Sapete quelli che dicono: "Sì, va bene, forse un sistema monetario meno delirante ci aiuterebbe, ma a che servirebbe riallineare il cambio ai fondamentali? Tanto ormai siamo finiti, deindustrializzati, le esportazioni non ripartirebbero per strozzature dal lato dell'offerta, le nostre aziende sono tutte morte, come fai a esportare se non produci...".
Quanta pazienza ci vuole, vero?
Una preoccupazione simile, più approfondita, era stata espressa anche da Dany Lang prima e durante il seminario a Paris XIII, che la articolava intorno a un possibile cambiamento di struttura delle elasticità dell'export ai prezzi relativi (e comunque alla necessità di considerare anche le elasticità di offerta nelle condizioni di Marshall-Lerner). Preoccupazione questa teoricamente fondata e condivisibile, ma quanto rilevante in pratica?
Per una riflessione sul "tantormaismo" nostrano, cioè sull'atteggiamento di chi dice che dobbiamo restare sulla strada sbagliata non perché ci porterà nel posto giusto (l'argomento di Modigliani, Padoa Schioppa, Prodi, Monti et id genus omne), ma perché non c'è un'alternativa, cioè perché "tanto ormai" siamo finiti, vi suggerisco di dare un'occhiata a questo rapporto della Fondazione Edison segnalatomi da Luca Grossi. Leggendolo a volo d'uccello ho visto tante cose interessanti (ma non ve le dico perché non ho tempo e perché non voglio influenzare la discussione: mi interessa sapere cosa ne pensate voi).
La sintesi che traggo però è: se le cose vanno così con una "lira" sopravvalutata rispetto al "marco" (negli scambi intra-Eurozona) e un euro sopravvalutato rispetto al dollaro (negli scambi extra-Eurozona), siamo proprio sicuri che un riallineamento dei cambi non servirebbe a niente? Sicuri? Sicuri sicuri sicuri?
Io me no, per niente.
P.s. delle 10:13: senza contare il fatto che molte esperienze precedenti indicano che nella ripresa post-riallineamento l'effetto di "import substitution" è essenziale, e la "import substitution" è meno traumatica se la realizzi lasciando funzionare i prezzi, piuttosto che strozzando i redditi, non credete? Così, tanto per ricordare ai "tantormaisti" di late visuali che in effetti bisogna avere uno sguardo d'insieme, e loro decisamente non ce l'hanno. Dixi.
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
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L'avevo letto anch'io quel rapporto che, anche se non riportato certo nel mainstream, non è neppure un ciclostilato clandestino distribuito solo a qualche gruppuscolo di autonomia operaia. . Ciò di cui non riesco più a capacitarmi è questo andare inesorabilmente verso il baratro, nonostante ormai vi siano abbondanti informazioni, come se fosse un destino metafisico. Vabbè gli interessi, l'ordoliberismo, la narrazione mendace a suon di diritti cosmetici (lo ius culi et similia), Ma quando i sistemi collassano è possibile che non vi siano vincitori e vinti, ma solo rovine e sconfitti. Il Berlusca una volta disse: "Se vincono le sinistre ci porteranno terrore, miseria e morte". Allora mi fece molto ridere, oggi non rido più
RispondiEliminaE io che ti conosco so quanto ti costa dirlo.
EliminaSai, i vincoli esterni possono essere tanti, dipende a quali si dà la priorita. i.e. l'energia (se non la produci) è un vincolo esterno, così come la moneta (se decidi di non produrla). Se hai una moneta sopravvalutata (vs $) pagherai un po' meno l'energia (non 77 volte meno, n.b.) e sarai meno incentivato a promuvere politiche di resilienza energetica, anche perchè non puoi usare la leva dei finanziamenti statali (e quelli privati sonno alla canna del gas); inoltre, dato che le accise sono un'importante font di finanziamento statale, non vi sarà nessun interesse economico-politico a consumare meno. Viceversa se torni al doblone nazionale, verosimilmente questa si svaluterà e l'energia ti costerà di più, quindi quell'interesse lo avrai,ma non solo, potrai anche finanziare una serie di politiche in tal senso, che sono quelle che tu descrivi nel libro. Non dimentichiamo che tali politiche prevederebbero un'alta intensità di lavoro s scala locale quasi esente dal fenomeno della sostituzione tecnologica.
EliminaIl concetto è: l'euro ha tolto la sovranità politica, quindi non è possibile fare alcun tipo di politica.
Ps. ovviamente lo so che queste cose per te sono ovvie ma, visto che sono in tanti a leggere questo blog, ci permettiamo di ribadire alcune cose ovvie, che però ovvie non sono più nella narrazione allucinata dei platelminti d'ogni forma e d'ogni età
Per non paralare di quel giorno, a Brussel, che definì "turisti della democrazia"i parlamentari europei.
EliminaSghignazzai anch'io e m'indignai da bravo piddino.
Ora sghignazzo un po' di meno. Anzi, per niente.
mi piace molto il finale (oltre a tutto il resto)...dire sovranita' monetaria ormai e' riduttivo, sovranita' politica e' molto meglio ...forse bisognerebbe dire che abbiamo perso la sovranita' tout curt, e anche la rappresentanza democratica (da un bel pezzo come spiegato nel libro)
Eliminaciao, grazie e coraggio!
Sergio
PS scusassero gli italianisti ma non ho gli accenti su 'sta tastiera ...
Buonasera a tutti,
Eliminanon è mia intenzione rovinare la festa ridimensionando l'entusiasmo suscitato da una prima lettura dei dati Istat riclassificati dalla Fondazione Edison, ma desidero evidenziare che il rapporto si riferisce a quella minuscola quota di imprese italiane facenti parte dei 99 distretti oggetto dell'indagine. Le aziende in questione (sono poco meno di 300 mila) rappresentano un modesto 7% del valore aggiunto nazionale. La situazione reale dell'economia italiana, al netto delle luci in fondo al tunnel e dei proclami tanto trionfalistici quanto maldestri di alcuni rappresentanti di importanti istituzioni economiche e finanziarie, è invero molto critica, e purtroppo, in costante peggioramento, come segnalato anche, ma non solo, dal rapporto Istat.
Ma figurati, non rovini nessuna festa. Queste imprese fanno il 20% delle esportazioni italiane, il che avvalora l'idea che il modello di distretto industriale non fosse poi così tanto da buttar via, no?
EliminaDa ragazzo, leggevo che il conte di Siracusa, fratello di Francesco di Borbone, diede un pranzo per Garibaldi dopo il suo ingresso a Palermo, e mi chiedevo: ma come è possibile? Mentre tuo fratello combatte e rischia il trono e la vita?! Mentre i tuoi soldati muoiono sul campo di battaglia?! Se non altro, un po' di pudore, un filo di ipocrisia!
EliminaAdesso ho finalmente capito.
Lo guardo con più attenzione domani quando mi sveglio.
