martedì 26 luglio 2022

La morale della favola irlandese dodici anni dopo

(...la favola irlandese la raccontai qui. Ne esplicitai la morale quattro anni dopo, qui. Dodici anni dopo, la morale è sempre la stessa...)

Oggi avevo appuntamento con iMercatiTM. Abbiamo parlato del più e del meno, ho cercato di fornire una visione del mondo alternativa rispetto a quella pompata dai migliori amici dell'uomo che si vuole informare, non so con quale successo. Posso immaginare il loro stupore nel trovarsi di fronte un individuo mediamente alfabetizzato. Anch'io, a dire il vero, ho dovuto contenere a un certo punto il mio stupore di fronte a una loro affermazione, che conteneva un implicito #facciamocome: "Certo, anche il debito irlandese è cresciuto durante la crisi, ma poi loro sono riusciti a farlo diminuire...".

Ma sono rimasto umano.

Dovete sapere (chi ha letto Il tramonto dell'euro lo ha appreso fin dalle prime pagine) che quando iMercatiTM parlano di debito intendono invariabilmente, infallantemente, inesorabilmente il debitopubblico. Il debito privato per loro non esiste, non se ne curano, nonostante il riferimento culturale indiscusso dei bocconiani abbia ammesso (con qualche ritardo, come sapete) che la crisi del 2008-2010 era una crisi da debito privato. A iMercatiTM questa informazione pare non sia pervenuta, tanto che uno potrebbe pensare, a essere malizioso, che il loro scopo nel fare investimenti non sia tanto non rimetterci i soldi (che tanto sono vostri - miei no, perché sono povero!), quanto condizionare gli indirizzi politici dei governi, al fine di influenzare la distribuzione del reddito (la politica questo è).

Ma noi non siamo maliziosi.

Lì per lì ho taciuto, non avendo sotto mano i numeri, di cui potevo immaginare il profilo (ma io parlo solo se ho assoluta contezza, non mi accontento di sapere).

Poi sono andato a vedere quale sia stata la performance del governo irlandese, e devo ammettere che è stata spettacolare, nel bene ma anche (e soprattutto) nel male:


Come vi dissi fin dall'inizio, la baggianata secondo cui la crisi finanziaria dipendeva dal debito pubblico era facilmente controvertibile osservando appunto il debito pubblico dei primi Paesi ad andare in crisi. Uno di questi, l'Irlanda, nel 2007 aveva un debito pubblico vicino al 20% del Pil (23.9%). Nel 2012 (cinque anni dopo) il rapporto debito/Pil era più che quintuplicato, arrivando al 120% del Pil. Dal 2014 in poi una discesa quasi altrettanto rapida lo ha riportato all'80% del Pil nel 2015 e poi intorno al 60% dove sta dal 2019.

Bene, bravi, bis (anche se il punto di arrivo è il triplo del punto di partenza, ma la storia non è finita)!

Ora voi vi chiederete: ma che cosa sarà mai successo nel 2013-2015 per far crollare così il rapporto debito/Pil? Se è crollato di 40 punti percentuali, l'Irlanda avrà fatto dei surplus di bilancio forsennati, tagli di servizi pubblici e aumenti di imposte tali da portare il bilancio pubblico in surplus vicini al 20% per almeno un paio d'anni: un risparmio pubblico elevatissimo, da portare in diminuzione del debito. E infatti:


no (mai 'na gioia)! Il bilancio pubblico era ovviamente in profondo rosso (oltre il -30% del Pil) nel 2010, in pieno salvataggio delle banche irlandesi ("il debito nasce privato e muore pubblico", ricordate?), ma altrettanto ovviamente non era in surplus quando il debito scese dal 120% all'80% del Pil.

E come si spiegherà questo mistero misterioso di una discesa fuori scala del rapporto debito/Pil in presenza di un deficit e non di un surplus? I meno distratti se lo ricorderanno: così


cioè con una crescita fuori scala del reddito (il grafico viene da qui).

Beh, però dai, gli irlandesi sono stati comunque bravi: non hanno fatto austerità ma sono stati produttivi, hanno fatto le riforme e quindi il loro Pil è cresciuto liberando le generazioni future dal fardello del debito pubblico...

