Vi ricordate di Filippo il Buono?
E perché dovremmo ricordarcene, direte voi?
Perché era il fratello di Agnese di Borgogna, non questa, ma questa: la madre di Giovanna di Borbone, non questa, ma quella che in 16 anni di matrimonio non era stata in grado di dare figli a Giovanni IV di Chalon-Arlay, il padre (in seconde nozze) di Filiberto di Chalon, le cui gesta abbiamo ricordato raccontando un'altra storia europea. Entrambi (Filippo, l'unico maschietto) e Agnese, la petite dernière, erano figli di Giovanni Senza Paura, a sua volta figlio di Filippo detto l'Ardito per come si era comportato a Poitiers (non questa Poitiers, ovviamente, ma questa, cioè il prequel di un'altra storia europea di cui vi ho parlato, quella di Azincourt), senza grande esito, visto che suo padre, Giovanni il Buono, quella battaglia la perse e per liberarsi dalla prigionia dovette pagare tre milioni di scudi (cioè quasi undici tonnellate) d'oro (poi dice le materie prime...). Decisamente sfortunato, a differenza di suo padre, Filippo VI il Fortunato, figlio di Carlo di Valois, e quindi nipote di un altro ardito, Filippo III, che in realtà pare fosse timido, perché schiacciato dalla personalità paterna. D'altra parte, deve essere difficile convivere con un padre santo, come Luigi IX...
Dice: va avanti molto, o ci fermiamo prima di Adamo ed Eva?
Calma: siamo arrivati, perché Luigi IX, figlio (unsurprisingly enough) di Luigi VIII il Leone e di Bianca di Castiglia, era fratello di Carlo d'Angiò, re di Sicilia, conte di Provenza e Forcalquier, ma anche d'Angiò e del Maine, principe di Taranto, principe d'Acaia, re di Gerusalemme, re d'Albania e conte di Matera (il cumulo delle cariche jure uxoris non è quindi un'assoluta novità), e io di Carlo d'Angiò volevo parlarvi, perché domani andrò ad omaggiarlo nel luogo dove vinse una battaglia, una delle tante battaglie che Germania e Francia hanno combattuto sul nostro suolo, e dove, per avventura, vinse la Francia...
Ma prima di dirvi come vinse, mi occorre dirvi dove vinse: "a Tagliacozzo!" diranno i meno incolti, fuorviati da un altro fiorentino meno ferrato in geografia:
...là da Tagliacozzo,
dove sanz’arme vinse il vecchio Alardo
(poi ne parliamo).
Ecco, mi ero sempre chiesto: ma de preciso che c'erano andati a fare a Tagliacozzo? Perché proprio in mezzo alle montagne? La cavalleria pesante? Ma ti sembra possibile?
E infatti no, non era possibile.
Perché la battaglia venne combattuta in pianura, più o meno dove ora passa l'autostrada:
e naturalmente lungo un fiume, il Salto, o forse un fiumiciattolo che verso il Salto confluiva, e che ora non c'è più. Ma insomma, qualcuno vi ha spiegato meglio di me perché capita che si dia battaglia presso i fiumi, e quindi almeno questo non vi sorprenderà.