RispondiEliminaComunque ciò cui penso sempre e che mi dà speranza è proprio questo: se nonostante tutto teniamo botta date le condizioni macroeconomiche deliranti cui siamo sottoposti, vuol dire che siamo un Grande Paese costituito di lavoratori e imprenditori che ce la mettono tutta e resistono fino alla fine. Forza e coraggio a tutti costoro.
P.S. Comodo in questi casi il dire "eh ma se allora si fa così però ora noi è diverso etc.", lo chiamerei "opportunistic made up counterfactual".
Provo a capire: l'export regge bene e anzi veleggia verso i paesi extra euro, mentre perde in Europa dove i mercati interni sono depressi da misure e moneta unica.
RispondiEliminaSi esporta dove si può, e bene, e il fatto che prodotti evidentemente sovraprezzati dall' euro siano comunque richiesti dal mercato la dice lunga su quanto siamo competitivi. Sarebbe interessante vedere come si comporta la Germania sullo stesso terreno, ma immagino che esporti anche meglio di noi, potendosi avvalere di una moneta, nel suo caso, "debole"; che le ha permesso tra l'altro di sfruttare il mercato interno europeo fino all' osso, a discapito anche della nostra industria...
Non so se l'avete già letto questo vecchio articolo del Corriere della Sera:Bilancia commerciale, 1995 senza precedenti.
RispondiEliminahttp://archiviostorico.corriere.it/1996/febbraio/14/Bilancia_commerciale_1995_senza_precedenti_co_0_9602145403.shtml
Riportatoanche quisul Voelkischer Beobachter salmonato
RispondiEliminaCredo bene dictum. Anche se non so realmente nulla di late visuali di due cose sono convinto: 1) che insieme a tutti quanti, magari per ragioni diverse, siamo sul letto di Procuste , 2) che quanto si sta facendo è profondamente sbagliato e del tutto inaccettabile per chi sta al fondo della scala ed i risultati parlano da soli.
RispondiEliminaDunque nella mia posizione di idiota ed indifeso elettore so che la strada alternativa, quali che siano i dubbi, è l'unica chance e deve essere percorsa: non abbiamo da perdere altro che le nostre catene. Se sia o non sia troppo tardi è un problema che non ci possiamo permettere.
Credo ci fosse un errore di battitura:
RispondiElimina"Avere una valuta debole fa male al cuore" credo in realtà fosse da intendersi come
"Avere una valuta debole fa male al CORE" ...
no?
Si parla di distretti, quindi alcune fette di export vengono lasciate fuori, ma non cambierebbero il quadro generale. Le tendenze del primo grafico del report me le sono vissute in diretta (il clamoroso crollo 2008, effetto della crisi dei subprime, il boom del 2011, supportato da un euro sotto 1.30 USD etc etc.
RispondiEliminaIl quadro del manufatturiero è tragico: o esporti o muori. E con l'euro stabile attorno a 1.35 per continuare ad esportare devi abbassare i prezzi e ridurre i margini (per questo lo spettro della mini ripresa è ininfluente sul lato occupazionale). Chiunque esporti lo sa: con l'euro sotto 1.2 si va alla grande sui mercati extra euro, e con euroexit il recupero ci sarebbe anche sul principale partner europeo - con la piccola soddisfazione di un brutale riallineamento della nostra competitività rispetto ai concorrenti tedeschi, che male non farebbe visto che l'euro ha drogato di sicuro (anche se non saprei dimostrarlo) pure le loro quote di export extra area monetaria comune....
@L.O.
Elimina"o esporti o muori..." oppure se sei sul mercato intra devi offrire un prodotto che gode di una domanda "inelastica" che comunque è molto di nicchia.
Ritornando allo studio, vorrei dare un contributo. Guardando gli ultimi cinque grafici si vede che l'incidenza maggiore sulla performance globale (fig.1) è data da alimentare e tecnologico che hanno un peso sul valore totale (58.117) del 25%. L'extra-UE27 dà il 21% mentre UE27 il 28%. L'abbigliamento, che da solo incide il 36% ha recuperato i livelli precrisi "pagando" per bene sul complessivo.
Serebbe interessante avere dati sull'occupazione in quei macrosettori. Sull'Hi-tech, presumo (non conosco il settore) che la manodopera sia molto specializzata con un peso poco significativo sull'occupazione generale.
Sarei curioso di vedere uno studio simile sulla domanda interna (nostra) ma temo siano dolori.
A quanto sembra la nostra bilancia commerciale con l'estero è OK, ora il problema dei Pudisti è come rilanciare i consumi interni, facendo in modo che le importazioni dal estero non tornino a schizzare verso l'alto, ma non potendo svalutare la moneta qualunque cosa facciano per rilanciare i consumi interni inevitabilmente le importazioni riprenderanno a galoppare e la bilancia commerciale tornerà inevitabilmente in squilibrio, per cui non faranno nulla per rilanciare i consumi interni e la disoccupazione e la crisi economica diventerà endemica.
RispondiEliminaDomanda per i ragazzi del Pude, mi dite che cosa in generale alla moneta di uno stato che emette moneta propria, quando le sue esportazioni superano le importazioni, la moneta di quello stato tende a svalutare o a rivalutarsi ?
Sta a vedere che una nuova liretta, invece di svalutarsi catastroficamente come si va predicando, alla fine la nuova liretta finirebbe per rivalutarsi. ci sarebbe da ridere.
"mi interessa sapere cosa ne pensate voi"
RispondiEliminaPosto che questa era una dinamica facilmente prevedibile:
1. i supply siders dimostrano ancora una volta di non guardare più in là del proprio naso
2. il cambio reale si sta riallineando maggiormente verso i mercati extra UE, dove
3. le politiche anticicliche applicate sostengono in quota parte la nostra offerta di beni Trad;
4. il cambio reale si sta invece riallineando molto più lentamente verso i mercati UE27, dove a ribassar la media è di sicuro l'EZ, dove le politiche di austerità hanno distrutto la domanda interna, rallentando sia la ripresa del mercato comune che degli scambi commerciali extra EZ e dunque
5. a chiosa, che l'euro che doveva servi' a farci avere un bel mercato rionale che avrebbe facilitato il commercio intraeuropeo eliminando i costi di cambio e l'insormontabile difficoltà d'utilizzo del pallottoliere per gli operatori economici e ci avrebbe protetti grazie a tutti questi dividendi dalla Cina, non serve a un beneamato . Mi scuso per la volgarità, seppur né gratuita né inappropriata nel caso in questione.
Bella PROF.
insomma, la crisi è finita e la luce in fondo al tunnel vista de Letta e Saccomanni è reale, avevano proprio ragione e noi possiamo tornare tranquilli alle nostre faccende fidandoci delle loro previsioni che si sono dimostrate vere.
RispondiEliminaGrazie! Perché oggi ho verificato tutto da solo che col c*z*o che é merito di Renzi.
