domenica 5 dicembre 2021

La storia insegna

...ma non ha allievi.

Al termine di una giornata tecnicamente molto faticosa, quella in cui abbiamo redatto la fatidica lista dei "segnalati" alla legge di bilancio (ne abbiamo parlato qui), fra mille e uno sclero in cui evito di addentrarmi, sia per rispetto dei ruoli istituzionali, che per rispetto del vostro tempo (ma sarebbe anche divertente intrattenersi a descrivere le mille astuzie degli avversari e le diecimila degli alleati), vorrei riprendere con voi il filo del discorso, perché intuisco che ce n'è bisogno. Voi direte: quale discorso? Qui si è parlato delle cose più disparate: della pittura di El Greco, delle tattiche militari medioevali, di Rabelais, Proust, Tolstoj, Dostoevskij, e altri minori, e naturalmente siccome si è parlato di letteratura, si è parlato anche di giornalismo, e siccome si è parlato di giornalismo si è parlato di conflitti di interessi, ma si è parlato anche di politica, sia nella sua dimensione più concreta, quella delle tecniche parlamentari, che in quella più astratta, la fantapolitica (e se non del tutto giusto, quasi niente era sbagliato); si è parlato anche di processi stocastici, di sostenibilità del debito pubblico, di teorema di Balassa-Samuelson, di bilancia dei pagamenti, di saldi settoriali, e quindi di Francia, ma anche di Spagna, ma anche di Slovenia, e via discorrendo, e poi si è parlato di retorica musicale (un po' in fondo, ma se n'è parlato...), di referendum, di montagna: insomma, di tante cose.

Mi rendo conto quindi che possa essere difficile trovare un filo in questo discorso tumultuoso e apparentemente sconnesso. Eppure, un filo deve esserci stato, in questo profluvio di mie e vostre parole, altrimenti ci saremmo tutti persi per strada (e invece si è perso solo qualcuno).

Il filo è presto trovato, ed è nel post zero, quello che non uscì qui, ma sul Manifesto: era l'indignazione verso l'atteggiamento di oligarchico disprezzo verso il popolo (in particolare, quello italiano) di una certa sinistra, era la constatazione di quale sbalorditiva mancanza di empatia, di compassione, sorreggesse una certa visione politica, quella che qui abbiamo sempre criticato e sempre criticheremo, era, in buona sostanza, l'amore per i penultimi, dato che gli ultimi, come sappiamo, sono appannaggio de iBuoni, che però non si fermano mai a parlare con loro, altrimenti imparerebbero qualcosa...

Ora, c'è una cosa che dovrebbe stupirmi, ma non credo riesca a farlo, del percorso che abbiamo fatto insieme, e cerco di illustrarvela partendo da una constatazione: il dibattito che oggi tanto vi interessa, e che mi guardo bene dal nominare, per il semplice motivo che siamo in un regime e non voglio far tirare giù questo blog (regolatevi anche nei commenti), altro non è che una pallida ripetizione del Dibattito che qui si è svolto per quasi un decennio.

Potrebbe venire da pensare che il dibattito attuale esista anche perché nel Dibattito precedente siamo stati sconfitti, come ci ha ricordato con affascinante veemenza Nello Preterossi al #goofy10, ma non sarebbe del tutto esatto. Mi sembra indubitabile che non abbiamo (ancora) vinto, ma, come ho cercato di spiegare qui, in tanti anni dovremmo aver imparato a diffidare dei miti irenici gemelli, quello dell'età dell'oro e quello dell'apocalisse. Non c'è mai stato un periodo privo di conflitti, e non ci sarà mai una disclosure della verità rivelata (quale?) che ricomponga i conflitti attuali e futuri. La vita è lotta nel piccolo, anzi, nel piccolissimo (non siamo tutti diventati esperti di anticorpi?) come nel grande, anzi, nel grandissimo. Disponiamoci quindi serenamente a una vita di conflitto, ricordando che se esistessero sconfitte (e quindi vittorie) definitive la storia sarebbe finita nel quarto capitolo della Genesi: consurrexit Cain adversus Abel fratrem suum et interfecit eum.

La verità è che le dinamiche cui assistiamo oggi nel nostro Paese, e più in generale nell'Unione cui apparteniamo, sono, in vario grado, comuni alla maggior parte dei Paesi dell'orbe terraqueo (con alcune felici, mitiche eccezioni quali la Svezia... di cui qui ci siamo occupati per altri motivi, che forse sono lo stesso motivo). E visto che un po' ovunque i termini del dibattito attuale sono gli stessi, quand'anche noi avessimo (già) vinto, e fossimo quindi (già) dotati di una maggiore autodeterminazione, dubito che saremmo in grado di gestire la situazione in modo più razionale o meno irrazionale.

Torno quindi al punto: il dibattito di oggi altro non è che una pallida ripresa del Dibattito, un eterno ritorno dell'uguale. Sono tutte cose che abbiamo già visto: abbiamo già visto la scienza, quella vera, proporre e argomentare inascoltata tesi interiormente coerenti e intimamente consonanti con il buonsenso e con la nostra esperienza diretta; abbiamo visto questa scienza conculcata su media dalla sua cugina puttana, Lascienza, con argomenti totalmente sconclusionati, fragili, labili, contraddittori; abbiamo visto i sullodati media vilipendere (o in un caso, il mio, tentare senza riuscirci di vilipendere) intellettuali portatori di visioni scientificamente fondate, e li abbiamo visti, questi media, alterare tendenziosamente i dati statistici per occultare verità scientifiche a vantaggio di messaggi propagandistici; abbiamo visto denigrare le vittime, così come, simmetricamente, abbiamo visto esaltare i carnefici.

Tutto già visto.

La cosa che dovrebbe stupirmi, ma purtroppo non riesce a stupirmi, è quindi: perché voi, che siete qui, che avete avuto l'opportunità di veder già accadere tutto questo tante e tante volte, che avete avuto il privilegio di prendere prima degli altri coscienza dell'ordine di grandezza di certi problemi, ora vi stupite di quanto sta accadendo? E perché non riuscite a gestire il dibattito, avendo partecipato al Dibattito?

Che si stupisca qualche cotonata giornalista di provincia, giungendo oggi all'inaspettata conclusione cui Balzac era giunto un paio di secoli fa (ovvero, che la stampa orienta il dibattito compiacendo i grandi interessi economici) ci può anche stare: ognuno ha i suoi tempi e non tutti hanno gli stessi libri senza figure in giro per casa. Ma che voi, proprio voi, cui ho dedicato ore e ore del mio tempo, di cui ho raccolto e ricambiato le confidenze più intime e dolorose, che ho cercato di sorreggere con l'esempio e con la parola nei tanti momenti difficili che abbiamo attraversato da quando ci siamo conosciuti, che proprio voi non riusciate a orientarvi, ecco: questo dovrebbe stupirmi, ma in fondo non mi stupisce.

