a discutere dinnanzi ad un vestito, se sia bello o brutto, se sia elegante o pacchiano, quando però so già che non mi va bene, perchè non c'è della mia taglia.

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  24. In questo dibattito un po' strampalato riguardo ai poveri che fanno più figli c'è una confusione di fondo che vorrei mettere in evidenza:

    La fertilità NON è la stessa cosa del tasso di crescita di una popolazione

    Se la mortalità infantile è alta, avere donne che fanno tanti figli è una necessità per mantenere stabile la popolazione.
    Nel 1800 eravamo un miliardo. Ci sono voluti 127 anni per raddoppiare la popolazione. Poi ce ne sono voluti solo 47 per raddoppiarla ancora (4 miliardi, 1974).

    Nel 1800 l'umanità era più povera di oggi, e le donne facevano più figli di oggi, ma la popolazione cresceva più lentamente, perché i bambini morivano. Al crescere della sopravvivenza la fertilità si riduceva, ma non altrettanto in fretta, perciò il tasso di crescita è aumentato (per gli appassionati di ecologia: homo sapiens è una delle specie la cui demografia mostra uneffetto Allee debole. La nostra crescita è sovraesponenziale).

    Insomma, i ricchi fanno meno figli, che però sopravvivono di più, ed il risultato netto finale è che una popolazione ricca cresce più in fretta di una povera.

    Quest'ultima affermazione cessa di essere vera intorno agli anni '60. Perché? ...il dibattito è aperto. Una buona introduzione è l'articolo di Cohen

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    1. Eppure a me pareva di aver parlato di fertilità e mortalità. Mannaggia, devo essermene scordato. Comunque, ora ho capito perché nell'Africa subsahariana la popolazione cresce più che in Germagna!

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    2. Whoa! Freni l'asfaltatrice... io mi devo essere scordato di dire che dagli anni '60 qualcosa cambia: molti paesi ricchi vanno sotto crescita zero (al netto dell'immigrazione) e nei paesi poveri si rimane poveri, ma non si muore più abbastanza per tenere imbrigliata la crescita della popolazione (per quelli a cui questa frase suona cinica: la soluzione è renderli molto meno poveri, perché mandargli médecins sans frontières non basta).

      Nel XIX secolo, invece, le cose andavano assai diversamente: la popolazione della Germagna e degli altri stati europei cresceva assai più velocemente di quella dell'Africa.

      Il punto non era contraddire il sacro Verbo del Professore (cosa che non intendo fare, anzi nemmeno provarci, anzi nemmeno pensarci). Volevo sottolineare la differenza fra un modellino semplice (uno che tiene conto solo di un aspetto in modo idealizzato, e trascura tutto il resto) ed un modello semplicistico (come quello delle isolette, che descrive in modo erroneo ma accattivante proprio quell'aspetto ritenuto cruciale). Chiedo venia per non essere stato sufficientemente chiaro ed esplicito.

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  25. Salve a tutti.
    Io avrei una domanda per il professore.
    La testa mi dice, (cito la fonte), che c'è una caratteristica importante che differenzia i vari paesi e la loro possiblitá di finire in alto a destra: la ricchezza di materie prime.
    Per farla semplice come potrebbe l'italia trovarsi in una situazione dove pochi si spartiscono la ricchezza di molti, se questa nel dopoguera, si è creata con l'ingegno e la fatica di molti, la classica piccola e media impresa italiana?

    Non conviene anche ai pochi ricchi che i molti siano almeno benestanti sennò (scusate non mi va di andare a cercare come si scrive) come farebbero loro ad essere ricchi?

    La domanda riassunta è, sto dicendo una cazzata a tutto tondo?

    Grazie di esistere anche se non mi risponde nessuno, la prenderó come una risposta.

    Claudio Vita

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    1. Risposta da un ingegnere prof. di ruolo dallo scorso primo settembre (il peggio che ti poteva capitare):
      1) non hai letto le istruzioni per l'uso...
      2) la domanda non si capisce... L'ho letta tre volte poi c'ho rinunciato (sarà un limite mio, chissà.....)

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    2. invero assomiglia ad una opinione espressa in forma di domanda , ossia che in italia la ricchezza sarebbe meglio distribuita che altrove in quanto costruita da molti piccoli imprenditori piuttosto che da pochi grossi gruppi

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  26. Lo spinoso problema sollevato da rsr turbò anche un preclaro spirito come il reverendo Jonathan Swift, che nel 1729, dopo attenta riflessione, formulò Una Modesta Proposta, davvero benevola ed illuminata, volta a risolvere la questione una volta per tutte. Ne riporto qualche stralcio.

    “E’ uno spettacolo malinconico…vedere le vie, le strade, le porte della casupole affollate di mendicanti di sesso femminile, seguite da tre, quattro, o sei bambini…che importunano il passante chiedendogli l’elemosina. Io penso che tutti i partiti siano d’accordo sul fatto che questo prodigioso numero di bambini...nelle deplorevoli condizioni del Regno, sia un grandissimo imbarazzo supplementare, e perciò chiunque possa escogitare un metodo semplice e a buon mercato per trasformare questi bambini in utili ed efficienti membri della comunità, meriterà dalla patria”.

    “Ci sono centoventimila bambini di genitori poveri che nascono annualmente. Perciò la questione…è come ci si possa provvedere, il che è del tutto impossibile con i sistemi finora proposti. Mi hanno assicurato i nostri mercanti che un bambino o una bambina prima dei dodici anni non è facilmente vendibile, e perfino quando arrivano a quell’età, non sono stimati più di tre sterline…o mezza corona al massimo, il che non è un tornaconto per i genitori né per il Regno, poiché il costo del mantenimento e degli stracci che li coprono è stato almeno quattro volte superiore”.

    “Perciò io presento umilmente alla pubblica considerazione che, dei centoventimila bambini, ventimila siano conservati a far razza, il che è più di quanto concediamo agli ovini, bovini e suini…i restanti centomila, all’età di un anno, in varie parti del regno, saranno offerti in vendita a persone ricche della buona società, consigliando alle madri di farli poppare a sazietà nell’ultimo mese, in modo da renderli paffuti e grassi per una buona tavola. Voglio ammettere che questo cibo sarà alquanto caro, e perciò molto adatto ai Signori, i quali, avendo già divorato molti dei genitori, paiono avere il miglior titolo a divorare i figli”.

    “Coloro che sono più risparmiatori (e confesso che i tempi lo richiedono) potranno scorticare il cadavere, la cui pelle…potrà fornire meravigliosi guanti per le signore e stivaletti estivi per i gentiluomini eleganti”.

    Una soluzione semplice, elegante e a costo zero. Peraltro, non c’è dubbio che l’opera di Swift è tra quelle di riferimento della trojka, e, presto, diverrà le livre de chevet dei più trendy tra i nostri politici, industriali ed intellettuali. D’altronde il genio non merita minor tributo, e tale omaggio testimonierà in modo inconfutabile quanto sia utile lo studio dei classici, smentendo i buzzurri (riprendo la lapidaria e icastica locuzione bagnaiana) che credono che con la cultura non si mangia.

    Come dimostra Una Modesta Proposta, è vero esattamente il contrario.

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