RispondiEliminaContra l'autorazzismo
RispondiEliminaJust in time: sono reduce (da 5 minuti) da una teleconferenza con la forza-vendita (che espressione orrenda) di una mutinazionale tedesca del settore medico, pre spiegare loro una nuova tecnica chirurgica. Siccome queste cose le ho fatte svariate volte anche per "forze-vendita" italiane, non ho alcun dubbio su chi lavora meglio, più veloce a capire e più appropriato nelle domande (poi, generalizzare non è mai operazione molto intelligente, epperò...)
"Forza vendita" -- Assolutamente d'accordo
EliminaIo sono diventato ossessionato da:
[ Risorse Umane ]
(Chi non ha mai fatto peccaminose fantasie con le signorine eiciar? Come si poteva resistere a questa rivoluzione?)
Tutti i lavoratori hanno accettato in tutto il mondo, senza battere ciglio, la propria trasmutazione in valorosi cespiti.
Chi le capisce le persone... pardon, i cespiti!
(Infatti Renzie vuol "rottamare" probabilmente i pensionati: prima vi erano gli "antichi", padri saggi e severi che parlavano latino. Poi ci furono i Vecchi. Grande rispetto al regiù! Poi i vecchi diventarono "anziani" politicamente corretti al bianchino. Nel frattempo le HR si ostinano a rimanere formosamente senili mentre io mi sento già obsolescente e produco nella vana speranza di essere riciclato)
Nel 2012 l’export manifatturiero italiano (inclusi gli alimenti trasformati) è stato pari a 373 miliardi di euro con un surplus di 94miliardi di euro. Tuttavia, dice il rapporto, mentre i principali 99 distretti crescono del 5%, l'export manifatturiero totale è lievemente calato.
RispondiEliminaQui trovate molti altri dati e grafici:
http://www.madeinsteel.it/imgs/layout2013/eventi/slide/1_MarcoFortis.pdf
A parte l'energia, ci sono 5 settori manifatturieri su 12 in deficit e probabilmente li si nascondono quelli in "deterioramento" schiacciati dall'eurone. Ecco, mi chiedo quanto pronta possa essere la reazione proprio di questi settori e distretti "bombardati" qualora riallineassimo il cambio (immagino che questi settori siano fondamentali per l'import substitution, ma Fortis non li cita). Sono questi a soffrire di più e a chiudere ed è li che stanno crescendo progressivamente i costi di tenersi 'sta moneta.
Insomma, dove sono cadute e stanno cadendo le euro-bombe? Quali manifatture soffrono di più col mercato interno al collasso? Cosa stiamo perdendo ? (oltre alla libertà).
Oltre che dei responsabili (rei confessi) vorrei anche l'elenco delle vittime.
PS: comunque dice Fortis che su 2000 prodotti siamo in surplus (su 4000 totali) e che per 1200 prodotti superiamo la Germania (nazzzionalismo).
Vanno bene le parti di autoveicoli, i rubinetti e gli apparecchi per l'imballaggio, lavori in acciaio, turbine e yacht . Non male elicotteri, motori a pistone e veicoli spaziali.
Non ho trovato come siamo messi con "le-ciabatte-di-gomma"
E chi lavora in quei distretti industriali chennepenZa dell'euro? E soprattutto dei rischi a restarci?
RispondiEliminaPuó essere pure che dato che (ancora) lavorano (e bene) non abbiano molto tempo (o non ne abbiano per niente) per informarsi, informare, parlare coi piddini (e poi desistere...) e magari ancora in quei distretti lo Statolaaaaadro e castacriccacoruzzzione va per la maggiore...
...ma
... ma possibile che non siano al corrente del metodo Cipro in arrivo (sotto forma di patrimoniale o di bail-in di qualche banca)?
chennepenZa???
Eliminama caro Domenico, l'hai vista la cena degli imprenditori de varesotto (roba da almeno 150 a testa, mentre uno di loro, in studio, proponeva agli operai della sevres di lavorare a 900 al mese in attesa di tempi migliori), la cena degli imprenditori, dicevo, a piazzapulita?
l'impressione che ne ho avuta è semplice: è gente che non distingue Dante da Manzoni, che prima vota berlusca, poi grillo, ora si dichiara per renzi...
io ricordo sempre gianni clerici che diceva che per giocare a tennis una laurea non serve ma aiuta (e sappiamo che parafrasava), dunque, cosa ti vuoi aspettare da questa classe imprenditoriale?
tanto se gli parli ti diranno sempre che loro "la mattina mi me alzi e va a lauuuuraaaa' " e che conoscono il "paese reale"... salvo non sapermi mai indicare su una cartina dove sta 'sto "Reale".
quando Cipro arriverà, ti diranno che lo stato è ladro, e basta...
"caro "tantormaista" nulla è definitivo, nemmeno la morte. guarda, se almeno uno c'è riuscito a resuscitare, vuol dire che se po' rifà".
Eliminaosservato che la risposta scuote i tantormaisti cattolici, almeno quelli... :-)
a proposito, Monti, Prodi, Letta... ma non sono tutti cattolici?
carissimo,
Eliminavivendo all'estero mi viene ancora piú facile non guardare piazzapulita et similia (è strano come una piazzapulita vista da un'altra ottica (goofynomicamente erudita, non ottica esterobelloitalibrutto) somigli ad una discarica indifferenziata) e non sono sicuro che siano gli imprenditori chiamati in suddette discariche a dover far testo no?
Altrimenti tutti i laureati emigrati all'estero dovrebbero essere come quei gegni che facevano domande al maestro Bagnai a Servizio Pubblico, no? Ecco, le do una notizZia: quello che appare in tv non é la realtá (che notiziona no?)
Poi mi cita anche Gianni Clerici... (Clerici chi?) e mi fa una bella insalatona tra tantormaisti e cattolici, inZomma lei mi sa proprio di troll no?
Mi spiace... (o forse no?)
no, i due commenti dovevano andare staccati, il primo sotto il suo e l'altro (la battuta sulla resurrezione - era una battuta, sa?) per fatti propri. che sarà successo che son finiti in sequenza non so.
Eliminaanche io non guardo piazzapulita, guardo i video che girano su internet. si fa prima a selezionare le stronzate.
non conosce Clerici Gianni? (basta digitare due parole su google...) non mi meraviglio, ma le consiglio "I gesti bianchi". non è certo colpa mia se il moralismo imperante nella nazione ha fatto sì che la letteratura "sportiva" sia considerata di serie B. C'è sempre stato un po' troppo Croce in giro per questa Nazione...
per il "troll" non me la prendo minimamente, forse perché mi ricordo di Pirandello: "Gli si appioppa la taccia di cinico, ed è fatta".
è tipico dei nostri tempi malsani etichettare. si piazza addosso a uno una divisa, lo si mette in una casella, e tutto si risolve portando il ragionamento allo svilimento: "lei è rosso, lei è nero, lei è grillino... dice questo perché è contro la magistratura, dice questo perché è comunista", così quando siamo in tv semplifichiamo e la gente capisce... E VVVAAAAIIIII!!!. peccato che la politica sia una cosa complessa, anzi, gestione della complessità, e i risultati di questi venti e più anni di semplificazioni ce li abbiamo sotto gli occhi.