Ho ormai capito che la forza del messaggio di questo blog sta, come dialettica vuole, nella sua debolezza. Per arrivare ai vostri 1300 grammi di cervello spesso sono passato dai vostri 300 grammi di cuore, e in tanti casi il messaggio è rimasto ingolfato lì, fra un atrio e un ventricolo, senza riuscire a perforare la vostra riverita dura madre. Capita. Probabilmente vi siete accontentati della vostra percezione istintiva, quella di avere di fronte una persona che, in effetti, aveva più da perdere che da guadagnare a esporsi come si stava esponendo, che aveva un interesse genuino e sincero a far crescere consapevolezza e coinvolgimento, perché credeva sinceramente nella democrazia. Mi sembra sufficientemente ovvio che chi arriva ora qui, partendo dal presupposto di avere davanti "er senatore d'a a Lega", non sia minimamente in grado di rendersi conto di queste dinamiche: ma di chi vive di preconcetti non devo occuparmi io, bastano i giornali. Io devo occuparmi di voi, di voi che nella maggior parte dei casi avete preferito fidarvi di me piuttosto che capirmi, per il semplice motivo che fidarsi era l'opzione meno faticosa. Paradossalmente, vi siete fidati di me proprio perché avete visto che io desideravo che capiste e ve lo dimostravo cercando di guidarvi attraverso gli argomenti tecnici più impervi. In fondo, vi siete affezionati a questo blog anche perché i suoi post tecnici vi offrivano gratis quel bene tanto prezioso, così prezioso che le migliori università lo mettono in vendita a caro prezzo: l'appagante (tanto più quanto più infondata) sensazione di aver capito tutto! 

Ora, però, avete dieci anni, e un po' di capacità di astrazione credo vi possa essere chiesta.

Vorrei allora attirare io, visto che voi da soli non ci riuscite, su due lezioni che dovreste aver tratto dal Dibattito.

La prima è che la Verità, e in particolare quella sua declinazione ammantata di oggettività spesso posticcia che va sotto il nome di "i Dati", non è di alcun aiuto in un dibattito. Quello che governa le sorti dei dibattiti, piaccia o no, non è "la Verità", ma sono i rapporti di forza. Ne consegue, in particolare, che la Verità che avete in tasca voi non vi serve proprio a nulla, atteso che voi siete una minoranza soccombente.

Qui abbiamo riportato tutti tuttissimi i dati del Dibattito, quelli che vengono oggi riscoperti dagli economisti "bravi" con i consueti quattro o cinque anni di ritardo. A che cosa ci è servito? Perché non ci pensate un attimo su? Certe verità si affermano quando è il momento, arrivare prima è più un limite che un vantaggio, occorre molta pazienza e molta determinazione. Questo non significa esortare al cialtronismo metodologico o al relativismo culturale. Tutt'altro! Approfondire l'analisi, alla luce del Dubbio, è sempre un'operazione opportuna di igiene mentale e spirituale che qui vi ho insegnato a compiere e insieme abbiamo compiuto decine e decine di volte. Significa però che esultare perché il Chattanooga Journal of Clinical Fuffology ha pubblicato lo studio definitivo ("ma come, Alberto? Non ci credi? Qui ci sono le prove! Questo lavoro è una bomba, è de-fi-ni-ti-vo!"), che come lo scudo di Perseo lascerà medusés i vostri avversari, ecco, questo sinceramente potreste risparmiarvelo e dovreste risparmiarmelo, così come vi pregherei di evitare di intasarmi il telefonino (e le gonadi) con i soliti grafici delle solite curve che dimostrano... ecco, appunto: che dimostrano?

Tenete per voi i vostri fottuti pdf: se è roba buona, mi è già arrivata da altri (da Ioannidis in giù), e se è letame ne posso fare a meno: non ho rose da concimare. Quante volte vi ho visto, nel mio campo di indagine scientifica, esaltarvi per articoli di "scienziati" inesistenti? Per quale motivo adesso dovrebbe essere diverso? Il confirmation bias scorre potente in voi, cari amici, e credo sia giunto il momento di scrollarselo di dosso.

Vengo ora alla seconda lezione che il Dibattito dovrebbe avervi appreso: uniti si perde.

Se io sono sopravvissuto, mentre tanti cari amici si sono persi (grazie a Dio) per strada, non è solo perché sono nato a Firenze, parlo qualche lingua incluso l'italiano (vedi alla voce: Firenze), suono un paio di strumenti e ho un h-index dignitoso per il mio ruolo e il mio settore scientifico-disciplinare. Credo sia anche perché il mio orecchio musicale mi ha messo in guardia dalle cattive compagnie. Vi ricordate, vero, quanta gente che "la pensava come noi", quanta gente che "Alberto, non devi essere divisivo perché queste è una battaglia trasversale", quanta gente che "famo er comitato de libberazzione nazzionale", mi esortava a non essere divisivo? Eppure, in questi bei ragionamenti, che apparentemente collimano con quanto vi dicevo sopra (i rapporti di forza, la forza dei numeri) c'era qualcosa che non mi tornava.

Io mi ricordavo che c'era un tipo, un blogger del primo secolo dopo se stesso, CEO di un'azienda che macina consensi e profitti da due millenni, che vedeva il tema del proselitismo in un modo un po' diverso: non veni pacem mittere sed gladium.

Ora, per carità: spero sia chiaro che non mi sto avventurando in un confronto blasfemo! Sto solo cercando di riflettere, e invitarvi a riflettere, sulla Parola (quella vera). Forse la "divisività" ha un suo valore che gli "inclusivi" non capiscono, e questa riflessione meriterebbe di essere sviluppata. Ma  non facciamola difficile e atteniamoci semplicemente alla storia del Dibattito. Vi ricordate di quando presi le distanze da Donald? Era qui. Vi ricordate di quando presi le distanze dagli ortotteri? Era qui. E vi ricordate come è andata a finire? Siete proprio sicuri che la nostra causa comune avrebbe tratto beneficio da una simile compagnia? E non vi vergognate un pochino per avermi tanto esortato a restare in buoni rapporti con quelli che si sono rivelati decisivi, e se ne sono vantati?

Non so se io avessi ragione a prendere le distanze: sicuramente avevate torto voi a rimproverarmi di essere divisivo. Se non lo fossi stato, non sarei qui. E siccome ho intenzione di esserci anche fra dieci anni, non ho alcuna intenzione di cambiare un metodo che finora ha funzionato.

Perché c'è una cosa che riconcilia l'apparente contraddizione fra la mia serena obbedienza ai rapporti di forza e la mia totale noncuranza verso posizioni che spezzano il fronte "comune", ed è questa: da che parte si sta è meno importante del perché ci si sta, o, se volete, come cerco (invano) di farvi capire, il motivo per cui si acquista (o si crede di acquistare) consapevolezza non è irrilevante. Detta ancora in un altro modo: il fatto che uno la pensi "come noi" non è tanto importante quanto il perché la pensa come noi. Il collante ideologico che lega un gruppo di persone, la nitidezza della loro visione, conta quanto e più della loro massa critica. Con tutto il bene che posso voler loro, e con tutta la vera e profonda solidarietà umana, con la comprensione anche scientifica delle loro ragioni, e con la ferma determinazione di tutelare i loro diritti nel modo che mi sembrerà più efficace e che non necessariamente sarà quello che i Soloni da tastiera verranno a suggerirmi, mi permetto di dirvi qui quello che vedo da qualche mese e che voi vedrete fra qualche anno: con quelli che si svegliano perché arriva l'aghetto sul braccino non si farà molta strada. Banalmente, quando questa vicenda finirà (e nonostante tutta la buona volontà per tenerla in piedi sconfiggerla i precedenti ci insegnano che ormai siamo agli sgoccioli), quando l'aghetto si sperderà nel pagliaio della storia, tutti i fieri oppositori del grande complottone globale, tutti i profeti dell'Aggendaaah, torneranno a farsi i fatti propri, tutta la dolorosa e indignata protesta contro questa insanabile "rottura" di sistema svaporerà, tutti questi accorati appelli al presidio permanente sfumeranno, lasciando solo un po' di morchia antipolitica di cui qualcuno si approprierà. E quindi, scusatemi, ma continuo a pensarla come l'ho sempre pensata e come vi ho già detto di pensarla: la minaccia esistenziale è un collante molto labile per la costruzione di una coscienza di classe, e se anche non fosse labile, dobbiamo ricordarci che la gestione delle emozioni è in mano al potere, non a noi. Se un intellettuale evoca paure, è un terrorista o un cattivo maestro. Se lo fa un telegiornale, è informazione. A questo gioco saremo sempre perdenti, su questo campo di battaglia siamo svantaggiati, ed è quindi interesse nostro sottrarcene, sceglierne un altro, e soprattutto scegliere bene gli alleati.

