sabato 11 dicembre 2021

Rimbalzi

Oggi il nostro amico Liturri solleva su StartMag un tema che deve interessarci tutti ed è legato al discorso fatto nel precedente post sulla ripresa: quello che stiamo vivendo è l'inizio di un nuovo miracolo economico sorretto da un nuovo piano Marshall (per cui il peggio è dietro le spalle e possiamo rilassarci), o è un rimbalzo tecnico del quale occorre approfittare sostenendolo con sollecitudine e tenendo la guardia alta, per evitare che la spinta possa esaurirsi?

Il trionfalismo, come tutto gli "ismi", ha il fiato corto. La "pioggia di miliardi" per ora è soprattutto una grandine di provvedimenti normativi che sta ingolfando l'attività parlamentare. La convivenza fra decreto "attuazione PNRR" alla Camera e legge di bilancio al Senato rende pressoché impossibile per gli uffici del MEF fornire i pareri necessari per portare in votazione gli emendamenti parlamentari (come vi ho spiegato qui) e quanto a milestones e targets restiamo in prudente e costruttiva attesa. Continuo a pensare in maggioranza quello che pensavo all'opposizione, cioè che alimentare aspettative infondate sia controproducente, quale che sia la postura politica che si vuole assumere. In ogni caso, gli ultimi dati sulla produzione industriale, quelli usciti ieri e commentati da Liturri, sono inferiori alle aspettative, con un 2% anno su anno che avrebbe dovuto essere un 3,3% secondo gli analisti, e un -0,6% rispetto al mese precedente che avrebbe dovuto essere un +0,4%.

Il "weekly tracker" dell'OCSE sembra indicare anche lui un esaurimento della "spinta propulsiva". Il "tracker" funziona secondo la logica che abbiamo applicato qui e che questo grafico stilizzato illustra:


ovvero: quello che viene "tracciato" è lo scostamento della crescita dalla tendenza osservata prima della crisi.

Per l'Italia le cose si mettono così:


In effetti, da ottobre l'analisi (condotta utilizzando una serie di indicatori ricavati da Google trends) mostra un rallentamento, uno scarto negativo dalle tendenze precedenti alla crisi (già non eccelse).

Negli altri Paesi, a dire il vero, non sembra che le cose stiano andando molto meglio:


ma in linea di principio questo non dovrebbe consolarci più di tanto, visto che come vanno le cose da noi dipende anche da come vanno le cose da loro. Quindi, ci dispiace per i "pioggiadimiliardisti", ma la situazione si presenta meno rosea di come molti di loro vogliono farla apparire (e questo è un problema per tutti noi).

C'è però anche un altro modo di guardare alla fase congiunturale, ed è questo:


Qui vedete rappresentata la variazione della produzione industriale in ottobre 2021 rispetto a quattro date precedenti:

  • settembre 2021 (variazione congiunturale);
  • ottobre 2020 (variazione tendenziale);
  • febbraio 2020 (inizio della crisi pandemica);
  • gennaio 2008 (prima della crisi finanziaria globale).

Ad ottobre 2021 quindi la produzione industriale italiana era in lieve flessione (-0,6%) rispetto a settembre 2021, in moderata crescita (+2.0%) rispetto a un anno prima, aveva sostanzialmente recuperato (+0,7%) il livello pre-pandemia ma era ancora del -20,4% sotto i livelli precedenti alla crisi del 2008.

Completamente diversa la situazione della Germania, che sta crescendo rispetto a settembre 2021, ma rispetto a ottobre 2020 è ancora sotto del -5,2%, e quindi non ha recuperato i valori pre-pandemia, con un -7,6%, che corrisponde anche allo scarto dai valori pre-crisi globale (-8,0%).

Rispetto a prima della crisi globale noi stiamo quasi tre volte peggio (-20,4%), ma rispetto all'inizio della pandemia il nostro recupero è stato molto più rapido.

Una prima lettura di questa evidenza (il confronto con la Francia è analogo) mi porta a concludere che se veniamo lasciati in pace abbiamo, come singoli e come collettività, una discreta capacità di reazione, ignota ad altri Paesi. Tradotto: senza "regole europee" l'Italia è uscita dalla pandemia prima e meglio di altri, mentre con le "regole europee" si è inferta una ferita che ancora non si rimargina e che lascerà una cicatrice indelebile.