Ma se le fa piacere e le placa l'inutile bile (io volevo supportare il suo ragionamento) lo dico io: "Sono un troll! Sono un troll! Sono un troll! Sono un troll! Sono un troll! Sono un troll! Sono un troll! Sono un troll!".
La sua salute mi preme più di ogni altra cosa.
Rilevando con piacere che all'estero si vede Santoro, Le invio i miei più distinti saluti.
Apprendo dal buon friedman che il problema è lo statuto dei lavoratori, che andrebbe abolito o cambiato.Che ne ha parlato con renzie e che su molte cose sono in accordo.La prima frase detta dal nuovo presidente è stata di occuparsi per prima cosa del lavoro...ma và!!!!!
RispondiEliminaLa cassa integrazione va abolita e lo sarà nel 2017 come gia deciso ma non comunicato.
Caro alberto come noi sappiamo è in procinto di partire l" ultimo attacco, quello finale, alla classe più debole e non ci possiamo fare niente, solo apprendere quello che decideranno.
Sentire con quanta arroganza si avvalgono dell" idea di fare la cosa giusta per noi è avvilente, mi fanno schifo ma ....un pò mi faccio schifo anche io visto che non ho fatto nulla per impedire tutto quello che sta accadendo, magari non avrei potuto far nulla ma mi sarei sentito meglio con la mia coscienza.
Chiaramente questo vale per chi la coscinza la possiede.....per questa gente lo escludo.
P.S. ma friedman perche non lo mandano anche dalla clerici a raccontare le sue famose ricette....sai che successo.
Il libro di Friedman è talmente chiaro nelle sue finalità, da essere commovente. Naturalmente ha ragione Marcello Foa: questo libro è una lettera di licenziamento di Giorgio Napolitano da parte dell'élite transnazionale che conta e che per un po' lo ha cooptato. Ma leggendo si capisce anche che viene 'ringraziato' Monti stesso. Friedman non perde occasione per sottolineare le piccole meschinità dell'uomo, le sue debolezze, le sue gelosie. E' un libro, almeno così mi sembra, pro Passera, autore del corposo programma di rinnovamento dell'Italia, che doveva essere poi programma del governo Monti. Essenzialmente Monti e Letta sono colpevoli di essere stati poco efficaci: lo slancio di Monti si è spento subito dopo la riforma delle pensioni e sua grave colpa è stata non attuare un punto importante del programma Passera: riduzione del debito pubblico tramite privatizzazioni per 100 mld e imposizione di una patrimoniale 'leggera'. L'uomo adatto ora sembra Renzi: sempre Marcello Foa ci ricorda che l'uomo di Rignano sull'Arno fu 'scovato' e intervistato da Time già nel 2009, quando era soltanto presidente di provincia. Insomma, lo stanno tirando su da anni, tanto che nessuno all'estero si è scandalizzato per le modalità di cambio del governo, che ricordano una specie di 'golpe' molle di periferia (quelli seri prevedono almeno la presenza di qualche pistola...). Io ho seguito con i teresse Renzi all'inizio: chi non è fiorentino non può capire la gioia provata nel vedere abbattere l'oscena pensilina della stazione o l'abbattimento dell'edificio, orribile, delle poste in via Campo d'Arrigo. Poi abbiamo ascoltato i suoi discorsi contro la nomenclatura PD; interessanti, ma aspettavamo il salto di qualità: Europa ed euro. Invece è arrivata la trasferta, immancabile, a Berlino. A quel punto abbiamo capito tutto e, tristi, abbiamo rivolto lo sguardo altrove. Io penso di immaginare anche come si svilupperà la vicenda Renzi, ma vediamo. Intanto credo sia confermata l'impressione suscitata dalle prime dieci pagine del libro di Friedman: il libro di un americano che lavora per il FT, vivendo in Italia come in colonia. E parlando come Olio (per farci capire che siamo nel dopoguerra). Ieri sono stato all'inaugurazione del no€ tour della Lega, presente anche Claudio Borghi.....
EliminaCelso17 febbraio 2014 15:32
Elimina"il libro di un americano che lavora per il FT, vivendo in Italia come in colonia"
E' più di un americano che lavora per il FT... (nulla quaestio sull'attitudine verso l'Italia)
Concordo. La definizione precisa di Alan Friedman è "agente di influenza".
EliminaRicordo uno sfondone "tantormaista" del prof. Saltari durante la presentazione del suo libro a Roma, in facoltà. Chissà se ha cambiato idea dopo un anno e mezzo..
RispondiEliminaNei lontani anni 80 stavo un giorno seduto, come RSA(rappresentante sindacale aziendale), al tavolo delle trattative con la dirazione aziendale. Avevamo chiesto un premio di produzione. I dati per i quali avanzavamo la richiesta erano oggettivi, infatti, anche se oggi non ricordo la %, erano dati importanti: aumento delle vendite e fatturato, acquisizione di quota di mercato. Ricordo che si ottenne pochino, l'azienda integro' i nostri dati con altri a noi sconosciuti. Quanto di positivo fu a scapito della redditivita'. La crescita della grande distribuzione in Italia, espellendo dal mercato il piccolo dettaglio, faceva i prezzi alle aziende: tanti pezzi X sconto! Il nostro marchio era molto conosciuto, ma non era piu' sufficiente per stare sul mercato.
RispondiEliminaCerto, disse l'azienda, siamo cresciuti, abbiamo fatto investimenti, ma la redditivita' e' diminuita. Negli anni successivi assistemmo alla scrematura di varie reti di vendita in quanto pochi e grandi centri commerciali avevan ormai assorbito il mercato a suo tempo detenuto dal commercio al minuto.
Ora, i dati rilevati dalla "Edison", mi hanno appunto ricordato la mia lontana esperienza.Guardando le tabelle, se non leggo male, la prima riporta una variazione del 5,2% nel periodo gennaio/settembre, mentre la seconda esprime una variazione del 4,4% per il 3^ trimestre, quindi una flessione sul totale nella parte finale dell'anno.
A mio avviso, il dato che manca, e' la redditivita' in variazione % all'anno precedente. I distretti presi in considerazione sono 99, ma solo 54 hanno esportato di piu', gli altri 45, che fine hanno fatto?! Se guardiamo i dati dei "protagonisti della crescita" , scopriamo che piu' che parlare di distretti si debba parlare di -punte di eccezionalita'-(i.e , sempre pericoloso). Si cresce, comunque, in settori storici come l'arredo casa, cresciamo nell'alimentare soprattutto al sud, ma sempre in settori marginali alla ricerca scientifica e algli alti inestimenti da capitale. Si parla di crescita, ma si accentua l'abisso tra nord-sud, e pur la ricchezza tra le stesse regioni del nord e del centro-nord.
Forse qualcuno in questi dati estrapolera' il made in italy? Chiedere al possibile futuro ministro del made in italy, Montezemolo che ha da poco ceduto a stranieri un suo grande marchio made in italy.
