mercoledì 5 febbraio 2014

Capire

Francesco ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Giorgia on my mind":






"è un vero peccato che dell'euro non sembra abbia ancora capito un gran che... Peccato per lei, ovviamente"

Almeno ho però capito cosa l'euro mi abbia aiutato a capire, o meglio a sentire: quelle belle frasone piene di gran paroloni scolpiti su tutte quelle grandi pietrone, tipo quella che m'è capitata sott'occhio pranzando all'ombra del milite ignoto l'altro giorno:

"...dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero. Perché lì è nata la nostra costituzione."

Senza l'euro, probabilmente non avrei MAI sentito (sentire emotivamente, non capire razionalmente) perché un tizio, ad un certo punto della propria esistenza, abbia attribuito a qualcosa un valore più alto della propria stessa vita.

Certo che, pure esse' beati, non era così male...





(...eh, Francesco, mi sei su una china scivolosa... Mica mi diventerai nazionalista? E poi chi li sente i piddini? Sai, loro pensano che ci siano le guerre perché ci sono le patrie. Io invece penso che ci siano le patrie, le costituzioni (finché durano), lo Stato sociale (un caro ricordo...), perché ci son state le guerre. Diciamo che la causalità è quanto meno bidirezionale, e che il modo migliore di non combattere una guerra non è quello di arrendersi prima di cominciare, favorendo gli interessi stranieri in tutti i modi possibili e immaginabili, salvo poi piangere lacrime di coccodrillo. Anch'io sto capendo tante cose. Sì, era bello essere beati. Era bello guardarsi indietro e non capire, non immaginare cosa avesse potuto portare all'affermarsi dei totalitarismi, all'esplosione della violenza, era bello non capirlo. Ora possiamo solo continuare a non condividerlo, in modo sempre più astratto, perché purtroppo come sia stato possibile lo capiamo, e per capirlo basta aprire gli occhi. Tutti stanno cooperando alacremente all'esplosione di un nuovo conflitto europeo: da Napolitano a Ferrero, da Renzi a Hollande, da Papademos alla Merkel, tutti... Sempre con la solita scusa, che tanto non sarà possibile, che gli uomini non potranno ripetere simili orrori... Certo, certo... Intanto la risposta alla crisi attuale è quella del 1929, e vi ricordo che non è bastato il New Deal a rimettere il Pil americano back on track. C'è voluto dell'altro, e per chi non volesse capirlo qui c'è il disegnino:


I dati dal 1909 al 1960 sono quelli del "two Charlie's paper", dal 1961 in poi sono estrapolati coi tassi di crescita della serie 11199BVRZF... delle International Financial Statistics. I tassi di crescita, per chi volesse vederli, sono qui. Capito com'era bello il mondo prima del tanto vituperato Keynes? E capite anche perché anche chi lo vituperava per un po' ha deciso di fare come diceva lui? Perché la Seconda Guerra Mondiale ha fatto più di 60 milioni di morti. Quanti ne serviranno oggi? Capito? Era meglio quando eravamo beati...). 

(...Ô JEANNE SANS SEPULCRE ET SANS PORTRAIT... io intanto mi seppellisco sotto il piumino... non ce la faccio più a lavorare, fuori il vento ulula, una buriana incredibile... Salutatemi "oni". C'è bisogno anche di Gano di Maganza per fare un bel poema...).

48 commenti:

  1. Risposte
    1. Un bel grafico, per chi lo sa leggere, vale più di mille parole.

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  2. Urla il vento e infuria la bufera? Le hanno mandato una maledizione? Le scarpe rotte le ha?
    Cmq a me fa male poterci soltanto scherzare con il pane che mangiavo da bambino, quel pane che non produce più nessuno dall'89. Anzi, una manica di pezzenti oggi, va in giro ad adorarne la muffa come se fosse una reliquia :(

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  3. ONI stasera ha dato il meglio di se stesso, coi fottuti mutui e relativi tassi

    P.s. Ma lo sapete che per ogni caloria di carne bovina se ne consumano 70 di petrolio?

    Che centra? Niente, infatti ė un mantra PIDDINO e va sempre bene

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    1. Tengo a precisare che è un mantra piddino, non PDno o PUDino. Uno del PDL se ne sbatte, infatti, mentre la supercazzola ambientalista attecchisce particolarmente in area viola-arancione-rosapallido (tipo SEL, Rfc, Guido Viale e padri nobili a seguito). Tutta gente che trarrebbe beneficio dal ripassare la storia della rivoluzione francese, quella vera, perché la fece la borghesia...

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    2. Certi ambientalisti hanno la mia piena benedizione: decerescete e dividetevi, e andate in pace.

