domenica 14 agosto 2022

Grande è bello (una storia europea)

In questo blog che ha rianimato il dibattito su meriti e demeriti dell’integrazione europea abbiamo spesso risalito il flusso della Storia, o della SStoria, andando alla ricerca di lezioni e di categorie che potessero esserci utili nell’interpretare la stagione presente e viva, e il suon di lei. Lo abbiamo fatto con una particolare attenzione alla dialettica interna al progetto imperiale in cui da millenni, volenti o nolenti, siamo coinvolti. In questi giorni mi è capitato di leggere un libro che invece si concentra sulla dialettica esterna, cioè su come l’Europa abbia affermato la sua supremazia sul resto del mondo. Il libro, consigliatissimo ai pochi che non lo abbiano ancora letto, è Vele e cannoni, di un autore a me carissimo e consigliatomi da una persona particolarmente brillante, Lorenzo Parola, di cui vi suggerisco di ascoltare o riascoltare gli interventi in questo webinar di a/simmetrie:


Il libro è denso di dati e di stimoli, ma come sempre, come in ogni ambito dell’umano agire, più che il merito delle varie questioni affrontate a me interessa il metodo, in particolare il metodo di analisi. Sì, è importante capire come abbiamo soggiogato il resto del mondo creato, ma è più importante la riflessione sottostante sui rapporti fra egemonia politica e tecnologia, fra tecnologia e disponibilità di materie prime, fra disponibilità di materie prime ed egemonia politica (e il cerchio si chiude).

Insomma: su quello che sta succedendo ora, sotto i nostri occhi, e che molti di noi (mi ci metto anch’io, ogni tanto…) hanno difficoltà a leggere, forse proprio perché è sempre successo, ma, per qualche strano motivo, non riusciamo a rendercene conto, perché nella Storia tout court soggiaciamo alla stessa illusione cui siamo soggetti in quella finanziaria: l’illusione che questa volta sia diverso (mentre è tragicamente e spesso fantozzianamente uguale…). Ci sarebbe da riflettere sulle radici psicanalitiche di questa coazione a ripetere. Forse sono da rintracciare nell’attitudine tutta piddina, cioè propria di chi “sa di sapere”, consistente nel negare, a tutela dell’immagine di se stessi, che si siano commessi errori che si potevano evitare.

Se “questa volta” fosse veramente diverso, l’errore sarebbe scusabile, perché indotto da circostanze imprevedibili, e l’onore salvo!

Ne consegue che per salvare l’onore bisogna negare che il passato abbia qualcosa da dirci, cioè bisogna condannare noi stessi non tanto a sbagliare, quanto a ripetere esattamente gli stessi errori, come qui abbiamo argomentato parlando di Azincourt (una storia europea), un post che ci spiega bene la dialettica fra anglosfera e impero europeo.

Alla lista degli errori di prospettiva tipicamente europei che facemmo in quel post (il rifiuto della storia, la cultura politica dell’ottimismo totale, il delirio della competitività totale, l’illusione del numero, l’inganno della rigidità) la lettura di Vele e cannoni mi porta ad aggiungerne uno, quello che secondo Woody Allen è tipicamente maschile: l’invidia del pene, aka “grande è bello”. Perché leggendo Cipolla mi sono reso conto che anche lui, come me e penso tanti altri, si era chiesto per quale accidenti di motivo i francesi nonostante le lezioni di Crécy e Poitiers continuassero a insistere con la cavalleria pesante, e ho scoperto che lo stesso errore era stato anche di altri ordinamenti (tipicamente, i cavalieri mamelucchi), e dipendeva dalla necessità di affermare il prestigio della classe feudale sulle classi subalterne: insomma, dal bisogno di alcuni di proporsi come indispensabili, quando invece l’evoluzione tecnologica li aveva resi inutili. E ho anche scoperto che questo atteggiamento, oltre a determinare un’inferiorità tattica verso l’anglosfera, la determinò anche verso l’Oriente, tant’è che quando “noi”, gli occidentali, avevamo preso il controllo dell’Oceano Indiano da un secolo e fischia, “loro”, gli orientali, arrivavano alle porte di Vienna, perché i loro eserciti si articolavano sulla più efficace cavalleria leggera. E ho infine potuto, senza troppa sorpresa, constatare che il successo degli inglesi derivò, fra l’altro, dall’aver capito che “piccolo è bello”: come per il ben noto pennello, per vincere una battaglia non occorreva un cannone grande, ma molti (piccoli) grandi cannoni. L’Europa riconquistò un sopravvento tattico sulla terraferma quando riusci a fondere cannoni piccoli e trasportabili, quando dall’artiglieria da assedio (offensiva e difensiva) evolse verso l’artiglieria da campagna. Ma naturalmente sottostante a questa evoluzione c’era una parallela evoluzione delle classi sociali, il sopravvento della borghesia sull’aristocrazia terriera, ecc.

Le scemenze sul “grande è bello” che ultimamente hanno riecheggiato nei commenti di questo blog sono un pezzo del nostro collettivo non apprendere dai nostri errori, e le considerazioni dei mandarini cinesi riportate da Cipolla mi ricordano tanto quello che le mie orecchie ascoltano nei corridoi di Bruxelles. Quello che fu la fusione di cannoni in ferro oggi verosimilmente è Starlink e divremmo riflettere con serenità sulla nostra collocazione in questo scenario. Nel passare il testimone sarebbe opportuno non farsi del male inutile, per cecità ideologica, e conservare la dignità.