Tagliacozzo, cittadina amabile, con quel carnaio non c'entrava molto: era quasi nove chilometri a ovest, e non solo non ci si erano combattuti, i due eserciti, ma nessuno di loro ci era nemmeno passato, perché gli Svevi, che nell'estate del 1268 erano scesi a Roma per ricongiungersi agli spagnoli di Enrico di Castiglia il Senatore e ai genovesi di Galvano Lancia, lasciata Roma e arrivati a Carsoli avevano fatto un largo giro andando a guadare il Salto molto a Nord lungo la linea rossa, anziché prendere la via Valeria e passare dai Colli di Montebove per scendere a Tagliacozzo lungo la linea gialla (che sarebbe stata la via più naturale):
La loro intenzione era di arrivare in Puglia, per ricongiungersi con i loro alleati che si erano ribellati agli angioini. D'altra parte, Carlo d'Angiò era corso rapidamente verso Nord, per impedire questo ricongiungimento (ricorda qualcosa?). Fatto sta che i droni non c'erano, i satelliti nemmeno, e saputo che gli svevi avevano deviato verso Nord, gli angioini s'erano immaginati che volessero scendere passando dall'Aquila (che era stata fondata 14 anni prima per volere del figlio di Federico II, Corrado IV di Svevia, rasa al suolo nove anni prima da Manfredi di Sicilia, quello gentile di aspetto ma evidentemente non di modi, per essere stata fedele al papa, e fatta ricostruire due anni prima, nel 1266, appunto da Carlo d'Angiò). Per non saper né leggere né scrivere quindi gli angioini erano saliti a Ovindoli, in modo da poter divallare a est su L'Aquila le cas échéant, ma poi in qualche modo avevano saputo che, esattamente come capita di fare al vostro affezionatissimo, gli svevi stavano arrivando dallo svincolo (che non c'era) di Torano (che c'era), e quindi erano riscesi dall'altopiano, passando sotto alla Magnola, e via Santa Iona-Forme si erano andati a piazzare ad Albe, in collina (provenendo da nordest), mentre gli svevi se ne erano scesi lungo l'autostrada che non c'era accampandosi sotto al monte Carce (che c'è ancora), provenendo da nordovest:
Ora, insomma, non voglio farvela tanto lunga: s'era fatto il 23 agosto, e i due eserciti si fronteggiavano, divisi dall'autogrill di Magliano (che non c'era) e da un fiumiciattolo (che non c'è più).
Gli svevi erano di più, fra i 5000 e i 6000, anche perché, in un afflato precoce, avevano unito l'Europa: Germania (Svevia), Spagna (Castiglia) e Italia (Genova). Le economie di scala della politica. Gli angioini erano di meno, fra i 3000 e i 5000. Non credo di avervi mai raccontato una battaglia dove abbiano vinto quelli che erano di più: spesso, quando si è di meno, capita di avere con sé un alleato invisibile, la Storia. Ma, soprattutto, agli angioini, che erano più omogenei degli avversari, il buon "Alardo" (Érard de Vallery, connestabile di Champagne, che non aveva fatto il militare a Cuneo, ma in Medio Oriente) aveva detto una cosa che forse avrete sentito ripetere a qualcuno in tempi recenti: divisi si vince!
E così gli angioini, che già erano di meno, si divisero in tre (e qui già vedo europeisti e Bocconi boys assortiti stracciarsi le vesti!): il re si prese i mille migliori e si acquattò dietro Albe (per capirci, chi c'è stato: nell'avvallamento sotto - cioè a est - l'anfiteatro romano, che verosimilmente c'era ma non si vedeva, e quindi sotto la collina che culmina con la chiesa di S. Pietro, che invece c'era e si vedeva):
Gli altri due pezzi erano più o meno delle stesse dimensioni: mercenari francesi guidati dal siniscalco di Provenza, Guillaume L'Estendart, e mercenari provenzali condotti da Henri de Cusances, maresciallo di Francia.
To make a long story short (la versione lunga è qui), dopo qualche esitazione angioini (i due corpi schierati) e svevi si diedero dentro. Enrico di Castiglia ebbe la soddisfazione di abbattere Enrico di Cusances, che, per qualche motivo, portava l'uniforme coi gigli di Francia. Convinti di aver fatto fuori il re (lo scopo del gioco era sempre quello: far cadere il Governo), gli svevi si diedero alla più disordinata delle razzie: tanto, ormai, era fatta...
Ovviamente (per noi) invece no: da Antrosano sbucò il re, quello vero, coi suoi mille cavalieri scelti, e fece arrosticini degli svevi.