No, spiace.

Il Pil è cresciuto "a buffo", come dicono a Roma, cioè coi debiti (esteri):


(sempre nello stesso post trovate la spiegazione di questo gigantesco balzo negli investimenti diretti passivi).

In effetti, chi, formato al divino insegnamento del ritardatario Giavazzi, andasse a guardare la traiettoria della posizione netta sull'estero, cioè del saldo fra crediti e debiti dell'Irlanda verso l'estero, insomma: del debito estero (netto), assisterebbe a questo spettacolo miserando:


Il salto verso l'alto del Pil che determina una diminuzione (di 40 punti) del debito pubblico fra 2013 e 2015 è spiegato da un aumento di oltre 50 punti (da -134 a -198) dell'indebitamento netto verso l'estero. Un fenomeno di dimensioni abnormi, assurde, pazzesche... di cui però i nostri amici iMercatiTM o non si accorgono o non si curano.

Per darvi idea di quanto sia abnorme questo sprofondamento del debito estero netto irlandese, lo accosto al nostro, così vi rendete conto:


Non solo il nostro indebitamento netto verso l'estero era molto minore al tempo della grande crisi finanziaria, ma, come vi ho spiegato, noi ne siamo rientrati e siamo ora in posizione netta positiva. Anche l'Irlanda sta rientrando: ha solo 140 punti percentuali di Pil da rimborsare all'estero per trovarsi in equilibrio. Auguriamo la migliore fortuna ai nostri amici: nei loro prati ci sarà un quadrifoglio anche per loro...

Avendovi mostrato la dimensione assolutamente fuori scala del fenomeno, vorrei segnalarvi perché, secondo me, non sia del tutto appropriato porre l'Irlanda come modello di rientro virtuoso dal debito pubblico. Lo spiega questo grafico, che ci conferma come la morale (e la fragilità) della favola irlandese sia sempre quella di dodici anni fa:


Il saldo delle partite correnti irlandesi (blu) è relativamente vicino allo zero come risultato di due componenti opposte: un saldo "merci e servizi" (arancione) fortemente positivo, e un saldo "redditi" (grigio) fortemente negativo, interamente guidato dal saldo dei redditi da Ide (giallo), cioè dai profitti che le multinazionali estere rimpatriano dall'Irlanda (i quali, essendo soldi che dall'Irlanda escono, in bilancia dei pagamenti hanno segno meno).

Cosa può andare storto? Quello che andò storto nel 2007, come vi spiegavo qui:


Quando (ri)succederà? Non credo fra tantissimo tempo, ma intanto vi prego di apprezzare un punto, quello che all'epoca suscitò tanto scandalo: il saldo dei redditi da Ide è in lento ma costante deterioramento. Il resto del mondo rimpatria dall'Irlanda una quantità sempre maggiore di profitti: un flusso "boderoso" (avrebbe detto quello), persistente, stabile. Gli Ide non sono una panacea: sono soldi che qualcuno ti porta e che devi remunerare. L'Irlanda deve metterci un quinto del suo Pil ogni anno. Finché ce l'ha, tutto bene. Quando sarà costretta a indebitarsi con l'estero per remunerare il debito estero (come dopo il 2007) la situazione precipiterà (ma i conti pubblici ovviamente saranno stati, fino a quel momento, in ordine, e quindi nessuno, tranne noi, si sarà preoccupato...).

Utile glossa a scopo preventivo: quindi questo significa che da noi va tutto bene?

No, direi proprio di no. Sarebbe molto utile far scendere il rapporto debito/Pil, e farlo scendere con la crescita, come l'Irlanda, e magari anche utilizzando in parte e con estrema cautela la leva utilizzata dall'Irlanda (l'attrazione di capitali esteri). Questo perché il debito va comunque servito, e il servizio del debito pubblico (cioè il pagamento di interessi) si porta ogni anno via il 3.5% del Pil:


che non è l'11% del 1995, e non è nemmeno il 20% e passa con cui l'Irlanda remunera i capitali importati, ma è pur sempre una somma che sarebbe meglio tenersi in tasca, anche perché se i tassi "schizzeranno" rischia di diventare gradatamente più rilevante.

