lunedì 8 dicembre 2025

Un altro sguardo sul suicidio europeo: gli investimenti pubblici netti

(...tutto questo blog è dedicato al suicidio europeo, quello da cui gli Usa ci hanno messo in guardia due giorni fa - poi ne parliamo - e uno dei post più recenti sul tema è questo...)


AC ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Tre discorsi: "La political economy della LSP" (discorso numero due)":


C'è una fonte di dati, o un'analisi, affidabile sugli investimenti pubblici netti che includa paesi extra-UE "significativi"? Si fa un gran parlare (non abbastanza) del fatto che la UE sia "rimasta indietro" su più o meno tutto, e mi era venuta la curiosità di guardare a questo parametro per altri paesi, o magari gruppi di paesi, ma non trovo molto a riguardo, al di fuori dei dati (se non mi sbaglio della commissione europea) che mostra da qualche tempo. Grazie.

Pubblicato da AC su Goofynomics il giorno 7 dic 2025, 12:31


Domanda pertinente e costruttiva, a differenza di altre. Mi sono quindi attrezzato per cercare la risposta. 

Ricordo in via preliminare a chi si trovasse qui per caso che per investimenti in macroeconomia si intende la formazione di capitale fisso (non si intende cioè l'allocazione del risparmio, quella di cui parlate col vostro promotore finanziario). Ricordo quindi che gli investimenti pubblici sono la costruzione di infrastrutture pubbliche, e che in generale gli investimenti netti si ottengono da quelli lordi sottraendo il deperimento (consumo) di capitale, per cui gli investimenti lordi possono solo essere positivi, ma quelli netti possono anche essere negativi, nel qual caso ciò significa che lo stock di capitale fisso sottostante (nel caso degli investimenti pubblici, lo stock di infrastrutture) è diminuito (sono crollati dei ponti, sono state chiuse delle strade, ecc.).

Con questa precisazione, descrivo la mia ricerca.

Sono partito innanzitutto dal database Ameco (quello da cui provengono i dati che vi ho mostrato qui) seguendo questo percorso di selezione:


Tuttavia, questo database non consente di selezionare questa variabile in molti Paesi normali (la parola "normale" è più breve di "extraeuropeo" e descrive meglio i Paesi di cui si tratta, quindi in questo post "Paese normale" sta per "Paese extraeuropeo"). Di fatto, l'unico Paese normale di una certa rilevanza per cui la variabile sia disponibile sono gli Stati Uniti:


(quelli ombreggiati in grigio, fra cui, scorrendo, si trovano i principali Paesi OCSE, non sono disponibili).

Comunque, mi sono preso i dati disponibili, per Eurozona e Stati Uniti, e direi che osservandoli:


si intuisce abbastanza bene perché poi le cose sono andate così:

(la produttività Usa ha cominciato a divergere verso l'alto quando gli investimenti pubblici netti Usa hanno cominciato a divergere verso l'alto).

Sono allora andato sul database dell'OCSE, che dovrebbe fornire i conti pubblici di tutti i Paesi membri. Purtroppo inserendo questa stringa:


si ottiene questo non risultato:


Sono allora tornato sul database AMECO. La definizione di investimento pubblico netto è questa:


Formazione lorda di capitale fisso (investimento lordo), meno consumo di capitale fisso (ammortamento). Allora sono tornato dall'OCSE con una diversa domanda:


e questa volta ho ottenuto una risposta:


Ben trentaquattro database, di cui quello interessante ovviamente è questo qui:


da cui ho estratto quello che mi serviva:


cioè gli investimenti "grossi" (come direbbe l'opinion leader), cioè lordi (come dicono le persone normali), e il consumo di capitale fisso: sottraendo il secondo dai primi si ottengono gli investimenti netti.

L'estrazione l'ho fatta per i Paesi del G8, cui noi ancora apparteniamo, e che mi sembra un insieme sufficientemente significativo, perché è costituito da Stati di una certa rilevanza, ma abbastanza disparati sotto il profilo geopolitico. Questo significa che se tutti questi Paesi fanno in un modo, e solo noi in un altro, vuol dire che contromano ci andiamo noi, tanto per capirci.

I dati si presentano così:


e già si capisce come stanno le cose: solo noi europei siamo stati così folli da fare investimenti pubblici negativi. Il grafico consente però di affermare solo questo, cioè se i dati siano positivi o negativi, perché le variabili sono in valuta nazionale, che per i Paesi suicidi è l'euro, ma per i Paesi normali è la propria valuta (quindi il dollaro canadese, il dollaro statunitense, la sterlina britannica e lo yen giapponese), e quindi non sono direttamente confrontabili. Rimediamo a tutto, esprimendoli in percentuale del Pil nazionale (a sua volta misurato in valuta nazionale, che per i Paesi suicidi è l'euro, ma per i Paesi normali è la propria valuta, quindi il dollaro canadese, il dollaro statunitense, la sterlina britannica e lo yen giapponese), ma prima facciamo un confronto al volo fra gli investimenti pubblici netti dei Paesi euro calcolati così e quelli forniti da AMECO, in modo da essere sicuri che stiamo parlando più o meno della stessa cosa.




e direi due cose: la prima, che i dati ricostruiti con le fonti OCSE coincidono con quelli forniti da AMECO, e la seconda che questa coincidenza è assolutamente perfetta nel caso dell'Italia almeno fino al 2019, a indicare che la qualità delle statistiche fornite dall'ISTAT è superiore rispetto a quella delle statistiche fornite dai paraculi di Berlino e dai loro accoliti (ma su questo ci siamo già diffusi in altre sedi).