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    3. A me a sQuola hanno insegnato che la rivoluzione francese fu caratterizzata dall'insurrezione di milioni di cittadini che, grazie alla solidarietà del proletariato internazionale, riuscirono a sconfiggere la strenua resistenza opposta dalle guardie liberando così i quindicimila prigionieri politici detenuti nella Bastiglia.
      Non è andata così?

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    4. A proposito gli ambientalisti del settimo giorno, dei 4 cavalieri dell'apocalisse si dovranno arrendere per un po': le stime ufficiali attuali di un sito web fatto dai big del settore parlano di 180 anni di petrolio e 250 di metano. http://www.energy-future.org pag. 22

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    5. Il lungo ottocento viene chiamato il periodo dal 1789 al 1914. Periodo magistralmente da un Marxista (con la M perché penso la meriti), Hobsbawm ne:

      I° Le rivoluzioni borghesi 1776-1848

      II° il trionfo della borghesia 1848-1870

      III° l'età degli imperi 1870-1914

      La lettura è molto interessante vista la fonte.

      Pensi prof, rileggendo l'ultimo dei tre, ho scoperto con orrore che Hobsbawm, provava profonda stima per Keynes. Orrore! Il suddetto marxista (con la minuscola ora) era una mmmmerda de destra.

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    6. Sarò più spiccio : Wikipedia sulla rivoluzione francese:
      ....
      Sebbene terminata con il periodo imperiale-Napoleonico e la successiva Restaurazione da parte dell'aristocrazia europea, la Rivoluzione francese, insieme a quella americana, segnando il declino dell'assolutismo, ispirò le rivoluzioni a connotazione borghese liberali e democratiche che seguirono nel XIX secolo, dando definitivamente impulso alla nascita di un nuovo sistema politico, sotto il nome di Stato di diritto o Stato liberale, in cui la borghesia divenne la classe dominante, prodromi a sua volta della nascita dei moderni stati democratici del XX secolo.
      . . .

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  4. Diventare nazionalisti è una piacevole conseguenza della lettura di questo blog. Conseguenza seconda solo al conseguimento della laurea ad honorem in economia, se si studiano per bene i post (a proposito, a quando la sessione di esame?).
    In un impeto patriottico io mi sono persino fatto verniciare ad aerografo la bandiera italiana sul retro dell'auto e per farlo ho dovuto convincere un riluttante carrozziere che mi ha confessato che invece lui la odiava, la sua patria. Povero! Ma gli ho consigliato caldamente la lettura del suo blog dicendogli:"Non ti risolverà i problemi e probabilmente ti verrà il mal di stomaco, però aiuta."

    Per quanto mi riguarda invece, il monumento ai caduti del mio paesello ha assunto un altro significato ed ora non fa solo parte del panorama.

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  5. "Si, era bello essere beati. Era bello guardarsi indietro e non capire, non immaginare cosa avesse potuto portare all'affermarsi dei totalitarismi, all'esplosione della violenza, era bello non capirlo. Ora possiamo solo continuare a non condividerlo, in modo sempre più astratto, perché purtroppo come sia stato possibile lo capiamo, e per capirlo basta aprire gli occhi ..."
    Ah, che meraviglia ...
    Quasi quasi caro professore gliela rubo per citarla altrove ... In un blog letterario ...
    La veritaaaaa ... Diceva Zavattini
    Un saluto

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  6. Sì, però Prof., non per fare il polemico, ma da questa situazione, secondo te, come se ne esce se: prima sostieni che "il modo migliore di NON combattere una guerra non è quello di arrendersi prima di cominciare, favorendo gli interessi stranieri in tutti i modi possibili e immaginabili, salvo poi piangere lacrime di coccodrillo" e poi aggiungi che "Intanto la risposta alla crisi attuale è quella del 1929, e vi ricordo che NON è bastato il New Deal a rimettere il Pil americano back on track. C'è voluto dell'altro...", tutto questo dopo aver sostenuto in più occasioni che un'uscita dall'euro non basterebbe a far ripartire la domanda interna e che da questa situazione nella quale ci siamo venuti a cacciare non ne usciremo MAI per merito nostro ("con le nostre gambe" n.d.r - Ma con le gambe di chi?! Degli amerikani, dei russi, degli anglici, dei ciiiiinesi, degli arabi, degli stessi tedeschi, di una neonata unione latina a guida francese?!) Forse - lo spero - del suo ragionamento mi è sfuggito qualche passaggio. Se sì, quale?

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    1. Se non ricordo male sei un ortottero, quindi capisco che ti certi ragionamenti non possa seguirli, perché non vuoi farlo. Sbaglio? (non per essere polemico)

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    2. disontossicati fratello...al'inizio è brutto...ma poi respiri meglio.