La morale della favola ve la condenso, ma credo sappiate leggerla da voi (e ognuno sarà in grado di trovarne altre). Non ce n'è una sola, naturalmente. Siamo sempre stati un campo di battaglia, ma siamo ancora qua. La guerra non finisce mai, e spesso nemmeno la battaglia termina quando sembra sia terminata. Lo scopo del gioco può rivelarsi un falso scopo. E, soprattutto: divisi si vince, soprattutto se c'è un Claudio Borghi Henri de Cusances che attira gli strali dei crucchi coglioni. Ah, naturalmente se siete ad Antrosano per turismo, passate da Fonte Rio, ma se ci siete per sconfiggere un nemico cercate di non farvi vedere. Ai 4000 svevi che ammazzerete, che li avete ammazzati potrete sempre dirglielo dopo. Molto meglio che dirglielo prima, col risultato di ottenere l'effetto opposto.
Oh, poi voi fate come vi pare: ognuno di noi combatte una sua guerra e ognuno ha diritto di perderla come gli pare.
Io ho altri progetti...
👍
RispondiEliminaUna cortese domanda: ma dove cazzo credi di essere? Qui non siamo su Facebook...
EliminaCerto che se uno legge una mappa dell'epoca esistevano più regni in Italia che le 13 colonie della gran Bretagna nelle nuove Americhe. Mi pare di contare 15-17 regni? Che caos.
RispondiEliminaDaniele caro e stimato, da quanto tempo sei con noi?
EliminaHa impostato una domanda automatica? 🤣 identica domanda nel giro di 5 giorni 😅, ormai ha gli incubi 😃
EliminaDaniele caro e stimato, si vede che tu sei nuovo di queste parti, e a me preme tutelarti. Non vorrei mai che qualcuno ti facesse notare che...
EliminaAh stia tranquillo, la maggior parte dei nostri concittadini e anche all'estero piace descrivere l'Italia come un paese di perdenti... Mi piacerebbe molto condividere i suoi articoli che scrive ma tanto finirebbe sempre lo stesso modo.
EliminaAppena si informerebbero sulla fonte (persona che li ha scritti), subito all'attacco! con il fascista di turno! gareggiatore di rutti! , ignorante! no vax!. da' fastidio e tristezza questo ciclo, però almeno qui "dentro" può fare notare molte dinamiche anche storicamente rilevanti, che al di "fuori"non riesce a notare nessuno o quasi.
Buongiorno Prof, adoro le incursioni storiche!
RispondiEliminaQuesto post mi ha sbloccato un ricordo: io sono figlia di un'abitante di un paesino abbarbicato sui monti Dauni. Celle di San Vito, fondato dai monaci benedettini del convento di San Nicola e abitato poi da mercenari dell'esercito di Carlo D'Angiò, verso la fine del 1200. Vi si stabilirono dopo aver sconfitto i Saraceni, i quali, avevano occupato la città di Lucera. Da buona figlia di mamma, ho imparato il franco-provenzale da piccola e tutt'ora lo parlo quando siamo tra noi.
Quanto alla strategia, convengo su tutti i punti.
Non che serva, intendiamoci.
Come ha ben detto: "ciascuno perde come gli pare". Se però qualcuno volesse vincerla, qualche battaglia, suggerirei di prendere buona nota dei consigli.
Buona giornata e buon lavoro, Prof.
Lo scorso fine settimana mi sono spostato verso quelle parti. Terre meravigliose.
Elimina"per liberarsi dalla prigionia dovette pagare tre milioni di scudi (cioè quasi undici tonnellate) d'oro..."
RispondiEliminaPer curiosità sono andato a vedere l'equivalente in euro: al prezzo attuale di 54.925,45 € al kg, 11 tonnellate d'oro, sono 604.179.950 milioni di euro.
So' soldi!! :-D
Non ci potevo credere, ma in effetti un po' più di 3 grammi per 3 milioni fa un po' più di 9 milioni di grammi, cioè un po' più di 9.000 chili, cioè un po' più di 9 tonnellate. Il buon Giovanni era così buono che valeva molto più oro di quanto pesasse.
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RispondiEliminaCaro lei, a forza di non dire nulla (che non si puo'), si fa la fine delle statue di sale di [...], diciamo cosi', "nota" memoria.