"Sì, vabbè, però non puoi essere divisivo!"

Ecco, appunto: buonanotte!

(...il mucchio di lettere di quelli che mi hanno scritto dopo che avevo ragione prima è alto quanto un fascicolo di emendamenti della legge di bilancio. Non significa che dobbiate darmi ragione subito: mi diverto di più quando mi date torto. Ma non pubblicherò alcun commento che contenga parole sanitarie, semplicemente perché, come vi ho già detto, voi regolatevi come credete, ma io non voglio farmi tirare giù. Ri-buonanotte!...)

71 commenti:

  1. Profe, in questa tua sintesi dell'odierno dibattito letto alla luce d'un decennio (o decade, come preferiresti) di Dibattito, ci sono ragionamenti così ineccepibili che un paio sono propenso a fregarteli per traslarli in un campo a me più congeniale. Hasta siempre.

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    1. Come stai? In cabina di regia ho conosciuto un tuo concittadino…

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    2. Sabato durante una manifestazione a Roma ho ricordato ai vicini disperati che milioni di italiani hanno lasciato il paese, altrettanti sono in povertà a causa degli stessi metodi utilizzati fino ad oggi dalla nomenclatura europea. Ho ricordato che la battaglia di gioca sul piano politico e quindi bisogna scegliere e supportare anche sui social la fazione giusta (la nostra), ma è difficile schiodare l'attenzione sugli interessi personali, per far capire che la somma degli interessi personali è l'interesse collettivo. Quindi visto il successo del succitato CEO in procinto di rinascere, propongo di lasciare perdere il partito e organizzarci direttamente come religione. Alberto primo profeta del Dio Goofy : in principio era il caos, poi venne il verbo, ma in pochi lo usarono per far fessi i molti, quindi giunse Alberto a spiegare le asimmetrie del verbo.

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    3. Sto bene, Profe, un po' "come d'autunno", vista la stagione. Allo morbo ho già dato l'anno scorso, ma solo "vigile attesa", per niente tachipirina, e ora mi rileggo "Soldati", anche se sono renitente alla leva.
      Il mio concittadino immgino bene chi sia, mia moglie e sua sorella l'hanno visto nascere.

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  2. Mi sono sempre scelto con cura, o se vogliamo con ottimo istinto, le guide spirituali, e anche stavolta non ho sbagliato, Guru. Il mio precedente, purtroppo mancato, ma ancora primo nella mia mente, aveva un motto: divisi si vince.
    Sempre mi è sembrato saggio e illuminante, e quindi: grazie.
    Chi apre le strade è sempre solo, ma in quelle strade tanta gente può poi camminare.

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  3. Mi viene in mente soltanto una considerazione molto banale che sicuramente è stata fatta più e più volte in questo blog.
    Se partiamo dall'assunto che il nostro collante deve essere la coscienza di classe bisognerà pur formarla.
    La mancanza di coscienza di classe è quella che ha portato alla situazione in cui siamo oggi. Questa mancanza è estremamente vera al sud. Bisogna dire che se Pasolini parlava di forze dell'ordine da inquadrare nel proletariato, il corpo docente italiano non universitario è sicuramente nel sottoproletariato. Questo sarà un problema enorme da risolvere. Chi la formerà?

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    1. Non il corpo docente universitario, che è fieramente sottoproletariato. D’altra parte di Gramsci e di Pasolini non ce ne sono stati a decine. Non ci hanno nemmeno tutti i problemi. Diciamo che forse quello che può contribuire a formare una coscienza di classe solida è una minaccia esistenziale stabile. La pandemia se ne andrà. La fame era una alternativa più efficace.

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  4. L'aghetto sparira', ma cio' che mi preoccupa e' il "residuo" (Mario docet) che ne rimarra'. Residuo che a ogni giro si accumula e si calcifica sempre di piu', senza scrostare via il precedente. Purtroppo non tutti hanno il lusso di poter sentirsi soddisfatti di avere ragione dopo qualche anno dal disastro. Gli anti-fascisti (quelli veri) avevano ragione, ma il ventennio per molti non e' passato come acqua fresca e non hanno potuto vedere come e' finita. Intanto un altro passo nella direzione sbagliata e' stato compiuto. Non avremo (ancora) vinto, ma anche "loro" non hanno (ancora) perso.

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    1. Sicuramente in questo momento siamo in ritirata e dobbiamo interrogarci sul perché. La dimensione “distrazione di massa” della pandemia indubbiamente non ci aiuta.

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    2. Non e' solo "distrazione di massa". L'aghetto di massa spinto a eta' pediatrica avra' rispercussioni ben oltre la "fine" della pandemia. Sono del campo (mi astengo dall'inviare pdf) e il quadro che si sta delineando leggendo la letteratura scientifica da diverse angolazioni, e' tuttaltro che roseo (per lo meno a breve termine). Nonostante vogliano farci credere che sanno, in realta' nessuno sa quali potranno essere le conseguenze a lungo termine di sta roba, soprattuto in eta' pediatrica. Al di la' della sfera socio-politica, questo sara' uno dei residui che rimarrano. Da padre la consapevolezza che difendere mio figlio da tutto questo diventera' sempre piu' difficile e' straziante. Questo non e' un problema circoscritto in Italia. Sta avvenendo ovunque (vivo in USA e le cose non sono tanto diverse). Per questo sono molto pessimista, perche' le forze esterne sono enormi, basta un niente, basta una lettera greca per isolare un intero Paese. Come puo' un governo, anche quello idealmente migliore, contrastare questo?

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    3. Perché solo in età pediatrica? Certo che non sappiamo se ci saranno strascichi, comunque ho pregato di non parlare di questo perché una delle tante cose che il Dibattito ci ha insegnato è che dirci fra noi quello che sappiamo non ci porta molto avanti. Anche il fatto che un Governo abbia limitati margini di manovra non è una enorme novità per noi, e quindi forse dovremmo rovesciare la prospettiva, ragionando su quali passi si è riusciti a fare e su quale arretramento determini (in particolare in termini di accelerazione verso la "militarizzazione" dei social) la situazione che si è creata.

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    4. Sicuramente sono coinvolte tutte le eta', ma alla fine l'adulto deve fare i conti con se stesso ed indipendentemente dall'obligo o no, puo' scegliere e valutare le conseguenze della propria scelta. I minori ed in particolare i bambini, ovviamente no.

      So benissimo che sto dicendo delle ovvieta', ma il mio punto rispetto al post originale e' che l'idea di avere ragione e di ottenerla in futuro, non e' una vittoria, perche' nel frattempo un residuo peggiorativo si e' accumulato ed il Dibattito riprendera' su un altro argomento. Questo ciclo continuo per quanto intelletualmente inebriante, non porta da nessuna parte.

      Quali passi concreti si e' riusciti a fare? Cosa mi sono perso negli ultimi due anni che possa farmi ricredere del mio pessimismo?

