martedì 23 dicembre 2025

I salari reali: un aggiornamento

(...il post precedente ha suscitato una lunga discussione, che non credo sia esaurita né esauribile, perché la provocazione che vi ho posto mette in discussione l'essenza stessa di questo blog, cioè di quanto ci lega da anni, e del concetto stesso di rappresentanza politica, cioè della democrazia come la conosciamo e come cerchiamo di difenderla. Non mi sento pronto a replicare alle vostre osservazioni, a trarne una sintesi - necessariamente provvisoria: prima voglio rileggerle con calma e cercare di gerarchizzarle. Altre osservazioni mi sono venute in mente parlando con Gianandrea a colazione dopo il convegno, altre me ne sono venute passeggiando cor Palla per i monti Pizzi, altre me ne verranno dopo averci dormito sopra. Quale che sia la risposta che daremo alla domanda, io resterò qui perché questa è la mia natura, ma intanto, nell'attesa di sottoporre al vostro scrutinio gli insegnamenti che penso di aver tratto, e che penso dobbiamo trarre, dalla discussione, soprattutto perché non si possa rimproverare a noi quello che noi rimproveriamo agli altri, cioè di essere autoreferenziali e non apprendere dalle esperienze altrui, nell'attesa di questa sintesi vi propongo un aggiornamento. Sento piddini e sindacalume giallo assortito strepitare sul livello del salari. Io ero rimasto a maggio, quando avevamo calcolato che questo governo aveva realizzato il massimo tasso medio di crescita trimestrale dei salari reali. Siccome sono persona aperta al dubbio, a differenza degli "antifassisti", degli "ionondimenticoh", e di tutto il bestiario social, sono andato a verificare: non sia mai che dalla fine del 2024 - dove i nostri calcoli si fermavano - i salari reali fossero precipitati e si dovesse correre ai ripari! Non sarete sorpresi di sapere che invece...)


Su come si calcolino i salari medi unitari in termini reali ci siamo ampiamente diffusi qui, qui, qui e qui. Non riprendo quindi l'argomento e rinvio gli interessati ai post relativi per i dettagli tecnici. Da maggio ad oggi sono usciti i dati relativi ai primi tre trimestri dell'anno, quindi abbiamo tre punti dati in più. Dato che l'edizione dei dati è stata aggiornata, e ci sono quindi minuscoli "slittamenti" in tutte le serie coinvolte, invece di "appendere" gli ultimi punti dati alle serie calcolate a maggio ho rifatto completamente i conti. Per darvi un'idea, a maggio i dati si presentavano così:


e a dicembre si presentano così:


Stiamo parlando di revisioni praticamente impercettibili, tant'è che rappresentando insieme le due serie il quadro è questo:


(le due serie sono sostanzialmente indistinguibili) e facendo uno zoom su quello che non è un ventennio, ma lo diventerà a causa  dell'imbecillità di chi si ostina a negazionare i dati, vediamo questo:


cioè la stessa cosa che vediamo nel grafico precedente, quello che riporta tutta la storia a partire dal 1996: nel 2025, dopo una modesta flessione nel primo trimestre, i salari reali hanno ripreso a correre a un ritmo ancor più vigoroso che negli anni precedenti. Draghi ce li aveva lasciati (non per colpa sua, ma di una sorpresa inflazionistica) al secondo livello più basso dal 1996 (il minimo assoluto era stato toccato nel secondo trimestre del 2020), e nel terzo trimestre (estate) del 2025 eravamo già tornati sostanzialmente al livello del terzo trimestre 2019 (più esattamente, sotto quel livello dello 0,06%).

Quindi va tutto bene?

Naturalmente no.

Il problema infatti non è recuperare lo shock inflazionistico subito da Draghi o il disastro del COVID (compito portato quasi a termine), ma recuperare la macelleria sociale inflittaci da Monti (circostanza su cui gli operatori informativi pudicamente non si soffermano), e per quello di strada da fare ce n'è ancora un po'.

Quanto?

Rispetto al quarto trimestre 2011 siamo sotto dell'1,82%. Resta il fatto che siccome questo governo continua ad avere il più rapido tasso di crescita trimestrale dei salari reali, attorno allo 0,49% in ragione di trimestre:


se si mantenesse questa media i salari reali potrebbero tornare al livello pre-macellaio in circa quattro trimestri, cioè per l'estate prossima.

Naturalmente non è detto che lo facciano, né soprattutto che farlo sarebbe opportuno.

Se lo si facesse, infatti, da un lato i traditori dei lavoratori che sono stati a cuccia durante la macelleria montiana continuerebbero ad uggiolare che i salari non crescono per colpa del fassismo e dell'austeritah, ma dall'altro, ragionando in termini macroeconomici e non pseudo-ideologici, ci sarebbe da ragionare su come si potrebbe mantenere la posizione di vantaggio competitivo di cui beneficiamo, atteso che, come qui ben sapete dal 2011, e come Draghi ci ha confessato nel 2024, la competitività nell'Eurozona si basa sul taglio reciproco dei salari, il che comporta che una crescita dei salari troppo rapida esponga il Paese che riesca a conseguirla a una perdita di competitività, con deficit di bilancia dei pagamenti, accumulazione di debito estero, perdita di fiducia dei mercati, downgrade, innalzamento dello spread, e tutta la tiritera che sapete.

Si potrà spingere sull'acceleratore solo se anche gli altri lo faranno, ed è possibile, ma non so quanto probabile, che siano costretti a farlo dalle loro vicende politiche interne (la Francia, in realtà, dovrebbe tagliare, mentre la Germania dovrebbe spingere sulla crescita...). D'altra parte, indipendentemente da che cosa facciano Austrasia e Neustria (oltre a proseguire la loro più che millenaria baruffa), noi abbiamo comunque ancora margine per spingere un po' sulla crescita senza che i conti esteri vadano in rosso. Non so dirvi, perché non ho un modello econometrico trimestrale (e quello annuale l'ho lasciato a fare la muffa) in quanto tempo una spinta sulla crescita tale da mantenere una simile dinamica dei salari reali (ripeto: lo 0,5% al trimestre, cioè il 2% all'anno, che con i tassi di crescita che abbiamo significa un significativo progresso della quota salari), in quanto tempo, dicevo, una crescita così sostenuta dei salari reali porterebbe la bilancia dei pagamenti italiana in deficit. Posso solo darvi una valutazione istintiva: questa dinamica dovrà rallentare un po', ma non tanto da togliere a questo governo il suo primato nella crescita trimestrale dei salari medi in termini reali.

Il PD, naturalmente, continuerà a parlare di fassismo e di diritti QWERTY, ma il suo vero problema è questo: il fatto che i lavoratori due conti in tasca se li fanno, e nonostante il disfattismo seminato manibus plenis da quei pagliacci in caduta verticale di credibilità che sono gli operatori informativi, in media i lavoratori non potranno che vedere quello che è nella media dei dati (atteso che l'ISTAT non avrebbe particolare interessa a fornire un quadro edulcorato della situazione: se mai il contrario!).


(...breve rimando al post precedente: ma voi credete che quelli che erano lì siano in grado di apprezzare questo ragionamento e di capire che cosa ha a che fare con l'unica cosa che li preoccupa? Io no, ma va bene uguale: qui scrivo per me, non per cambiare "er monno", anche se, così facendo, un pochino "er monno" l'ho cambiato...)

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