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    3. In verità il ragionamento "ho paura" di farlo in quanto io l'ho letta così: "l'unico modo per NON fare una guerra è FARE una guerra". Anche perché, in linea con quanto ha detto a Civitavecchia, data la impossibilità di una unificazione del proletariato europeo in quanto frammentato definitivamente dal regime di cambio fisso dell'euro, è ormai impossibile anche solo pensare ad un coordinamento politico tra i paesi europei persino se riuscissimo a convertire in massa i piddini, cadesse l'euro e facessimo dell'Italia il paese euroscettico per eccellenza. Mi chiedevo semplicemente a fianco di chi dovremmo schierarci. Ecco tutto.

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  7. ETCI'

    "Oni" è apparso ieri sera alla Gabbia di Paragone, sempre col termometro (l'euro) e la febbre (la crisi).
    C'era anche Borghi, che è intervenuto sull'affare Banca d'Italia.
    Poi altri: Gozi, il piddino di turno, quasi linciato dalla folla, Donald (con i suoi siparietti), la Taverna (da lontano, M5S), uno di Scelta Civica, Zamparino, Mughini, e via degradando.
    Purtroppo il format, negli ultimi mesi, si è sempre più disintegrato e frammentato, e siccome la cronaca, sia politica che sociale, dà segni evidenti di aggravamento e squilibrio (incluse le contorsioni presidenziali a Strasburgo, quelle premierali dal mondo islamico, e quelle confindustriali su tutte le reti mediatiche), la sensazione negativa è che si sia in una situazione allo sbando, completamente fuori controllo, che oscilla fra impossibilità di azioni risolutive nel medio periodo, palliativi governativi improvvisati con la fretta dell'emergenza, e obiettivi di fondo (il fogno) completamente decotti e ormai privi di qualunque credibilità.

    In realtà, sappiamo che non è così, perché, paradossalmente, le logiche perverse delle dinamiche in atto sono tutte riconducibili (al 99%) ad una CAUSA UNICA, qui ben conosciuta e studiata.
    (En passant: l'1% è il maltempo. Ma non per Gozi: "Piove, euro ladro!" [sic]).

    Dunque, le soluzioni sono già studiate e sono interventi tecnici, e alla fine la soluzione giusta (la più giusta) s'imporrà nei fatti da sola.
    Più importante è riflettere e capire che cosa non ci deve più sfuggire affinché tutto ciò non si ripeta, e le ragioni e le motivazioni che dovranno presiedere e accompagnare la ricostruzione e l'uscita dalla crisi.
    Quindi i politici, a tutti i livelli, oltre a pensare ad alleanze di comodo o a enfatizzare risse, dovrebbero studiare, giorno e notte, non solo l'economia e i trattati che hanno firmato, ma soprattutto le motivazioni morali con cui riconquistare la fiducia di un intero popolo e "mettere in sicurezza" (espressione orrenda, ma venuta in uso comune con l'incremento delle emergenze) il nostro assetto democratico e costituzionale, con acclusa sovranità monetaria.

    Vedere cariche istituzionali che si "spendono" fuori ruolo (anche all'estero), conflitti fra poteri pubblici, polemiche gridate in tutte le direzioni, disagio sociale sistematicamente ignorato dal governo, denota uno stato febbrile e dissociato dei normali equilibri democratici del nostro Paese.
    Se con la scelta di aderire alla moneta unica abbiamo messo a repentaglio anche la tenuta dei nostri assetti istituzionali e sociali, allora la decisione da prendere è obbligata e squisitamente "super partes".
    Dunque non c'è bisogno di un partito anti-euro, se non come "espediente tecnico" per far valere una presa di posizione (speriamo, maggioritaria) nelle sedi appropriate.
    C'è bisogno piuttosto di una politica che si prenda davvero cura di un Paese e dei suoi cittadini, che non hanno un "prezzo" e non sono in vendita o usabili come "garanzia di solvibilità", né da vivi, né da morti (con riferimento alla "prezzatura" delle opere d'arte).

    Chi vede i segni "più" che appaiono all'orizzonte stia attento a non confondere plusvalenze con cimiteri, di gente di ieri e di oggi, illustre, comune o ignota.
    Potrebbe ritrovarsi dalla parte sbagliata della lapide (perdonate l'iperbole rottamatoria) prima del previsto, dopo un lungo, lungo raffreddore (ricordate Andropov?).

    Si metta sciarpa e cappello, se fa brutto tempo, caro Professore.
    Abbiamo ancora bisogno di molte lezioni da Lei.