      Quello che vedo e che c'e' una fetta minoritaria ma consistente della popolazione in tutto l'occidente che e' stanca, protesta, ma non ottiene nulla, solo un asprimento delle misure restrittive, una criminalizzazioe del dissesso che leggittimera' leggi repressive contro i nuovi criminali.

      Diverso sarebbe se si riuscisse (e non ho soluzioni o idee, e pertanto sono pessimista) per una volta a bloccare il ciclo e smascherare in tempo utile il nemico. Certo i social sono "militarizzati", ma stanno "militarizzando" la stessa popolazione contro i dissidenti, con una discriminazione di Stato. Qui in USA, ma anche da altre parti, prevedo attentati commessi in nome della "scienzah" per proteggere la societa' dai nuovi "terroristi".

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  5. Buonasera Onorevole,
    Secondo lei la vicenda non menzionata avrà per lo meno il merito di arrivare a una scelta esatta degli alleati?
    E poi, i campi di battaglia nei quali siamo potenzialmente vincenti come si pongono rispetto alla gestione delle emozioni?

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  6. "In medicina il fallimento di una terapia è indice della sua inefficacia o perfettibilità". Ricorda? È attuale, ma di 5 anni fa ed era un esempio riferito all'economia (e alla psicoanalisi). So bene il "perché" mi trovo da una parte. Tendo a riconoscere i fallimenti del presente ed i successi del passato. Ma ho dovuto cancellare quasi tutta la mia agendina degli indirizzi. Non è stato facile. Buonanotte e buon lavoro.

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  8. in che partito si sta è meno importante del perché ci si sta

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  10. Condivido come sempre l'analisi del prof., le dinamiche cui stiamo assistendo le conosciamo da tempo e i rapporti di forza esistenti, soprattutto nello scenario mediatico, impediscono di far valere punti di vista minoritari. Temo però che l'estremizzazione di certe forme di oppressione da parte di chi detiene il potere siano senza precedenti. L0invasione nella vita privata delle persone, la sospensione disinvolta e arbitraria di diritti costituzionalmente sanciti, l'atteggiamento colpevolizzante dei governanti (nazionali e regionali) verso i cittadini, con annesse minacce di ulteriori restrizioni: questo finora non si era mai visto, o almeno on in questa misura. Forse la pandemia prima o poi finirà, ma ci lascerà molto meno attrezzati per difendere i nostri diritti a fronte di nuove emergenze, vere o presunte. L'esempio più evidente sta nell0uso del Green Pass: già ci dicono, più o meno apertamente, che resterà anche dopo la crisi sanitaria, con informazioni molto più ampie e dettagliate di quelle relative allo stato di salute. E non mi sembra una novità irrilevante, ma un formidabile e e abusivo strumento di controllo sulla vita dei cittadini.
    Gianni

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  11. Grazie per tutto il lavoro che fa. Onestamente, non ho mai perso la fiducia in lei e Borghi, nonostante le geniali proposte di alcuni presidenti di Regione, che sembrano andare esattamente in direzione opposta alle vostre (e mie) idee...
    In ogni caso altri partiti gente del vostro spessore se la scordano

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  12. Credo che in futuro questo post verrà ricordato come uno dei capisaldi di tutto il blog. Ogni singola parola, ogni concetto, ogni rimando, è così preciso e calibrato da non necessitare di alcun commento. Va interiorizzato, o meglio: sovrapposto a tutto il mondo interiore silenziato personale che si è fatto strada in questi mesi, in me come credo in tanti altri - che siano qui presenti o meno. Cito un passaggio, quello che per me è la chiave di volta: ..." che la Verità, e in particolare quella sua declinazione ammantata di oggettività spesso posticcia che va sotto il nome di "i Dati", non è di alcun aiuto in un dibattito. Quello che governa le sorti dei dibattiti, piaccia o no, non è "la Verità", ma sono i rapporti di forza. Ne consegue, in particolare, che la Verità che avete in tasca voi non vi serve proprio a nulla, atteso che voi siete una minoranza soccombente".
    Per quel che mi concerne, questo spiega due cose: perché io non abbia più voglia ed interesse a discutere con nessuno, in special modo con le parentele varie ed assortite, da oramai svariati mesi. E perché trascorrerò il periodo di natale e feste comandate in beata solitudine, sola beatitudine. Stare qui mi fa stare più sereno: tutto il resto è già stato scritto, quindi passo chiudo e mi taccio. Grazie di cuore.

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  13. "...ora vi stupite di quanto sta accadendo? E perché non riuscite a gestire il dibattito, avendo partecipato al Dibattito?"

    No, non ci si stupisce affatto, anzi. Almeno non tutti. Purtroppo non sempre si riesce a gestire il dibattito come si vorrebbe perché il fronte si è fatto così prossimo da essere entrato in noi (e nei nostri cari), letteralmente. Che ci sia una differenza mi sembra innegabile, sebbene sia sempre lo stesso dibattito.

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    1. Sì, sarebbe futile negare che la minaccia esistenziale diretta rappresenti un salto di qualità, nel senso che è giustificabile che molti la percepiscano come un salto di qualità. Però i termini del dibattito sono sempre i soliti: si fa una cosa sbagliata e poi si dice che ce ne vuole di più, tanto per fare un esempio.

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    2. Sì, sì. Il metodo è inequivocabilmente lo stesso. Il fatto è che pur avendolo ormai compreso alla perfezione, non abbiamo la più pallida idea di come disarticolarlo efficacemente prima dei sedativi obbligatori di Stato. Almeno questo è il pensiero che affligge me.

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  14. La giornalista cotonata è quella che retuitta ogni 5 min.il Ceo dell'azienda millenaria che benedice l'aghetto ogni 5 secondi?
    Ahaaa ho capito perché Gibilisco e Bartolucci si fanno intervistare da costei ogni 5 giorni,hanno capito tutto! Hanno capito la strrattegggia del potere!

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    1. In tutta sincerità non so a chi tu ti riferisca. Soffro di amnesie, probabilmente, anche se la fiducia che ho in te mi fa supporre che varrebbe la pena approfondire il tuo ragionamento. Ma non facciamolo qui.

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  15. Ora in pensione, ma sempre qui. Grandissima stima e fiducia nel tuo (metodo di) lavoro.

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  16. Si, i miei 300 grammi capiscono più dei miei 1300 grammi. Nulla di nuovo, "il cuore ha delle ragioni che la ragione non ha".
    Questo è chiaro ormai sia dal punto di vista delle neuroscienze, come soprattutto Antonio Damasio ha dimostrato (vedi l'ottimo libro "L'errore di Cartesio")che dal punto di vista delle scienze comportamentali (esempio: l'intelligenza emotiva di Goleman.
    Ma è chiaro anche e soprattutto a chi detiene il potere, ormai prima economico che politico, che ha i mezzi anche per utilizzare l'emotività collettiva per perseguire i propri fini.
    Non confondere però l'emotività con il ragionamento è una prerogativa dell'uomo saggio, e di uomini saggi da sempre ce n'è pochi.
    In bocca al lupo Senatore, per Lei e per noi.

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  17. Quanto successo ci ha trascinati in un campo di discussione dove l’interessata scissione tra verità (intesa non come assoluta, che nessuno possiede, ma come giustizia nel descrivere la realtà sulla base delle conoscenze e dei dati) e bene (stabilito a priori) si è fatta ancora più scivolosa. La tesi di fondo che in ogni discussione emerge sempre in modo implicito o esplicito è sempre la stessa: non si può raccontare alla gente cose giuste se queste minano ciò che è stato stabilito essere un bene indiscutibile. Al contrario, è legittimo mentire consapevolmente a sostegno. Ciò che aggrava la situazione è che ora il bene posto al di sopra del dibattito appare davvero tale e in fin dei conti potrebbe anche esserlo (a differenza di altre questioni, il periodo di osservazione è troppo breve per stabilirlo), ma ciò sembra che venga sfruttato per imporre definitivamente alla gente il metodo sopra, in modo da poterlo sfruttare appieno e in modo ancora più sfacciato quando, si spera presto, si potrà tornare a parlare di altro.