Ancora una domanda, queste 54 aziende sono tutte italiane?
Io inserirei questo articolo del sole
RispondiEliminaIl made in Italy sul podio mondiale per completezza.
Ecco, leggendo l'articolo mi viene in mente Cesare Pozzi col suo tavolo immaginario seduti attorno al quale i tedeschi si chiedono quale concorrente possono far fuori... A Fortis manca l'ovvia conclusione, cioè che se con l'handicap euro seguiamo da vicino la Germania, senza si verificherrebbero parità o sorpasso... giustamente Fortis sottolinea il problema della domanda interna, ma non mostra l'altro lato della medaglia, cioe' la desertificazione industriale in corso. Con le capofila dei settori di riferimento in affanno o che abbandonano il paese, la vita delle PMI diventa molto difficile. Se qualcuno volesse proporre per l'Italia il modello industriale cinese prevalente di dieci anni fa (aziende prevalentemente esportatrici), e se ne sente parlare, in questi giorni, dovrebbe dirla tutta e dirla bene: il mercantilismo richiede copertura governativa , e da noi la cosa sarebbe limitata dai vincoli europei, e una struttura finanziaria pubblica attivamente impegnata nel processo (come accadeva in Cina, ora molto meno), che da noi è impensabile (per i vincoli europei). Altrimenti viene da pensare che qualcuno coltivi la perversa idea di ritrovarsi con un parco di PMI esportatrici lasciate a sé stesse che vanno per il mondo a raccattar quattrini che poi girano allo Stato come prelievo fiscale mentre contestualmente lo finanziano a tasso 0 coi crediti IVA che si accumulano....
EliminaLa Deutsche Bank detta le "regole" a Renzi
RispondiEliminaLe dimissioni di Letta e la nomina a primo ministro di Renzi sono finite negli studi di banche d’affari che si interrogano su quali siano le conseguenze per la terza economia e primo debito pubblico dell’area euro.
Tra le tante analisi uscite merita particolare attenzione quella a cura dell’ufficio studi di Deutsche Bank, non foss’altro perché la Germania è stata un osservatore attentissimo delle vicende politiche italiane e perché è in Germania che si è deciso molto, indirettamente, dei destini economici italiani. Secondo un report pubblicato nella serata di giovedì, l’avvento di Renzi aumenta la probabilità di conseguenze “binarie”; in altre parole, per l’Italia, o va davvero bene o davvero male e si cancellano gli scenari intermedi.
Secondo la banca d’affari tedesca, la svolta di Renzi può essere attribuita a un cambio di priorità; le priorità per il sindaco di Firenze si sarebbero spostate dalle riforme istituzionali a quelle economiche. I timori che le critiche al governo Letta, a causa della difficile situazione economica, si sarebbero potute trasformare in un voto di protesta alle prossime elezioni europee potrebbero aver spinto Renzi a concentrarsi sulle riforme economiche per potersi poi presentare al voto forte di un successo in campo economico. In altre parole, Renzi si troverebbe nelle condizioni di dover avere successo in economia e la sua legittimazione come capo del governo, nota Deutsche Bank, potrebbe arrivare solo dopo l’approvazione e l’implementazione delle riforme economiche.
Se Renzi fallisse in questo potrebbe sempre incolpare un supporto non sufficiente da parte dell’attuale maggioranza, ma questo rappresenterebbe il fallimento della decisione presa giovedì.
Deutsche Bank si aspetta che Renzi si concentri principalmente su quattro temi: una riforma del lavoro che riduca il cuneo fiscale attraverso tagli alla spesa, il miglioramento dell’efficienza della Pubblica amministrazione, l’aumento della competitività del Paese e l’attrazione di investimenti esteri e, infine, l’accorciamento della durata dei processi civili.
Si comprende facilmente che il compito non sarebbe particolarmente agevole e che si andrebbero a toccare rendite di posizione e universi, quello dell’amministrazione pubblica per esempio, che nessuno fino a oggi ha nemmeno sfiorato. Non è chiaro se la relativa calma che si è vista in Italia in questi anni di crisi economica rispetto ad altri Paesi in termini di scioperi e livello di protesta sia dovuta a una maggiore maturità o semplicemente al fatto che in realtà non siano stati toccati veramente i nodi dello spreco e dell’inefficienza, soprattutto nel settore pubblico.
L’assetto istituzionale inefficiente, una maggioranza fragile e un parlamento frammentato sono però per la banca tedesca degli intralci notevoli per Renzi, al punto di paragonare il passaggio attuale alla successione di D’Alema a Prodi con la nascita di un governo non di successo e la conseguente vittoria elettorale di Berlusconi. Così oggi se Renzi fallisse aprirebbe le porte a una vittoria di Berlusconi e Grillo visti, da Deutsche Bank, come populisti e irresponsabili.
Il mercato ha puntato su Renzi scommettendo sul fatto che le riforme possano ora finalmente vedere la luce. Le performance borsistiche delle ultime settimane e mesi, il livello raggiunto dallo spread testimoniano l”umore” che si respira sui mercati in cui i rischi e le ciriticità vengono messe in secondo piano; il miglioramento dell’outlook da negativo a stabile di Moody’s di venerdì si inserisce in questo scenario di fondo.
L’altro lato della medaglia si trova nella ricerca di Deutsche Bank e, tutto si può dire, tranne che non siano ragionamenti di buon senso.
Le operazioni dei "poteri forti" all'ombra di Renzi
RispondiEliminaQueste ore ci dimostrano una cosa: per migliorare la valutazione di un Paese non serve far migliorare la sua economia, competitività, tasso di occupazione o di attrattività verso investimenti esteri. Basta conoscere le persone giuste, farsi gli amici giusti e tac, i rating migliorano così, per miracolo.
Moody’s, infatti, l’altro giorno ha sì mantenuto la nostra valutazione di credito a Baa2 ma ha rivisto al rialzo l’outlook, passato da negativo a stabile. Il tutto senza colpo ferire, a parte l’anomalia tutta italiana del terzo governo di seguito senza mandato popolare. Ma tant’è, certi mondi hanno superato i riti novecenteschi come il suffragio universale: qui si è fatto cadere un governo in quattro e quattr’otto, non per ragioni di sopravvenuta sfiducia nelle aule parlamentari, ma per il libro di Alan Friedman, una sorta di assist davanti alla porta per Silvio Berlusconi, quando di fatto si contraddice con prove video il presidente Napolitano sul timing del suo primo contatto con Mario Monti per sondare la disponibilità a sostituire il Cavaliere: non in pieno volo dello spread, ma a maggio, quando Deutsche Bank vendette 7,5 miliardi di titoli di Stato italiani, avendo anche la tenera accortezza di dire ai mercati en plein air che stava contemporaneamente coprendosi con credit default swaps.