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    1. ...e pensa che è un ingegnere! L'eccezzzione che conferma la regola...

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    2. Grazie.
      Per la verità sono laureato in Fisica, riciclato in Informatica, e con gli ingegneri ci lavoro da trent'anni.
      (E ho pure fatto cinque anni di pianoforte).
      Insomma, mentalmente sono un ornitorinco, sempre meno "ornito" e sempre più "rinco"...

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    3. Al commento di di Divargas, ottimo come sempre, aggiungerei una nota: occorre iniziare ad insegnare finanza nelle scuole. La classe media sta scomparendo per ignoranza finanziaria. Si dice "è troppo complicato", magari per un paio di moltiplicazioni e un logaritmo, e quindi si affida totalmente il proprio futuro -pensione, risparmi, TFR- a personaggi oscuri. Non si sa leggere nemmeno una riga di bilancio, e poi ci si soprende se dopo N annate in rosso l'azienda per cui si lavora taglia i salari. Non si è in grado di interpretare le notizie economiche, quindi si lascia dire "la politica è corrotta": no, siamo noi ad essere ignoranti. Gli altri se ne approfittano. Se non puoi cambiare il mondo, cambia te stesso. Studia gli strumenti finanziari, studia economia, e vedrai che il mondo sarà meno stronzo o, cmq, meno stronzo verso di te.

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    4. @Lorenzo
      Sarebbe già molto se ripristinassero tutto quello che hanno tolto in questi ultimi anni. Il "loro" tocco delicato lo si ritrova in ogni ambito delle attività umane, non solo in quello politico-economico.
      @Carlo
      Non si può che condividere... aggiungo che questa situazione mi sembra confrontabile con il comportamento di un criminale seriale, e non perché mi interessi definirli come tali (è irrilevante): una volta superato il limite o il confine (etico, morale etc...), si apre un mondo di nuove terribili possibilità, e così non solo si agisce, ma si dice in pubblico ciò che si pensa, senza freni, si scrivono articoli pieni di cinismo sui giornali, si raccontano menzogne pur nell'evidenza dei fatti. Esattamente come per il nazismo e il fascismo, una volta superato quel limite da un numero sufficiente di persone, si elimina anche ogni inibizione in grado di produrre vergogna o rimorso (la coscienza magari lavora sempre, ma si traduce in nevrosi e non in comportamenti riparatori).
      Il punto è... chi darebbe una testata nucleare nelle mani di un dittatore fanatico e paranoico, fornendogli anche i codici di accesso se non avesse il desiderio di vederla esplodere?

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    5. Nella mia mediocrità, mi rendo però davvero conto che qui c'è veramente gente fantastica. Imparo molto e ve ne sono grato. Avrei voluto avere insegnanti appena simili a scuola.
      Ha una Grande classe Prof.

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    6. Premetto che sono completamente d'accordo con il ragionamento generale di Carlo DiVargas, tranne che per una cosa.

      “Quindi i politici, a tutti i livelli, oltre a pensare ad alleanze di comodo o a enfatizzare risse, dovrebbero studiare, giorno e notte, non solo l'economia e i trattati che hanno firmato, ma soprattutto le motivazioni morali con cui riconquistare la fiducia di un intero popolo e "mettere in sicurezza" (espressione orrenda, ma venuta in uso comune con l'incremento delle emergenze) il nostro assetto democratico e costituzionale, con acclusa sovranità monetaria.”

      Questo passaggio secondo me non è corretto per il semplice motivo che demanda ad altri (i politici), compiti che invece sono di tutti. Perchè i politici, in primis, dovremmo essere tutti noi ed è questo il vero cambiamento.
      Forse il mio pensiero è viziato dalla mia esperienza di amministratore locale (oltre che di imprenditore), in cui troppo (troppissime) volte ho partecipato a Consigli Comunali senza pubblico, anche per decisioni importanti in ambito locale, quali l'approvazione di piani regolatori, bilanci, aumenti di imposte e via deliberando. Mi ha sempre perplesso la mancanza di partecipazione dei cittadini alle decisioni e mi ha portato alfine a pensare che troppa gente, troppi “cittadini” considerino il voto come un semplice atto di fede di cui disinteressarsi un attimo dopo le elezioni. Se questo vale in ambito locale, a livello nazionale l'atteggiamento si moltiplica esponenzialmente.
      In questo cambio (o tentativo di) di atteggiamento che valuto positivamente, ad esempio, l'esperienza ortottera, pur con i suoi limiti, le sue storture che tante volte ho visto discutere su questo blog. Da questo punto di vista la loro esperienza è paragonabile, secondo me e assumendomi il rischio di essere cassato, a quella del Professor Bagnai, Quella cioè di qualcuno che si impegna in prima persona, mettendoci la faccia, il cuore e anche qualcosa d'altro per fermare ciò che sembra inevitabile.
      Questa è l'unica, vera, grande lezione che dobbiamo imparare dal Professore. Certo, le lezioni di economia sono importanti, per me indispensabili, ma costituiscono forse il contorno, la razionalizzazione di quello che in fondo sappiamo già, aiutano l'emersione di ciò che è in fondo a noi. Più importante è seguire l'esempio di impegno in prima persona per spingere i nostri rappresentanti a “fare la cosa giusta” e in questo senso si, non serve il partito “anti-euro”, ma una presa di coscienza collettiva.