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    1. Ma Luca carissimo, scusami tanto, tu da quanto sei qui? Le ricordi le parole di Aristide? Te le cito (sono in una di quelle parole sottolineate in azzurro che si chiamano link e su cui dovreste cliccare ogni tanto):

      "Caro Alberto, i costi dell’euro, come dici, sono noti, tutti i manuali li illustrano. Li vedevano anche i nostri politici, ma non potevano spiegarli ai loro elettori: se questi avessero potuto confrontare costi e benefici non avrebbero mai accettato l’euro. Tenendo gli elettori all’oscuro abbiamo potuto agire, mettendoli in una impasse dalla quale non potranno uscire che decidendo di fare la cosa giusta, cioè di andare avanti verso la totale unione, fiscale e politica, dell’Europa."

      Cosa c'è di diverso ora? C'è solo che certi "intellettuali", certi baciapile tutti solidarietà e distintivo, ora vedono o credono di vedere una concreta minaccia esistenziale per le loro splendide individualità, mentre prima socializzavano le perdite della situazione, anche quando non erano riusciti a privatizzarne i profitti. Ho orrore di questi ignavi, posso dirlo? Poi si può anche ragionare sul fatto che la salute fisica sia un bene supremo (quando c'è la salute c'è tutto), ma allora a maggior ragione si dovrebbe ritenere prioritario il discorso che qui abbiamo svolto da sempre perché si ponessero le condizioni per tutelarlo.

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  18. Lei, Prof. Bagnai, per me lo ha capito subito, per quello ha saggiamente deciso di stare alla larga da una discussione che ha come esito più probabile potenziare quel metodo autoritario già in azione da prima.

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    1. Ecco: chi si fa pecora il lupo se lo mangia.
      Un altro dei paradossi.

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    2. Oppure "calati junco chi passa la china", per dire. Ma voi siete tutti "frangar non flectar" e distintivo... e i risultati (non) si vedono.

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    3. Giusto non opporre stupida resistenza a uno tsunami, ma ci si potrebbe trovare nella circostanza in cui piegarsi comporti non rialzarsi più. In fondo, a qualcuno è già, materialmente, successo. Che fare? Cerco la via di una resistenza non stupida... per ora invano.

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    4. Il problema è che quando qualcuno ha avvertito che arrivava"la china" è stato dileggiato come un torello visionario che inseguiva drappi rossi. E il passaggio della corrente è stato negato fino a ieri.

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  19. Non so perché, ho pensato alla volpe e all'uva.

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    1. Non lo so nemmeno io. Ce lo spieghi? Chi non ha ottenuto una cosa che voleva?

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    2. Beh, con buona pace del Dibbattitto, mi pare che euro e UE siano divenuti argomenti indiscutibili. Tra l'altro, temere di perdere il blog perché si parla di un certo medicinale, implica che prossimamente molti altri saranno gli argomenti censurabili.

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  20. Io posso solo dire che che se non avessi seguito il Dibattito (non direi "partecipato" e non saprei se "capito"), avrei vissuto in modo molto più conformista gli ultimi anni, non per il merito ma per il metodo seguito.

    Averlo riconosciuto in un altro ambito mi ha permesso affrontare la situazione odierna con maggiore senso critico.

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  21. Che la Pandemia finira' presto avrei qualche dubbio.
    E' vero che la O sembra essere un raffreddore o poco piu' ma e' pure vero che laggiu' le percentuali di buoni e cattivi sono invertite rispetto a noi. Come dice Lei la storia ci dice che dovremmo essere agli sgoccioli, tuttavia, anche se This time is different e' spesso un abbaglio, bisogna considerare che this time everything has been different rispetto al passato. E' se gli input sono diversi e' lecito aspettarsi anche output diversi. Buone cose

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  22. “quando l'aghetto si sperderà nel pagliaio della storia”

    Nel frattempo l’aghetto ha fatto perdere lo stipendio ad un sacco di gente che l’ha rifiutato (anche a casa mia), tanti altri la punturina l’hanno subita obtorto collo con danni psicologici e fisici non banali (non è una supposizione: me l’hanno raccontato i diretti interessati), qualcuno – soprattutto tra i giovani - ci sta pure rimettendo le penne (nessuna correlazione, ovviamente…), c’è in giro un odio contro i non vaccinati da resa dei conti (con gli apparati di regime che pompano a mille), il cerchio al collo di chi resiste si stringe sempre più, con persecuzioni in punta di legge sempre più aspre: davvero crede che tutto finirà con un “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdamuse u passato”.? Mi rendo conto che chi si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato (ossia in un partito che sostiene il governo che sta perpetrando tutto questo, in nome e per conto di chi ha interesse perché avvenga) possa sperare che finisca così, ma non credo che la SStoria sarà così tollerante e, soprattutto, smemorata, per il semplice fatto che ci sono milioni di persone che hanno e stanno continuando a prendere legnate decisamente indimenticabili.

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    1. Maurizio caro, atteso che non mi insegni nulla, che so tutto quello che dici, che ho provato ad evitarlo non votando i provvedimenti cui alludi, ecc., torno a dirti che non vorrei parlare di questo qui, perché è inutile e pericoloso (sì, esprimere la propria opinione è pericoloso, e per voi più che per me, ma non mi sembra di non avervelo mai detto), e che non è colpa mia se le cose hanno una spiacevole tendenza a finire come dico io. Poi, naturalmente, sbaglierò, ma se sbaglio mi corigerete. Qui il punto è uno e uno solo: quelli che si svegliano ora possono essere coinvolti nel percorso che qui abbiamo condotto, o saranno invece l'alimento di un 5 Stelle 4.0? La risposta è la seconda che ho detto, e sarò felicissimo di essermi sbagliato. Di queste persone non resterà la consapevolezza: resterà il risentimento, cioè il cri cri, e avremo un problema un più e molti alleati in meno. Per capire che aria tira, guarda semplicemente come siete disinformati perfino voi, che seguendomi avete accesso alle informazioni di prima mano, sull'effettivo iter dei provvedimenti che suscitano il vostro risentimento (che condivido)! Per colpa di quattro cretini che mestano nel torbido sperando di intercettare consenso avete scassato il cazzo ai soli che cercano di aiutarvi accusandoli di aver convertito un decreto che non era nemmeno in Gazzetta! E tu pensi che da roba simile possa nascere qualcosa di serio? Ovviamente no, e questo naturalmente prescinde dal discorso che qui non voglio fare, perché lo faccio nelle sedi istituzionali, sulla sofferenza individuale che la situazione e la sua gestione provoca in tanti di noi.

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    2. Ecco! La parola giusta è "M5S 4.0". È vero, valanghe di grillismo ovunque... e quello che è stato il problema, non può essere la soluzione. Però, però... se è vero che pochi possono indirizzare la resistenza e la rivincita è anche vero che dovranno farlo anche cavalcando intelligentemente l'emotività grillina e, in quanto tale, repellente che caratterizza da sempre le moltitudini. Sbaglio? Come si fa, in democrazia, a prescindere dai numeri? E i numeri possono non essere grillini?Mica ci vorremo mettere a cambiare l'Uomo, vero? Non ne vedremmo la fine.