Insomma, magari non un golpe come proclamato da Berlusconi, ma oggi ci sono le evidenze dei fatti che sia stata un’operazione eterodotta molto ben congegnata. Ma attenzione a non tramutare, per questo, il Cavaliere in vittima, visto che sia con il governo Monti che con quello guidato da Enrico Letta le sue aziende hanno macinato guadagni del 130% in Borsa - non male per chi ha dovuto pagare un capitale di risarcimento a Carlo De Benedetti - e ora si appresta a fare lo stesso con quello a guida Matteo Renzi, il quale farà di tutto per non disturbare la galassia Fininvest visto che il Cavaliere gli garantisce una fondamentale stampella al Senato. Insomma, qui, di vittime, ce ne sono poche e il più classico dei do ut des per ragioni di Stato, se così vogliamo chiamarle.
A pagare il conto, stante la disastrosa situazione dell’economia reale, sono stati solo i cittadini italiani. Ma ora perché questa accelerazione che disarciona Enrico Letta in un giorno spedendo l’enfant prodige a Palazzo Chigi a tempo di record, fino a ieri sembrava addirittura prima della riapertura dei mercati?
Basta guardare alcuni nomi del toto-ministro, come quello di Lucrezia Reichlin, economista di assoluta capacità ma che era in procinto di entrare nel board della Banca d’Inghilterra, istituto guidato da Mark Carney ma che sarebbe stata “caldamente” raccomandata a Matteo Renzi da Mario Draghi in persona. E, come sapete, sia Draghi che Carney sono ex alti dirigenti Goldman Sachs. C’è da governare prima gli interessi e poi il caos che sta arrivando, cari lettori e chi meglio di Matteo Renzi: ambizioso, capace di imporsi e assolutamente pronto ad abbassare il capo di fronte ai desiderata della finanza internazionale e della Germania. …
C’è una dannata mole di lavoro da fare e siccome tutti sanno, Mario Draghi in testa, che non solo la deflazione è dietro l’angolo ma che l’Italia è davvero “too big to fail”, quindi va commissariata, ecco l’operazione Friedman-Renzi. …
Una cosa è certa, questa volta è commissariamento vero, anche senza visite della troika: la pena, in caso di inadempienza contrattuale, ve l’ho spiegata lo scorso maggio. Come ci hanno mandato lo spread a 575 nel 2011, così possono rifarlo. Anche domani.
Pensate a salvare l'Europa, più che l'euro!
RispondiEliminaSull'importante giornale francese La Tribune, un gruppo di economisti di diversi paesi europei, tutti firmatari del Manifesto Europeo di Solidarietà (TRA CUI GOOFY), lanciano un appello ai politici francesi e tedeschi perché mettano fine alla crisi dell'eurozona nel migliore dei modi.
Sono tutte cose che sappiamo, ma possono essere una buona sintesi per i nuovi arrivati, e poi un punto fondamentale viene messo bene in chiaro: l'euro non è in crisi, ma è la crisi stessa, e in questo momento rappresenta il peggiore nemico della coesione e della pace in Europa.
… Verso l'estero: un tasso di cambio dell'euro troppo debole per la Germania, troppo forte per la Francia. D'altra parte, i tassi di cambio della Francia e dei paesi del sud sono sopravvalutati anche verso le valute estere extra-EZ (dollaro, yen) e viceversa quelli della Germania sono sottovalutati. La spiegazione di questi squilibri è che il tasso di cambio dell'euro è fissato in funzione del saldo estero complessivo di tutta la zona euro. Ma questo saldo estero comprende l'importante eccedenza della Germania e i deficit o i piccoli surplus degli altri paesi dell'eurozona rispetto ai paesi extra-EZ.
È questo il motivo per cui il tasso di cambio dell'euro è troppo debole per la Germania e troppo forte per la Francia e per i paesi del sud. Le economie della Francia e dei paesi del sud sono bloccate nel seguente dilemma: o andare avanti col loro ritmo di crescita potenziale e di conseguenza andare incontro a squilibri esterni a causa della sopravvalutazione del loro tasso di cambio, oppure essere costretti a sopportare le politiche di austerità per ridurre artificialmente le loro importazioni allo scopo di eliminare i loro squilibri esterni.
La stessa prosperità della Germania è minacciata. A confronto con la Francia e con i paesi del sud, la situazione economica tedesca appare alquanto soddisfacente. Eppure la prosperità della Germania è essa stessa minacciata, per diverse ragioni, nel sistema dell'euro.
In primo luogo, la Germania non ha alcun interesse a vedere il resto dell'eurozona sprofondare nella depressione economica. Nel 2007 le esportazioni tedesche verso gli altri paesi dell'eurozona ammontavano a 432 miliardi di euro, mentre cinque anni più tardi erano calate del 9% e ammontavano a non più di 393 miliardi di euro.
In Francia si aggrava il rischio-deflazione. In secondo luogo, l'adozione dell'euro è stata la causa di una divergenza crescente nel ciclo economico della Germania da un lato, e della Francia e dei paesi del sud dall'altro. Questa divergenza dovrebbe giustificare delle politiche monetarie opposte da una parte e dall'altra, mentre la partecipazione alla moneta unica obbliga tutti i paesi a perseguire la stessa politica, aggravando così la divergenza tra le congiunture dei diversi paesi. In altre parole, la politica monetaria comune aggrava la tendenza alla deflazione in Francia e nei paesi del sud, mentre accresce le tensioni inflazionistiche in Germania. Tutto ciò non può che accentuare la discordia tra la Germania e gli altri paesi. …
Nuove crisi sono inevitabili. In quarto luogo, l'euro non può fare altro che condurre a nuove crisi future a causa della rigidità del cambio che instaura all'interno dell'eurozona. Le crisi non possono essere risolte che in due modi: o mediante politiche di trasferimenti fiscali, per le quali la Germania dovrebbe rinunciare ai suoi principi sulla gestione di bilancio e concedere, in ultima istanza, un default parziale sui debiti degli altri paesi; o in alternativa mediante un intervento massiccio della BCE, che dovrebbe lanciarsi in una politica di "quantitative easing" e mettere in circolazione un eccesso di liquidità nella zona euro, il che sarebbe nuovamente in contraddizione con le preferenze della Germania. …
mi sono imbattuto nel pensiero di lucrezia 2012 sul corsera : questa è malafede malcelata.
RispondiEliminahttp://www.corriere.it/opinioni/12_maggio_17/reichlin-malattia-italiana-nasce-euro_07edf6a6-9ff4-11e1-bef4-97346b368e73.shtml
Lucrezia Reichlin 2012
Prima omissione:
Il grafico dell' export parte dal 2006
Seconda omissione (NA' CAROGNATA): relazione tra divergenza tra pil pro capite italia-germania dal 1996 e l' adozione del cambio fisso (1996 e non 1999 o 2001) l' € NON C' ENTRA
3- nessun riferimento alla bilancia dei pagamenti dei 2 paesi, nelle quali magari una qualche spiegazione del crollo della domanda interna (al di là dell' austerity imposta dai vincoli esterni) si sarebbe potuta ricavare (compriamo merci tedesche invece che italiane?)