Ma questa volta non è diverso…

Buona lettura e a presto!

(…parleremo anche di questo al #goofy11…)



10 commenti:

  1. Oltre a Starlink, un'altra cosa piccola ma bella (anzi pericolosa) è il fatto di avere un brevetto su almeno un algoritmo che forma parte di uno standard essenziale in materia di protocolli sulla trasmissione digitale dei dati. Un solo brevetto su un protocollo standardizzato può bloccare l'accesso a migliaia di tecnologie, tanto che - senza necessità di una legge - i giudici dei vari paesi del mondo hanno creato per via giurisprudenziale un sistema di licenze (quasi) obbligatorie. Il morale delle storia è che la standardizzazione della trasmissione digitale dei dati (e della tecnologia informatica in genere) + diritti di esclusiva sui protocolli di trasmissione (o su parti standardizzate di tecnologia informatica) = potere sui flussi di dati. USA e Cina hanno tantissimi brevetti in questo settore (estesi anche in UE)... noi (intesi sia come UE che Italia) ....mica tanto.

    RispondiElimina
  2. Forse per quello l'euro sta diventando eurino, hanno capito che "piccolo è bello". :-D
    Peccato che comunque questo non risolva gli squilibri interni all'eurozona...

    Comunque Cipolla è un grande, ho letto un po' di tempo fa il Fiorino e il Quattrino mentre l'anno scorso il Pestifero e contagioso morbo.

    Ogni volta, finito un suo libro, ho sempre pensato quanto poco le cose siano cambiate anche a distanza di secoli.

    E mi sono sempre chiesto come mai un autore come Cipolla non abbia avuto il dovuto risalto qui in Italia, visto che si tratta di uno storico italiano molto conosciuto anche all'estero.

    Ma il motivo credo sia proprio che "il potere" non vuole che laggente capisca che questa volta NON è diverso.

    Altrimenti non possono più incolpare emergenze varie, pandemie ecc.

    RispondiElimina
  3. Buonasera Prof. A leggere Bloomberg technology, Cina e Stati Uniti sono lanciati ad una corsa al "riarmo tecnologico" (Chip, hardware e tutto quello che riguarda la parte fisica del web, e non solo) che in termini di miliardi di dollari fa veramente spavento. Ho invece letto molto poco su cosa sta facendo l'Europa in questo campo e nemmeno il nostro Paese mi sembra in prima linea in termini di finanziamento e ricerca di nuove tecnologie. Dal mio punto di vista (da persona che lavora nel ramo da 16 anni) mi pare proprio che l'Europa non stia facendo gli sforzi necessari per essere un "gigante tecnologico", anzi mi sembra procedere in ordine sparso (come del resto è successo e succede per mille altre questioni).
    A me resta una domanda. Abbiamo la forza per influenzare e cambiare questo processo in atto? Altrimenti rischiamo un sorpasso (che è già in atto in verità) che poi sarà molto difficile recuperare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma infatti è così che andrà, e la soluzione che qualcuno ritiene di aver trovato mi pare che invece stia peggiorando il problema.

      Elimina
  4. Non solo Starlink . SpaceX può aprire la via dello sfruttamento minerario degli asteroidi come Colombo aprì la via all'oro delle americhe . Il link a Starlink è un po' carente. La costellazione finale avrà circa 30.000 - 40.000 satelliti. Il numero di 40.000 sono relativi alla licenza richiesta. Il concetto "rivoluzionario" è che essendo fuori dalla atmosfera il collegamento fra satelliti non avviene in banda radio ma in banda "luce" (laser) . Pertanto la latenza inter satellitare è minore di quella della fibra sulla terra (luce in fibra di vetro e non nel vuoto ). Fra i finanziatori di SpaceX vi è la vedova di Steve Jobs . Ritengo possibile un collegamento Iphone - Starlink diretto a breve termine .

    RispondiElimina
  5. Grazie professore. Sul ripetersi (per analogie) della storia c'è (anche) una bellissima lezione del prof. Barbero.

    RispondiElimina
  6. Se ben ricordo Victor Hugo ne "I MISERABILI" scrisse che la causa principale della sconfitta di Napoleone a Waterloo fu il terreno reso pesantissimo dalla pioggia che "affondò" la sua cavalleria.
    Altro esempio bellico di "piccolo è bello" è rappresentato dalla battaglia di Caporetto, descritta nel libro di Barbero che si intitola proprio CAPORETTO, dove tra le altre cose viene evidenziato come la tattica di Rommel, muoversi fra le linee nemiche con un piccolo gruppo di soldati, era stata vincente perché i tedeschi riuscivano a passare quasi inosservati e potevano attaccare alle spalle i nostri soldati e tagliarli le comunicazioni.
    E se rimaniamo alla storia recentissima, mi sembra che un piccolissimo virus abbia messo in ginocchio il mondo, o almeno così è stato raccontato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il fango è sempre stato un elemento cruciale. Se ricordi, fu così anche ad Azincourt.

      Elimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.