      E torno silente.

      Gianmario

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    7. @Lungo Fucile
      Mi trovo d'accordo parzialmente con la tua analisi. Fermo restando che un popolo più informato e meno pigro, è più difficile da abbindolare e manipolare. Mi pare un pò la propaganda che fece Grillo qualche mese fa "se mi dai il voto per demandare ad altri, non votarmi proprio". Senza offesa ma purtroppo non tutti abbiamo menti brillanti, mezzi, capacità e tempo a sufficienza per metterci a studiare. Mi chiedo quanti di noi sarebbero qui se non fossero stati direttamente o indirettamente colpiti da questa crisi e non si fossero messi a cercare delle risposte. E altresì, quanti ancora lo saranno, quando (si spera presto) questa assurda "guerra" sarà finita. La politica, a tutti i livelli, è vista un pò come un lavoro e il cittadino col voto dà mandato al partito o al candidato di tutelare gli interessi per lui. Non si può pretendere che chiunque sia in grado di compilare un mod. 730 o calcolarsi l'IMU altrimenti i CAF chiuderebbero. Così come in un'azienda non si può pretendere che l'operaio si metta a far di conto per calcolare gli utili o le perdite dell'azienda. A ognuno il suo! Nel contesto in cui viviamo, purtroppo, è tutto il sistema ad essere marcio ma, ribadisco, secondo me quello che tu prospetti è un tantino esagerato.
      E ora che mi sono guadagnato il Vs disprezzo mi rimetto a lavorare per incrementare il P.I.L. (semmai si degneranno di retribuirmi)

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  8. OT:
    Leggo sul FQ (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/05/de-palo/868936/)

    ...sul blog di Bagnai (professore di politica economica presso l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara e autore del pamphlet “Il tramonto dell’euro”)...

    Pamphlet sarà ignoranza o malafede? Per far presto, da Wikipedia:

    "Un pamphlet /pɑ̃'flɛ/ (termine francese traducibile con libello) è un breve saggio. L'autore sostiene, con esso, un argomento di attualità (sociale o politica) in modo dichiaratamente di parte e con intento polemico o satirico; ha lo scopo di risvegliare la coscienza popolare su un tema che divide.

    ...Il fatto che l'autore presenti il proprio pamphlet come frutto di uno sfogo irriflesso condiziona la presentazione stilistico-retorica degli argomenti. Il tono è convenzionalmente vibrante e spesso isterico; largo spazio è lasciato a locuzioni ingiuriose e all'invettiva.
    Il pathos è onnipresente all'interno dei pamphlet, e suo veicolo principale sono le figure retoriche, tra cui soprattutto metafore, ossimori e antitesi. Dato che colui che scrive presenta le proprie convinzioni come frutto dell'evidenza del suo sguardo sulla realtà, l'argomentazione è in genere scarna, la ricerca delle prove appare superflua e le posizioni avversarie o l'ingenuità dei lettori sono spesso oggetto di ironia e sarcasmo."

    Come tentare di far passare una tagliente analisi scientifica per un attacco di bile... io, che ho ammirato il libro, trovo il termine insopportabile!



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    1. La platea del Canova si preoccuperà, sapendo di aver premiato un pamphlet... Ma tranquilli, la situazione è sotto controllo: sono costretti a parlare non solo di noi, ma anche dei nostri spin-off!

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  9. I piddini pensano che ci siano le guerre perché ci sono le patrie, io penso che ci siano le patrie, le costituzioni e lo stato sociale perché ci sono state le guerre. La stampo e la attacco in negozio. Mi daranno del fascista?....

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  10. Ieri ho sentito anche io Barisoni. La cosa inquietante per lui, che io che sono un semplice operaio, comincio a capire che le cose che diceva erano false (ad esempio quella sui mutui).
    Deduco due cose: 1 lei e' un ottimo professore che mi ha fatto incuriosire sulla materia approfondendo qualche aspetto. 2 lui non e' un buon giornalista economico non diffondendo pa verita', ma generando panico.