Con buona pace dei nostri amici per cui l'austerità non c'è stata...

7 commenti:

  1. Ciao Senatore sono pienamente in linea con quello che l'articolo riporta.....

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  2. Le faccio una domanda che c'entra solo parzialmente con l'argomento di questo post: in questi giorni mi sta capitando di rivedere filmati, principalmente su YouTube, e di rileggere articoli che vanno dal 2012 al 2015, in cui vedo come personaggi quali Brunetta, Maroni, Giorgetti, Berlusconi avevano delle opinioni nettamente meno filo €uro e filo Monti di oggi, in cui la situazione economica intraeuropea è nettamente più compromessa. Lei, che è un "insider", come se lo spiega?

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  3. 👏 post breve che tra un anno (quando le regole dei trattati UE saranno riapplicate) tornerà molto utile nei confronti di chi, oggi, fa finta di nulla rispetto al passato che non vuole passare e che riscalda i motori.

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  4. Perfettamente d'accordo, il fatto che siamo ancora in piedi o meglio a galla, nonostante tutti i vincoli e le restrizioni interne (nell'ordine tasse, burocrazia e giustizia) ed esterne (UE), ha qualcosa di miracoloso. A parità di regole con gli altri paesi, o meglio ancora solo con le nostre, penso che saremmo il miglior paese europeo sotto ogni aspetto. Non possiamo però resistere all'infinito in questa situazione. Dal mio punto di vista, spero nel big bang europeo.

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  5. Pensiamo ora se avessimo avuto un PdC e un ministro del MEF che, invece di correre dietro a fantomatici piani Marshall, avessero sfrutttato la sospensione delle regole europee come andava fatto e fin dal principio.

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  6. Caro Alberto, grazie ancora una volta per le tue "spigole", anche brevi come questa, che colgono però sempre il centro del problema.
    La sospensione delle regole europee ha senza dubbio permesso che la crescita post pandemica (anche) della produzione industriale dell'Italia potesse svilupparsi con i ritmi che hai ben sintetizzato. Istat, nella rilevazione mensile, analizza solo il "lato offerta" e non scompone i dati per il mercato di destinazione, cioè fra produzione per il mercato interno e produzione esportata. Una risposta “indiretta” per questo aspetto, con dati aggiornati a settembre, ce la dà sempre l'Istat con il report del III trimestre dell’export regionale (uscito l’11 dicembre come quello sulla produzione industriale): il Paese nel suo complesso è sui massimi assoluti (ben oltre i valori del 2008) e fra le marco regioni anche il Sud ha “quasi” ritrovato i valori pre-pandemici. Siamo diventati un paese di esportatori netti: le Partite Correntii sono in attivo dal 2013 e, grazie a questo, abbiamo prima azzerato e poi portato in attivo la Posizione Patrimoniale sull’Estero che oggi vale oltre il 6% del Pil contro una posizione negativa di quasi il 30% a fine 2007, prima della crisi Lehman. Eppure, rispetto al 2007 abbiamo perso il 20% di produzione industriale e non abbiamo ancora recuperato i valori del Pil di allora.
    Se solo in questo tragico decennio iniziato con l’arrivo di Monti e proseguito con i Successivi, ce ne fossimo “infischiati” delle Regole Europee perlomeno azzerando il saldo primario del deficit pubblico o, meglio ancora, avessimo fatto deficit primario (come ha sempre fatto in questi anni la Francia) dove saremmo oggi?

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  7. Buonasera , ne approfitto per chiedere aggiornamenti riguardo due tematiche: le moratorie , il quadro complessivo delle garanzie statali. Trattasi di aspetti fondamentali per il rimbalzo o la caduta economica.

    Siamo inoltre a posto con l’Eba e tutta la classificazione conseguente ?

    A me pare che su questi temi siamo sempre un po’ lunghi come sistema Italia. Legiferare e dare istruzioni operative in ritardo non permette un’ottimale pianificazione a tutti gli attori in gioco.

    Grazie. Saluti

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