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    3. Lo sforzo che abbiamo fatto qui è proprio quello di contrastare il degrado antropologico grillino. Ma perché tu dai per scontato che l'uomo sia così degradato? Intendiamoci, non mi faccio troppe illusioni sulle nostre capacità pedagogiche: contrastiamo una macchina di disinformazione che ha lavorato a pieno regime per tre decenni! Però qui il tema non è l'emotività: è l'invidia e la malfidenza, che corrodono inesorabilmente il legame di rappresentanza.

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    4. Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto in questi anni. Temo però che se anche tutti i risentimenti si trasformassero in consapevolezze, quante possibilità sono rimaste alla Lega di aggregarle intorno ad un progetto politico credibile dopo aver scelto di sostenere il governo Draghi? (anche perché di consapevolezze, dentro la stessa Lega, ne vedo ben poche: tu, Borghi e Siri siete voci che urlano nel deserto). Se la Lega avesse sostenuto Monti come ora sta facendo con Draghi, alle elezioni del 2018 non ci sarebbe nemmeno arrivata e tu oggi non saresti Senatore: prendersela con i cri cri ha senso fino ad un certo punto, perché se il tuo partito si è messo in un guaio e ha pesantemente compromesso il suo patrimonio politico costruito nell’ultimo decennio, qualche responsabilità dovrà pur averla.

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    5. Stai facendo molta storia con i "se". Probabilmente se Matteo Salvini non avesse tenuto conto del lavoro fatto qui io non sarei diventato senatore ma la Lega non avrebbe superato la singola cifra. Salvini è stato coraggioso e io sono leale. Dopo di che, io non urlo e non sono nel deserto. Prendersela coi grillini, cioè, ad esempio, con te, ha molto senso: se mi foste stati a sentire, invece di affidarvi a chi vi avrebbe matematicamente dato una fregatura, avreste potuto portare al 34% il partito che aveva deciso di coinvolgermi e in cui avevo accettato con fierezza di militare. Tutto questo perché avete lasciato che la cultura dell'invidia e del sospetto si impadronissero di voi, con tutto quello che qui vi era stato detto circa le inevitabili conseguenze di questa deriva. Ora magari sarebbe carino lasciarci lavorare per cercare di salvare una situazione oggettivamente compromessa. Se poi siccome l'aghino la punturina il braccino il bambino volete andare dietro a qualche epigono imbonitore (bucce d'uomini che goofynomics ha sputato), fate pure. Che cosa devo dirvi io? Ogni giorno sudo sangue per evitare il peggio, ma non posso certo venire a raccontarlo qui. Fatevi raccontare come funziona il mondo da chi non ne ha idea, fate "er movimento" perché Bagnai (o la Lega, o quel che l'è) "ha tradito", e fatevi un altro giro nella ruota del criceto. Io sono per la libertà.

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    6. Porta pazienza, ma io non ho mai votato 5S, ero tesserato e ho sempre votato Lega: alle ultime amministrative, se ci fossero state le comunali dove risiedo, avrei continuato a farlo nonostante tutto. Io non invidio nessuno e non vado dietro a nessuno. Ho solo seguito te negli ultimi 10 anni e continuerò a farlo perché credo sia utile farlo. Sono stato felicissimo della tua candidatura nel 2018: in quel tempo tutto aveva una logica e tutto si teneva insieme. Ma siccome conosco, per averla vissuta dall'interno, la Lega dal 1993, sulle manovre degli ultimi mesi qualcosa non mi torna: tutto lì. Se poi voi, che vedete le cose dall'interno e non potete venire a raccontarci tutto, siete convinti di fare bene e questo si dimostrerà vero, sarà sicuramente un bene anche per me. Resta il fatto che per ora questo bene non lo vedo. Se poi il discorso è dire "se facessimo diversamente sarebbe ancora peggio", spero vivamente che non si tratti di uno scivolamento nel pensiero controfattuale. Con questo chiudo e vi lascio lavorare in pace, consapevole del fatto che se il popolo non è d'accordo con il partito bisogna cambiare il popolo.

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  23. Splendido post. <3

    Una cosa su cui stiamo sicuramente perdendoci come comunità è che ci sono sempre meno splendidi post, a dirla tutta. Il che era una di quelle cose che aiutava a mantenere l'umore alto ai tempi, quando manco si poteva immaginare davvero di vincere. Leggere, capire, interessarsi ti faceva sentire parte attiva di qualcosa di grande, il che era meglio rispetto ad essere inermi, e subire e basta.

    Per il resto la riflessione è che lei ha sicuramente vinto come singolo, e con pieno merito, ma (almeno a me) è sempre meno chiaro se si stia effettivamente vincendo sul tema di più ampio respiro.

    Alcuni anni fa alcune evoluzioni sembravano inevitabili peggio della morte. Alcune cose sarebbero finite, alcuni politici sarebbero schiantati, e alla fine almeno qualcosa di altro e diverso sarebbe nato. Per forza, perché era la macroeconomia a decidere così. Oggi gli elementi macro-economici sono più o meno identici ad allora (o lo torneranno a breve), eppure l'impressione è più che tutto il Dibattito si sia impantanato del fango. Per dire, uno come Macron a rigore di ragionamento oggi avrebbe dovuto avere meno del mezzo per cento (come Hollande prima di lui). Invece sembra avanti, è non è inverosimile che vinca...

    Le forze di rottura e antisistema scendono, e forse la pandemia sta realmente spostando l'ago verso più "stabilità e sistema" come alternativa al cambiamento traumatico che si è sempre profetizzato.

    Chiaro che alcuni temi "non finiscono mai", come da post (ricordo quello dove si trollava sulla quantità di giorni per cui abbiamo atteso la Brexit... :D), ma la sensazione da "deserto dei tartari" inizia a fare capolino sulla schiena, e la gran realtà è che vorrei leggere ancora dei post chilometrici di ragionamento su tutti questi temi e l'universo presente. Sicuramente la roba del 2011 è ancora attuale, però non riesco più a sentirla come "proprio attuale". E' in corso qualcosa d'altro su cui sarebbe importante essere comunità, e leggere robe che stimolino la materia grigia un filo di più rispetto ai giornali (ci piace vincere facile, del resto).

    Invece ci si sente un po' soli, o comunque più soli rispetto all'inizio, il feed mi passa un nuovo articolo di goofy ogni mezzo secolo, e nel mentre ci stracciano i maroni di roba di cui onestamente non interessa (--> *d*ibattito).

    Piccola petizione di un accanito lettore: più blog, meno figure, meno telegram, meno twitter. <3

    M

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    1. Ci sono molte cose che vorrei valorizzare nel tuo commento. Una volta lo avrei messo in evidenza e commentato in un post. Ora sono in riunione di maggioranza per il mio partito difendendo le nostre posizioni sulla legge di bilancio. Ma approfitteremo delle vacanze per rifarci. Capisco e in parte condivido le tue sensazioni, con un'unica rettifica: della mia ipotetica "vittoria personale", che sia il veder dire da Giavazzi quello che dicevo anni fa, o il sedere dove molti vorrebbero sedere, mi interessa veramente molto poco. Il problema non è quello che succede a me: io sono molto adattabile e per me va bene qualsiasi mondo. Mi sono messo a parlare per difendere quelli che ne hanno bisogno. Io non ce l'ho.

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  24. Buongiorno senatore, sarà forse coazione a ripetere ("com'è difficile restare padre quando i figli crescono...") ma l'ennesima rilettura del "Don Quijote" di Cervantes mi è propedeutica all'orientamento nel marasma...