Devono pagarla molto immagino, (chi?unicredit, inglesi, tedeschi?) non mi sembra un punto di vista ideologico ma tutto sommato in buona fede anche se criminale ma un....ti dico questo, questo,..questo no, questo no, questo si.
Magari non sarà lei il nuovo ministro all' economia ma mi sa tanto che sarà difficile che la rottura venga dall' interno del nostro paese.
Saranno le preoccupazioni statunitensi per un europa in stagnazione permanente a muovere dei fili? e Renzi fa parte di questo scenario? oppure è la solita strategia di colorare e rendere piu appetibile il veleno somministrato. ma non era un mega ambizioso? preferisce una carriera nei circuiti che contano (qualcuno gli avrà promesso qualcosa), oppure entrare nei libri di storia come salvatore della patria, redentore della sinistra italiana e fondatore di un nuovo patto sociale.
oppure è meglio non parlarne per non porre ulteriori ostacoli visto che la cosa più difficile sarà il riposizionamento di chi ha fondato la propria identita sull' €.
Mi interessano i vostri pareri.
UN CALOROSO INCORAGGIAMENTO PER IL TOUR EUROPEO GRANDE PROF
noi qui fare fotocopie di suoi interventi e non in allegato obbligatorio gratuito con sole corsera e repubblica a coloro che, a fatica, però
dialogano.
la moglie di prodi ha visto l' altro giorno il ritaglio dell' articolo del fatto quotidiano ben esposto in edicola (sullo studio di de nardis NOMISMA) purtroppo non c' ero io o forse meglio così. Mi è stato riferito che è rimasta meravigliata: ma mio marito non ha mai detto che l' € non conviene in Italia! è una falsità. Gli avrei risposto: suo marito ha messo gli addendi, il giornalista ha fatto la somma, il risultato non cambia. Per la prossima volta che ritorna? se ritorna ci sono suggerimenti?
GRAZIE. UN ABBRACCIO FORTE A TUTTI.
Non credo che si tratti di "pagare" le persone, il discorso in effetti è più complesso. Quanto alla signora Prodi, mi spiace averla addolorata, io mi sono rifatto alle dichiarazioni riportate qui, dove si parla di forte sopravvalutazione dell'euro. Ora, siccome l'euro è fortemente sottovalutato per la Germania, è chiaro che la sua sopravvalutazione non fa comodo a noi, come tu hai giustamente sottolineato.
EliminaPenso che tu abbia perso una cliente, ma sono sicuro che te ne starai facendo tanti altri.
P.s.: siccome sono in Francia, non sapevo che Stefano avesse deciso di pubblicare il mio pezzo. Qualcuno mi può mandare la scansione in pdf per il mio archivio?
Grazie mille.
penso che usciremo quando i banchieri italiani rischieranno davvero di diventare dei bancari...
Eliminaforse hai frainteso, il pezzo esposto non è tuo, è del giornalista del fatto quotidiano che ha riportato la notizia della pubblicazione dello studio di nomisma il 10/02/14. l' articolo che hai ripreso il giorno stesso sul tuo blog. non sei tu ad avergli dato un dispiacere. comunque il tuo libro e le locandine sono ben visibili. riguardo alla reichlin m i piacerebbe conoscere meglio gli esseri umani per capirne la complessità. E' una questione di relazioni sociali da mantenere, tizio da non deludere, ambienti, carriere, ruoli prestigiosi, la banalità del male? ma come fanno a non sbroccare dopo un po'?
Eliminabuona notte
Sintetizzerei così:
RispondiElimina1) I principali distretti industriali italiani (manifestano un) andamento nettamente più favorevole rispetto a quello dell’export manifatturiero italiano.
- resilienza della piccola e media impresa italiana; ma non era meglio grande (pennello)?
2) Export dei 99 principali distretti manifatturieri per settore e area geografica.
- meglio il sud ed il centro; la svalutazione interna è andata (ancora) meglio al sud (precariato e lavoro nero?)
3) Nord meglio su extra-UE; Sud/Centro meglio su UE
- la produzione del nord, per sua struttura, risente di più del declino della UE e della concorrenza dei paesi del nord EU; non e' quella che DE deve in primis depotenziare?
Sembrerebbe comunque che la svalutazione interna stia procedendo. Disoccupazione, giovanile soprattutto, elevata; bilancia commerciale in miglioramento (da questi dati la Francia sembrerebbe messa assai male). Sembreremmo dei minimercantilisti in embrione.
Con la palla al piede dell'euro e relative lacrime e sangue (per molti non è stata solo una metafora) il "medio-piccolo" italiano (una volta oggetto di missioni di studio giapponesi) sembra resistere. E se viene tolta la palla-euro al piede, nel modo giusto (mi è chiaro: condizione necessaria ma non sufficiente), facendo ripartire la domanda interna (senza fare la DE-bis), che succede?
Manuale di Claudio Borghi Aquilini per 'difendersi dall'Euro'.
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/news/interni/difendersi-dalleuro-993031.html
Incredibile ... la Voce del Padrone ha scoperto che i «Leader tedeschi segretamente contenti di Draghi» ... e je credo! Ha salvato le terga al sistema in cui so' gli unici che tirano a campare ...
RispondiEliminaProf. Bagnai,
RispondiEliminavado di esperienza personale (clienti che seguo per lavoro): caso 1) azienda produttrice di prodotti per la ristorazione e il settore alberghiero, 50 mln di fatturato ca, export 90 % del fatturato. Mia domanda alla proprietà dopo una riunione fiume: curiosità, cosa fareste se domani mattina usciussimo dall'euro? Risposta: devo aprire un altro stabilimento. caso 2) azienda produttrice di meccanica di precisione, fatturato 90 mln, export 95% del fatturato. Problemi nell'espansione commerciale in Sud America. Perchè? il dollaro continua a svalutarsi e gli Amercani ci fanno concorrenza di prezzo. Sopravviviamo perchè il nostro prodotto è tecnologicamente più avanzato del loro (questa la dedico agli "americanifannoricercaesviluppoehannopauradell'euro").
Sei anni fa questo duo 'comico' anticipava come sarebbe andata a finire la crisi dei mutui sub-prime: cioe' che alla fine della fiera a soffrire sarebbero stati i fondi pensione.
RispondiEliminaAllora il duo comico faceva ridere, oggi concordo con Il Velo di Maya e Mons Colombo: non c'e' piu' nulla da ridere!
http://www.youtube.com/watch?v=mzJmTCYmo9g
Prof:, leggo da oltre un anno il suo blog e sono arcicontento di essermi chiarito le idee riguardo alla crisi ed a come ci siamo precipitati.
RispondiEliminaHo anche seguito Borghi in questo suo recente sforzo di divulgare il Verbo e di utilizzare la Lega per farlo.
Niente di male, anzi ... il fine giustifica i mezzi.
Ma possiamo credere in questa improvvisa fede antieuropeista di Salvini?
Lei un paio di anni addietro (ho visto in un Suo commento) era piuttosto critico nei confronti dei "padani" ed io, da buon meridionale, pure.