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  11. La guerra.
    Fino a qualche anno fa, mi chiedevo chi potesse partecipare ad una guerra, quali motivazioni possono spingere un uomo a partecipare ad una guerra.
    Ora l' ho capito.
    Quando la vita cambia, quando ciò che sognavi svanisce, quando ciò che speravi non si realizza, quando insomma muore il tuo IO, o scegli il lutto oppure lo difendi.
    Oggi, non lo avrei mai detto fino a un paio di anni fa, potrei pensare di mettere a disposizione la mia vita per un qualche altro fine. Come è possibile?
    Come è possibile che io, che avrei fatto di tutto per non fare il militare (poi Berlusca mi ha salvato e per questo gliene sarò sempre grato), oggi arrivo a pensare una cosa del genere.
    E invece è possibile.
    E' possibile, perchè la mia vita vale molto di meno di qualche anno fa. Vale di meno economicamente, vale di meno socialmente, vale di meno per le ambizioni.
    Quando nasci con un sogno, con un' ambizione, quando vivi per realizzarla, quando vedi che si può realizzare e poi d' un tratto tutto svanisce, ti guardi intorno e scopri che è impossibile, allora ti fermi, rifletti e confidi nell' attesa del ritorno delle condizioni precedenti.La speranza viene alimentata da promesse, la luce in fondo al tunnel alcuni dicono di vederla, tu non la vedi, ma provi a fidarti e passano i giorni, passano gli anni, tu non vedi la luce, ma qualcuno giura che c'è, e allora continui, ma più continui a sperare e più continui a morire.
    Se solo ti dicessero, se solo capissi, che il tunnel non ha fine, allora potresti abbandonare i tuoi sogni, le tue ambizioni e cambiare.
    Ma cambiare costa molto, distruggere il proprio IO e crearne un altro oppure lottare fino alla morte per difendere il proprio IO, come si può ben capire, tutte e due le soluzioni sono uguali, conducono verso la stessa fine. Quando la morte diventa vita, allora la guerra assume un significato diverso, di liberazione.
    Ora capisco perchè esistono le guerre.

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  12. https://www.youtube.com/watch?v=9Z44gRBwLm8

    postato senza ulteriori commenti

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  13. Ieri tutti i quotidiani intitolavano qualcosa del tipo Napolitano, basta con l'austerità.
    Io non pretendo che uno debba sapere a memoria la storia dalle guerre puniche ad oggi, ma che almeno si ricordi che Napolitano è il Presidente della Repubblica dal 2006, è chiedere troppo?
    Vabbé torno a lavorare, finché dura...

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  14. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/05/de-palo/868936/

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  15. Per la rubrica Meno male che l'€ ci difende:

    Mercoledì 29 gennaio 8 e ½ ho sentito che Davide Serra, uno dei consiglieri di Renzi, ha definito “razionale” la proposta di Electrolux – potremmo dire meglio: ricatto – di ridurre i salari del 40%.
    Immagino che Serra giudichi razionale anche l'iniziativa del Comune di Roma che, per far fronte alle difficoltà di bilancio ha deciso «di ridurre gli stipendi dei dipendenti. I tagli riguardano tutte le cosiddette parti accessorie della busta paga, vale a dire le indennità, gli straordinari e i buoni pasto.
    Si sta parlando di circa il 30% del totale della retribuzione, ma la stangata sarà pari a oltre il 50% del loro importo: in questo modo il Comune riuscirà a risparmiare ben ottanta milioni di euro. Giusto per quantificare meglio la situazione, in media lo stipendio passerà da 1.800 a 1.400 euro.
    [...]
    Gli straordinari poi subiranno una riduzione di altri quaranta punti percentuali. A mali estremi, estremi rimedi come si è soliti dire, ma gli stipendi di assessori e consiglieri sembrano intoccabili».

    E c'è chi sta peggio: «Un operaio della Fiat di Pomigliano, Peppe De Crescenzo, militante dello Slai Cobas da 6 anni, si e' ucciso ieri impiccandosi nella sua casa di Afragola. Il sindacato a cui apparteneva denuncia: "Era stato confinato, insieme ad altri 300 operai, al reparto fantasma della - inesistente – Logistica di Nola e da allora in cassa integrazione senza futuro".
    [...]
    "Per la disperazione [...] a Pomigliano d'Arco, appena qualche giorno fa stava per suicidarsi, lanciandosi dal tetto insieme ai suoi tre figli, M. D. moglie trentaduenne di un operaio della Fiat di Pomigliano da 7 anni licenziato arbitrariamente dall'azienda ed ancora in attesa della causa [...]
    La notte dello scorso ottobre un altro operaio della Fiat di Pomigliano in cassa integrazione ha tentato il suicidio gettandosi dal cavalcavia dell' A16 (autostrada Napoli.Bari) a Marigliano. Gia' nell'agosto del 2011 C. P. operaio della Fiat di Pomigliano di 44 anni di Scampia, Napoli, tento' il suicidio tagliandosi le vene dei polsi ed infliggendosi profonde ferite al collo ed all'addome, dopo aver ricevuto la lettera dall'azienda che gli comunicava la permanenza in cassa integrazione per altri due anni". E ancora: "Il 1 maggio 2010 M. C. addetto in cigs da anni al polo logistico di Nola, dopo essersi licenziato appena un mese prima dalla Fiat per disperazione, si suicido' lanciandosi giu' dal balcone della propria casa di Castellammare».