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  25. Un famoso detto dice che la ragione è dei fessi e il torto è dei cornuti. Gli insegnamenti della saggezza popolare non sono sempre i più edificanti, perché quello descrivono in maniera abbastanza realistica non è certo il migliore dei mondi possibili, ma uno che in genere somiglia terribilmente a quello in cui viviamo.

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  26. Che piacere rileggerla, prof, dopo tanto tempo!

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  27. Buonasera senatore, lei pensa che stiano nascendo i nuovi cinque stelle, e forse ha ragione. Se permette vorrei però farle un paio di domande: lei pensa che dopo che questa vicenda sarà finita la lega sará ancora in grado di ispirare fiducia in chi, al momento, sta subendo la violenza del governo? Non crede che ciò che sta accadendo potrebbe essere un colpo fatale per il suo partito? A quel punto non sarebbe meglio cercare almeno un dialogo con questi presunti nuovi grillini e provare a fare nascere qualcosa di nuovo? La ringrazio.

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    1. Voglio precisare: io non penso che stia nascendo nulla. Penso che se nascesse qualcosa sarebbe al più una pallida ripetizione dell'esperimento ortottero, con le stesse finalità e gli stessi risultati.

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    2. Prof. Lungi da me dal dire che ha tradito, altrimenti non sarei qui a scriverle, la mia stima è sempre notevole nei suoi confronti, ma allora chiedo, siamo veramente senza alcuna speranza, o altrimenti come si potrebbero scardinare le limitazioni democratiche imposte dai poteri di "garanzia", perché se lei non smette di battersi per noi, e lo vediamo costantemente in quello che fa e pubblica, lo stesso non sembra dirsi purtroppo dei suoi colleghi ad eccezione del Buon Claudio Borghi al quale non perdo di rinnovare la mia stima come nei suoi confronti, intanto si cerca di fare quello che si può e continuare a seguirla, la speranza di qualche cambiamento in positivo non è e non sarà mai sopita.

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  28. John Atkinson Hobson racconta che "Negli anni 80 dell'800 conobbi un certo Thomas Mummery, un audace scalatore di montagne (sarebbe scomparso di lì a pochi anni in un tentativo di scalata sul Nangaparbat) e di mercati finanziari e caratterizzato da una sublime noncuranza verso le opinioni e i giudizi prevalenti. Costui mi coinvolse in una discussuione sul legame tra eccesso di risparmio, bassi investimenti e bassi livelli di produzione e reddito che andava contro le idee allora prevalenti della teoria economica. Alla fine mi convinsi della fondatezza di questa impostazione argomentandola nel libro . Fu il primo passo nella mia carriera di eretico. Da allora mi fu proibito di tenere corsi di economia. Tempo dopo venni a sapere che ciò fu dovuto all'intervento di un professore di economia che, dopo aver letto il mio libro, disse che il suo contenuto equivaleva, quanto a logica, alla dimostrazione che la terra era piatta". Morale della favola: Veritas filia temporis, non mel senso che il tempo secerne la verità come la seppia secerne l'inchiostro, ma nel senso che è solo nel tempo che si creano le condizioni perché la verità venga riconosciuta come tale. Nel 1889 non c'erano le condizioni per riconoscere come verità, ossia logicamente fondata, una teoria economica che solo a partire dal 1936 è stata accettata come corretta interpretazione delle dinamiche macroeconomiche e valido strumento di politica economica.

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    1. Il libro di Hobson si intitolava "Fisiologia dell'industria".

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  29. Stavolta ho il privilegio di poterla leggere in diretta. Mi sono 'sintonizzato' durante il 2018 e, da allora, non c'è stato giorno in cui non abbia letto o meditato a partire da qualche suo scritto o discorso. Tante cose in questo tempo sono cambiate e stanno continuando a cambiare - in positivo - nella mia vita, nonostante quello che stiamo sperimentando collettivamente. Questi cambiamenti derivano anche da quello che ho appreso e continuo ad apprendere qui, dunque la ringrazio sempre per la sua opera. Vorrei soffermarmi sul concetto di esempio: la qualità e quantità di quello che ci trasmette da anni è tale che, pur seguendola così assiduamente, mi sfuggono comunque tanti spunti e tante 'dirette'. Mi chiedo sempre come fa, dove trova le energie, e (per scherzare) la immagino svegliarsi prussianamente alle 5 del mattino Lei, sorseggiare una tazza di thè ed esclamare: 'passione e la forza della lucidità'. Visto che la sto leggendo anche 'dal basso' e che sono arrivato (solo) a maggio 2012, considero l'esempio di uomo di cinquant'anni, con famiglia e una buona posizione, che avrebbe avuto tutto l'interesse a girarsi dall'altra parte e farsi i fatti suoi, nonché a mollare ai primi scossoni o tribolazioni. E invece non è andata così. Quanto devono averla fatta spazientire 'essi', oltre ogni ragionevole limite, ante-2011! Mi sto dilungando e mi scusi pure se sono stato troppo apologetico. Un caro saluto

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  30. Non commento mai, o quasi: qui mi basta leggere ed imparare. Questa volta però vorrei fare un’eccezione perché questo post tocca un tema che mi riguarda da vicino: la mia speranza ingenua che la marea montante del dissenso bastasse da sola a far pendere le sorti del dibattito dalla parte di cui io auspicavo la vittoria è andata delusa. E come la mia, tante altre, immagino. Ma era davvero così ingenua quella speranza?
    Per un verso lo era senz’altro, come tutte le speranze che si fondano sull’illusione intellettualista del progresso, quella per cui la società umana marcia necessariamente verso la Verità e, quando devia, lo fa soltanto perché è in errore: siamo tutti un po’ progressisti, in fondo, e non è un pregio.
    Però quella speranza era anche riposta nel metodo democratico, cioè nell’idea che la funzione del Dibattito fosse anche (o forse soprattutto) quella di contribuire ad un riallineamento del sistema politico. La speranza era che, sulle ceneri del bipolarismo/bipartitismo nato negli anni 80/90, imperniato sulla competizione tra una destra liberale e una sinistra liberale (convergenti sulle politiche economiche e divergenti su questioni “altre” dal conflitto distributivo), emergesse finalmente un assetto nuovo, che desse rappresentanza politica al blocco maggioritario dei ceti danneggiati da quelle politiche economiche. Per anni, abbiamo avuto evidenza tangibile che il corso della politica non solo in Italia, ma anche in tanti altri Paesi dell’Occidente stava seguendo esattamente questa direzione. Ora la marcia si è interrotta, per ragioni che a me sembra non possano essere imputate agli elettori (che possono sempre sbagliare, si sono fidati dei cinque stelle, va bene: ma il PD che è l’unico partito superstite dell’intero sistema bipolare ante-2011 sta inchiodato al 20%), bensì alla reazione del sistema, della quale, per limitarci all’Italia, è lastricato l’intero percorso di questa legislatura. Dapprima una reazione antidemocratica, per fare in modo che la maggioranza uscita dalle urne non governasse (caso Savona, successiva gestione del MEF, ricatto politico senza precedenti al Ministro dell’Interno, inquisito per aver applicato la legge); poi la limitazione ormai conclamata delle libertà individuali, complice l’ennesima “crisi che non andrà sprecata”.
    A me sembra che le cose stiano, semplificando, in questi termini. Con Renzi, il sistema ha perso definitivamente la sfida del consenso. Con i cinque stelle, ha parcheggiato il dissenso, ma i fasti del 2018 non si ripeteranno. E allora il dissenso va depotenziato in tutti i modi, compreso naturalmente il vecchio metodo giolittiano della cooptazione/costituzionalizzazione, che oggi rivive in parte nel governo Draghi, con la differenza che Giolitti era di manica un po’ più larga con le manifestazioni del dissenso, mentre oggi siamo in uno di quei momenti della storia d’Italia in cui, per puntellare il sistema, Giolitti potrebbe non bastare più … e qui mi fermo.
    Ora, delle due idee che alimentavano la mia speranza, come due lingue di una fiamma, una, quella screziata di venature illuministe, è del tutto illusoria perché intrinsecamente fallace (la verità non si impone per il semplice fatto di essere portata alla luce, a meno che i rapporti di forza non le siano favorevoli), all’altra, quella democratica, personalmente non vorrei rinunciare, ma sappiamo che le condizioni necessarie a che la volontà della maggioranza si formi e si imponga possono essere inibite, anche, purtroppo, a Costituzione invariata.
    Non trovo particolari ragioni per essere ottimista. Ma mi sembra anche assurdo lamentarsi di chi ci ha portato fino a qui. Nessuno ha tradito: la grande lezione che abbiamo appreso è che andare al governo non vuol dire avere il potere, soprattutto in un sistema istituzionale logoro come il nostro, pensato fin dall’inizio come democrazia “limitata” dalla sorveglianza di poteri “di garanzia”, dalle competenze (volutamente) mal definite.