C'è ragione di crederci? Perchè, in tal caso, pur disprezzandoli, li voterei.
Con stima
Sai, ormai la metà delle persone che in Francia voteranno la Le Pen non vengono dal Front National. Io non mi interesso alle fedi e non credo a nessuno. È ovvio che in questo momento chiunque ha un atteggiamento tattico. Nella conversione di Salvini ho fiducia, ma questo non sposta il problema, che per me in questo momento non è "cosa pensa quello lì" ma "che segnale politico voglio dare a quelli là".
EliminaDiscendo da un martire del Risorgimento, soni un ex ufficiale che ha giurato fedeltà alla bandiera, e alle prossime elezioni europee mi troverò a votare per una forza politica che si è più volte dichiarata per il secessionismo. Motivo: è l'unica forza politica italiana che si sia apertamente dichiarata contraria all'euro. Mi dovrò magari tappare il naso, ma mi consolerò pensando che il cardinale Richelieu, finissimo teologo, nel corso della guerra dei Trent'anni, si alleò con le potenze protestanti contro i cattolicissimi Asburgo. Se l'ha fatto lui, posso farlo anche io, no?
EliminaL'andamento del grafico dell'export distrettuale replica quello delle
RispondiEliminaesportazioni di beni e servizi (in percentuale sul PIL) .
Prendendo in considerazione i
Paesi destinatari delle esportazioni italiane, si nota che Germania, Francia, USA, Spagna e Regno Unito valgono il 40% circa del totale. I dati sono del 2011 , ma non credo che oggi la situazione sia molto diversa.
A occhio direi che avere la lira in tasca ci avrebbe fatto comodo.
Interessante il confronto settoriale relativamente agli effetti della crisi 2008: quello che è tipicamente italiano (agroalimentare, hi-tech) ha più o meno proseguito il suo trend di crescita (non c'è un'altra Italia, nonotante il "parmesano", così come non c'è un'altra Ferrari o un'Agusta-Westland), per tutto il resto (che pesa molto di più), dove la competizione di prezzo è evidentemente molto più rilevante, una svalutazione della valuta nazionale avrebbe salvato fatturati e posti di lavoro, questi ultimi non più recuperabili. per il periodo precedente, ad eccezione dei settori sopracitati, ad occhio vedo un andamento che sembra correlato al cambio €/USD. E a chi dice che dovremmo campare SOLO di innovazione e HI-TECH ricordo che Procter&Gamble fattura più di Microsoft e Kraft e Pepsi più di Apple.
RispondiEliminale prime tre al mondo sono Exxon, Shell e Wal Mart, poi vengono BP, Chevron, Gazprom, alcuni minerari, ecc.
EliminaOvvero energia e materie prime: tutto come al tempo dei romani
A un convegno di start up, premiavano soprattutto le "apps". L'organizzatore mi chiese cosa ne pensassi e la mia voce dal sen fuggita rispose: "Il futuro sono le patate"
sono incompetente in materia, e cercando di capirci qualcosa mi sembra che l'export del compartimento industriale vada bene mentre il manifatturiero soffra. Ora se non ricordo male si è più volte detto su questo blog che la grande industria riesce a beneficiare della "flessibilità" del lavoro (o precarizzazione o germanizzazione) che così si trasforma da pigro a produttivo, mentre la piccola impresa ( che se non vado errato coincide di più con manifatturiero) non può farlo sia per motivi di dimensioni che di formazione dei lavoratori. E fin qui i conti tornerebbero. Se queste premesse non sono errate, mi sembra chiaro come confindustria sguazzi nell'euro e soprattutto nei suoi vincoli mentre i piccoli si suicidano, e mi sembra anche che questo risponda ad una guerra ideologica alla piccola impresa (che è anche il substrato di una certa "classe media" che si può permettere di pretendere democrazia) a scapito dei grossi gruppi, che peraltro trarrebbero vantaggio dal liberarsi della loro concorrenza in qualche settore, e acquisire loro brand, know-how, mercati etc.
RispondiEliminaSempre sfogliando quei grafici, mi pare (scopro l'acqua calda?) che dopo il tonfo del 2008, non ci sia quello ddl 2011, che quindi è un fatto squisitamente nostrano, cioè di domanda interna, cioè quella creata ad arte per non farci importare troppe merci dall'estero, ma che ha il lieve effetto collaterale di devastare la nostra economia che di domanda interna vive(va).
Insomma, ci vogliono come la Cina?
I tantormaisti sono una corrente molto più pericolosa dei luogocomunisti ma costituiscono sempre un gruppo che compone la logora maggioranza del PUDE. Sono quelli che ti dicono: Si hai ragione, però/ormai.... e magari ti danno anche la pacca sulla spalla per farti capire tutta la loro comprensione... Insomma, fanno gli amici ma la linea rimane quella... Come per dire: la ragione è degli imbecilli chi la vuole se la pigli!!
RispondiEliminaIn realtà il discorso è molto più semplice di quello che si pensi:
'Sti ....zi ci hanno detto che bastava cambiare la moneta per cambiare il popolo e saremmo diventati tutti virtuosi come i tedeschi. Ora che i nodi arrivano al pettine ti dicono: beh! effettivamente, abbiamo sbagliato a pensare che la moneta cambiasse la cultura e le abitudini di un popolo, però ormai è troppo tardi quindi è giusto rimanere schiavi per l'eternità....
Allo stesso tempo, nel confermare che la moneta non ha modificato cultura e le abitudini di un popolo si contraddicono: da una parte ci dicono che non siamo cambiati ma ci suggeriscono che il periodo trascorso è stato sufficiente ad annientare la straordinaria creatività ed intraprendenza del popolo italiano. Allora siamo cambiati? Che dire.... una coerenza perfetta...
Umilmente, in quel rapporto io vedo le seguenti cose.
RispondiElimina1)L'export italiano cresce maggiormente verso i paesi extra EU-27, quindi sembrerebbe che il mercato comune, a queste condizioni, non funziona e non potrà funzionare. Sembra una dimostrazione più che eloquente di come l'ovvia austerità conseguente all'euro abbia compresso la domanda intra EU.Inoltre si dimostra come "one market one money" sia sbugiardato dalla realtà fattuale e quando la scusa dell'euro va a farsi benedire, è l'ora che ci vadano anche i suoi fattucchieri;
2)L'export è mosso dai "distretti industriali" e non da grandi imprese: di qui si evince il fallimento totale di uno dei dogmi che ci ha portati nell'euro, cioè che "small is beautiful" non doveva più valere per l'Italia e che bisognava spingere vergo la grande industria perchéc'eralacinal'indiaibrics.
3)che fra i settori che trainano di più c'è l'hi-tech e la chimica-plastica, cioè i settori in cui si pavoneggia la crante Cermania.Di qui, una conferma che l'Italia ha fatto molto più investimenti della Crautiland e che un ritorno alla lira possa essere la mazzata finale.
C'ho preso qualcosa o no?