A questo punto scarichiamo dal WEO i Pil nazionali in valuta nazionale (che per i Paesi suicidi è l'euro, ma per i Paesi normali è la propria valuta, quindi il dollaro canadese, il dollaro statunitense, la sterlina britannica e lo yen giapponese), in modo da avere serie confrontabili anche come ordine di grandezza (non solo come segno), facciamo i rapporti e godiamoci lo spettacolo:


Sintesi: il rapporto fra investimenti pubblici netti e Pil oscilla in una banda fra il +2% e il -1%; nel periodo dal 1995 a oggi (il grafico arriva al 2024) solo l'Italia (e la Russia per un singolo anno) hanno avuto valori negativi di una certa rilevanza (al disotto di -0.5%); l'Italia ha avuto undici anni consecutivi di investimenti pubblici netti negativi (dal 2011 al 2021), mentre l'unico altro Paese con investimenti pubblici negativi è stato la Germania (l'altro Paese a bassa crescita nell'Eurozona), ma il periodo più lungo è stato di quattro anni, dal 2004 al 2007, in corrispondenza delle riforme Hartz del mercato del lavoro che portarono a una diminuzione del 6% dei salari tedeschi. Si conferma così quanto per noi è ovvio:

ovvero che il taglio degli investimenti pubblici è funzionale a creare disoccupazione per forzare una deflazione salariale che renda competitive le esportazioni.

Abbiamo spiegato diffusamente qui perché questa politica ha condotto all'accumulazione di squilibri interni all'Eurozona e alla loro successiva esportazione verso gli Usa (con conseguenti dazi ritorsivi trumpiani), e il video, se interessa, è sempre qui:


Il problema di questa strategia è ormai evidente: il gioco al ribasso determina un contagio. Se un Paese rilevante taglia i salari, poi gli altri devono seguirlo, e quando lo seguono la domanda interna dell'area diminuisce, e il surplus produttivo dell'area si deve scaricare sui Paesi normali, che possono essere più o meno lieti di assorbirlo. Impoverire i lavoratori per arricchire alcuni imprenditori a spese dei lavoratori dei Paesi normali è una strategia che può sembrare normale solo a dei pazzi, o a dei tedeschi. La cultura, l'antropologia, la storia, esistono. Loro sono così, e nessuno potrà cambiarli. Dato che il loro modo di essere li conduce sistematicamente a urtarsi col mondo, è di vitale importanza che fra noi e loro ci siano degli ammortizzatori, e naturalmente l'ammortizzatore più essenziale, se si parla di macroeconomia, è il cambio nominale.

Il suicidio europeo è tutto qui: il passaggio da un sistema in cui in caso di squilibri commerciali si rivalutava la valuta del Paese più forte, quello esportatore, a un sistema in cui nelle stesse circostanze bisogna tagliare i salari nel Paese più debole, quello importatore. Capite bene che soprattutto se gli squilibri si sono prodotti perché il Paese più forte è stato il primo a tagliare i salari (potendoselo permettere, visto che i suoi lavoratori stavano meglio):

il risultato complessivo non può che essere un impoverimento dell'intera area, quello che fa preoccupare Trump:


del fatto che l'Europa si indebolisca a tal punto da non essere più un alleato affidabile (sia per il potenziale rischio politico interno determinato dall'impoverimento della popolazione - il famoso costo politico dell'austerità di cui parlavamo qui, sia per la scarsità di risorse che potrebbe mettere a protezione da eventuali rischi politici esterni, o per riequilibrare la bilancia dei pagamenti cronicamente deficitaria della potenza imperiale - i poveri non sono un allettante mercato di sbocco!).

Che così ci saremmo condannati all'irrilevanza che lo eravamo detti da subito, e questo è il più amaro dei QED.

Comunque: dalle domande intelligenti di chi si accosta per sapere, nasce sempre un approfondimento. Dalle querimonie delle amanti tradite nasce solo uno sbadiglio.

Ora sapete in che condizioni siamo e perché. Possiamo solo sperare in uno shock esterno, ma di questo parliamo con più calma dopo aver ponderato il documento dei nostri alleati (e per nostri, intendo di Goofynomics).

4 commenti:

  1. Mi fermo per sottolineare, anche se è superfluo, come il paese più taccagno nel grafico degli investimenti pubblici netti espresso in percentuale del PIL è la mirabolante, fin dal 1995, dobbiamo fare come fanno loro, Germania.
    Mamma mia, ma quanto devi odiare i tuoi compatrioti per attuare certe politiche e certe scelte.

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    1. Questo ve lo avevo lasciato per esercizio! Bravo!

      Del resto, cosa ti aspettavi da un Paese che NON è la locomotiva dell’Eurozona, come qui unici e inascoltati abbiamo sempre detto?

      https://goofynomics.blogspot.com/2025/05/la-locomotiva-tedesca-repetita-juvant.html

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    2. Me lo ricordo benissimo quel post.
      Pazienza, si vede che faremo come la Spagna.

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  2. Grazie, grazie e grazie!

    (Che, per inciso, significa anche che contribuisco da tempo ad asimmetrie, nei limiti del possibile, perché penso che i "grazie" lascino il tempo che trovano soprattutto nel contesto attuale)

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