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  31. Voglio ringraziarLa per la segnalazione del concerto del Coro Giovanile Valdichiana. Mi ha consentito di trascorrere un ora serena nel vedere ed ascoltare tanti giovani che si divertivano a cantare in coro, con interpretazioni originali di brani molto belli. Venendo al Suo intervento "La storia insegna"posso dirLe che ho la conferma di aver ben riposto la mia fiducia. Sono ormai anni che segue il blog e faccio parte di coloro che si sono affezionati e si fidano di Lei. Continui a tenere aperto questo spazio di incontro, grazie per il tempo che gli dedica e buon lavoro.

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  32. Caro Professore, la ringrazio per il post. Ammetto che la lezione numero 2 è (almeno per me) essenziale: in periodi del genere, che non pensavo avrei mai vissuto, "si" tende (cioè: IO TENDO, per non nascondermi dietro il "MAN" Heideggeriano) a seguire il primo movimento che "fa qualcosa". "Fare qualcosa", non importa cosa, sembra sempre più produttivo che riflettere.
    Un punto, tuttavia, mi resta poco chiaro: "i precedenti ci insegnano che ormai siamo agli sgoccioli della vicenda". Suppongo (e spero) che non si riferisca solo alla "punturina", ma alla deriva antidemocratica per la quale: 1) i diritti costituzionali sono concessi solo agli "obbedienti" e 2) si creano delle minoranze da discriminare e da usare come capro espiatorio per i mali della maggioranza.
    Vengo alla domanda: quali sarebbero precedenti (storici, immagino) a cui allude? Per me sarebbe molto utile poterli approfondire. Grazie in anticipo

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  33. "Siamo ormai agli sgoccioli di questa vicenda"? Questa è un'ipotesi falsificabile, quindi popperianamente scientifica. Vorrei che diventasse un QED, ma ci spero poco. Vedremo.

    Noto anch'io tantissimi parallelismi nel dibattito attuale con quello maiuscolo. C'era un bellissimo post del Pedante che costruiva parallelismi con un dibattito ancora anteriore sulla psicanalisi, e addirittura io potrei scrivere il seguito con i temi odierni. In particolare il fatto che, se qualcosa non funziona, ce ne vuole di più.

    Eppure l'aspetto interessante mi sembra evidenziare quali siano i non parallelismi.
    Ne segnalo due, uno forse trascurabile: la velocità con cui tutto questo è successo. Dal '92 al 2011 non ci sono state posizioni critiche e serie e di peso sul tema monetario, mentre qui si è svolto tutto in contemporanea.
    L'altra questione invece è, ritengo, sostanziale. C'era un evidente interesse materiale dietro le forzature della logica, della scienza, della volontà popolare, del diritto, nel caso dell'euro. Gli interessi nazionali tedeschi, le forze geopolitiche, i piccoli obiettivi di politica interna dei paesi del Sud Europa e gli interessi della grande finanza convergono tutti nel tenere in piedi una moneta disfunzionale (per le classi lavoratrici). Ma rispetto al dibattito attuale? Qual è il motore?
    Se, come penso io, si tratta di identificare un nemico interno (capro espiatorio) e uno esterno (per quanto piccolo) per comprimere le libertà di tutti, specialmente dei perdenti sul piano economico, tutto fondato su una deriva culturale le cui radici affondano lontano (materialismo, neoliberismo, transumanesimo)... Allora non passerà a breve.
    Vorrei davvero sapere quali sono le fonti del suo minor pessimismo.

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  34. "Bergson nous le dit! vous remplissez une boîte en bois, une grande boîte, de toute petite limaille de fer, et vous donnez un coup de poing dedans, un fort coup de poing… qu’observez-vous? Vous avez fait un entonnoir… juste de la forme de votre poing!... Pour comprendre ce qui est passé, ce phénomène, deux intelligences, deux explications… l’intelligence de la fourmie tout éberluèe, qui se demande par quel miracle un autre insect, fourmie comme elle,a pu faire tenir tant de limaille, brin par brin, en tel equilibre, en forme d’entonnoir… et l’autre intelligence, géniale, la vôtre, la mienne, une explication, qu’un simple de poing a suffi…
    J’ai à choisir, le genre fourmie..

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  35. Buonasera prof.
    La pandemia sarà stata pure una "distrazione di massa" però è servita, tra l'altro, ad intaccare il principio di sovranità, stavolta del corpo individuale (habeas corpus, concetto da sempre indigesto a chi fa del potere assoluto il proprio ideale di esercizio del potere stesso), compiendo un salto di qualità rispetto al recente passato.
    Sui media mainstream passano messaggi deliranti, in un orripilante crescendo rossiniano del male: "malati mentali", "sorci", "bambini che appartengono alla comunità che ne può disporre per i suoi scopi" ecc. ecc.
    Come ho letto da qualche parte sul web, già il solo fatto che si debba controbattere tali argomenti è una sconfitta e un arretramento per tutto il mondo civile.
    Saranno pure i vichiani corsi e i ricorsi storici, che oggi in linguaggio twitter-volgare sono definiti anche "cinema", ma i soggetti e le sceneggiature ripetute non mi piacciono per niente, e storicamente non conducono mai a niente di buono.
    Riferisca e carichi a bastoni (virtuali n.d.r. per Digos) per nostro conto, giacché accanto a lei noto folta presenza di asini di scuola, sicuramente somari in storia, che purtroppo, a causa del contagio ortottrico, si sono ritrovati a ricoprire funzioni pubbliche con relativo esercizio di potere. Quantomeno, si prova a farli diventare meno asini. Sarebbe un inizio.
    In molti casi non credo alla malafede, ma all'asinismo diretto e di ritorno si.

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  36. La devastazione è talmente profonda, che è tecnicamente quasi impossibile instillare in chi ne avrebbe bisogno il concetto di Classe sociale.

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  37. Come ci si scolla di dosso il confirmation bias?

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  38. Giusto per dire...gli ultimi e i penultimi in Italia sono i giovani, ma la Lega lavora per mandare tutti in pensione.
    Personalmente mi sembra che la "minoranza soccombente" sia quella che sostiene idee meno stataliste e più pro mercato. Le idee di Bagnai sono decisamente allineate al mainstream culturale italiano.

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