Ergo, visto che oltretutto pensi di sapere molto piu' di quanto non sai e ti esprimi ancora con sussiego (anche se hai virato di qualche grado, chissa' come mai):
forse sarebbe meglio muoversi per dare un ruolo a chi ha la capacita' di indicare o presentare la direzione giusta, invece che lasciarlo "pascolare", se questo ingenera processi che non puoi governare.
Potrebbe urtare la tua sensibilita'? Non hai ancora capito cosa succeda a circondarsi di leccaculo? Hai letto su un libro scritto dal guru del vattelappesca (che poi l'hai visto che faccia ha?) che "nonono non si fa"? Peccato...
Mica penserai pure tu come questi ( https://archive.ph/zKzzH ) che e' meglio che abbiano fame? Anche perche' sono vergognati alla fine e hanno cercato di nascondersi.
Vabbe', alla fine vedro' di nuovo fra due giorni la richiesta di donazione dell'8x1000, e qualcuno che continuera' ad andare in televisione a fare il sorrisetto a proposito delle persone che fanno vacanza in barca in sardegna.
Il problema credo sia purtroppo quella specie di T (che è 'na specie de più), che alcuni portano sul petto.
Scusa, ho avuto un po' da fare e mi ero perso il tuo commento. Posso chiederti una cosa? Ma tu, de preciso, che cazzo me volevi dì? (perdona il romanesco)
EliminaTagliacozzo non è un paese, è una minaccia! 😂
RispondiEliminaE per chi preferisce le battaglie lacustri c'è il lago di Scanno.
InZZomma, in Abruzzo si rischia di cascare sempre male (o bene, a seconda dei punti di vista).
Beh, io son passato da Tagliacozzo a Mosciano, poi da lì a Civitella, poi all'Aquila. Clima ottimo...
EliminaSe decidi di scavallare il Morrone sicuramente merita una visita Roccacaramanico. Invece se hai la possibilità il 5 agosto c'è la fiera della pecora a Campo Imperatore, un evento veramente bello e suggestivo, visto il posto.
EliminaBuongiorno Prof.!
RispondiEliminaIn bocca al lupo per la battaglia, se ben intuisco siamo in un momento cruciale del combattimento.
Fino a pochissimo tempo fa ero abbastanza pessimista sul futuro della Lega. E ancora oggi, quando sento commentatori (più informati e lucidi di me) come Fabio Dragoni dire che la segreteria di Salvini è al capolinea, qualche dubbio mi assale. Tuttavia devo dire che ultimamente sto iniziando a pensare che questo momento di crisi possa rivelarsi una opportunità. Che vi fossero sempre state delle sensibilità politiche piuttosto diverse anche su elementi cruciali del programma all’interno della “Lega di Salvini” penso fosse chiaro a tutti, d’altro canto il grande pragmatismo che caratterizza in media i dirigenti leghisti e l’esplosione del consenso elettorale ritengo tendessero, quasi naturalmente, a troncare e sopire la dialettica interna; lasciando però le braci sotto la cenere.
Braci che sarebbe pericoloso mantenere vive fino al momento in cui la Lega potrà andare finalmente al governo con il resto del centrodestra (e non con una maggioranza mutilata come fu quella del governo gialloverde). L’esplosione del consenso era forse una fase di sbornia (mi si permetta l’iperbole) in cui era difficile fare i conti con se stessi pienamente. Io spero che l’attuale calo dei consensi e il riemergere di un confronto acceso all’interno del partito possa servire a fare chiarezza, spazzare ambiguità e ricompattare eletti ed elettori. Qualsiasi sia l’esito del confronto all’interno della Lega auspico che serva a diradare la nebbia e permettere alla Lega di combattere con maggior efficacia nel momento in cui i giochi si faranno davvero duri.
Mi auguro che questo insolito (per me) ottimismo non poggi su una analisi completamente errata.
Forza Prof.!
All'epoca Sulmona appoggiava gli svevi, e questa sconfitta le costò il ruolo di capitale del Giustizierato d'Abruzzo.
RispondiEliminaLe scelte sbagliate si pagano.
Eliminameritata fine per Henri de Cusances. con le sue esternazioni faceva salire lo spread e incazzare gli svevi.
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