    Parallelamente Angiola Armellini, «ereditiera del messia dei palazzinari, il celebre Renato, ha fatto sparire due miliardi, ha tenuto nascosti al fisco 1243 appartamenti di lusso, ma grazie agli “scudi” rischia una condanna che nel peggiore dei casi le costerà 10 milioni e che arriverà fra qualche anno, sempre che qualche amnistia non la sollevi anche da questo pourboire da dare allo stato. Guadagno netto, quattro volte l’elemosina dell’emiro del Kuwait per togliersi di torno Letta e spillarci fior di interessi».

    E mentre assistiamo impotenti alla realizzazione di un modello sociale ferocemente disegualitario, vaste aree del paese finiscono sott'acqua - “Roma è navigabile”, diceva Crozza martedì sera a Ballarò.
    Da ormai 20 anni l'Italia frana, smotta, e crolla senza che nessuno, salvo i diretti interessati, se ne preoccupi.

    Sembra ormai che l'intera collettività sia abbandonata a sé stessa.

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  16. Visto che si parla di possibili guerre se l'Euro.....

    Vorrei solo riportare le minacce del Ministro degli Esteri di Crucconia:


    http://www.pressnewsweb.it/2014/02/ministro-degli-esteri-tedesco-minaccia.html

    Ognuno ne deduca quello che vuole; a noi il complottismo non piace ma certe parole cosi'.....decise....

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  17. Giusto. Gli USA sono usciti dalla Grande Depressione grazie alla Seconda Guerra Mondiale. E i favolosi anni 50 sono proseguiti anche grazie all'impegno militare in Vietnam, che nella stanza dei bottoni nessuno voleva (in realtà i Pentagon Papers raccontano una storia diversa).
    La storia si ripeterà o abbiamo imparato qualcosa dalle vicende del Secolo Breve?
    Comunque sia, grazie all'euro ho capito perché uno si riduce a fare la figura del bischero proponendo una straordinaria riforma del Senato riducendolo a 150 membri non pagati.
    Gli obbiettivi di politica economica vengono decisi da un'altra parte e quindi non ti resta che fare riforme a costo zero (e a valore aggiunto zero). Io sono riuscito a capirlo. Quindi ci sono speranze che lo capiscano anche a Roma. O sono troppo ottimista?

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    1. detto in parole povere "la guerra rialza l'economia", versione moderna del fascista futurista "la guerra è l'igiene del mondo".

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  18. Le guerre sono così squisitamente anticicliche. Detto senza alcuna ironia.

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  19. A proposito della UE che garantisce la pace in Europa. Segnalo che la Germania incoraggia la rivolta ucraina, non peritandosi di riceverne ufficialmente i capi (benché esplicitamente di ultradestra e persino neonazisti). La rivolta ucraina ha anche comprensibili ragioni dalla sua, il governo ucraino non è ideale e l'Holodomor non fu una gita a Disneyland.
    Ricordo però che l'Ucraina riveste un interesse vitale per la Russia: dal confine ucraino, Mosca dista 460 km di pianura sarmatica senza un montarozzo, cioè senza un ostacolo naturale a cui sia possibile appoggiare un dispositivo di difesa. Inoltre, se l'Ucraina venisse governata da una potenza avversa alla Russia, avrebbero il fianco scoperto i difensori del bastione caucasico, unica protezione dei campi petroliferi russi e dei giacimenti del Kazakhstan. Morale: i russi NON POSSONO accettare che l'Ucraina cada in mano di una potenza loro nemica.
    I tedeschi stanno giocando con il fuoco atomico, e lo fanno replicando - non so se consapevolmente - la strategia predicata nel "Mein Kampf" da Hitler: spartizione del mondo tra popoli anglosassoni e germanici per il dominio su slavi e latini. Al posto dell'Impero Britannico, gli USA. (Più ragionevolmente, il Cancelliere Bismarck impostò tutta la sua politica su un presupposto: MAI contro la Russia).