Ma l'Irlanda, Paese che tutti amiamo (o almeno lo amo io, e qui conta quello che penso io), cui siamo riconoscenti per le tante emozioni che ci ha regalato, nonché per il contributo dato alla nascente identità europea (nascente quindici secoli fa, e tuttora nascitura...), l'Irlanda no, non l'Irlanda, non lei, non proponetecela come un esempio, perché a crescere coi soldi altrui son buoni tutti, così come a cacciare sotto il tappeto del debito estero la polvere del debito pubblico.

Ecco.

Lo sapete che cosa diceva Keynes de iMercatiTM? Che preferiscono fallire in modo convenzionale anziché avere successo in modo non convenzionale. Ma anche lì qualche deviante c'è, e lo conosco. Quando tutto questo sarà finito, andrò a lavorare per lui, procurandogli successo in modo non convenzionale, e vi lascerò a scannarvi con Foffolina48 e Napalm51, i nuovi intellettuali organici dell'astensionismo su Twitter.

Guadagnerò di più e mi stresserò di meno. 

E ora, aspettiamo sereni il futuro QED...

(...no cazzo! L'Irlanda no!...)

19 commenti:

  1. Alla fine la pentola a pressione chiamata erroneamente "eurozona" è sempre più grande e sempre più in pressione!!!

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  2. Tra iMercati™, di deviati e devianti, in realtà, c'è n'è parecchi.

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    1. Con tutto il rispetto, quello è un caso singolo di una cosa che non mi interessa e non credo che interessi qui. A me interessano le deviazioni dal conformismo, semplicemente perché è con quelle che si guadagna (questo blog ne è una prova: ho guadagnato il vostro affetto!), non le deviazioni sessuali, né tutto il simpatico, folkloristico corredo di ipotesi sui complotti demoplutosatanistico mondiali. Quelli li lasciamo a Foffolina48, vuoi?

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    2. Però, anche questi argomenti hanno una storia gloriosa alle spalle, che a volte torna utile.
      Infatti, prima certamente verrà il giorno in cui sarà evidente che gl'irlandesi son gente che ora vive al di sopra delle proprie possibilità. Evidente adesso non lo è ancora, si capisce!, però lo sarà, e lo sarà allo stesso modo di come lo fu per la Grecia: tutto d'un tratto ... la sorpresa, lo sconcerto, l'indignazione, per i soliti politici truccator di conti, quelli tuttavia messi su liberamente dagli elettori, ed ecco che si appurerà chi è il vero colpevole, che si beccherà tutti gli oneri, perché ha voluto vivere al di sopra delle sue ecc. E questi sono i famosi corsi e ricorsi di cui parlava Vico.
      In seguito poi, arriveranno gli scienziati per stabilire quanto questo popolo in preda all'euforia si sia debosciato, e allora ci vorranno degli indicatori. Uno potrebbe essere proprio quello che misura quanto attualmente gl'irlandesi si stiano dedicando al deplorevole sollazzo della riproduzione. Fin dai tempi di Malthus si sa, infatti, che i poveri che vivono al di sopra delle proprie possibilità, si fanno viziosi in una direzione molto deplorevole, con conseguenti nuove bocche da sfamare e l'esito automatico di tornarsene ad essere i soliti miserabili, anzi più miserabili di prima. Per valutare l'entità delle meritate dure conseguenze, basterà allora aggiungere un grafico sull'incremento demografico attuale in diretta relazione con l'incremento delle vettovaglie (leggi zabbaioni), e tutto allora apparirà chiaro, secondo la consolidata tradizione scientifica, quella condivisa anche da Burioni, per essere più precisi. Moltiplicando ulteriormente il dato per un particolare coefficiente medio fisso, si risalirà anche al valore preciso del solito eccesso notturno di cui sopra, mentre per scoprire le posizioni preferite si farà uso delle curve di indifferenza e dell'analisi stocastica (con la s).
      Ora infine, una domanda sorge spontanea: se da Francesco Bocconi possiamo pure attenderci una cosa del genere, coadiuvata dai soliti vasti moti d'animo e da analisi dettagliate e sopraffine, non sarà che il pesce puzza sempre prima dalla testa e ogni scusa è buona?

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    3. Pochi? Sicuri, sicuri, sicuri? Chiediamo a Mazzalai?
      E comunque, non sono ricchi perché satanisti, sono satanisti perché ricchi (autocit.).
      Poi, magari, parliamo anche del sarcasmo ma non vorrei mettere troppa carne al fuoco.

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    4. Valerio caro e stimato, tu devi essere uno di quelli che su Twitter ho bloccato perché commentavano il numero dei miei following. Con analisi così su Twitter ti fermi subito, e nel mondo reale non vai comunque molto lontano.

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    5. Esattamente. Oddio, in realtà non mi sono mai iscritto a Twitter ma il risultato è quello. Come per la caduta del governo Draghi.
      Dove tu vedi un complotto io ci vedo una psicopatologia, ma va bene lo stesso.
      Altre brillanti analisi ne abbiamo?

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  3. Spiegazione chiarissima. Grazie Professore perche' ci fornisce strumenti ed argomenti chiari per parlare con i nostri amici e interlocutori con cognizione di causa. Buon Lavoro.

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  4. Ah, un po' di aria. Il prof. al meglio di sè. Io lo apprezzo così, da professore.

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  5. Forse anche lo schema Ponzi è meno rischiso del modello irlandese. 😁
    Ovviamente scherzo... ma non tanto.

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    1. Il modello irlandese diventa uno schema Ponzi (indebitarsi per pagare gli interessi) nel momento in cui le crisi internazionali si riflettono sul saldo merci e servizi (linea arancione) abbassandolo, e quindi l'Irlanda non può più remunerare i capitali esteri (linea gialla) coi proventi degli scambi commerciali ed è costretta, per farlo, a indebitarsi (la linea blu passa in territorio negativo). Il modello irlandese è inevitabilmente la premessa per un gigantesco schema Ponzi.

      Voglio osservare che al tempo della prima esplosione (nel 2008-2010) il bailout (salvataggio con soldi pubblici) delle banche era consentito. Oggi non lo è più, a causa della banking union dichiarate "un grande successo" da Enrico Letta. Quindi quando le banche irlandesi salteranno nuovamente in aria, chi pagherà saranno direttamente i risparmiatori. Non so che carattere abbiano gli irlandesi, quindi non so dirti se la prenderanno bene come gli etruschi, i marrucini, i veneti qui da noi... ma penso di no!

      Stay tunes.

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  6. La differenza secondo me sta nel fatto che gli investimenti esteri in Irlanda hanno creato molti posti di lavoro altamente qualificati, mentre il debito pubblico italiano è servito solo a pagare pensioni e rifare le facciate delle case dei più ricchi.
    Il primo quando passa lascia qualcosa, il secondo no.

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    1. Accipicchia! Ma sono proprio tornati i bei tempi! Qui abbiamo un lettore o forse addirittura un "contributore" (come dicono loro) di Fart from Amerika. Marco caro e stimato, hai qualche statistica a supporto di questo tuo manifesto luogocomunista? Sai, qui non compriamo nulla, e quando vendiamo qualcosa lo sosteniamo con i dati. Il debito pubblico italiano è servito anche a istruire (ma tu dirai: educare) i giovani italiani che sono andati in Irlanda a sostenere col loro capitale umano un'economia parassitaria e sbilanciata, fonte di esternalità finanziarie negative per tutto il sistema finanziario dell'Eurozona, ad esempio. Ne vogliamo parlare seriamente, o anche tu, come l'amico del post successivo, parti dal presupposto di avere ragione perché sì? In questo caso ciao.

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    2. Dati non penso ce ne siano perché bisognerebbe fare un controfattuale del tipo "cosa sarebbe successo se non avessero fatto le riforme" e da lì vedere se c'è uno scostamento positivo in posti di lavoro qualificato, produttività, ecc
      Se qualcuno è a conoscenza dell'esistenza di uno studio simile, sarei molto curioso di leggerlo.

      PS: i giovani italiani, malamente istruiti (qua i dati ci sono e sono incontrovertibili), hanno il diritto di andare dove gli pare a mio avviso. Rimarrebbero felicemente a casa se non fossero obbligati a finanziare pensioni ampiamente troppo generose (e anche qua i dati ci sono e sono incontrovertibili).