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  20. ma perchè uno che si sente defraudato della propria vita ( economicamente, socialmente etc ) invece di prendersela con chi lo ha defraudato e cioè evidentemente con i politici del suo paese dovrebbe pensare di sparare ad altri poveracci come lui defraudati dai loro politici ? Capisco che possa venir voglia di fare una rivoluzione ma se ti viene voglia di fare la guerra allora meriti ciò che ti è stato fatto e molto altro...

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  21. spiegatemi che gusto c'è ad ammazzare milioni di persone fisicamente quando lo puoi fare economicamente. Vedi la Grecia. E' resistita a secoli di dominio ottomano(con annessi massacri) e sono bastati appena 4 anni per metterla in ginocchio da una cricca di burocrati oscuri.

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  22. "...eh, Francesco, mi sei su una china scivolosa... Mica mi diventerai nazionalista? E poi chi li sente i piddini?"

    Poco importa: tutti diverremo parte di un grafico, qualcuno forse di un libro di storia, pochissimi un aforisma. Sugli aforismi, i piddini ci fregano facile: frasi come la benza fino a sette volte sette o fuori dall'euro locuste e cavallette, sono degne del miglior Aristofane.

    C'è però una cosa che non riesco a capire: se fra 50 anni il rapporto tra debito e reddito sarà 2/300%, avremo ancora l'illusione del consolidamento fiscale?
    Vincoleremo ancora ad un bilancio la salvaguardia del nostro pianeta, un maggior livello di benessere o la ricerca di un nuovo mondo dove perpetrare la nostra civiltà, per assecondare i desideri redistributivi dei più forti? Boh.

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  23. E se la guerra non fosse altro che la naturale conseguenza del così detto libero mercato, e più precisamente della conflittualità tra i diversi imperialismi dei cartelli monopolitistici, i quali, quest'ultimi, spesso hanno abusato dell'aggettivo "nazionale" per spingere i propri cittadini a difendere i loro interessi in guerre sanguinose? Insomma, non si capisce perché la spesa militare debba essere una migliore misura di sostegno all'economia rispetto ad altri tipi di spesa. Spesa militare, tra l'altro, che va a vantaggio degli stessi attori che hanno causato, con la loro politica economica, la crisi economica. L'unica guerra possibile e accettabile è quella di liberazione nazionale e sociale, non di certo un'ambigua guerra imperialista in nome di "interessi nazionali" che nascondono palesi interessi di classe. Io direi che una volta usciti dall'euro bisognerebbe cominciare a fare un bel po' di socializzazioni delle imprese più grandi, con il ripristino del controllo sui movimenti di capitale e la reintroduzione di una decisa tassazione di stampo progressivo. Forse bisognerebbe mettere in discussione lo stesso capitalismo, sarà molto difficile riportare le lancette all'età dell'oro (non gli anni '20, ma il trentennio glorioso dopo la seconda guerra mondiale), anche perché non esistono più le condizioni geopolitiche che hanno permesso tale esperienza. http://www.nytimes.com/2014/01/29/opinion/capitalism-vs-democracy.html?smid=tw-share&_r=0

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  24. Forse OT, ma dopo aver sentito il dottor sottile riempirsi la bocca di modello statunitense questo passo da Luraghi, "Storia della della guerra civile americana" mi è sembrato di una una certa attualità:
    "il Nord ( e specialmente la Nuova Inghilterra) non tardò a diventare il baluardo del partito federalista, che trovò i suoi capi in Hamilton e Adams... ....essenzialmente centralizzatore, sostenitore di un forte governo federale, e della creazione di una possente Banca dell'Unione: tutto ciò era conforme agli interessi mercantili di quelle terre. Il Sud trovò invece i suoi ideologi in Patrick Henry e in Thomas Jefferson, fautori del decentramento, della massima autonomia degli Stati, timorosi che un potere centrale eccessivamente forte finisse per diventare tirannico, distruggendo le autonomie locali; preoccupati che che il governo dell'Unione finisse nella mani di una oligarchia finanziaria e di una bancocrazia. Patrick Henry si pronunciò addirittura contro la Costituzione deli Stati Uniti che, secondo lui, dava al governo federale troppi poteri....
    Jefferson non fu di questo parere..... gli sembrava di vedere profilarsi sul buio orizzonte un paese di gente concentrata in enormi agglomerati urbani, ove una folla pauperizzata si sarebbe ammassata in case senza sole, sottoposta all'impersonale tirannia del capitale..."
    Il che farebbe pensare che nei grandi progetti federativi c'è del marcio, connaturato al loro stesso archetipo.

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