      PPS: farti from amerika direi che non è affatto male 😉

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    3. Vorrei far notare a Marco che con il bonus facciate o altri bonus in ambito edilizio hanno potuto lavorare figure come architetti, ingegneri, geologi etc. Figure forse non abbastanza qualificate secondo lui, ma che magari, proprio grazie a quei lavori, hanno potuto evitare di trasferirsi proprio all'estero. Anche far sì che persone per l'istruzione delle quali lo Stato ha speso centinaia di migliaia di euro possano contribuire allo sviluppo sociale in Italia e non all'estero credo che sia, in qualche modo, un ritorno economico.

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    4. @Marco: però così amico caro è facile: se i dati che ti servono a sostenere le tue tesi non ci sono, e quelli che ti servono a smentire le mie è inutile produrli perché tanto "sono incontrovertibili", allora restiamo sul wishful thinking. Come tu ben sai, questa attività richiede almeno un dottorato awanagana. Non puoi mica venirmi qui così dal nulla: il rischio è di finire in prima pagina appena ho un po' di tempo! ;)

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    5. Sul superbonus: prima di tutto, dal punto di vista dell’etica fiscale a me pare devastante in quanto fortemente regressivo. Le tasse prelevate da tutta collettività vanno a finanziare i proprietari di case, che sono la fascia economica più ricca. Già questo sarebbe sufficiente.
      In secondo luogo, generando un picco di domanda in un periodo di tempo ristretto, data la rigidità dell’offerta sia di materie prime che di forza lavoro, ha provocato un rialzo sui prezzi, rendendo inefficiente il progetto di spesa pubblica.
      Terzo, molte imprese marginali che sarebbero altrimenti fallite rimangono nel mercato, tenendo bassa la produttività. Il problema principale italiano è quello delle piccole imprese inefficienti che non crescono perché tirano avanti a sussidi.
      Quarto, il sussidio e i profitti facili disincentivano l’innovazione.
      Tra l’altro, l’esempio è perfetto: gli irlandesi usano il debito, estero in questo caso, per fare cose che producono innovazione (sì, sono le imprese grandi che fanno innovazione e crescita, non le piccole e micro), noi lo usiamo per dare un po’ di ossigeno alle impresine morte per farle morire fra due anni quando togliamo il sussidio.
      La gente viene assunta solo a tempo determinato perché si sa già che fra due anni la pacchia è finita e si ritorna al livello di domanda precedente se non inferiore, causa anticipazione di alcuni investimenti che sarebbero stati fatti più in là nel tempo.

      Per Bagnai: io dico che la mia tesi è dimostrabile solo attraverso un’analisi statistica ed econometrica abbastanza complicata, che sinceramente non sarei in grado di fare, per creare un controfattuale rispetto a quello che è successo realmente .

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    6. Dati. Dati. Dati. Ci siamo su questa parola? Qui vedo solo opinioni: sono le tue e le rispetto. Ma questo non è né un'aula parlamentare, né un bar. Questo è, anche se capisco che possa sfuggire, il blog di un ricercatore. Dopo di che, è anche il blog di una persona dotata di un minimo di cultura classica e quindi di logica elementare. Se "i sussidi e i profitti facili disincentivano l'innovazione" (boh?), perché non dovrebbe farlo l'indebitamento a buon mercato (che in fondo è anch'esso, strutturalmente, un sussidio)? Se la produttività è ridotta per colpa delle dimensioni ridotte delle imprese, perché quando queste dimensioni erano ancor più ridotte la produttività correva? Blog di un ricercatore vuol dire che di quest'ultimo strano paradosso abbiamo dato qui una spiegazione scientifica, che è scientifica perché è stata pubblicata in una rivista scientifica.

      Come vedi, io rispetto te, ma da come argomenti non mi sembra che tu rispetti molto il luogo in cui ti trovi. Però non voglio essere ingiustamente aggressivo perché mi rendo conto che orientarsi è difficile.

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  7. La spirale di indebitamento estero che ci hai appena descritto, può essere comparata con l'indebitamento verificatosi in Italia a partire dal 1981 quando la banca d'italia ha smesso di essere prestatore ultima istanza e con il conseguente acquisto dei titoli di stato da capitali esteri a tassi assai elevati?

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